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"Ho rivissuto l’incubo dell’Heysel"

Bodnari, presidente del comitato in ricordo della tragedia: "Ripiombata nell’85".

REGGIO EMILIA - Un brivido lungo la schiena. Gelido, terribile. La mente che torna indietro di 32 anni, il flashback che mai nessuno avrebbe voluto rivivere. Iuliana Bodnari, presidente e fondatrice del "Comitato Per Non Dimenticare Heysel Reggio Emilia", non era in piazza San Carlo a Torino, ma è come se fosse stata lì, dove tante persone conosciute in questi anni e accomunate a lei dalla fede bianconera hanno vissuto un autentico incubo: "È stato tremendo, un inferno che mi ha fatto ripiombare nel 1985", racconta. "In piazza c’erano tantissimi amici di Torino e i loro racconti sono ancora più agghiaccianti delle immagini che tutti, purtroppo, abbiamo visto. Millecinquecento persone ferite è un numero allucinante: si è sfiorata la tragedia, un nuovo Heysel e ora non possiamo fare altro che pregare per chi è ricoverato in condizioni più gravi, affinché possano riprendersi la vita, quella che una vicenda assurda ha rischiato di strappargli". Iuliana non si dà pace: "Abbiamo appena commemorato le vittime dell’Heysel, tra le quali anche il reggiano Claudio Zavaroni. Non avrei mai immaginato, dopo 32 anni, di assistere di nuovo a qualcosa di simile. Vedere per terra scarpe, vestiti mi ha fatto piangere il cuore, sembrava tutto identico a quel maledetto 29 maggio del 1985. La gente che scappa e si calpesta, che resta a terra sanguinante, il caos assoluto: ho rivissuto come tanti una tragedia. Doveva essere una giornata di gioia e condivisione, perché lo sport è festa, ma nel clima generale di terrore che il mondo sta vivendo basta un attimo per scatenare l’inferno". Nelle parole di Iuliana, che assieme al marito Rossano Garlassi ha speso anni per tenere vivo il ricordo delle vittime dell’Heysel creando a Reggio l’unico monumento a loro dedicato, c’è anche tanta rabbia: "Mi è stato detto che la piazza era piena di venditori ambulanti con bottiglie di vetro, che l’alcol girava liberamente. Com’è stato possibile ? La gente, prima di tutto le istituzioni, si rende conto che in luoghi affollati basta la scintilla più banale per provocare un disastro ? Diciamo che non abbiamo paura, andiamo in piazza anziché chiuderci in casa, ma in realtà la paura è dentro di noi: alle parole "attentato" o "bomba" si scatena il panico. Sappiamo tutti cosa stava accadendo in contemporanea a Londra, immaginatevi quello che avrà potuto pensare chi era a Torino". M.C. Fonte: Gazzettadireggio.it © 5 giugno 2017 Fotografie: Gazzetta di Reggio ©  Comitato Heysel Reggio Emilia ©

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