Il provvedimento era
stato revocato a giugno dopo la
perizia del Ris.
Omicidio Raciti, il
Riesame ripristina l'ordine di
arresto
Per la morte
dell'ispettore a Catania è
indagato un diciassettenne.
CATANIA - Dietrofront
del Tribunale del riesame per i
minorenni di Catania sul caso
Raciti. È stata infatti
ripristinata l'ordinanza di
custodia cautelare in carcere
nei confronti del diciassettenne
indagato per la morte di Filippo
Raciti. L'ispettore di polizia
era deceduto a causa delle
ferite riportate negli scontri
scoppiati tra gli ultrà dopo il
derby tra Catania e Palermo lo
scorso 2 febbraio. Al
diciassettenne, unico indagato
per l'uccisione dell'agente, era
stata revocato l'ordine di
arresto un mese fa, in seguito
ai dubbi sollevati dalla perizia
del Ris di Parma. Il
provvedimento per il reato di
omicidio era stato firmato dal
Gip Alessandra Chierego, che lo
scorso 4 giugno aveva poi deciso
di ritirarlo. I risultati delle
analisi del Ris, infatti,
avevano sottolineato "seri
elementi di dubbio che
sminuiscono la granicità del
costrutto accusatorio". In
particolare, attraverso i video
registrati durante gli scontri e
la perizia del Ris, era stata
messa in discussione la dinamica
dell'omicidio, avvenuto -
secondo le prime ipotesi -
colpendo l'agente con un lavabo.
La notizia è stata resa nota dal
legale dell'indagato, l'avvocato
Giuseppe Lipera che ha
annunciato "ricorso immediato in
Cassazione". Secondo il
penalista "l'ordinanza non è
esecutiva". Il minorenne,
nonostante la revoca di giugno,
è ancora detenuto per risse e
resistenza aggravata a pubblico
ufficiale. Per questi reati il
dibattimento per il giudizio
immediato è stato fissato per il
5 luglio.
2 luglio 2007
Fonte: Repubblica.it.
© Fotografia:
Agenda.unict.it
Raciti, ripristinato il
carcere per l’ultrà
di Michela Giuffrida
CATANIA - "La gravità e
l’univocità del complesso degli
indizi di colpevolezza non
vengono per nulla scalfiti. La
perizia dei carabinieri dei Ris
è non priva di errori
metodologici". Così il Tribunale
del riesame per i minorenni di
Catania ha ripristinato
l’ordinanza di custodia
cautelare in carcere per il
diciassettenne accusato
dell’omicidio dell’ispettore di
polizia Filippo Raciti, ucciso
negli scontri all’esterno del
Massimino durante il derby
Catania-Palermo. L’ordinanza era
stata revocata esattamente un
mese fa dal Gip Alessandra
Chierego (lo stesso che la aveva
emesso qualche giorno dopo la
morte del poliziotto) sulla base
della perizia del Ris che
sollevava dubbi sull’idoneità ad
uccidere del sottolavello
impugnato dal minorenne durante
gli scontri. La nuova decisione
dei giudici rappresenta
l’ennesimo colpo di scena di una
battaglia giudiziaria che
diventa sempre più dura e che fa
chiedere ora ai legali del
minorenne "il trasferimento del
processo a Messina per
incompatibilità ambientale". I
legali denunciano "un clima
tutt’altro che sereno e
l’accanimento contro ogni logica
sul loro assistito". Nella nuova
sentenza emessa dal tribunale i
giudici danno ragione,
condividendone le motivazioni,
ai colleghi della procura che,
nel presentare appello contro la
decisione del Gip, definiscono
l’accertamento dei ris "poco
rigoroso, incompleto e non privo
di errori metodologici". Non
solo. Per il Riesame la perizia
dei consulenti tecnici d’ufficio
"offre pieno riscontro del
contatto tra il sottolavello e
il giubbotto indossato
dall’ispettore" mentre viene
contestata la valutazione del
Ris sulla "capacità di
sfondamento della cassa
toracica" del lamierino
impugnato dal diciassettenne
perché "la causa del decesso
della vittima non è riferibile a
questo". I giudici ritengono
inoltre "priva di riscontri una
causa di decesso alternativa a
quella dell’emorragia al fegato"
riferendosi in particolare alla
perizia firmata da Carlo Torre,
il superconsulente dei casi
D’Antona e Cogne, e ribadiscono
l’inconsistenza dell’ipotesi
"fuoco amico", peraltro esclusa
anche dal Gip. Il tribunale poi
si sofferma sulla "pericolosità
sociale dell’indagato"
ravvisando "il concreto pericolo
che commetta delitti della
stessa specie" e citando alcuni
tentativi di aggressione ad
altri detenuti che il ragazzo
avrebbe commesso durante la
detenzione, "dimostrazione
dell’aderenza del ragazzo a
valori antisociali". Una
sentenza duramente contestata
dai legali del diciassettenne
che hanno lanciato accuse di
"accanimento dei magistrati" con
l’avvocato Giuseppe Lipera che,
nell’annunciare il ricorso in
Cassazione ha parlato di "un
clima pesante che incide sulla
serenità stessa dei giudici".
"Presenteremo ricorso per
legittima suspicione - ha
specificato l’avvocato - e
chiederemo il trasferimento del
processo a Messina. A Catania
l’ambiente non è sereno e c’è
una evidente incompatibilità
ambientale dei magistrati".
Secondo il penalista c’è "una
sola certezza: la volontà di
tenere in carcere un ragazzo
che, da innocente, è detenuto da
5 mesi. Questa sentenza -
conclude Lipera - non è comunque
immediatamente esecutiva e noi
speriamo che giovedì il ragazzo
possa essere scarcerato".
Dopodomani a Catania, proprio
nel giorno del suo diciottesimo
compleanno, il ragazzo sarà in
aula al processo, con il rito
del giudizio immediato, per
resistenza aggravata a pubblico
ufficiale, il reato per il quale
è rimasto in carcere in quest'
ultimo mese.
3 luglio 2007
Fonte: La Repubblica
Raciti, l’indagato
compie 18 anni oggi prima
udienza
CATANIA - Compie 18 anni
e compare in pubblico per la
prima volta. Antonino Speziale
il ragazzo indagato per la morte
dell’ispettore Filippo Raciti
che proprio oggi apparirà
davanti ai giudici per
l’udienza, con il rito
immediato, per l’unica accusa
per la quale è ancora detenuto e
per la quale è reo confesso:
resistenza aggravata a pubblico
ufficiale. Il suo legale,
l’avvocato Giuseppe Lipera,
annuncia che tutti dovranno
sapere il nome dell’indagato e
vedere il suo volto perché lui
stesso, con una decisione
condivisa dai suoi genitori, ha
chiesto ai giudici di fare
svolgere il processo a porte
aperte. Ha spiegato la sua
decisione ricordando di "essere
diventato un caso mediatico" e
che preferisce che "tutto si
svolga alla luce del sole". Sa
che la sua immagine farà il giro
del mondo ma prevede di "provare
un effetto negativo" soltanto se
i giornali parleranno male di
lui. Una richiesta non condivisa
dal collegio del Tribunale per i
minorenni che l’ha rigettata
spiegando di temere che proprio
l’impatto mediatico potrebbe
avere "probabili effetti
psicologici negativi"
sull’imputato. Il ragazzo è
accusato dell’omicidio
dell’ispettore morto a febbraio
durante gli incidenti durante la
partita di calcio
Catania-Palermo.
5 luglio 2007
Fonte: La Repubblica
La richiesta arrivava
dal procuratore generale
Federico Sorrentino. Per i
giudici della prima Sezione
penale è inammissibile.
Raciti, la Cassazione
respinge il ricorso
Il presunto omicida
resta in carcere
CATANIA - Resta in
carcere il giovane accusato
dell'omicidio dell'ispettore
Filippo Raciti durante il derby
Catania-Palermo dello scorso 2
febbraio. La prima Sezione
penale della Corte di
Cassazione, presieduta da Severo
Chieffi, ha dichiarato
inammissibile il ricorso che
chiedeva l'annullamento
dell'ordinanza di custodia
cautelare in carcere per
Antonino Filippo Speziale. A
chiedere l'annullamento era
stato il sostituto procuratore
generale Federico Sorrentino. Il
provvedimento era stato emesso
dal gip di Catania per i
minorenni, Alessandra Chierego,
il 27 febbraio scorso e
confermato il 19 marzo
successivo dal Tribunale del
riesame per i minorenni. Il
ricorso in Cassazione era stato
fissato per il 13 maggio davanti
alla sesta Sezione penale, che
si era però già espressa su
un'analoga richiesta. Gli
avvocati di Speziale avevano per
questo chiesto il trasferimento
del fascicolo a un'altra
Sezione, la prima, presieduta da
Severo Chieffi, relatore Paolo
Bordovagno. La decisione ha
colto di sorpresa l'avvocato
Giuseppe Lipera, che assiste
Speziale e in mattinata aveva
sottolineato che "il sostituto
procuratore generale ha fatto
sue le nostre richieste". E la
famiglia del presunto omicida
attacca la decisione della
Cassazione. "È una decisione da
Ponzio Pilato: se ne sono lavati
le mani", ha dichiarato Roberto
Speziale, padre di Antonio
Filippo. Speziale sarebbe
rimasto in carcere anche nel
caso la Cassazione avesse
accolto il ricorso. Nei suoi
confronti c'è infatti un mandato
di arresto per resistenza
aggravata a pubblico ufficiale
durante i disordini avvenuti nel
tragico derby Catania-Palermo
del 2 febbraio scorso.
13 luglio 2007
Fonte: Repubblica.it
Il diciottenne è stato
scarcerato perché l'ordine di
arresto per omicidio deve
passare ancora al vaglio della
Cassazione.
Raciti, disposta la
scarcerazione di Speziale
L'ultrà sarà affidato a
una comunità
CATANIA - Esce dal
carcere Antonio Speziale, il
diciottenne indagato per
l'omicidio dell'ispettore di
polizia Filippo Raciti, durante
le violenze dei tifosi il 2
febbraio scorso a Catania.
Speziale non tornerà comunque a
casa: i giudici hanno deciso di
affidarlo a una comunità. Una
decisione che è stata motivata
dai giudici con l'attenuazione
delle esigenze cautelari e non
per le condizioni psico-fisiche
dell'imputato, perché la perizia
disposta dal Tribunale avrebbe
accertato che le condizioni di
Antonino Filippo Speziale erano
compatibili con la detenzione.
Speziale viene scarcerato perché
l'ordine di arresto per omicidio
ripristinato dal Tribunale per
il riesame nei suoi confronti
dopo la revoca disposta dal Gip
non è operativo, dato che deve
ancora passare al vaglio della
Cassazione. Per il Tribunale per
i minorenni il giovane non può
però tornare a casa perché i
genitori "seppure consapevoli di
avere avuto una condotta
educativa a volte incoerente
nell'arco degli anni, avendo
perdonato alcune intemperanza
del figlio", allo stato "non
posseggono la dovuta
autorevolezza educativa".
Secondo quanto si è appreso, la
Procura della Repubblica per i
minorenni non presenterà ricorso
contro il provvedimento
ritenendolo "una buona
soluzione". Oltre che indagato
per l'omicidio Raciti, Speziale
è imputato anche di resistenza e
violenza a pubblico ufficiale
nel processo apertosi il 5
luglio scorso, giorno in cui il
giovane ha compiuto 18 anni. Il
dibattimento riprenderà domani,
ma potrebbe essere subito
rinviato perché sono pendenti
due richieste dei legali dello
studio Lipera: una di
ricusazione dei giudici, che
sarà valutata il prossimo 6
agosto dalla Corte d'appello di
Catania, e una di trasferimento
ad altro distretto giudiziario,
per incompatibilità ambientale,
del procedimento che sarà
valutato dalla Cassazione in
data da destinarsi. Nel
frattempo il padre del ragazzo
ha scritto alla vedova
dell'ispettore Raciti una
lettera aperta in cui esprime il
proprio dolore per la morte del
poliziotto, rilancia la tesi
secondo la qualche a provocare
l'urto fatale sarebbe stata una
manovra errata del Discovery,
difende il figlio ("Non
consegniamo alla storia un
omicida inesistente") e chiede
aiuto: "Voglia lei signora
invitare gli organismi
competenti a far luce su questi
fatti".
23 luglio 2007
Fonte: Repubblica.it
Secondo la difesa a
Catania "non c'è serenità per
celebrare il processo".
Raciti, incompatibilità
ambientale, sospeso il processo
a Speziale
Adesso la decisione
spetta alla Cassazione. Il
giovane è in una comunità.
CATANIA - È stato
sospeso in attesa della
decisione della Cassazione il
processo per resistenza
aggravata a pubblico ufficiale
ad Antonino Filippo Speziale, il
giovane indagato anche per la
morte dell'ispettore Filippo
Raciti. Lo ha deciso il
tribunale per i minorenni di
Catania dopo la richiesta di
legittima suspicione avanzata
dai legali dell'imputato alla
Suprema Corte il 20 luglio
scorso, per spostare il processo
ad altro distretto giudiziario
per incompatibilità ambientale.
Il legale del ragazzo sostiene
che a Catania "non vi sarebbe la
serenità necessaria per
celebrare un giudizio
obiettivo". Quella di oggi
sarebbe stata la terza udienza
del processo per resistenza a
carico di Speziale, che proprio
ieri aveva ottenuto dallo stesso
Tribunale la scarcerazione.
Detenuto dal 6 febbraio scorso,
il giovane non ha fatto comunque
rientro a casa perché i giudici
hanno deciso di assegnarlo a una
comunità.
24 luglio 2007
Fonte: Repubblica.it
La decisione del
tribunale per i minorenni di
Catania. Non c'è più l'esigenza
cautelare. Esulta il legale:
"Era ora".
Caso Raciti, scarcerato
Speziale
Il ragazzo trasferito in
comunità
CATANIA - Antonino
Speziale, il diciottenne
indagato per l'omicidio del
poliziotto Filippo Raciti, è
stato scarcerato e trasferito in
una comunità della provincia di
Catania. Il provvedimento,
disposto il 23 luglio dal
tribunale per i minorenni della
città etnea, ha come motivazione
l'attenuazione delle esigenze
cautelari. Giuseppe Lipera, uno
dei legali che seguono Speziale,
ha commentato così: "È una bella
notizia perché finalmente lascia
il carcere l'unico detenuto per
gli scontri del 2 febbraio
scorso al Massimino. Vogliamo
ringraziare il ministro Clemente
Mastella al quale ci eravamo
rivolti con una lettera aperta
per l'accelerazione che ha
registrato la pratica di
scarcerazione, dopo l'inaudito
ritardo". "Mio figlio ha
lasciato il carcere ? Ma è una
notizia bellissima, grazie,
grazie...". Così Roberto
Speziale alla notizia appresa
telefonicamente della
scarcerazione di suo figlio.
"Sono felice - aggiunge - perché
attendevamo questa notizia con
ansia. Alle 14.30 avevo chiamato
in carcere, a Bicocca, e mi
avevano detto che era ancora
detenuto. Ma è sicuro vero ? Sì,
allora è un momento bellissimo.
Adesso - conclude Roberto
Speziale - parlo con l'avvocato
e lo vado subito a trovare...".
Il diciottenne è stato
accompagnato in una comunità
della provincia di Catania, come
disposto ieri dal Tribunale per
i minorenni che aveva motivato
la scarcerazione con
l'attenuazione delle esigenze
cautelari.
26 luglio 2007
Fonte: Repubblica.it
Lo ha deciso la
Cassazione. Antonino Speziale è
ai domiciliari in una comunità
con l'accusa di resistenza a
pubblico ufficiale.
Omicidio Raciti,
Speziale resta ai domiciliari
il Riesame dovrà fare
una nuova valutazione
ROMA - Non deve tornare
in carcere Antonino Speziale, il
tifoso del Catania accusato
dell'omicidio dell'ispettore di
polizia Filippo Raciti. Il
ragazzo è agli arresti
domiciliari in una comunità ma
per un altro reato: aggressione
aggravata per i disordini dello
stesso giorno allo stadio
Massimino. La prima Sezione
penale della Cassazione ha
quindi accolto il ricorso della
difesa del tifoso e ha annullato
con rinvio l'ordinanza del
Riesame di Catania dello scorso
2 luglio. Adesso il tribunale
dovrà rivalutare le esigenze di
custodia. L'ordine di arresto
per omicidio fu emesso dal gip
Alessandra Chierego il 27
febbraio scorso. E fu lo stesso
giudice per le indagini
preliminari del Tribunale per i
minorenni successivamente a
revocarlo, dopo che i Ris di
Parma, in sede di incidente
probatorio, depositarono una
perizia sulla presunta arma del
delitto, un sottolavello di
lamierino. La Procura per i
minorenni di Catania impugnò la
decisione del gip e il Tribunale
del riesame accolse il ricorso,
ma l'ordinanza ripristinata non
divenne esecutiva in attesa del
ricorso presentato dallo studio
legale Lipera in Cassazione, che
è stato in discussione oggi a
Roma. La Suprema corte, dovrà
riprendere in mano il caso
Speziale il 19 dicembre
prossimo: la settima Sezione
penale dovrà pronunciarsi
sull'istanza, avanzata dalla
difesa, di spostare il
procedimento per resistenza a
pubblico ufficiale attualmente
in corso davanti al Tribunale
per i minorenni di Catania.
Secondo i difensori, infatti,
emergerebbe incompatibilità
ambientale dell'autorità
giudiziaria catanese.
7 dicembre 2007
Fonte: Repubblica.it
Al tifoso indagato per
la morte dell'ispettore di
polizia rispristinato il
domicilio coatto in comunità. La
decisione del Tribunale del
riesame di Catania. Gli avvocati
di fiducia annunciano battaglia.
Morte Raciti, il riesame
ha deciso
Speziale agli arresti
per omicidio
CATANIA - Agli arresti
domiciliari per resistenza
aggravata dopo gli scontri al
Massimino, Antonino Speziale, 18
anni appena compiuti, resterà
richiuso in comunità anche per
omicidio. Così ha deciso il
Tribunale del riesame per i
minori di Catania che ha
ripristinato l'ordine
restrittivo degli arresti
domiciliari al giovane
sospettato della morte
dell'ispettore Filippo Raciti
ucciso con un colpo al ventre
durante le violenze dei tifosi
il 2 febbraio dell'anno scorso a
Catania. La decisione di
ripristinare un provvedimento
cautelare è stata adotta dallo
stesso Tribunale che aveva già
disposto l'arresto di Speziale e
contro il quale è pendente una
richiesta di ricusazione alla
Corte d'appello di Catania.
Contro la decisione, gli
avvocati di fiducia del ragazzo
hanno annunciato battaglia.
25 gennaio 2008
Fonte: Repubblica.it
Era da tempo indagato
per le violenze allo stadio
Massimino nel 2007 in cui rimase
ferito mortalmente l'ispettore
di polizia.
Morte Raciti, secondo
arresto
Ventunenne in manette a
Catania
Incensurato, non fa
parte di gruppi organizzati.
Riconosciuto da una felpa.
Chiuse le indagini, per Speziale
l'accusa è concorso in omicidio.
CATANIA - Nel giorno in
cui la Procura chiude le
indagini, si allunga la lista
degli indagati per l'omicidio
dell'ispettore di polizia
Filippo Raciti, ferito
mortalmente il 2 febbraio del
2007 allo stadio Massimino
durante gli scontri tra gli
ultras del Catania e le forze
dell'ordine. Dopo Antonino
Speziale, indagato per concorso
in omicidio, è stato arrestato
Daniele Micale, un ventunenne
incensurato. Il ragazzo non fa
parte di gruppi organizzati.
Secondo l'accusa Speziale e
Micale, che non si conoscevano,
avrebbero colpito con un
sottolavello l'ispettore Raciti.
A farli incontrare, dicono i
magistrati, "è stato il clima di
violenza". Con l'arresto di oggi
la lista degli indagati è
chiusa. All'identificazione del
ventunenne si è giunti grazie
alle riprese filmate delle
telecamere di vigilanza dello
stadio Massimino. A permetterne
l'identificazione, e a
distinguerlo dal fratello
gemello, è stata una felpa
personalizzata con la scritta
"Meglio diffidato che schiavo
dello Stato" che l'indagato
indossava. Il rapporto
"conflittuale" con le forze
dell'ordine è ribadito anche dal
Gip che nell'ordinanza parla di
"violenza gratuita", della
diffusione dell’idea "che le
forze di polizia siano nemici da
abbattere comunque", e che "lo
Stato è da disprezzare, e possa
essere anche quindi ucciso". Gli
investigatori hanno rivelato che
agli atti dell'inchiesta c'è
anche un'intercettazione
ambientale compiuta nel giugno
del 2007 in cui Micale si
vanterebbe con un altro ultrà di
avere preso a calci e sputato
contro l'auto della polizia che
lo portava in questura per
essere interrogato e per avere
urinato, per sfregio, nei
corridoi della squadra mobile.
"La notizia del nuovo arresto a
un anno di distanza dell'altro
significa che sul caso si
continua a lavorare, ma tutto
questo non mi ridarà mio marito"
commenta Marisa Grasso, vedova
di Filippo Raciti.
1 aprile 2008
Fonte: Repubblica.it
Era da tempo indagato
per le violenze allo stadio
Massimino nel 2007 in cui rimase
ferito mortalmente l'ispettore
di polizia.
Morte Raciti, secondo
arresto
È un ragazzo maggiorenne
Incensurato, non fa
parte di gruppi organizzati. Per
il tragico derby condannato
Antonino Speziale, all'epoca
minorenne.
CATANIA - C'è un secondo
arresto per la morte di Filippo
Raciti, l'ispettore di polizia
ferito mortalmente un anno fa,
il 2 febbraio del 2007, allo
stadio Angelo Massimino durante
gli scontri tra gli ultras del
Catania e le forze dell'ordine,
che impedivano loro il contatto
con i tifosi del Palermo. È un
tifoso maggiorenne, che era
indagato, del quale non sono
state rese note le generalità. È
incensurato e non fa parte di
gruppi organizzati. La Procura
distrettuale aveva chiesto per
lui al Gip un'ordinanza di
custodia cautelare in carcere,
che è stata ieri emessa e la
notte scorsa eseguita dalla
squadra mobile della Questura.
Per quel tragico derby è
indagato anche Antonino
Speziale, minorenne all'epoca
dei fatti, che oggi ha 19 anni.
Speziale è stato già condannato
a 2 anni e sei mesi di
reclusione per resistenza
aggravata a pubblico ufficiale
per gli scontri al Massimino: la
sua posizione nell'inchiesta per
omicidio è ancora aperta.
Secondo l'accusa sarebbero stati
loro due a colpire con un
sottolavello in alluminio
l'ispettore Raciti all'ingresso
della Curva Nord dello stadio,
procurandogli la lesione al
fegato che ne avrebbe poi
causato la morte alcune ore dopo
per un'emorragia interna.
1 aprile 2008
Fonte: Repubblica.it
Ha aiutato Speziale ad
uccidere il poliziotto
di Michela Giuffrida
CATANIA - Ad incastrarlo
è stata una felpa nera con la
scritta "Meglio diffidato che
servo dello Stato". La stessa
felpa che Daniele Micale, 21
anni, incensurato, indossava il
2 febbraio dell’anno scorso
durante gli scontri del derby
Catania-Palermo che costarono la
vita all’ispettore di polizia
Filippo Raciti. C’era anche
Micale, che però non ha mai
fatto parte del tifo
organizzato, quella sera tra gli
ultrà che si scagliarono contro
la polizia. Allo stadio si era
fatto accompagnare da suo
fratello gemello e, proprio
grazie alla felpa nera, i
magistrati sono riusciti a
distinguerlo da lui. Era il
ragazzo con quella felpa ad
impugnare nella parte anteriore
il sottolavello in lamiera che
colpì Raciti al torace. Lui,
Micale, stava davanti, Antonino
Speziale, il diciottenne che
nell’inchiesta per l’omicidio è
entrato immediatamente e che già
è stato condannato a due anni e
sei mesi di reclusione per
resistenza aggravata a pubblico
ufficiale, gli stava dietro,
dandogli una mano perché la
lastra "era pesante". Per mesi,
centinaia di volte, magistrati,
poliziotti, esperti della
scientifica, hanno visionato le
immagini girate dalle telecamere
installate tra la recinzione
dello stadio e l’esterno, dove
avvenne lo scontro con Raciti.
Non solo. A sostegno
dell’accusa, che ha sempre
concluso che il sottolavello fu
lanciato "a mo’ d’ariete" contro
Raciti, è stata realizzata dalla
polizia scientifica di Roma una
ricostruzione tridimensionale
dell’accaduto che, per il gip
Rosalba Recupido che ha firmato
il nuovo ordine di arresto,
rende "inevitabile" il contatto
tra il lamierino e l’ispettore
Raciti. Un contatto che invece,
per la difesa, è sempre stato
solo una "supposizione". Già da
tempo Micale era indagato
nell’inchiesta per l’omicidio e
l’anno scorso si era
riconosciuto nelle immagini
ammettendo di "essersi limitato
ad appoggiare la mano sul
sottolavello tenuto da un
altro". L’inchiesta ora può
considerarsi conclusa: per il
procuratore aggiunto Renato
Papa, "non ci sono altri
indagati". Ad Antonino Speziale
la procura per i Minorenni ha
notificato anche la modifica del
capo d’accusa da omicidio in
concorso in omicidio aggravato.
Diciassette e 21 anni. Tanto
avevano Speziale e Micale il 2
febbraio dell’anno scorso. "Non
si conoscevano, a farli
incontrare è stato il clima di
violenza allo stadio, frutto
della convinzione che lo Stato
sia da disprezzare e i
poliziotti un nemico da
abbattere". Parole durissime
quelle degli investigatori che
hanno rivelato il contenuto di
una intercettazione ambientale
compiuta a giugno, quando Micale
era già entrato nell’indagine.
Il ragazzo, parlando con un
amico, si vanta di aver sputato
sull’auto della polizia che lo
portava in questura e di aver
poi urinato, per sfregio, nei
corridoi della squadra mobile.
"È un arresto che non attenua il
mio dolore - commenta Marisa
Grasso, vedova Raciti - Che
giustizia ci può essere quando
ti hanno sottratto la cosa più
importante della tua vita:
l’uomo che ami e il padre dei
tuoi figli ?".
2 aprile 2008
Fonte: La Repubblica
© Fotografie:
Lasicilia.it -
Ilfattoquotidiano.it
Annullata la decisione
del Tribunale per i minori di
Catania. I legali: "Non è fedele
alla descrizione fatta
dall'agente prima di morire".
Raciti, stop a sentenza
per Speziale
Cassazione annulla
provvedimento
Il ragazzo deve comunque
scontare una condanna per
resistenza.
CATANIA - Antonino
Speziale non doveva essere
arrestato per l'omicidio di
Filippo Raciti. Il commissario
di polizia fu ucciso nel
febbraio 2007 in seguito agli
incidenti avvenuti all'esterno
dello stadio di Catania. Lo ha
deciso la quinta Sezione penale
della Cassazione. Gli ermellini
hanno annullato senza rinvio la
decisione del Tribunale per i
minorenni di Catania che, lo
scorso 24 gennaio, aveva
disposto l'affidamento in
comunità per Speziale
relativamente all'omicidio di
Raciti. Antonino Speziale,
comunque, nonostante la
decisione di oggi della
Cassazione resta in comunità
perché deve scontare una
precedente condanna superiore ai
2 anni per resistenza a pubblico
ufficiale. Una storia infinita,
fatta di ricorsi e di decisioni
prese e poi annullate. L'ordine
di arresto per omicidio fu
emesso dal gip per il tribunale
per i minorenni di Catania
Alessandra Chierego il 27
febbraio 2007. E fu lo stesso
giudice per le indagini
preliminari a revocarlo, il 28
maggio, dopo che il Ris di
Parma, in sede di incidente
probatorio, depositò una perizia
sulla presunta arma del delitto,
un sottolavello di lamiera. La
procura per i minorenni di
Catania impugnò la decisione del
gip e il tribunale del riesame,
il 30 giugno del 2007, accolse
il ricorso, ma l'ordinanza fu
annullata con rinvio il 7
dicembre scorso dalla prima
Sezione penale della Cassazione
che dispose un nuovo giudizio
davanti a un Tribunale del
riesame per i minorenni che il
25 gennaio 2008 ha ripristinato
nuovamente l'ordine di arresto
di Speziale per omicidio. I
legali dell'indagato hanno
presentato nuovamente ricorso in
Cassazione e oggi è giunta la
decisione della quinta Sezione
della Suprema corte che ha
annullato l'ordinanza di
custodia cautelare. Nel ricorso
gli avvocati Giuseppe Lipera e
Grazia Coco avevano sottolineato
che "i giudici non hanno
risposto alle indicazioni della
Cassazione, che aveva annullato
con rinvio una loro analoga
decisione" e contestavano "la
presunta identificazione di
Speziale, che non corrisponde
alle indicazioni fornite da
Raciti prima di morire" e la
"mancata opportuna valutazione
della perizia dei carabinieri
del Ris". Sulla morte
dell'ispettore Filippo Raciti
sono state aperte due inchieste
a Catania: una dalla procura per
i minorenni, nella quale è
indagato Antonino Speziale, la
cui fase delle indagini
preliminari si è conclusa, e
l'altra dalla procura
distrettuale, nell'ambito della
quale il 1 aprile scorso è stato
arrestato Daniele Micale, di 21
anni. I due, che sostengono di
non conoscersi, secondo
l'accusa, avrebbe impugnato e
lanciato contro l'ispettore
Raciti un sottolavello di
lamiera che avrebbe procurato al
poliziotto una lesione che si è
poi rivelata mortale al fegato.
29 aprile 2008
Fonte: Repubblica.it
Omicidio Raciti,
Speziale non doveva essere
arrestato
ROMA - Antonino Speziale
non doveva essere arrestato per
l’omicidio del commissario di
polizia, Filippo Raciti,
avvenuto lo scorso febbraio in
seguito agli incidenti avvenuti
all’esterno dello stadio di
Catania. Lo ha deciso la quinta
Sezione penale della Cassazione
che ha annullato senza rinvio la
decisione del Tribunale per i
minorenni di Catania che, lo
scorso 24 gennaio, aveva
disposto l’affidamento in
comunità per Speziale
relativamente all’omicidio di
Raciti. Antonino Speziale,
comunque, nonostante la
decisione di ieri della
Cassazione resta in comunità
perché deve scontare una
precedente condanna superiore ai
2 anni per resistenza a pubblico
ufficiale. Sulla morte di Raciti
è aperta un’altra inchiesta
nell’ambito della quale il primo
aprile scorso è stato arrestato
Daniele Micale, di 21 anni.
30 aprile 2008
Fonte: La Repubblica
Il 21enne tifoso del
Catania dovrà comparire davanti
alla corte D'Assise il 19
settembre. È accusato di aver
ucciso l'ispettore di polizia
assieme ad Antonino Speziale.
Raciti, rinvio a
giudizio per Micale
L'accusa è concorso in
omicidio.
CATANIA - C'è un primo
imputato per l'omicidio di
Filippo Raciti, l'ispettore di
polizia ucciso il 2 febbraio del
2007 durante i disordini del
derby Catania-Palermo. È Daniele
Micale, che è stato rinviato a
giudizio per concorso in
omicidio dal Gip etneo Santino
Mirabella. Secondo l'accusa il
giovane, assieme ad Antonino
Speziale, avrebbe lanciato il
sottolavello che uccise
l'ispettore Raciti. Il
ventunenne tifoso del Catania
dovrà comparire il 19 settembre
prossimo davanti la Prima corte
d'assise di Catania. Il Gip,
accogliendo la richiesta dei
difensori dell'imputato, gli
avvocati Mimmo Cannavò ed
Eugenio De Luca, ha anche
fissato per il 1 luglio prossimo
l'udienza per la costituzione
del fascicolo del processo. Per
l'altro indagato, Antonino
Speziale, è stata fissata per il
prossimo 7 luglio l'udienza
preliminare per la sua richiesta
di rinvio a giudizio. Un atto
che il suo legale, l'avvocato
Giuseppe Lipera, ha contestato
chiedendone la nullità
richiamando l'applicazione della
legge Pecorella che prevede che
il pm disponga l'archiviazione
del fascicolo, se non sono
sopravvenuti fatti nuovi, nei
confronti di un indagato per il
quale la Cassazione ha annullato
senza rinvio l'ordine di
arresto. Micale attenderà lo
svolgimento del processo in
stato di libertà, mentre
Speziale è detenuto in un centro
di recupero dove sta scontando
una condanna a 2 anni e 6 mesi
di reclusione per resistenza
aggravata a pubblico ufficiale.
27 giugno 2008
Fonte: Repubblica.it
Omicidio colposo per la
morte dell'agente di polizia. La
prima udienza del processo si
terrà il prossimo 30 settembre.
Catania, per l'uccisione
di Raciti Speziale rinviato a
giudizio
CATANIA - Sarà
processato per concorso in
omicidio Antonino Speziale, il
giovane accusato di aver ucciso
il 2 febbraio del 2007
l'ispettore di polizia Filippo
Raciti durante gli scontri del
derby Catania-Palermo. Lo ha
deciso il Gup del tribunale per
i minorenni etneo Francesco
Monaco, accogliendo la richiesta
del Pm Angelo Busacca.
L'imputato sarà giudicato dal
tribunale per i minorenni perché
all'epoca dei fatti non era
ancora maggiorenne. La prima
udienza del processo si terrà il
prossimo 30 settembre. Giuseppe
Lipera, avvocato di Speziale, ha
contestato la richiesta di
archiviazione delle accuse
avanzata dai legali in base alla
legge Pecorella e ha disposto
l'udienza preliminare che ha poi
portato al rinvio a giudizio di
Speziale. "Evidentemente abbiamo
scherzato per un anno - ha
commentato il legale al termine
dell'udienza - prima la
cassazione lo ha scarcerato per
mancanza di indizi e ora
dobbiamo affrontare un processo
con la certezza, data dagli
atti, che Antonino è innocente".
Speziale è attualmente detenuto
in un centro di recupero dove
sta scontando la condanna a due
anni e sei mesi di reclusione
che gli è stata inflitta per
resistenza aggravata a pubblico
ufficiale, sempre in relazione
agli scontri del Massimino.
Contro questa sentenza è stato
presentato ricorso e la prima
udienza del processo si
celebrerà venerdì prossimo
davanti la Corte d'appello per i
minorenni di Catania. Per la
morte dell'ispettore Raciti è
stato rinviato a giudizio dal
Gip distrettuale anche un altro
ragazzo, Danilo Micale, già
maggiorenne all'epoca dei fatti,
che sarà giudicato il prossimo
19 settembre davanti alla prima
Corte d'assise.
8 luglio 2008
Fonte: Repubblica.it
Remissione in libertà
per decorso termini di custodia
cautelare.
Caso Raciti, Speziale
torna libero
Ma niente stadio per
cinque anni
Il diciottenne indagato
per l'omicidio dell'ispettore di
polizia era ai domiciliari.
CATANIA - Antonino
Speziale torna libero. Il
diciottenne indagato per
l'omicidio dell'ispettore di
polizia Filippo Raciti, avvenuto
durante le violenze dei tifosi
fuori dallo stadio "Massimino"
il 2 febbraio del 2007, è stato
rimesso in libertà dalla Corte
di Appello per i minori di
Catania. La Corte ha disposto la
rimessione per decorrenza dei
termini di custodia cautelare.
Ad annunciare la cosa è stato
uno dei difensori di Speziale,
l'avvocato Giuseppe Lipera, che
ha spiegato che il provvedimento
diventerà efficace a partire
dalla mezzanotte di oggi. Gli
avvocati Lipera e Grazia Coco
hanno anche precisato che
l'ordinanza della Corte "non era
stata sollecitata dalla difesa,
che non aveva presentato alcuna
istanza". Il giovane, dopo aver
trascorso quasi un anno in una
comunità per minori di San
Giovanni La Punta, nei pressi di
Catania, dov'era autorizzato a
recarsi ogni giorno per lavorare
come meccanico, attualmente si
trovava agli arresti
domiciliari. Speziale è stato
già processato e condannato per
il reato di resistenza a
pubblico ufficiale, mentre per
quello di omicidio è stato
rinviato a giudizio e il
processo non è ancora
cominciato. Con Speziale sarà
processato in concorso anche un
altro giovane, Daniele Micale,
arrestato un anno dopo i fatti.
I due sono accusati di aver
lanciato il sottolavello che,
secondo l'accusa, avrebbe
colpito l'ispettore Raciti e
causato lesioni mortali.
Speziale, comunque, non potrà
tornare nello stadio Angelo
Massimino: per lui è stato
attivato un Daspo di cinque
anni. Quando il Catania giocherà
in casa dovrà firmare in un
commissariato di polizia un
apposito registro, prima,
durante e dopo la partita.
5 agosto 2008
Fonte: Repubblica.it
Speziale: "Raciti resta un
eroe ma non sono stato io ad
ucciderlo"
Parla il ragazzo
accusato di aver ucciso
l'ispettore durante il derby
Catania-Palermo. "Di quel giorno
ricordo poco, ho lanciato il
sottolavello ma non c'era
nessuno".
CATANIA - "L'ispettore
Filippo Raciti era e resta un
eroe ed è morto per servire lo
Stato. Ma non sono stato io a
ucciderlo". Antonino Speziale,
il 19enne accusato della morte
dell'ispettore di polizia
Filippo Raciti durante gli
scontri avvenuti fuori dallo
stadio Massimino di Catania il 2
febbraio del 2007, è libero e
parla. Speziale, il cui processo
inizierà il 30 settembre
prossimo, ha alle spalle la
detenzione in carcere e 18 mesi
in una comunità per il reato di
resistenza a pubblico ufficiale.
Con al fianco i legali e il
padre ripercorre così la sua
vicenda: "Del 2 febbraio
dell'anno scorso ho ricordi
molto labili, quello che è
successo non lo ricordavo
completamente, poi mi sono visto
nel filmato. È vero, ho preso il
sottolavello ma l'ho gettato in
aria per togliermelo dalle mani
e quando l'ho lanciato non
c'erano esponenti delle forze
dell'ordine". Quel sottolavello
con cui sarebbe stato ucciso
l'ispettore Raciti. Tesi
contestata, però, dal Ris di
Parma che ha espresso "pesanti
dubbi" sulla presunta arma che
avrebbe ucciso il poliziotto.
"Sono cresciuto molto e in tutti
questi mesi non ho mai avuto
momenti di abbattimento e di
sconforto. Il mio è stato un
percorso di inserimento e di
rieducazione" continua Speziale.
Che ha avuto anche parole per la
vedova Raciti, la signora Marisa
Grasso: "Mi dispiace tanto per
la sua sofferenza e per suo
marito". Speziale, per le
violenze del derby, è stato
diffidato per cinque anni.
Quando il Catania scenderà in
campo dovrà andare in Questura a
firmare. "L'amore per il Catania
resta sempre anche se non potrò
più andare allo stadio -
conclude Speziale - Dopo questa
esperienza dico che allo stadio
bisogna andare per godersi
esclusivamente la partita".
6 agosto 2008
Fonte: Repubblica.it
Raciti, la richiesta
dell'accusa
"Condannate Speziale a
15 anni"
Secondo i pm avrebbe
lanciato un lavello contro
l'ispettore uccidendolo. "Sono
tranquillo, non sono stato io".
La moglie dell'ispettore:
"Voglio giustizia".
ROMA - I pm Angelo
Busacca e Silvia Vassallo hanno
chiesto la condanna a 15 anni di
reclusione per Antonino
Speziale, accusato di omicidio
preterintenzionale per
l'uccisione di Filippo Raciti,
l'ispettore di polizia morto il
2 febbraio 2007 a Catania
durante gli scontri tra ultrà e
polizia nel corso del derby
Catania-Palermo. Il processo si
svolge davanti al tribunale dei
minorenni perché l'imputato
all'epoca dei fatti aveva ancora
17 anni. Secondo la
ricostruzione dell'accusa,
Speziale avrebbe partecipato al
lancio contro la polizia di un
sottolavello metallico,
sradicato poco prima dai bagni
dello stadio. La Procura
sostiene che ciò avrebbe
provocato all'ispettore Raciti
lesioni interne tali da
determinare l'emorragia mortale.
Una tesi che, però, non ha
convinto i carabinieri del Ris
che l'hanno giudicata non
possibile, rilanciando l'ipotesi
di un impatto mortale di Raciti
con la jeep Discovery della
polizia. I pm, invece, hanno
parlato di "qualità, precisione
e completezza" degli indizi a
carico di Speziale e hanno
evidenziato "una idonea capacità
offensiva del sottolavello",
ricostruendo anche in video il
"buco" nelle immagini riprese
dalle telecamere a circuito
chiuso dello stadio, spazio di
tempo nel quale secondo l'accusa
"non può essere successo
null'altro" che l'impatto del
metallo sul corpo dell'agente,
colpito mentre tentava di
chiudere il cancello dello
stadio. Dunque, per i pubblici
ministeri, il comportamento di
Speziale è riconducibile alla
fattispecie di reato
dell'omicidio
preterintenzionale, perché le
conseguenze del suo gesto non
erano volute. "Sono tranquillo,
aspetto la fine del processo, io
non ho commesso alcun omicidio",
commenta Speziale. "Non ci sarà
una pena che potrà far tornare
mio marito. Voglio giustizia e
oggi i pm hanno ricostruito bene
quello che è successo", dice
Marisa Grasso, la vedova
dell'ispettore. Domani in corte
d'assise è in programma la
requisitoria nei confronti
dell'altro imputato, il 21enne
Daniele Micale.
8 febbraio 2010
Fonte: Repubblica.it
© Fotografia:
Ilsitodisicilia.it
Delitto Raciti, chiesti
15 anni
"Speziale non voleva
uccidere"
di Michela Giuffrida
CATANIA - Il colpo di
scena arriva dopo tre ore e
mezza di requisitoria nell’aula
bunker di Bicocca dove il
tribunale per i minorenni
giudica Antonino Speziale, il
ventenne accusato dell’omicidio
dell’ispettore di polizia
Filippo Raciti in occasione del
derby Catania-Palermo del 2
febbraio 2007: 15 anni di
reclusione per omicidio
preterintenzionale. E nella
"rimodulazione" dell’accusa sta
la sorpresa. Nel loro lungo atto
d’accusa i pm Angelo Busacca e
Silvia Vassallo sostengono
infatti che Speziale, che era
stato rinviato a giudizio per
omicidio volontario, spinse il
sottolavello d’acciaio che
avrebbe provocato a Raciti
l’emorragia al fegato, non con
l’intenzione di colpirlo ma solo
per farsi largo verso l’uscita
dello stadio, sbarrata da un
imponente schieramento di agenti
di polizia. Le conseguenze del
gesto insomma non sarebbero
state volute nonostante il
giovane, che all’epoca dei fatti
aveva 17 anni e che per questo
viene giudicato dal Tribunale
per i minorenni, sia di "indole
violenta" e possa definirsi "non
un semplice tifoso ma un ultras
di tifoseria organizzata". Nella
ricostruzione dei pm non trova
posto, se non per escluderla
definitivamente avvalendosi di
filmati, perizie e
testimonianze, la tesi del
"fuoco amico" da sempre invece
portata avanti dal difensore di
Speziale, Giuseppe Lipera. Il
legale sostiene che l’ispettore
Raciti sarebbe morto per le
lesioni riportate dopo l’impatto
con una Jeep della polizia. Tesi
che per i sostituti Busacca e
Vassallo sarebbe smentita dalle
tracce di acciaio e di residuo
murario sugli abiti
dell’ispettore e dalla
intercettazione di un dialogo
tra un altro indagato e Speziale
nella quale quest' ultimo
avrebbe fatto un cenno del capo
per indicare di avere colpito il
poliziotto. Per i genitori di
Raciti e la vedova: "È stato
ricostruito fedelmente quello
che è accaduto", mentre Speziale
ha continuato a protestarsi
innocente. Oggi, in Corte
d’assise, si terrà la
requisitoria dell’accusa nel
processo a carico dell’altro
imputato per l’omicidio Raciti,
Daniele Micale, di 21 anni.
9 febbraio 2010
Fonte: La Repubblica
Omicidio Raciti 14 anni
a Speziale
Condannato da Tribunale
per i minorenni di Catania, dopo
quasi otto ore di camera di
consiglio, il giovane ritenuto
responsabile della morte
dell'ispettore di polizia dopo i
fatti di Catania-Palermo del
febbraio 2007.
CATANIA - Quattordici
anni di reclusione per Antonino
Speziale, ritenuto responsabile
della morte dell'ispettore capo
di polizia Filippo Raciti,
caduto in servizio durante gli
scontri tra i tifosi e le forze
dell'ordine, fuori dallo stadio
"Massimino" dove si giocava il
derby di calcio tra il Catania e
il Palermo il 2 febbraio del
2007. Dopo quasi otto ore di
camera di consiglio, il
Tribunale per i minorenni di
Catania, presieduto da Nino
Minneci, ha emesso la sentenza
in presenza dell'imputato
nell'aula bunker di Bicocca alla
lettura della sentenza, poco
dopo le 19:30. I giudici hanno
inflitto a Speziale anche 5 anni
di interdizione dai pubblici
uffici. I pubblici ministeri
Angelo Busacca e Silvia
Vassallo, dopo aver derubricato
il capo di imputazione da
omicidio volontario a omicidio
preterintenzionale, avevano
chiesto la condanna di Speziale
a 15 anni. Alla lettura della
sentenza hanno assistito anche
la vedova di Raciti, Marisa
Grasso, e i genitori del
poliziotto. Speziale nel luglio
del 2008 era stato già
condannato in secondo grado e
con sentenza poi passata in
giudicato e interamente
scontata, a due anni di
reclusione per resistenza a
pubblico ufficiale. Il reato gli
era stato contestato per la sua
partecipazione ai tafferugli.
Per questo capo di imputazione
Speziale era reo confesso. Il
processo per omicidio si era
aperto il 30 settembre del 2008
ed è durato per 22 udienze. Una
trentina i testimoni citati, tra
quelli dell'accusa e quelli
della difesa.
9 febbraio 2010
Fonte: Repubblica.it
Colpevole per l’omicidio
Raciti
Speziale condannato a 14
anni
di Michela Giuffrida
Quattordici anni di
reclusione e cinque anni di
interdizione dai pubblici
uffici. È la condanna inflitta
dal Tribunale per i minorenni di
Catania ad Antonino Speziale per
l’omicidio dell’ispettore di
polizia Filippo Raciti durante
gli scontri del derby
Catania-Palermo allo stadio
Massimino. La sentenza è
arrivata ieri sera, nell’aula
bunker di Bicocca, dopo oltre
sette ore di camera di
consiglio, 22 udienze ed a 3
anni e una settimana dalla morte
di Raciti, avvenuta il 2
febbraio 2007. La pena inflitta
dal Tribunale si è discostata di
poco dalla richiesta dei
pubblici ministeri, Angelo
Busacca e Silvia Vassallo, che
avevano sollecitato per Speziale
una condanna a 15 anni per
omicidio preterintenzionale
rimodulando la precedente accusa
di omicidio volontario. E questo
perché, per i pm, Speziale
avrebbe impugnato il
sottolavello metallico sradicato
poco prima dai bagni dello
stadio non con l’intenzione di
uccidere Raciti ma nel tentativo
di usarlo come ariete per farsi
largo nel cordone di polizia che
sbarrava l’ingresso della curva
nord, ma sarebbe stato comunque
il giovane a provocare la morte
dell’ispettore. Speziale,
impassibile, ha assistito alla
lettura della sentenza. "Sono
tranquillissimo - ha detto
subito dopo - perché sono
innocente. Io so che non ho
fatto niente, e resto sereno
anche se mi aspettavo di essere
condannato". Nessun commento
dalla vedova dell’ispettore,
Marisa Grasso che subito dopo la
sentenza ha abbracciato il suo
legale e poi si è allontanata
dall’aula. "Le sentenze non si
commentano - hanno detto
laconicamente i pm Busacca e
Vassallo - se non si è d’accordo
si fa ricorso. Ma è innegabile
che siamo soddisfatti". Chi
invece ha subito annunciato
appello è l’avvocato di
Speziale, Giuseppe Lipera. "È
una sentenza ingiusta, che non
sta né in cielo né in terra, e
lo dico senza avere ancora letto
le motivazioni. In Italia siamo
abituati alla giustizia per
approssimazione, e allora faremo
certamente appello". Nel
processo sono state ricostruite
minuziosamente, con l’ausilio di
filmati, ma anche con le
simulazioni del Ris e con quelle
effettuate dai diversi periti,
le drammatiche fasi che
portarono alla morte
dell’ispettore. Scene di
guerriglia urbana, con la
reazione degli ultrà davanti al
cordone di forze dell’ordine,
che sono state esaminate secondo
per secondo alla moviola. Ed è
stato proprio uno dei filmati,
ripreso dalle telecamere a
circuito chiuso, ad incastrare
Antonino Speziale che, in un
procedimento a parte, è già
stato condannato a due anni di
reclusione per resistenza a
pubblico ufficiale. A supportare
l’ipotesi che a provocare la
ferita mortale a Raciti sarebbe
stato proprio il sottolavello è
stata invece una perizia che ha
riscontrato tracce di acciaio e
di residuo murario sugli abiti
dell’ispettore. Il verdetto del
Tribunale non ha dato così
credito alla tesi del "fuoco
amico", sostenuta dalla difesa,
per la quale Raciti sarebbe
morto per lesioni riportate dopo
l’impatto con una jeep della
polizia che lo urtò facendo
retromarcia durante i tentativi
di disperdere i gruppi di ultrà.
Ieri mattina, nel processo che
si celebra in Corte d’Assise
contro Daniele Micale, 21 anni,
l’altro giovane accusato
dell’omicidio Raciti, l'accusa
ne ha chiesto la condanna a 11
anni di reclusione. Il processo
riprenderà il 9 marzo.
10 febbraio 2010
Fonte: La Repubblica
La sentenza della Corte
d'Assise di Catania sul 23enne.
Con Speziale partecipò agli
scontri del 2007 in cui morì
l'agente di polizia.
Morte Raciti, condannato
Micale
11 anni per omicidio
preterintenzionale
La vedova: "Giustizia è
fatta. È una notizia che i miei
figli attendono da tre anni".
CATANIA - Condannato a
11 anni di reclusione. Questo
l'esito della camera di
consiglio della Corte di Assise
di Catania, chiamata a decidere
stamattina su Daniele Natale
Micale, 23 anni, il ragazzo
accusato di omicidio
preterintenzionale in relazione
alla morte di Filippo Raciti,
l'ispettore di polizia che ha
perso la vita durante gli
scontri fuori dallo stadio
Massimino di Catania il 2
febbraio del 2007. La Corte ha
accolto integralmente la
richiesta del pm Andrea Bonomo.
L'altro indagato per la morte di
Raciti, Antonio Speziale,
minorenne all'epoca dei fatti (e
per questo giudicato dal
Tribunale dei minori), è stato
processato separatamente e
condannato, il 9 febbraio
scorso, a 14 anni di reclusione
per omicidio preterintenzionale.
La Corte ha inoltre condannato
Micale al pagamento di 25 mila
euro ciascuno alla presidenza
del Consiglio dei ministri e al
ministero dell'Interno per danni
non patrimoniali. I giudici
hanno anche disposto il
pagamento esecutivo di una
provvisionale di 75 mila euro
ciascuno per la vedova e i due
figli dell'ispettore Raciti e di
50 mila euro per il ministero
dell'Interno. "Giustizia è fatta
- ha commentato Marisa Grasso,
la vedova di Raciti - ora potrò
dire ai miei due figli che gli
assassini del loro padre sono
stati condannati: è una notizia
che attendono da tre anni". "Mio
marito indietro non torna - ha
aggiunto - ma questa sentenza è
una risposta di giustizia che
porto a casa ai miei figli, che
hanno perso il padre: è morto
mentre lavorava per difendere la
giustizia e Catania". Rosaria
Palermo, la madre di Micale,
alla lettura della sentenza è
scoppiata in lacrime: "Gli hanno
distrutto la vita condannandolo
senza prove. La chiedo io
giustizia e i danni per mio
figlio e suoi fratelli. Ci
stanno facendo morire... Ho
atteso tre anni in silenzio ma
adesso lo devo dire: non ho più
fiducia nella magistratura. Ma
Dio vede e provvede... Mio
figlio in carcere non ci andrà,
ci andrò io al suo posto: lui si
deve godere la vita. La sua
colpa è stata di trovarsi al
momento sbagliato al posto
sbagliato, ma può capitare a
ciascuno di noi. Capisco che
soddisfatti della sentenza
possono essere, con tutto il
rispetto per loro, i familiari
dell'ispettore che possono dire
di avere trovato i colpevoli -
ha proseguito - ma dove sono le
prove ? Io voglio le prove. Ma
quante cavolate abbiamo
sentito...". Accanto a lei la
sorella di Micale, che tra le
lacrime continuava a ripetere:
"Hanno condannato un innocente
mentre i veri colpevoli sono
ancora fuori".
22 marzo 2010
Fonte: Repubblica.it
Omicidio Raciti, ora i
colpevoli sono due
Condannato a undici anni
Daniele Micale
di Michela Giuffrida
CATANIA - Quando il
presidente ha pronunciato la
sentenza di condanna ha
abbracciato la mamma, che è
scoppiata a piangere. Lui no, è
rimasto in silenzio, un silenzio
che non ha spezzato neppure
quando la Corte ha lasciato
l’aula. Da ieri, per l’omicidio
dell’ispettore di polizia
Filippo Raciti, ucciso il 2
febbraio del 2007 durante gli
scontri a margine dell’incontro
Catania-Palermo, i colpevoli
sono due. La prima Corte
d’assise di Catania ha
condannato a 11 anni di carcere
Daniele Micale, 23 anni,
accusato di omicidio
preterintenzionale, accogliendo
in pieno la richiesta
dell’accusa. Il mese scorso, in
un altro procedimento, il
Tribunale per i minorenni aveva
condannato a 14 anni di
reclusione Antonino Speziale, 21
anni, all’epoca dei fatti non
ancora maggiorenne. Come
Speziale anche Daniele Micale
rimane in libertà in attesa del
ricorso annunciato già ieri
pomeriggio dai suoi legali. Sua
madre, Rosaria Palermo, dopo la
sentenza ha gridato tutta la sua
rabbia. "Daniele in carcere non
ci andrà, piuttosto ci vado
io... Gli hanno distrutto la
vita, lo hanno condannato senza
prove. Dove sono le prove ? Io
voglio le prove. Sono io che
chiedo giustizia - ha detto la
donna rivolgendosi alla vedova
Raciti - ma non ho più fiducia
nella magistratura, ci stanno
facendo morire...". "Giustizia è
fatta - ha fatto loro eco la
vedova Raciti - e dopo tre anni
ora potrò dire ai miei due figli
che gli assassini del loro padre
sono stati condannati". La Corte
ha condannato Micale anche al
pagamento di 50mila euro per
danni non patrimoniali da
versare alla presidenza del
Consiglio dei ministri e al
ministero dell’Interno oltre al
pagamento di una provvisionale
di 75 mila euro ciascuno per la
vedova e i due figli
dell’ispettore Raciti e di 50
mila euro per il ministero.
Micale era stato arrestato il 1
aprile del 2008 e scarcerato due
mesi dopo. A lui gli inquirenti
erano arrivati grazie alla felpa
nera che indossava il giorno del
derby con la scritta "Meglio
diffidato che servo dello
Stato".
23 marzo 2010
Fonte: La Repubblica
Caso Raciti, condannato
un altro giovane
La moglie
dell’ispettore: giustizia è
fatta
CATANIA - "Mio marito
indietro non torna, ma almeno
giustizia è stata fatta", ha
esclamato la vedova
dell’ispettore Filippo Raciti
morto nel 2007 per le ferite
riportate negli scontri con i
tifosi durante il derby col
Palermo. Poco prima, infatti, la
Corte d’assise di Catania aveva
condannato Daniele Natale
Micale, 23 anni, a 11 anni di
reclusione per l’omicidio
preterintenzionale
dell’ispettore, accogliendo la
richiesta del pm. Per lo stesso
reato a febbraio era stato
condannato dal Tribunale per i
minorenni a 14 anni Antonio
Speziale. Questa sentenza è una
risposta di giustizia - ha
aggiunto la vedova, Marisa
Grasso - la porto ai miei figli
che hanno perso il padre, morto
mentre lavorava per difendere
proprio la giustizia e Catania".
"La chiedo io giustizia", ha
ribattuto la madre di Natale,
Rosaria Palermo, "Gli hanno
distrutto la vita condannandolo
senza prove. Chiedo io giustizia
e i danni. La sola colpa di
Daniele è stata di trovarsi al
momento sbagliato al posto
sbagliato, ma può capitare a
ciascuno di noi".
23 marzo 2010
Fonte: La Repubblica
Ridotta a otto anni la
condanna a Speziale
I Giudici della corte
d'Appello di Catania, hanno
condannato a otto anni di
carcere, Antonino Speziale, uno
dei due imputati, l'altro è
Daniele Michele, per la morte
dell'ispettore di polizia
Filippo Raciti, nel corso del
derby Catania - Palermo del 2
febbraio 2007. Una pena ridotta
rispetto alle richieste del
sostituto procuratore generale
Mariella Ledda che aveva chiesto
11 anni di reclusione. In primo
grado i giudici avevano inflitto
una pena di 14 anni a Speziale
accusato di aver lanciato un
sottolavello contro l'agente di
polizia. Soddisfatta la vedova
dell'ispettore, Marisa Grasso:
"Questa è una sentenza educativa
per chi ha commesso il reato e
per chi ancora continua a
pensare che gli atti di violenza
restino impuniti". Intanto, il
legale del giovane, Giuseppe
Lipera, ha annunciato il ricorso
in Cassazione.
22 dicembre 2011
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Ansa.it
Omicidio Raciti, la
Cassazione conferma le condanne
agli ultras
La sentenza è ora
definitiva per Antonino Speziale
e Daniele Micale, i tifosi
accusati della morte
dell'ispettore di polizia
avvenuta il 2 febbraio 2007 per
i postumi delle ferite nel corso
degli scontri durante la partita
di calcio Catania-Palermo allo
stadio Massimino.
Otto e undici anni per
omicidio preterintenzionale. La
Cassazione ha confermato in via
definitiva le condanne per i due
ultras accusati della morte
dell’ispettore capo di polizia
Filippo Raciti avvenuta il 2
febbraio 2007 per i postumi
delle ferite nel corso degli
scontri durante la partita di
calcio Catania-Palermo allo
stadio Massimino. Otto anni
dunque per Antonino Speziale e
undici per Daniele Micale, che
in appello aveva ricevuto una
condanna a dieci anni per
omicidio preterintenzionale più
un anno per resistenza a
pubblico ufficiale. Adesso la
decisione spetta alla
Cassazione. Il giovane è in una
comunità. Dopo cinque ore di
camera di consiglio, oltre a
respingere i ricorsi delle
difese, la Quinta Sezione
penale, presieduta da Gaetanino
Zecca, ha disposto anche una
refusione delle spese per la
parte civile di circa 4.200 euro
per la Presidenza del consiglio
dei ministri e per il ministero
dell’Interno e quasi 9.000 euro
per la famiglia Raciti. Il pg
Giuseppe Volpe aveva chiesto
alla Suprema corte di confermare
la sentenza della Corte
d’Appello Sezione minorenni di
Catania del 21 dicembre 2011.
L’accusa chiedeva anche di
confermare gli 11 anni di
reclusione inflitti all’altro
ultras del Catania Daniele
Micale. Volpe ha definito i
motivi del ricorso presentati
dalle difese "manifestamente
infondati" o incentrati "su
ricostruzioni differenti dei
fatti". In aula era presente
anche la vedova dell’ispettore.
Speziale
era stato accusato dell’omicidio
preterintenzionale di Raciti per
aver scagliato un lavello contro
l’ispettore e in primo grado,
allora minorenne, era stato
condannato a 14 anni dalla
Sezione dei minori del tribunale
di Catania. In appello, la corte
aveva ridotto la condanna a otto
anni, proprio perché all’epoca
l’imputato non era maggiorenne.
Micale, invece, era stato
condannato ad una pena maggiore
per la maggiore età.
14 novembre 2012
Fonte:
Ilfattoquotidiano.it
Raciti 10 anni dopo: la
verità sulla sua morte è ancora
un caso
di Simone Nastasi
Come è morto l’Ispettore
di Polizia Filippo Raciti ? L’ha
veramente ucciso Antonino
Speziale così come stabilito nel
processo ? Dieci anni dopo la
morte dell’Ispettore (avvenuta
nel corso degli incidenti
scoppiati prima del derby
siciliano Catania-Palermo del 2
febbraio 2007) sono ancora in
parecchi coloro che continuano a
porsi domande su quei tragici
fatti accaduti a margine di quel
maledetto derby. Che il destino
ha voluto scolpire per sempre
nella storia della città di
Catania. Legando quel drammatico
epilogo alla circostanza del
tutto causale di essere avvenuto
proprio nel giorno in cui si
festeggiava il santo patrono
cittadino: Sant’Agata. E oggi, a
distanza di dieci anni, da quei
drammatici fatti i dubbi
restano. Nonostante una verità
giudiziaria ci sia stata e abbia
stabilito che a uccidere Filippo
Raciti sia stato un giovane che
allora aveva appena 17 anni:
Antonino Speziale. E lo abbia
fatto, anche se oltre le sue
intenzioni (Speziale è stato
infatti condannato per omicidio
preterintenzionale) utilizzando
un sottolavello "a mo’ di
ariete", per colpire l’Ispettore
al corpo, provocandogli lo
spappolamento del fegato.
Aiutato da un altro giovane che
di anni ne aveva 23: Filippo
Micale. Speziale e Micale per la
morte di Filippo Raciti sono
stati condannati rispettivamente
a 9 e 11 anni di reclusione. E
già questa potrebbe essere una
prima interessante anomalia:
perché a quello che sarebbe
stato l’esecutore materiale, è
stata inflitta una pena più
bassa rispetto a colui che lo
avrebbe aiutato ? Un’anomalia
che tuttavia non sarebbe rimasta
l’unica, in una vicenda durata
oltre 5 anni: dal febbraio 2007,
da quando sono iniziate le
indagini, al novembre 2012, cioè
quando è stata pronunciata la
sentenza definitiva della Corte
di Cassazione. Ma evidentemente,
non sono bastati i 5 anni di
processo per fugare anche il
minimo ragionevole dubbio. Se è
vero, come è vero, che ancora
non sembra, essere stata
trovata, una risposta definitiva
alla domanda: la verità
giudiziaria e quella storica
possono coincidere ? La ragione
di questi dubbi è presto
spiegata e va tutta ricercata
all’interno della vicenda
giudiziaria. Nella quale si sono
ripetuti fatti i quali, anziché
fugarli, i dubbi, li hanno
alimentati. A partire dalle
dichiarazioni di Salvatore
Lazzaro, un collega di Raciti
che la sera del 2 febbraio,
prestava servizio insieme
all’Ispettore presso lo stadio
Massimino. E due giorni dopo la
morte dell’Ispettore, ascoltato
in Questura come persona
informata sui fatti dichiarerà
di essersi messo alla guida di
un fuoristrada della Polizia
(modello Discovery), nel corso
degli incidenti scoppiati fuori
lo stadio Massimino; di aver
fatto una retromarcia; aver
sentito "una botta" e aver visto
l’Ispettore (posizionato alla
sinistra della vettura)
"portarsi le mani alla testa";
per poi essere soccorso ed
essere portato in ospedale. Dai
referti medici si è poi saputo
che Raciti sarebbe morto due ore
più tardi (poco dopo le 22)
essere arrivato in Ospedale. Può
esserci un nesso tra il fatto
raccontato da Lazzaro e la morte
dell’ispettore ? È quello che
per esempio, ha sempre sostenuto
il difensore di Speziale,
l’avvocato Giuseppe Lipera. Il
quale, al contrario della
Procura, si è sempre detto
convinto che l’ispettore sia
rimasto vittima di un caso di
"fuoco amico": investito proprio
dal fuoristrada guidato da
Lazzaro. D’altronde, che possa
non esserci un nesso tra le tesi
della Procura (che vuole Raciti
ucciso da un sottolavello) e la
realtà dei fatti, lo hanno
stabilito anche gli stessi
investigatori. In particolare i
carabinieri dei RIS di Parma i
quali, nella perizia richiesta
dal GIP Alessandra Chierego,
dopo aver riprodotto in
laboratorio e per diverse volte
la dinamica del trauma,
arriveranno a pronunciarsi "con
maggiore probabilità" per
"l’inidoneità" del sottolavello
come l’arma del delitto. A tal
punto di portare il GIP stesso,
che aveva richiesto la perizia,
a scarcerare immediatamente
Antonino Speziale, già accusato
di essere l’omicida volontario
di Filippo Raciti. Se dunque non
è stato con il sottolavello,
come sarebbe morto Filippo
Raciti ? Le stesse domande se le
porranno anche quei giudici di
Cassazione che per due volte,
nella fase delle indagini
preliminari, annulleranno
l’ordinanza di custodia
cautelare e la seconda volta
"senza rinvio". Stabilendo in
sostanza, che gli elementi
raccolti dalla Procura per
sostenere l’accusa di omicidio
volontario nei confronti di
Antonino Speziale, non sarebbero
stati sufficienti per affrontare
un processo. D’altronde, come
raccontano gli atti processuali,
non esiste una-prova-una che
stabilisca oltre ogni
ragionevole dubbio che Antonino
Speziale sia stato in effetti
l’assassino di Filippo Raciti: a
parte le dichiarazioni di
Speziale stesso che ha ammesso
di aver partecipato agli scontri
(negando tuttavia di aver ucciso
l’ispettore) non c’è una
testimonianza, né un fotografia
in grado di dimostrare con
esattezza che sia stato proprio
il diciassettenne tifoso del
Catania ad uccidere il povero
Ispettore. Tuttavia la Procura
riuscirà comunque ad ottenere il
processo, grazie ad un lecito
escamotage di natura
processuale: la derubricazione
del reato che da omicidio
volontario passerà a
preterintenzionale. Tra le
proteste vane dei difensori
degli imputati che invece
avrebbero voluto l’archiviazione
ai sensi dell’allora vigente
legge Pecorella. Ma anche nel
corso del processo non
mancheranno i colpi di scena:
come la parziale ritrattazione
in aula dell’autista del
Discovery Salvatore Lazzaro, il
quale di fronte ai magistrati
non ripeterà la stessa versione
fornita davanti ai suoi
colleghi. Piuttosto dirà che
Raciti non si trovava alla "sua
sinistra" (dunque nel raggio di
azione del Discovery) ma
"dolorante a dieci metri di
distanza". Aggiungendo di non
aver sentito "una botta" ma "un
boato" e lasciando dunque
intendere che questa sarebbe
stata la causa della morte
dell’ispettore. La parziale
"retromarcia" di Lazzaro in
aula, come la controperizia
eseguita dalla Scientifica di
Roma (che contesterà la
precedente dei RIS di Parma ma
più nel metodo che nel merito)
basteranno a convincere i
giudici che aveva ragione la
Procura: l’assassino di Raciti è
lui, Antonino Speziale. E va
condannato insieme al suo
aiutante, Daniele Micale. Ma non
basteranno a convincere coloro i
quali a distanza di 10 anni
continuano a chiedere la verità.
2 febbraio 2017
Fonte: Iogiocopulito.it
Omicidio Raciti, vedova
ispettore su semilibertà
a
Micale: "È legge, ma mi sento
sconfitta"
di Mimmo Trovato
La reazione di Marisa
Grasso alla concessione del
provvedimento ad uno dei due
ultrà condannati per la morte
del marito ispettore avvenuta
nel 2007, in piazza Spedini a
Catania, durante gli scontri per
il derby Catania-Palermo.
"Avverto il dolore della
sconfitta, ma è la legge. Appena
ho saputo ho sentito come un
peso, una rinnovata amarezza e
ingiustizia. Accetto la norma,
ma non è giusto, il mio calvario
continua: chi è condannato deve
scontare tutta la pena". Così,
all’Ansa, Marisa Grasso, vedova
dell’ispettore Filippo Raciti,
sulla concessione della
semilibertà a Daniele Natale
Micale, uno dei due ultrà
condannati per la morte del
poliziotto, da parte del
Tribunale di sorveglianza di
Catania. Il provvedimento emesso
poco prima di Natale, non è
impugnabile perché sono
trascorsi i termini. Daniele
Natale Micale è stato condannato
a 11 anni di reclusione per
l’omicidio preterintenzionale
dell’ispettore Raciti, morto il
2 febbraio 2007, per le ferite
riportate negli scontri allo
stadio Massimino durante il
derby col Palermo. Otto anni
sono stati inflitti allora
minorenne Antonino Speziale. Il
provvedimento ha accolto la
richiesta dei difensori di
Micale, gli avvocati Eugenio De
Luca e Matteo Bonaccorsi. Il
30enne esce di carcere al
mattino per andare a lavorare in
un supermercato e rientra la
sera, trascorrendo la notte in
prigione. I giudici hanno
deciso, si legge nell’ordinanza,
nell’ottica "del graduale
reinserimento sociale" e hanno
ritenuto sussistere i
presupposti per la concessione
del beneficio: Micale, scrivono,
"ha scontato oltre la metà della
pena, fruisce regolarmente di
permessi premi e da alcuni mesi
è ammesso al lavoro esterno e ha
svolto anche volontariato". Non
ha carichi pendenti e "le neutre
informazioni di Ps fanno
ritenere che non sussistano
attuali collegamenti con la
criminalità organizzata". Tutto
secondo legge, riconosce Marisa
Grasso, ma questo "non attenua
il dolore e il senso di
ingiustizia" che la vedova
dell’ispettore prova. "Sono
entrata in un’aula di giustizia
- spiega - cercando giustizia.
Sono uscita da un incubo con una
verità, una sentenza. Era
importante: per me, la mia
famiglia e per tutti i
poliziotti che rischiano la
vita, come ha fatto mio marito.
Sono orgogliosa di lui e della
sua divisa, ma oggi sento
amarezza e non giustizia".
L’hanno chiamata decine di
colleghi di suo marito che
"amareggiati e delusi, hanno
voluto condividere la loro
amarezza" con lei. "Adesso - si
interroga - come farò a dire a
mio figlio che può incontrare
per strada uno delle due persone
condannate per la morte di suo
padre, che è in permesso, invece
di stare in carcere ? Capirà che
è la legge ? Ma è giusta questa
legge ? Io - ribadisce - mi
sento sconfitta". Uno stato
d’animo condiviso da Silp Cgil:
"Siamo stupiti e rammaricati -
dice il segretario Daniele
Tissone - e le norme contro i
violenti negli stadi, più volte
promesse, non sono mai state
approvate dal Parlamento.
Speriamo lo faccia il prossimo
per Filippo e per le donne e
uomini in divisa che ogni
settimana garantiscono la
sicurezza alle manifestazioni
sportive". "Chi ha ucciso un
servitore dello Stato, padre di
famiglia, merita forse un premio
? È solo una vergogna", afferma
Gianni Tonelli, segretario
generale del Sap: "così
legittimano condotte
anti-polizia e l’odio, sempre
più imperante, nei confronti
delle forze dell’ordine. Il
Coisp "assiste attonito e
indignato" all’ordinanza: "la
semilibertà a Micale fa
rabbrividire". Nessun
provvedimento di riduzione pena
è previsto per Antonino
Speziale: il "fine pena" è il
prossimo novembre, ma Speziale è
stato condannato a un altro anno
di reclusione per avere
assistito a un allenamento del
Catania nonostante ancora
sottoposto a Daspo e nel carcere
di Favignana è stato trovato in
possesso di un telefonino.
Adesso è detenuto a Palermo,
nell’istituto penitenziario di
Pagliarelli.
13 gennaio 2018
Fonte: Lasicilia.it
Omicidio Raciti,
semilibertà a ultrà condannato
di Luca Romano
Concessa la semilibertà
a Daniele Natale Micale, 30
anni, uno dei due ultrà del
Catania condannati per la morte
dell’ispettore della polizia
Filippo Raciti. Condannato a 11
anni, ha già scontato oltre metà
della pena.
Uno dei due ultrà
condannati per la morte
dell'ispettore di polizia
Filippo Raciti, durante il derby
tra Catania e Palermo, ha
ottenuto la semilibertà. Si
tratta di Daniele Natale Micale,
30 anni, condannato a undici
anni di carcere per omicidio
preterintenzionale. Insieme
all'allora minorenne Antonino
Speziale nel novembre del 2012
Micale era stato condannato
definitivamente per la morte di
Raciti. Ha già scontato oltre
metà della condanna in carcere a
Catania, ed ha un residuo pena
di meno di 4 anni. Micale esce
di carcere al mattino per andare
a lavorare e rientra la sera,
trascorrendo la notte in
prigione. Il Tribunale ha
ritenuto di concedere la
semilibertà nell'ottica "del
graduale reinserimento sociale"
al fine di consentire a Micale
di "svolgere attività lavorativa
come dipendente" di un
supermercato. Resta ancora in
carcere, invece Antonino
Speziale, condannato a 8 anni
per lo stesso reato, all'epoca
dei fatti minorenne. Nato a
Catania nel 1967, Raciti era
entrato in Polizia nel 1986.
Viveva ad Acireale con la moglie
Marisa Grasso e i figli Fabiana
e Alessio. Il 2 febbraio 2007,
circa due ore circa dopo la fine
dell'acceso derby tra Catania e
Palermo, subì un fortissimo
colpo contundente che gli causò
un trauma epatico mortale.
13 gennaio 2018
Fonte: Ilgiornale.it
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Negato al detenuto
Speziale il permesso per
andare a trovare il nonno
malato
Il tribunale di
sorveglianza ha rigettato la
richiesta del giovane ultrà
del Catania condannato per
l'omicidio dell'ispettore
Filippo Raciti.
CALTANISSETTA - Non
potrà andare a trovare il
nonno malato per un ultimo
saluto Antonino Speziale il
30enne, minorenne ai tempi
dei fatti contestati,
condannato a otto anni di
reclusione - per l’omicidio
preterintenzionale
dell’ispettore capo della
polizia Filippo Raciti,
morto il 2 febbraio del 2007
per le ferite riportate
negli scontri con ultras
etnei durante il derby
Catania-Palermo. Speziale,
che un anno fa è stato
trasferito al carcere
Malaspina di Caltanissetta,
ha chiesto il permesso
attraverso i suoi avvocati
Massimiliano Bellini e
Giuseppe Lipera ma il
tribunale di sorveglianza lo
ha rigettato. Se da una
parte i legali hanno fatto
notare la condotta
"regolarissima" di Speziale
durante tutto il periodo di
detenzione, dall’altra, per
il tribunale non vi sono i
presupposti per il permesso,
considerato che non sussiste
un immediato pericolo di
vita del familiare.
17 dicembre 2019
Fonte: Lasicilia.it
Cassazione: legale,
scarcerare Speziale
"È innocente, non
può pentirsi di un reato che
non ha commesso"
(ANSA) - CATANIA, 28
FEB - Antonino Speziale,
condannato a otto anni di
reclusione per l'omicidio
preterintenzionale
dell'ispettore capo di
polizia Filippo Raciti,
ferito mortalmente il 2
febbraio del 2007 allo
stadio Massimino durante il
derby Catania-Palermo, "non
può realizzare alcun
ravvedimento" perché "ha
manifestato sempre la sua
innocenza" e quindi "non può
pentirsi di un reato che non
ha commesso". Lo afferma il
suo legale, l'avvocato
Giuseppe Lipera, nel ricorso
presentato in Cassazione
contro la decisione del
Tribunale di sorveglianza di
Caltanissetta di non
concedere una misura
alternativa a Speziale che è
detenuto dal 14 novembre del
2012, con un fine pena
previsto per il 29 aprile
2021. L'ultras del Catania,
all'epoca dei fatti
minorenne, compirà 31 anni a
luglio. L'udienza si terrà
il prossimo 12 marzo.
28 febbraio 2020
Fonte: Ansa.it
Coronavirus,
omicidio Raciti: difesa
Speziale chiede domiciliari
Trasferire dal
carcere ai domiciliari
Antonio Speziale, anche alla
luce dell'emergenza
coronavirus. È quanto chiede
il difensore dell'ex ultrà
del Catania, che sta
scontando nel carcere di
Caltanissetta la condanna
definitiva a otto anni di
reclusione per l'omicidio
dell'ispettore di polizia
Filippo Raciti, colpito da
un lavabo divelto dai bagni
dello stadio dove si
svolgeva il derby siciliano
durante gli scontri avvenuti
il 2 febbraio 2007. A
Speziale, assistito dagli
avvocati Giuseppe Lipera e
Massimiliano Bellini,
restano da scontare 9 mesi e
il suo difensore chiede al
magistrato di sorveglianza
di Caltanissetta di
considerare anche la buona
condotta del ragazzo,
dimostrata dal beneficio
concessogli della
"liberazione anticipata" di
45 giorni. Ma fra le ragioni
da tenere in considerazione,
il difensore cita anche la
"situazione disastrosa che
la nostra nazione vive a
causa dell'emergenza
sanitaria ed economica
dovuta alla pandemia
mondiale determinata dalla
diffusione del virus mortale
"Covid-19". Per questo "è di
tutta evidenza come
l'ultimazione della pena
all'interno del carcere
costituisca senz'altro un
ostacolo insormontabile al
potenziale e reale
reinserimento di Speziale
nella società" conclude il
difensore. "Confidiamo che
alla luce di quest’emergenza
la nostra istanza venga
accolta - dice all’Adnkronos
all’avvocato Lipera -
applicando il principio di
equità".
18 marzo 2020
Fonte: Adnkronos.com
Chiesti i domiciliari per
l'omicida di Raciti, i
sindacati: "Schiaffo alla
polizia"
di Cristina Verdi
I legali di Antonino
Speziale, l'ultras del
Catania condannato per
l'omicidio dell'ispettore di
polizia Filippo Raciti,
hanno chiesto il
trasferimento ai domiciliari
per l'emergenza coronavirus.
L'ira degli agenti: "È
schiaffo alla Polizia".
"Legittima ma
inaccettabile". Con queste
due parole il segretario
generale del sindacato di
polizia Coisp, Domenico
Pianese, commenta la
richiesta di trasferimento
ai domiciliari di Antonino
Speziale, l’ultras del
Catania che il 2 febbraio
del 2007 uccise l’ispettore
capo Filippo Raciti durante
gli scontri esplosi alla
fine del derby siciliano.
"La richiesta di terminare
la pena ai domiciliari
secondo le nuove norme è
legittima, ma del tutto
inaccettabile secondo il
buonsenso", mette le mani
avanti il sindacalista
all’indomani della proposta
avanzata dai legali di
Speziale, Giuseppe Lipera e
Massimiliano Bellini. Al
31enne condannato in
Cassazione nel 2012 ad otto
anni di reclusione per
l’omicidio di Raciti,
mancano da scontare nove
mesi. Per questo gli
avvocati hanno fatto istanza
al magistrato di
sorveglianza a Caltanissetta
per poter trasferire l’ex
ultras etneo nella propria
abitazione. Alla base della
richiesta non ci sono
soltanto la buona condotta
del detenuto, che gli ha
consentito di beneficiare
della liberazione anticipata
di un mese e mezzo, ma anche
l’emergenza coronavirus. In
questo momento, spiegano i
legali di Speziale, il
nostro Paese sta vivendo una
"situazione disastrosa a
causa dell'emergenza
sanitaria ed economica
dovuta alla pandemia
mondiale determinata dalla
diffusione del virus mortale
"Covid-19". Per questo
motivo, per gli avvocati,
sarebbe "di tutta evidenza"
che "l'ultimazione della
pena all'interno del carcere
costituisca senz'altro un
ostacolo insormontabile al
potenziale e reale
reinserimento di Speziale
nella società". Intervistato
dall’Adnkronos l’avvocato
Giuseppe Lipera si è detto
fiducioso che l’istanza
venga "accolta applicando il
principio di equità", anche
e soprattutto "alla luce di
quest'emergenza". Da oltre
sette anni Speziale sta
scontando la sua condanna
nel carcere di
Caltanissetta. Minorenne
all’epoca dei fatti,
l’ultras del Catania è stato
giudicato colpevole
dell’omicidio dell’ispettore
di polizia quarantenne,
Filippo Raciti. Secondo i
periti sarebbe stato lui a
colpire l'agente con un
lavandino divelto dai bagni
dello stadio durante i
tafferugli tra tifosi
scatenatisi alla conclusione
della partita
Catania-Palermo. "Lo Stato
ha il dovere di tutelare chi
ha sacrificato la propria
vita per la difesa
dell’ordine pubblico e della
sicurezza della
collettività: dire sì ai
domiciliari per Speziale
sarebbe uno schiaffo alla
memoria di Filippo Raciti,
ai suoi familiari, a tutti
gli agenti delle Forze
dell’Ordine", ha tuonato il
segretario generale del
Coisp. La richiesta di
trasferire Speziale ai
domiciliari e affidarlo al
servizio sociale era stata
presentata anche lo scorso
anno e rigettata dal
tribunale di sorveglianza di
Palermo. I giudici l’avevano
ritenuta inammissibile. Il
termine della pena per il
31enne catanese è previsto
per aprile 2021.
18 marzo 2020
Fonte: Ilgiornale.it
Catania, Speziale
chiede di poter abbracciare
il nonno
in fin di vita: "Si
invoca umanità e
misericordia"
CATANIA - L’avvocato
difensore di Antonio
Speziale, Giuseppe Lipera,
ha richiesto al magistrato
di Sorveglianza di
Caltanissetta di voler
concedere al suo assistito
un permesso al fine di
recarsi nell’abitazione
dell’anziano nonno, Filippo
Lombardo, residente a
Catania. "Nel corso degli
ultimi mesi, purtroppo, le
sue condizioni di salute
sono repentinamente
deteriorate, obbligandolo a
sottoporsi a continui esami
e ricoveri per patologie di
natura cardiaca - scrive
l’avvocato -
Malauguratamente, il quadro
clinico di Lombardo si è
aggravato ulteriormente e
oggi si presenta in stato
terminale". Prosegue Lipera
nella richiesta presentata
al giudice: "Si teme
fortemente che il signor
Lombardo possa spirare da un
momento all’altro". "Al fine
di consentire a Speziale di
poter rivedere e abbracciare
il nonno almeno un’ultima
volta dopo più di 7 anni -
chiede - che venga concesso
a Speziale un permesso per
recarsi a Catania
nell’abitazione di Lombardo,
con le cautele che il
magistrato adito riterrà più
adeguate", conclude.
6 aprile 2020
Fonte: Newsicilia.it
Omicidio Raciti:
dopo morte del nonno,
Speziale chiede i
domiciliari
Antonino Speziale -
condannato a otto anni di
reclusione, con sentenza
definitiva, per l’omicidio
preterintenzionale
dell’ispettore capo della
polizia Filippo Raciti,
morto il 2 febbraio 2007
durante gli scontri con gli
ultrà etnei durante il derby
di calcio Catania-Palermo -
ha subito la perdita del
nonno materno di 88 anni. Lo
rende noto l’avvocato
Giuseppe Lipera che aveva
presentato un’istanza al
giudice di sorveglianza di
Caltanissetta chiedendo che
al suo assistito, che sta
scontando una condanna
definitiva per l’omicidio
preterintenzionale
dell’ispettore capo di
polizia Filippo Raciti,
fosse concesso un permesso
per andare a trovare il
familiare "allo stato
termina. Il penalista,
secondo quanto riporta
"Skytg24", scrive così al
magistrato di sorveglianza:
"Ho da poco avuto notizia
dai familiari di Speziale
che suo nonno è deceduto.
Qualsiasi concessione
sarebbe sfortunatamente
oltremodo tardiva nonché
futile". L’avvocato Lipera
chiede la "misura
alternativa degli arresti
domiciliari" per Antonino
Speziale per "il profondo
lutto" subito e per
"consentirgli di piangere il
proprio nonno ed elaborarne
la perdita con il supporto
della propria famiglia".
6 aprile 2020
Fonte:
Ilovepalermocalcio.com
Speziale resta
in carcere, il
magistrato rigetta la
richiesta della difesa
CATANIA -
Antonino Speziale,
condannato in via
definitiva per
l’omicidio del
poliziotto Filippo
Raciti, resta in
carcere. Il magistrato
ha rigettato la
richiesta effettuata dal
difensore Giuseppe
Lipera di attenuazione
della pena agli arresti
domiciliari. Speziale,
quindi, dovrà scontare
il resto della pena,
equivalente a 7 mesi, in
carcere. La buona
condotta tenuta dal
carcerato e l’emergenza
Coronavirus non sono
bastati a convincere il
giudice. La difesa,
però, insiste con quanto
richiesto fino a questo
momento, tenuto in
considerazione il fatto
che, sempre secondo
l’avvocato difensore,
"Speziale non è un
soggetto pericoloso". Il
giovane, che si trova
recluso nel carcere di
Caltanissetta da ormai
quasi 8 anni, è stato
accusato di essere
l’unico responsabile
dell’omicidio
dell’agente Raciti,
ucciso durante i volenti
scontri avvenuti a
seguito dell’incontro
Catania - Palermo, nel
2007.
15 aprile 2020
Fonte:
Newsicilia.it
© Fotografia:
Palermo.repubblica.it
Delitto
Raciti: nuova
richiesta di
scarcerazione
per Speziale
L’avvocato di
Antonino
Speziale, ultras
del Catania
condannato per
l’omicidio del
poliziotto
Filippo Raciti,
ha richiesto la
scarcerazione
del suo
assistito,
l’udienza si
terrà il 5
giugno. Secondo
quanto riporta
"Lasicilia.it",
il Tribunale di
sorveglianza di
Caltanissetta ha
fissato per il
prossimo 5
giugno, in
videoconferenza
su piattaforma
social,
l’udienza sulla
richiesta
dell’avvocato
Giuseppe Lipera
di scarcerare,
con
l’affidamento in
prova o gli
arresti
domiciliari, il
proprio
assistito
Antonino
Speziale che sta
espiando dal 14
novembre 2012
otto anni di
reclusione e per
il quale il fine
pena, per questa
sentenza, è
previsto per il
dicembre di
quest’anno.
Speziale è stato
condannato per
l’omicidio
preterintenzionale
dell’ispettore
capo della
polizia Filippo
Raciti, morto il
2 febbraio 2007
negli scontri
tra forze
dell’ordine e
ultrà
rossazzurri
durante il derby
di calcio
Catania-Palermo
allo stadio
Massimino. Il
legale, nella
richiesta,
sostiene che
Speziale in
carcere ha
tenuto una
condotta
regolarissima,
dimostrandosi
pronto per un
concreto
percorso di
reinserimento
sociale e non è
soggetto
socialmente
pericoloso. Il
legale
sottolinea che
Speziale
beneficerà di
ulteriori 45
giorni di
liberazione
anticipata
perché, scrive
nella richiesta,
sta tenendo
un’ottima
condotta, per
cui il fine pena
sarà
presumibilmente
a cavallo tra
settembre e
ottobre di
quest’anno. Il
penalista fa
riferimento
anche alla
situazione che
si è creata a
causa della
pandemia di
Coronavirus.
26
maggio 2020
Fonte:
Ilovepalermocalcio.com
A POCHI
MESI DALLA
SCARCERAZIONE
"Mio
figlio colpevole
senza prove", il
grido del padre
di Antonino
Speziale
di
Pietro Minardi
Ad oltre
quattordici anni
dall’inizio
dalla morte di
Filippo Raciti,
il caso di
Antonino
Speziale
continua a far
discutere. Era
il 2 febbraio
2007 quando,
nella notte del
derby
Catania-Palermo
di Serie A,
perse la vita
l’ispettore di
polizia. Un
tragico lutto
che sconvolse il
mondo del
calcio, tanto da
portare allo
stop dei
campionati e
all’approvazione
del cosiddetto
decreto Amato
sugli stadi.
Dopo sei anni
scanditi da
indagini e
processi, il 14
dicembre 2012 la
Corte di
Cassazione ha
confermato la
precedente
sentenza della
Corte d’Appello,
condannando in
via definitiva
Antonino
Speziale ad otto
anni di
reclusione per
omicidio
preterintenzionale.
Una decisione
che ha lasciato
strascichi:
tante le
inchieste
giornalistiche
che, in questi
anni, hanno
cercato di
ricostruire
quella notte
allo stadio
Angelo
Massimino. Fra
queste, la più
famosa è "La
Pista Blu",
condotta
dall’Espresso
per indagare a
fondo su quanto
successo. A
pochi mesi dalla
scarcerazione,
abbiamo sentito
il padre del
tifoso del
Catania, Roberto
Speziale, che ci
ha rilasciato le
sue
dichiarazioni su
quanto accaduto
in questi anni.
Intanto, il
Tribunale di
sorveglianza di
Caltanissetta ha
fissato per il
prossimo 5
giugno l’udienza
sulla richiesta
di scarcerazione
presentata dal
legale di
Antonino
Speziale,
l’avvocato
Giuseppe Lipera.
L’INTERVISTA -
Iniziamo dalla
fine, signor
Speziale, lei
come ha preso il
fatto che la
Procura di
Caltanissetta
abbia respinto
la richiesta di
domiciliari per
Antonino, vista
l’emergenza
covid-19, mentre
è stata concessa
anche ad alcuni
boss a seguito
del dl
scarcerazioni ?
"La
realtà è questa,
purtroppo su
Antonino
Speziale ci sono
stati dei
pregiudizi. Non
gli è stato
concesso nulla.
Nessuno si è
assunto la
responsabilità
di decidere, per
paura che poi
qualcuno potesse
dire "per colpa
tua è uscito" o
"per colpa tua
non è uscito…".
Mio figlio è un
caso a parte e
chi ne parla fa
finta di non
capire. Non si
vuole la verità.
Guardi, un sacco
di persone che
incontro in giro
mi dicono tutti
la stessa cosa,
"Antonino
Speziale è
innocente".
Intanto non gli
è stato concesso
nulla, sta
soffrendo".
Antonino
quando dovrebbe
uscire dal
carcere ?
"Dovrebbe uscire
entro fine anno,
intorno al mese
di dicembre. Ha
già scontato la
condanna per
l’omicidio, è
ancora in
carcere per la
vicenda del
DASPO".
In 5
anni fra
indagini e
processo ci sono
stati tanti
punti
controversi…
"Leggendo le
carte, a mio
avviso, la
conclusione
doveva essere
che mio figlio è
innocente. Però
si è fatto
undici anni di
carcere. Il
processo è stato
avviato dopo due
anni di indagini
e di ricerche
condotte in modo
a mio avviso
discutibile".
A cosa
si riferisce ?
"Per
esempio
all’autopsia
sull’ispettore
Raciti. Non si
può fare
un’autopsia
senza toccare il
morto. Io,
quotidianamente,
andavo in
tribunale e
seguivo ogni
fase del
processo.
Siccome mio
figlio era
minorenne, io lo
accompagnavo
sempre: sono
dovuto andare al
Ris di Parma,
sono dovuto
andare al
processo di
Bicocca.
Non ho
visto serenità
durante il
processo. Non
esiste un
colpevole senza
prove, e invece
mio figlio è
colpevole senza
prove. Questa è
la verità".
Ci sono
altri
particolari
della vicenda
processuale che
non l’hanno
convinta ?
"Certo.
I testimoni chi
sono ? Non c’è
nessuno. Nessuno
ha detto che ha
visto qualcuno o
qualcosa,
nessuno. E i
poliziotti del
Discovery dicono
che non hanno
lasciato solo un
attimo
l’ispettore
Filippo Raciti.
Cioè, le prove
dove sono ?".
Il suo
punto di vista
di genitore è
comprensibile…
"Ovunque
la gente mi dice
"mi dispiace per
suo figlio". Ma
la giustizia, la
verità non
esiste. Nessuno
si interroga su
come mai la
situazione di
mio figlio si è
evoluta così.
Non interessa a
nessuno. E io
sono solo a
combattere
contro i mulini
a vento".
C’è
stato anche chi
le ha
manifestato la
propria
solidarietà,
come per esempio
il mondo delle
curve…
"Sì, da
tutte le parti
d’Italia, anche
dalla Germania.
Lì ci sono stati
giornalisti
promotori
dell’innocenza
di mio figlio.
Lo hanno
intervistato
quando era
fuori. Quando
uno è colpevole,
non lo lasciano
due anni e mezzo
o tre fuori a
passeggiare. Uno
che ha ucciso un
poliziotto due
anni e mezzo
rimane fuori ?
Mi pare assurdo.
E poi i
testimoni chi
sono ? Non c’è
nessuno. Nessuno
testimonia che
ha visto
qualcuno o
qualcosa,
nessuno ! E i
poliziotti del
Discovery dicono
che non hanno
lasciato solo un
attimo
l’ispettore
Filippo Raciti.
Cioè queste
prove dove sono
? Chi le ha
uscite, chi le
ha inventate
queste prove ?
Io non mi
rassegno, la
gente dovrà dire
"mio figlio è
innocente".
Signor
Speziale, lei
dopo che è
uscito, si è
sentito con
Micale ?
"Si".
E che
cosa vi siete
detti ?
"A me ha
detto, "Signor
Speziale, io non
mi interesserò
più di questa
storia. Ma mi fa
piacere che la
gente sappia la
verità, continui
con la sua
battaglia". Io
però mi chiedo,
posto che a
Micale voglio un
gran bene,
perché mio
figlio ha dovuto
scontare sei
anni di carcere
e senza nemmeno
il permesso per
andare a vedere
suo nonno
malato, mentre
Micale è fuori
perché, si dice,
si è comportato
bene in carcere"
?
Se lei
si ritrovasse un
giorno, seduto,
allo stesso
tavolo, con la
vedova Grasso,
lei che cosa le
direbbe ?
Io sono
amico del padre
dell’ispettore
Raciti, abitiamo
nello stesso
quartiere. Ci
parliamo, ci
conosciamo, ci
salutiamo.
Quando ho
battezzato mio
nipote, lui era
lì perché abita
là, nel
quartiere. Ci
siamo parlati e
mi ha detto
"Speziale, a me
purtroppo mi
dicono questo".
Fine del
discorso.
Quindi
tutt’oggi vi
parlate ?
"Io con
la famiglia
dell’ispettore
Filippo Raciti e
della vedova
Grasso non ho
niente a che
vedere. Non mi
interessa quello
che loro fanno o
dicono.
Sicuramente loro
sanno, non il
papà di Filippo
Raciti, però
tutti gli altri
sanno la
verità".
Compresa
la moglie ?
"Tutti,
tutti".
27
maggio 2020
Fonte:
Ilsicilia.it
|
Omicidio
Raciti, Speziale
sta male e i
legali chiedono
la sua
scarcerazione
Deve
scontare gli
ultimi 4 mesi in
carcere.
Antonino
Speziale sta
male, i suoi
legali tornano a
chiedere la sua
scarcerazione. È
la richiesta che
continuano a
inoltrare gli
avvocati di
Antonio Speziale
al Tribunale di
Sorveglianza di
Messina. Lo
hanno chiesto il
18 marzo scorso
i legali
Giuseppe Lipera
e Massimiliano
Bellini a fronte
dell’emergenza
coronavirus. Lo
hanno chiesto
poi un’altra
volta il 14
aprile scorso.
Speziale è stato
condannato a 8
anni di
reclusione per
l’omicidio
preterintenzionale
dell’ispettore
capo di polizia
Filippo Raciti,
ferito
mortalmente il 2
febbraio del
2007 allo stadio
Massimino
durante il derby
Catania-Palermo.
Ha già scontato
la maggior parte
della pena ed
entro il 2020
sarà di nuovo un
uomo libero.
Adesso sta male
come denunciano
i suoi legali e
la sua
condizione
fisica non
sarebbe più
idonea al
carcere. I
legali, infatti,
temono un
"irrecuperabile
peggioramento
che potrebbe
avere la salute
di Speziale da
un momento
all’altro".
Secondo quanto
sostengono i
suoi difensori,
inoltre il
ragazzo,
necessita di "un
costante
monitoraggio
cardiorespiratorio,
un’idonea
tecnica di
ventilazione
meccanica, oltre
che
un’emogasanalisi
e una
spirometria
globale in clino
ed ortostatismo"
e si appellano
al diritto alla
salute chiedendo
"un regime
cautelare
attenuato". "É
altrettanto
evidente,
infatti -
scrivono nella
richiesta di
scarcerazione –
che le strutture
carcerarie
mancano di
dotazioni,
tecniche e
personale
specializzato
rispondenti alle
attuali esigenze
del ragazzo che
"manifesta
insofferenza e
difficoltà già
nel dormire sul
lettino
all’interno
della sua
cella". Speziale
deve scontare
gli ultimi 4
mesi in carcere.
Per questo i
legali
continuano a
chiedere ai
giudici l’uscita
anticipata e la
trasformazione
della pena in
una più lieve.
"É evidente, che
in ordine sia al
profilo
psicologico, sia
al profilo
sanitario, del
detenuto, evince
la necessarietà
per cui sconti
fuori dalle mura
del carcere gli
ultimi 4 mesi di
detenzione, a
fronte degli
oltre 7 anni già
vissuti
intramurariamente,
che in questa
direzione il
giovane Antonino
Speziale
supportato dalla
propria famiglia
d’origine, i
quali sono
pronti a
supportarlo
garantendogli
anche le
migliori cure
possibili".
3 agosto
2020
Fonte:
Blogsicilia.it
Raciti e il
"fuoco amico",
padre e sorella
ascoltati dai
pm: "Mai sentito
quella frase"
La tesi
dell'impatto con
il Land Rover
della polizia è
stata cavalcata
dalla
trasmissione Le
Iene, ma la
ricostruzione è
smentita dai
familiari.
CATANIA
- Il padre e la
sorella di
Filippo Raciti
hanno "smentito
in maniera certa
e categorica"
alla Procura di
Catania di
essere stati
avvicinati,
prima, durante o
dopo il funerale
del loro
familiare da un
funzionario di
polizia che si
sarebbe
avvicinato a
Nazareno Raciti
per "chiedere
scusa al padre
dell’ispettore
perché è stata
una manovra
errata di un
collega" a
causarne la
morte. "Nessuno
ci ha mai detto
quella frase",
hanno detto ai
magistrati. La
ricostruzione
dell’episodio,
smentita dai
familiari, era
stata fatta alla
trasmissione "Le
Iene" da una
donna, non
ripresa a viso
scoperto, che si
è definita una
loro familiare,
ma il padre e la
sorella
dell’ispettore
hanno spiegato
di "non
riconoscere
dagli occhi e
dal naso" alcuno
dei loro
parenti. I
congiunti
dell’ispettore
Raciti sono
stati sentiti
dalla Procura di
Catania che ha
aperto
un’inchiesta sul
contenuto del
servizio
televisivo
andato in onda
il 12 dicembre
scorso su Italia
1 dopo una
relazione
ricevuta dalla
Digos della
Questura
sull'ipotesi di
"fuoco amico"
nella morte
dell’ispettore
Filippo Raciti,
deceduto durante
scontri allo
stadio Angelo
Massimino il 2
febbraio del
2007. Il
documento era
stato redatto
per "informare"
la magistratura
su "ogni
opportuna
valutazione
sulle
circostanze
emerse durante
il servizio". La
tesi del "fuoco
amico", che
imputa la morte
dell’ispettore
all’impatto con
una Land Rover
della polizia
durante gli
scontri con gli
ultras del
Catania, è stata
vagliata da
diversi Gip,
Tribunali del
Riesame e nei
tre gradi di
giudizio del
processo a
Antonino
Speziale che,
con sentenza
passato in
giudicato, è
stato condannato
a otto anni e
otto mesi di
reclusione per
omicidio
preterintenzionale.
Il fine pena è
prevista per il
15 dicembre
prossimo. A
sollevarla in
sede di indagine
e di giudizio è
stato il legale
di Speziale,
l’avvocato
Giuseppe Lipera,
che recentemente
ha chiesto gli
arresti
domiciliari per
il proprio
assistito,
detenuto nel
carcere di
Messina, per
gravi motivi di
salute. È
tornato invece
in semilibertà
poco prima di
Natale del 2018,
Daniele Natale
Micale, 32 anni,
l’altro ultra
del Catania
condannato a 11
anni per la
morte
dell’ispettore
Raciti dopo
avere scontato
oltre metà della
condanna in
carcere a
Catania, ed ha
un residuo pena
di meno di 2
anni.
20 novembre 2020
Fonte: Lasicilia.it
Il caso
Svolta nel caso Raciti,
l’ispettore non fu ucciso
da Speziale ma da un mezzo
della polizia
di Giorgio Mannino
C’è un nuovo
elemento che potrebbe fare
luce sulle tante ombre
dell’omicidio dell’ispettore
capo Filippo Raciti, ucciso
il 2 febbraio 2007 a
Catania, durante uno scontro
violentissimo tra i tifosi
padroni di casa e gli ultras
del Palermo. Si tratta della
testimonianza di una donna,
vicina alla famiglia Raciti,
che a Le Iene - in una
ricostruzione televisiva -
rivela di aver sentito,
durante la sepoltura
dell’ispettore, un
poliziotto rivolgersi al
padre di Raciti: "Le
dobbiamo porgere le scuse in
quanto polizia - avrebbe
detto l’uomo in divisa -
perché è stato un errore di
un collega nel fare la
manovra". Ad uccidere Raciti
quella notte non sarebbe
stato il colpo di un
sotto-lavello
inferto
dall’allora ultrà catanese
Antonino Speziale -
condannato a otto anni e
otto mesi per omicidio
preterintenzionale - ma il
fortuito incidente con il
Discovery della polizia che,
in retromarcia per sfuggire
alle pietre e alle bombe
carta dei tifosi, avrebbe
schiacciato l’ispettore. Una
tesi, questa, da sempre
sostenuta dalla difesa di
Speziale rappresentata
dall’avvocato Giuseppe
Lipera. E vagliata da
diversi gip, tribunali del
Riesame e nei tre gradi di
giudizio del processo a
Speziale poi, però,
condannato. "Questa
testimonianza - spiega
Lipera - mi sarà utilissima,
ma spero di avere qualche
altro elemento in più. La
cosa incredibile è che dopo
la messa in onda della
puntata la procura non ha
mosso un dito. Non ha
chiesto agli autori de "Le
Iene" il nome e il cognome
della donna. Sembra che la
procura non voglia accertare
la verità, ma confermare le
proprie idee precostituite".
A muoversi, invece, è stata
la Digos della questura di
Catania che ha inviato alla
procura etnea una relazione
sul servizio trasmesso da Le
Iene. L’obiettivo per Lipera
è "puntare alla revisione
del processo. Per anni
abbiamo lanciato appelli,
perché mi rifiuto di pensare
che solo chi guidava il
Discovery abbia visto quanto
è successo. Nessuno ci ha
mai risposto. Basterebbe una
prova nuova. Se verrà fuori
presenteremo l’istanza di
revisione e sono convinto
andrà in porto". Speziale
finirà di scontare la sua
pena il prossimo 15
dicembre: "Il ragazzo è
obeso, va in apnea notturna.
È distrutto - dice Lipera -
anche nel corpo. I
domiciliari non gli sono mai
stati concessi e nemmeno ora
hanno il coraggio di dargli
15 giorni di liberazione
anticipata. In questa
storia, guarda caso, gli
unici ad averci dato ragione
sono i giudici romani della
suprema corte di
Cassazione". Che annullò
l’ordinanza di custodia
cautelare sottolineando
"l’esistenza di lacune
indiziarie". I pm etnei,
però, trovarono un
escamotage: derubricarono il
reato da omicidio volontario
a omicidio
preterintenzionale, cioè
oltre le intenzioni.
L’indagine venne riaperta ma
non venne trovato nessun
altro indizio. "Il
pronunciamento della Suprema
Corte si sarebbe dovuto
inserire nel fascicolo e il
tutto doveva essere
archiviato. La procura,
invece, ha rinviato a
giudizio Speziale e con gli
stessi elementi indiziari,
ritenuti dalla Cassazione
lacunosi, l’ex ultrà è stato
condannato", dice Lipera. Ma
quali sono questi indizi
lacunosi ? Partiamo dalla
retromarcia del Discovery
della polizia, avvenuta nel
momento in cui Raciti si è
accasciato a terra.
Interrogato più volte
l’autista Salvatore Lazzaro
ha cambiato la sua versione.
Nel primo verbale afferma di
"aver sentito un forte urto"
e di "aver visto l’ispettore
Raciti, che era fuori dal
mezzo, portarsi le mani alla
testa, barcollare, tanto da
essere sorretto dai
colleghi. L’ho sentito
lamentarsi e gli mancava
l’aria e subito si è
accasciato per terra". Nel
secondo verbale, Lazzaro si
contraddice affermando di
"non essersi avveduto dove
loro (Raciti e il collega
Balsamo, ndr) si trovassero
perché c’era troppo fumo".
Nel terzo verbale, il
poliziotto cambia
completamente versione:
"Raciti si trovava a dieci
metri dal mezzo, escludo
tassativamente di aver
urtato colleghi attorno al
mezzo". L’arma del delitto.
Secondo la procura ad
uccidere Raciti è stato un
sotto-lavello staccato dai
bagni dello stadio che
Speziale avrebbe usato "a
mo’ di ariete" colpendo
l’ispettore. Ma gli
specialisti del Ris di Parma
hanno rilevato che
"l’ipotesi dell’inidoneità
del sotto-lavello
sembra
riunire maggiori elementi di
probabilità". Inoltre i
poliziotti che erano accanto
a Raciti hanno affermato di
non avere mai visto il
proprio capo venire colpito
da un sotto-lavello . E
ancora il professore Carlo
Torre, medico e criminologo,
spiegò che un oggetto così
poco pesante non è idoneo a
fare quel danno. Ma c’è un
altro elemento che solleva
diversi dubbi. Raciti
sarebbe stato colpito dal
sotto-lavello alle 19.06 e
con quattro costole rotte e
un’emorragia al fegato
avrebbe continuato a
lavorare, in quell’inferno,
affrontando corpo a corpo
gli ultras, fino alle 20.25.
Come avrebbe fatto ? A
supportare l’ipotesi
dell’incidente, poi, ci sono
i frammenti di vernice blu
ritrovati dai Ris sugli
anfibi di Raciti. Un blu che
potrebbe essere compatibile
con i colori istituzionali
del Discovery. Ma ai Ris non
venne chiesta un’analisi per
capire da dove potesse
provenire quella vernice.
"La vita di Speziale e dei
suoi genitori è stata
distrutta. Serviva un
colpevole e bisognava
trovarlo subito. Ricordo che
ci fu un bombardamento
mediatico fortissimo. Non
potevo camminare per strada
perché venivo etichettato
come colui che "difendeva
l’assassino di Raciti". La
condanna era già scritta",
ricorda Lipera. "Ora -
aggiunge - è diverso. Alcuni
poliziotti mi fermano.
Dicono di essere dalla mia
parte perché sanno la
verità". Che, proprio tra la
polizia, forse, qualcuno
conosceva. Nel 2008,
infatti, un anno dopo
l’omicidio Raciti, l’Unione
Cronisti ha premiato
l’inchiesta uscita su
L’Espresso, a firma di
Giuseppe Lo Bianco e Piero
Messina, che ha messo in
luce i punti più controversi
dell’indagine sugli scontri
di quella notte. In giuria,
a premiare il lavoro dei due
giornalisti, c’era anche un
rappresentante del capo
della Polizia. Che, però,
ufficialmente ha sempre
difeso la versione della
procura.
26 Novembre 2020
Fonte:
Ilriformista.it
Messina,
scarcerato l’ultrà che
uccise l’ispettore Raciti
di Fabio Albanese
Ad attendere
Antonino Speziale c’erano il
padre e alcuni tifosi. Era
stato condannato a 8 anni e
8 mesi per l’omicidio
avvenuto negli scontri del
2007, nel derby
Catania-Palermo.
CATANIA. La sua
condanna l’ha scontata e
stamattina Antonino Speziale
è uscito dal carcere. L’ex
ultrà del Catania che,
all’epoca ancora minorenne,
è stato condannato a 8 anni
e 8 mesi per l’omicidio
dell’ispettore di polizia
Filippo Raciti avvenuto
durante gli scontri nel
derby Catania-Palermo del 2
febbraio 2007, ha lasciato
il carcere Gazzi di Messina
intorno alle 8. Ad
attenderlo c’erano il padre,
Roberto Speziale, e alcuni
tifosi delle squadre locali
di Messina che, in effetti,
sono sempre stati
antagonisti dei tifosi del
Catania ma che per
l’occasione lo hanno
festeggiato. "La mia
condanna è stata
un'ingiustizia e chi ha
sbagliato pagherà con la
giustizia", ha detto
Speziale all’uscita dal
carcere, ripetendo la tesi
del suo avvocato, Giuseppe
Lipera, il quale ha sempre
sostenuto che Speziale è
innocente perché l’ispettore
Raciti sarebbe stato ucciso
dal "fuoco amico" di uno
scontro fortuito con lo
sportello di un Discovery
della stessa polizia,
avvenuto successivamente
all’episodio contestato a
Speziale e ad un altro
tifoso del Catania, Daniele
Micale: il lancio contro la
polizia di un sotto-lavello
in
acciaio strappato dai bagni
della curva nord dello
stadio Massimino, e che
secondo l’accusa e i tre
gradi di giudizio ai quali
Speziale è stato sottoposto,
avrebbe colpito Raciti ad un
fianco, provocandogli una
lesione al fegato che lo
uccise in poche ore, dopo il
suo ricovero al vicino
ospedale Garibaldi. Con la
sua richiesta di
"giustizia", ribadita ancora
stamattina davanti al
carcere di Messina, Speziale
ribadisce in realtà la
richiesta di revisione del
processo, più volte in
passato avanzata dal suo
difensore e finora sempre
rigettata dalla giustizia.
Una tesi, quella del "fuoco
amico", che circola da anni
tra le tifoserie di squadre
non solo italiane e che di
recente è stata rilanciata
da una inchiesta del
programma tv Le Iene. Più
volte il difensore ha anche
chiesto gli arresti
domiciliari per le
condizioni di salute del
giovane ma non sono mai
stati concessi. "Vi
racconterò quello che ho
passato", ha detto Speziale
ai giornalisti prima di
salire in auto con il padre
e dirigersi nell’abitazione
di famiglia, nella zona sud
di Catania. Il giovane, che
oggi ha 31 anni, in realtà è
più volte uscito e rientrato
dalle carceri di mezza
Italia grazie a permessi,
fino a quando però la
sentenza non è divenuta
definitiva; ma da oggi è un
giovane uomo libero.
15 dicembre 2020
Fonte: Lastampa.it
Antonino Speziale esce dal
carcere: ha finito di
scontare
la pena per l’omicidio
dell’ispettore di polizia
Raciti
Il giovane, ora 30enne, era
stato condannato in via
definitiva a 8 anni e 8
mesi, insieme a Daniele
Micale, per l'omicidio
dell'ispettore capo di
polizia Filippo Raciti,
ucciso il 2 febbraio del
2007 durante gli scontri tra
agenti e ultras allo stadio
Massimino dove si giocava il
derby con il Catania.
Dopo 8 anni e 8 mesi
è uscito dal carcere di
Messina, per fine pena,
Antonino Speziale, l’ultras
del Catania condannato per
l’omicidio
preterintenzionale
dell’ispettore capo di
polizia Filippo Raciti,
morto il 2 febbraio 2007
durante gli scontri allo
stadio Angelo Massimino,
dove il Catania giocava il
derby con il Palermo.
Speziale, che ora ha oltre
30 anni, ha abbracciato il
padre che è venuto a
prenderlo. Fuori dal carcere
i tifosi del Messina,
storici rivali di quelli
etnei, che lo hanno salutato
con affetto. "Voglio vedere
la mia famiglia. Poi vi
racconterò tutto quello che
ho passato - ha commentato
Speziale subito dopo essere
stato scarcerato - La mia
condanna è stata
un’ingiustizia e chi ha
sbagliato pagherà con la
giustizia". Secondo la
ricostruzione dell’accusa,
confermata dai tre gradi di
giudizio, il 2 febbraio del
2007 diversi ultras del
Catania tentarono di
sfondare il cordone di
protezione delle forze
dell’ordine che cercava di
impedire il contatto con i
tifosi del Palermo. In quel
contesto, Speziale, che
all’epoca dei fatti aveva 17
anni, e Daniele Micale
lanciarono contro la polizia
un sotto-lavello in
alluminio centrando Raciti e
procurandogli una lesione
mortale al fegato.
L’ispettore di polizia morì
tre quarti d’ora dopo il
ricovero nell’ospedale
Garibaldi di Catania. La
difesa di Speziale, condotta
dall’avvocato Giuseppe
Lipera, è sempre stata
quella di proclamarsi
innocente. Il difensore
aveva presentato delle
richieste per anticipare la
scarcerazione con la
concessione degli arresti
domiciliari per motivi di
salute, ma le domande sono
state rigettate. Lipera ha
anche richiesto la revisione
del processo riprendendo la
tesi del "fuoco amico", che
imputa la morte
dell’ispettore all’impatto
con una Land Rover della
polizia. L’ipotesi è già
stata vagliata da diversi
gip, Tribunali del Riesame e
nei tre gradi di giudizio
del processo a Speziale,
giudicato da minorenne
perché tale era all’epoca
dei fatti. Il procedimento
penale scaturito
dall’uccisione di Raciti ha
portato alle condanne di
Speziale a 8 anni e 8 mesi e
di Micale, maggiorenne
all’epoca degli scontri, a
11 anni. Le sentenze sono
state confermate dalla Corte
di Cassazione il 14 novembre
2012. Micale, ore 32enne, è
tornato in semilibertà poco
prima di Natale del 2018,
dopo avere scontato oltre
metà della condanna in
carcere a Catania, e ha un
residuo pena di meno di 2
anni.
15 dicembre 2020
Fonte:
Ilfattoquotidiano.it
Morte Filippo
Raciti, dopo otto anni
Antonino Speziale torna in
libertà
"È stata una
ingiustizia"
L’ultrà del Catania
era stato condannato per
omicidio preterintenzionale.
È uscito dal carcere dopo
aver scontato la pena.
È uscito dal carcere
di Messina, per fine pena,
Antonino Speziale, l'ultrà
del Catania condannato a
otto anni e otto mesi di
reclusione per l'omicidio
preterintenzionale
dell'ispettore capo di
polizia Filippo Raciti,
rimasto ferito mortalmente
durante scontri allo stadio
Angelo Massimino il 2
febbraio del 2007, mentre si
giocava il derby con il
Palermo. Fuori dal carcere
il padre e i tifosi del
Messina, storici rivali di
quelli etnei, che lo hanno
salutato con affetto.
Le prime parole in
libertà: "La mia condanna?
Un'ingiustizia" - "Intanto
voglio vedere la mia
famiglia. Poi vi racconterò
tutto quello che ho passato.
La mia condanna è stata
un'ingiustizia e chi ha
sbagliato pagherà con la
giustizia". Queste le parole
di Antonino Speziale dopo
avere lasciato il carcere di
Messina e avere salutato un
gruppo di tifosi della
locale squadra di calcio,
venuti ad accoglierlo
all'uscita dal
penitenziario. Dopo un
abbraccio col padre Roberto,
che è andato a prenderlo,
Speziale si è messo in
viaggio verso casa a
Catania.
Il suo avvocato
Giuseppe Lipera, che lo
ritiene innocente, aveva
presentato delle richieste
per anticipare la
scarcerazione del suo
assistito concedendogli gli
arresti domiciliari per
motivi di salute. Ma le
domande sono state
rigettate. Il legale ha
anche richiesto la revisione
del processo riprendendo la
tesi del "fuoco amico", che
imputa la morte
dell'ispettore all'impatto
con una Land Rover della
polizia durante gli scontri
con gli ultras del Catania.
Ipotesi che è stata vagliata
da diversi Gip, Tribunali
del Riesame e nei tre gradi
di giudizio del processo a
Speziale che è stato
giudicato da minorenne
perché all'epoca dei fatti
non era ancora maggiorenne.
In semilibertà l'altro
condannato, Daniele Micale -
È tornato invece in
semilibertà da poco prima di
Natale del 2018, Daniele
Natale Micale, 32 anni,
l'altro ultra del Catania
condannato a 11 anni per la
morte dell'ispettore Raciti
dopo avere scontato oltre
metà della condanna in
carcere a Catania, ed ha un
residuo pena di meno di 2
anni. La vicenda - Secondo
la ricostruzione dell'accusa
il 2 febbraio del 2007
diversi tifosi del Catania
tentarono di "sfondare" il
cordone di protezione delle
forze dell'ordine che
cercava di impedire il
contatto con dei supporter
del Palermo. In quel
contesto Speziale e Micale
avrebbero lanciato contro la
polizia un sotto-lavello
in
lamierino centrando Raciti
procurandogli una lesione
mortale al fegato.
L'ispettore di polizia morì
dopo il ricovero
nell'ospedale Garibaldi di
Catania. Striscione dei
tifosi 'rivali' del Messina
- Anche gli storici rivali
dei tifosi del Messina,
protagonisti di duri scontri
con i supporter del Catania,
hanno "saluto" la
scarcerazione di Speziale
dal carcere di contrada
Gazzi. Lo hanno fatto con un
abbraccio e uno striscione
esposto davanti l'istituto
penitenziario con la
scritta: "Speciale abuso
senza precedente, da oggi
libero da sempre innocente".
Il mondo degli
ultras del calcio si è
sempre stretto attorno a
Speziale superando anche
rivalità antiche. E non
soltanto in Italia. Lo
striscione "Speziale libero"
è stato esposto durante il
secondo tempo di una gara
tra Bayern Monaco e
Stoccarda, ma anche sugli
spalti occupati dai tifosi
del Borussia Dortmund, nella
partita contro l'Hertha
Berlino. L'iniziativa di
esporre striscioni
inneggianti a Speziale è
stata presa in passato anche
dalla curva del Porto e di
una parte della tifoseria di
Cluj e Brasov, due squadre
che militano nel campionato
romeno
15 dicembre 2020
Fonte:
Tgcom24.mediaset.it
Morte Filippo Raciti,
Antonino Speziale: "Sono un
uomo finalmente libero"
"Le Iene" aspettano
l’ultrà del Catania
all’uscita del carcere dove
il 31enne ha scontato 8 anni
e 8 mesi di reclusione.
"Sono un uomo finalmente
libero". Queste le parole a
"Le Iene" di Antonino
Speziale uscito dal carcere
di Messina dopo aver
scontato la sua pena.
L'ultrà del Catania è stato
condannato a otto anni e
otto mesi di reclusione per
l'omicidio
preterintenzionale
dell'ispettore capo di
polizia Filippo Raciti,
rimasto ferito mortalmente
durante gli scontri allo
stadio Angelo Massimino il 2
febbraio del 2007. Il 31enne
continua ancora oggi a
dichiararsi innocente e ai
microfoni del programma di
Italia 1 racconta: "Ci sono
stati tanti errori
giudiziari. Non si può
morire per una partita di
calcio, ma chi sa avrebbe
dovuto parlare dal primo
momento". Speziale, che è
stato accolto all'uscita del
carcere dalle "Iene",
durante il percorso in
macchina per raggiungere la
casa dei genitori ha
ricordato la sua vita in
carcere: "È stato difficile,
sei scordato là dentro". Ad
aspettare Antonino c'era
anche la gente del suo
quartiere, tanti gli
abbracci in strada e gli
applausi dai balconi per
l'ultrà del Catania. Poi
l'incontro con la madre che
lo ha abbracciato a lungo
senza riuscire a trattenere
le lacrime. "Sto tornando a
essere un bambino, devo
ricominciare a vedere il
mondo", ha dichiarato infine
Speziale.
16 dicembre 2020
Fonte:
Tgcom24.mediaset.it
Catania, omicidio Raciti:
Speziale e Micale dovranno
risarcire 15 milioni
La sentenza del Tribunale
civile di Catania: i due
ultras condannati per la
morte dell'ispettore di
Polizia dovranno versare la
somma alla Presidenza del
Consiglio e al ministero
dell'interno.
Quindici milioni di
risarcimento danni alla
Presidenza del consiglio dei
ministri e al ministero
dell’Interno. È quanto
prevede la sentenza emessa
dalla terza sezione civile
del Tribunale di Catania nei
confronti di Antonino
Speziale e Daniele Micale
Catania, i due ultrà del
Calcio Catania condannati,
con sentenza passata in
giudicato, per l’omicidio
preterintenzionale
dell’ispettore capo Filippo
Raciti, avvenuto il 2
febbraio del 2007. "Fatti -
scrive il giudice nella
sentenza - che sicuramente
hanno leso l’immagine dello
Stato come apparato atto a
reprimere e prevenire
scontri e tafferugli". La
sentenza va ben oltre la
richiesta di risarcimento
danni avanzata
dall’Avvocatura dello Stato
per conto della Presidenza
del consiglio e del
ministero dell’Interno che
era stata molto inferiore
per ciascuno dei due
condannati: 305 mila euro
per quelli patrimoniali, per
"le erogazioni" finanziarie
agli eredi, e 50 mila per
quelli non patrimoniali
legati "all’immagine
negativa". La sentenza
condanna al pagamento
Daniele Micale e Antonino
Speziale condannati
rispettivamente a 11 e a 8
anni di reclusione per
l'omicidio
preterintenzionale
dell’ispettore capo Filippo
Raciti. Nell’esposto
l’Avvocatura dello Stato
sottolinea come il ministero
dell’Interno ha "patito un
evidente pregiudizio di
natura patrimoniale
consistito nelle indennità e
nelle erogazioni corrisposte
alla vedova e agli orfani
del dipendente deceduto".
Inoltre, "la presidenza del
Consiglio dei ministro e il
Viminale hanno altresì
subito danni di natura non
patrimoniali consistiti
nella grandissima eco
internazionale che ha avuto
la vicenda". "Nel caso in
oggetto - scrive il
Tribunale civile nella
sentenza - in sede penale,
sono stati prodotti articoli
di giornale sulla vicenda,
cui anche in questa sede si
fa riferimento, dai quali
emerge il rilievo
internazionale degli eventi
occorsi. Deve chiarirsi che
già tale voce di danno è
stata riconosciuta in sede
penale, sotto forma di
provvisionale, a carico del
solo Micale Daniele Natale
per 50mila euro". Stessa
somma che adesso dovrà
risarcire Speziale, che
all’epoca dei fatti era
minorenni e non era
possibile la costituzione di
parte civile. Inoltre il
Tribunale ha disposto "la
condanna di Antonino
Speziale e Daniele Micale,
in solido, al pagamento nei
confronti della Presidenza
del Consiglio dei Ministri e
del ministero degli Interni
di 15.063.339,66 euro", più
il pagamento delle spese
legali.
14 maggio 2021
Fonte: Sicilia.it
© Fotografia:
Ilriformista.it
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