Zavaroni, un mio amico, morto
all’Heysel
di Paolo Cattabiani
L’ho saputo giovedì 30 maggio 1985,
mentre bevevo un caffè al bar dell’allora ACT in Viale Trento
Trieste, verso metà mattina: Claudio Zavaroni era morto. Era
morto il pomeriggio del giorno prima allo stadio Heysel, dove
si giocava la finale di Coppa dei Campioni. Quella finale che
io stesso avevo visto in TV. Era una delle 39 vittime degli
hooligans inglesi. Ho pensato (sperato) si trattasse di un errore.
Un caso di omonimia. Una storpiatura di un cognome lungo e piuttosto
insolito. Poi man mano le ore passavano arrivavano le conferme.
Non era un errore, nemmeno un’omonimia e neppure un cognome
storpiato. Era proprio lui: Claudio. Non ricordavo la sua passione
calcistica. Ci eravamo purtroppo un po’ persi di vista dopo
la sua uscita dalla Confcoltivatori (oggi CIA) per intraprendere
l’attività che più amava: scattare fotografie. Avevamo lavorato
insieme nei primi anni ’80: all’inizio in Via Mazzini e in seguito,
appunto, in Viale Trento Trieste, nei nuovi uffici dell’organizzazione.
Si era diplomato all’istituto agrario "Zanelli", di cui era
stato un leader studentesco in periodi non facili per la sinistra.
Il Comune ha opportunamente deciso, domani 29 maggio, di dedicargli
una strada della nostra città, unendolo a tutti i caduti dell’Heysel.
Vorrei qui ricordarne la gioia di vivere presto spenta, l’appetito
formidabile, la risata rumorosa e trascinante. La voce potente
che senza prepotenza si alzava tra le altre durante le riunioni.
Un bravo fotografo, certo, ma anche tanto altro. Per chi scrive
ora, soprattutto, un caro amico. Uno di quelli che puoi perdere
di vista, ma che non vorresti mai perdere per sempre. Non così.
Non così presto.
Fonte: 24emilia.com
© 29 maggio 2022
Video: Comitato Heysel
Reggio Emilia
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Fotografie:
Gazzetta dello Sport
© Gazzetta di Reggio
© Comitato Heysel Reggio Emilia
© Famiglia Zavaroni
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