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Custodi della Memoria: Storia di un Monumento

Ci apprestiamo a celebrare il centoventiduesimo anno dalla fondazione della Juventus, occasione per ricordare tutte le vette sportive raggiunte dalla Signora. E se nella storia vanno annoverati tutti i momenti più significativi, tra questi la notte dell'Heysel non può essere trascurata, anzi deve avere uno spazio primario, per noi e per i tifosi di tutto il mondo. La storia è memoria, per questo oggi ospitiamo volentieri un pezzo della presidente del Comitato Per Non Dimenticare Heysel di Reggio Emilia che cerca di mantenere intatto il ricordo di trentanove fratelli che non ci sono più. A voi la lettura di un impegno civile a tinte bianconere.

"A Reggio Emilia c'è un monumento che vuole conservare il ricordo dei 39 tifosi bianconeri caduti a Bruxelles nel 1985. È ubicato nel Parco di Via G. Matteotti, all'altezza del civico numero 2, proprio di fronte al vecchio stadio Mirabello, ad appena cinquecento metri dalla stazione. La storia del monumento alla memoria delle 39 vittime dell’Heysel comincia nell'estate del Mondiale del 1990 a Verona dove la squadra belga disputava le partite del suo girone. Lo scultore fiammingo Gido Van Lessen presentò la sua opera nell'ambito delle manifestazioni culturali. Alla fine del Mondiale l'opera rimase nella città scaligera per poi essere ceduta. Approdò così a Reggio Emilia dove fu acquistata e donata al Comune. La messa in dimora ebbe luogo nel 1991. Per l'occasione venne organizzata una partita di calcio tra Reggiana e Juventus, e poi... l'oblio, la decadenza, la lenta e inesorabile distruzione delle steli. Il monumento era stato concepito per stare nelle sale al riparo delle intemperie. La mancanza di cure adeguate fece sì che in poco più di quindici anni si avviasse a diventare polvere perché nessuno se ne occupava, men che meno il suo legittimo proprietario. Tutti lo avevano abbandonato, mai se ne erano occupati. Un monumento in ginocchio, quando nel 2007 dopo due anni di richieste al Comune si aprì uno spiraglio, così nacque il Comitato Per Non Dimenticare Heysel. Fu restaurato e la prima commemorazione fu celebrata il 1° Novembre 2008. Eravamo in pochi a ricordare i tragici fatti del 29.05.1985. Abbiamo preparato una lettera informando la Società Juventus FC la quale con allora Presidente Cobolli Gigli rispose con una lettera indirizzata al Comitato e una corona di fiori. E ogni anno Juventus FC partecipa alla commemorazione con una lettera del Presidente che è nostra premura leggere, e un bouquet di fiori. Vista la fragilità del Monumento, una fedele riproduzione dei parapetti dove la gente si appoggiava durante la partita, nel 2013 abbiamo preso la decisione di proteggerlo ancor di più costruendo una copertura per impedire che la neve potesse depositarsi sulle steli. D'inverno quando le notti sono ghiacciate ogni stele viene coperta essendo molto fragile e fatta con materiali quali cemento, sabbia e ferro che facilmente risentono delle intemperie. Adesso il Monumento è monitorato costantemente e non succederà mai più che l'incuria prenda il sopravvento, ci prendiamo cura con impegno e abnegazione. Alla base del gruppo c'è il volontariato e l'autofinanziamento. Tantissimi amici collaborano sostenendo il Comitato Heysel, tra loro molti parenti delle vittime di quella serata e lo scrittore Nereo Ferlat, scampato alla follia di quella serata e che è presidente onorario del Comitato. Abbiamo il nostro canale Youtube dove troverete i nostri video delle commemorazioni. Il vostro "Mi Piace" alla pagina ufficiale FB è molto gradito". Iuliana Bodnari (Presidente Comitato Per Non Dimenticare Heysel Reggio Emilia) Fonte: Giulemanidallajuve.com © 29 ottobre 2019 Fotografie: Comitato Heysel Reggio Emilia © Nucleo 1985 ©

   


Il Comitato Heysel

39 ANGELI

Uomini e donne, amici e compagni di scuola, padri, figli e fratelli, sposi e fidanzati, in gruppo o solitari. Trentanove persone partite per Bruxelles il 29 maggio 1985, finale di Coppa dei Campioni, Juventus-Liverpool. 39 persone mai più tornate a casa, uccise dalla barbarie animalesca degli hooligans, dal crollo di un muro in un impianto vecchio e fatiscente, dall'irresponsabile comportamento della polizia belga, dall'inadeguatezza delle strutture e dei mezzi di soccorso. L'orologio del calcio si ferma qui. Quel maledetto mercoledì finì per sempre l'inconsapevolezza e l'innocenza di chi pensava che questo sport fosse soltanto un gioco, il pallone una cosa da prendere a calci e da buttare in fondo alla rete, il modo migliore e più intenso di divertirsi e gioire sugli spalti. Non pensavo certo che di calcio si potesse morire. E' difficile dire con esattezza cosa accadde quella sera. Dei molti amici presenti a Bruxelles ognuno porta la sua versione dei fatti. La voce mesta di Bruno Pizzul che tentava di informare su quanto grave fosse la situazione, le indiscrezioni su un ipotetico rinvio o annullamento della gara. I giocatori delle due squadre che escono dagli spogliatoi per cercare di capirne di più. Gaetano Scirea, triste e provato, che invita i tifosi alla calma dai microfoni dello stadio. Poi la partita, il rigore, la vittoria, il sommesso giro di campo con la coppa; ma a che prezzo. Ciò che accadde a Bruxelles non doveva accadere, punto e basta. Quello che sarebbe dovuto essere il giusto premio per la squadra, i giocatori, la società, i tifosi soprattutto, si è trasformato in una pagina tristissima. In tutti noi resterà un incancellabile dolore e una piccola vittoria, dedicata alle trentanove anime volate in cielo. Fonte: Comitato Heysel Reggio Emilia © 29 maggio 2010 (Testo © Fotografie) Audio: Iuliana Bodnari ©

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