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Heysel, la tragedia
dimenticata del calcio inglese
di Mario Bocchio
Gli anni Ottanta sono stai giorni bui per il calcio, con
gli orrori di Hillsborough e Bradford impressi nei
ricordi per sempre. Ma il disastro di Heysel del 1985,
in Inghilterra è diventato la tragedia dimenticata del
gioco. Per le generazioni moderne dei tifosi di calcio
svezzati con gli stadi con i seggiolini e una copertura
televisiva raffinata, deve essere difficile immaginare
che c’è stato un giorno in cui una partita diventò una
questione di vita o di morte. Il fuoco che ha squarciato
uno steccato di legno a Bradford, provocando 56 vittime,
e i terribili eventi di Hillsborough hanno lasciato una
macchia oscura sul calcio e su coloro che lo hanno
governato, portando a molti cambiamenti.
Eppure per alcuni, la catastrofe allo stadio Heysel di
Bruxelles, in Belgio, il 29 maggio 1985, si trova in
qualche modo a disagio in questa serie di catastrofi.
Trentanove persone sono morte e seicento sono rimaste
ferite: i tifosi bianconeri furono schiacciati contro un
muro che è poi crollato durante la finale di Coppa dei
Campioni tra Liverpool e Juventus. Un’ondata di tifosi
del Liverpool verso i tifosi della squadra italiana.
Come dimenticare quelle drammatiche immagini? Ciò
comportò l’esclusione dei club inglesi dall’Europa per
cinque anni e ha inasprito la reputazione sempre più
malvagia dei tifosi inglesi dell’epoca. La colpa e la
colpa si sono palleggiate per anni tra i due gruppi di
tifosi, e le emozioni erano ancora palpabili nel 2005,
quando i due club si incontrarono per la prima volta
dopo il disastro in un quarto di finale di Champions
League ad Anfield.
I tifosi del Liverpool avevano in mano carte colorate
con le quali scrissero la parola "Amicizia", e mentre il
gesto è stato applaudito da molti sostenitori della
Juventus, altri voltarono le spalle. Rogan Taylor,
docente di studi calcistici all’Università di Liverpool,
ha affermato che una serie complessa di sentimenti ha
circondato il disastro perché la gente si vergognava di
affrontare la scomoda realtà del teppismo. Heysel
inoltre è stato "un giorno nero" per la città di
Liverpool, il sentimento in città è stato ed è ancora
oggi di disperata, disperata vergogna e
depressione. "All’epoca c’era un controverso governo
locale e c’erano solo due grandi fonti di eccellenza
culturale: la musica e il calcio. Avevamo la migliore
squadra di calcio del mondo e questa è stata una
pugnalata nel cuore della città. È stata una giornata
nera, nera".
Circa un’ora prima del calcio d’inizio della finale di
Coppa dei Campioni del 1985, un gruppo di tifosi del
Liverpool attraversò un recinto che li separava da
un’area neutrale che conteneva principalmente normali
tifosi della Juventus, molti padri di famiglia con i
loro figli. Mentre fuggivano dalla minaccia, furono
schiacciati in un settore del vecchio e inadeguato
stadio di Bruxelles, contro un muro di contenimento in
cemento, che alla fine è crollato. Trentanove persone
sono morte.
La partita è stata giocata nonostante il disastro, al
fine di prevenire ulteriori disordini, con la Juventus
che ha vinto 1-0. Tra gli uccisi c’erano 32 italiani,
quattro belgi, due francesi e uno dall’Irlanda del Nord.
Quattordici tifosi del Liverpool sono stati giudicati
colpevoli di omicidio colposo e ciascuno incarcerato per
tre anni. Taylor ha affermato che, poiché il disastro è
avvenuto in Belgio, non è stato qualcosa che i
sostenitori inglesi - e le autorità - hanno potuto
analizzare e fare i conti con il modo in cui avrebbero
potuto fare se fosse accaduto nel Regno Unito.
"È stata una tragedia accaduta in una terra straniera".
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Quattro anni dopo, 96 tifosi
del Liverpool hanno perso la vita dopo durante la
semifinale della FA Cup del 1989 tra Liverpool e il
Nottingham Forest allo stadio di Hillsborough di
Sheffield. Le circostanze di quello che è successo
esattamente quel giorno sono state studiate per ventisei
anni, in gran parte grazie a una campagna per la verità
condotta dalle famiglie delle vittime colpite dal lutto.
Nuove inchieste sul disastro stanno ancora oggi
indagando sulle accuse di una complessa serie di
fallimenti da parte delle autorità quel giorno. La colpa
di Heysel fu inizialmente attribuita interamente agli
hooligans del Liverpool, e quattordici, come detto,
furono successivamente dichiarati colpevoli di omicidio
colposo e incarcerati. Tuttavia, un’indagine successiva
ha appurato che una certa responsabilità era dovuta alle
autorità belghe e alla condizione fatiscente dello
stadio Heysel. Phil Hammond, che ha perso suo figlio di
14 anni, Philip, a Hillsborough, ha detto che ricorda
bene Heysel.
"Penso che quando è successo Hillsborough, hanno pensato
che fosse un altro Heysel. Penso che se Heysel non fosse
successo, le cose sarebbero state molto diverse, perché
si è incominciato a parlare seriamente del teppismo
negli stadi". "Ma come stiamo vedendo ora, stiamo
finalmente arrivando alla verità", riferito alle alle
nuove inchieste di Hillsborough.
"Ricordo bene Heysel perché uno dei miei amici aveva un
biglietto, poi aiutò a tirare fuori i feriti. La
gente non voleva proprio parlarne e metterlo in secondo
piano. Si vergognavano. Penso che sia stato dimenticato.
C’è solo una piccola targa ad Anfield. Ma il club non
può dimenticarlo". Il disastro di Hillsborough è
caratterizzato da grandi monumenti commemorativi negli
stadi di Hillsborough e Anfield e nella forma della
fiamma eterna di Hillsborough sulla stemma del club di
Liverpool. Il riferimento a Heysel è, tuttavia, più
difficile da trovare. C’è appunto una piccola targa
commemorativa dedicata alle vittime all’interno del
museo del club di Liverpool, con la maglietta indossata
da Kenny Dalglish quella notte, a fianco. Per alcuni
tifosi della Juventus, c’è la percezione che molte
persone in Inghilterra abbiano davvero dimenticato il
disastro di Heysel, anche se le ragioni di ciò rimangono
complesse. Negli ultimi anni i bianconeri hanno compiuto
molti gesti per ricordare, tra cui un’enorme esposizione
di cartelli con il nome delle vittime durante una
partita di Serie A contro il Napoli. Ma c’è stata poca o
nessuna menzione di Heysel durante le ultime stagioni
della Premier, al di là della posa di ghirlande una
volta ad Anfield. Il sostenitore della Juventus Gurjit
Kahlon, di Coventry, ha dichiarato: "Penso che sia stato
dimenticato. Non è qualcosa di cui si parla qui, e
potrebbe essere discusso più frequentemente a Torino.
Penso che con Hillsborough e Bradford ci sia stato un
senso di affari incompiuti e di giustizia che dovevano
per forza essere affrontati. E quei disastri si sono
verificati in casa, in Inghilterra, quindi è stato
naturale che ne abbiano parlato e che ne parlino
ancora oggi".
Ma per i tifosi della Juventus, i sentimenti sono
piuttosto profondi, e l’animo è diviso a metà tra quelli
che sono felici di andare avanti e quelli che sono
ancora arrabbiati, come abbiamo visto nella partita del
2005 ad Anfield. Sarebbe sicuramente bello avere una
sorta di gesto commemorativo a Liverpool. Qualcosa per
iniziare una conversazione e parlare di nuovo di Heysel.
Per non dimenticare.
Fonte:
Ilnobilecalcio.it © 29 maggio 2024
Fotografie:
GETTY IMAGES
© (Not
for commercial use)
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L’Heysel conseguenza
di Roma-Liverpool
di Mario Bocchio
29 maggio 1985, la tragedia dell’Heysel. Per cercare di
capire il perché dobbiamo tornare indietro di un anno e
andare a Roma, alla finalissima di Coppa dei Campioni
all’Olimpico tra i giallorossi e lo stesso Liverpool.
All’Heysel
gli hooligans inglesi avevano tutta l’intenzione di
creare disordini, scompiglio e arrivare allo scontro con
gli italiani. Il motivo? Erano stati provocati sì dagli
ultrà bianconeri che avevano esposto lo striscione "Reds
animals", ma soprattutto nessuno, tra gli inglesi, aveva
dimenticato il trattamento ricevuto proprio a Roma
l’anno prima
quando i tifosi del Liverpool - dice
Tony Evans, oggi scrittore e giornalista sportivo
del Times - vennero aggrediti con armi, rabbia e
ferocia. "Ci eravamo detti che la storia non si sarebbe
ripetuta. Della partita non ricordo nulla. Del
dopo-partita ricordo la paura di essere accoltellato
dagli juventini". Non seppero nulla della tragedia e
metabolizzarono in seguito. "Solo dopo, sulla Manica,
cominciò a spargersi la voce".
Due anni fa Il Tempo ha pubblicato due stralci dei libri
"Casual" di Phil Thornton e "Armati per la partita"
Hickey Hicmott. I racconti degli scontri tra le
tifoserie in occasione della trasferta romana degli
inglesi proprio per la finale di Coppa dei Campioni
Roma-Liverpool.
Negli anni ’80 non si era ancora abituati a vedere tanta
gente seguire la propria squadra nelle trasferte. "Si
supponeva che ci andassimo a sistemare ad Ostia, una
località balneare frequentata da ricchi e famosi di
Roma, ma siamo finiti in un posto chiamato Ladispoli.
Ostia era solo a venti minuti da Roma ma Ladispoli
rimaneva ad un’ora e mezza di pullman. Ci siamo arrivati
il sabato prima della partita ed eravamo in tanti, gente
di Haleywood, Kirby, alcuni Huyton Baddies. Quando siamo
usciti a bere, in meno di venti minuti l’intera città è
scesa in piazza contro di noi. Abbiamo pensato che si
sarebbero incazzati se avessimo cantato ‘Juve’, così
l’abbiamo iniziato a fare ma subito sono comparsi
motorini da tutte le parti, sempre di più.
Una trentina di noi hanno provato a tornare verso la
piazza centrale ma sono stati attaccati da tutti i lati.
Non penso che prima di allora da quelle parti avessero
mai visto dei tifosi in trasferta, era come se fossero
atterrati gli alieni. Quando siamo riusciti a tornare
nella piazza ci siamo barricati in questo bar, una sola
porta per entrare ed uscire. Fuori si è assembrata una
grossa mob, non solo scooter boys, c’erano anche ragazze
e preti. Un tipo che tutti chiamavano Angelo, un
poliziotto in borghese identico a Pat O’Brian in Angels
With Dirty Faces, è andato fuori per provare a calmare
le cose. Sfortunatamente con noi avevamo degli idioti e,
mentre lui stava facendo del suo meglio, sono usciti
fuori a tirare testate alla gente. Alla fine Angelo ha
dovuto estrarre la pistola ma ha pensato bene
d’invitarci tutti a pranzo la domenica, organizzando poi
anche un’amichevole di football con i locali, che
abbiamo effettivamente disputato. In definitiva fra
domenica e mercoledì c’è stato da divertirsi.
Ma quando è arrivato il mercoledì, il giorno della
finale, bene non mi sarei mai aspettato nulla del
genere. Loro pensavano di aver già vinto la Coppa dei
Campioni, e difatti tutte le strade erano piene di gente
che urlava ‘Campioni’. Per quanto ne sapevano loro noi
eravamo solo vittime sacrificali. Per tutta la partita
non hanno fatto che tirarci bottigliette piene di piscio
e appena abbiamo vinto ai rigori da quanto erano
disgustati in tutto lo stadio hanno iniziato a bruciare
le bandiere della Roma.
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Non ho mai visto nulla del
genere; era come l’inferno di Dante. Il nostro pullman
era parcheggiato nelle vicinanze della loro gradinata,
all’altezza del ponte sul Tevere proprio dove sarebbero
stati accoltellati tutti quei tifosi del Liverpool.
Sapevamo cosa aspettarci; continuavi a sentire ripetere,
‘Quelli della Roma in Italia sono come Millwall o West
Ham da noi’. Prima della partita nessuno ci aveva fatto
tanto caso ma quando c’è stato da avviarsi verso le
uscite la realtà era ben difficile da scacciare… ‘Merda
dobbiamo arrivare fino a quel ponte!’. Appena fuori dai
cancelli dello stadio ci è arrivato addosso di tutto:
spranghe, razzi, mattoni, sassi. C’erano alcuni tifosi
della Lazio che si erano presentati per combattere
quelli della Roma al fianco di quelli Liverpool. Avevano
nascosto delle armi nei cespugli intorno allo stadio e
continuavano a ripetere: ‘Avanti Liverpool, seguiteci’,
mostrando a tutti l’arsenale di munizioni che avevano
accatastato. Poi abbiamo dovuto avventurarci in mezzo a
quell’inferno.
C’era da fare tutta la lunghezza dello stadio più un
altro pezzo ancora prima di raggiungere il ponte: c’è
voluta una vita. Caricavamo passando oltre la polizia
che si riparava dietro i mezzi blindati mentre i tifosi
della Roma gli ritiravano indietro i lacrimogeni. Siamo
arrivati all’altezza del ponte e poliziotti in borghese
italiani hanno trattenuto i tifosi del Liverpool perché
quelli della Roma stavano facendo un disastro. Quando
sono salito sul pullman un mattone mi ha colpito sul
braccio dopo aver infranto un finestrino. Non era rotto
ma faceva un male assurdo e ancora oggi mi dà qualche
problemino ogni tanto. Salito a bordo non riconoscevo
parecchi passeggeri, era pieno di tifosi normali del
Liverpool tutti che supplicavano ‘Lasciateci restare
qui’ e noi che continuavamo a ripetergli ‘Questo è il
nostro pullman scendete’. Una follia. Alla fine ci
sarebbero stati qualcosa come venti tifosi del Liverpool
accoltellati ma anche altrettanti tifosi della Roma
ricoverati in ospedale. Diversa gente era ferita ma
tutti erano sollevati di avercela fatta a raggiungere il
pullman. Alcuni lads dovevano tornarsene in centro ed a
sentire quello che avrebbero raccontato si sarebbe
trattato dei combattimenti più lunghi ed estenuanti ai
quali avrebbero mai preso parte. Per tutta la notte i
casini non sono sembrati fermarsi un attimo. Sono sicuro
che quanto accaduto a Roma fosse ancora ben impresso
nella testa della gente dell’Heysel, ma non l’ho mai
inquadrata come una vendetta".
"Nel 1984 il Liverpool incontrò la Roma nella finale
della Coppa dei Campioni. L’incontro fu disputato allo
stadio Olimpico, che era anche lo stadio dove giocava la
Roma. I tifosi del Liverpool che si rifiutarono di farsi
trasportare sui bus mandriati da almeno 5.000 poliziotti
furono sistematicamente attaccati e brutalizzati dagli
assalti degli ultra Romani. Un tifoso del Liverpool,
tanto scemo da avventurarsi nelle strade della Capitale
da solo pensando di essere solo un simpatico turista, fu
viscidamente e ripetutamente accoltellato rimanendo
confinato tra la vita e la morte per parecchie
settimane. Quando lo mollarono dalla degenza ospedaliera
se ne tornò in Inghilterra ma non fu più la stessa
persona".
Fonte:
Ilnobilecalcio.it © 29 maggio 2024
Fotografie: GETTY IMAGES
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for commercial use) ©
Paris Match ©
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Fotografie: Olympiacos.org
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(Not for Commercial Use) |
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