Mostra
di Grugliasco (16 febbraio - 20 aprile 2014)
Museo
del Grande Torino e della leggenda
granata
Villa "Claretta
Assandri", via La Salle 87, Grugliasco
(TO)
"Settanta Angeli in un unico Cielo
Heysel e Superga Tragedie Sorelle"
Uniti e
solidali contro la stupidità
Pregiatissimi lettori,
credo sia doveroso ringraziare anche qui
Giampaolo Muliari e Domenico Beccaria, autentici
fuoriclasse della Memoria, per aver immaginato,
costruito e difeso il nostro progetto di cui
vado molto orgoglioso, poiché è la dimostrazione
che un derby lo possiamo vincere tutti insieme,
senza il bisogno di alzare nessun trofeo più in
alto di quello della fratellanza umana. Un
particolare saluto ai volontari del Museo del
Grande Torino, generosi amanti e custodi del
ricordo, nobile esempio di come un museo sia
fatto di persone più che di cimeli prestigiosi e
che non è necessario addobbarlo come una
boutique di grido della storia, ma semplicemente
raccontarlo di padre in figlio come una partita
senza triplice fischio finale dove è sempre
possibile rimontare vincendo la speranza di un
calcio autentico, maschio, ma pulito, depurato
dai veleni della stampa e dalle pezze e dai cori
degli immondi. Guardare le foto della
mostra, Heysel e Superga, unite in un unico
abbraccio è stata un’emozione forte che
porteremo per sempre nei nostri cuori e nella
nostra memoria, dimostrazione concreta che
quando si difende la memoria di chi non c’è più
e la dignità di chi è rimasto non ci sono
steccati né curve a separare e che il tifo,
nella sua concezione più alta e intelligente, è
rispetto dell’altro, dell’avversario che,
sportivamente, tale resta. Grazie ai due
baluardi granata crediamo di avere piantato un
seme che darà i suoi frutti, ci vorrà tempo,
pazienza, sicuramente anche qualche
arrabbiatura, ma abbiamo tracciato una linea e
non si torna indietro, l’unico modo per salvare
il calcio, quello italiano in particolare, è la
cultura sportiva, troppo spesso seppellita da
cori e striscioni infamanti. Ecco, noi quattro
ci siamo ribellati a tutto questo: contro la
stupidità aberrante degli inutili idioti da
stadio.
Domenico
Laudadio e Francesco
Caremani
Aprile 2014
Fonte: Il
Trombettiere del Filadelfia (Pubblicazione
Mensile)
I morti di
Superga e dell'Heysel esigono rispetto da tutti,
di ogni colore
Orgogliosamente
diversi !
di Domenico
Beccaria
Sono tanti, troppi
anni, che negli stadi d'Italia si sentono e si
leggono slogan vergognosi, che tramite il
vilipendio dei morti, tentano di offendere i
vivi. Nella fattispecie, vorrei spendere due
parole sulle due tragedie che hanno colpito il
calcio torinese, ovvero la sciagura aerea di
Superga, del 4 maggio 1949, in cui persero la
vita tutti i giocatori e accompagnatori del
Torino, equipaggio compreso, per un totale di 31
vittime e la tragedia dell'Heysel, il 29 maggio
1985, in cui furono uccisi dalla furia bestiale
degli hooligans inglesi 39 tifosi bianconeri, ma
non solo, italiani, ma non solo, arrivati allo
stadio belga per assistere alla finale di Coppa
dei Campioni. Dopo aver assistito inorriditi per
anni a questa vergogna, abbiamo deciso
che fosse
ora di mettere un punto e andare a capo. La
mostra di cui parla in altra parte del giornale
il direttore del Museo, Giampaolo Muliari, nasce
proprio su questo slancio emotivo. Non è stata
casuale la scelta della data dell'inaugurazione.
16 febbraio, ovvero una settimana esatta prima
del derby di ritorno. L'intento, la speranza
forse sarebbe più appropriato, era di non vedere
più certi brutti striscioni, come avvenuto lo
scorso anno. Invece, puntuali, ecco comparire
due frasi, una più cretina dell'altra, a
vilipendere la memoria dei morti di Superga. La
pietà verso chi non c'è più, va di pari passo
alla compassione per lo stato di ignoranza e di
infamia di chi ha pensato, realizzato ed esposto
le due pezze della vergogna. In molti mi hanno
scritto, dopo domenica sera. Qualcuno,
bianconero, si è scusato. Ma non ce n'era
bisogno. Se hai la sensibilità di accendere il
computer
per scrivermi che prendi le distanze da
certi ignobili mascalzoni, vuol già dire che non
sei come loro e quindi non sei tu a dovere delle
scuse. Qualcun altro, granata, mi ha fatto
notare come noi abbiamo porto la mano tesa,
rendendo omaggio alle loro vittime e loro in
cambio abbiano offeso le nostre. "Ecco, sei
contento ora ? Hai visto di che pasta sono?". Ho
visto, tranquilli, ho visto. Ma a parte l'ovvia
constatazione che non sono tutti così, per
fortuna, ho anche visto che in molti si sono
dissociati, dopo la partita, in pubblico e in
privato, con me. Bene, a tutti quelli che, da
una parte e dall'altra, sono stufi di certe
vigliaccate, mi rivolgo per compiere insieme il
passo successivo. Al prossimo derby, in casa o
in trasferta, prepariamo un "due aste", quegli
striscioni che si possono reggere da soli, con
una scritta in controtendenza. Io personalmente,
ho già in mente il mio. "RISPETTO PER I MORTI
DELL'HEYSEL". Chissà che qualcuno dall'altra
parte non raccolga e ribatta con un bel
"RISPETTO PER I MORTI DI SUPERGA" ? La speranza
e la fede sono il più grande patrimonio del
Popolo Granata. Contagiamoli con il nostro senso
dell'onore e della civiltà. Lo so, è una sfida
ardua, ma a noi del Toro le cose facili non sono
mai piaciute.
Aprile 2014
Fonte: Il
Trombettiere del Filadelfia (Pubblicazione
Mensile)
Settanta Angeli
in un unico Cielo
Rivali in
campo, uniti nella tragedia
di Giampaolo
Muliari
Contro ogni provocazione e oltraggio
una mostra senza ritorno per ricordare a tutti
che le tragedie non hanno bandiere, che ogni
angelo è una leggenda.
E’ davvero un
piacere raccontare i ricordi di una mostra
speciale, anzi di più, di un percorso di vita.
"Settanta Angeli in un unico cielo" è tutto
questo per noi, è molto di più di una mostra a
tema che per sua natura inizia e poi si
conclude. Questo è un percorso che andrà oltre,
che ha segnato e segnerà per sempre lo spirito
di questo nostro museo: un luogo di memoria, di
rispetto, di fratellanza. Un evento partito da
lontano, dallo scorso anno, dopo aver visionato
il sito saladellamemoriaheysel.it creato e
custodito conamorevole
cura da Domenico (Mimmo) Laudadio. Nessun dubbio
in Mecu, in me, in tutti noi: le immagini crude
di quella tragedia hanno subito rappresentato,
oltre al dolore, un richiamo a noi alla vita, un
invito di fratellanza. Non abbiamo fatto altro
che dare voce a questo invito, tutto il resto è
venuto poi da sé. Pare ora strano,
dopo questa visione quasi mistica, scrivere di
polemiche, di pensieri contrari anche a tinte
forti, ma questa è stata ed è l’altra faccia
della medaglia. Non tutti guardano la vita con
gli stessi occhi, certo stride il cuore
constatare come nemmeno davanti alla morte (nel
nostro caso a due tragedie che in comune hanno
la passione per il calcio) si senta il desiderio
di ritrovarsi insieme, oltre ogni propria
opinione e bandiera. Francesco Caremani, splendido
compagno di viaggio, ha definito questa
esperienza l’ultimo baluardo contro l’odio delle
curve. Francesco è un giornalista coraggioso, ha
sempre messo la sua faccia davanti alle proprie
idee, senza mai fare compromessi, nemmeno
davanti alla dirigenza bianconera, o alla
tifoseria più organizzata. Il suo libro "Heysel,
le verità di una strage annunciata" è un grido
di dolore rivolto alle coscienze di tutti noi.
E’ un racconto sofferto che traccia quello che
la tragedia ci ha lasciato in questi anni:
l’immensa dignità dei familiari delle vittime,
alcune testimonianze d’amore, ma anche tanta
omertà e tanta indifferenza. Anche in occasione
del derby di ritorno giocato una settimana dopo
l’inaugurazione della nostra mostra sono apparsi
i soliti striscioni idioti, quelli che prendono
spunto dalle tragedie per irridere la memoria.
Ogni volta è per noi un colpo al cuore,
figurarsi per chi la tragedia l’ha vissuta sulla
propria pelle. Ma è per non alzare bandiera
bianca, per non accettare questa visione assurda
della vita che questa nostra mostra ha un senso,
ha una grande ragione d’essere. In questi mesi
abbiamo camminato fianco a fianco con Mimmo e
Francesco, in piena e totale sintonia. Davvero
le nostre diverse passioni calcistiche non si
sono mai fatte sentire. A riguardo mi piace
ricordare come al loro arrivo a Torino, sabato
15 febbraio vigilia dell’inaugurazione, il primo
luogo da loro visitato è stato Superga. Mimmo
era pure in compagnia del figlio Francesco. Per
questo giovanissimo cuore bianconero era il
primo viaggio a Torino e la prima cosa che ha
visto non è stato il JMuseum o l’abbagliante
store della Juve, ma la nostra lapide. Questo
cammino è un’esperienza umana che non sarà
dimenticata anche per questo. Spesso ho
immaginato come sarebbe bello vivere questa
grande passione che è il calcio con questo
spirito... Speriamo che il domani sia migliore,
speriamo che il domani abbia il cuore di questo
giovane Francesco o di un altro giovane
Francesco (mio nipote), anche lui bianconero,
giunto apposta da Porto Potenza Picena
(Macerata). Era davvero felice: "zio, finalmente
una cosa insieme!"
Quando l’evento ha
iniziato ad avere un eco pubblico sono iniziate
anche le prime tempeste e con esse anche alcune
personali sofferenze. Meno male che al fianco ho
avuto Mecu, corazza e spirito d’acciaio, che mi
ha sempre sostenuto, mi ha sempre fatto da
scudo, ma è stata dura resistere a tutte le
intemperie. Siamo giunti all’inaugurazione in un
clima di grande attesa. Le tensioni accumulate
sono subito svanite appena entrati nella sala
consiliare a noi concessa gratuitamente dalla
Città di Grugliasco. Solo calore, affetto, il
desiderio di condividere questa esperienza. Di
quel giorno, domenica 16 febbraio, i ricordi
hanno solo il colore della gioia. Ognuno di noi
ha portato la propria testimonianza arricchita
anche dalle parole di quanti hanno voluto con
noi condividerla;
penso a Don Aldo quando ha
rivolto un pensiero ai nostri caduti con una
preghiera, quando ha ricordato che il tifo non
deve mai essere contro ma per… Parole sagge e
spesso, ahimè, inascoltate nelle varie curve
d’Italia, oppure quando a noi organizzatori ha
rivolto l’invito di diffondere il messaggio di
questa mostra ai bambini, nelle loro scuole.
Penso al dott. Giuseppe Ferrauto e al Presidente
del JMuseum, dott. Paolo Galimberti presenti
anche a nome delle società del Torino e della
Juventus; alle parole affettuose del sindaco di
Grugliasco, Roberto Montà; alla grande umanità
di Gian Paolo Ormezzano che ha voluto
condividere pienamente questa iniziativa. Penso
a Salvatore Giglio, fotografo di fama mondiale,
alla sua emozione provata nel visitare il nostro
museo e alla generosità con cui ha offerto tutte
le immagini del suo archivio dedicate
all’Heysel. Il momento più intenso
della giornata inaugurale è stato leggere i nomi
dei settanta angeli in cielo, splendida idea di
Mimmo, conclusa con il silenzio
fuori ordinanza
suonato da un bravo trombettiere di Grugliasco.
Un brivido. Una grande emozione proseguita anche
al nostro Museo con l’apertura della mostra.
Vedere visitatori con la sciarpa della Juve
girare per La nostra casa con rispetto e
ammirazione ci ha ripagato di tutto il nostro
impegno. Anche Mecu ha sottolineato il valore di
questa presenza: "Dovremmo essere tutti
orgogliosi dei nostri colori e allo stesso tempo
rispettosi dei colori altrui. Io sono stato
quattro volte a visitare il museo della Juventus
e non ci sono mai andato in incognito, nel senso
che indossavo sempre la spilla del Toro sulla
giacca. E' giusto che ognuno di noi abbia
l'orgoglio di appartenere a qualcosa, ma pure la
consapevolezza che anche gli altri vanno
rispettati". Per alcuni saranno
stati pochi, magari solo una goccia in un oceano
di tifosi, ma come ha spesso detto Madre Teresa,
se quelle gocce non ci fossero al mare
mancherebbero. Poche o tante che siano per noi
quelle gocce rappresentano il mare. A quanti
hanno cercato di fare dei distinguo tra i morti
di Superga e quelli dell’Heysel la risposta più
bella l’ha data Domenico Laudadio durante il
convegno inaugurale: "in ogni famiglia segnata
da una tragedia il proprio caro scomparso è una
leggenda". Parole da incidere sulla pietra, da
portare nel cuore, come quest’ultimo pensiero
sempre di Mimmo Laudadio: "Abbiamo osato
mostrare che Superga e l’Heysel sono sorelle,
non cugine alla lontana. La fratellanza è
l’unico grado di parentela dell’umanità. I
colori della pelle o delle bandiere non contano
più nulla davanti alle tragedie". Anche per
questo Mecu, me e tutti noi non finiremo mai di
ringraziare Mimmo e Francesco per averci
concesso questa grande e meravigliosa
opportunità di ricordo, di crescita interiore.
Questa è una mostra che ricorderemo sempre,
anche oltre il 20 aprile quando terminerà per
dare spazio a un nuovo evento espositivo. Se pur
sommersi da ricordi e cimeli troveremo con
piacere uno spazio nel nostro museo per
ricordare questo evento in modo perenne, perché
tutti, tifosi granata e non, entrando nella
nostra casasi sentano un
po’ a casa loro; perché tutti guardando le
immagini di queste due tragedie pensino a Loro,
ai nostri angeli, con lo stesso rispetto, lo
stesso amore. Fratelli, in un unico cielo.
Aprile 2014
Fonte: Il
Trombettiere del Filadelfia (Pubblicazione
Mensile)
Torino,
provincia di Juventus - Avversari, non nemici
di Nino Ori
In un piovoso sabato di
inizio marzo, con l'amico Marco Sanfelici
decidiamo di andare a Grugliasco, a vivere un
pomeriggio per noi anomalo. A Villa Claretta, a
visitare la sezione del "Museo del grande Torino
e della leggenda granata" dedicata da alcune
settimane (e fino al 20 aprile) alla mostra
intitolata "Settanta angeli in un unico Cielo -
Heysel e Superga tragedie sorelle". Con noi, un
mio caro amico d'infanzia, di fede granata.
L'idea, semplice ma estremamente complessa nella
sua realizzazione, è quella di superare le
idiozie di parte (inutile dar loro ulteriore
spazio ricordandole), almeno di fronte al dolore
per la morte. Difficile da far accettare, certo.
A maggior ragione in un clima come quello
attuale. E infatti, non sono mancate le
incomprensioni, le disapprovazioni, i distinguo,
il dissenso verso questa iniziativa, promossa
dai responsabili del Museo del grande Torino e
dall'amico Mimmo Laudadio, curatore del museo
virtuale www.saladellamemoriaheysel.it. Duetragedie diverse per le modalità con cui sono
avvenute, certo. Da una parte una disgrazia, una
tragica fatalità e dall'altra una strage, un
folle omicidio. Due tragedie diverse per la
notorietà delle vittime, certo. Da una parte
un'intera squadra di grandi campioni, oltre ad
alcuni giornalisti e accompagnatori, e
dall'altra un gruppo di tifosi che pensava di
assistere ad una partita di calcio. A dividere i
due terribili eventi ci sono 36 anni: a Superga
il 4 maggio 1949 perirono 31 persone, a
Bruxelles il 29 maggio 1985 le vittime furono
39. Tutto vero. Ma a dividere le due tragedie,
in maniera insensata e immotivata, ci sono
soprattutto le contrapposizioni becere e tanto
inutile odio. Ad ognuna delle 70 persone che
persero la vita in quelle tragiche circostanze è
dovuto lo stesso rispetto. Tragedie diverse? No,
tragedie sorelle, come dicono gli organizzatori
della mostra. Le più grosse tragedie sportive
della città di Torino, che coinvolgono entrambe
le squadre di Torino. E che dovrebbero unire le
tifoserie, non dividerle. Ed è di questo che ci
ritroviamo a parlare con il volontario che,
rigorosamente in felpa granata, ci accompagna
all'interno della mostra. Le sconvolgenti
immagini della carneficina dell'Heysel (messe a
disposizione da Salvatore Giglio, fotografo
storico della Juventus) sembrano mescolarsi,
anche se i pannelli sono solo vicini, con i
ritagli di giornale e le fotografie di Superga e
dei campioni periti in quel disastro. A meno di
una settimana dal derby, con le sue polemiche e
i suoi veleni, riusciamo a parlarne come si
parla tra persone normali, che non consentono
all'opposta fede sportiva di prevalere sul
rispetto dei valori umani.tragedie diverse per le modalità con cui sono
avvenute, certo. Da una parte una disgrazia, una
tragica fatalità e dall'altra una strage, un
folle omicidio. Due tragedie diverse per la
notorietà delle vittime, certo. Da una parte
un'intera squadra di grandi campioni, oltre ad
alcuni giornalisti e accompagnatori, e
dall'altra un gruppo di tifosi che pensava di
assistere ad una partita di calcio. A dividere i
due terribili eventi ci sono 36 anni: a Superga
il 4 maggio 1949 perirono 31 persone, a
Bruxelles il 29 maggio 1985 le vittime furono
39. Tutto vero. Ma a dividere le due tragedie,
in maniera insensata e immotivata, ci sono
soprattutto le contrapposizioni becere e tanto
inutile odio. Ad ognuna delle 70 persone che
persero la vita in quelle tragiche circostanze è
dovuto lo stesso rispetto. Tragedie diverse? No,
tragedie sorelle, come dicono gli organizzatori
della mostra. Le più grosse tragedie sportive
della città di Torino, che coinvolgono entrambe
le squadre di Torino. E che dovrebbero unire le
tifoserie, non dividerle. Ed è di questo che ci
ritroviamo a parlare con il volontario che,
rigorosamente in felpa granata, ci accompagna
all'interno della mostra. Le sconvolgenti
immagini della carneficina dell'Heysel (messe a
disposizione da Salvatore Giglio, fotografo
storico della Juventus) sembrano mescolarsi,
anche se i pannelli sono solo vicini, con i
ritagli di giornale e le fotografie di Superga e
dei campioni periti in quel disastro. A meno di
una settimana dal derby, con le sue polemiche e
i suoi veleni, riusciamo a parlarne come si
parla tra persone normali, che non consentono
all'opposta fede sportiva di prevalere sul
rispetto dei valori umani.
Per motivi legati
all'età, non ho ricordi diretti riferibili alla
tragedia di Superga. Li ho invece di quella
maledetta sera dell'Heysel. No, non ero là. Ma
c'erano tanti miei amici. Tornarono tutti a
casa, qualcuno malconcio, quasi tutti segnati da
ciò che avevano visto. Da allora io stesso, per
almeno 10-12 anni, non riuscii più ad andare
allo stadio. Non ho però mai
compreso la necessità di rispondere alla follia
omicida con l'odio incondizionato e
generalizzato. Non credo sia un modo sensato
(ammesso che ne esista uno) per onorare la
memoria delle vittime di quella sera. Ho sempre
disapprovato i comportamenti di quelli che "odio
Liverpool", "English animals" e similari. Non
riesco a comprendere cosa c'entri il non
dimenticare con il manifestare il proprio odio,
come se si trattasse una specie di guerra santa. Al netto delle
ipocrisie, dei pregiudizi e dei preconcetti,
credo che non si possa odiare, per la follia
omicida di qualche centinaio di delinquenti,
un'intera città o un intero popolo, o
addirittura un'intera nazione. La ferita
dell'Heysel è aperta, certo. Ma non è con il
"machismo" e l'ostentazione della necessità di
odiare e di contrapporsi che la si chiude o la
si risolve. E non è solo un problema culturale.
Finché non si superano certe logiche, avremo
sempre i cori, le magliette, gli slogan
infamanti e le scritte col "meno 39". E
continueremo sempre a darla vinta all'idiozia di
chi straparla di esultanze, di partite da
rigiocare, di coppe insanguinate. Quella
tragedia è stata troppo spesso e da troppe
persone (e per troppo tempo) colpevolmente
dimenticata, o addirittura nascosta. Perché è
vista come una tragedia di parte, una tragedia
juventina, e non una tragedia dello sport, una
tragedia di tutti... come se perfino i morti
avessero un colore o una fede sportiva. A maggior ragione,
all'interno della mostra di Grugliasco, sarebbe
anacronistico pensare ai "nostri" morti da
contrapporre a quelli degli "altri". Non ci sono
tragedie nostre e tragedie altrui. Non ci sono
differenze. Chi avesse voglia non dico di
trovarne ma anche solo di cercarne dimostrerebbe
di non aver capito nulla di quelle immagini, e
non farebbe altro che avallare i comportamenti
di chi dileggia e infama da decenni quelli che
ritiene essere i morti degli altri. Restiamo avversari,
certo, ma essere anche nemici non ci migliorerà.
Continuiamo pure con gli sfottò, ci mancherebbe:
il derby ci sarà sempre, dentro e fuori dal
campo. Noi ladri e voi sfigati. Siamo tifosi,
bianconeri e granata, ma gli uni come gli altri
innamorati della propria squadra e dei propri
colori. Siamo diversi, forse... e rimarremo
tali. Senza bisogno però di perdere il rispetto
per tutti, vivi e morti... e per se stessi. Le faide lasciamole a
chi si nutre di odio.
19 Marzo 2014
Fonte:
Juventinovero.com
A Torino
Superga e
Heysel, la mostra
di Francesco
Caremani
"Settanta
angeli in un unico cielo. Heysel e Superga
tragedie sorelle" contro chi vuole dimenticare.
"Le stragi di Superga e
dell’Heysel sono luoghi sacri e inviolabili
della memoria di tutti. Non esistono bandiere né
fedi sportive antitetiche. Abbiamo così pensato
a un gesto semplice e forte per ribadirlo alla
comunità sportiva e non, agli "uomini di buona
volontà" e a quelli che continueranno,
nonostante tutto, a stuprare la pietà e la
dignità umana". È con queste parole che Domenico
Laudadio, ideatore e realizzatore del Museo
Virtuale saladellamemoriaheysel.it, Domenico
Beccaria e Giampaolo Muliari, rispettivamente
presidente e direttore del Museo del Grande
Torino e della Leggenda Granata hanno dato il là
a un evento unico nel panorama calcistico
italiano: la mostra "Settanta angeli in un unico
cielo. Heysel e Superga tragedie sorelle", che
fino al 20 aprile sarà possibile visitare presso
il Museo del Grande Torino e della Leggenda
Granata a Grugliasco (Torino). Un messaggio
forte e chiaro contro chi continua a urlare cori
ed esporre striscioni all’interno di uno stadio,
dimenticando, nel caso della tragedia
dell’Heysel, che ben quattro toscani vi persero
la vita e che dei trentadue morti italiani ben
tre erano tifosi dell’Inter, andati a Bruxelles
insieme agli amici di una vita, oltre il tifo e
i suoi colori. Questa mostra è un segnale forte,
forse l’ultimo al quale il calcio italiano può
aggrapparsi prima di abdicare definitivamente
alla guerra per bande che da decenni ammorba
tutto il movimento sportivo e che potrebbe
essere fatale alla sua stessa sopravvivenza.
13 marzo 2014
Fonte:
Corrierefiorentino.corriere.it
Juve e Toro:
una mostra insieme contro gli "imbecilli"
di Dario
Pelizzari
Al Museo del
Grande Torino sono esposte fino ad aprile le
immagini delle tragedie dell'Heysel e di
Superga. L'obiettivo ? Il reciproco rispetto,
come spiega il curatore Domenico Beccaria.
"Ridurre giorno per
giorno il numero degli imbecilli. Perché
rispettare i morti, tutti i morti, è un dovere
più che una necessità". Domenico Beccaria,
presidente dell'Associazione Memoria Storica
Granata, spiega le logiche e il traguardo della
mostra "Settanta angeli in un unico Cielo –
Heysel e Superga tragedie sorelle", allestita
nei locali del Museo del Grande Torino a
Grugliasco (prima cintura di Torino) e aperta al
pubblico fino al 20 aprile. Fotografie, rimandi,
ricordi. Un tuffo nel passato per dare conto
delle due tragedie che hanno sconvolto il popolo
bianconero e granata. Il tentativo, da
accogliere tra gli applausi, di riportare tutto
a casa. Per spiegare che la memoria merita di
essere maneggiata con cura. Sempre e comunque.
La mostra è stata inaugurata una settimana prima
di quello che è già stato battezzato dai più "il
derby della vergogna".
Cosa ha pensato quando
ha visto gli striscioni ormai tristemente noti
esposti allo Stadium ? "Abbiamo deciso di aprire
la mostra il 16 febbraio proprio perché volevamo
sollevare il problema nell'imminenza del derby.
Le dico la verità: quanto ho visto allo Stadium
non mi ha sorpreso più di tanto. Sono cose che
purtroppo succedono da troppo tempo. La mostra
nasce con l'intenzione di sensibilizzare più
persone possibile nei confronti di questo tema,
ma va da sé che non tutti sono disposti a farsi
sensibilizzare. Noi speriamo con questa
iniziativa di ridurre giorno per giorno il
numero degli imbecilli. Un'impresa evidentemente
difficile, ma isolarli sarebbe già un grande
risultato".
"Superga e l’Heysel
sono sorelle, non cugine alla lontana", ha
scritto qualche giorno fa Domenico Laudadio, un
altro dei responsabili dell'iniziativa, sul sito
che cura personalmente (www.saladellamemoriaheysel.it).
Le tragedie del calcio torinese sono unite da un
sottile filo rosso che lega e raccoglie la
memoria della città ? "Ha detto bene Laudadio.
Le tragedie torinesi sono sorelle e non cugine.
Sono collegate dal filo comune della passione
per il calcio. Ciò che le ha unite ancora di più
è il vilipendio che negli anni è stato fatto da
una parte e dall'altra come strumento di offesa
nei confronti del nemico. Con la mostra,
vogliamo dire anche questo: prenditela con i
vivi, se proprio devi prendertela con qualcuno,
e lascia in pace i morti".
Quali sono state le
reazioni di coloro che hanno visitato la mostra
? Cosa l'ha più colpita ? "Una delle cose che
più mi ha fatto piacere è stato vedere, nel
giorno della gara Juventus-Chievo, tifosi della
Juve che si sono presentati alla mostra con la
sciarpa bianconera al collo. Perché è così che
dovrebbero andare le cose. Dovremmo essere tutti
orgogliosi dei nostri colori e allo stesso tempo
rispettosi dei colori altrui. Io sono stato
quattro volte a visitare il museo della Juventus
e non ci sono mai andato in incognito, nel senso
che indossavo sempre la spilla del Toro sulla
giacca. E' giusto che ognuno di noi abbia
l'orgoglio di appartenere a qualcosa, ma pure la
consapevolezza che anche gli altri vanno
rispettati. Questo è lo spirito delle persone
che hanno finora visitato la nostra mostra.
Siamo tutti capaci a rispettare i 'nostri'
morti. Dobbiamo imparare a rispettare anche i
morti degli altri".
Gli striscioni esposti
nel corso del derby hanno fatto male un po' a
tutti gli appassionati di calcio, senza alcun
vincolo di bandiera. Come ritiene che si
dovrebbe intervenire per risolvere o per lo meno
limitare il problema ? "Credo che la
responsabilità oggettiva sia un'aberrazione
giudiziaria che non ha ragione d'essere. E' la
misura più evidente del fallimento del sistema
calcio. La responsabilità è e dovrebbe sempre
essere soggettiva. Tutti gli stadi possono ormai
contare sulle immagini fornite dalle telecamere,
è possibile riconoscere facilmente chi si
macchia di azioni condannabili. Per questo, non
credo sia giusto che siano le società a pagare
per quanto commettono alcuni tifosi. A pagare
dovrebbero essere solo e
soltanto questi ultimi.
Ciò detto, sarei stato felice di vedere da parte
del presidente della Juventus Andrea Agnelli una
presa di distanza un po' più netta rispetto a
quanto abbiamo visto nel corso del derby. Per
carità, il suo tweet è assolutamente
condivisibile, è vero che tutte le disgrazie
vanno lasciate in pace, ma l'attualità imponeva
di fare riferimento a quanto era appena
successo".
E' notizia di poche ore
fa. La polizia avrebbe individuato i
responsabili di uno dei due striscioni della
vergogna. Per loro, Daspo con effetto immediato
e l'ipotesi di un processo che potrebbe portarli
in carcere per alcuni mesi. Punizione
sufficiente ? "Le pene nei confronti di questi
signori non devono essere esemplari. Le pene
devono essere sempre giuste. Le pene esemplari
possono creare dei martiri e non ce n'è proprio
bisogno. Sono convinto invece che questi
pseudo-tifosi vadano estratti dal branco
all'interno del quale hanno concepito ed esposto
gli striscioni per chiedergli con molta
pacatezza e serenità: 'ma sei davvero convinto
della bestialità che hai fatto ?'. Secondo me,
99 su 100 si rendono conto di aver fatto una
cretinata che è andata molto al di là delle loro
reali intenzioni. Sì, perché non hanno offeso il
nemico, ma delle persone innocenti. Se ammettono
di aver fatto una cretinata, gli si dia quindici
giorni di lavori socialmente utili e nulla più.
Se invece parliamo di quell' un per cento di
marci irrimediabili che non hanno la capacità di
rendersi conto del male che hanno fatto, be', in
quel caso sono d'accordo per il Daspo e se ci
sono sanzioni accessorie che vengano applicate
senza alcuna remora".
Oggi la mostra, domani
? "Stiamo lavorando per far sì che la mostra sia
visitata in settimana anche dalle scolaresche.
Perché un conto è raddrizzare alberi adulti già
abbondantemente storti. E un conto è agire su
giovani che non sono ancora formati per fargli
capire che i valori dello sport non sono quelli
della prevaricazione, ma del confronto e del
rispetto".
5 marzo 2014
Fonte:
Sport.panorama.it
Heysel and
Superga: Juve and Toro'spain (finally) united in an exhibition
by Niccolò
Misul
On Sunday, for the
second time this season, Juventus won the ‘Derby
della Mole’, beating Torino 1-0. As it happened
last September, this victory came via
controversial circumstances. Whilst it was an
offside goal last September that infuriated the
home team, this time around Toro had a
legitimate penalty appeal waved off. However,
more that by the referee’s decisions, the
aftermath of the Turin derby was marked by the
discussions over the fans’ behaviour and their
mocking banners. In fact, the Mole Antonelliana,
the building that lends its name to the derby,
is not the only thing that binds these two
teams: along with a successful history, they
also have in common the burden of great
tragedies.
On Wednesday 4th home
from a friendly match in Lisbon, when their
plane crashed into the hill of Superga, near
Turin, killing all 31 passengers on board
including 18 players. That team, known as Il
Grande Torino, was a legendary side, which had
won the last italian league title before World
War II and, after the resuming of the
competition, also triumphed in four consecutive
post-war titles too. At the time of the crash,
Torino was leading the championship race with
four games to go. The club fielded a youth team
in each of those games, and as a mark of respect,
their opponents did the same.
The youngsters won the
last four games to claim the Scudetto. The
disaster had hit very hard not just Torino, but
indeed the whole italian football. Only three
players from the team had survived, having
missed the fatal flight for one reason or
another. The national team was also seriously
weakened, as the players who died made up the
bulk of the italian squad. The Torino club
itself failed to win another national title
until 1976, a full 27 years after the tragedy.
Juventus suffered too.
On May 29 1985, more
than 60,000 supporters of Liverpool and Juventus
had made their way into the ageing Heysel
stadium in northwest Brussels to watch the
European Cup final. At around 7pm local time,
about an hour before the scheduled kickoff, the
trouble started. Fans had been chanting, waving
flags and letting off fireworks, but the
atmosphere became more violent and a thin line
of police was unable to prevent a contingent of
Liverpool followers from stampeding towards
rival fans.
A retaining wall
separating the Liverpool followers from Juventus
supporters in sector 'Z' collapsed under the
pressure and many were crushed or trampled when
panicking Juventus fans tried to escape. May
1949, in fact, the Torino football team were
returning thirty-nine Juventus fans died and
hundreds were injured. The banners reading
"Quando volo penso al Toro (When I fly I think
of Torino)" which appeared on the Juventus
stands last Sunday, and which resulted in a
€25,000 fine to the club, were just the last
shameful demonstration of the stupidity of some
fringes of the italian football fans. Repeatedly the ‘Derby
della Mole’ has been characterized by these
episodes, and fans have often used the tragedies
as a way to insult and anger their rivals. For
example, for many years after the Superga
incident, when the stadium announcer was calling
out the names of the Torino team, a section of
Juventus fans would spread their arms wide,
humming and swaying to and fro imitating
aeroplanes and when the announcer was finished
his duties they would also cry out in unison
"Boom! Superga!".
On the other end,
Torino fans were armed with ammunition for their
revenge following the Heysel disaster. After
1985, Torino fans could be heard to sing chants
such as "Grazie Liverpool (Thanks Liverpool)"
and "Dateci un altro Heysel (Give us another
Heysel)". A song was even composed for the
occasion with the title being translated as "39
under ground, long live England" However, it is
important to remember that all these actions
have been carried out by extreme core of both
teams’ fans.
There is no doubt that
these two clubs understood the impact of tragedy
unlike any other in Italy. A demonstration of
that is the exhibition that is being held at the
Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata
since last week, titled "Settanta angeli in un
unico cielo – Superga e Heysel tragedie sorelle
(70 angels in the same sky – Superga and Heysel
sister tragedies)". The exhibition gathers
material from the 4th of May 1949 and the 29th
of May 1985.
Along with many
pictures, visitors can find the first pages of
newspapers from the different ages; on all of
them, the tears, the desperation of people who
lost their dears, but also scarves, banners and
flags, everything that represents the passion
for a football team. The idea of the exhibition
is not to celebrate the victims of Superga or of
the Heysel, but to remember 70 people who lost
their lives and who were united by the same
city, the same sport, just divided by their
support for rival clubs, and whose memory other
fans can’t mock. A symbolic event, which has as
theme the idea that sport should unite, and not
divide, even in its darkest and most dramatic
moments.
Thursday,
February 27 th, 2014
Fonte:
Serieaddicted.com
LA
MOSTRA
Ma in un'altra
Torino c'è tanto rispetto
per i "Settanta
Angeli volati in un unico cielo"
A Grugliasco
fino al 20 aprile una rassegna onora le vittime
di Superga e dell'Heysel.
Il dolore non ha
bandiere. Il messaggio di Andrea Agnelli,
davanti agli striscioni vergognosi esposti
domenica in curva Sud, è anche l'essenza di una
mostra in programma proprio in questi giorni a
Grugliasco, due passi da Torino, e intitolata
"Settanta Angeli in un unico cielo, Heysel e
Superga tragedie sorelle": inaugurata il 16
febbraio, rimarrà aperta fino al 20 aprile
(ingresso gratuito) nelle sale di Villa Claretta
che ospitano il Museo del Grande Torino. Lo
scopo del progetto, curato dal Museo del Grande
Torino e della Leggenda Granata in
collaborazione con il museo virtuale
www.saladellamemoriaHeysel.it, è riunire in
commovente racconto le due tragedie più grandi
del calcio torinese, accomunate dal dolore al di
là della rivalità calcistica. VISITATORI - Purtroppo
c'è chi non conosce il rispetto - se alcuni
pseudo tifosi juventini hanno oltraggiato i
morti di Superga durante il derby, solo poche
settimane fa a Prato alcuni teppisti hanno preso
di mira il locale club bianconero offendendo con
scritte ingiuriose i morti dell'Heysel - ma gli
organizzatori sono convinti che si tratta di
poche minoranze e rilevano invece, attraverso il
successo della mostra, tanta sensibilità e
partecipazione: "Abbiamo molti visitatori - dice
Domenico Beccaria, presidente del Museo del
Grande Torino - molti dei quali juventini che
visitano poi volentieri anche il museo. E'
giusto, perché si tratta di cultura: io quello
della Juve l'ho visitato quattro volte,
sicuramente più dei curvaioli bianconeri che poi
espongono quegli striscioni. Sono ancora più
convinto della bontà della nostra iniziativa,
utile per riflettere e capire, coinvolgere i
tifosi intelligenti e sensibili, la maggioranza,
affinché educhino pochi scellerati". VILIPENDIO - Beccaria
medita anche una personale iniziativa per la
prossima stagione. "Preparerò uno striscione con
la scritta "Rispetto per i morti dell'Heysel",
pronto a esporlo, mi auguro non accada, se
qualche imbecille replicherà gli insulti alla
memoria di Superga. Voglio vedere come
reagiscono a quel punto, non credo possano
rimanere indifferenti. I tifosi devono incitare
la propria squadra, realizzare la coreografia
più bella o lo striscione più divertente: il
vilipendio dei morti non ha ragione di
esistere".
25 febbraio
2014
Fonte: Corriere
dello Sport
70 angeli in
un unico cielo:"Heysel e Superga tragedie sorelle"
di Giulia
Ongaro
Gli striscioni di
domenica, quelli sulla tragedia di Superga, sono
una vergogna. Come sono stati una vergogna,
negli anni passati, tutti gli altri striscioni
che, da una parte o dall’altra, hanno puntato
non allo sfottò calcistico, ma all’offesa
gratuita e basata sulle tragedie altrui. Giuste
le condanne ufficiali, come quella di Andrea
Agnelli, ma non basta. Devono essere i tifosi,
uno a uno, a ricordarsi che il dolore dovrebbe
unire e non creare occasioni per insultarsi. E
dire che, proprio in occasione del derby, un
buon passo avanti era stato fatto. Da domenica
scorsa, il Museo del Grande Torino e della
Leggenda Granata ospita una mostra inaspettata.
La sala della Memoria, infatti, dal 16 febbraio
al 24 aprile è stata dedicata a un’esposizione
intitolata "Settanta angeli in un unico cielo –
Heysel e Superga tragedie sorelle". Filo
conduttore dell’iniziativa, lo sport che
dovrebbe unire e affratellare, e non dividere,
anche nei suoi momenti più oscuri e drammatici.
Il Museo, che si trova a Villa Claretta Assandri,
a Grugliasco, organizza visite guidate a questa
mostra che raccoglie materiale, fotografico e
non, risalente tanto al 4 maggio 1949 quanto al
29 maggio 1985; il Museo è aperto il sabato
dalle 14 alle 19 e la domenica dalle 10 alle 19
(ultimo ingresso alle 18), ma prenotando si può
accedere anche in settimana. La mostra è poco più
che simbolica, visto che le altre tredici sale
del museo continueranno, più che giustamente, a
raccontare la Storia del Grande Torino, mai
raccontata abbastanza. Una parte del materiale
dedicato al tragico incidente di Bruxelles
arriva dall’archivio di Salvatore Giglio,
storico fotografo bianconero, e dal sito "Saladellamemoriaheysel",
un vero e proprio Museo Virtuale dedicato ai 39
tifosi morti perché avevano seguito la squadra
in un impianto fatiscente. Il sito ufficiale del
Torino Calcio ha dato notizia dell’iniziativa,
che però ha ricevuto anche alcune critiche,
prima fra tutte quella di Franco Ossola, che ha
in poche parole giudicato non conveniente
l’affiancamento di due tragedie a suo parere
"così lontani nel tempo, nelle dinamiche e nello
spirito". I mitici giocatori del
Grande Torino, i loro accompagnatori, i
giornalisti che, per uno scherzo del destino, si
trovavano su quell’aereo, erano persone
rispettate in vita, compiante dopo l’incidente e
ancora ricordate e rimpiante da molti, esempio
di moralità e sportività. I caduti dell’ Heysel
erano tifosi, altrettanto compianti, che in
fondo hanno trovato la morte per lo stesso
motivo: il pallone, la passione per uno sport
che nella maggior parte dei casi divide, ma è
anche una delle vie più rapide per
solidarizzare. La mostra espone anche le prime
pagine dei giornali delle due epoche: su
entrambi, le lacrime, i volti disperati di chi
ha perduto una persona cara, ma anche sciarpe,
gagliardetti, tutto ciò che esprime l’amore per
una squadra di calcio. La mostra non vuole
portare all’onore degli altari ne’ i defunti di
Superga, ne’ quelli dell’Heysel, ma solo
ricordare settanta persone che hanno perso la
vita legati alla stessa città, allo stesso
sport, con colori diversi, ma di cui nessuno, in
ogni caso e in ogni tifo, può dileggiare la
memoria.
25 febbraio
2014
Fonte: Mole24.it
Inaugurazione
Mostra di Grugliasco 16.02.2014
Un cielo
soltanto
di Domenico
Laudadio
Pensieri ad
alta voce sulla mostra condivisa a Grugliasco
fra il Museo del Grande Torino e il Museo
Virtuale Multimediale saladellamemoriaheysel.
A volte un sogno parte
proprio in questo modo, con un soffiare lento,
come l’ispirazione pittorica di un cherubino del
Botticelli, perché è dall’uomo e dall’artista
che ha preso vita questa mostra scomoda e
imprevedibile. Al di là delle nuvole sanno
guardare poche persone, senza scomodare i santi
anche i laici compiono prodigi con la propria
fede. Nel calcio colui che è capace ancora di
sorridere all’avversario, avvolto nella sua
sciarpa a colori nel grigiore del mondo,
lasciando digrignare i denti a quanti non
saranno mai degni dello sport, resta l’ultimo
richiamo della speranza di piantare rose nel
letame. Giampaolo Muliari
ricrea a pastello i volti degli uomini, ne ha
ritratti tanti, alcuni invincibili e leggendari,
altri di comuni mortali. Questa volta ha riunito
in un unico disegno le ali dell’aereo di Superga
alle braccia aggrovigliate dello stadio Heysel,
ponendo al centro due bambini intrecciati in un
abbraccio per sempre. Granata, marrone, rosa e
nero, i colori dei loro panni che si mescolano a
tingere un lutto cupo e crudele, noncuranti di
quell’alone fetido intorno, di pavide remore, di
classifiche infime sui morti. Umanamente e
sportivamente ti verrà spontaneo dire "i
nostri", "i vostri", ma i morti non sono
proprietà di nessun altro all'infuori dei loro
familiari. In questo caso noi possiamo
difenderne la memoria che è il sentimento più
nobile che scrive la storia, ma non si
viviseziona il rispetto dei caduti, non si usa
il bisturi, non si fanno autopsie per discernere
cosa è giusto onorare e chi no. O tutti in egual
misura o nessuno. Allora i canapi intorno al
cuore di chi ha ormeggiato nel porto
dell’arroganza la sua presunzione vengano recisi
di netto dalla dignità e dalla ragione, affinché
prenda il largo questo veliero della memoria in
una crociera di ricordi nel beccheggio di quei
70 nomi sul mare placido del silenzio intonato
dal trombettiere in una sala comunale di
Grugliasco. Domenico Beccaria è
uomo granitico, deciso, cacciatore esperto di
cinghiali e d’ipocriti, ma elegante e tenero con
chi lo merita. Lui ha preso sulle spalle il
progetto sin dalla genesi, guadando
pazientemente le paludi insidiose del dissenso e
scansando le sabbie mobili delle incomprensioni,
tenendo testa agli agguati del "tremendismo" da
tastiera, sopportando le morali senza l’etica di
comuni fanfaroni senza anagrafe o persino la
disapprovazione "politica" di cognomi
eccellenti. Tragedie sorelle, non gemelle, ha
precisato a tutti. Quelle erano le torri dell’11
settembre abbattute dal fanatismo e dall’odio,
in questi altri casi fu il fato a generare un
dolore improvviso, lancinante, ancora oggi fuoco
vivo sotto le ceneri apparentemente tiepide
della rassegnazione.
Le più grandi tragedie
sportive delle due squadre di Torino, tutto per
una partita di pallone. C’è solo da imparare in
quei lampi negli occhi del fratello di una
vittima di Bruxelles mentre ti racconta col capo
imbiancato di una vicenda che a lui pare ieri…
Ci provi a sfidarli chi ha stilato quella
squallida graduatoria per cui Valentino Mazzola
è un "mito" mentre Giovacchino Landini un
"semplice tifoso, magari sfortunato"… A capo
d’una squadra epica o di una trattoria, alcuna
differenza, perché ogni caro è una leggenda a
casa sua. Affettivamente il medesimo vuoto
incolmabile e chi non lo sostiene è di certo in
cattiva fede e complice della prossima
dissacrazione a cura di uomini immondi, da una
parte e dall’altra. "Un sasso nello
stagno", l’ha definita questa mostra condivisa
Beppe Franzo, storico della curva Filadelfia e
uomo d’onore. Un tonfo, il clamore del villaggio
virtuale, poi i cerchi concentrici si allargano
e raggiungono le sponde estreme del Po.
Francesco Caremani ci mette in guardia,
imploderà il calcio italiano senza una
riflessione comune, umile e disarmata. La sua
idiosincrasia per i gruppi ultras prende origine
dal dolore che l’ha segnato prima da amico di
famiglia di una delle vittime e poi da scrittore
documentato del dramma dell’Heysel. Denuncia il
meccanismo a orologeria innestato che potrebbe
farlo saltare dentro e fuori il campo. Sancisce
il sacrosanto diritto di restare avversari,
senza necessariamente il dovere di essere
nemici, la diversità dei colori mai travalichi
in alcun modo il rispetto per tutti, vivi e
morti. Io, emozionato,
inciampando inizialmente nelle mie stesse parole
mi ero smarrito, poi ho ripreso fiato e ho
lasciato parlare di getto il cuore, tralasciando
gli appunti sul foglio. Mi è venuto spontaneo
dire che fra gli uomini c’è un solo grado di
parentela che non è quello di cugini, ma
soltanto di fratelli e attestare il valore di
un’unica memoria in comune, davanti alla quale
si devono inchinare tutte le bandiere e tutti i
trofei. Giampaolo Muliari al microfono si
commuove al pensiero che in "Curva Z" fosse
capitato a suo figlio… Lo spessore della sua
elevata sensibilità ci trasmette un insegnamento
alto, un’esperienza umana e sportiva che porterò
per sempre nel mio cuore. Come hanno scritto
benissimo gli amici Iuliana Bodnari e Rossano
Garlassi, braccia e anime insostituibili del
comitato "Per non dimenticare Heysel" di Reggio
Emilia, ospiti del "Museo del Grande Torino e
della leggenda granata": "Siamo venuti in
amicizia e ci avete accolti con amicizia". La
traccia è questa… C’è un cielo soltanto,
riprendiamo l’abitudine ogni tanto di alzare lo
sguardo da terra, dove ci consumiamo
faticosamente in quello che ci divide,
scopriremo che non c’è competizione di uomini
superiore a quell’incanto. 4 maggio 1949, 29
maggio 1985, onore ai caduti di Superga e a
quelli di Bruxelles. In memoriam.
23 febbraio
2014
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
70 angeli in un
unico cielo
di Carlo
Cipiciani
4 maggio 1949, Superga,
31 morti. 29 maggio 1985, Heysel, 39 morti.
Torino e Juventus, Toro e Juve, due squadre
divise da una rivalità senza fine. Due diverse
tragedie, 70 morti, un unico dolore. E’ solo
calcio, eppure – come per la politica, la
religione, la razza – non mancano imbecilli di
ogni età che vomitano addosso al dolore, che
sputano su quei 70 morti, a 70 angeli in un
unico cielo. 70 angeli in un unico
cielo è una mostra, aperta ieri a Grugliasco,
che unisce le due tragedie sportive di Juve e
Toro. Rivali, ma non nemiche. E non solo perché
il calcio è (dovrebbe essere) solo un gioco. E
nemmeno perché se arrivi a Superga vedi solo un
cielo azzurro e prati verdi, e poi Torino e le
Alpi in lontananza e respiri quel dolore, che è
di tutti. E neanche perché se arrivi dove c’era
l’Heysel vedi strade, parcheggi, gente che va e
viene ma non puoi non pensare a quel padre con
il figlio con la maglia bianconera inzuppata di
sangue. 70 angeli in un unico
cielo; per ricordare, e forse per capire. Capire
– per il calcio, o per cose più importanti – che
siamo tutti fratelli sotto lo stesso cielo; o,
almeno, che il dolore è sempre uno e non ha
colore, perché il sangue è di noi tutti è rosso.
O almeno che i morti vanno lasciati in pace, e
che si può essere diversi senza essere nemici.
O, almeno, il rispetto. O se proprio non si
riesce ad essere abbastanza umani, almeno
comprendere, come è scritto in un museo di una
grande squadra di calcio, che "senza i nostri
avversari, la nostra sarebbe stata una storia
incompleta".
17 febbraio
2014
Fonte:
Giornalettismo.com
Heysel e
Superga in mostra il dolore unisce Juve e Toro
Giampaolo Muliari e
Domenico Laudadio presentano la Mostra
Settanta angeli
in un unico Cielo
Heysel e
Superga tragedie sorelle
Sarà inaugurata
domenica 16 febbraio a Grugliasco, presso il
Museo del Grande Torino e della Leggenda
Granata, la mostra "Settanta angeli in un unico
cielo. Heysel e Superga tragedie sorelle".
Un evento unico in
Italia che unirà i custodi della memoria granata
con quelli della memoria bianconera per segnare
il punto di non ritorno di una nuova cultura
sportiva, perché come scrivono Domenico
Laudadio, ideatore e realizzatore del Museo
Virtuale saladellamemoriaheysel.it, Domenico
Beccaria e Giampaolo Muliari, rispettivamente
presidente e direttore del Museo del Grande
Torino e della Leggenda Granata: "Le stragi di
Superga e dell’Heysel sono luoghi sacri e
inviolabili della memoria di tutti. Non esistono
bandiere né fedi sportive antitetiche. Abbiamo
così pensato a un gesto semplice e forte per
ribadirlo alla comunità sportiva e non, agli
"uomini di buona volontà" e a quelli che
continueranno, nonostante tutto, a stuprare la
pietà e la dignità umana", come ogni domenica
accade tristemente in tutti gli stadi italiani. Beccaria e Laudadio
hanno voluto anche sottolineare che questa
mostra "vuole essere un "gemellaggio" fra terra
e cielo della memoria dei nostri caduti, ma non
intende interferire nelle dinamiche antagoniste
delle tifoserie e nella sana competitività e
rivalità storica dei propri club". Sui social il dibattito
è già aperto evidenziando posizioni
contrapposte, ma è altamente significativo che i
due musei abbiano deciso di unirsi in questa
iniziativa per dare un segnale forte, forse
l’ultimo al quale il calcio italiano può
aggrapparsi prima di abdicare definitivamente
alla guerra per bande che da decenni ammorba
tutto il movimento sportivo e che potrebbe
essere fatale alla sua stessa sopravvivenza. "Anche le tragedie, in
un museo, possono essere narrate con devozione e
leggerezza se il fine ultimo è quello di
coinvolgere emotivamente i visitatori, non
puntando a stupirli con effetti speciali o a
turbarli con la crudezza dei particolari, ma
trasmettendo semplicemente le verità di una
storia; sarà la sensibilità di ogni singola
persona poi a trarne gli insegnamenti". Il prossimo 16 febbraio
alle ore 9.30, nella Sala del Consiglio della
Città di Grugliasco, si svolgerà il convegno
inaugurale moderato da Gian Paolo Ormezzano,
seguirà l’apertura della mostra. Per info e contatti:
postmaster@saladellamemoriaheysel.it
Fonte:
Francesco Caremani (Comunicato Stampa)
Radio Vaticana, 1.02.2014
Trasmissione "Non solo sport" di Giancarlo Lavella
Francesco Caremani
presenta la Mostra in diretta telefonica
Al Museo del
Grande Torino mostra su Heysel e Superga
Il Museo del Grande
Torino e della Leggenda Granata domenica 16
febbraio inaugurerà la mostra: "Settanta angeli
in un unico Cielo – Heysel e Superga tragedie
sorelle". Il programma della giornata prevede
alle ore 9,30 presso la Sala Consiliare della
città di Grugliasco, piazza Matteotti 50, il
convegno inaugurale e a seguire presso il Museo
del Toro l’inaugurazione della mostra allestita
nella sala della Memoria. La mostra sarà
visibile fino al 24 aprile 2014. Il convegno
sarà moderato dal giornalista Gian Paolo
Ormezzano ed interverranno Domenico Laudadio
creatore del sito www.saladellamemoriaheysel.it,
Francesco Caremani autore del libro "Heysel, la
verità di una strage
annunciata", Domenico
Beccaria presidente dell’Associazione Memoria
Storica Granata e Giampaolo Muliari direttore
del Museo del Grande Torino. "Lo sport non
divide, affratella" è l’ideale che ha spinto a
creare questo evento in modo da ritrovarsi
insieme, oltre ogni bandiera, in un unico cielo.
Nella tragedia di Superga il 4 maggio 1949 perì
la squadra del Grande Torino con i suoi
accompagnatori, i membri dell’equipaggio aereo e
tre giornalisti e nella strage dell’Heysel il 29
maggio 1985 morirono trentanove persone, di cui
trentadue tifosi della Juventus, e altre
seicento rimasero ferite. Il Museo si trova a
villa Claretta Assandri in via G.B. La Salle 87
a Grugliasco, comune in provincia di Torino ed è
aperto il sabato dalle 14 alle 19 e la domenica
dalle 10 alle 19, con ultimo ingresso alle 18.
Sono possibili visite fuori orario di apertura
dal lunedì al venerdì, ma solo su prenotazione.
Per motivi di sicurezza si possono effettuare
solo visite guidate. Per informazioni inviare
una mail a: info@museodeltoro.it oppure
telefonare dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18 al
numero 333/98.59.488.
12 febbraio
2014
Fonte:
Torinofc.it
I 70 angeli di
Juve e Toro
di Alberto
Manassero
La materia è delicata.
Torino, Grande Torino; Juventus, gli assassinati
dell'Heysel. Rivalità inalienabili; tragedie
inopinabili. Tanti nasi si storceranno. Non meno
stomaci inacidiranno. Come osate unire due
vicende così diverse, in una sola celebrazione
(la mostra che si apre domenica al museo
granata)? L'unica affinità è la morte. Appunto:
la livella, risponderebbe Totò. La sofferenza,
le lacrime, il vuoto incolmabile, il personale e
comunissimo ricordo non hanno colore, soltanto
inconfondibile sapore. Senza pelose pretese,
ipocrite e fasulle, il vallo che separa Toro e
Juve, i granata e i bianconeri è l'universo:
vite inconciliabili. E' un dovere, per chi ama
il pallone. Ci si può, ma più che altro ci si
deve sbeffeggiare, persino insultare,
addirittura sportivamente odiare. Chi pretende
altro, vuole un calcio che non è calcio, ma
caccia alla volpe (molto peggio in quanto a
ferocia). Però, dopo questo, dentro questo, può
emergere il rispetto per le reciproche divinità,
per i propri e gli altrui santi. La mostra è
questo. Il campo neutro del cielo, da dove
cadono lacrime uguali. Da cuori per sempre
diversi.
12 febbraio
2014
Fonte:
Tuttosport
Gli angeli di
Toro e Juve uniti al Museo
TORINO. Il dolore è il
medesimo, profondo, lancinante, incancellabile.
Pur nella totale differenza di situazioni o di
credo. Qualcuno magari storcerà il naso,
tuttavia di fronte al lutto lo stato d'animo
rimane lo stesso: sconforto, smarrimento,
incredulità. Da una parte il 4 maggio del 1949,
Superga, il Grande Torino che se ne va,
consegnandosi alla leggenda. Dall'altra il 29
maggio 1985, l'Heysel, la tragedia dell'assurdo,
una Coppa Campioni insanguinata. Trentuno
persone perirono a Superga, trentanove invece
morirono in Belgio. Che cosa unisce i dolori di
Torino e Juventus? Una mostra, che verrà
inaugurata domenica al Museo del Grande Torino e
della Leggenda Granata di Grugliasco, a Villa
Claretta. Il titolo spiega tutto, senza troppi
giri nella retorica: "Settanta angeli in un
unico cielo - Heysel e Superga tragedie
sorelle". GIORNO SPECIALE II programma della
giornata di domenica prevede alle ore 9.30
presso la Sala Consiliare della città di
Grugliasco, piazza Matteotti 50, il convegno
inaugurale o a seguire presso il Museo del
Grande Torino e della Leggenda Granata
l'inaugurazione della mostra allestita nella
sala della Memoria. La mostra sarà visibile fino
al 24 aprile 2014. L'EVENTO A moderare il
convegno sarà un ex direttore di Tuttosport,
Gian Paolo Ormezzano, a commemorare tra gli
indimenticabili angeli di Superga anche il
fondatore di Tuttosport, Renato Casalbore, uno
dei tre giornalisti che hanno perso la vita
Insieme al Grande Torino in quel maledetto 4
maggio del 1949. Interverranno poi durante la
manifestazione Domenico Laudadio creatore del
sito www.saladellamemoriah eysel.it, Francesco
Caremani autore del libro "Heysel, la verità di
una strage annunciata", Domenico Beccaria,
presidente dell'Associazione Memoria Storica
Granata o Giampaolo Muliari" direttore del Museo
del Grande Torino. INFORMAZIONI Per chi non
conoscesse il luogo, serve ricordare che il
Museo si trova a villa Claretta Assandri in via
La Sulle 87 a Grugliasco, alle porte di Torino.
E' abitualmente aperto solo nel week end, il
sabato dallo ore 14 alle 19 e la domenica dalle
ore 10 alle 19, con ultimo ingresso alle 18.
Sono possibili visito fuori orario di apertura
dal lunedì al venerdì, ma solo su prenotazione.
Per motivi di sicurezza si possono effettuare
solo visite guidate. Per informazioni inviare
una mail a: info@museodeltoro.it. Un giro è
consigliabile anche a chi non è tifoso granata:
si respira affascinante storia calcistica, più
in generale storia d'Italia, di varie epoche. Da
non perdere.
12 febbraio
2014
Fonte:
Tuttosport
Settanta angeli
in un unico cielo
Heysel e
Superga, tragedie sorelle
Il binomio Torino
Juventus regala domenica 16 febbraio 2014 una
delle mostre più belle su due tragedie sportive
che invece di unire hanno spesso diviso. L’idea
del Direttore Museo del Grande Torino e della
leggenda granata Giampaolo Muliari, del
Presidente Associazione Memoria Storica Granata
Domenico Beccaria edi Domenico
Laudadio custode di saladellamemoriaheysel.it è
quella di unire il valore della memoria di due
tragedie diverse e che hanno lasciato profonde
ferite. L’Heysel e Superga per la prima volta
insieme in "Settanta Angeli in un unico cielo –
Heysel e Superga, tragedie sorelle", un
tentativo bellissimo di unire il dolore per
delle perdite tragiche troppo spesso usate per
un tifo barbaro e senza rispetto. Il convegno
della mostraavverrà alle
ore 9,30 del 16 febbraio presso la sala comunale
del Comune di Grugliasco e precederà l’apertura
della Mostra che si terrà al Museo del Torino in
via La Salle 87 a Grugliasco. L’ingresso alla
mostra sarà completamente gratuito e si potrà
visitare dal 16 febbraio al 20 aprile 2014. Per
tutte le info si può consultare il sito
saladellamemoriaheysel.it
12 febbraio
2014
Fonte:
Cronacatorino.it
Heysel e
Superga uniscono Toro e Juve nella memoria
di Guido
Vaciago
Una mostra al
museo granata ricorda le due tragedie e il
derby, per una volta, unisce invece che
divedere.
TORINO - Superga ed
Heysel, due immani tragedie di sport che hanno
spesso beceramente diviso le tifoserie. Per
fortuna non tutti. Ed è con grande gioia che si
può annunciare l'iniziativa del "Museo del
Grande Torino e della Leggenda Granata domenica"
che 16 febbraio inaugurerà la mostra: "Settanta
angeli in un unico Cielo – Heysel e Superga
tragedie sorelle". Il programma della giornata
prevede alle ore 9,30 presso la Sala Consiliare
della città di Grugliasco, piazza Matteotti 50,
il convegno inaugurale e a seguire presso il
Museo del Toro l’inaugurazione della mostra
allestita nella sala della Memoria. La mostra
sarà visibile fino al 24 aprile 2014. Il
convegno sarà moderato dal giornalista Gian
Paolo Ormezzano ed interverranno Domenico
Laudadio creatore del sito "sala della memoria
Heysel", Francesco Caremani autore del libro
"Heysel, la verità di una strage annunciata",
Domenico Beccaria presidente dell’Associazione
Memoria Storica Granata e Giampaolo Muliari
direttore del Museo del Grande Torino. FRATELLI - "Lo sport
non divide, affratella" è l’ideale che ha spinto
a creare questo evento in modo da ritrovarsi
insieme, oltre ogni bandiera, in un unico cielo.
Nella tragedia di Superga il 4 maggio 1949 perì
la squadra del Grande Torino con i suoi
accompagnatori, i membri dell’equipaggio aereo e
tre giornalisti e nella strage dell’Heysel il 29
maggio 1985 morirono trentanove persone, di cui
trentadue tifosi della Juventus, e altre
seicento rimasero ferite. Il Museo si trova a
villa Claretta Assandri in via G.B. La Salle 87
a Grugliasco.
11 febbraio
2014
Fonte:
Tuttosport.com
Il 16 febbraio
a Grugliasco si inaugura
"Settanta
angeli in un unico cielo
Heysel e
Superga tragedie sorelle"
Un evento unico in
Italia che unirà i custodi della memoria granata
con quelli della memoria bianconera per segnare
il punto di non ritorno di una nuova cultura
sportiva, perché come scrivono Domenico
Laudadio, ideatore e realizzatore del Museo
Virtuale saladellamemoriaheysel.it, Domenico
Beccaria e Giampaolo Muliari, rispettivamente
presidente e direttore del Museo del Grande
Torino e della Leggenda Granata: "Le stragi di
Superga e dell’Heysel sono luoghi sacri e
inviolabili della memoria di tutti. Non esistono
bandiere né fedi sportive antitetiche. Abbiamo
così pensato a un gesto semplice e forte per
ribadirlo alla comunità sportiva e non, agli
"uomini di buona volontà" e a quelli che
continueranno, nonostante tutto, a stuprare la
pietà e la dignità umana", come ogni domenica
accade tristemente in tutti gli stadi italiani.
Beccaria e Laudadio hanno voluto anche
sottolineare che questa mostra "vuole essere un
"gemellaggio" fra terra e cielo della memoria
dei nostri caduti, ma non intende interferire
nelle dinamiche antagoniste delle tifoserie e
nella sana competitività e rivalità storica dei
propri club". Sui social il dibattito
è già aperto evidenziando posizioni
contrapposte, ma è altamente significativo che i
due musei abbiano deciso di unirsi in questa
iniziativa per dare un segnale forte, forse
l’ultimo al quale il calcio italiano può
aggrapparsi prima di abdicare definitivamente
alla guerra per bande che da decenni ammorba
tutto il movimento sportivo e che potrebbe
essere fatale alla sua stessa sopravvivenza.
"Anche le tragedie, in un museo, possono essere
narrate con devozione e leggerezza se il fine
ultimo è quello di coinvolgere emotivamente i
visitatori, non puntando a stupirli con effetti
speciali o a turbarli con la crudezza dei
particolari, ma trasmettendo semplicemente le
verità di una storia; sarà la sensibilità di
ogni singola persona poi a trarne gli
insegnamenti". Il prossimo 16 febbraio
alle ore 9.30, nella Sala del Consiglio della
Città di Grugliasco, si svolgerà il convegno
inaugurale moderato da Gian Paolo Ormezzano,
seguirà l’apertura della mostra.
10 febbraio
2014
Fonte:
Tuttojuve.com
Heysel e Grande
Torino: la parola al Museo
Una lettera per
rispondere all'articolo di Franco Ossola su
Toro.it
Riceviamo e
pubblichiamo la risposta da parte del Museo del
Grande Torino, nella persona di Domenico
Beccaria, in merito all'articolo "Una scelta che
non condivido" di Franco Ossola. Decidiamo, come
sempre, di dare spazio a tutte le voci e tutte
le campane, contando in una sana e operosa
dialettica e allontanando, da subito, ogni forma
di sterile polemica: "Quando tocca leggere
così capziose argomentazioni, per screditare una
mostra che non intende gemellare due squadre,
non intende negare o mitigare lo spirito
agonistico che deve animare la gara, ogni qual
volta ci si trovi a contendere sul campo per la
palma del migliore, il sangue mi ribolle e le
parole che mi salgono alla lingua e alla penna,
rischierebbero di essere di nocumento più che di
spiegazione. E allora lascio rispondere al
Principe De Curtis, meglio conosciuto come Totò,
la cui grandezza e umanità non ha bisogno né di
commenti né di insegnamenti da alcuno. (Omissis…
Testo "A livella" di Antonio De Curtis)Quindi basta vedere
idioti che mimano aeroplani, leggere striscioni
o sentire cori offensivi. Davanti alla morte,
giù il cappello e riflettiamo in silenzio. Ecco
cosa ha accomunato le due tragedie, il
vilipendio che ne viene fatto in tanti troppi
stadi, e cosa invece le dovrebbe unire. Il
rispetto".
8 febbraio 2014
Fonte: Toro.it
Superga e
Heysel in mostra insieme, è polemica
TORINO 8 feb (Però
Torino) – Al Museo del Grande Torino è in
programma una mostra che accomuna la tragedia di
Superga a quella dell'Heysel ed è già polemica.
Mettere insieme lo schianto aereo della più
grande squadra italiana, con l'uccisione di 39
tifosi (32 italiani) trucidati prima della
finale di Coppa Campioni 1985, ad alcuni non
sembra opportuno. Nessuno, naturalmente, intende
sminuire un avvenimento piuttosto che l'altro,
ma i 'distinguo' non mancano. Così molti tifosi
granata ricordano l'arrivo festante della
compagine bianconera a Torino, dopo la conquista
della coppa e l'ipocrisia delle autorità belghe
nel gestire la situazione, che peraltro era
obiettivamente difficile.
Franco Ossola, figlio
del grande attaccante granata, scrive su
www.toro.it: "I due fatti – pur al di là del mio
sentimento personale – mi paiono in assoluto
così lontani nel tempo, nelle dinamiche e, se mi
è permesso, nello spirito che da parte mia non
avrei mai avuto l'idea di affratellarli
collocandoli, in pratica, sullo stesso piano. Mi
spiego meglio: ho difficoltà ad accostare la
morte dei giocatori del Grande Torino,
campionissimi che sul campo hanno scritto
imprese memorabili e umanamente degne di essere
rammentate ancora oggi dopo 65 anni, grazie a
una lezione di moralità straordinaria meritevole
da essere segnalata nei moderni libri
scolastici, con gli incresciosi fatti accaduti
nel corso della tragica partita dell'Heysel,
dove volgari brutalità, che nulla hanno a che
vedere con i valori rappresentati dal Grande
Torino e dalla sua epopea, portarono alla
terribile fine di tanti tifosi". A questa
opinione, dal Museo del Grande Torino, si
risponde: "Rispettiamo e comprendiamo l'opinione
di Franco, che è parte coinvolta pesantemente in
una delle due tragedie e che è stato nostro
apprezzato Direttore per tanti anni. A questo
punto, crediamo che non ci sia molto da
aggiungere a quanto detto da lui, da noi e da
ogni tifoso che abbia già espresso la sua
opinione, se non ricordare a tutti che noi
rimaniamo il Museo del TORO e che questa è una
mostra temporanea che occuperà solo per due mesi
2 delle 15 sale del Museo, le altre 13 essendo
sempre dedicate alla nostra squadra del cuore.
State tranquilli: non facciamo affari con loro e
non siamo i loro zerbini". Come ricorda
Wikipedia, alcuni giocatori della Juventus, tra
cui il suo leader Michel Platini, autore della
rete decisiva, furono molto criticati per
essersi lasciati andare a esultanze eccessive
vista la gravità degli eventi, ma la gioia durò
poco: infatti lo stesso Platini il giorno dopo,
quando tutti erano venuti a conoscenza della
morte di 39 persone, dichiarò al giornalista RAI
Franco Costa che di fronte a una tragedia di
quel genere i festeggiamenti sportivi passavano
in secondo piano. Anche Giampiero Boniperti,
presidente bianconero, affermò che di fronte a
quella situazione non era il caso di festeggiare
la vittoria mentre il sindaco di Torino censurò
l'esultanza nelle strade dei concittadini
tifosi.
Al di là delle
polemiche e delle inevitabili prese di
posizione, tutte legittime e motivate, da parte
nostra non possiamo che sottolineare
l'iniziativa e le sue finalità chiaramente
positive. Mostra Multimediale (16 febbraio - 20
aprile 2014) in Villa Claretta Assandri, via La
Salle 87, Grugliasco (TO). Da una idea e
sentimento di Giampaolo Muliari, Direttore del
Museo del Grande Torino e della Leggenda
granata. Con la partecipazione di Domenico
Beccaria, Presidente dell'Associazione Memoria
Storica Granata, del Museo Virtuale Multimediale
ww.saladellamemoriaheysel.it di Domenico
Laudadio e di Francesco Caremani, giornalista e
autore del libro "Heysel. Le verità di una
strage annunciata". Consulenza e repertorio
fotografico di Salvatore Giglio.
8 febbraio 2014
Fonte:
Perotorino.it
Heysel e
Superga, tragedie sorelle
Dal 16 febbraio
al via la mostra al "Museo del Grande Torino e
della Leggenda Granata"
Dal 16 febbraio le
porte del "Museo del Grande Torino e della
Leggenda Granata" si apriranno per una mostra
legata a due tragedie che hanno segnato la
storia di Torino e Juventus. Il nome dell'evento
sarà "Settanta angeli in un unico cielo",
dedicata a due disgrazie, Superga e l'Heysel.
Sarà possibile visitare la mostra fino al 20
aprile al Museo del Toro, situato a Grugliasco
in via La Salle 87. Come riportano gli
organizzatori, "è un invito a guardare queste
tragedie, così diverse e lontane, con gli stessi
occhi e lo stesso cuore". Il programma prevede
un convegno inaugurale domenica 16 febbraio alle
ore 9.30, nella sala consigliare del Comune di
Grugliasco. Gli orari in cui si potrà visitare
la mostra sono il sabato dalle 14 alle 18 e la
domenica dalle 10 alle 19.
4 febbraio 2014
Fonte: Toro.it
Settanta angeli
di Alessandro
Ballesio
Questa non me la voglio
proprio perdere. Immaginate insieme in una
stanza, granata e juventini in silenzio e
complicità, rapiti da immagini e documenti che
riportano allo stesso dolore: il giorno, più o
meno lontano che la passione si è trasformata in
lutto. E in leggenda. Succederà presto: lo
racconta Domenico Beccaria su Facebook. Nel suo
Museo del Grande Torino e della Leggenda granata
sarà allestita una mostra intitolata "Settanta
Angeli in un unico Cielo"... Ovvero: "Heysel e
Superga, tragedie sorelle". E’ la prima volta
che vengono accomunati i due drammi più profondi
di Toro e Juve e in tutta onestà mi chiedo
perché nessuno ci abbia mai pensato prima. Al di
là di ogni retorica, preme ricordare certi cori
al derby che da una parte e dall’altra,
biecamente, ricordavano proprio i defunti del
calcio torinese. Che sia l’occasione per
redimerci (granata e gobbi) di fronte a tutti
gli appassionati di calcio e non solo ? Lascio con l’annuncio
di Beccaria: "Bene, Natale e Santo Stefano sono
trascorsi, ma il clima sereno di questi giorni
mi induce a lanciarvi qualche motivo di
riflessione. Nei giorni scorsi, con Giampaolo
Muliari, abbiamo iniziato a lavorare alla mostra
che il Museo del Grande Torino e della Leggenda
Granata, in collaborazione con
www.saladellamemoriaheysel inaugureranno il 16
febbraio. Settanta Angeli in un unico Cielo -
Heysel e Superga, tragedie sorelle, questo il
titolo della mostra, vuole innanzitutto fare
riflettere sulla tragedia della morte, ricordare
il rispetto per chi è caduto e obbligarci a
rispettare innanzitutto la nostra umanità. Basta
cori e striscioni beceri, basta trincerarsi
dietro la scusa puerile "ma loro lo fanno"...
Facciamo tutti un passo avanti, verso la
civiltà e la ragione, verso il rispetto e
l'onore. Noi che sappiamo rispettare i morti, i
nostri come quelli degli altri, siamo meglio di
loro, quelli che magari indossando i nostri
stessi colori, professando la nostra stessa
fede, li offendono. Guardando alcune delle
immagini di Bruxelles, mi sono sentito colpito
profondamente. Vi chiedo di venire a visitare la
mostra, dopo la sua apertura, per toccare con
mano e capire. Dopo, nulla sarà più lo stesso".
6 gennaio 2014
Fonte:
Quotidianocanavese.it
ESCLUSIVA TJ -
Domenico Laudadio presenta la mostra:
"Settanta
Angeli in un unico cielo Heysel e Superga,
tragedie
sorelle" in programma a Grugliasco
di Christian
Pravatà
Il 16 febbraio
verrà inaugurata a Grugliasco una mostra
speciale sulle tragedie di Superga e
dell'Heysel. I microfoni di tuttojuve.commhanno
raggiunto l'organizzatore dell'evento, Domenico
Laudadio che ci ha spiegato questo emozionante
progetto.hanno
raggiunto l'organizzatore dell'evento, Domenico
Laudadio che ci ha spiegato questo emozionante
progetto.Dott. Laudadio, può
illustrarci il programma della Mostra ?
"E’
intitolata "Settanta Angeli in un unico cielo
Heysel e Superga, tragedie sorelle" e si
svolgerà a Grugliasco dal 16 febbraio al 20
aprile 2014 nelle sale di Villa "Claretta Assandri" dove è ospitato dal 2008 il "Museo del
Grande Torino". L’allestimento sarà a cura dell’
"Associazione memoria storica granata",
presieduta da Domenico Beccaria. Il fotografo
Salvatore Giglio, storico e valente
professionista al seguito della Juventus,
documenterà eccezionalmente la strage
dell’Heysel con il suo materiale di repertorio,
oscurando i volti delle vittime. Come dice il
suo direttore, Giampaolo Muliari: "Il Museo di
Grugliasco è una entità a parte. E’ un luogo di
memoria, di cultura, di fratellanza sportiva".Superga e
l’Heysel sono virtualmente luoghi sacri e
inviolabili nella memoria di tutti e abbiamo,
quindi, pensato ad un gesto "forte",
rivolgendoci alla comunità di tutti gli
sportivi, rispondendo a quanti stuprano da tempo
bestialmente la pietà e la dignità umana fuori e
dentro gli stadi italiani.Questa mostra
non è un gemellaggio sportivo. L’intento del
progetto multimediale è raccontare le 2 tragedie
più grandi del calcio torinese fraternizzandone
fra terra e cielo la memoria dei 70 caduti, pur
riconoscendo immutabili e sacrosante le
dinamiche antagonistiche e la rivalità dei
rispettivi club. La mostra avrà accesso gratuito
e sarà inaugurata da un convegno nella sala
consiliare del Comune di Grugliasco con la
speciale partecipazione del giornalista
Francesco Caremani, autore del libro "HEYSEL -
Le verità di una strage annunciata".
Da
chi è partita l'idea di organizzare l'evento e
quali sono stati i principali enti coinvolti ?
GiampaoloGiampaolo Muliari,
direttore del Museo del Grande Torino, qualche
mese fa si è molto commosso visitando le pagine
del mio www.saladellamemoriaheysel.it e mi ha
scritto una lettera molto toccante e vera. In
estate mi ha proposto l’idea di questa mostra
condivisa fra i nostri musei, con il benestare
del Presidente Domenico Beccaria e dei soci
dell’Associazione. Abbiamo pensato innanzitutto
ai familiari delle vittime di Superga e di
Bruxelles, invitandoli per iscritto con il
dovuto tatto e pudore. Preventivamente sono
state coinvolte anche le due società di calcio,
ma soltanto il Torino si è reso disponibile al
patrocinio mentre la Juventus si è limitata
formalmente alla partecipazione se "invitata".
Il Sindaco di Grugliasco ci ha offerto per il
convegno ospitalità nella sala del consiglio
comunale. Alla mostra sono invitati tutti,
indistintamente e senza alcuna preclusione tutti
saranno accolti e benvenuti".
Pensa che la
Memoria di questi tragici eventi oggi sia ancora
viva o la società odierna cerca sempre di
lasciare le tragedie alle spalle ?
Viviamo
questo tempo che non privilegia in nessun modo
l’etica, figuriamoci la memoria storica. Non è
un problema di "lasciarsi alle spalle", ma di
sensibilità diffusa. Le persone non imparano più
nulla dal passato, perché troppo concentrate a
godere esasperatamente del profitto materiale
del presente, ignorando anche ciò che potrebbero
costruire per il loro futuro e quello dei figli.
La società è fatta soprattutto di queste persone
a cui manca un movente ideologico che trasfiguri
moralmente la percezione della realtà, il senso
ultimo delle cose e il valore della storia".
Giovedì 2 gennaio
alcuni teppisti hanno preso di mira la sede
dello Juve Club di Prato, scrivendo frasi
ingiuriose : Le scritte variano da '-39', a
'Gobbi maiali', da 'Auguri Merdosi' a 'Gobbi
Sudici', cosa pensa di queste persone e dei
tifosi che alcune volte intonano allo stadio
cori contro la strage dell'Heysel ?
"Ciò che penso
io non conta assolutamente niente rispetto a
quello che può addolorare i familiari di quelle
povere vittime innocenti. Sono quasi 29 anni che
prosegue imperterrito questo ignobile
vilipendio, sistematicamente ignorato e impunito
dalle istituzioni del calcio. Non credo
assolutamente in questa giustizia del mondo del
pallone, ma nella vita, una ruota che gira
vorticosamente per tutti... Alle superstars
dell’infamia, do un consiglio: quando sputate in
cielo ricordatevi che prima o dopo tutto
ritorna, ma è molto più pesante"…
4 gennaio 2014
Fonte:
Tuttojuve.com
Ora e per
Sempre
di Domenico
Laudadio
Reazioni
contrarie e discordanti accolgono nel popolo
granata e bianconero l’annuncio ufficiale della
mostra-convegno del 16 febbraio 2014 a
Grugliasco che oserà "affratellare" nel dolore e
nella memoria, in risposta a chi le offende
bipartisan, le tragedie di Superga e
dell’Heysel.
Obiezione principe
nelle due tifoserie torinesi, rispetto al titolo
e al senso stesso della mostra condivisa, "la
diversità" delle due tragedie, il fatto di non
"assomigliarsi per niente". Un vincolo mentale
di appartenenza che divide categoricamente i
morti in "nostri" e "loro", come se ciascuno ne
fosse proprietario esclusivo in luogo degli
unici legittimati, i loro familiari. Quelli che
onorano "soltanto gli invincibili" e che
rinfacciano all’altra sponda del Po lo scandalo
dei festeggiamenti per "la coppa di sangue" e
quel rigore fuori area su Boniek, come se i
morti di Bruxelles ne avessero la colpa. Quelli
del "mai mischiarsi con loro, ognuno a casa
propria", quelli del "lodevole iniziativa, ma…",
quelli di "una è colpa del fato, l’altra si
poteva e doveva evitare". Oppure: "La forzatura
di due fatti profondamente agli antipodi", "due
vicende non paragonabili e non condivisibili",
"le colpe sono dei vivi che dovrebbero semmai
restituire quella coppa". O ancora: "C’è
dell’altro sotto questa mostra", "solo
ipocrisia, tanto non cambierà niente", "il
perbenismo che vuole riappacificare due
tifoserie che non saranno mai in pace fra loro,
un volemossebbene". "Iniziativa falsa e
buonista, patetica e servile". "Mai con quelle
merde, mai in quel covo di vipere". E via, via,
discorrendo…
Lo sapevamo. Lo dissi
subito a Giampaolo Muliari, Direttore del Museo
del Grande Torino, facendo la parte
dell’avvocato del diavolo quando mi scrisse in
privato proponendomi di realizzare questo
progetto, che avremmo percorso un terreno minato
e che guerra e pace avrebbero passeggiato a
braccetto per il Valentino. Ma il sasso nello
stagno oramai è stato tirato… Sondiamo, quindi,
inesorabilmente le profondità dell’animo umano,
gli abissi di un preconcetto di parte e di
comodo, stanando quelli che si nutrono soltanto
di odio e di rancore o di ragioni puerili
difronte alla familiarità naturale della morte
nel genere umano, dialogando in futuro soltanto
con gli altri. Perché mai sorelle ? Innanzi
tutto per quella parentela strettissima che ci
accomuna in ogni lacrima versata a causa di
un’improvvisazione prematura della signora delle
tenebre che non guarderà mai il sesso, l’età, il
colore della pelle o delle sciarpe degli uomini.
Entrambe hanno abitato nello stesso
appartamento, quello del calcio, nel condominio
dello sport italiano. Fatalità un aereo che
cadde, ma non di meno il destino segnato di
quanti nello stritolamento e nel soffocamento
sfuggivano terrorizzati all’assalto di un’orda
di barbari d’oltremanica. La morte non va tanto
per il sottile, non si avventura in
disquisizioni accademiche separando il bene dal
male, non snocciola arzigogolati teoremi astrusi
di comparazione fra le sue azioni,
filosofeggiando sull’insieme scenografico dei
personaggi in cerca d’autore che la incontrano.
La morte falcia e basta. I covoni del distinguo
li fanno, poi, la storia e alcuni uomini. E poi
chi l’ha detto che due sorelle si devono
assomigliare per forza ? Non è stato mai scritto
di tragedie gemelle… Potrebbero essere figlie
adottive o avere in comune giusto uno dei
genitori.
E nella drammaticità dell’epilogo
questi è certamente il muro che sotto alla
Basilica di Superga in uno schianto frantuma e
incenerisce una leggenda e che a Bruxelles,
invece, collassa travolto dal peso infernale di
centinaia di oppressi braccati dalle belve
rosse. Disteso in terra, sul colle come sugli
spalti, il raccolto di un martirio precoce. Sciagure del calcio e
per il calcio, con un marchio di crudeltà per
tatuaggio. E cambia veramente poco se la
dinamica fu altra, non importa se qualcuno ha
molto mitizzato, altri volontariamente
dimenticato, se "loro", "se noi"… Io dico a
tutti: "Se vuoi…". Non mi permetto di obbligare
o, peggio, di giudicare nessuno se non crede o
se non viene a questa mostra. Vorrei soltanto
esprimere questo pensiero, perché è stato il
primo insegnamento dato a mio figlio quando si è
affezionato ai colori della mia squadra del
cuore: se non riconosciamo l'avversario come
tale, ma lo consideriamo al pari di un nemico
che attenta alla nostra stessa esistenza, non
abbiamo il diritto di pretendere il
riconoscimento stesso della nostra bandiera.
Davanti al sudario del dolore non ci sono colori
degni o indegni, soltanto lacrime e condivisione
solidale in nome della stessa natura di cui
siamo tutti tifosi, almeno si spera, l'uomo. Ho
letto fin troppe parole e insulti ancor peggiori
delle parole. I morti di Superga e
dell'Heysel
indossano in cielo il vestito della festa mentre
noi ci accapigliamo per i luridi cenci di una
partita di calcio e parliamo tutti il linguaggio
degli sconfitti. "Lo sport affratella" dice
spesso il mio amico Giampaolo Muliari.
Insultiamoci pure allo stadio, nei limiti, ma
davanti ad una lapide dove è stato versato
sangue innocente, MEMORIA, ONORE e SILENZIO.
Chiunque voglia far prevalere le sue piccole
tesi, rivalse e frustrazioni è complice della
vergogna del prossimo striscione in qualunque
latitudine. E vi aggiungo,
traendone prezioso insegnamento, le parole di
Domenico Beccaria, Presidente dell’Associazione
Storica Granata: "Proprio perché morti, non
esistono i nostri e i loro. Esiste il rispetto
verso vite tragicamente spezzate nel comune
denominatore dello sport, che dovrebbe essere
motivo di fratellanza e gioia, non di odio e
offesa. Unire le due tragedie in una sola mostra
è il modo più forte di costringere la gente a
riflettere e capire. Se iniziamo a fare dei
distinguo tra morti e morti, ci mettiamo al
livello delle bestie che fanno i cori e gli
striscioni. Né più, ne’ meno. Se qualcuno fa un
aeroplano sbaglia, se qualcuno canta sull'Heysel
sbaglia, se qualcuno fa classifiche tra i morti
e il dolore, sbaglia. Senza se e senza ma. Il
dolore ci accomuna e il rispetto. Basta cori e
striscioni beceri, basta trincerarsi dietro la
scusa puerile "ma loro lo fanno". Facciamo tutti
un passo avanti, verso la civiltà e la ragione,
verso il rispetto e l'onore. Noi che sappiamo
rispettare i morti, i nostri come quelli degli
altri, siamo meglio di loro, quelli che magari
indossando i nostri stessi colori, professando
la nostra stessa fede, li offendono. Guardando
alcune delle immagini di Bruxelles, mi sono
sentito colpito profondamente. Vi chiedo di
venire a visitare la mostra, dopo la sua
apertura, per toccare con mano e capire. Dopo,
nulla sarà più lo stesso".E vi aggiungo,
traendone prezioso insegnamento, le parole di
Domenico Beccaria, Presidente dell’Associazione
Storica Granata: "Proprio perché morti, non
esistono i nostri e i loro. Esiste il rispetto
verso vite tragicamente spezzate nel comune
denominatore dello sport, che dovrebbe essere
motivo di fratellanza e gioia, non di odio e
offesa. Unire le due tragedie in una sola mostra
è il modo più forte di costringere la gente a
riflettere e capire. Se iniziamo a fare dei
distinguo tra morti e morti, ci mettiamo al
livello delle bestie che fanno i cori e gli
striscioni. Né più, ne’ meno. Se qualcuno fa un
aeroplano sbaglia, se qualcuno canta sull'Heysel
sbaglia, se qualcuno fa classifiche tra i morti
e il dolore, sbaglia. Senza se e senza ma. Il
dolore ci accomuna e il rispetto. Basta cori e
striscioni beceri, basta trincerarsi dietro la
scusa puerile "ma loro lo fanno". Facciamo tutti
un passo avanti, verso la civiltà e la ragione,
verso il rispetto e l'onore. Noi che sappiamo
rispettare i morti, i nostri come quelli degli
altri, siamo meglio di loro, quelli che magari
indossando i nostri stessi colori, professando
la nostra stessa fede, li offendono. Guardando
alcune delle immagini di Bruxelles, mi sono
sentito colpito profondamente. Vi chiedo di
venire a visitare la mostra, dopo la sua
apertura, per toccare con mano e capire. Dopo,
nulla sarà più lo stesso".
1 gennaio 2014
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
Lo sport non
divide, affratella e i veri tifosi lo sanno
di Elena Rossin
L’etica e il
valore dello sport non sono solo bei concetti. A
febbraio una mostra per ricordare la tragedia di
Superga e la strage dell’Heysel.
Si parla tanto
dell’etica e del valore dello sport e spesso
però non si va oltre alle parole, ma
ciclicamente qualcuno c’è che prova con i fatti
a dimostrare che lo sport non è solo vincere o
perdere, essere più forti o più deboli. Nel mese
di febbraio una mostra cercherà di affratellare
due grandi lutti che hanno colpito il calcio
torinese: la tragedia di Superga che il 4 maggio
1949 vide perire la squadra del Grande Torino
con i suoi accompagnatori, i membri
dell’equipaggio aereo e tre giornalisti e la
strage dell’Heysel che il 29 maggio 1985 vide
morire trentanove persone, di cui trentadue
tifosi della Juventus, e altre seicento rimasero
ferite. Iniziative di questo tipo non sono
facili da organizzare e soprattutto non vengono
sempre capite da tutti e quindi prendendo spunto
dalla mail che ha scritto Giampaolo Muliari,
direttore del Museo del Toro, ai soci
dell’Associazione Memoria Storica Granata in
quest’ultimo giorno del 2013 dedicare qualche
minuto a riflettere può essere un modo, piccolo
e semplice, per dare significato e valore allo
sport e nel caso particolare al calcio."Cari amici e care
amiche, ho pensato di rivolgermi a voi per un
doveroso pensiero che riguarda una nostra
prossima iniziativa museale, dedicata alle
tragedie di Superga e dell’Heysel.L’idea di
questa mostra è nata dopo aver visionato il sito
di Domenico Laudadio
(www.saladellamemoriaheysel.it, appena potete
visitatelo) che ci ha fatto capire alcuni
aspetti a noi sconosciuti, almeno a me. Il
famoso settore Z, quello oggetto del massacro,
era occupato da famiglie. Gli ultras bianconeri
erano da tutt’altra parte. Ad alcune famiglie
abbiamo inoltrato in questi giorni una lettera
di invito, scriverla è stato molto difficile.
Siamo entrati nelle loro case e nel loro dolore
in punta di piedi, soppesando ogni singola
parola per la paura di turbare i loro
sentimenti. Le risposte, fino ad ora, sono state
tutte positive, grazie al cielo. Non potete
immaginare la difficoltà a mettere in piedi una
mostra simile. Oltre ai familiari abbiamo
ritenuto doveroso chiedere un coinvolgimento
preventivo delle due società, granata e
bianconera, ebbene abbiamo ottenuto la
disponibilità del Torino, mentre la Juventus si
è invece defilata, negandoci il patrocinio e
ogni tipo si sostegno o coinvolgimento e
limitandosi a dare una disponibilità formale a
partecipare se invitata. Questa mostra non è un
gemellaggio sportivo. Con Domenico Laudadio e
Francesco Caremani (autore del libro "Le verità
sull’Heysel") continuerà a dividerci una
sacrosanta rivalità sportiva, ma questo non ci
deve impedire di poterci incontrare nella comune
memoria dei propri caduti che meritano un
ricordo e un rispetto comune. Comprendo la
difficoltà (spero solo iniziale) per alcuni o
molti di voi a capire e condividere lo spirito
di questa iniziativa. A chi è
dubbioso ma
rispettoso della decisione presa di allestire
questa mostra, decisione come tutti ricordate
presa in un’assemblea aperta, rivolgo il mio
grazie per questo impegno. A tutti, comunque,
ricordo lo spirito del nostro Museo: non siamo
allo stadio, né tantomeno in curva, con tutto il
rispetto sia chiaro. Il Museo è una entità a
parte. E’ un luogo di memoria, di cultura, di
fratellanza sportiva. All’ingresso, infatti,
abbiamo volutamente inserito la frase "Lo sport
non divide, affratella" che è lì fin dal primo
giorno, 22 aprile 2008. E’ una frase non di
bellezza ma di sostanza, non dimentichiamolo
mai.Quest'estate io e il
presidente Domenico Beccaria abbiamo visitato ilMuseo del
Benfica e tra le altre cose c’è rimasta impressa
favorevolmente una loro idea che cercheremo di
fare nostra se non in questo (per ragioni di
spazio …) nel nuovo Museo che verrà (lo speriamo
fortemente). Le pareti al fondo sono tappezzate
da tutti i nomi delle
squadre affrontate dal
Benfica nella sua secolare storia sportiva, il
tutto accompagnato da una frase emblematica il
cui senso è questo: "senza di loro la nostra
storia non sarebbe mai stata scritta". Sarebbe
bello riproporre questa idea anche nel nostro
Museo e in tal caso cosa facciamo, omettiamo il
nome Juventus ? Sarebbe ridicolo, ci
comporteremmo in modo puerile. Nel Museo della
Juventus non vi è alcun riferimento che sia uno
al Toro, alla sua storia, alle sue tragedie,
come se vivessimo sulla luna. Noi siamo altra
cosa e questa mostra servirà a dimostralo e a
ricordarlo. Ecco cari amici, ho pensato di
rivolgermi a voi con questi pensieri, scritti
anche con il peso e l’amarezza di aver letto e
ricevuto messaggi offensivi, quasi diffamatori,
del tipo che approfittiamo di queste cose per
far cassa. Siamo al delirio soprattutto quando
penso a noi, al nostro spirito di totale
gratuità che ci ha sempre accompagnato fin dal
primo giorno. Non potete immaginare quanto ne
stia soffrendo, purtroppo ho un carattere così.
Facciamo squadra e remiamo uniti, almeno tra di
noi, e speriamo che siano in tanti a condividere
questo difficile, ma necessario cammino di
riflessione.Un abbraccio
con i migliori auguri di un sereno e felice anno
nuovo".Giampaolo
Muliari
31 dicembre
2013
Fonte:
Torinogranata.it
Heysel e
Superga, 70 angeli in un cielo solo
di Diego
Fornero
Una mostra
celebrerà i caduti della strage dell'Heysel,
così come gli Invincibili di Superga, al Museo
del Grande Torino.
Iniziativa decisamente
innovativa quella che si vedrà la luce, con
inaugurazione il prossimo 16 febbraio, al Museo
del Grande Torino e della leggenda granata di
Villa Claretta a Grugliasco. In collaborazione
con la "Sala della memoria - Heysel", infatti, i
responsabili del Museo, Giampaolo Muliari e
Domenico Beccaria, ospiteranno la mostra
"Settanta angeli in un unico cielo - Heysel e
Superga, tragedie gemelle".
E' lo stesso Beccaria a
presentare l'iniziativa, con questo breve
comunicato: "Questo sarà il titolo della mostra,
che vuole innanzitutto fare riflettere sulla
tragedia della morte, ricordare il rispetto per
chi è caduto e obbligarci a rispettare
innanzitutto la nostra umanità. Basta cori e
striscioni beceri, basta trincerarsi dietro la
scusa puerile "ma loro lo fanno". Facciamo tutti
un passo avanti, verso la civiltà e la ragione,
verso il rispetto e l'onore. Noi che sappiamo
rispettare i morti, i nostri come quelli degli
altri, siamo meglio di loro, quelli che magari
indossando i nostri stessi colori, professando
la nostra stessa fede, li offendono. Guardando
alcune delle immagini di Bruxelles, mi sono
sentito colpito profondamente. Vi chiedo di
venire a visitare la mostra, dopo la sua
apertura, per toccare con mano e capire. Dopo,
nulla sarà più lo stesso". Un'iniziativa, in un
certo senso, persino storica, sicuramente
lodevole, che non mancherà di far parlare di sé.
Attendiamo curiosamente l'inaugurazione per
assistervi di persona...
27 dicembre
2013
Fonte:
Toronews.net
Heysel e
Superga, la morte non ha colore
Dal 16
febbraio, al via la mostra che ricorda le
vittime delle due tragedie
Dal 16 febbraio al via
la mostra "Settanta angeli in un unico cielo -
Heysel e Superga, tragedie sorelle" al Museo del
Grande Torino e della Leggenda Granata. L'evento
è dedicato alle vittime che hanno perso la vita
nelle tragedie che hanno colpito le due squadre
di Torino: gli Invincibili granata e i tifosi
bianconeri a Bruxelles durante
Liverpool-Juventus. La mostra è stata
organizzata dal Museo del Grande Torino, in
collaborazione con il portale
saladellamemoriaheysel.it ed è volta al ricordo
e alla riflessione sulla morte. Perché,
nonostante l'accesa rivalità, il messaggio degli
organizzatori è che il lutto non ha colori.
27 dicembre
2013
Fonte: Toro.it
Grugliasco, 16
febbraio - 20 aprile 2014
Mostra al Museo
del Grande Torino e della leggenda granata
"Settanta
Angeli in un unico cielo
Heysel e
Superga, tragedie sorelle"
Mostra e
Convegno a cura del Museo del Grande Torino e
della leggenda granata e del Museo Virtuale
Multimediale www.saladellamemoriaheysel.it con
la partecipazione di Francesco Caremani,
giornalista e autore del libro "HEYSEL - Le
verità di una strage annunciata".
Il valore della memoria
è un patrimonio individuale, familiare e sociale
da condividere collettivamente. La storia si
tramanda di padre in figlio, di generazione in
generazione, direttamente ai popoli che ne
ricevono il testimone, in viaggio non soltanto
nel proprio tempo. Un museo è il percorso
suggestivo di un racconto, se pur doloroso, unto
dal crisma del mito.
Anche certe tragedie
dello sport possono essere narrate con devozione
e tenerezza trasmettendo semplicemente la
verità. Tutte le sciagure, pur con modalità e
responsabilità differenti, sono naturalmente
imparentate fra loro, essendo partorite dalla
stessa madre, la morte. E proprio in ragione di
questa affine familiarità nel dolore esigono da
chiunque il dovuto silente rispetto e gli onori
della memoria. Talvolta, però, l’imbarbarimento
di alcuni presunti tifosi profana ignobilmente
in atti riprovevoli questa comunione spirituale,
offendendo con crudeltà le vittime ed i loro
familiari.
Proprio in virtù di
queste ragioni Superga e l’Heysel sono
virtualmente luoghi sacri ed inviolabili nella
memoria di tutti, "tragedie sorelle". Abbiamo,
quindi, pensato di compiere insieme un gesto
"forte", rivolgendoci alla comunità di tutti gli
sportivi, rispondendo a quanti stuprano da tempo
bestialmente la pietà e la dignità umana. Il
Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata
ed il Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it scambieranno il
proprio logo sui rispettivi siti istituzionali e
organizzeranno insieme il 16/2/2014 presso il
Museo del Grande Torino di Villa Claretta
Assandri a Grugliasco una mostra intitolata:
"Settanta Angeli in un unico cielo - Heysel e
Superga, tragedie sorelle".
Importante precisare,
al bando di retorica e ipocrisia, in particolare
alle tifoserie di Torino e Juventus, che
l’intento comune di entrambi i Musei sarà
esclusivamente quello di fraternizzare fra terra
e cielo la memoria dei propri caduti, pur
riconoscendo e riaffermando le immutabili e
sacrosante dinamiche antagonistiche della
storica rivalità tra i propri due clubs.
25 dicembre
2013
"Lo Sport non
divide, affratella"
Giampaolo
Muliari (Direttore Museo del Grande Torino e
della leggenda granata)
Il Direttore
del Museo del Grande Torino presenta la mostra
"Settanta
Angeli in un unico cielo
Heysel e
Superga, tragedie sorelle"
..."Ho lasciato
volutamente per ultima la mostra che
inaugureremo a febbraio. Una mostra particolare,
direi unica nel suo genere. È dedicata alle
tragedie sorelle dell'Heysel (1985) e di Superga
(1949) e avrà come titolo "Settanta angeli in un
unico cielo". Troppo spesso le barbarie dei
tifosi hanno preso di mira queste due tragedie,
offendendone e umiliandone le memorie. Lo scorso
anno, in modo del tutto casuale, ho avuto modo
di visitare un museo virtuale dedicato alle
vittime dell'Heysel, ideato e curato con
amorevole passione da Domenico Laudadio. Fino a
quel giorno la mia conoscenza su questo
terribile avvenimento era piuttosto scarsa. La
visione del sito è stata folgorante. Ho avuto
modo di scoprire storie umane fino ad allora
sconosciute. Mi sono lasciato coinvolgere
dall'angoscia di sguardi impressi su fotografie
dure come pietre. Mentre le guardavo pensavo a
loro non come tifosi bianconeri a noi rivali ma
come persone care e li ho sentiti una parte di
me, come fratelli. Mi sono convinto di una cosa:
se tutti avessero modo di visitare questo sito
sono certo che proverebbero questi stessi
fraterni sentimenti. Non ho dubbi e lo stesso
vale per ogni altra tragedia. Ringrazierò sempre
Domenico (Mimmo) Laudadio per questa opportunità
di riflessione. Il sito è documentatissimo e
invito tutti a una attenta visita, ecco
l'indirizzo: www.saladellamemoriaheysel.it. Ad
agosto ho confidato a Mecu l'idea della mostra
trovando piena e totale condivisione di pensiero
e spirito. Mecu, tra l'altro, si era già
pubblicamente espresso con un ricordo affettuoso
verso le vittime dell'Heysel. L'idea della
mostra comune è stata immediatamente accolta
anche da Mimmo con lo stesso cuore, con lo
stesso spirito di fraterna condivisione. Poi
ovviamente, resta intatta la rivalità sportiva.
Altrettanto sacra, indiscutibile, direi
necessaria. Noi tiferemo sempre Toro e Mimmo
tiferà sempre Juve ma ci sono momenti e
situazioni dove tutti insieme ci possiamo
ritrovare, oltre le nostre bandiere, in un unico
cielo".
Settembre 2013
Fonte: Il
Trombettiere del Filadelfia (Pubblicazione
Mensile)
Bruxelles 29.05.1985 Superga 4.05.1949
In Memoria e
Onore
Rocco Acerra
Arnaldo AgnisettaValerio Bacigalupo
Aldo BallarinDino BallarinBruno Balli
Cesare BiancardiAndrea BonaiutiÉmile Bongiorni
Alfons BosGiancarlo BruscheraRenato Casalbore
Eusebio CastiglianoAndrea CasùlaGiovanni Casùla
Luigi CavalleroNino CerulloWilly Chielens
Ippolito CivalleriGiuseppina ContiOttavio Cortina
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