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La Mostra a Grugliasco
www.saladellamemoriaheysel.it   Sala della Memoria Heysel   Museo Virtuale Multimediale
La Mostra a Grugliasco 2014
   Tragedie Sorelle    39 Angeli    Superga 1949    In Memoriam    Onore e Memoria    In Arte Heysel   

Mostra di Grugliasco (16 febbraio - 20 aprile 2014)

Museo del Grande Torino e della leggenda granata

Villa "Claretta Assandri", via La Salle 87, Grugliasco (TO)

"Settanta Angeli in un unico Cielo

Heysel e Superga Tragedie Sorelle"

Mostra Grugliasco 2014

Uniti e solidali contro la stupidità

Pregiatissimi lettori, credo sia doveroso ringraziare anche qui Giampaolo Muliari e Domenico Beccaria, autentici fuoriclasse della Memoria, per aver immaginato, costruito e difeso il nostro progetto di cui vado molto orgoglioso, poiché è la dimostrazione che un derby lo possiamo vincere tutti insieme, senza il bisogno di alzare nessun trofeo più in alto di quello della fratellanza umana. Un particolare saluto ai volontari del Museo del Grande Torino, generosi amanti e custodi del ricordo, nobile esempio di come un museo sia fatto di persone più che di cimeli prestigiosi e che non è necessario addobbarlo come una boutique di grido della storia, ma semplicemente raccontarlo di padre in figlio come una partita senza triplice fischio finale dove è sempre possibile rimontare vincendo la speranza di un calcio autentico, maschio, ma pulito, depurato dai veleni della stampa e dalle pezze e dai cori degli immondi. Guardare le foto della mostra, Heysel e Superga, unite in un unico abbraccio è stata un’emozione forte che porteremo per sempre nei nostri cuori e nella nostra memoria, dimostrazione concreta che quando si difende la memoria di chi non c’è più e la dignità di chi è rimasto non ci sono steccati né curve a separare e che il tifo, nella sua concezione più alta e intelligente, è rispetto dell’altro, dell’avversario che, sportivamente, tale resta. Grazie ai due baluardi granata crediamo di avere piantato un seme che darà i suoi frutti, ci vorrà tempo, pazienza, sicuramente anche qualche arrabbiatura, ma abbiamo tracciato una linea e non si torna indietro, l’unico modo per salvare il calcio, quello italiano in particolare, è la cultura sportiva, troppo spesso seppellita da cori e striscioni infamanti. Ecco, noi quattro ci siamo ribellati a tutto questo: contro la stupidità aberrante degli inutili idioti da stadio.

Domenico Laudadio e Francesco Caremani

Aprile 2014

Fonte: Il Trombettiere del Filadelfia (Pubblicazione Mensile)

I morti di Superga e dell'Heysel esigono rispetto da tutti, di ogni colore

Orgogliosamente diversi !

di Domenico Beccaria

Sono tanti, troppi anni, che negli stadi d'Italia si sentono e si leggono slogan vergognosi, che tramite il vilipendio dei morti, tentano di offendere i vivi. Nella fattispecie, vorrei spendere due parole sulle due tragedie che hanno colpito il calcio torinese, ovvero la sciagura aerea di Superga, del 4 maggio 1949, in cui persero la vita tutti i giocatori e accompagnatori del Torino, equipaggio compreso, per un totale di 31 vittime e la tragedia dell'Heysel, il 29 maggio 1985, in cui furono uccisi dalla furia bestiale degli hooligans inglesi 39 tifosi bianconeri, ma non solo, italiani, ma non solo, arrivati allo stadio belga per assistere alla finale di Coppa dei Campioni. Dopo aver assistito inorriditi per anni a questa vergogna, abbiamo deciso che fosse ora di mettere un punto e andare a capo. La mostra di cui parla in altra parte del giornale il direttore del Museo, Giampaolo Muliari, nasce proprio su questo slancio emotivo. Non è stata casuale la scelta della data dell'inaugurazione. 16 febbraio, ovvero una settimana esatta prima del derby di ritorno. L'intento, la speranza forse sarebbe più appropriato, era di non vedere più certi brutti striscioni, come avvenuto lo scorso anno. Invece, puntuali, ecco comparire due frasi, una più cretina dell'altra, a vilipendere la memoria dei morti di Superga. La pietà verso chi non c'è più, va di pari passo alla compassione per lo stato di ignoranza e di infamia di chi ha pensato, realizzato ed esposto le due pezze della vergogna. In molti mi hanno scritto, dopo domenica sera. Qualcuno, bianconero, si è scusato. Ma non ce n'era bisogno. Se hai la sensibilità di accendere il computer per scrivermi che prendi le distanze da certi ignobili mascalzoni, vuol già dire che non sei come loro e quindi non sei tu a dovere delle scuse. Qualcun altro, granata, mi ha fatto notare come noi abbiamo porto la mano tesa, rendendo omaggio alle loro vittime e loro in cambio abbiano offeso le nostre. "Ecco, sei contento ora ? Hai visto di che pasta sono?". Ho visto, tranquilli, ho visto. Ma a parte l'ovvia constatazione che non sono tutti così, per fortuna, ho anche visto che in molti si sono dissociati, dopo la partita, in pubblico e in privato, con me. Bene, a tutti quelli che, da una parte e dall'altra, sono stufi di certe vigliaccate, mi rivolgo per compiere insieme il passo successivo. Al prossimo derby, in casa o in trasferta, prepariamo un "due aste", quegli striscioni che si possono reggere da soli, con una scritta in controtendenza. Io personalmente, ho già in mente il mio. "RISPETTO PER I MORTI DELL'HEYSEL". Chissà che qualcuno dall'altra parte non raccolga e ribatta con un bel "RISPETTO PER I MORTI DI SUPERGA" ? La speranza e la fede sono il più grande patrimonio del Popolo Granata. Contagiamoli con il nostro senso dell'onore e della civiltà. Lo so, è una sfida ardua, ma a noi del Toro le cose facili non sono mai piaciute.

Aprile 2014

Fonte: Il Trombettiere del Filadelfia (Pubblicazione Mensile)

Settanta Angeli in un unico Cielo

Rivali in campo, uniti nella tragedia

di Giampaolo Muliari

Contro ogni provocazione e oltraggio una mostra senza ritorno per ricordare a tutti che le tragedie non hanno bandiere, che ogni angelo è una leggenda.

E’ davvero un piacere raccontare i ricordi di una mostra speciale, anzi di più, di un percorso di vita. "Settanta Angeli in un unico cielo" è tutto questo per noi, è molto di più di una mostra a tema che per sua natura inizia e poi si conclude. Questo è un percorso che andrà oltre, che ha segnato e segnerà per sempre lo spirito di questo nostro museo: un luogo di memoria, di rispetto, di fratellanza. Un evento partito da lontano, dallo scorso anno, dopo aver visionato il sito saladellamemoriaheysel.it creato e custodito con  amorevole cura da Domenico (Mimmo) Laudadio. Nessun dubbio in Mecu, in me, in tutti noi: le immagini crude di quella tragedia hanno subito rappresentato, oltre al dolore, un richiamo a noi alla vita, un invito di fratellanza. Non abbiamo fatto altro che dare voce a questo invito, tutto il resto è venuto poi da sé. Pare ora strano, dopo questa visione quasi mistica, scrivere di polemiche, di pensieri contrari anche a tinte forti, ma questa è stata ed è l’altra faccia della medaglia. Non tutti guardano la vita con gli stessi occhi, certo stride il cuore constatare come nemmeno davanti alla morte (nel nostro caso a due tragedie che in comune hanno la passione per il calcio) si senta il desiderio di ritrovarsi insieme, oltre ogni propria opinione e bandiera. Francesco Caremani, splendido compagno di viaggio, ha definito questa esperienza l’ultimo baluardo contro l’odio delle curve. Francesco è un giornalista coraggioso, ha sempre messo la sua faccia davanti alle proprie idee, senza mai fare compromessi, nemmeno davanti alla dirigenza bianconera, o alla tifoseria più organizzata. Il suo libro "Heysel, le verità di una strage annunciata" è un grido di dolore rivolto alle coscienze di tutti noi. E’ un racconto sofferto che traccia quello che la tragedia ci ha lasciato in questi anni: l’immensa dignità dei familiari delle vittime, alcune testimonianze d’amore, ma anche tanta omertà e tanta indifferenza. Anche in occasione del derby di ritorno giocato una settimana dopo l’inaugurazione della nostra mostra sono apparsi i soliti striscioni idioti, quelli che prendono spunto dalle tragedie per irridere la memoria. Ogni volta è per noi un colpo al cuore, figurarsi per chi la tragedia l’ha vissuta sulla propria pelle. Ma è per non alzare bandiera bianca, per non accettare questa visione assurda della vita che questa nostra mostra ha un senso, ha una grande ragione d’essere. In questi mesi abbiamo camminato fianco a fianco con Mimmo e Francesco, in piena e totale sintonia. Davvero le nostre diverse passioni calcistiche non si sono mai fatte sentire. A riguardo mi piace ricordare come al loro arrivo a Torino, sabato 15 febbraio vigilia dell’inaugurazione, il primo luogo da loro visitato è stato Superga. Mimmo era pure in compagnia del figlio Francesco. Per questo giovanissimo cuore bianconero era il primo viaggio a Torino e la prima cosa che ha visto non è stato il JMuseum o l’abbagliante store della Juve, ma la nostra lapide. Questo cammino è un’esperienza umana che non sarà dimenticata anche per questo. Spesso ho immaginato come sarebbe bello vivere questa grande passione che è il calcio con questo spirito... Speriamo che il domani sia migliore, speriamo che il domani abbia il cuore di questo giovane Francesco o di un altro giovane Francesco (mio nipote), anche lui bianconero, giunto apposta da Porto Potenza Picena (Macerata). Era davvero felice: "zio, finalmente una cosa insieme!"

Quando l’evento ha iniziato ad avere un eco pubblico sono iniziate anche le prime tempeste e con esse anche alcune personali sofferenze. Meno male che al fianco ho avuto Mecu, corazza e spirito d’acciaio, che mi ha sempre sostenuto, mi ha sempre fatto da scudo, ma è stata dura resistere a tutte le intemperie. Siamo giunti all’inaugurazione in un clima di grande attesa. Le tensioni accumulate sono subito svanite appena entrati nella sala consiliare a noi concessa gratuitamente dalla Città di Grugliasco. Solo calore, affetto, il desiderio di condividere questa esperienza. Di quel giorno, domenica 16 febbraio, i ricordi hanno solo il colore della gioia. Ognuno di noi ha portato la propria testimonianza arricchita anche dalle parole di quanti hanno voluto con noi condividerla; penso a Don Aldo quando ha rivolto un pensiero ai nostri caduti con una preghiera, quando ha ricordato che il tifo non deve mai essere contro ma per… Parole sagge e spesso, ahimè, inascoltate nelle varie curve d’Italia, oppure quando a noi organizzatori ha rivolto l’invito di diffondere il messaggio di questa mostra ai bambini, nelle loro scuole. Penso al dott. Giuseppe Ferrauto e al Presidente del JMuseum, dott. Paolo Galimberti presenti anche a nome delle società del Torino e della Juventus; alle parole affettuose del sindaco di Grugliasco, Roberto Montà; alla grande umanità di Gian Paolo Ormezzano che ha voluto condividere pienamente questa iniziativa. Penso a Salvatore Giglio, fotografo di fama mondiale, alla sua emozione provata nel visitare il nostro museo e alla generosità con cui ha offerto tutte le immagini del suo archivio dedicate all’Heysel. Il momento più intenso della giornata inaugurale è stato leggere i nomi dei settanta angeli in cielo, splendida idea di Mimmo, conclusa con il silenzio fuori ordinanza suonato da un bravo trombettiere di Grugliasco. Un brivido. Una grande emozione proseguita anche al nostro Museo con l’apertura della mostra. Vedere visitatori con la sciarpa della Juve girare per La nostra casa con rispetto e ammirazione ci ha ripagato di tutto il nostro impegno. Anche Mecu ha sottolineato il valore di questa presenza: "Dovremmo essere tutti orgogliosi dei nostri colori e allo stesso tempo rispettosi dei colori altrui. Io sono stato quattro volte a visitare il museo della Juventus e non ci sono mai andato in incognito, nel senso che indossavo sempre la spilla del Toro sulla giacca. E' giusto che ognuno di noi abbia l'orgoglio di appartenere a qualcosa, ma pure la consapevolezza che anche gli altri vanno rispettati". Per alcuni saranno stati pochi, magari solo una goccia in un oceano di tifosi, ma come ha spesso detto Madre Teresa, se quelle gocce non ci fossero al mare mancherebbero. Poche o tante che siano per noi quelle gocce rappresentano il mare. A quanti hanno cercato di fare dei distinguo tra i morti di Superga e quelli dell’Heysel la risposta più bella l’ha data Domenico Laudadio durante il convegno inaugurale: "in ogni famiglia segnata da una tragedia il proprio caro scomparso è una leggenda". Parole da incidere sulla pietra, da portare nel cuore, come quest’ultimo pensiero sempre di Mimmo Laudadio: "Abbiamo osato mostrare che Superga e l’Heysel sono sorelle, non cugine alla lontana. La fratellanza è l’unico grado di parentela dell’umanità. I colori della pelle o delle bandiere non contano più nulla davanti alle tragedie". Anche per questo Mecu, me e tutti noi non finiremo mai di ringraziare Mimmo e Francesco per averci concesso questa grande e meravigliosa opportunità di ricordo, di crescita interiore. Questa è una mostra che ricorderemo sempre, anche oltre il 20 aprile quando terminerà per dare spazio a un nuovo evento espositivo. Se pur sommersi da ricordi e cimeli troveremo con piacere uno spazio nel nostro museo per ricordare questo evento in modo perenne, perché tutti, tifosi granata e non, entrando nella nostra casa  si sentano un po’ a casa loro; perché tutti guardando le immagini di queste due tragedie pensino a Loro, ai nostri angeli, con lo stesso rispetto, lo stesso amore. Fratelli, in un unico cielo.

Aprile 2014

Fonte: Il Trombettiere del Filadelfia (Pubblicazione Mensile)

Torino, provincia di Juventus - Avversari, non nemici

di Nino Ori

In un piovoso sabato di inizio marzo, con l'amico Marco Sanfelici decidiamo di andare a Grugliasco, a vivere un pomeriggio per noi anomalo. A Villa Claretta, a visitare la sezione del "Museo del grande Torino e della leggenda granata" dedicata da alcune settimane (e fino al 20 aprile) alla mostra intitolata "Settanta angeli in un unico Cielo - Heysel e Superga tragedie sorelle". Con noi, un mio caro amico d'infanzia, di fede granata. L'idea, semplice ma estremamente complessa nella sua realizzazione, è quella di superare le idiozie di parte (inutile dar loro ulteriore spazio ricordandole), almeno di fronte al dolore per la morte. Difficile da far accettare, certo. A maggior ragione in un clima come quello attuale. E infatti, non sono mancate le incomprensioni, le disapprovazioni, i distinguo, il dissenso verso questa iniziativa, promossa dai responsabili del Museo del grande Torino e dall'amico Mimmo Laudadio, curatore del museo virtuale www.saladellamemoriaheysel.it. Duetragedie diverse per le modalità con cui sono avvenute, certo. Da una parte una disgrazia, una tragica fatalità e dall'altra una strage, un folle omicidio. Due tragedie diverse per la notorietà delle vittime, certo. Da una parte un'intera squadra di grandi campioni, oltre ad alcuni giornalisti e accompagnatori, e dall'altra un gruppo di tifosi che pensava di assistere ad una partita di calcio. A dividere i due terribili eventi ci sono 36 anni: a Superga il 4 maggio 1949 perirono 31 persone, a Bruxelles il 29 maggio 1985 le vittime furono 39. Tutto vero. Ma a dividere le due tragedie, in maniera insensata e immotivata, ci sono soprattutto le contrapposizioni becere e tanto inutile odio. Ad ognuna delle 70 persone che persero la vita in quelle tragiche circostanze è dovuto lo stesso rispetto. Tragedie diverse? No, tragedie sorelle, come dicono gli organizzatori della mostra. Le più grosse tragedie sportive della città di Torino, che coinvolgono entrambe le squadre di Torino. E che dovrebbero unire le tifoserie, non dividerle. Ed è di questo che ci ritroviamo a parlare con il volontario che, rigorosamente in felpa granata, ci accompagna all'interno della mostra. Le sconvolgenti immagini della carneficina dell'Heysel (messe a disposizione da Salvatore Giglio, fotografo storico della Juventus) sembrano mescolarsi, anche se i pannelli sono solo vicini, con i ritagli di giornale e le fotografie di Superga e dei campioni periti in quel disastro. A meno di una settimana dal derby, con le sue polemiche e i suoi veleni, riusciamo a parlarne come si parla tra persone normali, che non consentono all'opposta fede sportiva di prevalere sul rispetto dei valori umani.tragedie diverse per le modalità con cui sono avvenute, certo. Da una parte una disgrazia, una tragica fatalità e dall'altra una strage, un folle omicidio. Due tragedie diverse per la notorietà delle vittime, certo. Da una parte un'intera squadra di grandi campioni, oltre ad alcuni giornalisti e accompagnatori, e dall'altra un gruppo di tifosi che pensava di assistere ad una partita di calcio. A dividere i due terribili eventi ci sono 36 anni: a Superga il 4 maggio 1949 perirono 31 persone, a Bruxelles il 29 maggio 1985 le vittime furono 39. Tutto vero. Ma a dividere le due tragedie, in maniera insensata e immotivata, ci sono soprattutto le contrapposizioni becere e tanto inutile odio. Ad ognuna delle 70 persone che persero la vita in quelle tragiche circostanze è dovuto lo stesso rispetto. Tragedie diverse? No, tragedie sorelle, come dicono gli organizzatori della mostra. Le più grosse tragedie sportive della città di Torino, che coinvolgono entrambe le squadre di Torino. E che dovrebbero unire le tifoserie, non dividerle. Ed è di questo che ci ritroviamo a parlare con il volontario che, rigorosamente in felpa granata, ci accompagna all'interno della mostra. Le sconvolgenti immagini della carneficina dell'Heysel (messe a disposizione da Salvatore Giglio, fotografo storico della Juventus) sembrano mescolarsi, anche se i pannelli sono solo vicini, con i ritagli di giornale e le fotografie di Superga e dei campioni periti in quel disastro. A meno di una settimana dal derby, con le sue polemiche e i suoi veleni, riusciamo a parlarne come si parla tra persone normali, che non consentono all'opposta fede sportiva di prevalere sul rispetto dei valori umani.

Per motivi legati all'età, non ho ricordi diretti riferibili alla tragedia di Superga. Li ho invece di quella maledetta sera dell'Heysel. No, non ero là. Ma c'erano tanti miei amici. Tornarono tutti a casa, qualcuno malconcio, quasi tutti segnati da ciò che avevano visto. Da allora io stesso, per almeno 10-12 anni, non riuscii più ad andare allo stadio. Non ho però mai compreso la necessità di rispondere alla follia omicida con l'odio incondizionato e generalizzato. Non credo sia un modo sensato (ammesso che ne esista uno) per onorare la memoria delle vittime di quella sera. Ho sempre disapprovato i comportamenti di quelli che "odio Liverpool", "English animals" e similari. Non riesco a comprendere cosa c'entri il non dimenticare con il manifestare il proprio odio, come se si trattasse una specie di guerra santa. Al netto delle ipocrisie, dei pregiudizi e dei preconcetti, credo che non si possa odiare, per la follia omicida di qualche centinaio di delinquenti, un'intera città o un intero popolo, o addirittura un'intera nazione. La ferita dell'Heysel è aperta, certo. Ma non è con il "machismo" e l'ostentazione della necessità di odiare e di contrapporsi che la si chiude o la si risolve. E non è solo un problema culturale. Finché non si superano certe logiche, avremo sempre i cori, le magliette, gli slogan infamanti e le scritte col "meno 39". E continueremo sempre a darla vinta all'idiozia di chi straparla di esultanze, di partite da rigiocare, di coppe insanguinate. Quella tragedia è stata troppo spesso e da troppe persone (e per troppo tempo) colpevolmente dimenticata, o addirittura nascosta. Perché è vista come una tragedia di parte, una tragedia juventina, e non una tragedia dello sport, una tragedia di tutti... come se perfino i morti avessero un colore o una fede sportiva. A maggior ragione, all'interno della mostra di Grugliasco, sarebbe anacronistico pensare ai "nostri" morti da contrapporre a quelli degli "altri". Non ci sono tragedie nostre e tragedie altrui. Non ci sono differenze. Chi avesse voglia non dico di trovarne ma anche solo di cercarne dimostrerebbe di non aver capito nulla di quelle immagini, e non farebbe altro che avallare i comportamenti di chi dileggia e infama da decenni quelli che ritiene essere i morti degli altri. Restiamo avversari, certo, ma essere anche nemici non ci migliorerà. Continuiamo pure con gli sfottò, ci mancherebbe: il derby ci sarà sempre, dentro e fuori dal campo. Noi ladri e voi sfigati. Siamo tifosi, bianconeri e granata, ma gli uni come gli altri innamorati della propria squadra e dei propri colori. Siamo diversi, forse... e rimarremo tali. Senza bisogno però di perdere il rispetto per tutti, vivi e morti... e per se stessi. Le faide lasciamole a chi si nutre di odio.

19 Marzo 2014

Fonte: Juventinovero.com

 

A Torino

Superga e Heysel, la mostra

di Francesco Caremani

 "Settanta angeli in un unico cielo. Heysel e Superga tragedie sorelle" contro chi vuole dimenticare.

"Le stragi di Superga e dell’Heysel sono luoghi sacri e inviolabili della memoria di tutti. Non esistono bandiere né fedi sportive antitetiche. Abbiamo così pensato a un gesto semplice e forte per ribadirlo alla comunità sportiva e non, agli "uomini di buona volontà" e a quelli che continueranno, nonostante tutto, a stuprare la pietà e la dignità umana". È con queste parole che Domenico Laudadio, ideatore e realizzatore del Museo Virtuale saladellamemoriaheysel.it, Domenico Beccaria e Giampaolo Muliari, rispettivamente presidente e direttore del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata hanno dato il là a un evento unico nel panorama calcistico italiano: la mostra "Settanta angeli in un unico cielo. Heysel e Superga tragedie sorelle", che fino al 20 aprile sarà possibile visitare presso il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata a Grugliasco (Torino). Un messaggio forte e chiaro contro chi continua a urlare cori ed esporre striscioni all’interno di uno stadio, dimenticando, nel caso della tragedia dell’Heysel, che ben quattro toscani vi persero la vita e che dei trentadue morti italiani ben tre erano tifosi dell’Inter, andati a Bruxelles insieme agli amici di una vita, oltre il tifo e i suoi colori. Questa mostra è un segnale forte, forse l’ultimo al quale il calcio italiano può aggrapparsi prima di abdicare definitivamente alla guerra per bande che da decenni ammorba tutto il movimento sportivo e che potrebbe essere fatale alla sua stessa sopravvivenza.

13 marzo 2014

Fonte: Corrierefiorentino.corriere.it

Juve e Toro: una mostra insieme contro gli "imbecilli"

di Dario Pelizzari

Al Museo del Grande Torino sono esposte fino ad aprile le immagini delle tragedie dell'Heysel e di Superga. L'obiettivo ? Il reciproco rispetto, come spiega il curatore Domenico Beccaria.

"Ridurre giorno per giorno il numero degli imbecilli. Perché rispettare i morti, tutti i morti, è un dovere più che una necessità". Domenico Beccaria, presidente dell'Associazione Memoria Storica Granata, spiega le logiche e il traguardo della mostra "Settanta angeli in un unico Cielo – Heysel e Superga tragedie sorelle", allestita nei locali del Museo del Grande Torino a Grugliasco (prima cintura di Torino) e aperta al pubblico fino al 20 aprile. Fotografie, rimandi, ricordi. Un tuffo nel passato per dare conto delle due tragedie che hanno sconvolto il popolo bianconero e granata. Il tentativo, da accogliere tra gli applausi, di riportare tutto a casa. Per spiegare che la memoria merita di essere maneggiata con cura. Sempre e comunque. La mostra è stata inaugurata una settimana prima di quello che è già stato battezzato dai più "il derby della vergogna". Cosa ha pensato quando ha visto gli striscioni ormai tristemente noti esposti allo Stadium ? "Abbiamo deciso di aprire la mostra il 16 febbraio proprio perché volevamo sollevare il problema nell'imminenza del derby. Le dico la verità: quanto ho visto allo Stadium non mi ha sorpreso più di tanto. Sono cose che purtroppo succedono da troppo tempo. La mostra nasce con l'intenzione di sensibilizzare più persone possibile nei confronti di questo tema, ma va da sé che non tutti sono disposti a farsi sensibilizzare. Noi speriamo con questa iniziativa di ridurre giorno per giorno il numero degli imbecilli. Un'impresa evidentemente difficile, ma isolarli sarebbe già un grande risultato". "Superga e l’Heysel sono sorelle, non cugine alla lontana", ha scritto qualche giorno fa Domenico Laudadio, un altro dei responsabili dell'iniziativa, sul sito che cura personalmente (www.saladellamemoriaheysel.it). Le tragedie del calcio torinese sono unite da un sottile filo rosso che lega e raccoglie la memoria della città ? "Ha detto bene Laudadio. Le tragedie torinesi sono sorelle e non cugine. Sono collegate dal filo comune della passione per il calcio. Ciò che le ha unite ancora di più è il vilipendio che negli anni è stato fatto da una parte e dall'altra come strumento di offesa nei confronti del nemico. Con la mostra, vogliamo dire anche questo: prenditela con i vivi, se proprio devi prendertela con qualcuno, e lascia in pace i morti". Quali sono state le reazioni di coloro che hanno visitato la mostra ? Cosa l'ha più colpita ? "Una delle cose che più mi ha fatto piacere è stato vedere, nel giorno della gara Juventus-Chievo, tifosi della Juve che si sono presentati alla mostra con la sciarpa bianconera al collo. Perché è così che dovrebbero andare le cose. Dovremmo essere tutti orgogliosi dei nostri colori e allo stesso tempo rispettosi dei colori altrui. Io sono stato quattro volte a visitare il museo della Juventus e non ci sono mai andato in incognito, nel senso che indossavo sempre la spilla del Toro sulla giacca. E' giusto che ognuno di noi abbia l'orgoglio di appartenere a qualcosa, ma pure la consapevolezza che anche gli altri vanno rispettati. Questo è lo spirito delle persone che hanno finora visitato la nostra mostra. Siamo tutti capaci a rispettare i 'nostri' morti. Dobbiamo imparare a rispettare anche i morti degli altri". Gli striscioni esposti nel corso del derby hanno fatto male un po' a tutti gli appassionati di calcio, senza alcun vincolo di bandiera. Come ritiene che si dovrebbe intervenire per risolvere o per lo meno limitare il problema ? "Credo che la responsabilità oggettiva sia un'aberrazione giudiziaria che non ha ragione d'essere. E' la misura più evidente del fallimento del sistema calcio. La responsabilità è e dovrebbe sempre essere soggettiva. Tutti gli stadi possono ormai contare sulle immagini fornite dalle telecamere, è possibile riconoscere facilmente chi si macchia di azioni condannabili. Per questo, non credo sia giusto che siano le società a pagare per quanto commettono alcuni tifosi. A pagare dovrebbero essere solo e soltanto questi ultimi. Ciò detto, sarei stato felice di vedere da parte del presidente della Juventus Andrea Agnelli una presa di distanza un po' più netta rispetto a quanto abbiamo visto nel corso del derby. Per carità, il suo tweet è assolutamente condivisibile, è vero che tutte le disgrazie vanno lasciate in pace, ma l'attualità imponeva di fare riferimento a quanto era appena successo". E' notizia di poche ore fa. La polizia avrebbe individuato i responsabili di uno dei due striscioni della vergogna. Per loro, Daspo con effetto immediato e l'ipotesi di un processo che potrebbe portarli in carcere per alcuni mesi. Punizione sufficiente ? "Le pene nei confronti di questi signori non devono essere esemplari. Le pene devono essere sempre giuste. Le pene esemplari possono creare dei martiri e non ce n'è proprio bisogno. Sono convinto invece che questi pseudo-tifosi vadano estratti dal branco all'interno del quale hanno concepito ed esposto gli striscioni per chiedergli con molta pacatezza e serenità: 'ma sei davvero convinto della bestialità che hai fatto ?'. Secondo me, 99 su 100 si rendono conto di aver fatto una cretinata che è andata molto al di là delle loro reali intenzioni. Sì, perché non hanno offeso il nemico, ma delle persone innocenti. Se ammettono di aver fatto una cretinata, gli si dia quindici giorni di lavori socialmente utili e nulla più. Se invece parliamo di quell' un per cento di marci irrimediabili che non hanno la capacità di rendersi conto del male che hanno fatto, be', in quel caso sono d'accordo per il Daspo e se ci sono sanzioni accessorie che vengano applicate senza alcuna remora". Oggi la mostra, domani ? "Stiamo lavorando per far sì che la mostra sia visitata in settimana anche dalle scolaresche. Perché un conto è raddrizzare alberi adulti già abbondantemente storti. E un conto è agire su giovani che non sono ancora formati per fargli capire che i valori dello sport non sono quelli della prevaricazione, ma del confronto e del rispetto".

5 marzo 2014

Fonte: Sport.panorama.it

Heysel and Superga: Juve and Toro's pain (finally) united in an exhibition

by Niccolò Misul

On Sunday, for the second time this season, Juventus won the ‘Derby della Mole’, beating Torino 1-0. As it happened last September, this victory came via controversial circumstances. Whilst it was an offside goal last September that infuriated the home team, this time around Toro had a legitimate penalty appeal waved off. However, more that by the referee’s decisions, the aftermath of the Turin derby was marked by the discussions over the fans’ behaviour and their mocking banners. In fact, the Mole Antonelliana, the building that lends its name to the derby, is not the only thing that binds these two teams: along with a successful history, they also have in common the burden of great tragedies. On Wednesday 4th home from a friendly match in Lisbon, when their plane crashed into the hill of Superga, near Turin, killing all 31 passengers on board including 18 players. That team, known as Il Grande Torino, was a legendary side, which had won the last italian league title before World War II and, after the resuming of the competition, also triumphed in four consecutive post-war titles too. At the time of the crash, Torino was leading the championship race with four games to go. The club fielded a youth team in each of those games, and as a mark of respect, their opponents did the same. The youngsters won the last four games to claim the Scudetto. The disaster had hit very hard not just Torino, but indeed the whole italian football. Only three players from the team had survived, having missed the fatal flight for one reason or another. The national team was also seriously weakened, as the players who died made up the bulk of the italian squad. The Torino club itself failed to win another national title until 1976, a full 27 years after the tragedy. Juventus suffered too. On May 29 1985, more than 60,000 supporters of Liverpool and Juventus had made their way into the ageing Heysel stadium in northwest Brussels to watch the European Cup final. At around 7pm local time, about an hour before the scheduled kickoff, the trouble started. Fans had been chanting, waving flags and letting off fireworks, but the atmosphere became more violent and a thin line of police was unable to prevent a contingent of Liverpool followers from stampeding towards rival fans. A retaining wall separating the Liverpool followers from Juventus supporters in sector 'Z' collapsed under the pressure and many were crushed or trampled when panicking Juventus fans tried to escape. May 1949, in fact, the Torino football team were returning thirty-nine Juventus fans died and hundreds were injured. The banners reading "Quando volo penso al Toro (When I fly I think of Torino)" which appeared on the Juventus stands last Sunday, and which resulted in a €25,000 fine to the club, were just the last shameful demonstration of the stupidity of some fringes of the italian football fans. Repeatedly the ‘Derby della Mole’ has been characterized by these episodes, and fans have often used the tragedies as a way to insult and anger their rivals. For example, for many years after the Superga incident, when the stadium announcer was calling out the names of the Torino team, a section of Juventus fans would spread their arms wide, humming and swaying to and fro imitating aeroplanes and when the announcer was finished his duties they would also cry out in unison "Boom! Superga!". On the other end, Torino fans were armed with ammunition for their revenge following the Heysel disaster. After 1985, Torino fans could be heard to sing chants such as "Grazie Liverpool (Thanks Liverpool)" and "Dateci un altro Heysel (Give us another Heysel)". A song was even composed for the occasion with the title being translated as "39 under ground, long live England" However, it is important to remember that all these actions have been carried out by extreme core of both teams’ fans. There is no doubt that these two clubs understood the impact of tragedy unlike any other in Italy. A demonstration of that is the exhibition that is being held at the Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata since last week, titled "Settanta angeli in un unico cielo – Superga e Heysel tragedie sorelle (70 angels in the same sky – Superga and Heysel sister tragedies)". The exhibition gathers material from the 4th of May 1949 and the 29th of May 1985. Along with many pictures, visitors can find the first pages of newspapers from the different ages; on all of them, the tears, the desperation of people who lost their dears, but also scarves, banners and flags, everything that represents the passion for a football team. The idea of the exhibition is not to celebrate the victims of Superga or of the Heysel, but to remember 70 people who lost their lives and who were united by the same city, the same sport, just divided by their support for rival clubs, and whose memory other fans can’t mock. A symbolic event, which has as theme the idea that sport should unite, and not divide, even in its darkest and most dramatic moments.

Thursday, February 27 th, 2014

Fonte: Serieaddicted.com

LA MOSTRA

Ma in un'altra Torino c'è tanto rispetto

per i "Settanta Angeli volati in un unico cielo"

A Grugliasco fino al 20 aprile una rassegna onora le vittime di Superga e dell'Heysel.

Il dolore non ha bandiere. Il messaggio di Andrea Agnelli, davanti agli striscioni vergognosi esposti domenica in curva Sud, è anche l'essenza di una mostra in programma proprio in questi giorni a Grugliasco, due passi da Torino, e intitolata "Settanta Angeli in un unico cielo, Heysel e Superga tragedie sorelle": inaugurata il 16 febbraio, rimarrà aperta fino al 20 aprile (ingresso gratuito) nelle sale di Villa Claretta che ospitano il Museo del Grande Torino. Lo scopo del progetto, curato dal Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata in collaborazione con il museo virtuale www.saladellamemoriaHeysel.it, è riunire in commovente racconto le due tragedie più grandi del calcio torinese, accomunate dal dolore al di là della rivalità calcistica. VISITATORI - Purtroppo c'è chi non conosce il rispetto - se alcuni pseudo tifosi juventini hanno oltraggiato i morti di Superga durante il derby, solo poche settimane fa a Prato alcuni teppisti hanno preso di mira il locale club bianconero offendendo con scritte ingiuriose i morti dell'Heysel - ma gli organizzatori sono convinti che si tratta di poche minoranze e rilevano invece, attraverso il successo della mostra, tanta sensibilità e partecipazione: "Abbiamo molti visitatori - dice Domenico Beccaria, presidente del Museo del Grande Torino - molti dei quali juventini che visitano poi volentieri anche il museo. E' giusto, perché si tratta di cultura: io quello della Juve l'ho visitato quattro volte, sicuramente più dei curvaioli bianconeri che poi espongono quegli striscioni. Sono ancora più convinto della bontà della nostra iniziativa, utile per riflettere e capire, coinvolgere i tifosi intelligenti e sensibili, la maggioranza, affinché educhino pochi scellerati". VILIPENDIO - Beccaria medita anche una personale iniziativa per la prossima stagione. "Preparerò uno striscione con la scritta "Rispetto per i morti dell'Heysel", pronto a esporlo, mi auguro non accada, se qualche imbecille replicherà gli insulti alla memoria di Superga. Voglio vedere come reagiscono a quel punto, non credo possano rimanere indifferenti. I tifosi devono incitare la propria squadra, realizzare la coreografia più bella o lo striscione più divertente: il vilipendio dei morti non ha ragione di esistere".

25 febbraio 2014

Fonte: Corriere dello Sport

 

70 angeli in un unico cielo: "Heysel e Superga tragedie sorelle"

di Giulia Ongaro

Gli striscioni di domenica, quelli sulla tragedia di Superga, sono una vergogna. Come sono stati una vergogna, negli anni passati, tutti gli altri striscioni che, da una parte o dall’altra, hanno puntato non allo sfottò calcistico, ma all’offesa gratuita e basata sulle tragedie altrui. Giuste le condanne ufficiali, come quella di Andrea Agnelli, ma non basta. Devono essere i tifosi, uno a uno, a ricordarsi che il dolore dovrebbe unire e non creare occasioni per insultarsi. E dire che, proprio in occasione del derby, un buon passo avanti era stato fatto. Da domenica scorsa, il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata ospita una mostra inaspettata. La sala della Memoria, infatti, dal 16 febbraio al 24 aprile è stata dedicata a un’esposizione intitolata "Settanta angeli in un unico cielo – Heysel e Superga tragedie sorelle". Filo conduttore dell’iniziativa, lo sport che dovrebbe unire e affratellare, e non dividere, anche nei suoi momenti più oscuri e drammatici. Il Museo, che si trova a Villa Claretta Assandri, a Grugliasco, organizza visite guidate a questa mostra che raccoglie materiale, fotografico e non, risalente tanto al 4 maggio 1949 quanto al 29 maggio 1985; il Museo è aperto il sabato dalle 14 alle 19 e la domenica dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso alle 18), ma prenotando si può accedere anche in settimana. La mostra è poco più che simbolica, visto che le altre tredici sale del museo continueranno, più che giustamente, a raccontare la Storia del Grande Torino, mai raccontata abbastanza. Una parte del materiale dedicato al tragico incidente di Bruxelles arriva dall’archivio di Salvatore Giglio, storico fotografo bianconero, e dal sito "Saladellamemoriaheysel", un vero e proprio Museo Virtuale dedicato ai 39 tifosi morti perché avevano seguito la squadra in un impianto fatiscente. Il sito ufficiale del Torino Calcio ha dato notizia dell’iniziativa, che però ha ricevuto anche alcune critiche, prima fra tutte quella di Franco Ossola, che ha in poche parole giudicato non conveniente l’affiancamento di due tragedie a suo parere "così lontani nel tempo, nelle dinamiche e nello spirito". I mitici giocatori del Grande Torino, i loro accompagnatori, i giornalisti che, per uno scherzo del destino, si trovavano su quell’aereo, erano persone rispettate in vita, compiante dopo l’incidente e ancora ricordate e rimpiante da molti, esempio di moralità e sportività. I caduti dell’ Heysel erano tifosi, altrettanto compianti, che in fondo hanno trovato la morte per lo stesso motivo: il pallone, la passione per uno sport che nella maggior parte dei casi divide, ma è anche una delle vie più rapide per solidarizzare. La mostra espone anche le prime pagine dei giornali delle due epoche: su entrambi, le lacrime, i volti disperati di chi ha perduto una persona cara, ma anche sciarpe, gagliardetti, tutto ciò che esprime l’amore per una squadra di calcio. La mostra non vuole portare all’onore degli altari ne’ i defunti di Superga, ne’ quelli dell’Heysel, ma solo ricordare settanta persone che hanno perso la vita legati alla stessa città, allo stesso sport, con colori diversi, ma di cui nessuno, in ogni caso e in ogni tifo, può dileggiare la memoria.

25 febbraio 2014

Fonte: Mole24.it

Inaugurazione Mostra di Grugliasco 16.02.2014

Un cielo soltanto

di Domenico Laudadio

Pensieri ad alta voce sulla mostra condivisa a Grugliasco fra il Museo del Grande Torino e il Museo Virtuale Multimediale saladellamemoriaheysel.

A volte un sogno parte proprio in questo modo, con un soffiare lento, come l’ispirazione pittorica di un cherubino del Botticelli, perché è dall’uomo e dall’artista che ha preso vita questa mostra scomoda e imprevedibile. Al di là delle nuvole sanno guardare poche persone, senza scomodare i santi anche i laici compiono prodigi con la propria fede. Nel calcio colui che è capace ancora di sorridere all’avversario, avvolto nella sua sciarpa a colori nel grigiore del mondo, lasciando digrignare i denti a quanti non saranno mai degni dello sport, resta l’ultimo richiamo della speranza di piantare rose nel letame. Giampaolo Muliari ricrea a pastello i volti degli uomini, ne ha ritratti tanti, alcuni invincibili e leggendari, altri di comuni mortali. Questa volta ha riunito in un unico disegno le ali dell’aereo di Superga alle braccia aggrovigliate dello stadio Heysel, ponendo al centro due bambini intrecciati in un abbraccio per sempre. Granata, marrone, rosa e nero, i colori dei loro panni che si mescolano a tingere un lutto cupo e crudele, noncuranti di quell’alone fetido intorno, di pavide remore, di classifiche infime sui morti. Umanamente e sportivamente ti verrà spontaneo dire "i nostri", "i vostri", ma i morti non sono proprietà di nessun altro all'infuori dei loro familiari. In questo caso noi possiamo difenderne la memoria che è il sentimento più nobile che scrive la storia, ma non si viviseziona il rispetto dei caduti, non si usa il bisturi, non si fanno autopsie per discernere cosa è giusto onorare e chi no. O tutti in egual misura o nessuno. Allora i canapi intorno al cuore di chi ha ormeggiato nel porto dell’arroganza la sua presunzione vengano recisi di netto dalla dignità e dalla ragione, affinché prenda il largo questo veliero della memoria in una crociera di ricordi nel beccheggio di quei 70 nomi sul mare placido del silenzio intonato dal trombettiere in una sala comunale di Grugliasco. Domenico Beccaria è uomo granitico, deciso, cacciatore esperto di cinghiali e d’ipocriti, ma elegante e tenero con chi lo merita. Lui ha preso sulle spalle il progetto sin dalla genesi, guadando pazientemente le paludi insidiose del dissenso e scansando le sabbie mobili delle incomprensioni, tenendo testa agli agguati del "tremendismo" da tastiera, sopportando le morali senza l’etica di comuni fanfaroni senza anagrafe o persino la disapprovazione "politica" di cognomi eccellenti. Tragedie sorelle, non gemelle, ha precisato a tutti. Quelle erano le torri dell’11 settembre abbattute dal fanatismo e dall’odio, in questi altri casi fu il fato a generare un dolore improvviso, lancinante, ancora oggi fuoco vivo sotto le ceneri apparentemente tiepide della rassegnazione.

 

Le più grandi tragedie sportive delle due squadre di Torino, tutto per una partita di pallone. C’è solo da imparare in quei lampi negli occhi del fratello di una vittima di Bruxelles mentre ti racconta col capo imbiancato di una vicenda che a lui pare ieri… Ci provi a sfidarli chi ha stilato quella squallida graduatoria per cui Valentino Mazzola è un "mito" mentre Giovacchino Landini un "semplice tifoso, magari sfortunato"… A capo d’una squadra epica o di una trattoria, alcuna differenza, perché ogni caro è una leggenda a casa sua. Affettivamente il medesimo vuoto incolmabile e chi non lo sostiene è di certo in cattiva fede e complice della prossima dissacrazione a cura di uomini immondi, da una parte e dall’altra. "Un sasso nello stagno", l’ha definita questa mostra condivisa Beppe Franzo, storico della curva Filadelfia e uomo d’onore. Un tonfo, il clamore del villaggio virtuale, poi i cerchi concentrici si allargano e raggiungono le sponde estreme del Po. Francesco Caremani ci mette in guardia, imploderà il calcio italiano senza una riflessione comune, umile e disarmata. La sua idiosincrasia per i gruppi ultras prende origine dal dolore che l’ha segnato prima da amico di famiglia di una delle vittime e poi da scrittore documentato del dramma dell’Heysel. Denuncia il meccanismo a orologeria innestato che potrebbe farlo saltare dentro e fuori il campo. Sancisce il sacrosanto diritto di restare avversari, senza necessariamente il dovere di essere nemici, la diversità dei colori mai travalichi in alcun modo il rispetto per tutti, vivi e morti. Io, emozionato, inciampando inizialmente nelle mie stesse parole mi ero smarrito, poi ho ripreso fiato e ho lasciato parlare di getto il cuore, tralasciando gli appunti sul foglio. Mi è venuto spontaneo dire che fra gli uomini c’è un solo grado di parentela che non è quello di cugini, ma soltanto di fratelli e attestare il valore di un’unica memoria in comune, davanti alla quale si devono inchinare tutte le bandiere e tutti i trofei. Giampaolo Muliari al microfono si commuove al pensiero che in "Curva Z" fosse capitato a suo figlio… Lo spessore della sua elevata sensibilità ci trasmette un insegnamento alto, un’esperienza umana e sportiva che porterò per sempre nel mio cuore. Come hanno scritto benissimo gli amici Iuliana Bodnari e Rossano Garlassi, braccia e anime insostituibili del comitato "Per non dimenticare Heysel" di Reggio Emilia, ospiti del "Museo del Grande Torino e della leggenda granata": "Siamo venuti in amicizia e ci avete accolti con amicizia". La traccia è questa… C’è un cielo soltanto, riprendiamo l’abitudine ogni tanto di alzare lo sguardo da terra, dove ci consumiamo faticosamente in quello che ci divide, scopriremo che non c’è competizione di uomini superiore a quell’incanto. 4 maggio 1949, 29 maggio 1985, onore ai caduti di Superga e a quelli di Bruxelles. In memoriam.

23 febbraio 2014

Fonte: Saladellamemoriaheysel.it

70 angeli in un unico cielo

di Carlo Cipiciani

4 maggio 1949, Superga, 31 morti. 29 maggio 1985, Heysel, 39 morti. Torino e Juventus, Toro e Juve, due squadre divise da una rivalità senza fine. Due diverse tragedie, 70 morti, un unico dolore. E’ solo calcio, eppure – come per la politica, la religione, la razza – non mancano imbecilli di ogni età che vomitano addosso al dolore, che sputano su quei 70 morti, a 70 angeli in un unico cielo. 70 angeli in un unico cielo è una mostra, aperta ieri a Grugliasco, che unisce le due tragedie sportive di Juve e Toro. Rivali, ma non nemiche. E non solo perché il calcio è (dovrebbe essere) solo un gioco. E nemmeno perché se arrivi a Superga vedi solo un cielo azzurro e prati verdi, e poi Torino e le Alpi in lontananza e respiri quel dolore, che è di tutti. E neanche perché se arrivi dove c’era l’Heysel vedi strade, parcheggi, gente che va e viene ma non puoi non pensare a quel padre con il figlio con la maglia bianconera inzuppata di sangue. 70 angeli in un unico cielo; per ricordare, e forse per capire. Capire – per il calcio, o per cose più importanti – che siamo tutti fratelli sotto lo stesso cielo; o, almeno, che il dolore è sempre uno e non ha colore, perché il sangue è di noi tutti è rosso. O almeno che i morti vanno lasciati in pace, e che si può essere diversi senza essere nemici. O, almeno, il rispetto. O se proprio non si riesce ad essere abbastanza umani, almeno comprendere, come è scritto in un museo di una grande squadra di calcio, che "senza i nostri avversari, la nostra sarebbe stata una storia incompleta".

17 febbraio 2014

Fonte: Giornalettismo.com

Heysel e Superga in mostra il dolore unisce Juve e Toro

di Maurizio Crosetti

TORINO. Il dolore non ha una curva del tifo, le tragedie non indossano la maglia di una squadra: sembrano indossarla, ma non è vero. Perché il dolore appartiene a tutti, non ha colore. Anche se poi i tifosi si sentono rappresentati anche dalle loro sventure: finché, però, i barbari non cominciano ad oltraggiare il dolore degli altri, le lacrime degli avversari. Accade quasi ogni domenica, nell’anno orribile del razzismo e dei cori più crudeli. Ed è anche per reagire a questa vergogna che domani verrà inaugurata una mostra che unisce le due più immani disgrazie dello sport italiano, Superga e l’Heysel, cioè Toro e Juve. Ma, questa volta e almeno per una volta, non Toro contro Juve. Non è poco, a una settimana dal derby. Accade a Grugliasco, comune della cintura torinese che già ospita il "Museo del Grande Torino e della leggenda granata": da domani (convegno in municipio alle 9.30, modera Gian Paolo Ormezzano) fino al 24 aprile, due sale del museo saranno dedicate alla mostra "Settanta angeli in un unico cielo - Heysel e Superga tragedie sorelle", allestita in collaborazione con il sito "saladellamemoriaheysel.it" e con l’aiuto del fotografo Salvatore Giglio, che ha messo a disposizione il suo ricchissimo archivio. La mostra sarà aperta il sabato e la domenica a Villa Claretta Assandri, via La Salle 87, Grugliasco, e in settimana su appuntamento (per informazioni, info@museodeltoro.it). "Eravamo stufi di sentire le voci becere che troppo spesso si alzano dalle gradinate", spiega Domenico Beccaria, presidente dell’associazione "Memoria storica granata". "Basta con gli imbecilli che vilipendono i defunti. L’idea ci è venuta anche visitando il sito sull’Heysel, curato da Domenico Laudadio. Vogliamo stimolare la riflessione con l’aiuto di immagini forti". Due date, 4 maggio 1949 e 29 maggio 1985. Trentuno e trentanove morti. Il totale è settanta, appunto gli angeli che danno il titolo alla mostra, ma qui non c’è nulla di edulcorato. Anzi, è proprio la carica emotiva, persino crudele delle immagini a fare la differenza. Che sia la celebre foto della coda dell’aereo piantata nel muro della basilica, oppure quella del tifoso bianconero che afferra il suo ragazzo morto, la potenza tragica di quegli scatti è identica e immutabile. Anche se è già polemica da parte di chi vorrebbe "non confondere i morti", perché solo i propri valgono. "A noi, veramente, basterebbe che i morti fossero lasciati in pace", conclude Beccaria. Nel rispetto di tutti, non solo dell’avversario che soffre. Come sta scritto al museo del Benfica: "Senza i nostri avversari, la nostra sarebbe stata una storia incompleta". Forse, anche la storia del dolore di ognuno.

15 febbraio 2014

Fonte: La Repubblica

 

Radio Manà Manà Sport, 14.02.2014

Trasmissione "Stile Juventus" di Nicola de Bonis

Giampaolo Muliari e Domenico Laudadio presentano la Mostra

Settanta angeli in un unico Cielo

Heysel e Superga tragedie sorelle

Sarà inaugurata domenica 16 febbraio a Grugliasco, presso il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, la mostra "Settanta angeli in un unico cielo. Heysel e Superga tragedie sorelle".

Un evento unico in Italia che unirà i custodi della memoria granata con quelli della memoria bianconera per segnare il punto di non ritorno di una nuova cultura sportiva, perché come scrivono Domenico Laudadio, ideatore e realizzatore del Museo Virtuale saladellamemoriaheysel.it, Domenico Beccaria e Giampaolo Muliari, rispettivamente presidente e direttore del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata: "Le stragi di Superga e dell’Heysel sono luoghi sacri e inviolabili della memoria di tutti. Non esistono bandiere né fedi sportive antitetiche. Abbiamo così pensato a un gesto semplice e forte per ribadirlo alla comunità sportiva e non, agli "uomini di buona volontà" e a quelli che continueranno, nonostante tutto, a stuprare la pietà e la dignità umana", come ogni domenica accade tristemente in tutti gli stadi italiani. Beccaria e Laudadio hanno voluto anche sottolineare che questa mostra "vuole essere un "gemellaggio" fra terra e cielo della memoria dei nostri caduti, ma non intende interferire nelle dinamiche antagoniste delle tifoserie e nella sana competitività e rivalità storica dei propri club". Sui social il dibattito è già aperto evidenziando posizioni contrapposte, ma è altamente significativo che i due musei abbiano deciso di unirsi in questa iniziativa per dare un segnale forte, forse l’ultimo al quale il calcio italiano può aggrapparsi prima di abdicare definitivamente alla guerra per bande che da decenni ammorba tutto il movimento sportivo e che potrebbe essere fatale alla sua stessa sopravvivenza. "Anche le tragedie, in un museo, possono essere narrate con devozione e leggerezza se il fine ultimo è quello di coinvolgere emotivamente i visitatori, non puntando a stupirli con effetti speciali o a turbarli con la crudezza dei particolari, ma trasmettendo semplicemente le verità di una storia; sarà la sensibilità di ogni singola persona poi a trarne gli insegnamenti". Il prossimo 16 febbraio alle ore 9.30, nella Sala del Consiglio della Città di Grugliasco, si svolgerà il convegno inaugurale moderato da Gian Paolo Ormezzano, seguirà l’apertura della mostra. Per info e contatti: postmaster@saladellamemoriaheysel.it

Fonte: Francesco Caremani (Comunicato Stampa)

Radio Vaticana, 1.02.2014

Trasmissione "Non solo sport" di Giancarlo Lavella

Francesco Caremani presenta la Mostra in diretta telefonica

Al Museo del Grande Torino mostra su Heysel e Superga

Il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata domenica 16 febbraio inaugurerà la mostra: "Settanta angeli in un unico Cielo – Heysel e Superga tragedie sorelle". Il programma della giornata prevede alle ore 9,30 presso la Sala Consiliare della città di Grugliasco, piazza Matteotti 50, il convegno inaugurale e a seguire presso il Museo del Toro l’inaugurazione della mostra allestita nella sala della Memoria. La mostra sarà visibile fino al 24 aprile 2014. Il convegno sarà moderato dal giornalista Gian Paolo Ormezzano ed interverranno Domenico Laudadio creatore del sito www.saladellamemoriaheysel.it, Francesco Caremani autore del libro "Heysel, la verità di una strage annunciata", Domenico Beccaria presidente dell’Associazione Memoria Storica Granata e Giampaolo Muliari direttore del Museo del Grande Torino. "Lo sport non divide, affratella" è l’ideale che ha spinto a creare questo evento in modo da ritrovarsi insieme, oltre ogni bandiera, in un unico cielo. Nella tragedia di Superga il 4 maggio 1949 perì la squadra del Grande Torino con i suoi accompagnatori, i membri dell’equipaggio aereo e tre giornalisti e nella strage dell’Heysel il 29 maggio 1985 morirono trentanove persone, di cui trentadue tifosi della Juventus, e altre seicento rimasero ferite. Il Museo si trova a villa Claretta Assandri in via G.B. La Salle 87 a Grugliasco, comune in provincia di Torino ed è aperto il sabato dalle 14 alle 19 e la domenica dalle 10 alle 19, con ultimo ingresso alle 18. Sono possibili visite fuori orario di apertura dal lunedì al venerdì, ma solo su prenotazione. Per motivi di sicurezza si possono effettuare solo visite guidate. Per informazioni inviare una mail a: info@museodeltoro.it oppure telefonare dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18 al numero 333/98.59.488.

12 febbraio 2014

Fonte: Torinofc.it

I 70 angeli di Juve e Toro

di Alberto Manassero

La materia è delicata. Torino, Grande Torino; Juventus, gli assassinati dell'Heysel. Rivalità inalienabili; tragedie inopinabili. Tanti nasi si storceranno. Non meno stomaci inacidiranno. Come osate unire due vicende così diverse, in una sola celebrazione (la mostra che si apre domenica al museo granata)? L'unica affinità è la morte. Appunto: la livella, risponderebbe Totò. La sofferenza, le lacrime, il vuoto incolmabile, il personale e comunissimo ricordo non hanno colore, soltanto inconfondibile sapore. Senza pelose pretese, ipocrite e fasulle, il vallo che separa Toro e Juve, i granata e i bianconeri è l'universo: vite inconciliabili. E' un dovere, per chi ama il pallone. Ci si può, ma più che altro ci si deve sbeffeggiare, persino insultare, addirittura sportivamente odiare. Chi pretende altro, vuole un calcio che non è calcio, ma caccia alla volpe (molto peggio in quanto a ferocia). Però, dopo questo, dentro questo, può emergere il rispetto per le reciproche divinità, per i propri e gli altrui santi. La mostra è questo. Il campo neutro del cielo, da dove cadono lacrime uguali. Da cuori per sempre diversi.

12 febbraio 2014

Fonte: Tuttosport

Gli angeli di Toro e Juve uniti al Museo

TORINO. Il dolore è il medesimo, profondo, lancinante, incancellabile. Pur nella totale differenza di situazioni o di credo. Qualcuno magari storcerà il naso, tuttavia di fronte al lutto lo stato d'animo rimane lo stesso: sconforto, smarrimento, incredulità. Da una parte il 4 maggio del 1949, Superga, il Grande Torino che se ne va, consegnandosi alla leggenda. Dall'altra il 29 maggio 1985, l'Heysel, la tragedia dell'assurdo, una Coppa Campioni insanguinata. Trentuno persone perirono a Superga, trentanove invece morirono in Belgio. Che cosa unisce i dolori di Torino e Juventus? Una mostra, che verrà inaugurata domenica al Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata di Grugliasco, a Villa Claretta. Il titolo spiega tutto, senza troppi giri nella retorica: "Settanta angeli in un unico cielo - Heysel e Superga tragedie sorelle". GIORNO SPECIALE II programma della giornata di domenica prevede alle ore 9.30 presso la Sala Consiliare della città di Grugliasco, piazza Matteotti 50, il convegno inaugurale o a seguire presso il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata l'inaugurazione della mostra allestita nella sala della Memoria. La mostra sarà visibile fino al 24 aprile 2014. L'EVENTO A moderare il convegno sarà un ex direttore di Tuttosport, Gian Paolo Ormezzano, a commemorare tra gli indimenticabili angeli di Superga anche il fondatore di Tuttosport, Renato Casalbore, uno dei tre giornalisti che hanno perso la vita Insieme al Grande Torino in quel maledetto 4 maggio del 1949. Interverranno poi durante la manifestazione Domenico Laudadio creatore del sito www.saladellamemoriah eysel.it, Francesco Caremani autore del libro "Heysel, la verità di una strage annunciata", Domenico Beccaria, presidente dell'Associazione Memoria Storica Granata o Giampaolo Muliari" direttore del Museo del Grande Torino. INFORMAZIONI Per chi non conoscesse il luogo, serve ricordare che il Museo si trova a villa Claretta Assandri in via La Sulle 87 a Grugliasco, alle porte di Torino. E' abitualmente aperto solo nel week end, il sabato dallo ore 14 alle 19 e la domenica dalle ore 10 alle 19, con ultimo ingresso alle 18. Sono possibili visito fuori orario di apertura dal lunedì al venerdì, ma solo su prenotazione. Per motivi di sicurezza si possono effettuare solo visite guidate. Per informazioni inviare una mail a: info@museodeltoro.it. Un giro è consigliabile anche a chi non è tifoso granata: si respira affascinante storia calcistica, più in generale storia d'Italia, di varie epoche. Da non perdere.

12 febbraio 2014

Fonte: Tuttosport

Settanta angeli in un unico cielo

Heysel e Superga, tragedie sorelle

Il binomio Torino Juventus regala domenica 16 febbraio 2014 una delle mostre più belle su due tragedie sportive che invece di unire hanno spesso diviso. L’idea del Direttore Museo del Grande Torino e della leggenda granata Giampaolo Muliari, del Presidente Associazione Memoria Storica Granata Domenico Beccaria e  di Domenico Laudadio custode di saladellamemoriaheysel.it è quella di unire il valore della memoria di due tragedie diverse e che hanno lasciato profonde ferite. L’Heysel e Superga per la prima volta insieme in "Settanta Angeli in un unico cielo – Heysel e Superga, tragedie sorelle", un tentativo bellissimo di unire il dolore per delle perdite tragiche troppo spesso usate per un tifo barbaro e senza rispetto. Il convegno della mostra  avverrà alle ore 9,30 del 16 febbraio presso la sala comunale del Comune di Grugliasco e precederà l’apertura della Mostra che si terrà al Museo del Torino in via La Salle 87 a Grugliasco. L’ingresso alla mostra sarà completamente gratuito e si potrà visitare dal 16 febbraio al 20 aprile 2014. Per tutte le info si può consultare il sito saladellamemoriaheysel.it

12 febbraio 2014

Fonte: Cronacatorino.it

Heysel e Superga uniscono Toro e Juve nella memoria

di Guido Vaciago

Una mostra al museo granata ricorda le due tragedie e il derby, per una volta, unisce invece che divedere.

TORINO - Superga ed Heysel, due immani tragedie di sport che hanno spesso beceramente diviso le tifoserie. Per fortuna non tutti. Ed è con grande gioia che si può annunciare l'iniziativa del "Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata domenica" che 16 febbraio inaugurerà la mostra: "Settanta angeli in un unico Cielo – Heysel e Superga tragedie sorelle". Il programma della giornata prevede alle ore 9,30 presso la Sala Consiliare della città di Grugliasco, piazza Matteotti 50, il convegno inaugurale e a seguire presso il Museo del Toro l’inaugurazione della mostra allestita nella sala della Memoria. La mostra sarà visibile fino al 24 aprile 2014. Il convegno sarà moderato dal giornalista Gian Paolo Ormezzano ed interverranno Domenico Laudadio creatore del sito "sala della memoria Heysel", Francesco Caremani autore del libro "Heysel, la verità di una strage annunciata", Domenico Beccaria presidente dell’Associazione Memoria Storica Granata e Giampaolo Muliari direttore del Museo del Grande Torino. FRATELLI - "Lo sport non divide, affratella" è l’ideale che ha spinto a creare questo evento in modo da ritrovarsi insieme, oltre ogni bandiera, in un unico cielo. Nella tragedia di Superga il 4 maggio 1949 perì la squadra del Grande Torino con i suoi accompagnatori, i membri dell’equipaggio aereo e tre giornalisti e nella strage dell’Heysel il 29 maggio 1985 morirono trentanove persone, di cui trentadue tifosi della Juventus, e altre seicento rimasero ferite. Il Museo si trova a villa Claretta Assandri in via G.B. La Salle 87 a Grugliasco.

11 febbraio 2014

Fonte: Tuttosport.com

Il 16 febbraio a Grugliasco si inaugura

"Settanta angeli in un unico cielo

Heysel e Superga tragedie sorelle"

Un evento unico in Italia che unirà i custodi della memoria granata con quelli della memoria bianconera per segnare il punto di non ritorno di una nuova cultura sportiva, perché come scrivono Domenico Laudadio, ideatore e realizzatore del Museo Virtuale saladellamemoriaheysel.it, Domenico Beccaria e Giampaolo Muliari, rispettivamente presidente e direttore del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata: "Le stragi di Superga e dell’Heysel sono luoghi sacri e inviolabili della memoria di tutti. Non esistono bandiere né fedi sportive antitetiche. Abbiamo così pensato a un gesto semplice e forte per ribadirlo alla comunità sportiva e non, agli "uomini di buona volontà" e a quelli che continueranno, nonostante tutto, a stuprare la pietà e la dignità umana", come ogni domenica accade tristemente in tutti gli stadi italiani. Beccaria e Laudadio hanno voluto anche sottolineare che questa mostra "vuole essere un "gemellaggio" fra terra e cielo della memoria dei nostri caduti, ma non intende interferire nelle dinamiche antagoniste delle tifoserie e nella sana competitività e rivalità storica dei propri club". Sui social il dibattito è già aperto evidenziando posizioni contrapposte, ma è altamente significativo che i due musei abbiano deciso di unirsi in questa iniziativa per dare un segnale forte, forse l’ultimo al quale il calcio italiano può aggrapparsi prima di abdicare definitivamente alla guerra per bande che da decenni ammorba tutto il movimento sportivo e che potrebbe essere fatale alla sua stessa sopravvivenza. "Anche le tragedie, in un museo, possono essere narrate con devozione e leggerezza se il fine ultimo è quello di coinvolgere emotivamente i visitatori, non puntando a stupirli con effetti speciali o a turbarli con la crudezza dei particolari, ma trasmettendo semplicemente le verità di una storia; sarà la sensibilità di ogni singola persona poi a trarne gli insegnamenti". Il prossimo 16 febbraio alle ore 9.30, nella Sala del Consiglio della Città di Grugliasco, si svolgerà il convegno inaugurale moderato da Gian Paolo Ormezzano, seguirà l’apertura della mostra.

10 febbraio 2014

Fonte: Tuttojuve.com

Heysel e Grande Torino: la parola al Museo

Una lettera per rispondere all'articolo di Franco Ossola su Toro.it

Riceviamo e pubblichiamo la risposta da parte del Museo del Grande Torino, nella persona di Domenico Beccaria, in merito all'articolo "Una scelta che non condivido" di Franco Ossola. Decidiamo, come sempre, di dare spazio a tutte le voci e tutte le campane, contando in una sana e operosa dialettica e allontanando, da subito, ogni forma di sterile polemica: "Quando tocca leggere così capziose argomentazioni, per screditare una mostra che non intende gemellare due squadre, non intende negare o mitigare lo spirito agonistico che deve animare la gara, ogni qual volta ci si trovi a contendere sul campo per la palma del migliore, il sangue mi ribolle e le parole che mi salgono alla lingua e alla penna, rischierebbero di essere di nocumento più che di spiegazione. E allora lascio rispondere al Principe De Curtis, meglio conosciuto come Totò, la cui grandezza e umanità non ha bisogno né di commenti né di insegnamenti da alcuno. (Omissis… Testo "A livella" di Antonio De Curtis) Quindi basta vedere idioti che mimano aeroplani, leggere striscioni o sentire cori offensivi. Davanti alla morte, giù il cappello e riflettiamo in silenzio. Ecco cosa ha accomunato le due tragedie, il vilipendio che ne viene fatto in tanti troppi stadi, e cosa invece le dovrebbe unire. Il rispetto".

8 febbraio 2014

Fonte: Toro.it

Superga e Heysel in mostra insieme, è polemica

TORINO 8 feb (Però Torino) – Al Museo del Grande Torino è in programma una mostra che accomuna la tragedia di Superga a quella dell'Heysel ed è già polemica. Mettere insieme lo schianto aereo della più grande squadra italiana, con l'uccisione di 39 tifosi (32 italiani) trucidati prima della finale di Coppa Campioni 1985, ad alcuni non sembra opportuno. Nessuno, naturalmente, intende sminuire un avvenimento piuttosto che l'altro, ma i 'distinguo' non mancano. Così molti tifosi granata ricordano l'arrivo festante della compagine bianconera a Torino, dopo la conquista della coppa e l'ipocrisia delle autorità belghe nel gestire la situazione, che peraltro era obiettivamente difficile. Franco Ossola, figlio del grande attaccante granata, scrive su www.toro.it: "I due fatti – pur al di là del mio sentimento personale – mi paiono in assoluto così lontani nel tempo, nelle dinamiche e, se mi è permesso, nello spirito che da parte mia non avrei mai avuto l'idea di affratellarli collocandoli, in pratica, sullo stesso piano. Mi spiego meglio: ho difficoltà ad accostare la morte dei giocatori del Grande Torino, campionissimi che sul campo hanno scritto imprese memorabili e umanamente degne di essere rammentate ancora oggi dopo 65 anni, grazie a una lezione di moralità straordinaria meritevole da essere segnalata nei moderni libri scolastici, con gli incresciosi fatti accaduti nel corso della tragica partita dell'Heysel, dove volgari brutalità, che nulla hanno a che vedere con i valori rappresentati dal Grande Torino e dalla sua epopea, portarono alla terribile fine di tanti tifosi".  A questa opinione, dal Museo del Grande Torino, si risponde: "Rispettiamo e comprendiamo l'opinione di Franco, che è parte coinvolta pesantemente in una delle due tragedie e che è stato nostro apprezzato Direttore per tanti anni. A questo punto, crediamo che non ci sia molto da aggiungere a quanto detto da lui, da noi e da ogni tifoso che abbia già espresso la sua opinione, se non ricordare a tutti che noi rimaniamo il Museo del TORO e che questa è una mostra temporanea che occuperà solo per due mesi 2 delle 15 sale del Museo, le altre 13 essendo sempre dedicate alla nostra squadra del cuore. State tranquilli: non facciamo affari con loro e non siamo i loro zerbini". Come ricorda Wikipedia, alcuni giocatori della Juventus, tra cui il suo leader Michel Platini, autore della rete decisiva, furono molto criticati per essersi lasciati andare a esultanze eccessive vista la gravità degli eventi, ma la gioia durò poco: infatti lo stesso Platini il giorno dopo, quando tutti erano venuti a conoscenza della morte di 39 persone, dichiarò al giornalista RAI Franco Costa che di fronte a una tragedia di quel genere i festeggiamenti sportivi passavano in secondo piano. Anche Giampiero Boniperti, presidente bianconero, affermò che di fronte a quella situazione non era il caso di festeggiare la vittoria mentre il sindaco di Torino censurò l'esultanza nelle strade dei concittadini tifosi. Al di là delle polemiche e delle inevitabili prese di posizione, tutte legittime e motivate, da parte nostra non possiamo che sottolineare l'iniziativa e le sue finalità chiaramente positive. Mostra Multimediale (16 febbraio - 20 aprile 2014) in Villa Claretta Assandri, via La Salle 87, Grugliasco (TO). Da una idea e sentimento di Giampaolo Muliari, Direttore del Museo del Grande Torino e della Leggenda granata. Con la partecipazione di Domenico Beccaria, Presidente dell'Associazione Memoria Storica Granata, del Museo Virtuale Multimediale ww.saladellamemoriaheysel.it di Domenico Laudadio e di Francesco Caremani, giornalista e autore del libro "Heysel. Le verità di una strage annunciata". Consulenza e repertorio fotografico di Salvatore Giglio.

8 febbraio 2014

Fonte: Perotorino.it

   

Heysel e Superga, tragedie sorelle

Dal 16 febbraio al via la mostra al "Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata"

Dal 16 febbraio le porte del "Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata" si apriranno per una mostra legata a due tragedie che hanno segnato la storia di Torino e Juventus. Il nome dell'evento sarà "Settanta angeli in un unico cielo", dedicata a due disgrazie, Superga e l'Heysel. Sarà possibile visitare la mostra fino al 20 aprile al Museo del Toro, situato a Grugliasco in via La Salle 87. Come riportano gli organizzatori, "è un invito a guardare queste tragedie, così diverse e lontane, con gli stessi occhi e lo stesso cuore".  Il programma prevede un convegno inaugurale domenica 16 febbraio alle ore 9.30, nella sala consigliare del Comune di Grugliasco. Gli orari in cui si potrà visitare la mostra sono il sabato dalle 14 alle 18 e la domenica dalle 10 alle 19.

4 febbraio 2014

Fonte: Toro.it

Settanta angeli

di Alessandro Ballesio

Questa non me la voglio proprio perdere. Immaginate insieme in una stanza, granata e juventini in silenzio e complicità, rapiti da immagini e documenti che riportano allo stesso dolore: il giorno, più o meno lontano che la passione si è trasformata in lutto. E in leggenda. Succederà presto: lo racconta Domenico Beccaria su Facebook. Nel suo Museo del Grande Torino e della Leggenda granata sarà allestita una mostra intitolata "Settanta Angeli in un unico Cielo"...  Ovvero: "Heysel e Superga, tragedie sorelle". E’ la prima volta che vengono accomunati i due drammi più profondi di Toro e Juve e in tutta onestà mi chiedo perché nessuno ci abbia mai pensato prima. Al di là di ogni retorica, preme ricordare certi cori al derby che da una parte e dall’altra, biecamente, ricordavano proprio i defunti del calcio torinese. Che sia l’occasione per redimerci (granata e gobbi) di fronte a tutti gli appassionati di calcio e non solo ? Lascio con l’annuncio di Beccaria: "Bene, Natale e Santo Stefano sono trascorsi, ma il clima sereno di questi giorni mi induce a lanciarvi qualche motivo di riflessione. Nei giorni scorsi, con Giampaolo Muliari, abbiamo iniziato a lavorare alla mostra che il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, in collaborazione con www.saladellamemoriaheysel inaugureranno il 16 febbraio. Settanta Angeli in un unico Cielo - Heysel e Superga, tragedie sorelle, questo il titolo della mostra, vuole innanzitutto fare riflettere sulla tragedia della morte, ricordare il rispetto per chi è caduto e obbligarci a rispettare innanzitutto la nostra umanità. Basta cori e striscioni beceri, basta trincerarsi dietro la scusa puerile "ma loro lo fanno"...  Facciamo tutti un passo avanti, verso la civiltà e la ragione, verso il rispetto e l'onore. Noi che sappiamo rispettare i morti, i nostri come quelli degli altri, siamo meglio di loro, quelli che magari indossando i nostri stessi colori, professando la nostra stessa fede, li offendono. Guardando alcune delle immagini di Bruxelles, mi sono sentito colpito profondamente. Vi chiedo di venire a visitare la mostra, dopo la sua apertura, per toccare con mano e capire. Dopo, nulla sarà più lo stesso".

6 gennaio 2014

Fonte: Quotidianocanavese.it

ESCLUSIVA TJ - Domenico Laudadio presenta la mostra:

"Settanta Angeli in un unico cielo Heysel e Superga,

tragedie sorelle" in programma a Grugliasco

di Christian Pravatà

Il 16 febbraio verrà inaugurata a Grugliasco una mostra speciale sulle tragedie di Superga e dell'Heysel. I microfoni di tuttojuve.commhanno raggiunto l'organizzatore dell'evento, Domenico Laudadio che ci ha spiegato questo emozionante progetto.hanno raggiunto l'organizzatore dell'evento, Domenico Laudadio che ci ha spiegato questo emozionante progetto. Dott. Laudadio, può illustrarci il programma della Mostra ?

"E’ intitolata "Settanta Angeli in un unico cielo Heysel e Superga, tragedie sorelle" e si svolgerà a Grugliasco dal 16 febbraio al 20 aprile 2014 nelle sale di Villa "Claretta Assandri" dove è ospitato dal 2008 il "Museo del Grande Torino". L’allestimento sarà a cura dell’ "Associazione memoria storica granata", presieduta da Domenico Beccaria. Il fotografo Salvatore Giglio, storico e valente professionista al seguito della Juventus, documenterà eccezionalmente la strage dell’Heysel con il suo materiale di repertorio, oscurando i volti delle vittime. Come dice il suo direttore, Giampaolo Muliari: "Il Museo di Grugliasco è una entità a parte. E’ un luogo di memoria, di cultura, di fratellanza sportiva".  Superga e l’Heysel sono virtualmente luoghi sacri e inviolabili nella memoria di tutti e abbiamo, quindi, pensato ad un gesto "forte", rivolgendoci alla comunità di tutti gli sportivi, rispondendo a quanti stuprano da tempo bestialmente la pietà e la dignità umana fuori e dentro gli stadi italiani.  Questa mostra non è un gemellaggio sportivo. L’intento del progetto multimediale è raccontare le 2 tragedie più grandi del calcio torinese fraternizzandone fra terra e cielo la memoria dei 70 caduti, pur riconoscendo immutabili e sacrosante le dinamiche antagonistiche e la rivalità dei rispettivi club. La mostra avrà accesso gratuito e sarà inaugurata da un convegno nella sala consiliare del Comune di Grugliasco con la speciale partecipazione del giornalista Francesco Caremani, autore del libro "HEYSEL - Le verità di una strage annunciata".

Da chi è partita l'idea di organizzare l'evento e quali sono stati i principali enti coinvolti ?

GiampaoloGiampaolo Muliari, direttore del Museo del Grande Torino, qualche mese fa si è molto commosso visitando le pagine del mio www.saladellamemoriaheysel.it e mi ha scritto una lettera molto toccante e vera. In estate mi ha proposto l’idea di questa mostra condivisa fra i nostri musei, con il benestare del Presidente Domenico Beccaria e dei soci dell’Associazione. Abbiamo pensato innanzitutto ai familiari delle vittime di Superga e di Bruxelles, invitandoli per iscritto con il dovuto tatto e pudore. Preventivamente sono state coinvolte anche le due società di calcio, ma soltanto il Torino si è reso disponibile al patrocinio mentre la Juventus si è limitata formalmente alla partecipazione se "invitata". Il Sindaco di Grugliasco ci ha offerto per il convegno ospitalità nella sala del consiglio comunale. Alla mostra sono invitati tutti, indistintamente e senza alcuna preclusione tutti saranno accolti e benvenuti".

Pensa che la Memoria di questi tragici eventi oggi sia ancora viva o la società odierna cerca sempre di lasciare le tragedie alle spalle ?

Viviamo questo tempo che non privilegia in nessun modo l’etica, figuriamoci la memoria storica. Non è un problema di "lasciarsi alle spalle", ma di sensibilità diffusa. Le persone non imparano più nulla dal passato, perché troppo concentrate a godere esasperatamente del profitto materiale del presente, ignorando anche ciò che potrebbero costruire per il loro futuro e quello dei figli. La società è fatta soprattutto di queste persone a cui manca un movente ideologico che trasfiguri moralmente la percezione della realtà, il senso ultimo delle cose e il valore della storia".

Giovedì 2 gennaio alcuni teppisti hanno preso di mira la sede dello Juve Club di Prato, scrivendo frasi ingiuriose : Le scritte variano da '-39', a 'Gobbi maiali', da 'Auguri Merdosi' a 'Gobbi Sudici', cosa pensa di queste persone e dei tifosi che alcune volte intonano allo stadio cori contro la strage dell'Heysel ?  

"Ciò che penso io non conta assolutamente niente rispetto a quello che può addolorare i familiari di quelle povere vittime innocenti. Sono quasi 29 anni che prosegue imperterrito questo ignobile vilipendio, sistematicamente ignorato e impunito dalle istituzioni del calcio. Non credo assolutamente in questa giustizia del mondo del pallone, ma nella vita, una ruota che gira vorticosamente per tutti... Alle superstars dell’infamia, do un consiglio: quando sputate in cielo ricordatevi che prima o dopo tutto ritorna, ma è molto più pesante"…

4 gennaio 2014

Fonte: Tuttojuve.com

Ora e per Sempre

di Domenico Laudadio

Reazioni contrarie e discordanti accolgono nel popolo granata e bianconero l’annuncio ufficiale della mostra-convegno del 16 febbraio 2014 a Grugliasco che oserà "affratellare" nel dolore e nella memoria, in risposta a chi le offende bipartisan, le tragedie di Superga e dell’Heysel.

Obiezione principe nelle due tifoserie torinesi, rispetto al titolo e al senso stesso della mostra condivisa, "la diversità" delle due tragedie, il fatto di non "assomigliarsi per niente". Un vincolo mentale di appartenenza che divide categoricamente i morti in "nostri" e "loro", come se ciascuno ne fosse proprietario esclusivo in luogo degli unici legittimati, i loro familiari. Quelli che onorano "soltanto gli invincibili" e che rinfacciano all’altra sponda del Po lo scandalo dei festeggiamenti per "la coppa di sangue" e quel rigore fuori area su Boniek, come se i morti di Bruxelles ne avessero la colpa.  Quelli del "mai mischiarsi con loro, ognuno a casa propria", quelli del "lodevole iniziativa, ma…", quelli di "una è colpa del fato, l’altra si poteva e doveva evitare". Oppure: "La forzatura di due fatti profondamente agli antipodi", "due vicende non paragonabili e non condivisibili", "le colpe sono dei vivi che dovrebbero semmai restituire quella coppa". O ancora: "C’è dell’altro sotto questa mostra", "solo ipocrisia, tanto non cambierà niente", "il perbenismo che vuole riappacificare due tifoserie che non saranno mai in pace fra loro, un volemossebbene". "Iniziativa falsa e buonista, patetica e servile". "Mai con quelle merde, mai in quel covo di vipere". E via, via, discorrendo… Lo sapevamo. Lo dissi subito a Giampaolo Muliari, Direttore del Museo del Grande Torino, facendo la parte dell’avvocato del diavolo quando mi scrisse in privato proponendomi di realizzare questo progetto, che avremmo percorso un terreno minato e che guerra e pace avrebbero passeggiato a braccetto per il Valentino. Ma il sasso nello stagno oramai è stato tirato… Sondiamo, quindi, inesorabilmente le profondità dell’animo umano, gli abissi di un preconcetto di parte e di comodo, stanando quelli che si nutrono soltanto di odio e di rancore o di ragioni puerili difronte alla familiarità naturale della morte nel genere umano, dialogando in futuro soltanto con gli altri. Perché mai sorelle ? Innanzi tutto per quella parentela strettissima che ci accomuna in ogni lacrima versata a causa di un’improvvisazione prematura della signora delle tenebre che non guarderà mai il sesso, l’età, il colore della pelle o delle sciarpe degli uomini. Entrambe hanno abitato nello stesso appartamento, quello del calcio, nel condominio dello sport italiano. Fatalità un aereo che cadde, ma non di meno il destino segnato di quanti nello stritolamento e nel soffocamento sfuggivano terrorizzati all’assalto di un’orda di barbari d’oltremanica. La morte non va tanto per il sottile, non si avventura in disquisizioni accademiche separando il bene dal male, non snocciola arzigogolati teoremi astrusi di comparazione fra le sue azioni, filosofeggiando sull’insieme scenografico dei personaggi in cerca d’autore che la incontrano. La morte falcia e basta. I covoni del distinguo li fanno, poi, la storia e alcuni uomini. E poi chi l’ha detto che due sorelle si devono assomigliare per forza ? Non è stato mai scritto di tragedie gemelle… Potrebbero essere figlie adottive o avere in comune giusto uno dei genitori.

E nella drammaticità dell’epilogo questi è certamente il muro che sotto alla Basilica di Superga in uno schianto frantuma e incenerisce una leggenda e che a Bruxelles, invece, collassa travolto dal peso infernale di centinaia di oppressi braccati dalle belve rosse. Disteso in terra, sul colle come sugli spalti, il raccolto di un martirio precoce. Sciagure del calcio e per il calcio, con un marchio di crudeltà per tatuaggio. E cambia veramente poco se la dinamica fu altra, non importa se qualcuno ha molto mitizzato, altri volontariamente dimenticato, se "loro", "se noi"… Io dico a tutti: "Se vuoi…". Non mi permetto di obbligare o, peggio, di giudicare nessuno se non crede o se non viene a questa mostra. Vorrei soltanto esprimere questo pensiero, perché è stato il primo insegnamento dato a mio figlio quando si è affezionato ai colori della mia squadra del cuore: se non riconosciamo l'avversario come tale, ma lo consideriamo al pari di un nemico che attenta alla nostra stessa esistenza, non abbiamo il diritto di pretendere il riconoscimento stesso della nostra bandiera. Davanti al sudario del dolore non ci sono colori degni o indegni, soltanto lacrime e condivisione solidale in nome della stessa natura di cui siamo tutti tifosi, almeno si spera, l'uomo. Ho letto fin troppe parole e insulti ancor peggiori delle parole. I morti di Superga e dell'Heysel indossano in cielo il vestito della festa mentre noi ci accapigliamo per i luridi cenci di una partita di calcio e parliamo tutti il linguaggio degli sconfitti. "Lo sport affratella" dice spesso il mio amico Giampaolo Muliari. Insultiamoci pure allo stadio, nei limiti, ma davanti ad una lapide dove è stato versato sangue innocente, MEMORIA, ONORE e SILENZIO. Chiunque voglia far prevalere le sue piccole tesi, rivalse e frustrazioni è complice della vergogna del prossimo striscione in qualunque latitudine. E vi aggiungo, traendone prezioso insegnamento, le parole di Domenico Beccaria, Presidente dell’Associazione Storica Granata: "Proprio perché morti, non esistono i nostri e i loro. Esiste il rispetto verso vite tragicamente spezzate nel comune denominatore dello sport, che dovrebbe essere motivo di fratellanza e gioia, non di odio e offesa. Unire le due tragedie in una sola mostra è il modo più forte di costringere la gente a riflettere e capire. Se iniziamo a fare dei distinguo tra morti e morti, ci mettiamo al livello delle bestie che fanno i cori e gli striscioni. Né più, ne’ meno. Se qualcuno fa un aeroplano sbaglia, se qualcuno canta sull'Heysel sbaglia, se qualcuno fa classifiche tra i morti e il dolore, sbaglia. Senza se e senza ma. Il dolore ci accomuna e il rispetto. Basta cori e striscioni beceri, basta trincerarsi dietro la scusa puerile "ma loro lo fanno". Facciamo tutti un passo avanti, verso la civiltà e la ragione, verso il rispetto e l'onore. Noi che sappiamo rispettare i morti, i nostri come quelli degli altri, siamo meglio di loro, quelli che magari indossando i nostri stessi colori, professando la nostra stessa fede, li offendono. Guardando alcune delle immagini di Bruxelles, mi sono sentito colpito profondamente. Vi chiedo di venire a visitare la mostra, dopo la sua apertura, per toccare con mano e capire. Dopo, nulla sarà più lo stesso".E vi aggiungo, traendone prezioso insegnamento, le parole di Domenico Beccaria, Presidente dell’Associazione Storica Granata: "Proprio perché morti, non esistono i nostri e i loro. Esiste il rispetto verso vite tragicamente spezzate nel comune denominatore dello sport, che dovrebbe essere motivo di fratellanza e gioia, non di odio e offesa. Unire le due tragedie in una sola mostra è il modo più forte di costringere la gente a riflettere e capire. Se iniziamo a fare dei distinguo tra morti e morti, ci mettiamo al livello delle bestie che fanno i cori e gli striscioni. Né più, ne’ meno. Se qualcuno fa un aeroplano sbaglia, se qualcuno canta sull'Heysel sbaglia, se qualcuno fa classifiche tra i morti e il dolore, sbaglia. Senza se e senza ma. Il dolore ci accomuna e il rispetto. Basta cori e striscioni beceri, basta trincerarsi dietro la scusa puerile "ma loro lo fanno". Facciamo tutti un passo avanti, verso la civiltà e la ragione, verso il rispetto e l'onore. Noi che sappiamo rispettare i morti, i nostri come quelli degli altri, siamo meglio di loro, quelli che magari indossando i nostri stessi colori, professando la nostra stessa fede, li offendono. Guardando alcune delle immagini di Bruxelles, mi sono sentito colpito profondamente. Vi chiedo di venire a visitare la mostra, dopo la sua apertura, per toccare con mano e capire. Dopo, nulla sarà più lo stesso".

1 gennaio 2014

Fonte: Saladellamemoriaheysel.it

Lo sport non divide, affratella e i veri tifosi lo sanno

di Elena Rossin

L’etica e il valore dello sport non sono solo bei concetti. A febbraio una mostra per ricordare la tragedia di Superga e la strage dell’Heysel.

Si parla tanto dell’etica e del valore dello sport e spesso però non si va oltre alle parole, ma ciclicamente qualcuno c’è che prova con i fatti a dimostrare che lo sport non è solo vincere o perdere, essere più forti o più deboli. Nel mese di febbraio una mostra cercherà di affratellare due grandi lutti che hanno colpito il calcio torinese: la tragedia di Superga che il 4 maggio 1949 vide perire la squadra del Grande Torino con i suoi accompagnatori, i membri dell’equipaggio aereo e tre giornalisti e la strage dell’Heysel che il 29 maggio 1985 vide morire trentanove persone, di cui trentadue tifosi della Juventus, e altre seicento rimasero ferite. Iniziative di questo tipo non sono facili da organizzare e soprattutto non vengono sempre capite da tutti e quindi prendendo spunto dalla mail che ha scritto Giampaolo Muliari, direttore del Museo del Toro, ai soci dell’Associazione Memoria Storica Granata in quest’ultimo giorno del 2013 dedicare qualche minuto a riflettere può essere un modo, piccolo e semplice, per dare significato e valore allo sport e nel caso particolare al calcio. "Cari amici e care amiche, ho pensato di rivolgermi a voi per un doveroso pensiero che riguarda una nostra prossima iniziativa museale, dedicata alle tragedie di Superga e dell’Heysel.  L’idea di questa mostra è nata dopo aver visionato il sito di Domenico Laudadio (www.saladellamemoriaheysel.it, appena potete visitatelo) che ci ha fatto capire alcuni aspetti a noi sconosciuti, almeno a me. Il famoso settore Z, quello oggetto del massacro, era occupato da famiglie. Gli ultras bianconeri erano da tutt’altra parte. Ad alcune famiglie abbiamo inoltrato in questi giorni una lettera di invito, scriverla è stato molto difficile. Siamo entrati nelle loro case e nel loro dolore in punta di piedi, soppesando ogni singola parola per la paura di turbare i loro sentimenti. Le risposte, fino ad ora, sono state tutte positive, grazie al cielo. Non potete immaginare la difficoltà a mettere in piedi una mostra simile. Oltre ai familiari abbiamo ritenuto doveroso chiedere un coinvolgimento preventivo delle due società, granata e bianconera, ebbene abbiamo ottenuto la disponibilità del Torino, mentre la Juventus si è invece defilata, negandoci il patrocinio e ogni tipo si sostegno o coinvolgimento e limitandosi a dare una disponibilità formale a partecipare se invitata. Questa mostra non è un gemellaggio sportivo. Con Domenico Laudadio e Francesco Caremani (autore del libro "Le verità sull’Heysel") continuerà a dividerci una sacrosanta rivalità sportiva, ma questo non ci deve impedire di poterci incontrare nella comune memoria dei propri caduti che meritano un ricordo e un rispetto comune. Comprendo la difficoltà (spero solo iniziale) per alcuni o molti di voi a capire e condividere lo spirito di questa iniziativa. A chi è dubbioso ma rispettoso della decisione presa di allestire questa mostra, decisione come tutti ricordate presa in un’assemblea aperta, rivolgo il mio grazie per questo impegno. A tutti, comunque, ricordo lo spirito del nostro Museo: non siamo allo stadio, né tantomeno in curva, con tutto il rispetto sia chiaro. Il Museo è una entità a parte. E’ un luogo di memoria, di cultura, di fratellanza sportiva. All’ingresso, infatti, abbiamo volutamente inserito la frase "Lo sport non divide, affratella" che è lì fin dal primo giorno, 22 aprile 2008. E’ una frase non di bellezza ma di sostanza, non dimentichiamolo mai. Quest'estate io e il presidente Domenico Beccaria abbiamo visitato il  Museo del Benfica e tra le altre cose c’è rimasta impressa favorevolmente una loro idea che cercheremo di fare nostra se non in questo (per ragioni di spazio …) nel nuovo Museo che verrà (lo speriamo fortemente). Le pareti al fondo sono tappezzate da tutti i nomi delle squadre affrontate dal Benfica nella sua secolare storia sportiva, il tutto accompagnato da una frase emblematica il cui senso è questo: "senza di loro la nostra storia non sarebbe mai stata scritta". Sarebbe bello riproporre questa idea anche nel nostro Museo e in tal caso cosa facciamo, omettiamo il nome Juventus ? Sarebbe ridicolo, ci comporteremmo in modo puerile. Nel Museo della Juventus non vi è alcun riferimento che sia uno al Toro, alla sua storia, alle sue tragedie, come se vivessimo sulla luna. Noi siamo altra cosa e questa mostra servirà a dimostralo e a ricordarlo. Ecco cari amici, ho pensato di rivolgermi a voi con questi pensieri, scritti anche con il peso e l’amarezza di aver letto e ricevuto messaggi offensivi, quasi diffamatori, del tipo che approfittiamo di queste cose per far cassa. Siamo al delirio soprattutto quando penso a noi, al nostro spirito di totale gratuità che ci ha sempre accompagnato fin dal primo giorno. Non potete immaginare quanto ne stia soffrendo, purtroppo ho un carattere così. Facciamo squadra e remiamo uniti, almeno tra di noi, e speriamo che siano in tanti a condividere questo difficile, ma necessario cammino di riflessione. Un abbraccio con i migliori auguri di un sereno e felice anno nuovo". Giampaolo Muliari

31 dicembre 2013

Fonte: Torinogranata.it

Heysel e Superga, 70 angeli in un cielo solo

di Diego Fornero

Una mostra celebrerà i caduti della strage dell'Heysel, così come gli Invincibili di Superga, al Museo del Grande Torino.

Iniziativa decisamente innovativa quella che si vedrà la luce, con inaugurazione il prossimo 16 febbraio, al Museo del Grande Torino e della leggenda granata di Villa Claretta a Grugliasco. In collaborazione con la "Sala della memoria - Heysel", infatti, i responsabili del Museo, Giampaolo Muliari e Domenico Beccaria, ospiteranno la mostra "Settanta angeli in un unico cielo - Heysel e Superga, tragedie gemelle". E' lo stesso Beccaria a presentare l'iniziativa, con questo breve comunicato: "Questo sarà il titolo della mostra, che vuole innanzitutto fare riflettere sulla tragedia della morte, ricordare il rispetto per chi è caduto e obbligarci a rispettare innanzitutto la nostra umanità. Basta cori e striscioni beceri, basta trincerarsi dietro la scusa puerile "ma loro lo fanno". Facciamo tutti un passo avanti, verso la civiltà e la ragione, verso il rispetto e l'onore. Noi che sappiamo rispettare i morti, i nostri come quelli degli altri, siamo meglio di loro, quelli che magari indossando i nostri stessi colori, professando la nostra stessa fede, li offendono. Guardando alcune delle immagini di Bruxelles, mi sono sentito colpito profondamente. Vi chiedo di venire a visitare la mostra, dopo la sua apertura, per toccare con mano e capire. Dopo, nulla sarà più lo stesso". Un'iniziativa, in un certo senso, persino storica, sicuramente lodevole, che non mancherà di far parlare di sé. Attendiamo curiosamente l'inaugurazione per assistervi di persona...

27 dicembre 2013

Fonte: Toronews.net

Heysel e Superga, la morte non ha colore

Dal 16 febbraio, al via la mostra che ricorda le vittime delle due tragedie

Dal 16 febbraio al via la mostra "Settanta angeli in un unico cielo - Heysel e Superga, tragedie sorelle" al Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata. L'evento è dedicato alle vittime che hanno perso la vita nelle tragedie che hanno colpito le due squadre di Torino: gli Invincibili granata e i tifosi bianconeri a Bruxelles durante Liverpool-Juventus. La mostra è stata organizzata dal Museo del Grande Torino, in collaborazione con il portale saladellamemoriaheysel.it ed è volta al ricordo e alla riflessione sulla morte. Perché, nonostante l'accesa rivalità, il messaggio degli organizzatori è che il lutto non ha colori.

27 dicembre 2013

Fonte: Toro.it

Grugliasco, 16 febbraio - 20 aprile 2014

Mostra al Museo del Grande Torino e della leggenda granata

"Settanta Angeli in un unico cielo

Heysel e Superga, tragedie sorelle"

Mostra e Convegno a cura del Museo del Grande Torino e della leggenda granata e del Museo Virtuale Multimediale www.saladellamemoriaheysel.it con la partecipazione di Francesco Caremani, giornalista e autore del libro "HEYSEL - Le verità di una strage annunciata".

Il valore della memoria è un patrimonio individuale, familiare e sociale da condividere collettivamente. La storia si tramanda di padre in figlio, di generazione in generazione, direttamente ai popoli che ne ricevono il testimone, in viaggio non soltanto nel proprio tempo. Un museo è il percorso suggestivo di un racconto, se pur doloroso, unto dal crisma del mito. Anche certe tragedie dello sport possono essere narrate con devozione e tenerezza trasmettendo semplicemente la verità. Tutte le sciagure, pur con modalità e responsabilità differenti, sono naturalmente imparentate fra loro, essendo partorite dalla stessa madre, la morte. E proprio in ragione di questa affine familiarità nel dolore esigono da chiunque il dovuto silente rispetto e gli onori della memoria. Talvolta, però, l’imbarbarimento di alcuni presunti tifosi profana ignobilmente in atti riprovevoli questa comunione spirituale, offendendo con crudeltà le vittime ed i loro familiari. Proprio in virtù di queste ragioni Superga e l’Heysel sono virtualmente luoghi sacri ed inviolabili nella memoria di tutti, "tragedie sorelle". Abbiamo, quindi, pensato di compiere insieme un gesto "forte", rivolgendoci alla comunità di tutti gli sportivi, rispondendo a quanti stuprano da tempo bestialmente la pietà e la dignità umana. Il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata ed il Museo Virtuale Multimediale www.saladellamemoriaheysel.it  scambieranno il proprio logo sui rispettivi siti istituzionali e organizzeranno insieme il 16/2/2014 presso il Museo del Grande Torino di Villa Claretta Assandri a Grugliasco una mostra intitolata: "Settanta Angeli in un unico cielo - Heysel e Superga, tragedie sorelle". Importante precisare, al bando di retorica e ipocrisia, in particolare alle tifoserie di Torino e Juventus, che l’intento comune di entrambi i Musei sarà esclusivamente quello di fraternizzare fra terra e cielo la memoria dei propri caduti, pur riconoscendo e riaffermando le immutabili e sacrosante dinamiche antagonistiche della storica rivalità tra i propri due clubs.

25 dicembre 2013

"Lo Sport non divide, affratella"

Giampaolo Muliari (Direttore Museo del Grande Torino e della leggenda granata)

Domenico Laudadio (Custode www.saladellamemoriaheysel.it)

Domenico Beccaria (Presidente Associazione Memoria Storica Granata)

Fonte: Saladellamemoriaheysel.it

Il Direttore del Museo del Grande Torino presenta la mostra

"Settanta Angeli in un unico cielo

Heysel e Superga, tragedie sorelle"

..."Ho lasciato volutamente per ultima la mostra che inaugureremo a febbraio. Una mostra particolare, direi unica nel suo genere. È dedicata alle tragedie sorelle dell'Heysel (1985) e di Superga (1949) e avrà come titolo "Settanta angeli in un unico cielo". Troppo spesso le barbarie dei tifosi hanno preso di mira queste due tragedie, offendendone e umiliandone le memorie. Lo scorso anno, in modo del tutto casuale, ho avuto modo di visitare un museo virtuale dedicato alle vittime dell'Heysel, ideato e curato con amorevole passione da Domenico Laudadio. Fino a quel giorno la mia conoscenza su questo terribile avvenimento era piuttosto scarsa. La visione del sito è stata folgorante. Ho avuto modo di scoprire storie umane fino ad allora sconosciute. Mi sono lasciato coinvolgere dall'angoscia di sguardi impressi su fotografie dure come pietre. Mentre le guardavo pensavo a loro non come tifosi bianconeri a noi rivali ma come persone care e li ho sentiti una parte di me, come fratelli. Mi sono convinto di una cosa: se tutti avessero modo di visitare questo sito sono certo che proverebbero questi stessi fraterni sentimenti. Non ho dubbi e lo stesso vale per ogni altra tragedia. Ringrazierò sempre Domenico (Mimmo) Laudadio per questa opportunità di riflessione. Il sito è documentatissimo e invito tutti a una attenta visita, ecco l'indirizzo: www.saladellamemoriaheysel.it. Ad agosto ho confidato a Mecu l'idea della mostra trovando piena e totale condivisione di pensiero e spirito. Mecu, tra l'altro, si era già pubblicamente espresso con un ricordo affettuoso verso le vittime dell'Heysel. L'idea della mostra comune è stata immediatamente accolta anche da Mimmo con lo stesso cuore, con lo stesso spirito di fraterna condivisione. Poi ovviamente, resta intatta la rivalità sportiva. Altrettanto sacra, indiscutibile, direi necessaria. Noi tiferemo sempre Toro e Mimmo tiferà sempre Juve ma ci sono momenti e situazioni dove tutti insieme ci possiamo ritrovare, oltre le nostre bandiere, in un unico cielo".

Settembre 2013

Fonte: Il Trombettiere del Filadelfia (Pubblicazione Mensile)

Bruxelles 29.05.1985 Superga 4.05.1949 
In Memoria e Onore

Rocco Acerra   Arnaldo Agnisetta  Valerio Bacigalupo

Aldo Ballarin   Dino Ballarin   Bruno Balli

Cesare Biancardi   Andrea Bonaiuti   Émile Bongiorni

Alfons Bos    Giancarlo Bruschera    Renato Casalbore

Eusebio Castigliano    Andrea Casùla    Giovanni Casùla

Luigi Cavallero    Nino Cerullo    Willy Chielens

Ippolito Civalleri   Giuseppina Conti   Ottavio Cortina

Dirk Daeninckx    Celeste D’Inca    Egri Erbstein

Dionisio Fabbro    Rubens Fadini   Jaques François

Guglielmo Gabetto   Eugenio Gagliano    Francesco Galli

Giancarlo Gonnelli    Ruggero Grava    Giuseppe Grezar

Alberto Guarini   Giovacchino Landini   Leslie Lievesley

Ezio Loik    Roberto Lorentini    Barbara Lusci

Virgilio Maroso    Danilo Martelli    Franco Martelli

Gianni Mastroiaco    Sergio Bastino Mazzino

Valentino Mazzola    Romeo Menti   Pierluigi Meroni

Loris Messore   Piero Operto  Franco Ossola

Antonio Pangrazi   Luciano Rocco Papaluca    Luigi Pidone

Benito Pistolato    Patrick Radcliffe    Domenico Ragazzi

Antonio Ragnanese   Mario Rigamonti    Claude Robert

Mario Ronchi   Domenico Russo    Tarcisio Salvi

Gianfranco Sarto    Julius Schubert    Mario Spanu

Amedeo Giuseppe Spolaore    Renato Tosatti

Tarcisio Venturin    Jean Michel Walla    Claudio Zavaroni


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