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ITALIA
11-10-1938 Donada
(RO) Anni 46
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Come già Pesaro e Torino, anche
Reggio Emilia, onorando il "suo"
Claudio Zavaroni, ha intitolato una
VIA a tutte le vittime "Heysel 1985"
di Sergio Sottovia
Spero lo faccia presto anche Porto
Viro col "suo" Gianfranco Sarto, come fatto con stadio
"Toni Scabin".
Certo Reggio Emilia è la città dove
è nata la "bandiera tricolore" e quindi è quasi naturale
la sensibilità a fatti che trascendono il soggettivo e
diventano "memoria collettiva". Per questo alcuni anni
fa, quando sono andato a vedere allo stadio Mirabello la
partita tra la Reggiana Valorugby e i polesani della
Rugby Rovigo Delta, ho provato emozione quando ho visto
che il "parco antistante lo stadio" era intitolato alle
vittime della tragedia dell’Heysel dove persero la vita
ben 39 persone, tra cui 32 italiani. Adesso l’amico
Emiliano Milani mi ha trasmesso una serie di immagini
che documentano la partecipazione delle "Quattro Donne"
della famiglia (c'era anche la moglie del figlio
Roberto) all’inaugurazione della via intitolata al
reggiano "Claudio Zavaroni e a tutte le 39 vittime dello
stadio Heysel", dove in quel "maledetto" 29 maggio 1985
morì sotto la calca anche Gianfranco Sarto portovirese
dal tifo juventino e tanta passione sportiva.
E allora, visto che già Pesaro e
già Torino hanno intitolato una via a tutte le vittime
dell’Heysel, in considerazione della morte anche di un
loro concittadino,
ci viene da pensare che anche il sindaco di Porto
Viro, se sollecitato "vox populi", magari come ha già
fatto intitolando lo stadio comunale allo sportivo "Toni
Scabin", sentirà il dovere di onorare in "modo giusto",
la tragica scomparsa del suo concittadino Gianfranco
Sarto e le vittime dell’Heysel, perché certi fatti
esecrandi non accadano più. Perché la vita è "arte
dell’incontro" e il pensiero-segnalazione trasmessoci da
Emiliano Milani - ormai storico corrispondente del Il
Gazzettino - ha tutte le carte in regola, anche come
stile e rispetto dei ruoli, per "sollecitare i nostri
Amministratori al riguardo". Anche per questo lo
proponiamo, perché educatamente propositivo e basato sul
fatto logico che ciò succede in un Comune piccolo ma
significativo, può diventare "prototipo" per decisioni
analoghe in altre location, come ci insegna da tempo il
"Diritto Comparato", dove le "buone pratiche" contagiano
altre buone pratiche sia istituzionali che associative.
Con riferimento alla citazione di
Pesaro e Torino, come città che hanno già onorato le
"Vittime dell’Heysel" intitolando una via (altri l’hanno
fatto in modo diverso ma altrettanto da Memoria e
futuro, per non dimenticare) ricordiamo specificatamente
quanto segue. Che a Pesaro a marzo 2015 la Piazza Torraccia è stata intitolata alle vittime dell’Heysel,
col sindaco Ricci che ha sottolineato: "Non
dimentichiamo, lo sport deve essere lealtà e rispetto".
Mentre a Torino, in data 30 maggio 2018, la piazzetta
compresa tra lungo Dora Agrigento e strada del Fortino,
nei pressi della biblioteca civica "Italo Calvino"
(Circoscrizione 7), è stata intitolata appunto alle
"Vittime dell’Heysel". Anche per questo, a titolo
esemplificativo e con riferimento ad altri Comuni che
hanno voluto in modo "perenne" intitolando luoghi
pubblici (o con Mostre come a Porto Tolle…), vi
proponiamo la certificazione che anche il Comune di
Savigliano (provincia di Cuneo) ha intitolato un luogo
pubblico come il "Parco della Concordia" alle 39 Vittime
dell’Heysel, con tanto di logo delle squadre della
Juventus e del Torino, una società questa che della
Memoria… ne ha avuto tanta. Per questo noi, con umiltà,
ricorderemo e onoreremo spesso, sia la tragedia di
Superga 1949 che la Heysel 1985 (entrambe avvenute a
maggio) e sai perché come il sottoscritto ha conosciuto
la famiglia dei Fratelli Ballarin così Emiliano Milani
ha conosciuto bene la famiglia Sarto portovirese, tanto
da… richiedere alla Città di Porto Viro un adeguato
"ricordo pubblico" come ha appena fatto anche Reggio
Emilia. E non per lavarsi la coscienza, ma perché la
Gente del Delta Po "sa esprimere la sua più commossa
solidarietà’ a chi è vittima di folle gesti omicida".
Fonte:
Polesinesport.it © 31 maggio 2022
Fotografie:
Mondointasca.it © Polesinesport.it ©
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Tragedia dell'Heysel
Commemorato Gianfranco Sarto
di Emiliano Milani
Sono passati 37 anni da quel 29
maggio del 1985 quando allo Stadio Heysel di Bruxelles,
in Belgio, prima della finale della Coppa dei Campioni
Juventus-Liverpool il portovirese Gianfranco Sarto
insieme ad altri 31 italiani, 4 belgi, 2 francesi ed un
nordirlandese perse la vita sugli spalti. Come di
consueto la famiglia, per la prima volta anche i nipoti
Denise e Gianfranco (stesso nome del nonno), per
ricordarlo si è recata a Reggio Emilia dove dal 1991
ogni anno si commemorano le 39 vittime dell’Heysel di
fronte a quello che è l'unico monumento in Italia a loro
dedicato (NdR: non è
vero che sia l'unico). Una celebrazione sentita impreziosita
dall’intitolazione a Claudio Zavaroni (cittadino
reggiano) e a tutte le vittime anche di una via
adiacente allo stadio Mirabello, dove si trova il
monumento. Un gesto importante per tutti i familiari.
Prendendo spunto da questi esempi la speranza è che
Gianfranco, presto o tardi, possa essere ricordato anche
a Porto Viro, ad eterna memoria di quel 29 maggio 1985,
il giorno perduto del calcio, in cui la festa si tramutò
in tragedia.
Fonte: Il Gazzettino
(Rovigo) © 30 maggio 2022
Fotografia: Comitato
Heysel Reggio Emilia ©
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Delta Radio ha
"onorato" le 39 vittime "sportive" della
tragedia Heysel-Belgio / E ricordato Gianfranco Sarto...
di Emiliano Milani e Sergio
Sottovia
Sono passati 36 anni dalla tragedia
sportiva e umana avvenuta allo stadio di Heysel in
Belgio. I fatti di quella "finale" sono noti, ma il
ricordo non deve svanire. E allora ci hanno pensato
Emiliano Milani e Salvatore Binatti, domenica durante la
trasmissione Domenica Sport, ad onorare quei 39 morti, e
quella tragedia in cui ha perso la vita anche Gianfranco
Sarto da Porto Viro. Emozioni forti che vale la pena di
mandare a futura memoria anche grazie a quanto
trasmessoci dallo stesso Emiliano Milani, sia come testo
che come immagini storico che parlano da sole in questo
reportage "per non dimenticare" che vi proponiamo per la
cronaca e per la storia.
MAIN NEWS (di Emiliano Milani,
30.05.2021) / DELTA RADIO Domenica 30 maggio 2021 /
TRAGEDIA HEYSEL (BRUXELLES - BELGIO)… A 36 ANNI DI
DISTANZA
Il 29 maggio 1985 allo Stadio
Heysel di Bruxelles, in Belgio, c'è la finale della
Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool: prima del fischio
d'inizio…. Una strage. Trentadue italiani, quattro
belgi, due francesi, un nordirlandese perdono la vita.
Seicento feriti. "Intorno tutto è finito. Voci, suoni,
colori deflagrano e raggiungono il silenzio. Sono le
21.40. L'assurdo è così banale che le squadre entrano in
campo". (Anthony Cartwright, Gian Luca Favetto ne "Il
giorno perduto. Racconto di un viaggio all'Heysel"
(libro uscito nel 2015). La partita si gioca ugualmente
e la Juventus vince 1-0, nonostante 39 vittime. Per una
partita di calcio. Sì, 39 vittime per una partita di
calcio. Tra queste anche, il POLESANO, di Porto Viro
Gianfranco Sarto, grande appassionato di calcio e di
ballo. Una Fiat 125 crema, la compagnia di altri due
amici ed un viaggio, senza ritorno, iniziato martedì 28
maggio 1985 verso Torino dove li attendeva il pullman
per il Belgio. "Per me è sempre martedì - racconta il
figlio Roberto, fratello di Stefania, l’altra figlia di
Gianfranco. Insieme al figlio, al quale ha dato il nome
del nonno gestisce l’officina di famiglia fondata dal
padre. E proprio da quell’officina dove ogni giorno
scende a lavorare Roberto ci dice "guardo fuori e lo
rivedo sempre in quell’ultima immagine che ho di lui.
Quel 29 maggio, alla televisione avevamo la convinzione
che lui fosse in tribuna con lo Juventus Club Torino".
Gianfranco, invece, era in quel maledetto settore Z dove
la furia degli Hooligans inglesi, l’inadeguatezza dello
stadio per una manifestazione così importante e
l’impreparazione delle forze dell’ordine furono la
concausa della morte di tutte quelle persone. "La
notizia ci arrivò alle 5 di giovedì mattina dai
carabinieri che arrivarono a casa - ricorda Roberto - Un
colpo impressionante per me mia sorella e mia mamma
Edda. Avevo 18 anni, lui 47. Per me però, non se n’è mai
andato veramente e con lui ci parlo tutti i giorni". Del
resto "Nessuno muore veramente se vive nel cuore di chi
resta". Recita così nei suoi striscioni la curva Sud e i
supporter bianconeri continuano a tenere viva la memoria
di quella tragedia. Il Nucleo 1985 guidato da Massimo
Tadolini, è stato ideatore del docufilm "Per non
dimenticare Heysel", proiettato nel 2016 alla sala
Eracle di Porto Viro, città di Gianfranco, alla presenza
di Stefano Tacconi. E le iniziative in giro per l’Italia
sono innumerevoli. L’anno prima a Porto Tolle fu
organizzata una mostra fotografica in collaborazione
anche con Delta Radio. Per Gianfranco e per le altre 38
vittime il tempo si è fermato. Non si è fermato invece
per i loro familiari, le mogli, i figli, i genitori ed i
nipoti che nonostante le conseguenze della tragedia
immancabilmente non smettono di ricordarli e di tenerli
vivi nei loro cuori. In memoria di Gianfranco, qualche
anno fa, era stato pensato anche di intitolargli il
nuovo stadio. Purtroppo quell’impianto sportivo, a
tutt’oggi è ancora incompiuto, così come quella promessa
di intitolazione. Bassano del Grappa (Vi), Meda (Mb),
Cherasco (Cn), Grugliasco (To), invece, sono solo alcune
delle località dove ogni anno, indipendentemente da
tutto, le vittime dell’Heysel vengono ricordate. Come
Reggio Emilia dove la famiglia Sarto ormai da anni
ritorna ogni anno. Lì si ricorda Claudio Zavaroni e
tutte le altre vittime davanti ad un bellissimo
monumento posizionato di fronte allo stadio Mirabello.
Prendendo spunto da questi esempi la speranza è che
Gianfranco, presto o tardi, possa essere ricordato anche
a Porto Viro, ad eterna memoria di quel 29 maggio 1985,
il giorno perduto del calcio, in cui la festa si tramutò
in tragedia.
EXTRATIME
by Sergio Sottovia
In cover onoriamo Gianfranco Sarto
perché emblematico rappresentante delle 39 vittime allo
stadio Heysel in quel maledetto 29 maggio 1985, e perché
il suo non è stato solo un dramma personale ma
familiare, a partire da sua moglie Edda, con lui in
foto, e con la quale avrebbe voluto ballare per una vita
molto più lunga. Indimenticabili quelle 39 vittime
innocenti citate nei vari manifesti (vedi anche le
straziate tribune dello stadio), come hanno cercato di
ricordare in Polesine anche gli organizzatori
dell’evento al Ristorante Aurora di Porto Tolle nel
luglio 2015, di cui vi abbiamo già dato conto qui su
www.polesinesport.it, mentre adesso vi riproponiamo
alcune significative immagini della mostra e
dell’evento, peraltro "raccontata" in diretta per Delta
Radio anche allora da Salvatore Binatti, che vediamo in
foto mentre intervista Massimo Tadolini. Con riferimento
specificatamente al ricordo del portovirese Gianfranco
Sarto va detto che suo figlio Roberto ha avuto la
"forza" di promuoverne il ricordo partecipando a varie
commemorazioni in diverse parte d’Italia oltre che in
Polesine, da sportivo a tutto tondo visto anche come
supporter e dirigente del Porto Viro. Anche per questo
vogliamo onorare Roberto Sarto in versione smile assieme
ai noti giocatori del Porto Viro winners Coppa Veneto e
in escalation di categoria, sotto la gestione tandem
tecnico Pino. Fermo restando che anche recentemente in
diverse località sono stati ricordati ufficialmente le
citate 39 vittime innocenti dell’Heysel, come a Reggio
Emilia nel prato di fronte allo storico stadio Mirabello
da dove vi proponiamo due flash scattate al Monumento,
dove si è recato anche Roberto figlio di Gianfranco
Sarto. Che onoriamo ancora insieme a tutti i nomi delle
altre vittime, come da speciale ricordo con Logo della
Juventus e infine nell’evento organizzato proprio questo
29 maggio 2021 a Cherasco (CN) come da manifesto
stimolante anche per le prossime manifestazioni perché
ricordino e insegnino quanto lo sport debba essere
"giocato" in sicurezza, sollecitando comportamenti
individuali e pubblici coerenti.
Fonte:
Polesinesport.it © 1 giugno 2021
Fotografie: La
Gazzetta dello Sport ©
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Sarto e l'Heysel dimenticati a
Porto Viro
di Emiliano Milani
Solo nel 2017 con Giacon Sindaco il
Comune ha ricordato la vittima e lanciato la proposta di
intitolare il nuovo stadio.
CALCIO - Giusto un anno fa,
l'allora primo cittadino di Porto Viro Thomas Giacon, a
cornice della proiezione del docufilm, curato dai
supporters Juve 1897, intitolato "Per non dimenticare
Heysel" presentò alla cittadinanza il progetto in essere
del nuovo stadio comunale. L'impianto sportivo, una
volta ultimato, avrebbe dovuto essere intitolato al
concittadino Gianfranco Sarto, una delle vittime
dell'Heysel. Lo stadio di Bruxelles, in Belgio, dove nel
1985 morirono 39 tifosi che erano andati ad assistere
alla finale di Coppa campioni fra Juventus e Liverpool. La serata dell’anno scorso - "Una
decisione per far comprendere ai giovani che lo sport
deve essere occasione di gioia e di competizione, ma non
di violenza e di morte - spiegò allora Giacon - un modo
di ricordare che la memoria di chi non è tornato da
quella finale di coppa dei campioni di calcio non è
certo morta sui gradini di quello stadio". È passato un
anno, l’amministrazione comunale è cambiata e l’impianto
non è stato ultimato, portando con sé anche
l’incompiutezza dell’intitolazione. Ma al di là di
questo, che non vuole essere assolutamente un atto di
accusa a chi si è da poco insediato alla guida della
città, da quel maledetto 29 maggio del 1985 di Bruxelles
e di quella finale di coppa dei campioni tra Juventus e
Liverpool che costò la vita a 39 persone, tra cui il
portovirese Sarto, di anni ne sono passati 33 e Porto
Viro (prima diviso in Contarina e Donada) e tutte le sue
amministrazioni, eccetto la parentesi Giacon, sembra
essersene sempre dimenticata. I familiari a Reggio - Oggi ricorre
l’anniversario e per i famigliari ad ogni 29 maggio si
riapre una ferita che il tempo non potrà mai
rimarginare. La cura migliore ? Il ricordo e l’affetto.
Domenica il figlio di Sarto, Roberto, insieme alla
famiglia si è recato per il quarto anno a Reggio Emilia,
città colpita dalla morte di Claudio Zavaroni, dove,
insieme a tantissime altre persone ha partecipato alla
commemorazione delle vittime davanti ad un bel monumento
dedicato alla tragedia, posizionato di fronte allo
stadio Mirabello. L’augurio è che ciò si possa
realizzare quanto prima anche a Porto Viro e la memoria
di Gianfranco e di chi come lui non è tornato da quella
finale rimanga viva, perché, al di là di ogni colore e
bandiera, nessuna persona è morta finché è nei cuori di
chi resta.
Fonte:
Ilgazzettino.it © 29 maggio 2018 (Testo © Fotografia)
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La famiglia Sarto a
Reggio Emilia per la tragedia dell’Heysel
di Emiliano Milani
Sono passati 32 anni da quella
pazza notte del 29 maggio 1985 di Bruxelles che si portò
via 39 vite, tra le quali quella del portovirese
Gianfranco Sarto, allo stadio Heysel dove si giocò la
finale di Coppa dei campioni Juventus - Liverpool. Il
tempo passa e diventa sempre più difficile mantenere
viva la memoria della tragedia. Eppure i supporters
bianconeri Nucleo 1985 guidati da Massimo Tadolini,
ideatori del docufilm "Per non dimenticare Heysel",
proiettato l’anno scorso a Porto Viro alla presenza di
Stefano Tacconi, continuano a promuovere iniziative in
giro per l'Italia, alcune insieme alla famiglia Sarto.
Così il figlio Roberto era presente il 21 a Bassano per
il 3° torneo di calcio pulcini memorial "Andrea Casula",
altra vittima a 11 anni. Tra le squadre partecipanti
anche la Juventus con il figlio di Gigi Buffon, tra gli
ospiti e Tacconi. Il giorno 28 Roberto, la sorella
Stefania e mamma Edda (moglie di Gianfranco), hanno
partecipato a Reggio Emilia, città colpita dalla morte
del fotografo ventottenne Claudio Zavaroni, alla
commemorazione delle vittime davanti al monumento
dedicato alla tragedia (nella foto), di fronte allo
stadio Mirabello. A Porto Viro l’ultima amministrazione
aveva in progetto di dedicare a Gianfranco Sarto il
nuovo stadio. L'augurio è che ciò si possa realizzare
quanto prima e la memoria di chi non è tornato da quella
finale rimanga viva, perché, come dice la curva
bianconera, "nessuna persona è morta finché vive nei
cuori di chi resta".
Fonte: Il Gazzettino
(Rovigo) © 1 giugno 2017
(Testo
© Fotografia)
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4 maggio Presentazione stadio di
calcio alla cittadinanza
di Guendalina Ferro
(Porto Viro, 1 Maggio 2016) - Il
sindaco Thomas Giacon presenterà alla cittadinanza nella
serata del 4 maggio in sala Eracle, il progetto in
essere del nuovo stadio comunale. E lo farà dopo la
proiezione del docufilm, curato dai supporters Juve
1897, intitolato "per non dimenticare Heysel" previsto
per le ore 20 di mercoledì prossimo. Si, perché, come
già annunciato da mesi, il primo cittadino
nell’occasione dell’inaugurazione autunnale del nuovo
campo da calcio, intitolerà l’impianto sportivo al
concittadino Gianfranco Sarto, una delle vittime
dell’Heysel. Una decisione del primo cittadino per far
comprendere ai giovani che lo sport deve essere
occasione di gioia e di competizione, ma non di violenza
e di morte. "Nessuno muore veramente finché vive nel
cuore di chi resta e dedicare il nuovo campo di calcio a
uno dei 39 angeli dell’Heysel ed ex dirigente dell’AC
Contarina - commenta il primo cittadino Thomas Giacon
-sarà un modo per ricordare che la memoria di chi non è
tornato dalla finale di coppa dei campioni di calcio tra
Juventus e Liverpool il 29 maggio del 1985 non è morta
sui gradini del Heysel". Al termine dell’evento, il cui
ricavato delle offerte libere andrà alla fondazione per
la ricerca sui tumori dell’apparato musco-scheletrico e
rari Onlus, sarà previsto un momento conviviale al
ristorante Aurora 2 di Rosolina, dove Stefano Tacconi,
ex portiere della Juventus, presenterà il suo libro "Junic".
Fonte: Servizio
Informazione Comune di Porto Viro © 1 maggio 2016
Fotografia: La
Gazzetta dello Sport ©
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È ufficiale: a Porto
Viro il nuovo stadio della "Cittadella dello Sport"
sarà intitolato a Gianfranco Sarto,
uno dei 39 morti all’Heysel
di Emiliano Milani
La comunicazione del sindaco
Giacon, nella sua ufficialità caratterizza un messaggio
educativo verso i giovani e per lo sport.
Così la memoria di quanto è
successo a Gianfranco Sarto, portovirese andato allo
stadio dell’Heysel per vedere in data 29 maggio 1985 la
sfida europea tra la sua Juventus e il Liverpool,
diventa un "pensiero indimenticabile" per chi entrerà al
nuovo stadio della Cittadella dello Sport, tanto più che
nel nome del padre lo sport in casa Sarto è tutt’oggi un
servizio a favore dei giovani e nello specifico, grazie
a Roberto Sarto responsabile del settore giovanile del
Porto Viro, anche un messaggio culturale
sociale al tempo stesso. In una Città come Porto
Viro dove sono stati tanti i "Campioni & Signore" che
hanno tenuto alta la bandiera sportiva di Contarina, di
Donada e di Porto Viro post fusione. E che noi qui su
www.polesinesport.it abbiamo onorati in più occasione,
come appunto Gianfranco Sarto e i 39 "angeli" della
tragedia di Heysel, anche in un recente incontro
promosso nel Delta del Po raccontati anche con relativa
fotogallery, cui vi rimandiamo. Mentre ora onoriamo la
decisione ufficiale della Città di Porto Viro come da
reportage by Guendalina Ferro (Servizio Informazione
Comune di Porto Viro che ne sottolinea l’importanza
progettuale nel nome dello sport e dei suoi valori più
profondi.
Fonte:
Polesinesport.it © 30 gennaio 2016
Banner: Comune.portoviro.ro.it ©
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Il nuovo stadio comunale di Porto
Viro
sarà intitolato a Gianfranco Sarto
di Guendalina Ferro
Porto Viro - "Lo stadio comunale di
Porto Viro, una volta terminato, sarà intitolato a
Gianfranco Sarto, per far comprendere ai giovani che lo
sport deve essere occasione di gioia e di competizione,
ma non di violenza e di morte". Ad annunciarlo il
sindaco di Porto Viro Thomas Giacon venerdì sera alla
dirigenza dell’Asd Calcio Porto Viro e al figlio di
Gianfranco, Roberto, responsabile del settore giovanile
per le categorie juniores e allievi". Dedicare il nuovo
campo di calcio ad uno dei 39 angeli dell' Heysel, sarà
un modo per ricordare che la memoria di chi non è
tornato dalla finale di coppa dei campioni di calcio tra
Juventus e Liverpool il 29 maggio del 1985, non è morta
sui gradini dell’Heysel - prosegue il primo cittadino.
Lo stadio di Bruxelles, ora intitolato a "Re Baldovino",
sarà per sempre ricordato per i 39 morti, i 600 feriti e
un numero immenso di persone segnate per sempre
nell’anima". E tra queste anche i famigliari di
Gianfranco Sarto, la moglie, i due figli Stefania e
Roberto e i nipoti Denise e Gianfranco". "L’
intitolazione del nuovo stadio a mio padre, a distanza
di anni, rappresenta un bel riconoscimento" - commenta
commosso Roberto Sarto. "Sapere che verrà realizzato il
nuovo stadio in città significa segnare la strada del
futuro del calcio a Porto Viro - commenta Paolo
Marangon, vicepresidente della squadra dei gialloblu - e
apprendere che l’impianto sportivo verrà intitolato ad
una delle 39 vittime dell’Heysel ed ex dirigente dell’
AC Contarina, rappresenterà un ricordo per qualcuno ma
per i giovani sarà un insegnamento". Per l’occasione
dell’inaugurazione del nuovo stadio e della sua
intitolazione a Gianfranco Sarto, previsti il prossimo
autunno, sarà ospitata a Porto Viro una rappresentativa
calcistica della società FC Juventus. All’entrata del
nuovo impianto sportivo, parte integrante della
cittadella dello sport, verrà scolpita la seguente frase
"nessuno muore veramente finché vive nei cuori di chi
resta per sempre" oltre alla denominazione "Stadio G.
Sarto". A presenziare all’annuncio ufficiale del sindaco
Giacon, il consigliere di maggioranza Ivano Vianello,
Paolo Marangon, Roberto Tessarin, Luciano Vianello e
Ubaldo Garbi.
Fonte: Servizio
Informazione Comune di Porto Viro © 30 gennaio 2016
Fotografia:
Polesinesport.it ©
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PORTO VIRO
L'Heysel si portò via Gianfranco
Sarto
il ricordo di suo figlio
nell'anniversario
di Alberto Garbellini
Trent'anni fa la tragedia allo
stadio Heysel di Bruxelles. Fra i 39 morti anche il
donadese Gianfranco Sarto. Oggi lo ricorda il figlio
Roberto.
DONADA - Oggi sono 30 anni: 29
maggio 1985, stadio Heysel a Bruxelles, in programma la
finale di Coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool.
Ma dopo quel giorno tutto cambiò. I morti furono 39 e il
calcio si scoprì costantemente sotto agguato da parte di
frange di teppisti con la bandiera. Fra quei 39 morti ci
fu anche Gianfranco Sarto, 57enne di Donada. Era partito
dal Basso Polesine con un amico, aveva acquistato i
biglietti per la partitissima. E poi, poi scoppiò il
finimondo. "Ricordo bene quella sera - dice Roberto, il
figlio di Gianfranco che allora aveva 19 anni - io
guardavo la partita in tv con la mia famiglia. Vedemmo
tutto quello che successe, quelle scene di pazzia, i
morti. Ma non ci preoccupammo per mio padre perché aveva
acquistato i biglietti attraverso uno Juventus club di
Torino, e la tv inquadrò uno striscione del club nella
curva opposta agli *scontri e alla ressa mortale. La
famigerata curva col settore Z dell'Heysel". Invece il
destino aveva deciso di giocare uno scherzo assurdo e
atroce. Il club infatti aveva acquistato anche biglietti
del settore Z, uno dei quali toccò a Gianfranco. "Il
giorno dopo - continua Roberto - alle cinque del mattino
ci svegliarono i carabinieri. Ci dissero che fra i 39
morti c'era anche mio padre". "Domenica scorsa lo stadio
di Torino ha ricordato le vittime con cartelli con i
nomi dei morti. C'era anche quello di mio padre. Mi sono
commosso". E il 6 giugno c'è una finale di Champions
della Juventus. "La guarderò in tv - chiude Roberto - E
di sicuro avvertirò un brivido agrodolce: l'attesa per
la partita e il dolore per mio padre, strappato alla
vita troppo presto".
Fonte: La Voce di
Rovigo © 29 maggio 2015
Fotografie: Il
Gazzettino (Rovigo) © Sportmediaset.mediaset.it ©
*Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel
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La tragedia
di Alberto Garbellini
Il 5 aprile Juventus e Liverpool
tornano ad affrontarsi. Il racconto dei polesani che
vissero quella partita L'incubo Heysel, 20 anni dopo
l'orrore Il figlio della vittima di Porto Viro: "Vorrei
che il tempo si fosse fermato al giorno prima". "Vorrei
essere fermo a martedì 28 maggio 1985. Fu l'ultima volta
che vidi mio padre, il giorno dopo morì nello stadio
dell'Heysel". Il padre di Roberto Sarto, Gianfranco, fu
tra le 39 persone che persero la vita la sera del 29
maggio 1985 nello stadio di Bruxelles. Il 5 aprile
Juventus e Liverpool tornano ad affrontarsi in una
partita di Champions League. Sono passati quasi 20 anni
da quella finale di Coppa dei Campioni, una data che
negli annali del calcio è scritta con il rosso del
sangue di tante persone. Quella sera sugli schermi di
milioni di telespettatori non comparirono immagini di
sport ma di una violenza cieca ed assurda, scene da
guerriglia urbana, un'apocalisse che costò la vita a 39
persone. Gli italiani morti furono 32 e fra questi 3
veneti, uno di loro era Gianfranco Sarto di Donada.
MORIRE ALLO STADIO - Gianfranco
Sarto, 57 anni, era partito per Bruxelles in compagnia
di un amico. "Avevano acquistato i biglietti - ricorda
il 39enne figlio Roberto - attraverso uno Juventus club
di Torino. Non avrebbero dovuto finire nel settore Z
invece non so per quale motivo si sistemarono in quella
fetta di curva". Sono eventi che Roberto ha ricostruito
a posteriori: "Quando scoppiò la furia degli hoolingans
tutti i tifosi juventini scapparono. La corsa di mio
padre fu interrotta da un pilastro di ferro, cadde per
terra, fu calpestato dalla ressa, schiacciato. Morì in
quel momento". La famiglia di Gianfranco assistette a
quelle drammatiche scene alla televisione: "Ma andammo a
dormire tranquilli. Le telecamere inquadrarono lo
striscione del club con il quale mio padre era partito
da Torino. Era sistemato dalla parte opposta al settore
Z. Credevamo fosse lontano dal pericolo". Invece
all'alba furono i carabinieri ad avvisare Roberto e sua
madre della morte del padre: "Fu un dolore indicibile.
Ancora adesso mi sveglio e vorrei che il tempo si fosse
fermato a quel 28 maggio di 20 anni fa".
SALVATO DA UN
INGLESE - Non tutti gli inglesi presenti all' Heysel
furono responsabili di quella strage. Qualcuno di loro
si adoperò per aiutare i tifosi del settore Z e fra
questi Arnaldo Gianni Bononi, partito con un amico da
Fiesso Umbertiano. Bononi vede sfilare davanti agli
occhi quelle tragiche sequenze: "Alle 18 eravamo già
nello stadio - racconta - era piuttosto fatiscente. I
tifosi bianconeri erano divisi dagli inglesi da una
semplice recinzione. Contai solo 13 poliziotti a
garantire la sicurezza. I britannici cominciarono presto
a lanciare lattine di birra ed altri oggetti". Ricorda
cosa innescò la reazione selvaggia degli hooligans: "Ad
un certo punto i poliziotti staccarono le bandiere del
Liverpool dalla recinzione. I reds si scatenarono,
scavalcarono la rete divisoria, cominciarono i primi
tafferugli, poi l'attacco in massa. I bianconeri non
erano ultras ma semplici tifosi come me, c'erano
famiglie, ragazzini. La forza d'urto di centinaia di
inglesi pazzi di alcool provocò lo spostamento di noi
italiani verso il muretto che poco dopo crollò. La ressa
fu tremenda, io mi ritrovai spinto verso l'alto, sospeso
fra decine di corpi". Per qualche minuto Bononi venne
sballottato da tutte le parti, galleggiando sopra i
corpi di morti e feriti. "Ero quasi arrivato sulla pista
che circonda il campo che finii a terra, sommerso da
altri corpi, quasi soffocato, incapace a muovermi.
Rimasero libere solo le braccia e la testa. Vidi un uomo
che cercava di portare aiuto alle persone che
rischiavano di esser schiacciate, venne verso di me,
ricordo ancora la sua faccia. Mi prese per le mani e mi
estrasse, uno strappo talmente forte che mi ritrovai
sulla pista di atletica, in salvo. Ritrovai il mio
amico, la polizia ci scortò fuori dallo stadio.
Camminavo su un ciottolato, mi resi conto di essere
scalzo". Perse scarpe e giubbotto sotto la bolgia del
settore Z: "Un tassista ci riaccompagnò in albergo,
della partita non seppi nulla".
IL RITORNO - Il giorno
dopo ritornò a Fiesso, i carabinieri raccolsero il suo
racconto e lo inviarono a Roma. "Qualche mese dopo a
casa mi arrivò una lettera di scuse da parte di re
Baldovino del Belgio". Nei giorni seguenti la Gazzetta
dello Sport pubblicò le foto di alcuni inglesi che
avevano aiutato gli italiani. "Riconobbi il mio
salvatore, telefonai alla Gazzetta. Circa un mese dopo
una delegazione da Liverpool giunse a Torino per una
simbolica riconciliazione. Fui invitato alla cerimonia
in Comune e nella sede della Juventus. Incontrai il mio
salvatore, ci abbracciammo, gli devo la vita". Gianni
Bononi è rimasto tifoso della Juve, "ma in uno stadio di
serie A non ho più messo piede. Seguo solo le partite
del calcio dilettantistico".
Fonte: Il Gazzettino
(Rovigo) © 29 maggio 2005
Fotografie: GETTY IMAGES
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