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"Per non dimenticare Heysel"
Storia del Monumento e del Comitato di
Reggio Emilia
Il monumento alle vittime della
violenza negli stadi fu realizzato ispirandosi ai piletti dello
stadio Heysel. L'ideatore dell’opera, l’artista fiammingo Gido
Vanlessen, fu autore delle steli, invece l’ingegner Tolmino
Menozzi e il designer Ivan Fontanesi del verde pubblico del
Comune di Reggio Emilia ne hanno curato l'inserimento in loco.
Alla fine degli anni '80, Francesco
Gelati di Reggio Emilia, abitava a Verona, una delle sedi di
girone del Campionato mondiale di calcio" ITALIA '90. Verona
ospitava la squadra del Belgio e le iniziative culturali erano
molte: mostre, concerti, etc.
Pippo Avola, operatore culturale e amico di Gelati,
invitò lo scultore Gido Vanlessen ad esporre la sua particolare
scultura "Per non dimenticare Heysel" e, finito il mondiale, si
apprestò a rispedire l'opera in Belgio e ad affrontare le
conseguenti, notevoli, difficoltà burocratiche. Gelati,
ricordandosi dell'amico Claudio Zavaroni, reggiano fra le
vittime dell'Heysel, ottenne da Pippo Avola l'opera in prestito
per la città di Reggio Emilia, in attesa di restituirla
all'autore. Il primo evento utile per mostrare l'opera, era la
festa dell'Unità di Reggio Emilia. La Direzione accettò di buon
grado e ospitò l'opera di Vanlessen collocandola vicino
all'ingresso principale. La commozione fu subito grande fra i
tanti visitatori. Ed aumentò quando una mano anonima fece dono
di un mazzo di fiori alla scultura: da quel momento scattò il
desiderio di far rimanere a Reggio Emilia l'opera, ma come ?
Dato che il Comune non poteva acquistarla, era necessario
trovare qualcuno che la comprasse e poi la donasse alla città.
Gelati mise in contatto Avola con la Reggiana Calcio dell'allora
Presidente Ermete Fiaccadori, il quale, con altri dirigenti del
movimento cooperativo, attraverso l'interessamento della Lega
Cooperative di Reggio Emilia e con l'impegno dell'allora Sindaco
Fantuzzi, la Reggiana calcio e altri, riuscì a creare un team di
cooperative per l'acquisto e la messa a dimora della scultura.
Il progetto, il cantiere, l'inaugurazione con l'iniziativa
calcistica, la mostra personale di Gido Vanlessen agli Stalloni,
ed altro, attivò diversi protagonisti: il designer Ivan
Fontanesi, del Comune di Reggio Emilia, e l'ingegner Tolmino
Menozzi per la progettazione e il coordinamento, Adriano
Catellani per l'inaugurazione, evento preparato in modo
straordinario: con partita di calcio nello stadio prospiciente
al monumento, presenza dell'associazione familiari delle
vittime, Club Juventus, mostra, etc. Da quel giorno la scultura
di Gido Vanlessen diventa l'unico monumento, in Italia contro la
violenza negli stadi, meta di fiaccolate, visitato da
delegazioni di città gemelle e da atleti giunti a Reggio Emilia
per gareggiare. Il Comitato "Per Non dimenticare
Heysel" che non ha scopi di lucro, si è costituito
spontaneamente nell’anno 2007 con l'intento di evitare il
degrado e preservare l'unico Monumento in Italia alla memoria
dei 39 Angeli che persero la vita nella tragedia del 29 Maggio
1985. Questo Monumento formato da 39 steli di cemento e ferro è
stato posizionato a Reggio Emilia nel 1991 e dopo 16 anni era in
condizioni disperate a causa dell'incuria e delle condizioni
atmosferiche che ogni anno minavano la sua struttura. Nel 2008
il monumento è stato ottimamente ristrutturato. Il Comitato "Per
Non Dimenticare Heysel" ha ragione di esistere perché c'è il
Monumento, motivo principale della sua nascita. In principio il
Comitato era formato da una decina di amici di diverse
estrazioni calcistiche, uniti per il medesimo scopo e tanto
entusiasmo. La nostra prima commemorazione l'abbiamo celebrata
solennemente il 1° Novembre 2008 e da allora ogni anno in
prossimità del 29 Maggio il Comitato organizza l'evento per
ricordare le vittime dello Stadio Heysel. La partecipazione
della gente alle nostre commemorazioni che arriva da ogni angolo
dell'Italia è sempre maggiore e la stessa Società Juventus, sin
dall'inizio, non ha mai fatto mancare la sua presenza con un
bouquet di fiori, il saluto del Presidente e la partecipazione
di suoi rappresentanti. Purtroppo dopo 8 anni i componenti
attivi del Comitato sono sempre di meno, ma ci sarà chi darà
tutto se stesso Per non Dimenticare mai i 39 Angeli e fare
vivere il Monumento che li ricorda e rappresenta.
Iuliana Bodnari e Rossano Garlassi
Fonte: Comitato Heysel
Reggio Emilia (Testo ©
Fotografia)
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Opera d’arte che dal 1991 ricorda le
vittime tra cui Claudio Zavaroni
REGGIO EMILIA - Nel 1991 Reggio fu la
prima città italiana a dedicare un’opera d’arte alle vittime
dell’Heysel (NdR: in
verità la prima fu realizzata da Giovanni Spiniello nello Stadio Partenio di Avellino nel
1986). In
quel tragico giorno, prima dell’inizio della finale di Coppa dei
Campioni tra la Juventus e il Liverpool, a perdere la vita fu
anche il 28enne reggiano Claudio Zavaroni. L’opera che la città
volle dedicare alla sua memoria, e a quella degli altri 38 che
morirono sui gradoni dello stadio belga, fu realizzata dallo
scultore fiammingo Gido Vanlessen e venne chiamata "Per non
dimenticare Heysel". Con lo stesso obiettivo, quattordici anni
fa, a Reggio è nato il Comitato Heysel. Claudio Zavaroni era un
ragazzo allegro, sportivo, che provò in tutti i modi a salvare
altre persone quando fu travolto dalla carica micidiale degli
hooligans. Era andato a vedere una partita di calcio, la sua
inseparabile macchinetta fotografica per cogliere quell’attimo
fuggente di spensieratezza insieme ai suoi amici. Zavaroni aveva
seguito la Juventus in Belgio con il viaggio organizzato dal
club cittadino Roberto Bettega: dentro l’Heysel, in
corrispondenza del settore Z, era stato travolto dalla follia
omicida dei tifosi britannici. Un assalto di una violenza
incredibile, durante il quale molti italiani morirono soffocati
o schiacciati contro le transenne all’interno del vecchio e
inadeguato stadio. Negli anni il monumento per le vittime
dell’Heysel, realizzato grazie al contributo di Tolmino Menozzi,
del designer Ivan Fontanesi, di Massimo Tirabassi, dell’allora
presidente della Reggiana Calcio Ermete Fiaccadori e dell’allora
assessore allo sport Roberto Pierfederici e installato in via
Matteotti, davanti allo stadio Mirabello, è stato dimenticato,
abbandonato e in alcune occasioni anche vandalizzato. "Ci
impegneremo sempre di più per proteggere e curare questo
monumento - assicura Iuliana Bodnari, presidente del Comitato
Heysel - una simulazione dei parapetti esistenti allora
all’Heysel". M.M.
Fonte:
Gazzettadireggio.it
©
29 maggio 2020
Fotografia: Comitato Heysel Reggio Emilia
©
Video: Nucleo 1985
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"Mostro la violenza nascondendola"
Amo il calcio, ma non il kitch dei
mondiali, intesi come suggerimento d'arte" dichiara, con
legittima convinzione, Pippo Avola. E aggiunge: "C'è in giro,
sull'argomento, un conformismo intollerabile. Così, quando Gido
Vanlessen, uno scultore fiammingo, gli ha proposto un grande
angoscioso pianto in calcestruzzo che, per lui, l'artista, era
un ricordo della tragedia di Liverpool, cui aveva assistito e da
cui era stato profondamente scosso, Pippo Avola, che da sempre
nella sua galleria in via Cantore, espone quasi esclusivamente
opere grafiche, ha detto sì. Così, fino al 31 luglio, nella sala
di "Linea 70" trentanove piloni in calcestruzzo, come quelli
abbattuti quella volta dalla folla, con degli inserti
lucidamente cromatici a simboleggiare le varie bandiere,
ricordano, nell'insieme, un tragico cimitero da campo, una
visione che, non sappiamo bene perché, ci riporta alla memoria
certe immagini del "Tunnel" di Kirosawa. Anche questo è un modo,
in fondo, per restare in argomento con i Mondiali, ma, a
differenza d'altri, questo è soprattutto un modo per fare
dell'arte, poiché, indubbiamente, la suggestione che si prova,
guardando è suggestione artistica. Eravamo abituati, entrando in
galleria, ad ammirare le pur belle opere grafiche di Turcato, di
Pettini, di Carini, di D'Orazio, di Giò Pomodoro: questo andare
controcorrente, anche rispetto alla linea consueta, ci è
piaciuto. Torneremo fra breve a rivedere quei maestri della
grafica - sono già in preparazione le nuove "cartelle" dl
D’Orazio - ma questa pausa di riflessione in un drammatico
cimitero-memento, di piloni e di ferri tronchi, ci ha
suggestionato profondamente. "Mostro la violenza assecondandola",
(NdR: probabile refuso di stampa nel titolo
o nell'articolo ?) dichiara
l'artista, patito dello sport ed esistenzialmente angosciato
dalla paura della violenza. La violenza reale, che seduce di non
violenza l'immagine d'arte, come in una lucida catarsi.
Fonte:
L’Arena
© giugno 1990
Fotografie: Comitato Heysel Reggio Emilia
©
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