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"Anfield
Road
Stadium"
Liverpool 5.04.2005 |
Quarti di
Finale della Champion's League 2004-2005 |
Liverpool Football Club
-
Juventus Football Club |
Cerimoniale di Accoglienza
Amichevole della
Tifoseria Juventina |
Commemorazione a Cura del Liverpool
Football Club |
Con la Speciale
Partecipazione di
Michel Platini
Phil Neal
Ian Rush |
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Il benvenuto
degli inglesi viene respinto con insulti
di Alessandro
Alciato
Nella festa
dell'Amicizia trionfa la maleducazione. Tifosi
juventini turbolenti e irrispettosi. Dieci
italiani fermati all'aeroporto.
Alessandro Alciato
inviato a Liverpool: "Che brutto sindaco, fa
schifo talmente è grasso" ha detto un tifoso
della Juventus appena sceso dalla scaletta
dell'aereo, mentre fissava Frank Roderick, primo
cittadino di Liverpool piuttosto in carne. "Ma è
qui per voi" ha risposto imbarazzata Nunzia
Bertali, console onorario italiano in città. "E
chissenefrega" ha tagliato corto l'oxfordiano
con la sciarpa bianconera al collo, prima di
lasciare la pista del John Lennon Airport e
dirigersi in branco verso i pullman che
aspettavano all'esterno. Doveva essere la festa
dell'amicizia, una gomma formato gigante per
cancellare i peccati inglesi dell'Heysel,
l'omaggio di Liverpool ai tifosi della Juventus:
è stato un caso diplomatico, una figuraccia
colossale, in pratica una vergogna. Tutto per
colpa di un gruppone di ultrà (un centinaio) che
ha superato ogni limite. Con modi fuori luogo,
più da gita allo zoo che da viaggio in
Inghilterra. "Sono sotto choc" ha raccontato il
sindaco prima di lasciare l'aeroporto, con la
faccia pallida di chi vorrebbe capire ma non ci
riesce. "Queste persone sono la vergogna
dell'Italia. Ma perché la Juventus permette che
vadano in giro ?" si è chiesta la console,
tremando. I primi momenti di tensione sono stati
proprio quelli dell'aeroporto. Il primo
cittadino, la console, le maggiori cariche
istituzionali della città: tutti sulla pista del
John Lennon per salutare gli amici venuti da
lontano. Il primo charter di tifosi, un Boeing
della Livingston, è atterrato alle 12.40 (13.40
in Italia). Prima che i passeggeri (circa 200)
scendessero, il sindaco di Liverpool ha fatto il
cammino inverso. È salito per dare il suo
benvenuto, insieme alla console: "Spero che a
Liverpool troviate amicizia, la partita di
Anfield dovrà essere una festa". Poi è sceso,
insieme a lui i tifosi. "Ricorderò sempre quello
che è successo all'Heysel - ha raccontato Enrico
De Bernardi, di Santa Croce sull'Arno - perché
c'ero. Avevo scambiato il biglietto con mio
cugino, lui è andato in curva Z dove è successo
il disastro, io dall'altra parte dello stadio.
Lui se l'è cavata con una sassata, io con
qualche graffio. Ora voglio solo pace". Dietro,
dal charter parcheggiato, è sbucato José
Altafini, in Inghilterra per Sky: davanti a lui
il sindaco si è inchinato, nel vero senso della
parola. Poi, l'ex bianconero se n'è andato: "Mi
scusi, ma mi aspettano al ristorante". C'era
anche Tommaso Pannilini di Roma a Bruxelles
nella notte dell'Heysel, lavorava per l'agenzia
che portava in giro i tifosi: "Allo stadio non
ero entrato, ma i morti insanguinati per strada
non li scorderò mai.
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L'accoglienza di
Liverpool è stupenda, speriamo che tutti
capiscano". Non è stato così un'ora dopo, quando
è atterrato il secondo charter da Malpensa (in
tutto ne sono arrivati 5). Le telecamere non
c'erano più, e forse è stato meglio così. Molti
tifosi sono scesi dall'aereo urlando "Odio
Liverpool", sono passati davanti al primo
cittadino rifiutandosi di stringergli la mano.
Hanno fissato la console Bertali, le hanno
detto: "Odiamo anche te". "Ma io sono il console
italiano". "Cavoli tuoi. Eravamo all'Heysel, e
quindi sappiamo cosa dobbiamo fare qui a
Liverpool". A quel punto Nunzia Bertali si è
spaventata e ha chiamato la polizia. Da quattro
gli agenti sono diventati parecchi di più. Hanno
scortato gli ultrà verso i pullman, che poi si
sono diretti in città. In Queen's Square, cuore
di Liverpool, c'era un tabellone luminoso con la
scritta in italiano: "Benvenuti". Non l'hanno
letto e hanno continuato con i tumulti. Altri si
sono diretti verso i Docks, nella zona del
porto. Intanto, all'aeroporto, dieci italiani si
facevano arrestare, due perché in volo (su un
aereo in arrivo da Bergamo) avevano fatto ciò
che molti uomini sotto sotto sognano: avevano
toccato il sedere a un paio di hostess. Proprio
negli stessi momenti in cui, all'Academy del
Liverpool, una squadra di tifosi locali sfidava
a calcio quelli dello Juventus club Londra. Ad
Anfield, invece, nessun problema serio. Prima
della partita Michel Platini, Ian Rush e Peter
Kenyon - ora dg del Chelsea, ai tempi al
Liverpool - sono entrati in campo con una targa
in ricordo delle vittime dell'Heysel. Sulla
gradinata occupata dai tifosi del Liverpool è
comparsa una enorme scritta: "Amicizia". In
quella della Juventus, i bianconeri non hanno
rispettato il minuto di silenzio in memoria del
Papa. E sugli applausi degli avversari si sono
girati di spalle alzando il dito medio. La
differenza, enorme, è stata tutta qui.
Fonte:
Corriere della Sera
© 6 aprile 2005
Fotografie: GETTY IMAGES
© (Not
for Commercial Use)
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Silenzi, urla
e inglesi animali cronaca del minuto per l'
Heysel
di Maurizio
Crosetti
LIVERPOOL - Quando
l’UEFA, insieme al Liverpool e alla Juventus, ha
inventato il minuto di raccoglimento in offerta
speciale, un "due per uno" da ipermercato della
memoria (minuto in omaggio all' Heysel e al Papa
insieme), molti tifosi bianconeri si sono
voltati e hanno dato la schiena al campo. È
stato il loro modo di dissentire, forse non
elegantissimo ma eloquente, il loro modo di dire
no a vent' anni più sessanta secondi di
ipocrisia. Altri, veramente, applaudivano. Altri
ancora stavano zitti e immobili, mentre i più
inferociti si sono messi a urlare "english
animals !" al resto delle tribune, ricevendo
come risposta un lugubre ululato. La festa dello
sport è cominciata così. Anzi era già cominciata
prima, verso le sette di sera, quando gli
inglesi stavano ancora nelle loro case o sugli
autobus, invece i duemila juventini erano già
nel loro settore, raggiunto sotto scorta di
camioncini della polizia dotati di telecamere.
Poi hanno iniziato a cantare "odio Liverpooool",
sbattendo le voci contro le gradinate deserte, e
"chi non salta un inglese è". L' esibizione si è
conclusa con un ritmico "e vendetta/sarà".
Brutti e cattivi, forse, ma sinceri. Non
sembrava altrettanto partecipe della serata
Michel Platini, quando lo hanno chiamato a
centrocampo per reggere la targa-ricordo con gli
stemmi delle due squadre. Ridacchiava, il
francese. Anche a Bruxelles aveva sorriso tanto,
la sera della tragedia, esultando come un
forsennato dopo il suo rigore e anche più tardi,
con la maledetta Coppa in mano. Il salvatore del
calcio moderno, il futuro presidente dell' UEFA,
Michel Platini. Tutto l' insieme di gesti e
rituali pensati per il ventennale dell' Heysel è
scivolato via in otto minuti, così si sono tolti
la paura e il peso dallo stomaco. "È una brutta
storia che è finita" ha detto Luciano Moggi, ma
certo, come no. "L' emozione non ci
condizionerà" ha aggiunto l' arbitro, un belga,
Frank De Bleeckere. Fischi ai rossi durante il
riscaldamento, "Liverpool, Liverpool, vaffan..."
si sente dal settore a sinistra della tribuna,
anche all' Heysel era sistemato lì, ma stavolta
tra i due gruppi c' è un doppio cordone di
agenti e nessuna rete da pollaio.
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Portano sul prato lo
striscione con i nomi dei 39 morti e la scritta
"memoria e amicizia", di nuovo tra gli italiani
c' è chi si volta per non vedere (del resto, non
hanno fatto la stessa cosa Liverpool e Juventus
per vent' anni?). La gradinata del Kop, la più
rovente, forma un mosaico e di nuovo c' è
scritto amicizia, ora dai bianconeri si alza un
applauso misto a fischi, c' è una strana
convulsione nei sentimenti ma la rabbia è di
più. Rush, un vecchietto tutto grigio e senza
più baffi, fa ciao con la mano mentre lo speaker
declama con la stessa voce di Ollio nelle
comiche: "Ricordiamo insieme la tragedia".
Bisogna che la farsa finisca in fretta e così
accade. Otto minuti più quello di silenzio che
silenzio non è. Che non fosse tanto aria si era
già capito all' aeroporto, all’ora di pranzo,
quando sono arrivati i due charter dei tifosi
bianconeri. Quelli scesi dal secondo, forse in
omaggio a John Lennon cui è intitolato lo scalo
di Liverpool, si sono messi a cantare. Non
"Yesterday" ma "Odio Liverpool", naturalmente.
Il sindaco Frank Roderick, insultato, ha fatto
una faccia un po’ così, e lo stesso il console
Nunzia Bertali. Una decina di ultrà hanno
provato a eludere i controlli e sono stati
fermati per resistenza a pubblico ufficiale.
"Sarà una bella festa dello sport" dirà poi
Moggi, mentre la gradinata invoca "sotto la
curva, Luciano sotto la curva". La giornata del
buonismo aveva vissuto un' altra tappa nel primo
pomeriggio, con la partita amichevole tra tifosi
inglesi e italiani sul campo dell' Academy, il
centro sportivo del Liverpool, e almeno qui non
ci sono stati insulti. Hanno vinto i rossi per
4-3, schierando pure una donna. L' UEFA ha
provato a usare questa giornata come
smacchiatore di coscienze, mandando avanti il
direttore generale Lars Christen Olsson che ha
detto: "Mai abbiamo permesso e mai permetteremo
la violenza, e comunque il calcio è molto
cambiato dai tempi dell' Heysel". Speriamo anche
l' UEFA, almeno un po’. Dopo il gol di
Cannavaro, i tifosi juventini sono infine
riusciti a tifare, scongelandosi dalla paura che
insieme alla rabbia stava mandando in malora la
serata. Qualcuno tra loro portava i braccialetti
di gomma a tre colori, bianco e nero e rosso,
con l' immancabile scritta "amicizia". Regalati,
come da programma ? Non proprio. Siccome la
solidarietà è l' anima del commercio, il gadget
della bontà veniva prestigiosamente venduto
fuori da Anfield, alla non modica cifra di una
sterlina e mezzo per ogni cerchietto. Quattro
sterline e cinquanta per completare la
collezione fanno sei euro e settantacinque, il
prezzo della memoria.
Fonte:
Corriere della Sera © 6 aprile 2005
Fotografie: GETTY IMAGES
© (Not
for Commercial Use)
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Heysel, la
notte del perdono
di Giancarlo
Galavotti
Platini e Rush
commuovono Anfield ma la curva bianconera resta
ostile.
(Dal nostro inviato) Liverpool
- L' ultima pagina
è la prima del Liverpool Echo, il giornale del
pomeriggio. La prima pagina, tutta nera con il
testo bianco, come un annuncio funebre. L'
ultima pagina, vent' anni dopo, del dramma dell'
Heysel. Liverpool, la città, la gente, il
Liverpool, i tifosi, confessano la colpa e
chiedono perdono, per quella sciagurata notte
del 29 maggio 1985. "We are sorry". "Ci
dispiace". Il Liverpool Echo è la voce di tutta
la città: "Dire ci dispiace è una cosa, dirlo
sentitamente è tutt' un' altra cosa. Ma oggi i
tifosi della Juventus che arrivano ad Anfield
possono essere certi che questa parola, "sorry",
viene dai cuori, come dalle labbra di
Liverpool". "E così deve essere. La spaventosa
fine di trentanove tifosi della Juventus all'
Heysel ha segnato una delle più tragiche ore
nella storia del calcio. I tifosi del Liverpool
che caricarono quei tifosi italiani in Belgio
sono i vergognosi responsabili della strage.
Senza se, senza ma, senza attenuanti". L' ultima
pagina sull' Heysel, 20 anni dopo. Vent' anni di
rimorsi. Senza se, senza ma. Non c' è bisogno di
dire altro. Diventa perfino superfluo il
cerimoniale di Anfield, del simbolico abbraccio
tra i tifosi. Un abbraccio che muore contro una
muraglia di indifferenza, purtroppo bianconera.
Michel Platini e Ian Rush guidano la piccola
processione che avanza verso il settore dei
tifosi juventini. Due simboli della Juve, in
quella notte dell' Heysel avversari. Doveva
esserci anche Phil Neal, che era il capitano del
Liverpool nel 1985, ma ha rinunciato, per una
sua personale vergogna. Domenica scorsa il
settimanale Observer ha dedicato uno speciale di
14 pagine alla cronaca e alle testimonianze
dell' Heysel. Ha cercato anche Neal, che ha
rifiutato di collaborare. Per un pugno di
sterline. L' Observer ha pubblicato il testo
integrale della telefonata tra il giornalista e
l’ex terzino. "Che vuoi da me, un parere ? E
perché mai vuoi che ti aiuti ? Vuoi un parere
così pubblichi il tuo servizio e ti aiuto a
pagare il mutuo della casa ? Io non aiuto
nessuno gratis, caro mio, il mio parere si
paga". Anche Phil Neal dunque è vittima dell'
Heysel, a distanza di vent' anni, vittima della
sua meschinità. Una merce che non resta fuori da
Anfield, anche se l’ex capitano non è sceso in
campo. Avanza lo striscione portato dai tifosi
del Liverpool: "In memoria e amicizia". Avanza
verso il settore dei bianconeri, dalla parte
opposta al Kop, la tribuna del tifo red. "In
memoria e amicizia" scritto in italiano, sopra i
nomi delle 39 vittime di Bruxelles. Quattro
tifosi bianconeri si uniscono alla processione,
fanno parte della delegazione ufficiale, quella
che ha collaborato con il Liverpool e Liverpool.
Ma una parte troppo numerosa tra i duemila
sostenitori arrivati dall' Italia, nel settore
dietro l' altra porta, non collabora affatto,
nello spirito e nel comportamento. Le prime file
voltano sdegnosamente le spalle all' avanzare
dello striscione, grida ostili, appena soffocate
dall' applauso di Anfield, irridono alla memoria
e all' amicizia. Anche quando s' accende lo
spettacolo di You’ll never walk alone, il coro
di 35.000 fans del Liverpool capace di
sciogliere una statua con l' inno del club, dal
settore bianconero continua la dissonanza. Il
Kop non desiste: fa scattare il mosaico totale,
la scritta "Amicizia" sboccia gigantesca sui
colori del Liverpool e della Juve. Squadre in
campo, finalmente. Squadre in cerchio, al
centro. Un minuto di silenzio. L' annuncio in
inglese spiega che è in ricordo di Papa Giovanni
Paolo II, e delle trentanove vittime dell'
Heysel. L' annuncio in italiano viene invece
dedicato solo al Papa. Il silenzio è totale,
sugli spalti rossi. Gli italiani rispondono con
l' applauso. Requiem. Si comincia a giocare.
Fonte:
La Gazzetta dello Sport © 6 aprile 2005
Fotografie: GETTY IMAGES
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Il giorno
della memoria
Juve, una
sconfitta che non fa male
di Roberto
Perrone
Il Liverpool
va sul 2-0, poi Cannavaro accorcia le distanze.
Annullato un gol regolare di Del Piero.
(DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) LIVERPOOL -
Rimettere insieme i cocci. La Juventus fa per un
tempo prove tecniche di eliminazione: aveva
preso due gol in Champions League fino a questo
umido e ventoso aprile di Liverpool. Ne prende
due in 25 minuti e sembra avviarsi a un ritorno
gonfio di incognite. Nel secondo tempo non è che
sia molto più brillante, però trova un gol di
Fabio Cannavaro e sistema il risultato, anche se
conferma una grande difficoltà a uscire da
situazioni negative. Quando è in svantaggio,
insomma, la sua solidità non è così solida.
Quando non può gestire ma deve imprimere svolte
su svolte al gioco, non è che sia così
prepotente. Le difficoltà incontrate contro i Reds di Rafa Benitez, con la scoppola del primo
tempo, in fondo si possono leggere come una
mancanza di rispetto. I tifosi della Juve
(almeno una parte) voltano le spalle alla
cerimonia di amicizia e perdono in ricordo dell'
Heysel, officiata sul campo da alcuni supporter
delle due parti e da Rush e Platini; non paghi,
fischiano e borbottano pure durante il minuto di
silenzio per il Papa, mentre il resto dello
stadio tace di un silenzio così perfetto da far
venire la pelle d' oca. Lo sentiremo mai, in
Italia, durante i momenti di raccoglimento che
diventano sguaiati applausi da avanspettacolo ?
Pubblico straordinario. Poi è la squadra a
dimostrarsi poco rispettosa dell' avversario,
che è pieno di riserve, che schiera un
attaccante acciaccato (Baros) e un giovanotto di
belle speranze (Le Tallec) che mette in porta un
ragazzo all' esordio in Champions League
(Carson), che non ha nomi che rimbombano, ma ha
giocatori che corrono e che giocano un calcio
totale.
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Sono strettissimi a
ingolfare il campo quando si difendono,
s'allungano imprendibili quando ripartono. È
Luis Garcia, in particolare, a travolgere
Zambrotta sulla sinistra dello schieramento
bianconero. Da lì partono le azioni dei due gol,
prima con il calcio d' angolo tirato da Riise e
allungato dallo spagnolo per il sinistro al volo
del finlandese Hyypia, nome strano, tiro
imprendibile (10' ). La Juve manovra lenta,
prevedibile, con un unico schema: palla lunga
verso le punte, soprattutto Ibrahimovic, che
dovrebbe smistare, andare, volare, fare
miracoli. Invece i miracoli li fa, in questa
fase della partita, il Liverpool di Rafa Benitez
che trova in Luis Garcia il grande cerimoniere
di un primo tempo fantastico per agonismo e
partecipazione: lo spagnolo, al 25' , su invito
della punta francese, azzarda un sinistro da 25
metri di collo esterno sinistro che infila
Buffon leggermente fuori dai pali. La fortuna
sta dalla parte della continuità del Liverpool.
Oppure, vista dalla prospettiva opposta, non
aiuta gli stentati attacchi della Juve che,
comunque, alla fine dei 45' , più uno, del primo
tempo può dolersi: di un palo di Ibrahimovic
(assist di Nedved); di una parata strepitosa di
Carson, terzo portiere all’altezza della
situazione, su Del Piero (nuovamente di Nedved
l' ultimo passaggio: poca quantità ma ottima
qualità dal ceco); infine di un' azione di Del
Piero fermata dal guardalinee per un inesistente
fuorigioco: il capitano, a gioco fermo, colpisce
di testa segnando. Insomma, alla fine,
sembrerebbe esserci anche la Juve. Ma sono rare
sortite. Le mosse di Capello per raddrizzare la
situazione sono, nell' ordine, Pessotto centrale
(bravo) al posto di Blasi e Trezeguet per uno
spento Del Piero (nel finale si farà male Zebina
e subentrerà Montero per necessità). A rimettere
in gioco la qualificazione, però, ci pensano due
difensori e un portiere: Zambrotta spedisce un
cross teso che Cannavaro schiaccia: il giovane
Carson, fino a questo momento irreprensibile,
non acchiappa il rimbalzo. Basta così. Riparte
il Liverpool con qualche fiammata, ma il
risultato è questo. Migliore di quello di
Madrid, mettendoci rispetto e desiderio.
Fonte:
Corriere della Sera © 6 aprile 2005
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Heysel,
amicizia ma non per tutti
Arrestati
dieci ultrà bianconeri
di Roberto
Perrone
Liverpool - Luci e
ombre nella serata che doveva commemorare la
tragedia dell' Heysel di 20 anni fa. La
riconciliazione c' è stata con una partita
amichevole tra tifosi, tanti messaggi di scuse e
una coreografia suggestiva con la scritta
"amicizia" nel minuto di raccoglimento per la
morte di Giovanni Paolo II. Ma ci sono anche
stati momenti di tensione: all' aeroporto un
gruppo di ultras bianconeri si è quasi scontrato
con la polizia e 10 tifosi sono stati fermati,
mentre allo stadio gli ultras bianconeri hanno
intonato cori di insulto al Liverpool.
Fonte:
Corriere della Sera
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6 aprile 2005 Fotografia: GETTY IMAGES
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La strage dell' Heysel
è sempre qui gli inglesi cercano il perdono
di Maurizio Crosetti
Liverpool - Bambini
con un pallone, questo erano. Del Piero aveva
undici anni, Trezeguet otto, Buffon sette, Ibrahimovic quattro. "Eravamo a casa di amici,
davanti alla tivù, io e la mia famiglia. Poi
accadde quella cosa e mio padre capì al volo.
Allora mi disse di andare in cortile a giocare a
calcio". Alessandro Del Piero sa che adesso si
tratterebbe di fare lo stesso, anche se è
cambiato il cortile. "Ci serve una vera partita,
e che sia vera più di ogni altra, così che l'
Heysel rimanga un brutto ricordo e un capitolo
da chiudere". Mica facile. E chissà se poi è
giusto. Superare, ricordare, onorare, chiudere
il conto, ognuno in queste ore sta scegliendo il
verbo che più gli piace, ma sempre di infinito
presente si tratta. "Io quella sera facevo il
telecronista, e Juve - Liverpool me la ricordo
bene" dice Fabio Capello. Sa quanto fosse
difficile trovare le parole giuste per
raccontare l' impossibile, e anche oggi non è
facilissimo: "Ma io mi sento onorato di essere
l' allenatore della Juventus che ritrova il
Liverpool. Bisogna ricordare nella sportività
quel dramma, perché appunto rimanga solo un
triste ricordo. Giocare la partita è l' unica
soluzione". Se non si è parenti delle vittime, o
testimoni oculari di quella notte spaventosa,
vent' anni sembrano un tempo enorme. Per farlo
diventare ancora più lungo e remoto, per provare
finalmente a superarlo o liquidarlo, Liverpool e
Juventus si sono buttate sull' oggettistica. C'
è il braccialetto di gomma a tre colori, bianco,
nero e rosso, sulla scia di una moda umanitaria
cavalcata alla grande dagli sponsor. Stasera
verrà consegnato a tutti i tifosi (duemila gli
italiani), anche se ai polsi degli inglesi -
vent' anni fa - sarebbero state meglio un paio
di manette invece del cerchietto buonista. C' è
la borsa-regalo per i giornalisti, con altre
cose che provano a scrivere la parola "fine"
sotto l' ultima pagina della storia: la sciarpa
con due mani che si stringono, metà juventina e
metà rossa, la maglietta con le scritte
"amicizia e memoria" e il motto "non camminerai
mai da solo", l' opuscolo firmato da Ian Rush,
doppio ex come doppia è la maglia che indossa
nel fotomontaggio, un po’ Juve e un po’
Liverpool, e sul retro due parole scritte in
grande: "Ci dispiace". Si dice anche quando si
versa il latte, o quando si pesta il piede del
vicino in autobus. Ne abbiamo ammazzati
trentanove, scusate, ci dispiace. "Può essere
una sera difficilissima, a livello psicologico"
ammette Del Piero. "Se andiamo in campo con i
ricordi e la tristezza, e con la morte del Papa
nel cuore, ecco, tutto questo può bloccarci. Se
invece proviamo a pensare solo alla partita, io
dico che ce la facciamo".
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Emozioni, rimozioni,
il confine è sempre incerto, più sottile di una
riga a matita. Ma se il calendario della
Champions League ha inventato questa scocciatura
di anniversario, nel ventennale tondo tondo,
bisogna almeno provare a non far finta di
niente. E quelle che Otello Lorentini,
presidente dei parenti delle vittime, chiama
senza giri di parole "cazzate", diventano oggi
il calendario commemorativo di una tragedia. Ore
13, partitella amichevole tra tifosi inglesi e
italiani sul campo dell' Academy, di fianco allo
stadio Anfield Road, e chi è senza pietra scagli
il primo peccato. Ore 19, sfilata sul prato di
Anfield con lo striscione con i nomi dei morti:
lo porteranno Neal (il capitano dei Reds nell'
85) e Michel Platini, da una curva all' altra,
mentre il settore più cattivo del Liverpool,
quello che fece germogliare il peggio degli
hooligans, il famigerato Kop, formerà un mosaico
agitando tessere per comporre la parola
amicizia. Ancora da definire il programma per la
gara di ritorno, anche se qualche gruppo estremo
del tifo bianconero un' ideuzza ce l’ha. "City
says benvenuti Juventus" balbetta in
italo-inglese un titolo del giornale Liverpool
Echo, anche lui orientato verso qualche ora di
bontà da spalmare su vent' anni di ipocrisia e
silenzio. Poi l' arbitro (un belga !) fischia, e
il primo che mena fa solo del sano agonismo,
perché il calcio non è mica uno sport per
signorine, e se un giocatore del Liverpool
finisce a terra si canterà "devi morire",
perbacco. Sarebbe stato meglio evitare per altri
cinquant' anni, magari per sempre, ma le palline
di un sorteggio non l' hanno permesso. E allora
bisogna rispondere alle domande con un certo
fastidio, come ieri ha fatto Rafa Benitez,
allenatore dei rossi: "Dell' Heysel si è parlato
tanto, tantissimo, e comunque questa è solo una
partita di calcio". Beato lui che ci crede,
forse perché quella volta non c’era. Non c'
erano neanche i gentili addetti dello stadio che
offrono tè e biscotti prima della conferenza
stampa, e tengono aperte le porte per farti
passare, ed è tutto un inchino e un sorriso.
Sorridere, aspettare, giocare, chiedere scusa,
dimenticare. Ma a volte il passato continua all'
infinito.
Fonte:
Corriere della Sera © 5 aprile 2005
Fotografie: GETTY IMAGES
© (Not
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Platini e Rush
portano la bandiera con i nomi dei 39 morti
di Fabio
Vergnano
Gli ex
hooligan accolgono gli ultrà bianconeri con la
scritta "amicizia". Il Sindaco Roderick crede
nel gemellaggio.
Inviato a Liverpool
- Questa volta sarà un festa. Vent'anni dopo
tutti hanno voglia di dimenticare di tendere la
mano agli "amici italiani". Il ricordo ha il
colore del sangue delle 39 vittime dell'Heysel,
rosso come la maglia del Liverpool che oggi
chiede scusa. Ieri pomeriggio sulla torre di
Radio City è salito anche il sindaco Frank
Roderick per un primo gemellaggio con gli
ospiti. Oggi, assicura il numero uno della
città, chi arriverà sulle rive del Mersey
troverà soltanto amicizia e ospitalità. Lui sarà
il primo a portare il saluto di Liverpool ai
tifosi che alle 12 atterreranno all'aeroporto
John Lennon. Con il console italiano Nunzia
Bertali accoglierà i due voli charter che
arriveranno da Malpensa. Quelli che troverà sono
i supporter più a rischio, ovvero gli ultrà che
nei giorni scorsi si sono rifiutati di mandare
messaggi distensivi. La Digos torinese ha
spedito in Inghilterra tre dirigenti dall'occhio
vigile, loro conoscono uno per uno gli
appartenenti ai gruppuscoli più esagitati e
aiuteranno la polizia locale. Ma nessuno vuole
prendere in considerazione la possibilità che la
festa diventi rissa. Spiega il console Bertali:
"Sono quindici giorni che lavorano per fare sì
che gli italiani si sentano come a casa. Per la
città ci saranno decine di volontari con la
scritta "Benvenuti" sulla maglietta pronti ad
aiutare chiunque abbia bisogno e nel centro la
stessa scritta sarà riportata su tabelloni
luminosi". Saranno duemila i tifosi bianconeri.
A quelli in arrivo con due charter si
aggiungeranno coloro che hanno scelto il viaggio
individuale e i residenti nel Regno Unito.
Proprio i rappresentanti dello Juventus club
Londra prenderanno parte alla sfida calcistica
che il Liverpool ha voluto fosse giocata
all'Accademy, nel centro sportivo giovanile del
club anziché in un parco cittadino. L'ha
organizzata Richard Buxton un lungagnone sottile
come un grissino e con il viso pieno di brufoli
che nel 1985 era ancora appiccicato al seno
materno. Anche lui fa parte dei Kop, i Drughi di
quassù, ma ha l'aria di un giocherellone che non
lancerebbe neppure una fialetta puzzolente. Ad
Anfield, tempio dei Reds, si terrà poi il clou
delle celebrazioni. Saranno distribuite sciarpe
metà rosse e metà bianconere con al centro due
mani che si stringono, mentre braccialetti con
la scritta "friendship" saranno al polso di
giocatori e spettatori. Prima del minuto di
raccoglimento e prima che venga esposta una
scritta "Amicizia" grande quanto una gradinata,
Platini e Rush porteranno a centrocampo un
bandierone con i nomi dei 39 morti di Bruxelles.
Ci sarà anche Phil Neal in tribuna, il capitano
di allora, che non ha capito fino in fondo lo
spirito della giornata. A un giornalista del
quotidiano "Observer" che gli ha chiesto
un'intervista ha risposto: "Va bene, ma quanto
mi date ? Guadagni soltanto tu, non voglio
contribuire al pagamento del mutuo di casa tua".
Quindi gli Animals, con qualche eccezione, non
abitano più qui. Lo devono capire anche i
ragazzi della Scirea, molti dei quali all'Heysel
non c'erano, che hanno come motto "Amici di
nessuno". Les Lawson, segretario
dell'organizzazione che riunisce il grosso dei
fans della squadra di Benitez, spiega: "I tifosi
sono cambiati in Inghilterra, il problema
hooligans è risolto. Le violenze di vent'anni fa
furono così terribili che molta gente non ha più
voluto entrare in uno stadio. Vorrei dire agli
amici bianconeri che neppure noi abbiamo
dimenticato e che comprendiamo il loro stato
d'animo. Nel 1989 morirono 96 dei nostri
calpestati dalla folla durante una semifinale di
FA Cup con il Nottingham. I tifosi dei Reds
hanno anche vinto il trofeo Fair Play dell'Uefa
e questo significa che tutto è mutato".
Nell'opuscolo che verrà distribuito in lingua
italiana fra l'altro c'è scritto: "Non
camminerete mai soli".
Fonte:
La Stampa ©
5 aprile 2005
Fotografia: GETTY IMAGES
© (Not
for Commercial Use)
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Un minuto di
silenzio per le vittime
di Giancarlo
Galavotti
Liverpool - (G.C.G.) -
Ci sarà il minuto di silenzio per le vittime
dell' Heysel. La UEFA ha acconsentito, alla
fine, alla richiesta di Liverpool e Juve. Non è
stato facile, fanno capire i dirigenti di Anfield. La UEFA, condannata dalla Cassazione
belga nel '91 come corresponsabile della strage
di Bruxelles, si è mostrata restia ad avallare
le iniziative alla memoria. Il Liverpool e la
città di Liverpool non si tirano indietro. A
tutti i tifosi juventini sarà offerto un
bracciale rosso, bianco e nero, i colori delle
due squadre, con la scritta "Friendship -
Amicizia". Prima del calcio d' inizio una
processione partirà dal Kop, la tribuna del tifo
Red, con uno striscione: "In memoria e in
amicizia" con i nomi delle 39 vittime. La
processione arriverà davanti al settore dei
tifosi juventini. Il Liverpool ha prodotto anche
sciarpe congiunte, metà rosse e metà bianconere,
per commemorare la partita. Presenti anche ex
giocatori del Liverpool, guidati dal capitano
della squadra finalista nel 1985, Phil Neal.
Fonte:
La Gazzetta dello Sport
©
5 aprile 2005
Fotografia: GETTY IMAGES
© (Not
for Commercial Use)
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La Cerimonia
I tifosi dell'
Heysel ripartono da "memoria e amicizia"
di Filippo
Maria Ricci
Nel pomeriggio
un' amichevole. Prima della gara uno striscione
con le due parole di pace attraverserà il campo.
Il padre di una vittima: "Sono solo gesti
formali. Meglio una partita per beneficenza". A
condurre la marcia da una curva all' altra sarà
l’ex capitano dei Reds Phil Neal.
LONDRA - Memoria e
amicizia. Quella di martedì sera ad Anfield per
gli inglesi non è una partita come le altre. E
non solo per i tifosi del Liverpool. Da quando
l' urna di Nyon ha accoppiato Liverpool e
Juventus per i quarti di finale della Champions
League la memoria della tragedia dell' Heysel si
è come materializzata e nessuno si è tirato
indietro, anche se non è semplice mostrare
equilibrio di fronte a una tragedia tanto
grande. Qui c' è ancora chi racconta quella
giornata come un "pomeriggio in cui 39 persone
persero la vita per il crollo di un muretto". Ma
fortunatamente per la maggioranza di tifosi,
giornalisti e addetti ai lavori la sfida di
domani sera sarà l' occasione ideale per
ricordare le vittime e onorare la loro memoria.
La partita di vent' anni fa ha mutato il corso
del calcio inglese, espulso dall' Europa per
cinque stagioni (sei per il Liverpool) e
costretto a venire a patti con un problema,
quello degli hooligans, che era enorme e che
oggi per tanti versi può definirsi sconfitto.
Cosa non altrettanto certa in Italia. Il
Liverpool, in accordo con la Juventus, ha deciso
di puntare sulle parole "memoria" e "amicizia"
per segnare il primo incontro con il club
bianconero dalla serata dell' Heysel. Uno
striscione con le due parole e i nomi di
battesimo delle 39 vittime sarà portato prima
della gara dal Kop, la famigerata curva dei
tifosi dei Reds, al settore occupato dai tifosi
juventini. A condurre il drappello sarà Phil
Neal, il capitano del Liverpool all' Heysel.
Durante il minuto di silenzio che sarà osservato
prima del fischio d' inizio, il Kop creerà con
dei cartoncini un mosaico con la parola
"amicizia", il simbolo del Liverpool e i colori
delle due squadre. Tutti i tifosi ospiti
riceveranno l' ormai classico braccialetto di
gomma con i colori rosso-bianco-nero e la parola
"amicizia" in italiano e in inglese, e una
brochure di quattro pagine scritta in italiano
incentrata sull' amicizia tra le due tifoserie.
All' interno ci sarà un messaggio di Ian Rush,
simbolico ex delle due squadre, ritratto sia in
maglia rossa che in maglia bianconera, e sul
retro un messaggio che recita: "We are sorry.
You’ ll never walk alone". Le scuse, e le parole
di solidarietà che danno il titolo al celebre
inno del Liverpool. Anche il programma della
partita è stato completamente ridisegnato: in
copertina il logo scelto nell' occasione per
rappresentare il concetto di amicizia. Sul
retro, al posto delle usuali liste dei
giocatori, lo striscione "Memoria e Amicizia"
che attraverserà il campo prima della gara.
Domani pomeriggio ci sarà anche un' amichevole
tra rappresentative di tifosi. Cosa che non ha
convinto, insieme a tutto il resto del programma
commemorativo, Otello Lorentini, il presidente
dell' associazione creata dai parenti delle
vittime. Lorentini all' Heysel perse un figlio
di trent' anni, un dottore che morì nel
tentativo disperato di salvare altre vite: "L'
amichevole è per i tifosi vivi, ma i nostri cari
sono morti - ha detto Lorentini -. E per vent'
anni Liverpool e Juventus hanno mantenuto un
incomprensibile silenzio, come se volessero
rimuovere quanto accaduto. Ora, visto che sono
stati costretti a ritrovarsi, e non per scelta
ma in una competizione altamente remunerativa,
hanno pensato a una serie di gesti che a me
paiono puramente formali. Mi farà piacere - ha
proseguito Lorentini - vedere il nome di mio
figlio Roberto sullo striscione che andrà da una
curva all' altra, ma l' unico gesto veramente
significativo sarebbe quello di organizzare un'
amichevole tra le due squadre senza alcuno scopo
di lucro, azzerando il fattore economico dell'
incontro donando tutti i proventi in
beneficenza, a gente povera o malata. Ho mandato
una richiesta in tal senso all' ambasciata
inglese a Roma e alla Juventus: si potrebbe
giocare quest' estate, magari ad Arezzo, la
città dove è stata fondata la nostra
associazione. E in parallelo si potrebbe
organizzare un convegno sulla violenza nello
sport. Il Liverpool non ci ha ancora risposto".
Da Anfield hanno fatto sapere che la lettera di
Lorentini è arrivata, e che è stata passata al
direttore generale Rick Parry. Ieri tutti i
giornali domenicali inglesi hanno dato ampio
spazio al ricordo dell' Heysel, e il supplemento
sportivo mensile dell' Observer, settimanale
politico londinese, al ricordo ha dedicato 18
pagine raccogliendo le memorie di persone che
erano a Bruxelles vent' anni fa, in campo o in
tribuna. Da Paolo Rossi, a Zibì Boniek, dal
portiere del Liverpool Bruce Grobbelaar a Marco
Tardelli, passando per tifosi, fotografi,
giornalisti. Peccato che Phil Neal, l’ex
capitano che martedì condurrà il ricordo
organizzato dal Liverpool, si sia rifiutato di
rispondere alle domande del giornalista,
chiedendo di essere pagato.
Fonte:
Corriere della Sera © 4 aprile 2005
Fotografie: GETTY IMAGES
© (Not
for Commercial Use)
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