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ITALIA
31-05-1956
REGGIO EMILIA
Anni 28
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Bruxelles, una partita
dopo
Ultimo addio a Claudio
da tanti amici reggiani
REGGIO EMILIA - Una folla commossa
ha dato l'estremo addio a Claudio Zavaroni, il giovane fotografo
reggiano rimasto ucciso sugli spalti dello stadio di Bruxelles.
In tanti, nel pomeriggio di sabato, e nella giornata di
domenica, si erano portati a Forche di Puianello, dove era
stata allestita la camera ardente nel Laboratorio fotografico
che Zavaroni aveva aperto, per testimoniare il loro dolore
per la scomparsa di Claudio. Forche di Puianello, ieri mattina,
alle 10, si è mosso un corteo funebre che, preceduto da
staffette dei vigili urbani, è arrivato alla periferia di
Reggio. Qui si è fermato il corteo a piedi, che ha attraversato
la via Emilia all'altezza del cimitero di San Maurizio.
C’era tanta altra gente, ad aspettare, e all'arrivo del
corteo la lunga fila di auto ferme sulla via Emilia ha spento
i motori. Si è fatto un silenzio impressionante, mentre
sfilavano, attraversando la via Emilia, i gonfaloni dell'Amministrazione
comunale, dell'Amministrazione provinciale, seguiti da numerose
corone di fiori, tra le quali una del governo britannico,
una della Federazione comunista di Reggio (Zavaroni era
iscritto al nostro partito), quella del Comune di Ciano
d'Enza, suo paese d'origine, quella dei compagni di scuola
dello "Zanelli", quella della Confcoltivatori (presso la
quale Zavaroni aveva lavorato) quella della società calcistica
"Juventus", e tante altre, dei suoi numerosi gruppi di conoscenti
ed amici. Dietro il carro funebre, i familiari di Zavaroni,
i suoi amici più stretti, il sindaco di Reggio, Ugo Benassi,
il Presidente del Coni provinciale, Reverberi, il viceprefetto
Dott. D’Angelo, una delegazione di Crocerossine, e tanta,
tanta gente, di ogni età. La cerimonia funebre con rito
civile, è stata semplice e sobria, com'era nello stile di
Claudio. O.I.
Fonte: L’Unità © 5 giugno 1985 (Testo © Fotografia)
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Domani l'estremo saluto
a Claudio
REGGIO EMILIA - La città si appresta
a dare l'estremo addio a Claudio Zavaroni, il giovane fotografo
reggiano rimasto ucciso allo stadio di Bruxelles. La salma
di Claudio è da ieri pomeriggio nella camera ardente allestita
nel laboratorio fotografico che Zavaroni aveva aperto a
Forche di Puianello, a lato dalla statale per la montagna:
da qui, lunedì mattina, alle 10, partiranno i funerali del
giovane, per il cimitero di S. Maurizio, sulla via Emilia.
Nell'abitazione dei familiari, in via Montefiorino, autorità,
amici, conoscenti, hanno manifestato il loro cordoglio al
padre, alla madre, ad altri congiunti. Ieri mattina c'è
stata anche una visita di una delegazione del Pci, partito
al quale Claudio era iscritto dal 1991. I funerali, lo ha
deciso la giunta, interpretando i sentimenti di dolore di
tutta la città, saranno a spese dell'amministrazione comunale.
Una sottoscrizione per aiutare i familiari di Claudio è
stata intanto lanciata da un club juventino. La notizia
della assurda morte di Claudio ha colpito molti, anche perché
erano quelli che lo conoscevano. Di carattere era aperto,
gioviale, generoso, con molteplici interessi, Claudio aveva
molti amici e conoscenti. Praticava lo sport, giocava in
squadre amatoriali di calcio, ma detestava la violenza.
Ci si interroga su cosa stia avvenendo nella mente dei più
giovani tifosi: anche a Reggio, la tragica sera di mercoledì,
si è chiassosamente festeggiato la "vittoria". Non erano
più di trecento e non tutti ragazzini. Troppi, comunque.
Uno di loro ha detto, con tono enfatico: "Questa coppa l'abbiamo
conquistata col sangue. Un insegnante ha raccolto, a scuola,
il commento di uno studente tifoso del Torino. "Bene, adesso,
quando ci saranno i derby con la Juve, a loro che prima
ci urlavano "Superga-Superga" (è il colle sul quale precipitò
in aereo la squadra del Torino, ndr) adesso noi possiamo
urlare: "Bruxelles-Bruxelles". PIACENZA - Il tifoso juventino
di Piacenza, Santino Orsi, rimasto gravemente ferito negli
incidenti allo stadio Heysel di Bruxelles, è uscito dal
coma. Ha riconosciuto il figlio, ha mosso una mano. Il signor
Orsi. all'ospedale è assistito dal figlio, dalla moglie
e dalla nuora, partiti immediatamente dopo la notizia del
ferimento del proprio congiunto.
Fonte: L’Unità © 2 giugno
1985 (Testo © Fotografia)
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L'ultimo viaggio del giovane
rimasto ucciso a Bruxelles
Giunta ieri in città la
salma di Zavaroni
Domani mattina si svolgono i funerali
di Claudio Zavaroni, il giovane reggiano rimasto ucciso,
nello stadio di Bruxelles, mentre cercava generosamente
di contenere l'assalto di tifosi del Liverpool. La salma
del giovane è giunta a Reggio ieri pomeriggio e ad accogliere
Claudio, all'uscita autostradale di Mancasale, c'erano le
autorità cittadine. La camera ardente è stata allestita
nel laboratorio fotografico che il giovane aveva aperto
a Forche di Puianello, al n. 10 di via lsonzo. Da qui, domani
mattina, alle 10, partirà il corteo funebre che accompagnerà
Claudio al cimitero di San Maurizio. I funerali sono a spese
del Comune di Reggio: lo ha deciso la Giunta comunale, interpretando
i sentimenti di tutta la città. Lo sgomento per l'assurda
morte di questo giovane buono, allegro, generoso, impegnato
è presente in tutti. Molti lo avevano conosciuto per la
sua attività, il suo lavoro, il suo impegno nella ricerca
culturale. La passione per Io sport, che praticava giocando
in squadre da calcio amatoriali o allenandosi al campo scuola
di via Melato. Abbiamo sentito molta gente che, pur non
conoscendolo esattamente di nome, si è ricordata di lui
vedendo le foto sui giornali. Con le sue tante attività,
con la facilità con la quale legava allegri rapporti di
amicizia era entrato in contatto con tanti ambienti. Ciascuna
delle morti di Bruxelles è assurda, mostruosa, ma quella
di Claudio lascia esterrefatti proprio per l'abisso che
corre tra quelli che erano i suoi interessi, il suo carattere,
e il mondo che lo ha ucciso. Un giovane che non era neppure
tifoso, andato a Bruxelles quasi per gita, con uno strumento,
la macchina fotografica, con il quale aveva documentato
la vita nei paesi più sperduti dell'Appennino, attento e
sensibile verso le tradizioni popolari della nostra terra,
che si è trovato a dover decidere di opporsi a bande armate
che stavano travolgendo gente inerme e incredula. Il suo
- lo abbiamo riportato ieri scrivendo della testimonianza
di un artigiano modenese che si è trovato al suo fianco
- è stato un tentativo generoso, istintivo, di difesa degli
altri spettatori che, alle sue spalle, erano bersagliati
da proiettili di vario tipo.
Fonte:
L’Unità © 2 giugno 1985 (Testo © Fotografia)
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Il giovane reggiano morto
a Bruxelles
"Claudio è morto cercando
dì salvare gli altri"
di Otello Incerti
L'agghiacciante testimonianza
di amici e compagni di viaggio.
REGGIO EMILIA - Claudio Zavaroni,
29 anni, fotografo, andato alla partita di Bruxelles non
perché tifoso, ma per curiosità è morto mentre stava cercando
di contenere gli assalti degli esagitati supporters del
Liverpool. La notizia ufficiale della sua scomparsa è arrivata
a Reggio ieri alle 12.30: Claudio Zavaroni, hanno comunicato
prima il console italiano a Bruxelles, poi la prefettura,
era tra le vittime dello stadio. Fino a giovedì sera lo
si dava per disperso, assieme ad un altro di Campegine,
poi rientrato, e ancora ieri mattina il nome del reggiano
non figurava tra le vittime ufficiali. Le circostanze della
sua morte le abbiamo raccolte da un artigiano modenese,
Giorgio Grenzi, di Savignano sul Panaro, che, partito con
la stessa agenzia di viaggio, la "Planetario" aveva scambiato
con lui qualche parola, sugli spalti, prima dell’inizio
della tragica partita. Lo aveva rivisto, al proprio fianco,
sotto I’ imperversare dell’assalto dei teppisti. Poi lo
aveva perso di vista, nell'infernale stadio teatro di guerra.
Giorgio Grenzi, che ha riportato contusioni, ed è ancora
scosso, era andato a Bruxelles assieme al figlio Alessandro,
di 16 anni. La sua testimonianza fa accapponare la pelle.
"In attesa della partita avevo scambiato qualche parola
con Zavaroni, interessato alla sua macchina fotografica.
Poi è cominciato il caos. Gruppi di tifosi inglesi si sono
precipitati su di noi, e dietro di noi: per le pietre, i
vari proiettili che cadevano, c'era una situazione drammatica.
In alcuni, istintivamente, abbiamo cercato di arginare,
per alleggerire la situazione alle nostre spalle. Lì, al
mio fianco, ho ritrovato Zavaroni, il fotografo. L'ho quasi
subito perso di vista mentre cercavamo, a pugni, a calci,
di rallentare quegli ossessi che venivano avanti armati
con le aste di bandiere, bastoni, ed altro, soprattutto
bottiglie spezzate. Avevo perso i contatti con Alessandro,
mio figlio, e l'ho ritrovato in mezzo ai corpi di persone
rimaste sulle gradinate. Mio figlio è un tipo robusto, ma
ho dovuto scuoterlo, aiutarlo, perché potesse rialzarsi".
Giorgio Grenzi continua il suo racconto; parla dei morti
sugli spalti, della fuga, passando sopra i cadaveri, del
tentativo di raggiungere i cancelli sistemati sull'alto
della curva, in cerca di scampo: ma erano chiusi, e la folla
si è riversata vano il campo di gioco. Poi, un improvviso
alleggerimento della pressione; della calca: ma solo perché
era crollato il muretto, perché decine di persone cadevano
a grappoli nel vuoto, aggiungendo orrore all'orrore. Mi
sono rifugiato sotto la tribuna, con mio figlio, abbiamo
chiesto di salire, ma non ci hanno fatto passare. Nel prato
ci si guardava negli occhi, tra gli scampati, ci si abbracciava,
si continuava ad urlare che ciò non era possibile. Poi sono
stato portato all'ospedale, dove sono rimasto, per sicurezza
fino a quando non ci sono venuti a prendere con un taxi
del soccorso delle organizzazioni della pubblica sicurezza.
Claudio Zavaroni, che proprio ieri avrebbe dovuto compiere
29 anni, era iscritto dal 1961 al nostro partito, sezione
di Lungo Crostolo. Abitava alla periferia cittadina, in
via Montefiorino, con il padre Aronne, la madre Adele, e
altri familiari. Diplomatosi perito agrario, aveva lavorato
a un programma della Regione sui bilanci delle aziende agricole,
poi era stato assunto dalla Confcoltivatori, che aveva utilizzato
la sua esperienza; successivamente era passato alle dipendenze
del Comune di Reggio, come "dogarolo" del Canale di Secchia.
In questo periodo, a contatto con il mondo contadino reggiano
matura il suo interesse per la fotografia. Poi la decisione
di continuare l’attività di fotografo a livello professionale,
l'apertura di uno studio fotografico a Forche di Puianello,
sulla strada per la montagna, la specializzazione nel settore
moda, l’immutata passione per la fotografa come documentazione,
la curiosità verso i fenomeni della nostra epoca. Non era
tifoso: era andato a Bruxelles, invitato da un amico, per
provare un'esperienza nuova, e si era portato la macchina
fotografica; ma nel momento della tragedia non ha pensato
alle foto, ha pensato generosamente, e forse questo gli
è stato fatale, a fare quello che avrebbe dovuto fare la
polizia belga. Non era un violento. Il mondo che lo aveva
attratto, quello dei contadini, dei pastori, dei cantastorie,
dei "maggerini" dell'Appennino, era lontano anni luce dal
mondo che Io ha ucciso in una partita di calcio.
Fonte: L’Unità © 1 giugno
1985 (Testo © Fotografia)
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Claudio Zavaroni ha perso
la vita nell'allucinante serata di Bruxelles
Costernazione per la tragica
morte del giovane concittadino
Una lettera del sindaco
alla famiglia a nome della città.
"Era gioviale, allegro, indaffaratissimo,
sempre pieno di energia" racconta una sua collega di lavoro
allo studio fotografico di Forche di Puianello. Claudio
Zavaroni avrebbe compiuto 29 anni ieri. È morto alla vigilia
del suo compleanno nella bolgia dello stadio di Bruxelles
dove si era recato con una comitiva di reggiani per assistere
alla tragica partita Juventus-Liverpool (dell’episodio parliamo
più ampiamente in pagina regionale) La collega di lavoro
parla con sofferenza di quanto avvenuto. Vorrebbe risparmiare
alla famiglia questa pubblicizzazione dell’angoscia e del
dolore ad opera degli organi di informazione. Ma la commozione
ha investito tutta la città quando ieri si sono diffuse
le prime notizie e dopo che i telegiornali nazionali hanno
dato la conferma dell’identificazione della salma. Di questa
commozione si è fatto interprete il sindaco di Reggio Ugo
Benassi, in una lettera ai familiari. "Claudio amava la
vita, il lavoro, lo sport", scrive il sindaco. "L’insensata,
brutale distorsione che concepisce lo stadio come luogo
di esercizio criminale ha colpito anche questo nostro giovane
concittadino, alla cui memoria si rivolge oggi con eguale
intensità l’affetto di chi lo ha conosciuto e di chi ha
saputo di lui soltanto l’incredibile annuncio di morte".
Claudio Zavaroni era arrivato alla professione di fotografo
dopo aver lavorato con incarichi precari per l’assessorato
all’agricoltura del comune di Reggio e dopo un periodo di
impegno come funzionario della Confcoltivatori. Nel 1980
era entrato a far parte dell’ufficio tecnico provinciale
della Confcoltivatori, poi nel 1981 era diventato responsabile
della zona di Scandiano. Aveva in tasca un diploma di perito
agrario, ma la sua grande passione era la fotografia. Nel
1961 aveva allestito una personale, organizzata dal Comune
di Reggio e dall’Arci provinciale, con una serie di ritratti
di personaggi dell’Appenino, anziani suonatori, artigiani
di vecchi mestieri, che aveva visitato assieme a Bruno Grulli,
funzionario del comune di Reggio e appassionato studioso
di folklore contadino. Anche Grulli lo descrive "estroverso,
di compagnia, con grande capacità di fare amicizie, conoscenze.
Aveva anche collaborato all’organizzazione di un corso fotografico
nella terza circoscrizione. Nel 1982 Claudio Zavaroni aveva
lasciato il lavoro alla Confcoltivatori ed aveva aperto
lo studio fotografico di Puianello. Si occupava di foto
di moda, di foto pubblicitarie e industriali, di "still-life"
(foto di oggetti). Aveva avviato un’attività affermata,
con due collaboratori. Aveva deciso di andare a Bruxelles
per assistere ad uno spettacolo: era juventino, ma senza
nessuna propensione al tifo acceso. Naturalmente aveva portato
con sé la macchina fotografica. Là ha trovato la morte.
Ora si attende l'arrivo del feretro per i funerali. L'Amministrazione
comunale, per onorarne la memoria, assumerà a proprio carico
le spese per le onoranze funebri. Claudio era iscritto al
partito comunista dal 1981, in più occasioni aveva dato
una mano all’ organizzazione di feste dell'Unità. La federazione
provinciale dei Pci ha espresso solidarietà e cordoglio
ai familiari: "Condividendo il vostro dolore, vogliamo ricordarlo
attivo e presente nel partito, cui diede il suo apprezzato
contributo. I comitati provinciali del Csi, del Coni e dell'Uisp
esprimono severa condanna della violenza responsabile del
massacro dl Bruxelles, chiedono a tutte le società di osservare
un minuto di silenzio, per commemorare le vittime, in tutte
le manifestazioni sportive previste per oggi e domani.
Fonte: L’Unità © 1 giugno
1985 (Testo © Fotografia)
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Identificata l'ultima
vittima: è un reggiano
REGGIO EMILIA - Per i familiari
della vittima reggiana di Bruxelles l'angoscia è stata particolarmente
atroce. I parenti di Claudio Zavaroni hanno vissuto 24 ore
di incubo nel vortice di notizie altalenanti sulla sorte
del congiunto: morto, ferito grave, disperso ? Poi la notte
scorsa la conferma dell'ipotesi più tragica. Ventottenne,
Claudio Zavaroni era fotografo d'arte impegnato nel settore
della moda. Nato a Ciano d'Enza, sulle colline reggiane,
figlio unico, abitava col padre Aronne e la madre Adele
in via Montefiorino, all'immediata periferia cittadina.
Intanto è definitivo il bilancio degli incidenti di mercoledì,
allo stadio di Heysel. Il ministero degli Interni belga
fa ufficialmente sapere che i morti sono 38 (e non 39 come
fin qui creduto) e sono stati tutti identificati: 31 italiani,
quattro belgi, due francesi, un britannico. I feriti sono
454.
Fonte: La Stampa © 1
giugno 1985
Fotografia: L’Unità ©
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