Addio
caro Filippo, ti hanno ucciso da vili
di
Gioacchino Lunetto
"Caro Filippo,
sento il bisogno di parlare con te per
un’ultima volta, come abbiamo fatto
tante volte in passato in tutti gli anni
che abbiamo lavorato assieme. Ricordo
come fosse adesso i nostri discorsi,
tutte le volte che abbiamo parlato dei
nostri problemi, delle nostre speranze,
dei nostri sogni, delle nostre famiglie
e della preoccupazione per il futuro dei
nostri figli, tra di loro coetanei. Già
i nostri figli... Quando ho appreso la
notizia della tua morte ho pianto. I
tuoi figli non hanno più un padre perché
una mano assassina ha deciso di privarli
di tale bene creando nei loro cuori, in
quello della tua sposa ed in quello dei
tuoi genitori un enorme vuoto che
nessuno sarà mai in grado di colmare. Io
ti ho conosciuto bene, insieme abbiamo
condiviso gioie e dolori, entrambi siamo
stati Agenti ausiliari della Polizia di
Stato ed abbiamo scelto di intraprendere
questa carriera, anche tu al prezzo di
sacrifici e rinunce sei diventato
Ispettore. So che non eri uno
sprovveduto, come me eri un vero esperto
dell’ordine pubblico e chi ti ha ucciso
ha potuto farlo solo cogliendoti di
sorpresa, da vile, come vili sono tutti
coloro che agiscono nascondendosi nella
massa e che io come te non abbiamo mai
distinto da coloro che dicono di sapere
chi sono gli autori di questi gravi
fatti, ma che poi non fanno i loro nomi.
Come il nostro corpo è in grado di
creare gli anticorpi per espellere il
male, anche i veri tifosi (e ce ne
sono), devono contribuire
all’individuazione dei responsabili di
questi gravi fatti per assoggettarli,
come affermava Cesare Beccaria, "a
durevoli ed iterate percosse", in modo
che non possano mai scordare il male
cagionato. Caro Filippo, eri un
generoso, amavi la giustizia ed eri come
me consapevole che non sempre la legge è
giusta, non sempre rende giustizia
sostanziale, ma va comunque rispettata e
fatta rispettare. Questa tua generosità,
la tua voglia di giustizia, il tuo
essere istintivo qualche volta non è
stato compreso e per questo hai sofferto
assieme ai tuoi cari. Adesso assisteremo
ad una sfilza di dichiarazioni di
condanna di questo vile gesto,
istituzioni, politici di ogni
schieramento senza alcuna reale
investitura popolare grazie all’attuale
legge elettorale, cercheranno di
accattivarsi la nostra simpatia e
riconoscenza, dimenticando che qualche
giorno addietro non si erano creati
alcun problema nel decidere,
unilateralmente ed in violazione degli
impegni presi, di decurtarci dagli
stipendi la media di 300 euro mettendo
in gravi difficoltà centinaia di
famiglie che di solo stipendio vivono;
facendo finta di non sapere che andiamo
in servizio di ordine pubblico senza
automezzi adeguati; facendo finta di non
sapere che certi incontri di calcio si
giocano in strutture inadeguate per
garantire interessi che nulla hanno a
che fare con lo sport. Caro Filippo, il
tuo ricordo rimarrà sempre vivo nel mio
cuore come in quello di tutti coloro,
familiari, amici e colleghi che ti hanno
voluto bene, tutti gli altri, lo
sappiamo bene, da domani penseranno ad
altro. Ciao Filippo".
Dr.
Gioacchino Lunetto Sostituto Commissario
L’AMICO-COLLEGA Lunetto è
segretario dell’Anip Gioacchino Lunetto
è un poliziotto di grande esperienza.
Insegna nelle caserme ed è segretario
provinciale dell’Anip (l’associazione
degli ispettori di polizia). Filippo
Raciti era un amico di Lunetto. Nelle
ore immediatamente successive alla morte
del collega e compagno, Lunetto ha
scritto la toccante lettera che
riportiamo integralmente. Lunetto, però,
ha firmato anche un duro comunicato a
nome dell’Anip. "Noi non dimentichiamo -
si legge in questo altro testo - che i
nostri stipendi sono vergognosi e il
contratto è scaduto da tempo. E che
hanno deciso unilateralmente di
decurtarci le mensilità della somma
media di 300 euro mettendo in grave
difficoltà centinaia di famiglie".
5
febbraio 2007
Fonte:
La Gazzetta dello Sport
© Fotografie:
Poliziadistato.it - Ilgiornale.it
Catania, 5 febbraio 2007
"Ciao papino, credo che questa
sia l'ultima occasione in cui
tutti vedranno quanto ti voglio
bene ma soprattutto quanto ti ho
amato. Non appena sono venuta a
conoscenza della tua morte, ho
sentito un qualcosa dentro di me
che è difficile da spiegare e
posso solo dirti... Che avevo
deciso di farmi del male, non
mangiando e né bevendo più, ma
molte persone mi dicono che è un
periodo difficile e rischio di
star male e perciò ho bisogno di
forze, volevo solo dirti che
senza di te la vita non sarà
facile e questo perché tu eri
bravo a fare tutto, ma
soprattutto a fare il papà.
Adesso, spero solamente che la
tua morte induca tutta la
società ad attuare dei
cambiamenti perché tu sei e sei
sempre stato un eroe e ti giuro
che verrà fatta giustizia sull'
accaduto. Papà, io non riesco a
stare senza di te perché noi due
siamo uguali, nelle abitudini,
fisicamente, e in molte
occasioni anche
caratterialmente, abbiamo gli
stessi pregi e ugual difetti
come ad esempio dalle grosse
labbra al ginocchio che dà
qualche problemino, ma
soprattutto, lo ero, lo sono e
lo sarò sempre fiera di essere
tua figlia".
Fabiana Raciti
"Vorrei solo dire due parole per
mio marito. Sono sicura che
tutti conoscevate i suoi pregi.
Venerdì nell'apprendere della
sua morte ho preso un duro
colpo. Immaginavo che sarebbe
tornato con qualche ferita, ma
non mi sarei immaginato che
sarebbe tornato così. Rivolgo
queste parole a quei ragazzi che
immaturamente, stupidamente,
scioccamente, guardando un
poliziotto, guardando tutti
coloro che portano la divisa li
guardano con disprezzo e odio.
Mio marito, oltre a essere un
bravissimo poliziotto era un
gradissimo uomo, aveva delle
qualità vere, era sincero,
leale, affidabile, disponibile,
era bravo in tutto, ecco io mio
marito non lo vedo morto, è
sempre presente perché era un
educatore alla vita, così lo
stimano i suoi colleghi. Vorrei
che mio marito oltre ad essere
un educatore della vita sia
anche un educatore alla morte.
Che questa morte possa portare
veramente cambiamenti e che non
ci sia un'altra famiglia a
provare questo enorme dolore.
Vorrei che i ragazzi riflettano
un po’... La sportività è una
cosa bella, la violenza no, la
violenza fa del male, troppo,
troppo e non è un gesto maturo,
essere grandi si dimostra col
rispetto".
Marisa Grasso
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Medaglia d'Oro al Valor Civile (Alla Memoria)
"Con spiccata professionalità, non comune determinazione operativa e consapevole sprezzo del pericolo si prodigava nel fronteggiare e respingere un gruppo di facinorosi tifosi catanesi, rimanendo mortalmente ferito nel corso dei violentissimi scontri. Luminosa testimonianza di elevato senso civico, encomiabile altruismo ed eccezionale spirito di servizio, spinti sino all'estremo sacrificio. 2 Febbraio 2007 - Catania"
Roma, 4 aprile 2007 |
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