Oggi alle 12 i funerali
CATANIA - I funerali
dell’ispettore capo Filippo
Raciti si terranno oggi alle ore
12 nella cattedrale di Catania,
in contemporanea con il
Pontificale (la messa solenne)
della festa della patrona Sant’
Agata. A celebrare la funzione
saranno l’arcivescovo
metropolita di Catania,
Salvatore Gristina, e monsignor
Paolo Romeo, nunzio apostolico
in Italia. Le esequie saranno
trasmesse in diretta su Raiuno.
In rappresentanza dello Stato
parteciperanno il ministro
dell’Interno, Giuliano Amato, e
il ministro delle Politiche
giovanili e attività sportive,
Giovanna Melandri. Il vertice di
Palazzo Chigi sulle
straordinarie misure
antiviolenza in arrivo è stato
posticipato nel pomeriggio, alle
16.30, per permettere ai due
ministri di essere in cattedrale
a Catania. Il commissario
straordinario della Federazione,
Luca Pancalli, e il suo vice
Gigi Riva rappresenteranno il
mondo del calcio, che sarà
comunque presente in massa
attraverso dirigenti e
calciatori: per esempio è atteso
il presidente del Palermo,
Maurizio Zamparini, e alla
cerimonia parteciperà una
rappresentanza della squadra del
Catania, col presidente
Pulvirenti e l’amministratore
delegato Lo Monaco. Tra i
politici è annunciato l’arrivo
di Gianfranco Fini di Alleanza
Nazionale e di Pier Ferdinando
Casini dell’Udc. Con loro
Salvatore Cuffaro, presidente
della Regione Sicilia. Stime
attendibili prevedono che
attorno alla cattedrale
potrebbero radunarsi diecimila
persone.
5 febbraio 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
© Fotografia:
Ilgiornale.it
Catania, folla ai
funerali di Raciti
La moglie: rinunciate
alla violenza
Una folla muta e
commossa si è radunata nel duomo
di Catania. La moglie ai
giovani: riflettete, essere
grandi si dimostra con il
rispetto, la sportività è il
bene. Il presidente Napolitano:
Basta con la violenza, occorrono
decisioni severe.
Catania - Un lungo
applauso di circa 500 persone
presenti sul centralissimo Corso
Italia ha salutato l'uscita dal
decimo reparto mobile della
Polizia di Catania del feretro
dell'ispettore capo Filippo
Raciti. La bara era avvolta
dalla bandiera tricolore con
sopra una rosa rossa. A
salutarlo c'era anche il
picchetto d'onore della polizia
di Stato. Lo stesso applauso ha
accolto il feretro all'ingresso
nel duomo, scortato dai
motociclisti della polizia fino
in piazza e poi portato a spalla
da otto colleghi di Raciti.
Altri due agenti hanno portato
il berretto di Raciti e la sua
divisa. Sul feretro viene posta
una rosa rossa, ultimo dono
della vedova, Marisa Grasso. È
scattato sull'attenti portando
la mano destra sulla visiera del
cappello da poliziotto Alessio,
il piccolo figlio dell'ispettore
capo Filippo Raciti all'arrivo
della salma in piazza Duomo
davanti la Cattedrale di
Catania. Il bambino ha poi
accompagnato l'ingresso della
bara in chiesa. Evidente la
commozione tra i presenti,
soprattutto tra gli agenti della
Polizia che hanno gli occhi e il
viso solcato dalle lacrime. Si
abbracciano tra loro
silenziosamente come a farsi
coraggio. LA FAMIGLIA È vestito
con la divisa da poliziotto
Alessio, il figlio di 9 anni di
Filippo Raciti, l'ispettore capo
ucciso venerdì sera durante i
disordini accaduti durante il
derby Catania-Palermo. Il
bambino è arrivato in piazza
Duomo con un'auto sulla quale
c'erano la mamma, Marisa Grasso
e la sorella di Alessio,
Fabiana, 15 anni. Alessio
indossa il cappello da ispettore
di polizia e la divisa. La madre
e la sorella sono già entrate in
cattedrale, il piccolo è rimasto
in piazza Duomo con due
ispettori di polizia. Alessio se
ne sta con le mani in tasca e
osserva la gente che sta
entrando in cattedrale, ogni
tanto scambia una parola con i
due poliziotti che lo
abbracciano. LA MOGLIE Con
parole pacate e dolenti, la
vedova di Filippo Raciti ha
invitato i tifosi a riflettere
sulla morte di suo marito e a
rinunciare alla violenza.
"Vorrei solo dire due parole per
mio marito. Sono sicura che
tutti conoscevate i suoi pregi.
Venerdì nell'apprendere della
sua morte ho avuto un blocco al
cuore. Immaginavo che sarebbe
tornato con qualche ferita. Ma
non mi sarei immaginato che
sarebbe tornato così", ha
esordito la donna, Marisa
Grasso, che si è rivolta ai
giovani che "immaturamente,
stupidamente, scioccamente,
guardando un poliziotto e quanti
portano la divisa lo guardano
con disprezzo e odio. Mio marito
- ha continuato - oltre a essere
un bravissimo poliziotto era un
gradissimo uomo, aveva qualità
vere, era sincero, leale,
affidabile, disponibile. Non lo
vedo morto, perché è sempre
presente. Era un educatore alla
vita, così lo stimano i suoi
colleghi. Vorrei che sia un
educatore anche nella morte e
che questa morte possa portare
veramente cambiamenti e che non
ci sia un'altra famiglia a
provare questo enorme dolore. I
ragazzi riflettano - ha concluso
Marisa Grasso - la sportività è
una cosa bella, la violenza fa
male. Essere grandi si dimostra
col rispetto". LA FIGLIA "Avevo
deciso di farmi del male quando
ho appreso la notizia della tua
morte, non volevo più mangiare e
bere ma molte persone mi hanno
aiutato". Ha iniziato così il
suo messaggio al padre Fabiana,
la figlia primogenita
dell'ispettore di polizia. "Ciao
papino - ha esordito con voce
commossa la ragazza - adesso
spero che qualcosa cambi, tu sei
stato un eroe e lo sei ancora.
Noi due siamo uguali in
moltissime cose, non so stare
senza di te. Abbiamo gli stessi
pregi e gli stessi difetti, le
labbra carnose e il ginocchio
che dà problemi. Volevo che
sapessi che sarò sempre fiera di
te". Il piccolo Alessio, 9 anni,
ha continuato a ripetere "Voglio
papà, voglio papà". L'OMELIA
"Oggi la gioia della festa ha i
toni della mestizia". Lo ha
detto monsignor Paolo Romeo,
nunzio apostolico in Italia e
arcivescovo eletto di Palermo,
nell'omelia per i funerali
dell'ispettore Filippo Raciti,
ucciso venerdì sera negli
scontri dopo la partita di
calcio Catania-Palermo.
Monsignor Romeo ha ricordato
Raciti come un "servitore fedele
e orgoglioso dello Stato" e ha
portato alla vedova, ai figli e
a tutta la famiglia
"l'affettuosa solidarietà del
Santo Padre". L'alto prelato ha
sottolineato che "è emblematico
dal punto di vista della
celebrazione ecclesiale che
l'arcivescovo abbia voluto
inserire i funerali nella festa
di Sant’ Agata", un segno che
testimonia il dolore di tutti i
catanesi per la morte di Raciti.
L'omelia di monsignor Romeo è
stata quasi tutta incentrata
sulla figura di Sant’ Agata e
dal prelato non è venuta nessuna
esplicita condanna delle
violenze in cui venerdì è morto
l'ispettore Raciti. Solo in
chiusura, una menzione della
"gravissima condizione di
sofferenza per la famiglia
Raciti e per tutta la
cittadinanza di Catania". LA
FOLLA Migliaia di persone si
sono riversate nella piazza del
Duomo di Catania per assistere
ai funerali dell'agente Filippo
Raciti. Mancano pochi minuti a
mezzogiorno, ora stabilita per
la celebrazione del pontificale
e della messa funebre e la folla
è tutta assiepata oltre le
transenne. Parlano tutti a bassa
voce e non si sentono rumori del
traffico circostante. Lungo via
Garibaldi, una delle strade di
accesso a piazza duomo qualche
venditore ambulante espone mazzi
di palloncini colorati che i
vigili urbani stano cercando di
far rimuovere. Un maxischermo
alla destra del duomo proietterà
le immagini della messa.
Altissima la presenza di giovani
e bambini. Ricordiamo che oggi a
Catania le scuole sono chiuse
perché e il giorno di Sant’
Agata, patrona della città
etnea. I COLLEGHI Centinaia di
agenti di polizia e dei
carabinieri seguono i funerali
davanti al maxischermo allestito
in piazza duomo visto che la
cattedrale non riesce a
contenere le migliaia di persone
presenti fuori dalla chiesa.
Moltissimi colleghi
dell'ispettore Filippo Raciti
seguono commossi la funzione
funebre, tenendosi abbracciati
fra loro e asciugandosi le
lacrime. In piazza è esposto
anche uno striscione con la
scritta "Catania dice no alla
violenza". Sul sagrato è
presente anche uno striscione
con la scritta "Ciao Filippo !!!
dal Nono reparto mobile della
Polizia di Bari". DA ACIREALE
"Siamo qui con il nostro
gonfalone listato a lutto per
l'ultimo saluto all'ispettore
capo Filippo Raciti". Lo ha
detto il sindaco di Acireale
Nino Garozzo, città dove
risiedeva l'ispettore capo morto
venerdì negli incidenti del
derby Catania-Palermo.
"Esprimiamo con questo la rabbia
e il dolore della città di
Acireale - ha aggiunto Garozzo -
dove Filippo viveva e aveva
costituito famiglia e dove,
tristemente, si svolgerà la
sepoltura. Vogliamo riaffermare
il primato della democrazia e
delle leggi sulla violenza e
sulla delinquenza - ha concluso
Garozzo - perché nessuno dietro
i valori sacri dello sport possa
alimentare azioni criminali che
sono estranei ai principi dello
sport. Il sacrificio
dell'ispettore Raciti deve
impegnare tutte le istituzioni
affinché la follia di pochi non
debba prevalere sull'onestà e
sulla operosità della nostra
gente". Il PAPA BENEDETTO XVI è
"spiritualmente vicino" alla
moglie e ai figli di Filippo
Raciti. In un telegramma inviato
a suo nome dal segretario di
Stato, Tarcisio Bertone al
vescovo di Catania, monsignor
Salvatore Gristina, Benedetto
XVI ribadisce la sua "ferma
condanna per ogni gesto di
violenza che macchia il gioco
del calcio" mentre esorta a
promuovere con maggiore
determinazione il rispetto "per
la legalità favorendo lealtà,
solidarietà e sana
competitività". IL CAPO DELLO
STATO "Affinché ritorni la
serenità e normalità sui campi
di calcio c'è da attendersi che
decisioni severe e comportamenti
conseguenti vengano assunte
dalle autorità di governo e da
tutti i soggetti del mondo
sportivo". Lo ha ribadito il
capo dello Stato Giorgio
Napolitano in un messaggio
inviato al capo della polizia
Gianni De Gennaro, che
quest'ultimo ha letto nel corso
dei funerali di Filippo Raciti
nel duomo di Catania. I POLITICI
Il ministro dell'Interno
Giuliano Amato e quello dello
Sport Giovanna Melandri sono
arrivati nel duomo di Catania
per assistere ai funerali
dell'ispettore capo della
polizia Filippo Raciti, ucciso
durante gli scontri scoppiati in
occasione del derby
Catania-Palermo. Con loro anche
il viceministro dell'Interno
Marco Minniti, il capo della
polizia Gianni De Gennaro e il
vicecapo Antonio Manganelli, il
vicepresidente della Camera
Pierluigi Castagnetti, i leader
di An Gianfranco Fini e dell'Udc
Pierferdinando Casini, il
presidente della regione Sicilia
Salvatore Cuffaro. Tra le
autorità presenti anche il
presidente dell'Antimafia
Francesco Forgione, il
sottosegretario all'Interno
Marcella Lucidi e il vicecapo
della polizia Nicola Cavaliere.
Tra le personalità presenti,
anche il principe Emanuele
Filiberto di Savoia.
MANIFESTAZIONE Oltre un
centinaio di persone hanno
partecipato questa mattina ad
una manifestazione di
solidarietà nei confronti
dell'ispettore capo davanti allo
stadio Massimino di Catania, sul
luogo dove sono avvenuti gli
scontri durante il derby con il
Palermo. L'iniziativa spontanea
è stata promossa da cittadini
catanesi e da esponenti della
società civile. TIFOSI FERMATI
Intanto proseguono le indagini
degli inquirenti sulla
guerriglia di venerdì sera. Un
minorenne è stato fermato nel
corso delle perquisizioni
compiute nella notte dalla
polizia in una ventina di sedi
ultras del Catania. Il
minorenne, riconosciuto
attraverso foto e filmati,
avrebbe lanciato oggetti contro
le forze dell'ordine durante gli
incidenti del 2 febbraio allo
stadio Massimino.
5 febbraio 2007
Fonte: Ilgiornale.it
In tantissimi fuori e
dentro il Duomo della città
siciliana
L'ultimo saluto di
Catania a Filippo
Folla immensa per
l'ispettore ucciso
Le lacrime dei colleghi,
il messaggio di Napolitano, il
ricordo della moglie.
CATANIA - Applausi,
tanti. E ancor più dolore. Della
moglie e della figlia che lo
ricordano dall'altare. Dei
colleghi che lo piangono e
portano la bara in spalla. Sono
arrivati in migliaia, stamattina
nel Duomo di Catania, per dare
l'addio a Filippo Raciti,
l'ispettore di polizia ucciso
nel corso dei tafferugli nel
derby Catania-Palermo. La chiesa
e la piazza si riempiono già
dalla prima mattina. Sono
tantissimi i catanesi che hanno
deciso di venire per salutare
Raciti. Ieri, in molti, riuniti
nella cattedrale, non avevano
applaudito il vescovo che
chiedeva un segno di vicinanza
alla polizia. Nell'aria
volteggiano i palloncini per la
festa di Sant’ Agata. La bara
dell'ispettore lascia la camera
ardente e si dirige verso la
chiesa. Dentro ci sono già la
moglie, Marisa Russo, e i figli
Alessio e Fabiana. Seduti in
prima fila, chiusi in un
dignitoso dolore. La bara deve
ancora arrivare quando il
drappello dei politici varca la
soglia del Duomo. Ci sono il
ministro dell'Interno, Giuliano
Amato e quello dello Sport
Giovanna Melandri. Ed ancora
Gianfranco Fini, Pierferdinando
Casini. E il capo della Polizia
Gianni De Gennaro. Un lungo
applauso saluta l'arrivo della
bara in chiesa. Il feretro, con
una sola rosa rossa, viene messo
davanti all'altare. Attorno c'è
un picchetto d'onore formato da
quattro poliziotti in alta
uniforme e, subito dietro,
decine di colleghi e colleghe.
Fuori un maxischermo trasmette
la cerimonia. Su un muro uno
striscione: "Catania dice no
alla violenza". La cerimonia va
avanti. De Gennaro legge un
messaggio del capo dello Stato,
Giorgio Napolitano che chiede
"decisioni severe" contro la
violenza. Poi tocca a Roberto
Latino, agente scelto del
reparto mobile di Catania. Di
Raciti era amico e lo ricorda
con parole commosse. Poi,
rivolto ai rappresentanti della
politica e delle istituzioni,
lancia un appello: "Oggi non
voglio che tutto resti come
prima, voglio che qualcosa in
questo mondo violento cambi, non
voglio perdere altri amici,
altri fratelli. Noi ci crediamo
ancora, aiutateci a crederci".
Si arriva così al momento più
toccante della cerimonia, le
parole della moglie e della
figlia di Raciti. Lo ricordano
con dignità e amore. Chiedendo
che la sua morte non sia "vana"
e che la società cambi. Finisce
così come era cominciata. Con un
lungo applauso che accompagna la
bara.
5 febbraio 2007
Fonte: Repubblica.it
Catania, il commovente
ricordo delle due congiunte
durante i funerali.
Raciti, l'addio della
figlia e della moglie
"La sua morte induca la
società a cambiare"
La vedova: "Spero che il
suo sacrificio possa servire a
qualcosa". Fabiana, 15 anni,
legge tra le lacrime una lettera
indirizzata al papà. "Dopo la
tragedia non volevo più mangiare
e bere, ma dicono che devo farmi
forza".
CATANIA - ''Che la tua
morte induca la società a
cambiare". Questo l'accorato
messaggio venuto dalla vedova di
Filippo Raciti, Marisa, nel
corso del funerale del marito.
Mentre la figlia quindicenne,
Fabiana, ha letto, tra le
lacrime, una lettera indirizzata
al suo papà. Due testimonianze
che hanno provocato la forte
commozione delle migliaia di
persone presenti, sia
all'interno della Cattedrale che
nell'antistante piazza Duomo. La
figlia ha ricordato la figura
del padre, interrompendosi a più
riprese per l'emozione. "Ciao
papino - ha detto - è l'ultima
occasione in cui tutti vedranno
quanto ti voglio bene. Quando ho
saputo della tua morte ho
sentito qualcosa dentro di me
che è difficile spiegare. Ho
deciso di farmi del male, non
mangiando e non bevendo più. Ma
mi dicono che questi sono
momenti difficili e bisogna
farsi forza", ha detto ancora la
ragazza. "La nostra vita - ha
continuato Fabiana - non sarà
più facile, perché tu eri bravo
in tutto ma soprattutto nel fare
il papà. Adesso spero solamente
che la tua morte spinga la
società a cambiare, perché tu
sei un eroe. Io non riesco a
stare senza di te, perché siamo
uguali. Abbiamo gli stessi pregi
e difetti, come grosse labbra e
un ginocchio che dà qualche
problemino. Sono e sarò sempre
fiera di essere tua figlia".
Quanto alla vedova, ha ricordato
che "venerdì ci eravamo salutati
come al solito: non pensavo che
me lo avrebbero riportato
così''. La donna si è poi
rivolta ai giovani, molti dei
quali coinvolti negli scontri
''che immaturamente,
stupidamente, scioccamente
guardando chi porta una
divisa'', ha detto, ''non hanno
rispetto ma, anzi, esprimono
violenza''. ''Lui - ha ricordato
ancora Marisa - era un educatore
alla vita. Vorrei che mio marito
ora sia un educatore alla morte,
che il suo sacrificio possa
portare al cambiamento, perché
nessuna famiglia possa vivere
questo grande dolore''.
5 febbraio 2007
Fonte: Repubblica.it
"A voi che odiate queste
divise, dico avete ucciso un
grandissimo uomo"
In 20 mila hanno dato
l’ultimo saluto all’ispettore di
Polizia assassinato venerdì
sera, riempiendo la Cattedrale e
la piazza sin dalla prima
mattina. Commozione e lacrime
alle parole della moglie Marisa
e della figlia Fabiana, mentre i
politici (presenti tra gli altri
i ministri Amato e Melandri e il
governatore della Regione
Sicilia Cuffaro) sono stati
accolti al grido di "Buffoni,
buffoni". Il piccolo Alessio, 9
anni, ha voluto vestirsi con la
divisa del padre: "Diventerò
come papà". EDUCATORE "Io mio
marito non lo vedo morto, perché
è sempre presente. Era un
educatore alla vita. Ora vorrei
che fosse un educatore anche
nella morte, affinché altre
famiglie non provino questo
dolore", ha detto la vedova.
"Parole tremende, per chi vuole
capire", ha commentato Gigi
Riva. Alla funzione si sono
fatti vedere insieme Pulvirenti,
Franza e Sagramola, presidenti e
amministratore delegato di
Catania, Messina e Palermo.
6 febbraio 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
La compostezza di Amato,
le lacrime di De Gennaro
di Francesco Caruso
Politici fischiati
all’ingresso del Duomo. Riva:
"Da Catania arriva una
testimonianza eccezionale, sia
in piazza sia in chiesa".
Dal nostro inviato.
CATANIA - La cattedrale è
illuminata da un sole più
primaverile che invernale come 5
anni fa. Eravamo alla fine del
2001 e in questo stesso Duomo
veniva dato l’estremo saluto ad
un’altra giovane vita catanese
spezzata mentre svolgeva il suo
lavoro, Maria Grazia Cutuli.
Giornalista, inviata di guerra
del Corriere della Sera
assassinata sulle strade
polverose di Kabul. Come Filippo
Raciti inviato di un’altra
guerra, anche lui morto
ammazzato durante il suo lavoro,
onesto e pericoloso. Ieri un 5
febbraio diverso per la città,
niente festeggiamenti a Sant'
Agata, solo lacrime. La
commozione è stata il
denominatore comune di una
mattinata affollata e composta.
In un solo momento la piazza ha
abbandonato il contegno, quando
dalla settecentesca porta Uzeda
che introduce al Duomo sono
apparsi i politici, i ministri
Amato e Melandri, l’Udc Casini,
il governatore della Regione
Sicilia Cuffaro accolti al grido
di "Buffoni, buffoni". E per
Cuffaro una voce si è isolata
dal coro: "Arritiriti" ovvero
ritirati. Li segue il capo della
Polizia De Gennaro, in lacrime.
E i sindaci di Catania,
Scapagnini, e di Palermo,
Cammarata. Arrivano pure
Gianfranco Fini ed Emanuele
Filiberto. UOMINI DI SPORT Ci
sono anche tanti poliziotti in
borghese, uno di questi osserva
il piccolo Alessio Raciti e
commenta: "Non riesco a
guardarlo, mi ricorda troppo
Filippo". E poi racconta:
"Stamani siamo andati a prendere
uno dei tifosi identificati,
nella vicina pescheria mentre
puliva il pesce, "vi stiamo
aspettando, ha esclamato,
sappiamo che ci prenderete
tutti". Il padre di uno dei
fermati ieri ha detto di aver
vietato al figlio per punizione
di indossare il sacco di Sant'
Agata. Molti di questi genitori
sono brave persone". Da un
balcone davanti al Duomo penzola
un lenzuolo bianco: "Catania
dice no alla violenza". Filippo
Raciti è un morto del calcio e
quindi non mancano gli uomini di
sport: "Da Catania arriva una
testimonianza eccezionale, sia
in piazza che in chiesa. E le
parole della vedova Raciti sono
state tremende, per chi vuole
capire", ha detto Gigi Riva.
FRANZA E I TIFOSI Insieme si
fanno vedere i dirigenti delle 3
principali squadre siciliane,
Pulvirenti presidente del
Catania, Sagramola
amministratore delegato del
Palermo e Franza presidente del
Messina, che recentemente ha
sostituito l’allenatore Giordano
su pressione dei tifosi:
"Spezzare il legame o non
trattare con gli ultrà - ha
spiegato Franza - può essere
negativo. Bisogna aiutarli ad
espellere i delinquenti dalle
proprie organizzazioni. Per la
vicenda Giordano sono rimasto
bloccato all’interno dello
stadio fino alle 11 di sera. È
stata una pressione pacifica e
la mia decisione non è dipesa
dall’intervento dei tifosi". La
Melandri parla attraverso una
nota diramata nel pomeriggio:
"Le parole che in queste ore
meritano un commento pieno di
commozione e rispetto sono
quelle della signora Raciti.
Parole colme di dolore, ma anche
di grande dignità e forza che ci
spronano ad agire". La vedova
Raciti ha scosso le coscienze di
tutti: "Daremo risposte alle
richieste fatte dalla famiglia
Raciti. Domani Amato illustrerà
le nostre soluzioni", ha
aggiunto il vicepresidente della
Camera Pierluigi Castagnetti.
"Resteremo compatti - ha
replicato Rosella Sensi,
vicepresidente della Lega calcio
- e verremo incontro alle
decisioni del Governo".
6 febbraio 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Il dolore di Alessio:
"Diventerò come papà"
di Alessio D’Urso
Il figlio di Raciti al
funerale con la divisa del
padre. I colleghi: "Sa che
Filippo non tornerà più a casa".
CATANIA - Il berretto
blu col cerchietto dorato gli
sta un po' largo, gli pende da
un lato, ma l’ha voluto lui a
tutti i costi: "Devo vestirmi
come papà, voglio diventare come
papà...". Il piccolo Alessio, 9
anni, è bellissimo nel suo
cappottino blu con i tre
pentagoni della qualifica di
Ispettore capo del padre Filippo
Raciti, di cui ha gli stessi
occhi grandi e il viso dolce.
Avanza sicuro, il poliziotto del
domani, dalla camera ardente
dove ha baciato per l’ultima
volta il papà verso il Duomo di
Catania: accanto la mamma Marisa
e la sorella Fabiana, i nonni
Nazareno e Pina, il comandante
del X reparto mobile Pietro
Gambuzza e l’agente scelto Marco
Spinnicchia. CIAO PAPÀ La camera
ardente era stata riaperta ieri
alle 8.30 e i catanesi si sono
avvicinati alla bara deponendo
un fiore. Quante dediche,
quante: Alessio Raciti li ha
visti tutti gli amici del padre
e poi, con la famiglia, si è
raccolto in silenzio prima di
recarsi in Cattedrale: "Il
piccolo sa tutto", dicono i
colleghi di Filippo, "non sa
naturalmente com' è morto, ma sa
che a casa non tornerà più...".
I compagni della III elementare
di Acireale sono venuti a
sostenerlo. E lui, orgoglioso di
papà, avrebbe pure voluto
recarsi in chiesa con la
sciabola dell’Ispettore, ma gli
è stato consigliato di desistere
per il peso. Un figlio
splendido, benedetto dagli occhi
della Santa Patrona Sant’ Agata,
a cui un destino crudele ha già
conferito prematuramente
simbolici fregi e una vocazione
in pectore. LA LETTERINA Pochi
minuti prima di avviare il
corteo di volanti e carro
funebre, la signora Raciti,
Marisa Grasso, legge una
letterina che le è stata
recapitata da un bambino, Salvo,
accompagnato dai genitori, che
due anni fa cadde in un pozzo a
Catania e venne salvato da
Filippo. Il piccolo rimase in
coma per due mesi e l’Ispettore
andava a trovarlo ogni settimana
in corsia: la notizia della sua
morte ha procurato al bimbo uno
shock. La signora Raciti ha
deciso di infilare la letterina
piena di riconoscenza nel
taschino della divisa con cui il
marito ha affrontato il viaggio
in cielo. Tanti altri bambini,
come Alessio, hanno detto "Ciao
Filippo": gli studenti dei
quartieri a rischio di Librino,
San Cristoforo e San Giorgio,
cui Raciti aveva dedicato tempo
in diverse iniziative di
solidarietà. A CASA La folla, il
lungo applauso di piazza Duomo.
Poi il tragitto verso Acireale,
dove la salma di Raciti è stata
tumulata alle 17. Mamma Marisa e
Fabiana, che frequenta
l’Istituto Alberghiero, si
allontanano in auto.
All’ingresso del cimitero,
Alessio cammina tra i viali
alberati, sorseggia una Coca
Cola e scherza con i suoi
"fratelli maggiori". Pronuncia
la frase-ritornello di questi
giorni: "Mettiti a
disposizione". L’avrebbe fatto
il padre, lo farà lui. E il
comandante Gambuzza riflette:
"Mi piacerebbe che facesse altro
nella vita, dopo tutto questo,
ma sono certo che diventerà
eccezionale come il padre". Il
capo di Filippo Raciti, una
frattura al piede ancora non
curata, sonno arretrato di tre
giorni, non sa se per il sorriso
innocente di Alessio debba
provare gioia o dolore. E,
talvolta, il cuore vorrebbe
riposo.
6 febbraio 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Marisa ha voluto Catania
Funerali ad Acireale per
salvare la festa ?
di Maurizio Nicita
Dal nostro inviato.
CATANIA - La determinazione di
Marisa Raciti, quella che tutta
Italia ha potuto ammirare ieri
in diretta tv, ha permesso che
ieri il funerale di Filippo si
svolgesse a Catania, la città
macchiata dalla tragica fine del
poliziotto. Perché emerge un
retroscena imbarazzante che
riguarda il comitato dei
festeggiamenti di Sant' Agata,
riunitosi d’urgenza sabato
mattina dopo i drammatici fatti
della sera prima. In quel
consesso svoltosi in Curia - cui
hanno partecipato le massime
autorità politiche,
amministrative e religiose di
città e provincia - un
rappresentante delle istituzioni
aveva timidamente avanzato
l’ipotesi di spostate i funerali
di Stato ad Acireale, città di
residenza dei Raciti. Tutto per
cercare di non "turbare" la
festa dei catanesi. Poi, per
fortuna, grazie alla ferma
volontà della vedova, è prevalso
il buon senso limitando con
qualche escamotage (niente
fuochi d’artificio e luci) una
festa che comunque si è svolta.
Lo stesso arcivescovo di
Catania, Salvatore Gristina ha
ammesso: "Abbiamo preso in
considerazione l’ipotesi di
limitare la festa come nel '91,
ma allora sorsero problemi di
ordine pubblico che si sarebbero
posti anche oggi". Per la
cronaca nel '91 la processione
venne limitata per questioni di
sicurezza, visto che nel
dicembre del '90 Catania era
stata colpita da terremoto. E
allora qualche presunto "devoto"
aggredì il sindaco Ziccone,
"reo" di quella scelta. I
politici di oggi hanno preferito
il quieto vivere per una festa
che è business, anche per la
criminalità imperante.
6 febbraio 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
L'omelia di monsignor
Romeo: "Fedele e orgoglioso
servitore dello Stato"
Raciti, folla immensa
per l'ultimo saluto
Il figlio Alessio
vestito da poliziotto. La bara
accolta dagli applausi. In
chiesa diversi politici e le
squadre di Catania e Palermo.
CATANIA - È gremita di
folla la cattedrale di Catania
per l'ultimo saluto a Filippo
Raciti, il poliziotto 38enne
ucciso durante i tumulti dei
teppisti di tre giorni fa. Il
Duomo è pienissimo, e anche la
piazza è stipata in ogni angolo.
Ci sono migliaia di cittadini
catanesi, decine di delegazioni
di reparti della polizia di
Stato venute da tutta Italia.
Lungo via Garibaldi, una delle
strade di accesso a piazza
Duomo, qualche venditore
ambulante espone mazzi di
palloncini colorati che i vigili
urbani fanno rimuovere. Un
maxischermo alla destra della
chiesa proietta le immagini
della messa. Altissima la
presenza di giovani e bambini.
Applausi commossi salutano la
salma non appena il corteo
funebre fa il suo ingresso nel
Duomo. La bara di Raciti,
avvolta nel tricolore, è portata
a spalla dai colleghi. Uno
striscione accompagna l'arrivo
nella cattedrale e recita:
"Catania dice no alla violenza".
In un altro si legge: "Ciao
Filippo", firmato Nono reparto
mobile della Polizia di Bari.
IL FIGLIO VESTITO CON LA
DIVISA - Alessio, 9 anni, uno
dei due figli dell'ispettore,
indossa una piccola uniforme
della polizia con i gradi del
padre. Abbracciato e coccolato
da tre agenti, rimane in piazza
mentre la mamma Marisa e la
sorella Fabiana, che ha 15 anni,
entrano nella cattedrale. Poi
quando s'avvicina la bara del
padre scatta sull'attenti
portando la mano destra sulla
visiera del cappello da
poliziotto. Per tutta la messa
rimane seduto in braccio alla
madre, che durante i funerali ha
rivolto un sentito appello ai
tifosi.
L'OMELIA - "Oggi la
gioia della festa ha i toni
della mestizia" spiega
nell'omelia monsignor Paolo
Romeo, nunzio apostolico in
Italia e arcivescovo eletto di
Palermo. Romeo ricorda Raciti
come un "servitore fedele e
orgoglioso dello Stato" e porta
alla vedova "l'affettuosa
solidarietà del Santo Padre".
L'alto prelato sottolinea che "è
emblematico dal punto di vista
della celebrazione ecclesiale
che l'arcivescovo abbia voluto
inserire i funerali nella festa
di Sant’ Agata".
POLITICI E CALCIATORI IN
CHIESA - Decine le corone di
fiori sul sagrato della chiesa,
e tanti i politici che prendono
posto (alcuni dei quali vengono
accolti da urla di disappunto):
i ministri Amato e Melandri e
tra gli altri, il leader di An,
Fini, il senatore Bianco della
Margherita, il sindaco di
Catania, Scapagnini e quello di
Palermo Cammarata. Presente
anche il procuratore generale di
Catania, Tinebra. Assistono ai
funerali anche i giocatori del
Catania Calcio, la dirigenza
della squadra etnea con in testa
il presidente Pulvirenti,
l'allenatore Marino e
l'amministratore delegato del
Palermo, Sagramola. C'è anche il
presidente del Messina, Franza e
il principe Emanuele Filiberto
di Savoia. Oltre ovviamente al
capo della Polizia Gianni De
Gennaro.
SOLO DUE FILE PER I
FAMILIARI - All'interno della
chiesa ai familiari sono state
destinate solo due file, mentre
per i politici e gli esponenti
delle istituzioni che
presenziano al rito le file sono
otto. A farlo notare, non senza
disappunto, sono gli stessi
colleghi del poliziotto ucciso.
6 febbraio 2007
Fonte: Corriere.it
La piazza e la chiesa
strapiene già al mattino
Sono arrivati in
migliaia, ieri mattina nel Duomo
di Catania, per dare l’addio a
Filippo Raciti. La chiesa e la
piazza sono piene già dalla
prima mattina. Sono tantissimi i
catanesi che hanno deciso di
venire a salutare Raciti. Un
lunghissimo applauso saluta
l’arrivo della bara in chiesa.
Il feretro, con una sola rosa
rossa, viene messo davanti
all’altare. Vicino c’è un
picchetto d’onore formato da
quattro poliziotti in alta
uniforme e colleghi e colleghe
della polizia. Fuori, un
maxischermo trasmette la
cerimonia. Su un muro uno
striscione: "Catania dice no
alla violenza".
6 febbraio 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Addio a Raciti
Catania
divisa tra reazione e
indifferenza
di Sebastiano Vernazza
Dal nostro inviato.
CATANIA - Piazza Spedini, ore 11
di ieri mattina, ingresso
principale dello stadio Cibali.
L’ispettore Raciti l’hanno
ammazzato poco più avanti,
dietro la curva Nord. Il luogo
esatto dell’omicidio non si può
raggiungere, la scena del
crimine è transennata. Davanti
al cancello della tribuna
centrale mazzi di fiori,
bigliettini, poesie. Colpisce
un’invettiva, scritta a mano:
"Vergogna. Pentitevi e capite
che quello che avete fatto è
orrore. Basta ipocriti di Sant'
Agata". Fa riflettere l’ultimo
monito, rivolto ai devoti della
Patrona. Non a tutti, è chiaro,
ma a quelli che indossano il
saio bianco e si coprono il capo
con lo zucchetto nero, e che
però frequentano il Cibali nella
maniera sbagliata, dalla parte
dei violenti. Perché i devoti
ultrà esistono, la faccenda è
acclarata. BRIVIDI Una
coincidenza toponomastica fa
rabbrividire. A piazza Spedini
si arriva percorrendo l’ex via
dello Stadio, oggi via Fava.
Giuseppe "Pippo" Fava era un
giornalista, scrittore e autore
teatrale ucciso dalla mafia nel
1984. Brontolava: "Mi dovete
spiegare chi ce lo fa fare". Poi
si metteva alla macchina per
scrivere e denunciava il
malaffare. Lo assassinarono a
duecento metri da qui,
all’angolo con via De Cosmi.
Entrava nel teatro Verga, gli
fecero pagare tante inchieste
scomode. Tra via De Cosmi e il
punto in cui venerdì è caduto
l’ispettore Raciti ci saranno
3-4 minuti di cammino. Fava,
Raciti. In Sicilia gli onesti
muoiono. VIA PLEBISCITO "Pippo"
Fava aveva seminato bene, ieri
mattina al Cibali si sono
autoconvocati i nipoti dei suoi
"carusi", i ragazzi che con lui
intrapresero la straordinaria
avventura del periodico "I
Siciliani". Decine di giovani
che gravitano attorno ad
associazioni come "Addio Pizzo",
"Città Insieme", "I grilli
dell’Etna", "Unione
Universitari". Ragazzi di pace e
di volontariato, che si
riconoscono nel "Casablanca",
giornale di controinformazione
timonato da Riccardo Orioles,
uno dei migliori allievi di
Fava. Il "Casablanca" è uscito
in edizione straordinaria e
l’articolo principale racconta
un agghiacciante micro-episodio
nel venerdì nero di Catania: un
bambino tira un sasso verso un
poliziotto e il papà gli urla
"bravo". Si aggiunge: "E più
tardi da qualche parte ci sarà
anche una festa, la festa per
l’uccisione dell’ispettore
Filippo Raciti. In via
Plebiscito, ma anche in altre
strade di una città in cui una
gran parte del territorio sfugge
al controllo dello Stato". Via
Plebiscito è a San Cristoforo,
malfamato quartiere del centro
dove Raciti abitò da bambino.
Forse i vecchi e nuovi "carusi"
di Fava stanno annusando una
pista. AZIONE GIOVANI Il
presidio del Cibali si scioglie
verso mezzogiorno. "Non vogliamo
contrapporci ai funerali". Si
lascia piazza Spedini, si va in
piazza Duomo per l’addio
all’ispettore. La Cattedrale di
Sant' Agata, la statua con
l’Elefante. Da questo punto di
osservazione l’enfasi di certe
cifre suscita sorrisi amari. La
piazza non è piena, dietro
l’Elefante si sta larghi. Una
folla seria e composta, ma il
popolo dei rioni e delle
periferie non è venuto. Da un
palazzo srotolano un lenzuolone
con lettere rossoazzurre:
"Catania dice no alla violenza".
Spiacenti, è tardi. Ragazzi di
"Azione Giovani", movimento
giovanile di Alleanza Nazionale,
alzano uno striscione: "Vogliamo
un calcio fatto di valori. Fuori
i violenti e i corruttori". La
Digos fa riavvolgere il telo. In
ogni caso qualcosa non quadra,
le curve degli stadi italiani
sono dominate da movimenti di
destra. Quelli di "Azioni
Giovani" ci fanno o ci sono ?
AUTO BLU AL MERCATO Su via
Garibaldi, dal lato opposto alla
Cattedrale, le bancarelle della
festa patronale sono aperte.
Poliziotti delusi: "Dovevano
chiudere, almeno durante i
funerali". La fitta al cuore,
però, arriva quando si svolta in
via Dusmet, dove il mercato
della Pescheria va avanti come
se niente fosse. La gente
passeggia e compra, indifferente
al lutto. Le auto blu delle
autorità, con gli autisti in
attesa dei ministri e delle
altre eccellentissime
personalità, le hanno
parcheggiate proprio qui, tra i
banchi della frutta, dei
formaggi e dei frutti di mare.
Se non fossimo dentro una
tragedia, ci sarebbe da ridere.
6 febbraio 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Ciao papino eri bravo in
tutto
di Emanuela Audisio
CATANIA - Addio,
Filippo. "Ciao papino, tu eri
bravo in tutto. Ma soprattutto
nel fare il papà". Ispettore
capo e servitore dello stato,
per gli altri. Papino per la
figlia Fabiana, 15 anni,
giaccone nero, capelli lunghi.
"Credo che questa sia l’ultima
occasione in cui tutti vedranno
quanto ti voglio bene. Senza di
te la vita non sarà più facile,
ma sono e sarò sempre fiera di
essere tua figlia". È la
famiglia a dare lezione allo
stato, al calcio ai tifosi. A
tenere alta la testa, anche se
con i singhiozzi, a non
dichiararsi vinta. Ferita,
straziata, ma decisa a non
considerare Filippo un morto di
lavoro. "Papà, ti giuro sarà
fatta giustizia. Quando ho
saputo della tua morte avevo
deciso di farmi del male, non
mangiando e non bevendo più. Ma
la gente mi ha convinto che ho
bisogno di forze in questo
momento difficile".
Il duomo è pieno, la
piazza anche. Da un balcone
pende uno striscione: "Catania
dice no alla violenza". C’è
sole, vento, dignità. Nessuno
arresta il pianto: né i
poliziotti, né gli amici. Su
questa piazza sono stati dati
altri addii: a Maria Grazia
Cutuli, giornalista del Corriere
della Sera, a Horacio Majorana,
carabiniere morto a Nassiriya.
Gente uccisa all’estero,
lontano, in Afghanistan e Iraq,
individuata come nemica
all’interno di una guerra più
grande. Filippo Raciti invece è
stato ammazzato sotto casa, per
un derby, in quello stadio dove
era andato a fare servizio per
la prima volta a 18 anni. C’è un
bel modo per carezzare i
sentimenti: Alessio, nove anni,
che entra nella cattedrale con i
gradi da ispettore capo, sulla
giacca blu, portando cappello e
guanti di papà. L’uniforme è un
modo per non sentire il feroce
distacco. Poi Alessio si metterà
sulle ginocchia di mamma, che ha
avuto un piccolo malore, per
cercare consolazione ad
un’assenza. Dentro e fuori c’è
la stessa commozione. Nella
piazza sono stati sistemati
alcuni altoparlanti e uno
schermo che trasmette
all’esterno la funzione
religiosa. Un applauso
lunghissimo, che non smette mai,
quando arriva la bara, avvolta
nel tricolore, portata dai
colleghi della polizia. Sulla
cancellata c’è uno striscione:
"Ciao Filippo. IX Reparto Mobile
Bari". Fuori c’è molta gente e
tanta compostezza. È una
giornata ventosa. I negozi sono
aperti, le bancarelle sono piene
di palloncini, nel vicino
mercato c’è il vociare di chi
vende pistacchi, ricotta,
arance. Urla davanti ai banchi
di pesce. Però davanti al Duomo
silenzio. E malinconia per una
vita cancellata dalla violenza
di una partita. L’omelia di
Paolo Romeo, arcivescovo di
Palermo, è tutta centrata sul
martirio di Sant' Agata. È la
prima volta che una bara viene
messa sotto il busto della
patrona della città. E che la
santa deve dividere la messa con
un altro martire, più moderno.
"Sant' Agata esulta per la sua
sofferenza, non si sente
abbandonata dal Signore". Questo
è un passo che non piace alla
piazza, troppo religioso, perché
nelle parole dell’arcivescovo un
pezzo di Catania vede
accettazione e rassegnazione
all’orrore. Nel Duomo stretti
sulla stessa panca ci sono le
autorità: Giuliano Amato,
Giovanna Melandri, Gianfranco
Fini, Pier Ferdinando Casini,
Gianni De Gennaro, Salvatore
Cuffaro. Più in là Pancalli,
Gigi Riva, tutta la squadra del
Catania. C’è anche la bandiera
del Palermo. Bastano poche
parole per misurare una vita. Le
dice Marisa Grasso, la vedova di
Filippo, senza piangere, con
lucidità: "Sei stato un
educatore da vivo, spero lo
sarai anche morto. Eri un
grandissimo uomo. Sincero,
leale, affidabile. Che questi
ragazzi riflettano: lo sport è
una cosa bella, la violenza no.
Mi auguro che nessuno debba
provare il nostro dolore. Essere
grandi significa avere
rispetto". Marisa non chiede
vendetta, non fa polemiche, è
secca: "Questo era il mio
messaggio". Spera solo che in
futuro allo stadio non si
prendano più a calci corpi,
vite, speranze. Dice con calma
una cosa tremenda: "Quando ci
siamo salutati pensavo di
vederlo tornare a casa ferito,
ma non morto". Come se andare a
fare servizio allo stadio
significasse per forza andare in
guerra e rischiare la vita. Come
se fosse quotidiana normalità
essere vittime del pallone. E
Fabiana, sempre più sconsolata,
nel suo messaggio scritto sul
foglio a righe dice: "Adesso
spero solamente che la tua morte
spinga la società a cambiare,
perché tu sei un eroe". De
Gennaro, capo della Polizia,
legge un messaggio di
solidarietà del presidente
Napolitano: "È stata
assurdamente stroncata dalla
violenza più cieca la vita
dell’ispettore Filippo Raciti".
Per la verità gli ultrà ci
vedono benissimo e uccidono
quasi sempre per vigliaccheria,
in agguati senza eroismi. È un
poliziotto, un giovane collega
di Filippo, Roberto Latino, a
chiedere alle autorità un
sostegno. "Noi ci crediamo
sempre, vogliamo ci credano
anche i nostri figli, voi dovete
aiutarci". C’è anche il
messaggio del Papa. E la tromba
del Silenzio. E tanti colleghi
che piangono: "Ci sentiamo
indifesi". Questa Catania,
questa che oggi prega in piazza,
ha una pelle offesa. La bara di
Filippo esce e tutti la vogliono
accompagnare. La corona di fiori
che l’aspettava in Duomo era dei
lavoratori della Cesame, azienda
di sanitari in fallimento. Su un
biglietto lasciato per terra
accanto ai fiori le parole: "Un
città che uccide i figli non
merita di avere figli". Amarezza
da occhi bassi. Forse giusta.
Però molto meglio ciao papino.
6 febbraio 2007
Fonte: La Repubblica
Due fiere donne nel
dolore di Catania
di Candido Cannavò
La mia amata e
sventurata Catania è stata
grande nel saluto all’uomo che
ha perso la vita per difenderla.
Il giorno di sant' Agata è
diventato per tutta la mattina
il giorno di Filippo Raciti,
sotto lo sguardo della venerata
patrona. A distanza di due
millenni la barbarie antica
piovuta su una giovinetta, che
accettò con un sorriso di fede
l’asportazione delle mammelle e
la tortura sino alla morte, si è
incrociata con una barbarie del
nostro tempo, una violenza di
massa, cieca, figlia di una
società malata, senza giustizia
e senza valori che trascina
anche i minorenni sul fronte del
crimine. Un pallone come
feticcio, lo stadio e i suoi
dintorni come zona di scontro e
mille rancori tutt' intorno, con
sigle di odio che collegano la
tragedia di Catania con focolai
di tutt' Italia. La mia città è
stata grande perché ha esposto
il suo cuore nel giorno
dell’addio, senza pudore. "Caro
Filippo, esistiamo ancora, qui
sopravvive nonostante tutto una
comunità civile". Il senso della
partecipazione, del rimpianto,
direi anche della vergogna
collettiva, ha dominato la scena
all’interno della cattedrale e
fuori, nella piazza attorno al
monumento di pietra
dell’Elefante. Soltanto
cardinali e vescovi mi sono
apparsi un po' lontani,
incastrati nel linguaggio della
ritualità celebrativa di sant'
Agata. Ma quando un giovane
poliziotto, dopo aver ricordato
Raciti come un fratello maggiore
e un maestro, ha detto: "Signor
presidente della Repubblica,
signor capo della polizia,
tenete presente che noi ci
crediamo ancora", la Chiesa ha
ritrovato il senso della
tragedia, il sapore acre
dell’assurdo, la responsabilità
del domani. E poi, come è
avvenuto in occasione delle
stragi di mafia, con le vedove
dei poliziotti che scortavano
Falcone, ecco due donne col
coraggio di esporsi: Fabiana e
Marisa. Tenerezza di una figlia:
"Papà, eri come me: avevi le
stesse mie labbra grosse e un
ginocchio con problemi come il
mio. Papà io so che devo
farcela, ma non posso vivere
senza di te". Fierezza di una
moglie: "Filippo era un grande
uomo: onesto, generoso,
disponibile. Era un educatore:
ha educato alla vita e penso
abbia educato anche alla morte.
Spero che nessuno provi in
futuro tanto dolore. Lo sport è
bello, la violenza no". Non so
per quanto tempo Catania dovrà
restare senza pallone. E
immagino che per tanti anni il
suo nome rimarrà legato a una
delle pagine più avvilenti della
violenza calcistica. Ma ieri due
piccole grandi donne, Fabiana e
Marisa, hanno ridato dignità e
rispetto alla mia amata e
sventurata città.
6 febbraio 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
"Mio marito continuerà a
educare"
di Claudio Gregori
Dal nostro inviato.
CATANIA - "La città uccide,
prega e seppellisce". Ieri, alle
17.39, Filippo Raciti ha preso
posto nel loculo 2154 al terzo
piano della Cappella San
Giuseppe del cimitero comunale
di Acireale. Nascosto per sempre
da una lastra di travertino. La
moglie Marisa si è piegata sopra
la bara con singhiozzi
strappalacrime. Il piccolo
Alessio, 9 anni, ignaro
dell’algebra della morte,
restava fiero con in testa il
berretto d’ordinanza di papà. La
figlia Fabiana, 15, non aveva
più lacrime. Dagli oblò del
terzo piano si vedeva il mare.
Sopra il cimitero l’Etna fumava
con disincanto. Calava la sera e
gli usignoli cantavano. Lì la
parola era impari al dolore.
C’era dignità intorno. Anche tra
gli sbirri. Erano solidali nel
dolore. Mostravano grandezza
d’animo. Forti di una forza
ignota alla furia omicida della
curva. C’era bellezza nel
commiato. E questo faceva
risaltare la banalità del male.
Filippo Raciti si era lasciato
alle spalle Catania, dove la
festa di Sant' Agata aveva un
suono fesso da festa pagana.
L’ultimo viaggio aveva
attraversato praterie di
asfodeli, mimose e mandorli in
fiore, limoni e fichi d’india.
Un commiato di primavera.
COMMOZIONE E SILENZI Era stata
una lunga giornata. La bara era
stata vegliata alla caserma
Rinaldo. Marisa, Alessio e
Fabiana erano arrivati alle 8.50
per stare insieme ancora per
qualche ora con Filippo Raciti,
lo sbirro. Un uomo. Un marito.
Un padre. Mostravano la dignità
del dolore. Poi a mezzogiorno le
esequie solenni in cattedrale.
Gonfaloni e carabinieri in alta
uniforme. Uno sciame rosso di
vescovi. La chiesa gremita che
debordava nella piazza intorno
all’elefante. Ventimila persone.
Lo Stato era rappresentato dai
Ministri Amato e Melandri, da
Fini, Casini, Castagnetti,
Bianco, dal presidente della
Regione Cuffaro, dai sindaci di
Catania Scapagnini e di Palermo
Cammarata, il commissario Figc
Pancalli, i presidenti del
Catania Pulvirenti e del Messina
Franza. L’Arcivescovo di Catania
Salvatore Gristina concelebrava
con Monsignor Paolo Romeo e
cinque alti prelati. Un bosco di
teleobiettivi e di telecamere
era cresciuto sull’altare. I
fari della tv facevano
impallidire le luci dei
candelieri che pendevano dalla
volta della navata. BARA
TRICOLORE Lì, alle 12.19,
l’ispettore capo Filippo Raciti
era entrato, nascosto nella
bara, avvolta nel tricolore,
trapunto da una rosa. Era
esploso l’applauso. Ma non era
il battimani da stadio. Era
un’onda nuova, musicale che
attraversava la cattedrale. La
navata era una straordinaria
canna d’organo. Perfino i
vescovi applaudivano. Sui volti,
come perle, spuntavano lacrime.
L’emozione faceva tremare anche
i capitelli corinzi. Il volto di
Marisa splendeva contro il rosso
dei pennacchi. C’era luce. C’era
simpatia. Una bella parola
greca, che vuol dire
compartecipazione al dolore. Una
meravigliosa sintonia con gli
sbirri. Con quei figli
calpestati. Con quella donna
coraggiosa. Con papà Nazzareno e
mamma Giuseppina. Quei figli,
quella moglie, quei genitori
erano nostri. Era il nostro
dolore. Catania scopriva nella
cattedrale il suo paesaggio
interiore. C’era contrizione e
sgomento. L’arcivescovo Gristina
nell’omelia assicurava: "Dio non
abbandona la famiglia Raciti,
non abbandona questa città". Era
proprio la città che cercava di
raccogliersi intorno a questo
nuovo centro di gravità, il
dolore. La lettura dei messaggi
del cardinale Tarcisio Bertone,
segretario di Stato della Santa
Sede, a nome del Papa, e del
presidente della Repubblica
Napolitano. Poi le parole vere.
"Non voglio che tutto resti come
prima. Non voglio perdere altri
fratelli come te", diceva
Roberto Latino, il commilitone,
l’amico. Poi la commozione
toccante della figlia Fabiana:
"Senza di te la vita non sarà
più facile, perché tu eri bravo
in tutto". "Eravamo uguali,
avevamo anche le stesse
labbra...". Parole sonore, rotte
dal pianto. Chiuse dalla
promessa: "Sarò sempre fiera di
essere tua figlia". La chiesa
era teatro. Si recitava una
tragedia coinvolgente e
bellissima. L’acme è stata
raggiunta quando ha parlato la
moglie Marisa: "Mio marito era
un grandissimo uomo. Non lo vedo
morto. È qui. Presente". Il
finale era mozzafiato: "Voglio
che oltre che un educatore nella
vita sia un educatore anche
nella morte. Spero che il suo
sacrificio possa servire a
qualcosa". Parole che cantano.
Una lezione per la tribù del
calcio. Anche per un vecchio
cronista si è trattato di un
giorno di scuola.
6 febbraio 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Fiori e poesie per
ricordare
di Alessio D’Urso
CATANIA - Fiori,
bigliettini, dediche, poesie,
effigie di Padre Pio e di Sant'
Agata, peluche: i catanesi
rendono omaggio tutti i giorni
al poliziotto Filippo Raciti. La
porta centrale della tribuna A
dello stadio Angelo Massimino
(sottoposto a sequestro), in
piazza Spedini, è diventata col
passare dei giorni un altare,
meta di pellegrinaggio, dove la
gente si ferma, prega, depone un
fiore e va via. Tra i fiori e le
centinaia di dediche, si può
notare anche un giubbotto del
Palermo lasciato da un tifoso
rosanero. Domani, con inizio
alle ore 18, è prevista una
manifestazione proprio in piazza
Spedini organizzata da
associazioni di società civile,
cui parteciperanno anche i
tifosi del Catania.
8 febbraio 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Domani messa e corteo
di Alessio D’Urso
ACIREALE - Per desiderio
della vedova Marisa Grasso,
domani alle ore 19, nella
Cattedrale di Acireale, sarà
celebrata una messa in suffragio
dell’ispettore capo Filippo
Raciti. "Sarà un momento in cui
tutta la città potrà stringersi
attorno alla famiglia - ha detto
il sindaco di Acireale, Nino
Garozzo - per riaffermare il
proprio cordoglio e respingere
ogni forma di violenza
prevaricatrice nei confronti
della società onesta e
laboriosa". La famiglia Raciti
vive da anni ad Acireale e
l’ispettore capo è stato sepolto
proprio nel cimitero comunale.
Nella mattinata di domani,
inoltre, i giovani delle scuole
scenderanno in piazza Duomo per
un corteo silenzioso che partirà
alle 9:30.
8 febbraio 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
E la vedova lancia un
appello ai ragazzi
Ora aiutatemi a cambiare
le cose
di Michela Giuffrida
CATANIA - "Uno stupido,
un incosciente, mi ha tolto il
papà e spezzato il cuore". Non
piange, stavolta, Fabiana
Raciti, a differenza di quando,
davanti alla bara del padre, lo
aveva salutato per l’ultima
volta, in lacrime. Fiera, altera
quasi come sua madre, ieri
mattina la figlia quindicenne
dell’ispettore ucciso negli
scontri al Massimino era una
ragazza tra i tanti, almeno
3000, che hanno marciato in
silenzio ad Acireale, la
cittadina dove il poliziotto
viveva con la famiglia. In testa
al corteo c’è proprio lei che,
assieme ad un’amica, porta una
corona d’alloro. Il corteo si
ferma davanti al monumento ai
caduti e qui Fabiana depone la
corona. Marisa Grasso, la vedova
dell’ispettore, chiede silenzio.
Un minuto lunghissimo, che lei
decide di rompere con poche
parole. "Grazie ragazzi, ma ora
dovete aiutarmi a cambiare le
cose". Striscioni e cartelli
anche al palasport di Catania,
dove centinaia di giovani hanno
ricordato Raciti ad una
settimana esatta dalla sua
morte. "Vogliamo sapere di chi
sono le responsabilità oggettive
ed istituzionali - hanno chiesto
in un documento - e i nostri
interrogativi riguardano
soprattutto la gestione
dell’ordine pubblico della
città". Niente autorità né
discorsi invece nella cattedrale
di Acireale, gremita e
silenziosa, dove ieri sera è
stata celebrata una messa per
Filippo Raciti. "La sua morte
non reclama vendetta, ma
vendetta", ha detto il parroco.
In chiesa, assieme alla mamma e
alla sorella, anche Alessio, 8
anni, che ha letto una poesia.
10 febbraio 2007
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Ilgiornale.it
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