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ISP. FILIPPO RACITI
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Ispettore Capo Filippo Raciti 2.02.2007 I Funerali
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Oggi alle 12 i funerali

CATANIA - I funerali dell’ispettore capo Filippo Raciti si terranno oggi alle ore 12 nella cattedrale di Catania, in contemporanea con il Pontificale (la messa solenne) della festa della patrona Sant’ Agata. A celebrare la funzione saranno l’arcivescovo metropolita di Catania, Salvatore Gristina, e monsignor Paolo Romeo, nunzio apostolico in Italia. Le esequie saranno trasmesse in diretta su Raiuno. In rappresentanza dello Stato parteciperanno il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, e il ministro delle Politiche giovanili e attività sportive, Giovanna Melandri. Il vertice di Palazzo Chigi sulle straordinarie misure antiviolenza in arrivo è stato posticipato nel pomeriggio, alle 16.30, per permettere ai due ministri di essere in cattedrale a Catania. Il commissario straordinario della Federazione, Luca Pancalli, e il suo vice Gigi Riva rappresenteranno il mondo del calcio, che sarà comunque presente in massa attraverso dirigenti e calciatori: per esempio è atteso il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, e alla cerimonia parteciperà una rappresentanza della squadra del Catania, col presidente Pulvirenti e l’amministratore delegato Lo Monaco. Tra i politici è annunciato l’arrivo di Gianfranco Fini di Alleanza Nazionale e di Pier Ferdinando Casini dell’Udc. Con loro Salvatore Cuffaro, presidente della Regione Sicilia. Stime attendibili prevedono che attorno alla cattedrale potrebbero radunarsi diecimila persone.

5 febbraio 2007

Fonte: La Gazzetta dello Sport

© Fotografia: Ilgiornale.it

Catania, folla ai funerali di Raciti

La moglie: rinunciate alla violenza

Una folla muta e commossa si è radunata nel duomo di Catania. La moglie ai giovani: riflettete, essere grandi si dimostra con il rispetto, la sportività è il bene. Il presidente Napolitano: Basta con la violenza, occorrono decisioni severe.

Catania - Un lungo applauso di circa 500 persone presenti sul centralissimo Corso Italia ha salutato l'uscita dal decimo reparto mobile della Polizia di Catania del feretro dell'ispettore capo Filippo Raciti. La bara era avvolta dalla bandiera tricolore con sopra una rosa rossa. A salutarlo c'era anche il picchetto d'onore della polizia di Stato. Lo stesso applauso ha accolto il feretro all'ingresso nel duomo, scortato dai motociclisti della polizia fino in piazza e poi portato a spalla da otto colleghi di Raciti. Altri due agenti hanno portato il berretto di Raciti e la sua divisa. Sul feretro viene posta una rosa rossa, ultimo dono della vedova, Marisa Grasso. È scattato sull'attenti portando la mano destra sulla visiera del cappello da poliziotto Alessio, il piccolo figlio dell'ispettore capo Filippo Raciti all'arrivo della salma in piazza Duomo davanti la Cattedrale di Catania. Il bambino ha poi accompagnato l'ingresso della bara in chiesa. Evidente la commozione tra i presenti, soprattutto tra gli agenti della Polizia che hanno gli occhi e il viso solcato dalle lacrime. Si abbracciano tra loro silenziosamente come a farsi coraggio. LA FAMIGLIA È vestito con la divisa da poliziotto Alessio, il figlio di 9 anni di Filippo Raciti, l'ispettore capo ucciso venerdì sera durante i disordini accaduti durante il derby Catania-Palermo. Il bambino è arrivato in piazza Duomo con un'auto sulla quale c'erano la mamma, Marisa Grasso e la sorella di Alessio, Fabiana, 15 anni. Alessio indossa il cappello da ispettore di polizia e la divisa. La madre e la sorella sono già entrate in cattedrale, il piccolo è rimasto in piazza Duomo con due ispettori di polizia. Alessio se ne sta con le mani in tasca e osserva la gente che sta entrando in cattedrale, ogni tanto scambia una parola con i due poliziotti che lo abbracciano. LA MOGLIE Con parole pacate e dolenti, la vedova di Filippo Raciti ha invitato i tifosi a riflettere sulla morte di suo marito e a rinunciare alla violenza. "Vorrei solo dire due parole per mio marito. Sono sicura che tutti conoscevate i suoi pregi. Venerdì nell'apprendere della sua morte ho avuto un blocco al cuore. Immaginavo che sarebbe tornato con qualche ferita. Ma non mi sarei immaginato che sarebbe tornato così", ha esordito la donna, Marisa Grasso, che si è rivolta ai giovani che "immaturamente, stupidamente, scioccamente, guardando un poliziotto e quanti portano la divisa lo guardano con disprezzo e odio. Mio marito - ha continuato - oltre a essere un bravissimo poliziotto era un gradissimo uomo, aveva qualità vere, era sincero, leale, affidabile, disponibile. Non lo vedo morto, perché è sempre presente. Era un educatore alla vita, così lo stimano i suoi colleghi. Vorrei che sia un educatore anche nella morte e che questa morte possa portare veramente cambiamenti e che non ci sia un'altra famiglia a provare questo enorme dolore. I ragazzi riflettano - ha concluso Marisa Grasso - la sportività è una cosa bella, la violenza fa male. Essere grandi si dimostra col rispetto". LA FIGLIA "Avevo deciso di farmi del male quando ho appreso la notizia della tua morte, non volevo più mangiare e bere ma molte persone mi hanno aiutato". Ha iniziato così il suo messaggio al padre Fabiana, la figlia primogenita dell'ispettore di polizia. "Ciao papino - ha esordito con voce commossa la ragazza - adesso spero che qualcosa cambi, tu sei stato un eroe e lo sei ancora. Noi due siamo uguali in moltissime cose, non so stare senza di te. Abbiamo gli stessi pregi e gli stessi difetti, le labbra carnose e il ginocchio che dà problemi. Volevo che sapessi che sarò sempre fiera di te". Il piccolo Alessio, 9 anni, ha continuato a ripetere "Voglio papà, voglio papà". L'OMELIA "Oggi la gioia della festa ha i toni della mestizia". Lo ha detto monsignor Paolo Romeo, nunzio apostolico in Italia e arcivescovo eletto di Palermo, nell'omelia per i funerali dell'ispettore Filippo Raciti, ucciso venerdì sera negli scontri dopo la partita di calcio Catania-Palermo. Monsignor Romeo ha ricordato Raciti come un "servitore fedele e orgoglioso dello Stato" e ha portato alla vedova, ai figli e a tutta la famiglia "l'affettuosa solidarietà del Santo Padre". L'alto prelato ha sottolineato che "è emblematico dal punto di vista della celebrazione ecclesiale che l'arcivescovo abbia voluto inserire i funerali nella festa di Sant’ Agata", un segno che testimonia il dolore di tutti i catanesi per la morte di Raciti. L'omelia di monsignor Romeo è stata quasi tutta incentrata sulla figura di Sant’ Agata e dal prelato non è venuta nessuna esplicita condanna delle violenze in cui venerdì è morto l'ispettore Raciti. Solo in chiusura, una menzione della "gravissima condizione di sofferenza per la famiglia Raciti e per tutta la cittadinanza di Catania". LA FOLLA Migliaia di persone si sono riversate nella piazza del Duomo di Catania per assistere ai funerali dell'agente Filippo Raciti. Mancano pochi minuti a mezzogiorno, ora stabilita per la celebrazione del pontificale e della messa funebre e la folla è tutta assiepata oltre le transenne. Parlano tutti a bassa voce e non si sentono rumori del traffico circostante. Lungo via Garibaldi, una delle strade di accesso a piazza duomo qualche venditore ambulante espone mazzi di palloncini colorati che i vigili urbani stano cercando di far rimuovere. Un maxischermo alla destra del duomo proietterà le immagini della messa. Altissima la presenza di giovani e bambini. Ricordiamo che oggi a Catania le scuole sono chiuse perché e il giorno di Sant’ Agata, patrona della città etnea. I COLLEGHI Centinaia di agenti di polizia e dei carabinieri seguono i funerali davanti al maxischermo allestito in piazza duomo visto che la cattedrale non riesce a contenere le migliaia di persone presenti fuori dalla chiesa. Moltissimi colleghi dell'ispettore Filippo Raciti seguono commossi la funzione funebre, tenendosi abbracciati fra loro e asciugandosi le lacrime. In piazza è esposto anche uno striscione con la scritta "Catania dice no alla violenza". Sul sagrato è presente anche uno striscione con la scritta "Ciao Filippo !!! dal Nono reparto mobile della Polizia di Bari". DA ACIREALE "Siamo qui con il nostro gonfalone listato a lutto per l'ultimo saluto all'ispettore capo Filippo Raciti". Lo ha detto il sindaco di Acireale Nino Garozzo, città dove risiedeva l'ispettore capo morto venerdì negli incidenti del derby Catania-Palermo. "Esprimiamo con questo la rabbia e il dolore della città di Acireale - ha aggiunto Garozzo - dove Filippo viveva e aveva costituito famiglia e dove, tristemente, si svolgerà la sepoltura. Vogliamo riaffermare il primato della democrazia e delle leggi sulla violenza e sulla delinquenza - ha concluso Garozzo - perché nessuno dietro i valori sacri dello sport possa alimentare azioni criminali che sono estranei ai principi dello sport. Il sacrificio dell'ispettore Raciti deve impegnare tutte le istituzioni affinché la follia di pochi non debba prevalere sull'onestà e sulla operosità della nostra gente". Il PAPA BENEDETTO XVI è "spiritualmente vicino" alla moglie e ai figli di Filippo Raciti. In un telegramma inviato a suo nome dal segretario di Stato, Tarcisio Bertone al vescovo di Catania, monsignor Salvatore Gristina, Benedetto XVI ribadisce la sua "ferma condanna per ogni gesto di violenza che macchia il gioco del calcio" mentre esorta a promuovere con maggiore determinazione il rispetto "per la legalità favorendo lealtà, solidarietà e sana competitività". IL CAPO DELLO STATO "Affinché ritorni la serenità e normalità sui campi di calcio c'è da attendersi che decisioni severe e comportamenti conseguenti vengano assunte dalle autorità di governo e da tutti i soggetti del mondo sportivo". Lo ha ribadito il capo dello Stato Giorgio Napolitano in un messaggio inviato al capo della polizia Gianni De Gennaro, che quest'ultimo ha letto nel corso dei funerali di Filippo Raciti nel duomo di Catania. I POLITICI Il ministro dell'Interno Giuliano Amato e quello dello Sport Giovanna Melandri sono arrivati nel duomo di Catania per assistere ai funerali dell'ispettore capo della polizia Filippo Raciti, ucciso durante gli scontri scoppiati in occasione del derby Catania-Palermo. Con loro anche il viceministro dell'Interno Marco Minniti, il capo della polizia Gianni De Gennaro e il vicecapo Antonio Manganelli, il vicepresidente della Camera Pierluigi Castagnetti, i leader di An Gianfranco Fini e dell'Udc Pierferdinando Casini, il presidente della regione Sicilia Salvatore Cuffaro. Tra le autorità presenti anche il presidente dell'Antimafia Francesco Forgione, il sottosegretario all'Interno Marcella Lucidi e il vicecapo della polizia Nicola Cavaliere. Tra le personalità presenti, anche il principe Emanuele Filiberto di Savoia. MANIFESTAZIONE Oltre un centinaio di persone hanno partecipato questa mattina ad una manifestazione di solidarietà nei confronti dell'ispettore capo davanti allo stadio Massimino di Catania, sul luogo dove sono avvenuti gli scontri durante il derby con il Palermo. L'iniziativa spontanea è stata promossa da cittadini catanesi e da esponenti della società civile. TIFOSI FERMATI Intanto proseguono le indagini degli inquirenti sulla guerriglia di venerdì sera. Un minorenne è stato fermato nel corso delle perquisizioni compiute nella notte dalla polizia in una ventina di sedi ultras del Catania. Il minorenne, riconosciuto attraverso foto e filmati, avrebbe lanciato oggetti contro le forze dell'ordine durante gli incidenti del 2 febbraio allo stadio Massimino.

5 febbraio 2007

Fonte: Ilgiornale.it

In tantissimi fuori e dentro il Duomo della città siciliana

L'ultimo saluto di Catania a Filippo

Folla immensa per l'ispettore ucciso

Le lacrime dei colleghi, il messaggio di Napolitano, il ricordo della moglie.

CATANIA - Applausi, tanti. E ancor più dolore. Della moglie e della figlia che lo ricordano dall'altare. Dei colleghi che lo piangono e portano la bara in spalla. Sono arrivati in migliaia, stamattina nel Duomo di Catania, per dare l'addio a Filippo Raciti, l'ispettore di polizia ucciso nel corso dei tafferugli nel derby Catania-Palermo. La chiesa e la piazza si riempiono già dalla prima mattina. Sono tantissimi i catanesi che hanno deciso di venire per salutare Raciti. Ieri, in molti, riuniti nella cattedrale, non avevano applaudito il vescovo che chiedeva un segno di vicinanza alla polizia. Nell'aria volteggiano i palloncini per la festa di Sant’ Agata. La bara dell'ispettore lascia la camera ardente e si dirige verso la chiesa. Dentro ci sono già la moglie, Marisa Russo, e i figli Alessio e Fabiana. Seduti in prima fila, chiusi in un dignitoso dolore. La bara deve ancora arrivare quando il drappello dei politici varca la soglia del Duomo. Ci sono il ministro dell'Interno, Giuliano Amato e quello dello Sport Giovanna Melandri. Ed ancora Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini. E il capo della Polizia Gianni De Gennaro. Un lungo applauso saluta l'arrivo della bara in chiesa. Il feretro, con una sola rosa rossa, viene messo davanti all'altare. Attorno c'è un picchetto d'onore formato da quattro poliziotti in alta uniforme e, subito dietro, decine di colleghi e colleghe. Fuori un maxischermo trasmette la cerimonia. Su un muro uno striscione: "Catania dice no alla violenza". La cerimonia va avanti. De Gennaro legge un messaggio del capo dello Stato, Giorgio Napolitano che chiede "decisioni severe" contro la violenza. Poi tocca a Roberto Latino, agente scelto del reparto mobile di Catania. Di Raciti era amico e lo ricorda con parole commosse. Poi, rivolto ai rappresentanti della politica e delle istituzioni, lancia un appello: "Oggi non voglio che tutto resti come prima, voglio che qualcosa in questo mondo violento cambi, non voglio perdere altri amici, altri fratelli. Noi ci crediamo ancora, aiutateci a crederci". Si arriva così al momento più toccante della cerimonia, le parole della moglie e della figlia di Raciti. Lo ricordano con dignità e amore. Chiedendo che la sua morte non sia "vana" e che la società cambi. Finisce così come era cominciata. Con un lungo applauso che accompagna la bara.

5 febbraio 2007

Fonte: Repubblica.it

Catania, il commovente ricordo delle due congiunte durante i funerali.

Raciti, l'addio della figlia e della moglie

"La sua morte induca la società a cambiare"

La vedova: "Spero che il suo sacrificio possa servire a qualcosa". Fabiana, 15 anni, legge tra le lacrime una lettera indirizzata al papà. "Dopo la tragedia non volevo più mangiare e bere, ma dicono che devo farmi forza".

CATANIA - ''Che la tua morte induca la società a cambiare". Questo l'accorato messaggio venuto dalla vedova di Filippo Raciti, Marisa, nel corso del funerale del marito. Mentre la figlia quindicenne, Fabiana, ha letto, tra le lacrime, una lettera indirizzata al suo papà. Due testimonianze che hanno provocato la forte commozione delle migliaia di persone presenti, sia all'interno della Cattedrale che nell'antistante piazza Duomo. La figlia ha ricordato la figura del padre, interrompendosi a più riprese per l'emozione. "Ciao papino - ha detto - è l'ultima occasione in cui tutti vedranno quanto ti voglio bene. Quando ho saputo della tua morte ho sentito qualcosa dentro di me che è difficile spiegare. Ho deciso di farmi del male, non mangiando e non bevendo più. Ma mi dicono che questi sono momenti difficili e bisogna farsi forza", ha detto ancora la ragazza. "La nostra vita - ha continuato Fabiana - non sarà più facile, perché tu eri bravo in tutto ma soprattutto nel fare il papà. Adesso spero solamente che la tua morte spinga la società a cambiare, perché tu sei un eroe. Io non riesco a stare senza di te, perché siamo uguali. Abbiamo gli stessi pregi e difetti, come grosse labbra e un ginocchio che dà qualche problemino. Sono e sarò sempre fiera di essere tua figlia". Quanto alla vedova, ha ricordato che "venerdì ci eravamo salutati come al solito: non pensavo che me lo avrebbero riportato così''. La donna si è poi rivolta ai giovani, molti dei quali coinvolti negli scontri ''che immaturamente, stupidamente, scioccamente guardando chi porta una divisa'', ha detto, ''non hanno rispetto ma, anzi, esprimono violenza''. ''Lui - ha ricordato ancora Marisa - era un educatore alla vita. Vorrei che mio marito ora sia un educatore alla morte, che il suo sacrificio possa portare al cambiamento, perché nessuna famiglia possa vivere questo grande dolore''.

5 febbraio 2007

Fonte: Repubblica.it

"A voi che odiate queste divise, dico avete ucciso un grandissimo uomo"

In 20 mila hanno dato l’ultimo saluto all’ispettore di Polizia assassinato venerdì sera, riempiendo la Cattedrale e la piazza sin dalla prima mattina. Commozione e lacrime alle parole della moglie Marisa e della figlia Fabiana, mentre i politici (presenti tra gli altri i ministri Amato e Melandri e il governatore della Regione Sicilia Cuffaro) sono stati accolti al grido di "Buffoni, buffoni". Il piccolo Alessio, 9 anni, ha voluto vestirsi con la divisa del padre: "Diventerò come papà". EDUCATORE "Io mio marito non lo vedo morto, perché è sempre presente. Era un educatore alla vita. Ora vorrei che fosse un educatore anche nella morte, affinché altre famiglie non provino questo dolore", ha detto la vedova. "Parole tremende, per chi vuole capire", ha commentato Gigi Riva. Alla funzione si sono fatti vedere insieme Pulvirenti, Franza e Sagramola, presidenti e amministratore delegato di Catania, Messina e Palermo.

6 febbraio 2007

Fonte: La Gazzetta dello Sport

La compostezza di Amato, le lacrime di De Gennaro

di Francesco Caruso

Politici fischiati all’ingresso del Duomo. Riva: "Da Catania arriva una testimonianza eccezionale, sia in piazza sia in chiesa".

Dal nostro inviato. CATANIA - La cattedrale è illuminata da un sole più primaverile che invernale come 5 anni fa. Eravamo alla fine del 2001 e in questo stesso Duomo veniva dato l’estremo saluto ad un’altra giovane vita catanese spezzata mentre svolgeva il suo lavoro, Maria Grazia Cutuli. Giornalista, inviata di guerra del Corriere della Sera assassinata sulle strade polverose di Kabul. Come Filippo Raciti inviato di un’altra guerra, anche lui morto ammazzato durante il suo lavoro, onesto e pericoloso. Ieri un 5 febbraio diverso per la città, niente festeggiamenti a Sant' Agata, solo lacrime. La commozione è stata il denominatore comune di una mattinata affollata e composta. In un solo momento la piazza ha abbandonato il contegno, quando dalla settecentesca porta Uzeda che introduce al Duomo sono apparsi i politici, i ministri Amato e Melandri, l’Udc Casini, il governatore della Regione Sicilia Cuffaro accolti al grido di "Buffoni, buffoni". E per Cuffaro una voce si è isolata dal coro: "Arritiriti" ovvero ritirati. Li segue il capo della Polizia De Gennaro, in lacrime. E i sindaci di Catania, Scapagnini, e di Palermo, Cammarata. Arrivano pure Gianfranco Fini ed Emanuele Filiberto. UOMINI DI SPORT Ci sono anche tanti poliziotti in borghese, uno di questi osserva il piccolo Alessio Raciti e commenta: "Non riesco a guardarlo, mi ricorda troppo Filippo". E poi racconta: "Stamani siamo andati a prendere uno dei tifosi identificati, nella vicina pescheria mentre puliva il pesce, "vi stiamo aspettando, ha esclamato, sappiamo che ci prenderete tutti". Il padre di uno dei fermati ieri ha detto di aver vietato al figlio per punizione di indossare il sacco di Sant' Agata. Molti di questi genitori sono brave persone". Da un balcone davanti al Duomo penzola un lenzuolo bianco: "Catania dice no alla violenza". Filippo Raciti è un morto del calcio e quindi non mancano gli uomini di sport: "Da Catania arriva una testimonianza eccezionale, sia in piazza che in chiesa. E le parole della vedova Raciti sono state tremende, per chi vuole capire", ha detto Gigi Riva. FRANZA E I TIFOSI Insieme si fanno vedere i dirigenti delle 3 principali squadre siciliane, Pulvirenti presidente del Catania, Sagramola amministratore delegato del Palermo e Franza presidente del Messina, che recentemente ha sostituito l’allenatore Giordano su pressione dei tifosi: "Spezzare il legame o non trattare con gli ultrà - ha spiegato Franza - può essere negativo. Bisogna aiutarli ad espellere i delinquenti dalle proprie organizzazioni. Per la vicenda Giordano sono rimasto bloccato all’interno dello stadio fino alle 11 di sera. È stata una pressione pacifica e la mia decisione non è dipesa dall’intervento dei tifosi". La Melandri parla attraverso una nota diramata nel pomeriggio: "Le parole che in queste ore meritano un commento pieno di commozione e rispetto sono quelle della signora Raciti. Parole colme di dolore, ma anche di grande dignità e forza che ci spronano ad agire". La vedova Raciti ha scosso le coscienze di tutti: "Daremo risposte alle richieste fatte dalla famiglia Raciti. Domani Amato illustrerà le nostre soluzioni", ha aggiunto il vicepresidente della Camera Pierluigi Castagnetti. "Resteremo compatti - ha replicato Rosella Sensi, vicepresidente della Lega calcio - e verremo incontro alle decisioni del Governo".

6 febbraio 2007

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Il dolore di Alessio: "Diventerò come papà"

di Alessio D’Urso

Il figlio di Raciti al funerale con la divisa del padre. I colleghi: "Sa che Filippo non tornerà più a casa".

CATANIA - Il berretto blu col cerchietto dorato gli sta un po' largo, gli pende da un lato, ma l’ha voluto lui a tutti i costi: "Devo vestirmi come papà, voglio diventare come papà...". Il piccolo Alessio, 9 anni, è bellissimo nel suo cappottino blu con i tre pentagoni della qualifica di Ispettore capo del padre Filippo Raciti, di cui ha gli stessi occhi grandi e il viso dolce. Avanza sicuro, il poliziotto del domani, dalla camera ardente dove ha baciato per l’ultima volta il papà verso il Duomo di Catania: accanto la mamma Marisa e la sorella Fabiana, i nonni Nazareno e Pina, il comandante del X reparto mobile Pietro Gambuzza e l’agente scelto Marco Spinnicchia. CIAO PAPÀ La camera ardente era stata riaperta ieri alle 8.30 e i catanesi si sono avvicinati alla bara deponendo un fiore. Quante dediche, quante: Alessio Raciti li ha visti tutti gli amici del padre e poi, con la famiglia, si è raccolto in silenzio prima di recarsi in Cattedrale: "Il piccolo sa tutto", dicono i colleghi di Filippo, "non sa naturalmente com' è morto, ma sa che a casa non tornerà più...". I compagni della III elementare di Acireale sono venuti a sostenerlo. E lui, orgoglioso di papà, avrebbe pure voluto recarsi in chiesa con la sciabola dell’Ispettore, ma gli è stato consigliato di desistere per il peso. Un figlio splendido, benedetto dagli occhi della Santa Patrona Sant’ Agata, a cui un destino crudele ha già conferito prematuramente simbolici fregi e una vocazione in pectore. LA LETTERINA Pochi minuti prima di avviare il corteo di volanti e carro funebre, la signora Raciti, Marisa Grasso, legge una letterina che le è stata recapitata da un bambino, Salvo, accompagnato dai genitori, che due anni fa cadde in un pozzo a Catania e venne salvato da Filippo. Il piccolo rimase in coma per due mesi e l’Ispettore andava a trovarlo ogni settimana in corsia: la notizia della sua morte ha procurato al bimbo uno shock. La signora Raciti ha deciso di infilare la letterina piena di riconoscenza nel taschino della divisa con cui il marito ha affrontato il viaggio in cielo. Tanti altri bambini, come Alessio, hanno detto "Ciao Filippo": gli studenti dei quartieri a rischio di Librino, San Cristoforo e San Giorgio, cui Raciti aveva dedicato tempo in diverse iniziative di solidarietà. A CASA La folla, il lungo applauso di piazza Duomo. Poi il tragitto verso Acireale, dove la salma di Raciti è stata tumulata alle 17. Mamma Marisa e Fabiana, che frequenta l’Istituto Alberghiero, si allontanano in auto. All’ingresso del cimitero, Alessio cammina tra i viali alberati, sorseggia una Coca Cola e scherza con i suoi "fratelli maggiori". Pronuncia la frase-ritornello di questi giorni: "Mettiti a disposizione". L’avrebbe fatto il padre, lo farà lui. E il comandante Gambuzza riflette: "Mi piacerebbe che facesse altro nella vita, dopo tutto questo, ma sono certo che diventerà eccezionale come il padre". Il capo di Filippo Raciti, una frattura al piede ancora non curata, sonno arretrato di tre giorni, non sa se per il sorriso innocente di Alessio debba provare gioia o dolore. E, talvolta, il cuore vorrebbe riposo.

6 febbraio 2007

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Marisa ha voluto Catania

Funerali ad Acireale per salvare la festa ?

di Maurizio Nicita

Dal nostro inviato. CATANIA - La determinazione di Marisa Raciti, quella che tutta Italia ha potuto ammirare ieri in diretta tv, ha permesso che ieri il funerale di Filippo si svolgesse a Catania, la città macchiata dalla tragica fine del poliziotto. Perché emerge un retroscena imbarazzante che riguarda il comitato dei festeggiamenti di Sant' Agata, riunitosi d’urgenza sabato mattina dopo i drammatici fatti della sera prima. In quel consesso svoltosi in Curia - cui hanno partecipato le massime autorità politiche, amministrative e religiose di città e provincia - un rappresentante delle istituzioni aveva timidamente avanzato l’ipotesi di spostate i funerali di Stato ad Acireale, città di residenza dei Raciti. Tutto per cercare di non "turbare" la festa dei catanesi. Poi, per fortuna, grazie alla ferma volontà della vedova, è prevalso il buon senso limitando con qualche escamotage (niente fuochi d’artificio e luci) una festa che comunque si è svolta. Lo stesso arcivescovo di Catania, Salvatore Gristina ha ammesso: "Abbiamo preso in considerazione l’ipotesi di limitare la festa come nel '91, ma allora sorsero problemi di ordine pubblico che si sarebbero posti anche oggi". Per la cronaca nel '91 la processione venne limitata per questioni di sicurezza, visto che nel dicembre del '90 Catania era stata colpita da terremoto. E allora qualche presunto "devoto" aggredì il sindaco Ziccone, "reo" di quella scelta. I politici di oggi hanno preferito il quieto vivere per una festa che è business, anche per la criminalità imperante.

6 febbraio 2007

Fonte: La Gazzetta dello Sport

L'omelia di monsignor Romeo: "Fedele e orgoglioso servitore dello Stato"

Raciti, folla immensa per l'ultimo saluto

Il figlio Alessio vestito da poliziotto. La bara accolta dagli applausi. In chiesa diversi politici e le squadre di Catania e Palermo.

CATANIA - È gremita di folla la cattedrale di Catania per l'ultimo saluto a Filippo Raciti, il poliziotto 38enne ucciso durante i tumulti dei teppisti di tre giorni fa. Il Duomo è pienissimo, e anche la piazza è stipata in ogni angolo. Ci sono migliaia di cittadini catanesi, decine di delegazioni di reparti della polizia di Stato venute da tutta Italia. Lungo via Garibaldi, una delle strade di accesso a piazza Duomo, qualche venditore ambulante espone mazzi di palloncini colorati che i vigili urbani fanno rimuovere. Un maxischermo alla destra della chiesa proietta le immagini della messa. Altissima la presenza di giovani e bambini. Applausi commossi salutano la salma non appena il corteo funebre fa il suo ingresso nel Duomo. La bara di Raciti, avvolta nel tricolore, è portata a spalla dai colleghi. Uno striscione accompagna l'arrivo nella cattedrale e recita: "Catania dice no alla violenza". In un altro si legge: "Ciao Filippo", firmato Nono reparto mobile della Polizia di Bari.

IL FIGLIO VESTITO CON LA DIVISA - Alessio, 9 anni, uno dei due figli dell'ispettore, indossa una piccola uniforme della polizia con i gradi del padre. Abbracciato e coccolato da tre agenti, rimane in piazza mentre la mamma Marisa e la sorella Fabiana, che ha 15 anni, entrano nella cattedrale. Poi quando s'avvicina la bara del padre scatta sull'attenti portando la mano destra sulla visiera del cappello da poliziotto. Per tutta la messa rimane seduto in braccio alla madre, che durante i funerali ha rivolto un sentito appello ai tifosi.

L'OMELIA - "Oggi la gioia della festa ha i toni della mestizia" spiega nell'omelia monsignor Paolo Romeo, nunzio apostolico in Italia e arcivescovo eletto di Palermo. Romeo ricorda Raciti come un "servitore fedele e orgoglioso dello Stato" e porta alla vedova "l'affettuosa solidarietà del Santo Padre". L'alto prelato sottolinea che "è emblematico dal punto di vista della celebrazione ecclesiale che l'arcivescovo abbia voluto inserire i funerali nella festa di Sant’ Agata".

POLITICI E CALCIATORI IN CHIESA - Decine le corone di fiori sul sagrato della chiesa, e tanti i politici che prendono posto (alcuni dei quali vengono accolti da urla di disappunto): i ministri Amato e Melandri e tra gli altri, il leader di An, Fini, il senatore Bianco della Margherita, il sindaco di Catania, Scapagnini e quello di Palermo Cammarata. Presente anche il procuratore generale di Catania, Tinebra. Assistono ai funerali anche i giocatori del Catania Calcio, la dirigenza della squadra etnea con in testa il presidente Pulvirenti, l'allenatore Marino e l'amministratore delegato del Palermo, Sagramola. C'è anche il presidente del Messina, Franza e il principe Emanuele Filiberto di Savoia. Oltre ovviamente al capo della Polizia Gianni De Gennaro.

SOLO DUE FILE PER I FAMILIARI - All'interno della chiesa ai familiari sono state destinate solo due file, mentre per i politici e gli esponenti delle istituzioni che presenziano al rito le file sono otto. A farlo notare, non senza disappunto, sono gli stessi colleghi del poliziotto ucciso.

6 febbraio 2007

Fonte: Corriere.it

La piazza e la chiesa strapiene già al mattino

Sono arrivati in migliaia, ieri mattina nel Duomo di Catania, per dare l’addio a Filippo Raciti. La chiesa e la piazza sono piene già dalla prima mattina. Sono tantissimi i catanesi che hanno deciso di venire a salutare Raciti. Un lunghissimo applauso saluta l’arrivo della bara in chiesa. Il feretro, con una sola rosa rossa, viene messo davanti all’altare. Vicino c’è un picchetto d’onore formato da quattro poliziotti in alta uniforme e colleghi e colleghe della polizia. Fuori, un maxischermo trasmette la cerimonia. Su un muro uno striscione: "Catania dice no alla violenza".

6 febbraio 2007

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Addio a Raciti

Catania divisa tra reazione e indifferenza

di Sebastiano Vernazza

Dal nostro inviato. CATANIA - Piazza Spedini, ore 11 di ieri mattina, ingresso principale dello stadio Cibali. L’ispettore Raciti l’hanno ammazzato poco più avanti, dietro la curva Nord. Il luogo esatto dell’omicidio non si può raggiungere, la scena del crimine è transennata. Davanti al cancello della tribuna centrale mazzi di fiori, bigliettini, poesie. Colpisce un’invettiva, scritta a mano: "Vergogna. Pentitevi e capite che quello che avete fatto è orrore. Basta ipocriti di Sant' Agata". Fa riflettere l’ultimo monito, rivolto ai devoti della Patrona. Non a tutti, è chiaro, ma a quelli che indossano il saio bianco e si coprono il capo con lo zucchetto nero, e che però frequentano il Cibali nella maniera sbagliata, dalla parte dei violenti. Perché i devoti ultrà esistono, la faccenda è acclarata. BRIVIDI Una coincidenza toponomastica fa rabbrividire. A piazza Spedini si arriva percorrendo l’ex via dello Stadio, oggi via Fava. Giuseppe "Pippo" Fava era un giornalista, scrittore e autore teatrale ucciso dalla mafia nel 1984. Brontolava: "Mi dovete spiegare chi ce lo fa fare". Poi si metteva alla macchina per scrivere e denunciava il malaffare. Lo assassinarono a duecento metri da qui, all’angolo con via De Cosmi. Entrava nel teatro Verga, gli fecero pagare tante inchieste scomode. Tra via De Cosmi e il punto in cui venerdì è caduto l’ispettore Raciti ci saranno 3-4 minuti di cammino. Fava, Raciti. In Sicilia gli onesti muoiono. VIA PLEBISCITO "Pippo" Fava aveva seminato bene, ieri mattina al Cibali si sono autoconvocati i nipoti dei suoi "carusi", i ragazzi che con lui intrapresero la straordinaria avventura del periodico "I Siciliani". Decine di giovani che gravitano attorno ad associazioni come "Addio Pizzo", "Città Insieme", "I grilli dell’Etna", "Unione Universitari". Ragazzi di pace e di volontariato, che si riconoscono nel "Casablanca", giornale di controinformazione timonato da Riccardo Orioles, uno dei migliori allievi di Fava. Il "Casablanca" è uscito in edizione straordinaria e l’articolo principale racconta un agghiacciante micro-episodio nel venerdì nero di Catania: un bambino tira un sasso verso un poliziotto e il papà gli urla "bravo". Si aggiunge: "E più tardi da qualche parte ci sarà anche una festa, la festa per l’uccisione dell’ispettore Filippo Raciti. In via Plebiscito, ma anche in altre strade di una città in cui una gran parte del territorio sfugge al controllo dello Stato". Via Plebiscito è a San Cristoforo, malfamato quartiere del centro dove Raciti abitò da bambino. Forse i vecchi e nuovi "carusi" di Fava stanno annusando una pista. AZIONE GIOVANI Il presidio del Cibali si scioglie verso mezzogiorno. "Non vogliamo contrapporci ai funerali". Si lascia piazza Spedini, si va in piazza Duomo per l’addio all’ispettore. La Cattedrale di Sant' Agata, la statua con l’Elefante. Da questo punto di osservazione l’enfasi di certe cifre suscita sorrisi amari. La piazza non è piena, dietro l’Elefante si sta larghi. Una folla seria e composta, ma il popolo dei rioni e delle periferie non è venuto. Da un palazzo srotolano un lenzuolone con lettere rossoazzurre: "Catania dice no alla violenza". Spiacenti, è tardi. Ragazzi di "Azione Giovani", movimento giovanile di Alleanza Nazionale, alzano uno striscione: "Vogliamo un calcio fatto di valori. Fuori i violenti e i corruttori". La Digos fa riavvolgere il telo. In ogni caso qualcosa non quadra, le curve degli stadi italiani sono dominate da movimenti di destra. Quelli di "Azioni Giovani" ci fanno o ci sono ? AUTO BLU AL MERCATO Su via Garibaldi, dal lato opposto alla Cattedrale, le bancarelle della festa patronale sono aperte. Poliziotti delusi: "Dovevano chiudere, almeno durante i funerali". La fitta al cuore, però, arriva quando si svolta in via Dusmet, dove il mercato della Pescheria va avanti come se niente fosse. La gente passeggia e compra, indifferente al lutto. Le auto blu delle autorità, con gli autisti in attesa dei ministri e delle altre eccellentissime personalità, le hanno parcheggiate proprio qui, tra i banchi della frutta, dei formaggi e dei frutti di mare. Se non fossimo dentro una tragedia, ci sarebbe da ridere.

6 febbraio 2007

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Ciao papino eri bravo in tutto

di Emanuela Audisio

CATANIA - Addio, Filippo. "Ciao papino, tu eri bravo in tutto. Ma soprattutto nel fare il papà". Ispettore capo e servitore dello stato, per gli altri. Papino per la figlia Fabiana, 15 anni, giaccone nero, capelli lunghi. "Credo che questa sia l’ultima occasione in cui tutti vedranno quanto ti voglio bene. Senza di te la vita non sarà più facile, ma sono e sarò sempre fiera di essere tua figlia". È la famiglia a dare lezione allo stato, al calcio ai tifosi. A tenere alta la testa, anche se con i singhiozzi, a non dichiararsi vinta. Ferita, straziata, ma decisa a non considerare Filippo un morto di lavoro. "Papà, ti giuro sarà fatta giustizia. Quando ho saputo della tua morte avevo deciso di farmi del male, non mangiando e non bevendo più. Ma la gente mi ha convinto che ho bisogno di forze in questo momento difficile".

Il duomo è pieno, la piazza anche. Da un balcone pende uno striscione: "Catania dice no alla violenza". C’è sole, vento, dignità. Nessuno arresta il pianto: né i poliziotti, né gli amici. Su questa piazza sono stati dati altri addii: a Maria Grazia Cutuli, giornalista del Corriere della Sera, a Horacio Majorana, carabiniere morto a Nassiriya. Gente uccisa all’estero, lontano, in Afghanistan e Iraq, individuata come nemica all’interno di una guerra più grande. Filippo Raciti invece è stato ammazzato sotto casa, per un derby, in quello stadio dove era andato a fare servizio per la prima volta a 18 anni. C’è un bel modo per carezzare i sentimenti: Alessio, nove anni, che entra nella cattedrale con i gradi da ispettore capo, sulla giacca blu, portando cappello e guanti di papà. L’uniforme è un modo per non sentire il feroce distacco. Poi Alessio si metterà sulle ginocchia di mamma, che ha avuto un piccolo malore, per cercare consolazione ad un’assenza. Dentro e fuori c’è la stessa commozione. Nella piazza sono stati sistemati alcuni altoparlanti e uno schermo che trasmette all’esterno la funzione religiosa. Un applauso lunghissimo, che non smette mai, quando arriva la bara, avvolta nel tricolore, portata dai colleghi della polizia. Sulla cancellata c’è uno striscione: "Ciao Filippo. IX Reparto Mobile Bari". Fuori c’è molta gente e tanta compostezza. È una giornata ventosa. I negozi sono aperti, le bancarelle sono piene di palloncini, nel vicino mercato c’è il vociare di chi vende pistacchi, ricotta, arance. Urla davanti ai banchi di pesce. Però davanti al Duomo silenzio. E malinconia per una vita cancellata dalla violenza di una partita. L’omelia di Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, è tutta centrata sul martirio di Sant' Agata. È la prima volta che una bara viene messa sotto il busto della patrona della città. E che la santa deve dividere la messa con un altro martire, più moderno. "Sant' Agata esulta per la sua sofferenza, non si sente abbandonata dal Signore". Questo è un passo che non piace alla piazza, troppo religioso, perché nelle parole dell’arcivescovo un pezzo di Catania vede accettazione e rassegnazione all’orrore. Nel Duomo stretti sulla stessa panca ci sono le autorità: Giuliano Amato, Giovanna Melandri, Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini, Gianni De Gennaro, Salvatore Cuffaro. Più in là Pancalli, Gigi Riva, tutta la squadra del Catania. C’è anche la bandiera del Palermo. Bastano poche parole per misurare una vita. Le dice Marisa Grasso, la vedova di Filippo, senza piangere, con lucidità: "Sei stato un educatore da vivo, spero lo sarai anche morto. Eri un grandissimo uomo. Sincero, leale, affidabile. Che questi ragazzi riflettano: lo sport è una cosa bella, la violenza no. Mi auguro che nessuno debba provare il nostro dolore. Essere grandi significa avere rispetto". Marisa non chiede vendetta, non fa polemiche, è secca: "Questo era il mio messaggio". Spera solo che in futuro allo stadio non si prendano più a calci corpi, vite, speranze. Dice con calma una cosa tremenda: "Quando ci siamo salutati pensavo di vederlo tornare a casa ferito, ma non morto". Come se andare a fare servizio allo stadio significasse per forza andare in guerra e rischiare la vita. Come se fosse quotidiana normalità essere vittime del pallone. E Fabiana, sempre più sconsolata, nel suo messaggio scritto sul foglio a righe dice: "Adesso spero solamente che la tua morte spinga la società a cambiare, perché tu sei un eroe". De Gennaro, capo della Polizia, legge un messaggio di solidarietà del presidente Napolitano: "È stata assurdamente stroncata dalla violenza più cieca la vita dell’ispettore Filippo Raciti". Per la verità gli ultrà ci vedono benissimo e uccidono quasi sempre per vigliaccheria, in agguati senza eroismi. È un poliziotto, un giovane collega di Filippo, Roberto Latino, a chiedere alle autorità un sostegno. "Noi ci crediamo sempre, vogliamo ci credano anche i nostri figli, voi dovete aiutarci". C’è anche il messaggio del Papa. E la tromba del Silenzio. E tanti colleghi che piangono: "Ci sentiamo indifesi". Questa Catania, questa che oggi prega in piazza, ha una pelle offesa. La bara di Filippo esce e tutti la vogliono accompagnare. La corona di fiori che l’aspettava in Duomo era dei lavoratori della Cesame, azienda di sanitari in fallimento. Su un biglietto lasciato per terra accanto ai fiori le parole: "Un città che uccide i figli non merita di avere figli". Amarezza da occhi bassi. Forse giusta. Però molto meglio ciao papino.

6 febbraio 2007

Fonte: La Repubblica

Due fiere donne nel dolore di Catania

di Candido Cannavò

La mia amata e sventurata Catania è stata grande nel saluto all’uomo che ha perso la vita per difenderla. Il giorno di sant' Agata è diventato per tutta la mattina il giorno di Filippo Raciti, sotto lo sguardo della venerata patrona. A distanza di due millenni la barbarie antica piovuta su una giovinetta, che accettò con un sorriso di fede l’asportazione delle mammelle e la tortura sino alla morte, si è incrociata con una barbarie del nostro tempo, una violenza di massa, cieca, figlia di una società malata, senza giustizia e senza valori che trascina anche i minorenni sul fronte del crimine. Un pallone come feticcio, lo stadio e i suoi dintorni come zona di scontro e mille rancori tutt' intorno, con sigle di odio che collegano la tragedia di Catania con focolai di tutt' Italia. La mia città è stata grande perché ha esposto il suo cuore nel giorno dell’addio, senza pudore. "Caro Filippo, esistiamo ancora, qui sopravvive nonostante tutto una comunità civile". Il senso della partecipazione, del rimpianto, direi anche della vergogna collettiva, ha dominato la scena all’interno della cattedrale e fuori, nella piazza attorno al monumento di pietra dell’Elefante. Soltanto cardinali e vescovi mi sono apparsi un po' lontani, incastrati nel linguaggio della ritualità celebrativa di sant' Agata. Ma quando un giovane poliziotto, dopo aver ricordato Raciti come un fratello maggiore e un maestro, ha detto: "Signor presidente della Repubblica, signor capo della polizia, tenete presente che noi ci crediamo ancora", la Chiesa ha ritrovato il senso della tragedia, il sapore acre dell’assurdo, la responsabilità del domani. E poi, come è avvenuto in occasione delle stragi di mafia, con le vedove dei poliziotti che scortavano Falcone, ecco due donne col coraggio di esporsi: Fabiana e Marisa. Tenerezza di una figlia: "Papà, eri come me: avevi le stesse mie labbra grosse e un ginocchio con problemi come il mio. Papà io so che devo farcela, ma non posso vivere senza di te". Fierezza di una moglie: "Filippo era un grande uomo: onesto, generoso, disponibile. Era un educatore: ha educato alla vita e penso abbia educato anche alla morte. Spero che nessuno provi in futuro tanto dolore. Lo sport è bello, la violenza no". Non so per quanto tempo Catania dovrà restare senza pallone. E immagino che per tanti anni il suo nome rimarrà legato a una delle pagine più avvilenti della violenza calcistica. Ma ieri due piccole grandi donne, Fabiana e Marisa, hanno ridato dignità e rispetto alla mia amata e sventurata città.

6 febbraio 2007

Fonte: La Gazzetta dello Sport

"Mio marito continuerà a educare"

di Claudio Gregori

Dal nostro inviato. CATANIA - "La città uccide, prega e seppellisce". Ieri, alle 17.39, Filippo Raciti ha preso posto nel loculo 2154 al terzo piano della Cappella San Giuseppe del cimitero comunale di Acireale. Nascosto per sempre da una lastra di travertino. La moglie Marisa si è piegata sopra la bara con singhiozzi strappalacrime. Il piccolo Alessio, 9 anni, ignaro dell’algebra della morte, restava fiero con in testa il berretto d’ordinanza di papà. La figlia Fabiana, 15, non aveva più lacrime. Dagli oblò del terzo piano si vedeva il mare. Sopra il cimitero l’Etna fumava con disincanto. Calava la sera e gli usignoli cantavano. Lì la parola era impari al dolore. C’era dignità intorno. Anche tra gli sbirri. Erano solidali nel dolore. Mostravano grandezza d’animo. Forti di una forza ignota alla furia omicida della curva. C’era bellezza nel commiato. E questo faceva risaltare la banalità del male. Filippo Raciti si era lasciato alle spalle Catania, dove la festa di Sant' Agata aveva un suono fesso da festa pagana. L’ultimo viaggio aveva attraversato praterie di asfodeli, mimose e mandorli in fiore, limoni e fichi d’india. Un commiato di primavera. COMMOZIONE E SILENZI Era stata una lunga giornata. La bara era stata vegliata alla caserma Rinaldo. Marisa, Alessio e Fabiana erano arrivati alle 8.50 per stare insieme ancora per qualche ora con Filippo Raciti, lo sbirro. Un uomo. Un marito. Un padre. Mostravano la dignità del dolore. Poi a mezzogiorno le esequie solenni in cattedrale. Gonfaloni e carabinieri in alta uniforme. Uno sciame rosso di vescovi. La chiesa gremita che debordava nella piazza intorno all’elefante. Ventimila persone. Lo Stato era rappresentato dai Ministri Amato e Melandri, da Fini, Casini, Castagnetti, Bianco, dal presidente della Regione Cuffaro, dai sindaci di Catania Scapagnini e di Palermo Cammarata, il commissario Figc Pancalli, i presidenti del Catania Pulvirenti e del Messina Franza. L’Arcivescovo di Catania Salvatore Gristina concelebrava con Monsignor Paolo Romeo e cinque alti prelati. Un bosco di teleobiettivi e di telecamere era cresciuto sull’altare. I fari della tv facevano impallidire le luci dei candelieri che pendevano dalla volta della navata. BARA TRICOLORE Lì, alle 12.19, l’ispettore capo Filippo Raciti era entrato, nascosto nella bara, avvolta nel tricolore, trapunto da una rosa. Era esploso l’applauso. Ma non era il battimani da stadio. Era un’onda nuova, musicale che attraversava la cattedrale. La navata era una straordinaria canna d’organo. Perfino i vescovi applaudivano. Sui volti, come perle, spuntavano lacrime. L’emozione faceva tremare anche i capitelli corinzi. Il volto di Marisa splendeva contro il rosso dei pennacchi. C’era luce. C’era simpatia. Una bella parola greca, che vuol dire compartecipazione al dolore. Una meravigliosa sintonia con gli sbirri. Con quei figli calpestati. Con quella donna coraggiosa. Con papà Nazzareno e mamma Giuseppina. Quei figli, quella moglie, quei genitori erano nostri. Era il nostro dolore. Catania scopriva nella cattedrale il suo paesaggio interiore. C’era contrizione e sgomento. L’arcivescovo Gristina nell’omelia assicurava: "Dio non abbandona la famiglia Raciti, non abbandona questa città". Era proprio la città che cercava di raccogliersi intorno a questo nuovo centro di gravità, il dolore. La lettura dei messaggi del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato della Santa Sede, a nome del Papa, e del presidente della Repubblica Napolitano. Poi le parole vere. "Non voglio che tutto resti come prima. Non voglio perdere altri fratelli come te", diceva Roberto Latino, il commilitone, l’amico. Poi la commozione toccante della figlia Fabiana: "Senza di te la vita non sarà più facile, perché tu eri bravo in tutto". "Eravamo uguali, avevamo anche le stesse labbra...". Parole sonore, rotte dal pianto. Chiuse dalla promessa: "Sarò sempre fiera di essere tua figlia". La chiesa era teatro. Si recitava una tragedia coinvolgente e bellissima. L’acme è stata raggiunta quando ha parlato la moglie Marisa: "Mio marito era un grandissimo uomo. Non lo vedo morto. È qui. Presente". Il finale era mozzafiato: "Voglio che oltre che un educatore nella vita sia un educatore anche nella morte. Spero che il suo sacrificio possa servire a qualcosa". Parole che cantano. Una lezione per la tribù del calcio. Anche per un vecchio cronista si è trattato di un giorno di scuola.

6 febbraio 2007

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Fiori e poesie per ricordare

di Alessio D’Urso

CATANIA - Fiori, bigliettini, dediche, poesie, effigie di Padre Pio e di Sant' Agata, peluche: i catanesi rendono omaggio tutti i giorni al poliziotto Filippo Raciti. La porta centrale della tribuna A dello stadio Angelo Massimino (sottoposto a sequestro), in piazza Spedini, è diventata col passare dei giorni un altare, meta di pellegrinaggio, dove la gente si ferma, prega, depone un fiore e va via. Tra i fiori e le centinaia di dediche, si può notare anche un giubbotto del Palermo lasciato da un tifoso rosanero. Domani, con inizio alle ore 18, è prevista una manifestazione proprio in piazza Spedini organizzata da associazioni di società civile, cui parteciperanno anche i tifosi del Catania.

8 febbraio 2007

Fonte: La Gazzetta dello Sport

Domani messa e corteo

di Alessio D’Urso

ACIREALE - Per desiderio della vedova Marisa Grasso, domani alle ore 19, nella Cattedrale di Acireale, sarà celebrata una messa in suffragio dell’ispettore capo Filippo Raciti. "Sarà un momento in cui tutta la città potrà stringersi attorno alla famiglia - ha detto il sindaco di Acireale, Nino Garozzo - per riaffermare il proprio cordoglio e respingere ogni forma di violenza prevaricatrice nei confronti della società onesta e laboriosa". La famiglia Raciti vive da anni ad Acireale e l’ispettore capo è stato sepolto proprio nel cimitero comunale. Nella mattinata di domani, inoltre, i giovani delle scuole scenderanno in piazza Duomo per un corteo silenzioso che partirà alle 9:30.

8 febbraio 2007

Fonte: La Gazzetta dello Sport

 

E la vedova lancia un appello ai ragazzi

Ora aiutatemi a cambiare le cose

di Michela Giuffrida

CATANIA - "Uno stupido, un incosciente, mi ha tolto il papà e spezzato il cuore". Non piange, stavolta, Fabiana Raciti, a differenza di quando, davanti alla bara del padre, lo aveva salutato per l’ultima volta, in lacrime. Fiera, altera quasi come sua madre, ieri mattina la figlia quindicenne dell’ispettore ucciso negli scontri al Massimino era una ragazza tra i tanti, almeno 3000, che hanno marciato in silenzio ad Acireale, la cittadina dove il poliziotto viveva con la famiglia. In testa al corteo c’è proprio lei che, assieme ad un’amica, porta una corona d’alloro. Il corteo si ferma davanti al monumento ai caduti e qui Fabiana depone la corona. Marisa Grasso, la vedova dell’ispettore, chiede silenzio. Un minuto lunghissimo, che lei decide di rompere con poche parole. "Grazie ragazzi, ma ora dovete aiutarmi a cambiare le cose". Striscioni e cartelli anche al palasport di Catania, dove centinaia di giovani hanno ricordato Raciti ad una settimana esatta dalla sua morte. "Vogliamo sapere di chi sono le responsabilità oggettive ed istituzionali - hanno chiesto in un documento - e i nostri interrogativi riguardano soprattutto la gestione dell’ordine pubblico della città". Niente autorità né discorsi invece nella cattedrale di Acireale, gremita e silenziosa, dove ieri sera è stata celebrata una messa per Filippo Raciti. "La sua morte non reclama vendetta, ma vendetta", ha detto il parroco. In chiesa, assieme alla mamma e alla sorella, anche Alessio, 8 anni, che ha letto una poesia.

10 febbraio 2007

Fonte: La Repubblica

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