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ITALIA
4-04-1954 AREZZO
Anni 31
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Figlio di una vittima
dell'Heysel:
"Mio padre morì
cercando di salvare un bimbo"
Il ricordo della tragedia di
Roberto Lorentini, avvenuta in occasione della finale di
Coppa dei Campioni a Bruxelles.
A 35 anni dalla tragedia
dell'Heysel durante la finale di Coppa dei campioni tra
Juventus e Liverpool, sono tante le storie drammatiche
che abbiamo sentito da quel maledetto 29 maggio 1985.
Una di queste è quella di Andrea Lorentini, figlio di
Roberto, medico e tifoso della Vecchia Signora a
Bruxelles per la partita. La racconta a "Ilbianconero.com":
"Non era un tifoso accanito, gli piaceva farsi qualche
trasferta insieme ai cugini per vedere le città". Era
riuscito a sfuggire alla tragedia. Poi si voltò e vide
Andrea Casula, un bambino di 11 anni, aveva bisogno
d'aiuto. Lorentini gli corse incontro, e finirono tutti
e due sepolti dalla bolgia: "Come medico si è sentito di
dare una mano, servendo gli altri fino all'ultimo",
racconta il figlio, che all'epoca dei fatti aveva solo 3
anni. "E' una ferita che non si rimarginerà mai. Ogni
anno, quando si arriva a questa ricorrenza, è sempre un
momento di sofferenza particolare. Io e gli altri
familiari delle vittime dell'Heysel cerchiamo di dare un
senso in una situazione nella quale è difficile
trovarlo. Non accetterò mai di aver perso una persona
cara per una partita di calcio: sarebbe dovuto essere un
momento ludico, è diventata una strage. Cerchiamo di
tenere viva la loro memoria attraverso alcune
iniziative", conclude.
Fonte: Globalist.it
© 29 maggio 2020
Fotografia: Il Tirreno ©
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"Heysel, basta offese
alla memoria dei morti"
Un giovane aretino
perse il padre in quella tragica sera di 29 anni fa:
irritato dai recenti cori viola.
LIVORNO - Andrea aveva
soltanto tre anni e mezzo quando il padre Roberto
Lorentini, medico aretino con la passionaccia per la
Juve, morì nel settore Z dell’Heysel, in quella crudele
finale di Coppa dei Campioni 1985. Andrea, del padre, si
ricorda soltanto attraverso le foto e attraverso la
battaglia del nonno paterno, oggi novantenne, che ha
fondato l’associazione delle vittime dell’Heysel e ha
lottato fino al processo. Andrea oggi ha 32 anni e fa il
giornalista nella sua Arezzo. E dopo anni di silenzio ha
deciso di intervenire a gamba tesa dopo gli striscioni e
i cori arrivati dalla curva della Fiorentina che hanno
macchiato la memoria di quei 39 tifosi morti nella curva
dell’orrore. "Per anni ho ascoltato di tutto, scegliendo
la linea dell’indifferenza. Ma stavolta no, mi sono
rotto le scatole. Mio padre è morto a 31 anni per essere
tornato in curva per dare assistenza a un bambino, lui
era un simpatizzante della Juve, ma soprattutto uno
sportivo che voleva godersi un evento unico. E tanti dei
morti dell’Heysel non erano ultrà ma sportivi qualsiasi.
Ecco perché voglio che si smetta di offendere
gratuitamente la memoria di questi morti e fare del male
alle famiglie già così colpite, compresa la mia".
Lorentini non le manda a dire. "Occorrono sanzioni serie
per questi tifosi, ma soprattutto le società devono
vigilare ed essere inflessibili. A questo proposito
scriverò una lettera ai Della Valle per sensibilizzarli
su questo tema. Capisco la rivalità ma si faccia finita
una volta per tutte con queste bischerate". La famiglia
Lorentini è stata una delle più attive nella
conservazione della memoria di Roberto e delle altre
vittime del massacro di 29 anni fa. "Ad Arezzo, nel 2005
- racconta Andrea - siamo stati promotori di una partita
amichevole tra le formazioni Primavera di Juventus e
Liverpool. Per anni la dirigenza bianconera, prima con
Boniperti e poi con la gestione della triade, è stata
abbastanza distante perché in qualche modo ha sempre
voluto rimuovere quel tragico evento. Con l’arrivo di
Andrea Agnelli le cose sono cambiate, siamo stati
invitati allo Stadium per l’inaugurazione del museo dove
c’è una stele in memoria dell’Heysel, ogni anno a mio
nonno arrivano gli auguri della società. Mi fa piacere,
anche se io simpatizzo per l’Inter... La cosa importante
adesso è che si smetta di urlare cose vergognose che
feriscono la memoria di mio padre e degli altri morti".
G. B.
Fonte:
Iltirreno.gelocal.it © 3 aprile 2014
Video: TSD Arezzo ©
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Heysel, figlio di una
vittima: "Società educhino i tifosi"
Parla il figlio di una
delle tante vittime: "Le società di calcio si facciano
carico di un'azione educativa e di sensibilizzazione nei
confronti dei loro tifosi, isolando quelle frange che
offendono la memoria dei morti, spesso senza neppure
sapere cos'è realmente accaduto".
AREZZO - "Le società di calcio
si facciano carico di un'azione educativa e di
sensibilizzazione nei confronti dei loro tifosi,
isolando quelle frange che offendono la memoria dei
morti, spesso senza neppure sapere cos'è realmente
accaduto". Lo ha detto Andrea Lorentini, 32 anni,
giornalista aretino, figlio del medico Roberto Lorentini,
che morì all'Heysel. Il padre di Lorentini venne
travolto dagli hooligans mentre stava tentando di
rianimare un bambino. "Certe manifestazioni - ha
aggiunto Andrea Lorentini - offendono la memoria dei
morti e toccano profondamente le famiglie. Invito le
società a fare maggiore opera di controllo ed educazione
dei propri tifosi, ma anche le autorità sportive a
sanzionare in maniera pesantissima, altrimenti certi
episodi finiranno per condizionare sempre incontri
delicati come Fiorentina-Juventus".
Fonte:
Tuttosport.com © 31 marzo 2014
Video: Teletruria ©
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Andrea Lorentini: "Io, orfano
dell'Heysel, credo in uno sport pulito" - A 26 anni di
distanza da quel maledetto 29 maggio 1985, quando 39
persone morirono allo stadio di Bruxelles, prima della
finale di Coppa campioni tra Juventus e Liverpool, un
libro del giornalista aretino Francesco Caremani
raccoglie le testimonianze di quella terribile giornata.
All'Heysel persero la vita anche due aretini: Roberto
Lorentini e Giuseppina Conti. Il figlio di Roberto,
Andrea, che all'epoca della strage aveva solo 3 anni, ha
deciso di diventare giornalista sportivo.
Fonte: TSD Arezzo ©
29 Maggio 2011 (Testo
© Video)
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Stasera dimenticate
l'odio
di Andrea Lorentini
Premetto che non sono tifoso
della Juventus. Il mio cuore batte per l'Arezzo, la
squadra della mia città. Mi lega però a voi il triste
ricordo della tragedia dell'Heysel, la pagina più brutta
nella gloriosa storia del club che tanto amate. A
Bruxelles ho perso per sempre mio padre, schiacciato
come altri trentotto innocenti dalla furia assassina
degli hooligans. Anche lui, come voi, amava i colori
bianconeri. Da quando il destino ha messo di nuovo di
fronte Juventus e Liverpool, curiosando nei vostri siti
Internet ho fatto la malaugurata scoperta che nell'animo
di alcuni di voi cova il sentimento di vendetta nei
confronti dei supporter inglesi. Se così fosse, a quale
scopo ? Un gesto del genere avrebbe soltanto il senso di
mettervi alla stessa stregua di quegli hooligans autori
di un'autentica barbarie. Non lo vorrebbero né mio padre
né gli altri che, con lui, non tornarono più. Non lo
vogliono i loro familiari. Ho vissuto sulla mia pelle le
terribili conseguenze che la violenza può provocare, so
che cosa significa. Questa sera lasciate da parte l'odio
e tutto il resto. L'unica cosa che dovete fare è
incitare e sostenere la vostra squadra con la passione
di sempre. Sarà il modo migliore per ricordare chi ha
pagato con la vita la sua fede calcistica. Mio nonno,
Otello Lorentini, è stato il presidente
dell'Associazione delle famiglie delle vittime e ha
combattuto una strenua battaglia per avere giustizia,
ottenendola. Ha fondato il comitato permanente contro la
violenza nello sport. La mia famiglia da venti anni
lotta per estirpare questo cancro. Una partita di
pallone va vissuta come un momento di gioia,
aggregazione sociale e scambio culturale. Il calcio deve
unire, non dividere. Vi chiedo, dunque: stasera fate un
passo avanti e mostrate voi per primi al mondo che
tragedie come quella dell'Heysel non dovranno ripetersi
mai più, che la lezione è davvero servita, perché il
calcio è vita. Domani, leggendo i giornali e guardando
la televisione, ci sentiremmo tutti un po' migliori
scoprendo che Juventus - Liverpool, come la sfida
d'andata disputatasi in un clima di straordinaria
amicizia, è stata quello che doveva essere: una
semplice, grande, partita.
(NdR: articolo
scritto in occasione della partita di Champions
Juventus-Liverpool, 20 anni dopo quella in cui morì suo
padre all'Heysel)
Fonte: La Stampa © 13 aprile 2005
Fotografie: Ebay.it © Teletruria.it © Famiglia
Lorentini ©
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