Le indagini
DAL NOSTRO INVIATO
SALERNO - Gli interrogatori
continuano, ma finora non ci
sono grosse novità nelle
indagini avviate dopo l’incendio
appiccato al treno dei tifosi
della Salernitana, lunedì
mattina. "Abbiamo ascoltato
tante persone che erano su quel
convoglio, raccogliendo tutte le
informazioni, anche le più vaghe
che possano aiutarci a
individuare i responsabili di
quest’atto criminale", ha detto
il Procuratore capo di Salerno,
Gelsomino Cornetta. "Stiamo
acquisendo anche diversi
filmati, ma al momento non c’è
stato nessun fermo. Spero che
chiunque sia in grado di darci
qualche indicazione si faccia
avanti. Purtroppo, non c’è
collaborazione da parte della
gente". I responsabili
dell’eccidio sul treno saranno
accusati di omicidio plurimo,
incendio e disastro ferroviario.
"Se verranno accertate omissioni
a livello istituzionale, anche
quelle saranno perseguite. Al
momento, comunque, non ce ne
sono". Pare, tuttavia, che
quella degli inquirenti sia
soltanto una strategia per
creare un clima di distensione.
In realtà, avrebbero già
individuato alcuni dei presunti
responsabili. Gli stessi
inquirenti hanno ascoltato
nuovamente Andrea De Marino (27
anni), il giovane che era stato
ricoverato all’ospedale di San
Leonardo per la mano destra
dilaniata. Un incidente che
sarebbe stato provocato dallo
scoppio di materiale esplosivo
(un petardo o una bomba carta).
Una diagnosi che se dovesse
essere confermata aprirebbe un
nuovo capitolo sul fronte delle
indagini.
26 maggio 1999
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
"Rompete l’omertà"
Il magistrato: non si
può tacere davanti a 4 morti
di Mariella Cirillo
SALERNO - Chi ha visto,
tace. Nonostante la morte di
quattro ragazzi, il rogo e le
follie che l'hanno preceduto,
gli inquirenti si scontrano con
un muro di omertà. Il
procuratore di Salerno,
Gelsomino Cornetta, non nasconde
l'amarezza per i silenzi che
stanno rendendo difficili le
indagini: "Non abbiamo trovato
la minima collaborazione -
denuncia - e la città non si
merita questo. Nessuno di coloro
che viaggiavano su quel treno
sostiene di aver visto
qualcosa". Il magistrato cerca
di scuotere le coscienze dei
tifosi che hanno partecipato
alla trasferta, di quelli che
"girano la testa dall'altra
parte", dei testimoni che non si
sentono in dovere di parlare, di
dire tutta la verità: "I
genitori - ammonisce - devono
spingere i figli a parlare
perché senza il loro aiuto non
possiamo prendere i
responsabili". Nel giorno del
dolore c'è un motivo di
tristezza in più: neppure il
lutto induce coloro che
viaggiavano sul convoglio
distrutto dalle Fiamme e dai
vandalismi a collaborare con gli
investigatori. E, se per ora non
ci sono giustificazioni
ufficiali degli scalmanati che
si sono abbandonati alle
violenze, se non è ancora
possibile procedere al fermo dei
sospetti, un motivo c'è: la
solidarietà del tifo prevale sul
dovere di fare giustizia, la
paura di essere coinvolti cuce
le bocche. "Abbiamo bisogno che
qualcuno ci aiuti - spiega il
procuratore - parlando e
offrendo una collaborazione
fattiva alle indagini. Se
qualcuno ha elementi utili, ma
anche una foto, una
videocassetta, li faccia
arrivare agli inquirenti". La
difficoltà di chiudere il
cerchio attorno al gruppetto di
teppisti che per tutto il
viaggio ha guidato i raid nelle
stazioni lungo la Penisola, ed
ha poi appiccato il fuoco, pare
proprio legata alla mancanza di
testimonianze dirette. Gli
investigatori hanno individuato
in una decina di ragazzi tra i
14 ed i 18 anni (forse in parte
già identificati) la gang di
ultrà minorenni che si è
abbandonata ai vandalismi e che
avrebbe avuto un ruolo di
protagonista nei disordini e nel
rogo. Gli inquirenti pensano che
il gruppo di scalmanati
intendesse arrivare in stazione
con il treno in fiamme, magari
per sfuggire alla polizia ed ai
suoi eventuali tentativi di
bloccare i responsabili degli
atti di teppismo. Per questo
avrebbero provato ad appiccare
il fuoco in almeno quattro
carrozze: la 4, la 5 (dove le
fiamme si sono poi sviluppate),
la 6 e la 8. Ma per dare corpo
ai sospetti e trasformare in
accuse pesanti - omicidio
plurimo colposo, disastro
ferroviario e incendio - le
indicazioni degli agenti della
Polfer presenti sul treno, c'è
bisogno di prove. E si fa sempre
più aspra la polemica
sull'organizzazione dei treni
speciali. Il segretario del
Siulp di Napoli non ha dubbi: le
scorte di polizia ai convogli
dei tifosi "sono improvvisate" e
gli agenti "vengono mandati allo
sbaraglio". Tre sono ancora
ricoverati nell'ospedale di
Salerno, anche se le loro
condizioni vanno migliorando.
26 Maggio 1999
Fonte: La Stampa
L’omertà "protegge" gli
ultrà incendiari
di Fabrizio Roncone
Appello del procuratore:
i genitori convincano i figli a
parlare. Hanno dato fuoco al
treno con degli accendini.
Ci sono gli identikit di
quattro ultrà della Salernitana
che, lunedì mattina, hanno
incendiato il quinto vagone del
treno speciale 1837. Molti
sopravvissuti hanno fornito
indicazioni importanti agli
agenti della polizia
scientifica: il taglio dei loro
occhi, la forma del naso, la
lunghezza dei capelli. E anche
l’età: molto bassa, almeno due
sarebbero minorenni. Quando però
gli agenti chiedono a questi
testimoni di riconoscere gli
assassini guardando quattro foto
- segnaletiche di giovani ultrà,
i cui volti somigliano
tremendamente a quelli disegnati
negli identikit, i testimoni
ammutoliscono. Non ricordano più
troppo bene. Sudano. Si
spazientiscono. Chiedono di
essere lasciati in pace. Il capo
della procura di Salerno,
Gelsomino Cornetta, parla di
"indagini frenate da un assoluto
clima di omertà". Fa riflessioni
gravi: "Su quel treno della
follia, incendiato da una
violenza gratuita ed estrema,
dove quattro giovani sono morti
bruciati, viaggiavano quasi
mille e cinquecento tifosi,
molti dei quali erano poco più
che ragazzi. Allora io mi
domando, domando ai loro
genitori: ma come si fa a
consentire che un ragazzino
attraversi l’Italia, da Salerno
a Piacenza, seminando terrore ?
È morale lasciargli questa
criminale libertà ? No, non lo
è. E allora, per favore: io
chiedo a questi genitori di
parlare con i loro figli, di convincerli
a uscir fuori dalla
logica del "branco" e di
raccontare ciò che hanno visto
lunedì mattina, tra le stazioni
di Nocera e Salerno". Gli
investigatori sono convinti che
gli identikit siano giusti:
somigliano talmente alle foto
segnaletiche di certi giovani
teppisti, che andrebbero ad
arrestarli subito. Ma non
possono: hanno bisogno di
testimonianze sicure. Di
qualcuno che dica: sì, è lui, è
quello della foto, è lui che
appiccava il fuoco. Certo però
agli investigatori può bastare
anche qualcosa d’altro: in
queste ore, sono in atto decine
di intercettazioni telefoniche e
ambientali. Almeno una
quindicina di giovani ultrà,
tutti appartenenti allo stesso
gruppo, vengono pedinati. È il
gruppo che, secondo
un’attendibile ricostruzione del
tragico viaggio di ritorno, da
Piacenza a Salerno, e passando
per le stazioni di Reggio
Emilia, Bologna, Firenze, Roma e
Napoli, ha alimentato tafferugli
e provocato devastazioni. Fino
alla stazione di Nocera. Dove la
sosta non era prevista, ma dove
il treno è stato bloccato con il
freno di emergenza. "A questo
punto del loro terrificante
viaggio - spiega il questore di
Salerno, Rocco Marazzita - i
tifosi, o meglio, quelli che
abbiamo quasi individuato, hanno
deciso d’incendiare il treno.
Hanno intuito che li stavamo
aspettando alla stazione di
Salerno: e hanno pensato che,
giungendo con il convoglio in
fiamme, avrebbero avuto maggiori
possibilità di fuga". Dice
proprio così, il questore: gli
ultrà non volevano bruciare solo
il vagone numero 5, ma tutto il
convoglio. "È molto probabile -
spiega un investigatore - che
abbiano usato semplici
accendini. Prima fuoco alle
tendine, poi ai rotoli di carta
igienica. Un lavoro folle e
meticoloso: camminando, un
vagone dopo l’altro". Tracce di
incendio sono state trovate
anche nei bagni del vagone
numero 4 e in quelli del numero
6. Due sedili risultano poi
bruciati nel vagone numero 8. Il
vagone numero 5 aveva però tutti
i finestrini infranti: tutti,
non uno era stato lasciato
intatto dai suoi giovani e
scellerati passeggeri. Il vento,
impetuoso, ha alimentato così le
fiamme. C’è circa un chilometro
di ferrovia tra la stazione di
Nocera e l’inizio della galleria
di Santa Lucia. Quando il treno
speciale 1837 l’ha imboccata,
già le fiamme nel vagone numero
5 erano incontrollabili. Poi
qualcuno ha anche tirato, per
l’ennesima volta, il freno di
emergenza. La decisione dei due
macchinisti, di portare comunque
fuori il convoglio, è stata
saggia, eroica. Ma nel vagone
numero 5 già si moriva. Nel
panico. I corpi carbonizzati dei
cugini quindicenni Ciro Alfieri
e Vincenzo Lioi, e dei
ventitreenni Giuseppe Diodato e
Simone Vitale, sono stati
trovati uno sull’altro
nell’ultimo scompartimento del
vagone. Probabilmente, non sono
riusciti a unirsi al fiume di
ultrà in fuga nel corridoio.
L’autopsia sui loro corpi ha
stabilito che sono deceduti
tutti e 4 per aver inalato
"ossido di carbonio". Non sono
bruciati vivi.
26 Maggio 1999
Fonte: Il Corriere della Sera
La Procura conferma:
"C’è un’omertà mafiosa"
di Mimmo Malfitano
Le indagini sulla
criminale tragedia in cui sono
morti quattro giovani sono
frenate dai silenzi di chi ha
assistito all’accaduto. I
responsabili potrebbero essere
minorenni. Ieri in Questura c’è
stato un via vai di giovani, ma
i risultati scarseggiano:
soltanto due ragazzi avrebbero
accettato di collaborare e
soltanto due identikit sono
stati faticosamente approntati.
Il procuratore capo Cornetta:
"Omertà ? Sì, il concetto è
proprio quello".
DAL NOSTRO INVIATO
SALERNO - Gli inquirenti
lavorano intorno a due identikit
messi insieme faticosamente
durante gli interrogatori.
L’omertà riscontrata è
inquietante. Su circa trecento
giovani ascoltati, finora,
soltanto due ragazzi starebbero
collaborando con l’autorità
giudiziaria. Si tratta di
altrettanti minorenni sulle cui
generalità, naturalmente, gli
investigatori mantengono il più
stretto riserbo. Da un primo
esame fatto dopo tre giorni di
indagini, comunque, risulterebbe
che anche gli autori materiali
del disastro contino meno di 18
anni. Sono notizie
raccapriccianti quelle che
filtrano dal palazzo di
Giustizia. Indiscrezioni che
confermerebbero buona parte
delle ipotesi formulate poche
ore dopo l’incendio del treno
(in cui sono morti Simone
Vitale, Giuseppe Diodato,
Vincenzo Lioi e Ciro Alfieri)
che parlavano di un gesto
criminale organizzato da un
branco di giovani in preda
all’alcool e alla droga. Le
indagini, tuttavia, continuano,
a tappeto. Per tutta la giornata
di ieri, in Questura c’è stato
un via vai di giovani convocati
dagli inquirenti: sarebbero
stati tutti sul treno della
morte. Nessuno, però, è disposto
a collaborare con la giustizia.
Probabilmente anche per paura di
eventuali ritorsioni. Ma il
procuratore capo di Salerno,
Gelsomino Cornetta, manifesta un
moderato ottimismo. "In qualcuno
c’è la volontà di collaborare.
Ho sentito parlare di omertà
mafiosa. Sì, in effetti il
concetto è quello", ha spiegato
riferendosi al silenzio dietro
il quale si sono nascosti buona
parte dei ragazzi fin qui
ascoltati. Il suo appello
lanciato martedì mattina, col
quale invitava tutti i
salernitani a collaborare alle
indagini, finora non è stato
raccolto. "Siamo entrati in un
momento molto delicato - ha
continuato Cornetta. Perciò
chiedo a tutti di avere
comprensione. Al momento non
siamo in grado di fornire
informazioni utili. Risultati ?
No, finora di eclatanti non ce
ne sono stati. Qui non si indaga
soltanto sulla morte dei quattro
ragazzi, ma anche sulla
devastazione del treno, sui
danni provocati in tutte le
stazioni dove si è fermato o è
transitato il convoglio.
Indagini, quest’ultime, che
riguardano anche altre procure".
Per affrettare i tempi, è stato
creato un vero e proprio pool di
sostituti che affiancheranno il
pm Vincenzo Di Florio
a
cui è stato affidato
inizialmente il caso.
"Diventeranno tre nel giro di
qualche giorno", conferma
Cornetta. Qualche sviluppo,
comunque, si potrebbe avere
nelle prossime ore. I due
ragazzi che avrebbero scelto di
collaborare con gli inquirenti
starebbero fornendo buoni indizi
perché si giunga
all’identificazione dei
responsabili dell’atto
criminale. La polizia
scientifica valuterà anche i
filmati girati martedì, durante
i funerali dei quattro ragazzi
rimasti uccisi nel rogo. Non è
escluso che gli autori del folle
gesto abbiano presenziato anche
al rito che si è svolto nel
Duomo. Sia all’interno sia
all’esterno della chiesa hanno
operato agenti della Digos in
borghese, infiltrati in un
gruppo di ragazzi dalle teste
rapate tra i quali, secondo gli
inquirenti, potrebbero
nascondersi gli indiziati.
Un’inchiesta parallela è
scattata anche per scovare i
responsabili degli atti
vandalici che hanno provocato
ingenti danni sia al treno sia
nelle varie stazioni dove lo
stesso è transitato. Al di là
delle responsabilità penali, per
gli eventuali colpevoli scatterà
il provvedimento di divieto ad
assistere agli incontri di
calcio. Allo stato, solo per
Salerno e provincia, sono 77 le
persone per le quali vige il
provvedimento. Si tratta di 30
tifosi della Salernitana, 6
della Nocerina, 5 della
Battipagliese, 36 della Cavese.
Per sessantatré di essi, c’è
l’obbligo di presentarsi nei
commissariati competenti, trenta
minuti dopo l’inizio delle
partite. Sono provvedimenti
variabili, comunque, che possono
durare fino a un massimo di un
anno.
27 maggio 1999
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
A una svolta l'inchiesta
di Salerno sulla tragedia del
convoglio dei tifosi.
Baby ultras gli
incendiari del treno
Uno di loro, 15 anni,
sarebbe tra le vittime.
di Fulvio Milone
Inviato a SALERNO - Una
gang di minorenni, ultras in
erba che lunedì mattina hanno
messo a ferro e a fuoco la
carrozza numero cinque del treno
trasformandola in una trappola
mortale. Sì, gli assassini sono
poco più che bambini:
quattordici, al massimo quindici
anni. È questo lo scenario
disegnalo dagli investigatori a
caccia del gruppetto dei
teppisti responsabili del rogo
costato la vita a quattro
giovanissimi tifosi. Di alcuni
conoscono anche i nomi, ma non
hanno le prove per incastrarli.
Polizia e carabinieri, assieme
ai magistrati della procura,
stanno ricostituendo quel che è
accaduto nella carrozza numero
cinque. Senza escludere alcuna
ipotesi, neanche la più
inquietante e dolorosa: fra le
vittime potrebbe esservi anche
chi in quel lungo e infernale
viaggio da Piacenza ha
partecipato in qualche modo ai
raid e alle devastazioni del
convoglio, anche se non
necessariamente alla follia
finale, quella dell'incendio. Il
sospetto è legato agli identikit
elaborati dalla polizia grazie
alle descrizioni fatte da uno
dei tifosi scampati alla
tragedia. Poche ore dopo
l'incendio, ancora sotto choc,
ha detto agli uomini della
questura di non conoscere i nomi
degli ultras protagonisti delle
violenze, ma ne ha descritti
due. Gli investigatori hanno
confrontato gli identikit con
alcune foto scattate da agenti
in borghese durante incidenti
dentro e fuori dallo stadio, e
sono rimasti di sasso quando
hanno notato una somiglianza
piuttosto forte fra uno dei due
disegni e l'immagine di un
tifoso: era uno dei ragazzi
morti sul treno. Sospetti,
labili tracce che al momento non
trovano però conferme: il
ragazzo nella foto non è stato
infatti riconosciuto dal
testimone che pure aveva aiutato
la polizia a fare l'identikit.
Polizia e carabinieri non sono i
soli a cercare i responsabili
del rogo. C'è un'indagine
parallela e nascosta, quella
delle famiglie dei morti che
vogliono la verità. Una verità
che, come dicono gli inquirenti,
potrebbe salire presto a galla.
"L'inchiesta è entrata in una
fase delicatissima, c'è la
speranza che il muro di omertà
possa essere finalmente
incrinato", dice il capo della
procura salernitana, Gelsomino
Cornetta. Che aggiunge: "A
questo caso sta lavorando un
piccolo pool di magistrati". E
nel gruppo di lavoro c'è anche
un giudice minorile. Salerno sta
assistendo attonita e intimorita
agli effetti che questa brutta
storia sta avendo sulla città.
Non si è ancora spenta l'eco
delle urla, dei cori da stadio e
dei tafferugli che martedì hanno
scandito dentro e fuori dal
Duomo i funerali dei quattro
ragazzi morti nel rogo, e sono
ancora nitide le immagini del
corteo degli ultras che per
seguire i feretri fino al
cimitero ha paralizzato il
traffico. Sono colpi terribili,
questi, inferti ad una città che
in questi ultimi anni è riuscita
a creare un'immagine di sé
estremamente positiva. Grazie
all'impegno del sindaco Vincenzo
De Luca, certo, ma anche di una
borghesia che sa coniugare lo
spirito imprenditoriale con una
raffinata cultura. "Salerno è
prostrata e avvilita da una
tragedia che poteva colpire
ognuna delle millecinquecento
famiglie dei tifosi che si
trovavano sul trono partito da
Piacenza - spiega De Luca.
Purtroppo, da lunedì, nulla sarà
come prima: l'immagine che siamo
riusciti a creare con un
faticoso lavoro di anni si è
offuscata, la simpatia che
cominciava a circondare Salerno
rischia di svanire per quello
che è accaduto". Chi sa parli,
ripete il sindaco, e aggiunge:
"Bisogna trovare il coraggio di
denunciare i teppisti assassini
entrati in azione su quel treno,
e isolare quella parte del tifo
violento che in ogni città
d'Italia costituisce il brodo di
coltura della devianza, ma che
qui può avere torbide contiguità
anche con la camorra". La città,
ammette De Luca, ha paura delle
frange più violente della
tifoseria salernitana che
sfuggono completamente al
controllo dei club e a volte
degli stessi gruppi organizzati
degli ultras: "Sono cani
sciolti, corpi isolati in una
società che però li teme e li
subisce". Forse Salerno ha paura
di queste schegge impazzite del
tifo estremo anche perché non si
sente abbastanza tutelata. I
dati sugli hooligans individuati
e colpiti dal divieto di mettere
piede negli stadi indicano una
scarsa prevenzione del fenomeno:
i diffidati dalla polizia in
tutta la provincia sono solo 78,
30 dei quali risiedono a
Salerno. "C'è un interrogativo
che dobbiamo porci - conclude il
sindaco De Luca - davvero è
stato fatto tutto il possibile
per creare le condizioni per
prevenire tragedie come questa ?
Ma questa è una domanda che
sarebbe giusto fare in ogni
grande città".
27 maggio 1999
Fonte: La Stampa
In 20 nel branco del
rogo. Per nove pronte le manette
di Fulvio Milone
INVIATO a SALERNO - Le
manette potrebbero scattare da
un momento all'altro. I piromani
nel treno della morte erano
almeno venti, ragazzi che
urlavano e agitavano torce fatte
con fogli di giornali e
cartacce. I tifosi più giovani,
poco più che bambini,
terrorizzati, furono minacciati:
"Non una parola, altrimenti vi
ammazziamo". Secondo i piani del
branco di hooligans in gran
parte minorenni che occupavano
la quarta e la quinta carrozza,
il convoglio sarebbe dovuto
arrivare in fiamme nella
stazione di Salerno per
distogliere l'attenzione della
polizia che era in attesa per
identificare e arrestare gli
ultras più violenti che avevano
devastato i vagoni durante il
viaggio. È questa la
ricostruzione fatta dagli
inquirenti che indagano sulla
morte di quattro tifosi della
Salernitana sul treno
proveniente da Piacenza. Il muro
di omertà che nei giorni scorsi
ha avvolto la tragedia si è
finalmente incrinato. Polizia e
carabinieri hanno dalla loro le
dichiarazioni di tre ultras
minorenni, che hanno ammesso di
aver preso parte alle violenze.
Hanno chiamato in causa una
ventina di persone, sei delle
quali già identificate: a
incastrarle vi sarebbero anche
delle impronte rilevate sugli
oggetti risparmiati dal fuoco e
sequestrati dagli uomini della
questura sul vagone
semidistrutto dalle fiamme. E
prende sempre più corpo
l'ipotesi che tra gli incendiari
vi fosse anche una delle
vittime. Il sospetto è nato
quando gli uomini della questura
salernitana hanno confrontato un
identikit fatto sulla base delle
descrizioni di un testimone e la
foto segnaletica di un ultrà,
proprio una delle vittime del
rogo. La somiglianza era
fortissima. La procura della
repubblica che sta coordinando
le indagini ha deciso di
procedere con la massima cautela
ed arrivare agli arresti con il
minimo margine di errore:
vogliono riscontri sicuri per
non incorrere in un nuovo "caso
Avossa", dal cognome del liceale
di 18 anni accusato di aver
ferito il quarto uomo con una
bomba carta nello stadio Arechi,
durante la partita
Fiorentina-Grasshoppers, e
successivamente scagionato dal
giudice per le indagini
preliminari. "L'impunità è una
delle ragioni che favoriscono il
ripetersi di episodi come
l'incendio sul treno dei tifosi
della Salernitana, e per questo
occorre che i responsabili
vengano colpiti con severità". È
questo l'auspicio del
coordinatore della segreteria
dei Ds, Pietro Polena, giunto a
Salerno per esprimere il
cordoglio ai familiari dei
quattro ragazzi morti e alla
città. Il governo, ha aggiunto
Folena, "sta decidendo misure di
prevenzione, ma in quello che è
accaduto esistono responsabilità
più larghe di quelle
istituzionali". Il coordinatore
della segreteria dei Ds chiama
in causa le responsabilità
"della società italiana e del
grande business che ruota
attorno al mondo del calcio".
Per la prima volta, ieri, i
ragazzi della Rari Nantes
Salerno si sono allenati senza
Simone Vitale, il giovane
portiere della squadra di
pallanuoto ed ex ausiliario dei
vigili del fuoco morto nel
tentativo di soccorrere i suoi
compagni di viaggio sul treno
dei tifosi in fiamme. Non tutti
si sono presentati
all'allenamento in piscina: più
di un atleta non se l'è sentita
e chi si è tuffato in vasca lo
ha fatto senza allegria. Simone
Silvestri e Gennaro Iannicelli,
due pallanuotisti amici di
Simone, hanno lanciato un
appello: "La nostra speranza è
che coloro che sono stati
testimoni della tragedia trovino
il coraggio di recarsi dagli
inquirenti senza alcuna paura".
28 maggio 1999
Fonte: La Stampa
Salerno, interrogato
oggi il supertestimone del rogo
Indagini a tappeto
sull'incendio del treno che ha
fatto 4 vittime. Un ragazzo
avrebbe visto la "banda" in
azione.
SALERNO - Sono
continuati fino alla tarda
serata di ieri e sono ripresi
questa mattina, gli
interrogatori dei testimoni
convocati a proposito della
morte di quattro tifosi della
Salernitana, nel rogo della
carrozza cinque del treno
Piacenza-Salerno, lunedì scorso.
Oggi, in particolare, il
sostituto procuratore Filippo
Spiezia ha ascoltato a lungo,
nella stazione dei carabinieri
di Mercatello, un
"supertestimone", un ragazzo che
si sarebbe trovato nel vagone
del rogo. Il giovane avrebbe
raccontato i fatti ai quali ha
assistito, fornendo una lunga e
minuziosa ricostruzione
dell'accaduto. Inoltre, gli
investigatori stanno
confrontando tra loro tutte le
dichiarazioni finora rese da chi
ha assistito più o meno da
vicino all'attività di quella
che - sembra ormai accertato -
era una sorta di banda. Un
gruppo che, durante tutto il
viaggio di ritorno da Piacenza a
Salerno, avrebbe compiuto atti
di vandalismo. Si tratterebbe,
complessivamente, di 20-30
persone, per la maggior parte
giovanissimi. Una volta
esaurito, questo lavoro servirà
poi - almeno questa è la
speranza degli inquirenti - per
definire ruoli e responsabilità
dei singoli protagonisti della
vicenda. L'attività da svolgere
è, comunque, ancora consistente,
perché tantissime sono le
persone che, in qualche modo,
sono venute in contatto con la
banda di vandali. E non si può
escludere che al fianco di
questi protagonisti minorenni vi
siano stati anche adulti, che
potrebbero aver avuto un ruolo
importante nell'attuazione del
"piano", messo a punto durante
la lunga sosta del treno nella
stazione di Nocera Inferiore. E
cioè il progetto, poi
realizzato, di incendiare la
carrozza numero cinque. Inoltre
polizia, carabinieri e il pool
di magistrati coordinati dal
responsabile della procura
Salernitana, Gelsomino Cornetta,
stanno mettendo a confronto,
faccia a faccia, alcuni
testimoni; in certi casi ci sono
stati anche "riconoscimenti"
attraverso il sistema dello
specchio trasparente. Ma secondo
gli investigatori il lavoro da
fare sarà ancora lungo.
28 maggio 1999
Fonte: Repubblica.it
Quattro giovani sotto
accusa per l’incendio sui vagoni
di Paolo Russo
SALERNO - Quattro volti
sospetti. Quattro "teste
rasate". Ora non ci sono più
solo gli identikit da mostrare
ai testimoni. Ci sono quattro
giovani di cui gli inquirenti
conoscono storie e generalità.
Le loro dichiarazioni che "non
reggono". Quattro, tra cui due
minorenni. Sarebbero loro gli
incendiari del treno
Piacenza-Salerno, i più
esagitati di un "branco" formato
da almeno dieci giovani. Da ieri
sono alle strette, alcuni nella
caserma dei carabinieri, altri
nelle stanze della Digos: devono
essere riconosciuti da centinaia
di testimoni, tutti quelli che
erano a bordo del treno. Devono
essere riconosciuti, anche con
confronti, con le foto sugli
schedari, e per chi "non
ricorda" ecco anche i volti che
da martedì compaiono in due
identikit costruiti con l’aiuto
di un supertestimone, un giovane
di vent’anni che sta
collaborando e che potrebbe
anche già aver ammesso una parte
di responsabilità sue. Gli
indiziati non sono stati ancora
sottoposti a fermo, ma
rappresentano una svolta nelle
indagini. Sarebbero loro i più
violenti, quelli che hanno dato
fuoco alle tendine del treno
maledetto, alla carta igienica.
Quelli che hanno usato giornali
come torce, e che prima di
incendiare la carrozza numero 5,
hanno rotto decine di finestrini
con gli estintori in dotazione
al treno. Poi hanno gettato sui
binari anche quelli: nessuno li
avrebbe potuti più usare per
tentare di domare le fiamme
dall’interno. Quattro giovani e
nemmeno di Salerno, ma di alcuni
comuni a sud della città, della
Piana del Sele. Facevano parte
di una banda in preda
all’ossessione di distruggere
tutto, le stazioni e il treno su
cui viaggiavano in 1500. Dieci,
forse quindici tifosi dalle
teste rasate, tra cui molti
minorenni, avrebbero assediato
le 16 carrozze del convoglio
speciale 1837 Piacenza-Salerno
fino alla decisione finale:
incendiare i vagoni per evitare
che all’arrivo nella stazione al
capolinea del loro folle
viaggio, venissero arrestati. Le
indagini continuano nel massimo
riserbo, e non solo perché sono
coinvolti molti minorenni. Ci
sono ancora reticenze e omertà.
Ma la pista sembra ormai quella
giusta. Vicinissimi ai
responsabili. Ieri il capo dei
pm della procura salernitana
Gelsomino Cornetta ha
sottolineato come "il risultato
dell’indagine dipenda
dall’assoluta riservatezza
proprio in questa fase, la più
delicata". Nessun fermo, per
ora. Ma sia le dichiarazioni del
supertestimone, che gli
interrogatori e i "confronti" di
ieri, già durante la notte
avrebbero potuto indicare con
precisione almeno quattro dei
diretti responsabili della
strage. È
al
lavoro un pool di magistrati,
due della procura, e uno del
tribunale dei minori.
28 maggio 1999
Fonte: La Repubblica
Fra i sospetti due
minorenni. La procura: ci sono
altri responsabili. Inchiesta
federale su Perugia-Milan
Quattro fermi per il
rogo sul treno dei tifosi
Ultrà scatenati
assaltano e devastano la sala
stampa della Juve.
SALERNO - Sono scattati
nella notte i primi fermi per il
folle viaggio del treno dei
tifosi della Salernitana. Il
cerchio si è stretto attorno ad
un gruppetto di quattro amici,
quello che per gli investigatori
è la gang di scalmanati
responsabile dalla sciagura: il
più grande, (Omissis), ha
21 anni e fa il calzolaio in una
bottega. Con lui sono stati
fermati un altro ragazzo
maggiorenne, (Omissis), 18
anni, niente scuola né lavoro, e
due minorenni tra i 15 e i 16
anni. E la procura annuncia che
le indagini non si fermano qui.
Ieri a Torino un commando di
ultras juventini ha assaltato la
sala stampa dello Stadio
Comunale: vetri sfasciati,
tabelloni pubblicitari divelti,
sedie spaccate, una telecamera
rubata. E la Federcalcio ha
annunciato di aver aperto
un'indagine su Milan-Perugia.
30 maggio 1999
Fonte: La Stampa
Salerno: quattro in
manette per il rogo sul
convoglio, due sono minorenni
Treno dei tifosi, presi
gli incendiari
di Mariella Cirillo
L'accusa: omicidio
plurimo e disastro. La Procura:
le indagini non sono finite.
SALERNO - Hanno
partecipato ai raid e alle
violenze, alla sistematica
devastazione dei vagoni, alle
sassaiole. E a pochi metri da
casa hanno appiccato le fiamme
nella carrozza numero cinque, a
quella che si è trasformata in
una bara di fuoco per quattro
ragazzi come loro. Sono
giovanissimi, appartengono a
quella frangia di tifo ultrà che
viene definita senza mezzi
termini "incontrollabile": e
adesso devono fare i conti con
accuse pesantissime: omicidio
plurimo aggravato, disastro
ferroviario, incendio doloso.
Sono scattati nella notte i
primi fermi per il folle viaggio
del treno dei tifosi della
Salernitana. Il cerchio si è
stretto attorno ad un gruppetto
di quattro amici, quello che per
gli investigatori è la gang di
scalmanati responsabile dalla
sciagura: il più grande,
(Omissis), ha 21 anni e fa il
calzolaio in una bottega. Con
lui sono stati fermati un altro
ragazzo maggiorenne, (Omissis), 18 anni, niente scuola
né lavoro, e due minorenni tra i
15 e i 16 anni. I primi due
vivono a Pastena, un quartiere
popolare di Salerno, dove abita
anche uno dei due ragazzini,
mentre il quarto viene da un
paese della provincia. Tutti
sono incensurati, ma conosciuti
come ultrà, non inseriti in club
organizzati, gente che vive la
fede nei colori granata come una
sfida. Li avevano identificati
da giorni, ma gli inquirenti
hanno preferito acquisire prove
e ammissioni prima di procedere
ai fermi. In attesa delle
decisioni del gip, che deve
vagliare gli elementi
dell'accusa, i due maggiorenni
sono stati chiusi nel carcere di
Fuorni, mentre i due ragazzini
sono da ieri nel centro di prima
accoglienza per minori di Eboli.
Alcuni di loro avrebbero
confessato di aver partecipato
agli atti di vandalismo che
hanno preceduto la tragedia e
tra i fermati ci sarebbe anche
chi, con il freno di emergenza,
prima che divampasse il fuoco ha
bloccato il treno sotto la
galleria tra Nocera Inferiore e
la stazione di Salerno. A loro
gli investigatori sono giunti
anche grazie alle indicazioni di
altri ragazzi presenti sul treno
maledetto. Il muro di omertà si
è in parte infranto, ma in uno
stringato comunicato emesso ieri
dal procuratore Mino Cornetta e
dal procuratore del tribunale
dei minori Cataldo Paternoster
si sottolinea che i quattro
fermi non sono che "un primo
risultato di indagini delicate e
complesse". Della banda che si
abbandonò ai vandalismi e poi
appiccò il fuoco fanno parte
altri tifosi sul cui conto la
polizia sta lavorando, così come
si cercano tutti i ragazzi che
appiccarono focolai negli altri
vagoni. E se per monsignor
Antonio Riboldi occorre un
"pentimento pubblico" dei
quattro ragazzi fermati, per una
riflessione sul mondo del tifo e
le sue violenze "folli e
irragionevoli", Giovanni Vitale,
il giornalista sportivo papà di
Simone, morto con altri tre
ragazzi nel rogo del treno, usa
toni pacati e rifiuta l'idea di
vendetta. "Sono soddisfatto
perché gli inquirenti sono
riusciti a ricostruire la
dinamica della tragedia e ad
individuare i presunti colpevoli
- dice - ma non mi sento di
esprimere giudizi, di giudicare
prima ancora che il gip non
formalizzi gli arresti. Dopo
potrò affrontare, assieme ai
parenti degli altri tre ragazzi
il discorso giudiziario". Agli
amici di Simone ha chiesto di
raccontargli come suo figlio
abbia vissuto gli ultimi momenti
prima della fine: "Mi hanno
detto che Simone è stato
coraggioso - spiega il
giornalista che ha cercato di
aiutare i più giovani, i
ragazzini che avevano paura,
andando anche al di là delle sue
forze. Ne ero sicuro, perché
Simone aveva imparato dallo
sport e dall'esperienza come
ausiliario nei vigili del fuoco
ad essere leale e coraggioso".
30 maggio 1999
Fonte: La Stampa
SVOLTA NELLE INDAGINI
Quattro fermi per la
strage di Salerno
di Mimmo Malfitano
Tra i presunti
responsabili dell’incendio
scoppiato sul treno dei tifosi
ci sono anche due minorenni. I
quattro, che non fanno parte di
club organizzati, sono stati
prelevati nelle loro case
all’alba di ieri.
DAL NOSTRO INVIATO
SALERNO - Li hanno presi. In
tutto sono quattro, incensurati,
di famiglie modeste, ma
tranquille. Due sono
maggiorenni: (Omissis), 18 anni,
disoccupato, e (Omissis), 21 anni, calzolaio.
Quest’ultimo, secondo alcune
testimonianze, non è neanche
tifoso della Salernitana, ma
avrebbe partecipato alla
trasferta di Piacenza soltanto
perché coinvolto da amici. Gli
altri due sono minorenni, pare
studenti. Ad essi, i magistrati
contesteranno i reati di
disastro ferroviario, incendio
aggravato e omicidio plurimo
aggravato. Per il momento non si
può ipotizzare anche il reato di
associazione perché non ci sono
gli elementi. Sono loro, secondo
gli inquirenti, ad aver
provocato l’incendio sulla
quinta carrozza del treno dei
tifosi della Salernitana che è
costato la vita a quattro
giovani. Gli investigatori della
squadra mobile e della Digos li
hanno prelevati nelle loro case,
all’alba, ieri mattina, dopo
un’intera giornata e buona parte
della notte trascorse a mettere
insieme tutte le testimonianze
raccolte sin dal primo giorno.
Il cerchio è andato via via
stringendosi intorno a loro
grazie soprattutto alla
collaborazione di molte persone
presenti, lunedì, sul treno
della morte. Per i quattro (non
è escluso che si conoscano tra
di loro e che abbiano già fatto
altre trasferte insieme) è
scattato il fermo di polizia.
Adesso spetterà al gip Enrico
D’Auria stabilire, dopo
l’interrogatorio, se far
scattare l’arresto o
proscioglierli. Ma sarebbero
talmente dettagliate le prove
contro di loro che difficilmente
potranno evitare il
provvedimento restrittivo. La
decisione del gip, comunque,
dovrà essere comunicata entro le
48 ore e quindi nella giornata
di domani. Il blitz, dicevamo, è
scattato all’alba. Poco prima
delle 6 dalla Questura partono
alcune volanti dirette a
Pastena, il quartiere nella zona
orientale di Salerno, a un paio
di chilometri dallo stadio
Arechi. L’operazione è condotta
dalla squadra mobile e dalla
Digos insieme con la polizia
giudiziaria presso il Tribunale
per i minorenni. Dopo pochi
minuti gli agenti bussano alle
case dei quattro che stanno
ancora dormendo. Nessuno,
comunque, si mostra sorpreso
dinanzi al provvedimento di
fermo che gli viene notificato
dagli investigatori. (Omissis) e
(Omissis), i
maggiorenni, vengono trasferiti
nel carcere di Fuorni, mentre i
due minorenni (del primo si
conosce nome e cognome. Si
tratta di E.N., 17 anni. Del
secondo, invece, si sa soltanto
il cognome. Anch’egli, comunque,
ha 17 anni) vengono portati nel
centro di prima accoglienza a
disposizione dei magistrati.
"Non appartengono a nessun club,
fanno parte di organizzazioni
sciolte", spiega il capo della
mobile Ferdinando Palombi, che
nell’operazione è stato
coadiuvato dal capo della Digos,
Virgilio Guerra. "Per
intenderci, sono quelli che
vanno in trasferta col treno
senza mai pagare il biglietto.
Saranno in 150-200". Le
indagini, tuttavia, non sono
ancora concluse. Ci sono da
assicurare alla giustizia anche
coloro che hanno partecipato
alla devastazione del treno.
Quindi, gli inquirenti hanno la
necessità di risalire al maggior
numero di responsabili. "Non c’è
stata vera omertà", fanno sapere
gli investigatori. In effetti
tutte le testimonianze
concordano sulla presenza dei
quattro sulla quinta carrozza
del treno. Nei verbali degli
interrogatori effettuati dai
carabinieri risulterebbe una
dichiarazione di un testimone
che avrebbe affermato di aver
udito un passeggero urlare agli
occupanti del vagone: "Fate
attenzione, (Omissis) ha
appiccato il fuoco alla
carrozza". Al fermo dei quattro,
tuttavia, si è arrivati anche
attraverso le intercettazioni
telefoniche. Sarebbero stati 15
gli apparecchi tenuti sotto
controllo dagli inquirenti. In
mattinata, il procuratore capo
di Salerno, Gelsomino Cornetta,
e il procuratore presso il
tribunale per i minorenni,
Cataldo Paternoster, avevano
affidato a un comunicato stampa
la notizia del fermo. Se domani
il gip convaliderà il
provvedimento restrittivo,
allora i pubblici ministeri che
formano il pool, Vincenzo Di
Florio , Filippo Spiezia, Rosa
Volpe e Francesco Verdoliva
(quest’ultimo per i due
minorenni) inizieranno i loro
interrogatori.
30 maggio 1999
Fonte: La Gazzetta dello Sport
Fermati quattro giovani
Salerno, la strage del
treno: due sono minorenni
di Alfonso Pirozzi
SALERNO - Le auto della
Squadra Mobile sono partite
dalla caserma "Pisacane" poco
prima delle sei di ieri. In
pochi minuti hanno raggiunto il
quartiere di Pastena, nella zona
orientale della città. Gli
agenti stringevano tra le mani
quattro ordinanze di fermo di
polizia giudiziaria. Sono state
emesse da magistrati che per sei
giorni hanno indagato sul rogo
del treno "Salerno-Piacenza". Il
fermo è stato disposto per
(Omissis), appena diciottenne e
disoccupato, e per (Omissis), 21 anni,
calzolaio. Ma nei guai sono
finiti anche due minorenni
residenti sempre nella zona
orientale. I maggiorenni,
invece, sono ristretti in una
cella del carcere di Fuorni, in
attesa della convalida del
provvedimento da parte del gip
D'Auria. I quattro sono
fortemente indiziati di aver
appiccato le fiamme alla quinta
carrozza del convoglio
straordinario, provocando così
la morte di Ciro Alfieri,
Vincenzo Lioi, Giuseppe Diodato
e Simone Vitale. Le accuse mosse
dagli investigatori sono
gravissime: incendio doloso,
disastro ferroviario e omicidio
plurimo aggravato. Il blitz,
portato a termine dalla Mobile,
era nell'aria da tempo ma solo
l'altra sera in un vertice negli
uffici della Procura è stato
deciso di procedere
all'esecuzione dei
provvedimenti. Ai quattro gli
agenti della Mobile sono giunti
dopo aver sentito, negli ultimi
cinque giorni, circa un
centinaio di testimoni. Nessuna
confidenza, nessuna imbeccata ma
alcuni giovani che hanno accolto
l'appello lanciato il giorno
dopo la tragedia dal procuratore
capo Mino Cornetta, con le loro
testimonianze hanno aiutato a
ricostruire, una tessera dietro
l'altra, la dinamica della
vicenda. Ferdinando Palombi,
capo della Squadra Mobile, ha
lavorato, senza sosta, per tre
giorni. Ha capito chi potessero
essere i responsabili ed ha
deciso di "attenzionare" un
gruppetto. I quattro giovani
tifosi, fermati dalla polizia,
appartengono a famiglie meno
abbienti di Pastena. Gente che
finora non aveva avuto problemi
con la giustizia. (Omissis), 21 anni, è artigiano -
fa il ciabattino - mentre
(Omissis)
è disoccupato. Dei due
minorenni, nonostante la cortina
di silenzio imposta dalla
Procura della Repubblica, si è
saputo che non frequentano più
la scuola e che vivono sempre
nella zona orientale. I quattro,
secondo la polizia, nella serata
di domenica a bordo del treno
avrebbero preso posto in un
scompartimento a poca distanza
da quello dove sono stati
trovati i corpi di Enzo Lioi e
Ciro Alfieri. Non si esclude che
vittime e i presunti incendiari
si conoscessero: alcuni vivevano
nello stesso quartiere e chissà
quante volte insieme avevano
giocato al calcio. Nessuno dei
fermati però è iscritto ai club
della tifoseria organizzata ma
secondo gli accertamenti finora
compiuti non mancavano mai agli
incontri della Salernitana.
Dalle indagini è emerso che non
è stato utilizzato alcun tipo di
esplosivo per provocare
l'incendio.
30 maggio 1999
Fonte: La Nuova Sardegna
Udienza al Tribunale
della libertà per la strage nel
treno a Salerno
SALERNO - Ore decisive
per (Omissis) e (Omissis), i due giovani tifosi
della Salernitana accusati di
aver provocato il tragico
incendio nella quinta vettura
del treno 1681 Piacenza-Salerno,
che costò la vita a quattro
giovani. I due imputati sono
comparsi ieri davanti al
Tribunale della libertà di
Salerno, presieduto da Giancarla
D’Avino, ed entro oggi si
dovrebbe conoscere la decisione.
I due imputati hanno fornito ai
giudici D’Avino, Cirillo e
Spinelli, la loro versione dei
fatti e (Omissis) ha
chiesto di poter essere
ascoltato nei prossimi giorni.
Il suo legale, Fabio De Ciuceis,
ha chiesto la derubricazione del
reato. Diversa la posizione di
(Omissis), il quale si
protesta innocente. Il suo
avvocato Antonio Ciliberto ne ha
chiesto la scarcerazione per
"inefficacia della misura". A
giudizio del legale, gli atti
sarebbero stati trasmessi in
ritardo dal Pm. Secondo
l’avvocato Ciliberto sarebbero
emerse anche vistose
contraddizioni e discordanze
nelle dichiarazioni dei due
testimoni principali, che
accusano il suo cliente.
(Omissis), (Omissis)
e altri due minorenni sono
accusati di omicidio volontario
aggravato oltre che di incendio
e di danneggiamento.
19 giugno 1999
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Indagato questore di
Piacenza
di Giovanni Marino
SALERNO - Un questore e
quattro funzionari di polizia
indagati per il treno della
follia: il rogo del
Piacenza-Salerno che costò la
vita a quattro ragazzi. Un
convoglio con millecinquecento
tifosi della Salernitana -
appena retrocessa dalla serie A
alla B per un solo punto, dopo
un pari fuoricasa -
letteralmente impazziti, molti
ubriachi e sotto l’effetto di
droghe leggere, che attraversò
un pezzo d’Italia devastando
tutto quanto poteva essere
devastato e concludendo la sua
corsa con un incendio causato da
alcuni ragazzi (un’altra
indagine è in corso su questo
aspetto). Era il 24 maggio.
Ieri, una svolta-choc
nell’inchiesta giudiziaria
successivamente aperta: cinque
informazioni di garanzia.
Disastro ferroviario colposo e
incendio colposo le ipotesi di
reato formulate dal pubblico
ministero Filippo Spiezia. Sotto
inchiesta, attualmente, il
questore di Piacenza, (Omissis);
i funzionari di polizia
(Omissis) (Piacenza); (Omissis)
(di Prato); (Omissis) (di
Roma-Tiburtina); (Omissis) (di Salerno).
Secondo l’impostazione
accusatoria, il questore e gli
altri poliziotti dovevano,
ognuno nel proprio tratto di
competenza e per il proprio
ruolo, bunkerare il treno della
follia, blindarlo, farci salire
sopra una consistente squadra di
agenti (a bordo c’erano solo 12
poliziotti) per guardare a vista
quei tifosi che avevano perso il
controllo. O, in certi
frangenti, quando il convoglio
ormai partito si fermava nelle
varie stazioni, bloccarlo
definitivamente. Stoppare quella
folle corsa prima che accadesse
il peggio. Ma nessuno ha
blindato il treno, nessuno lo ha
poi fermato. Omissioni che, a
detta degli inquirenti, hanno
contribuito al rogo che ha
ucciso quattro giovanissimi
tifosi: Vincenzo Lioi, Ciro
Alfieri, Giuseppe Diodato e
Simone Vitale. Una fine orrenda.
Bruciati dalle fiamme,
asfissiati da una impenetrabile
cortina di fumo nero. Più nel
dettaglio, l’accusa nei
confronti dei poliziotti
consiste nell’aver "omesso di
predisporre adeguate misure di
sicurezza e sorveglianza sul
treno" e, ancora, "nel non aver
chiesto alle Ferrovie di formare
un convoglio straordinario per
evitare il sovraffollamento".
Prima di giungere a queste
valutazioni, il pubblico
ministero ha ascoltato molti
testimoni. Anche il capotreno
Angelo Cusimano. Questi, sia
alla fermata di Roma che a
quella di Nocera Inferiore,
parlando con dei poliziotti
avrebbe chiesto loro di fermare
il treno perché troppo
danneggiato e non più in grado
di proseguire la sua corsa con i
requisiti minimi di sicurezza.
Ma i poliziotti non avrebbero
ascoltato la sua richiesta
dicendogli invece di proseguire
sino a Salerno. Naturalmente il
questore e gli altri poliziotti,
adesso, davanti a un atto
formale come una informazione di
garanzia, potranno difendersi e
spiegare le loro ragioni. Per
adesso nessuno parla. Il
questore di Piacenza, raggiunto
telefonicamente da Repubblica
dice soltanto: "Non posso non
confermare le notizie diffuse
dalle agenzie di stampa, ma non
voglio commentare".
7 ottobre 1999
Fonte: La Repubblica
Rogo di Salerno un
imputato tenta il suicidio
AVELLINO – E’ stato
dimesso ieri pomeriggio
dall’ospedale di Solofra
(Omissis), uno dei
quattro giovani arrestati perché
ritenuti responsabili del rogo
appiccato al treno dei tifosi
della Salernitana del 24 maggio
scorso - che mercoledì aveva
tentato il suicidio inghiottendo
alcuni pezzi di metallo nel
carcere di Bellizzi Irpino.
Insieme con gli altri tre tifosi
arrestati (Omissis) è accusato di
omicidio, disastro ferroviario e
incendio. Nel rogo del treno
morirono quattro ragazzi. Contro
il parere dei medici (Omissis) ha
voluto lasciare l’ospedale per
rientrare in carcere, dov’è
stato ricoverato in infermeria.
Nelle ultime settimane (Omissis)
era caduto in crisi depressiva
dopo le ammissioni di
colpevolezza fatte agli
inquirenti da un altro degli
imputati. (Omissis) ha sempre
sostenuto la propria innocenza.
18 ottobre 1999
Fonte: La Repubblica
Rogo treno conclusa
l’inchiesta
Conclusa l’inchiesta sul
rogo del treno Piacenza-Salerno,
che la mattina del 24 maggio
scorso costò la vita a quattro
giovani tifosi della
Salernitana. Il pm, Filippo
Spiezia, ha infatti depositato
gli atti. La notizia è stata
confermata dall’avvocato Antonio
Ciliberti, legale di uno degli
imputati. Per l’incendio nella
quinta carrozza del treno
sovraccarico di tifosi granata,
furono arrestati (Omissis) e
(Omissis), accusati di
aver provocato le fiamme, e due
minorenni. Nel rogo morirono
Simone Vitale, Vincenzo Lioi,
Ciro Alfieri e Giuseppe Diodato.
Le fiamme furono appiccate dopo
che il convoglio, lasciata la
stazione di Nocera, aveva
imboccato la galleria che porta
a Salerno. Sul treno viaggiavano
1500 tifosi, con una scorta di
appena dodici agenti. Tra gli
indagati c’è anche il questore
di Piacenza.
5 marzo 2000
Fonte: La Repubblica
Rogo di Salerno: verso
il rinvio a giudizio per 15
Il provvedimento
riguarda anche 5 funzionari di
polizia, tra i quali il questore
di Piacenza.
SALERNO - Il pm Filippo
Spiezia del Tribunale di
Salerno, dopo dieci mesi di
indagini, ha depositato gli atti
relativi all’inchiesta del rogo
sul treno nel quale morirono
cinque tifosi della Salernitana
di ritorno da una trasferta a
Piacenza. Trascorsi venti giorni
per la presentazione delle
memorie difensive, sarà
formalizzata al gip la richiesta
di rinvio a giudizio per 15
persone, tra cui cinque
funzionari di polizia. Secondo
il magistrato dovranno
rispondere di disastro
ferroviario colposo anche il
questore di Piacenza, (Omissis),
il suo capo di gabinetto
(Omissis), i funzionari della
questura in servizio la sera del
23 maggio 1999 a Roma Tiburtina
(Omissis), Salerno (Omissis) e alla Polfer di
Nocera Inferiore (Omissis). Erano in servizio
lungo l’itinerario del convoglio
che riportava a casa 1.500
tifosi dall’ultima trasferta di
campionato che decretò la
retrocessione della squadra
campana. Le posizioni più gravi
fra i tifosi implicati nel rogo
sono quelle di (Omissis) e
(Omissis), che dovranno
rispondere di omicidio
volontario e di una serie di
devastazioni. Per altri cinque
ragazzi viene ipotizzato il
concorso nei medesimi reati,
avendo contribuito ad alimentare
le fiamme nella quinta carrozza,
quella in cui divampò l’incendio
fatale. Più defilate le
posizioni di altri tre, che
debbono difendersi solo
dall’accusa di devastazioni
all’interno del convoglio.
5 marzo 2000
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
"Sogno il treno, le
fiamme"
di Giovanni Marino
SALERNO - Un processo
per tutti. Lo chiede il pm
Filippo Spiezia nell'udienza
preliminare per il rogo del
treno che da Piacenza riportava
indietro millecinquecento tifosi
della Salernitana. Proprio un
anno fa. Quattro vite spezzate
in quei vagoni anneriti. Quattro
vittime. Per l'accusa, tutti i
quattordici indagati, ognuno con
i rispettivi capi di
imputazione, devono essere
rinviati a giudizio. Deciderà il
giudice Vittorio Perillo. Ma non
ora. Ci vorranno altre udienze.
Si conta di arrivare ad una
conclusione entro lunedì 29
maggio, data nella quale
scadranno i termini per la
custodia cautelare di alcuni
inquisiti. Ieri, in cinque hanno
chiesto di poter patteggiare la
pena. Si tratta di indagati per
reati minori, (Omissis),
(Omissis), (Omissis), (Omissis),
(Omissis). Su questo, il pm Spiezia
vuol prima consultarsi con il
suo collega Vincenzo Di Florio.
Accolte invece le costituzioni
di parte civile: i parenti delle
vittime, anche nei confronti del
questore di Piacenza e dei
poliziotti finiti nell'inchiesta
per gli aspetti che riguardano
il servizio d'ordine. Le
Ferrovie per il capitolo che
prende in esame i danneggiamenti
sarebbe meglio dire le
devastazioni subite dai vagoni
durante il tragitto da Piacenza
a Salerno. Resta da definire la
posizione dei due minorenni,
(Omissis) e (Omissis). La loro sorte
processuale è affidata al
tribunale per i minori.
SALERNO - (Omissis) non è
venuto. "Avvoca', non vado in
tribunale, sto malissimo, sono
otto giorni che fatico a
mangiare, che non chiudo occhio,
non so più che mi aspetta là
fuori, non vengo". Non ce l'ha
fatta ad esser presente. Ad
ascoltare, dal vivo, le parole
dell'accusa. La ricostruzione di
un viaggio che è diventato
tragedia. No, troppo per lui. È
rimasto nella sua prigione
familiare, la sua casa,
quartiere Santa Margherita, zona
periferica, dove si trova agli
arresti domiciliari. Poi, a
udienza finita, ha fatto una
sola domanda ai fratelli Fabio e
Luca De Ciuceis, gli avvocati
che lo assistono: "Come stanno i
genitori di quei ragazzi ?
Ditemi come stanno, il resto non
mi interessa". È da quasi dodici
mesi che (Omissis),
diciannove anni è, nei fatti, un
recluso. Prima sette
interminabili mesi in una cella
del carcere di Fuorni. In
perfetto isolamento. Da solo, a
inseguire gli incubi di
quell'alba di follia, a rivedere
i volti dei suoi amici che sono
scomparsi. A non perdonarsi,
"anche se tutto volevo, tranne
che causare la morte, lo giuro".
Poi nel suo appartamento, sempre
preda dei suoi fantasmi, a
seguire preoccupato il papà, un
fornaio, un uomo che si alza
quando è ancora buio per andare
al lavoro, un uomo che adesso si
tormenta, che non sa darsi pace,
che somatizza tutto quanto è
capitato al figlio, sino a
finire in ospedale. Per due
volte. In terapia intensiva. In
casa, (Omissis), spesso incapace
di dormire e di mangiare,
incapace di perdonarsi. Con il
pensiero fisso ai parenti delle
vittime. Ai quali ha scritto. È
la sua storia, un anno dopo. Una
vicenda che si intreccia
inevitabilmente con il processo,
con quella orrenda pagina nera
per Salerno, la Salernitana, lo
sport. Una storia di cupo
dolore, di vite spezzate per
sempre e di vite che, comunque,
non saranno mai più le stesse.
Diciannove anni e una serie di
imputazioni terribili: omicidio
plurimo volontario, disastro
ferroviario, incendio doloso.
Diciannove anni che pesano come
cento perché lui, (Omissis), non
si è tirato indietro. E non lo
fa neppure adesso. Perché lui,
(Omissis), è stato il primo a
confermare le parole di un
testimone, il primo a pentirsi
per usare una terminologia
giudiziaria, il primo a dire
quanto doveva, il primo ad
assumersi le sue responsabilità.
Il primo ad accettare di
blindare le sue stesse parole in
un incidente probatorio. Il
primo, in qualche modo, ad
aiutare gli inquirenti sul
difficile cammino
dell'accertamento delle
responsabilità. Nessuno parli
più a (Omissis) di calcio, di
Salernitana, di serie A, di
serie B, di gol e arbitri e di
idoli in mutande. Oggi odia il
pallone. "Non vuol proprio
sentirne parlare, prima era un
appassionato, adesso lo detesta,
anzi ne ha quasi paura perché lo
lega a quanto è accaduto",
spiegano i suoi avvocati. Oggi,
quel (Omissis) ultrà granata di
un anno addietro è sparito, per
sempre, assieme al rogo
assassino che ha distrutto la
vita dei suoi amici e segnato
indelebilmente la sua. Oggi
esiste un ragazzo assalito dai
rimorsi, un ragazzo che ha paura
di tutto, che ha visto crollare
le sue fragili certezze e
aprirsi il baratro della colpa.
I suoi avvocati lo incitano a
non mollare. Per lui hanno
chiesto al giudice un permesso
di lavoro. "Qualsiasi lavoro".
Che lo tenga impegnato per
qualche ora. Lontano dai suoi
rimorsi. Per qualche ora.
24 maggio 2000
Fonte: La Repubblica
Rogo del treno: solo due
condanne
di Paolo Russo
Tre condanne "che non
fanno giustizia" dicono i
familiari delle quattro vittime
spengono i riflettori sul
processo, e riaccendono le
polemiche. Ieri il primo
verdetto della Corte d’Assise: 8
anni, e 6 anni e mezzo di
carcere ai due maggiori imputati
del tragico incendio del treno
Piacenza-Salerno, nel quale il
24 maggio del 1999 persero la
vita quattro giovani tifosi
della Salernitana. Condannati
(Omissis), 20 anni, e (Omissis),
22 anni. Pena sospesa per
(Omissis), 23 anni, accusato di
"danneggiamenti", e condannato a
8 mesi di reclusione, pena
sospesa. Assoluzione "per non
aver commesso il fatto" per
(Omissis), il funzionario
di turno delle Ferrovie dello
Stato accusata di disastro
colposo, e per (Omissis), l’ispettore della Polfer che alla stazione di
Nocera Inferiore aveva
autorizzato il treno a
proseguire per Salerno
nonostante fossero già scoppiati
i tafferugli tra tifosi. I
giudici della Corte (prima
sezione, presidente Raffaele
Frega) non hanno accolto in
pieno le richieste del pubblico
ministero Vincenzo Di Florio
(affiancato dal pm Filippo
Spiezia nella fase
dell’istruttoria), facendo
cadere le accuse più gravi.
L’imputazione di "omicidio
volontario plurimo" è stata
infatti derubricata in "omicidio
colposo plurimo". Dimezzate le
richieste dell’accusa. Sia per
(Omissis) che (Omissis), erano
stati chiesti infatti 16 anni d
carcere. La Corte d’Assise ha
anche disposto un risarcimento
per i familiari delle vittime
pari a cento milioni, in pratica
25 milioni per ogni famiglia.
Dopo la lettura della sentenza,
all’uscita dall’aula del
processo, la rabbia della madre
di una delle vittime: uno scatto
d’ira e insulti ai due imputati
che lasciavano il tribunale
(sono entrambi agli arresti
domiciliari, ma impegnati in un
progetto di recupero che prevede
un impiego quotidiano). "Non
sono un assassino ha detto
(Omissis) lasciando il tribunale
non volevo uccidere nessuno".
Novecento giorni fa, il rogo
della follia. Il treno dei
tifosi sbuca dall’ultima
galleria della tratta
Napoli-Salerno, e si ferma sul
terzo binario della stazione con
tre vagoni in fiamme. Dentro,
nella carrozza numero 5, ci sono
i corpi carbonizzati di Simone
Vitale, Giuseppe Diodato, poco
più che ventenni, e dei due
cuginetti Ciro Alfieri ed Enzo
Lioi, appena quindicenni. Nelle
altre carrozze fumo, feriti,
altri mille tifosi, decine di
possibili colpevoli, perché il
treno è stato incendiato dagli
stessi occupanti, di ritorno
dalla trasferta di Piacenza dove
la Salernitana aveva pareggiato
ed era retrocessa in serie B.
Gli unici due funzionari di
polizia chiamati a rispondere in
aula dei reati di omissione
d’atti d’ufficio e disastro
ferroviario erano (Omissis) e
(Omissis).
Già prosciolti invece dal
giudice dell’udienza
preliminare, il questore di
Piacenza, (Omissis), ed il suo
vice, (Omissis). Erano ventisei
le parti civili che costituite
che hanno preso parte al
giudizio: i familiari delle
quattro vittime, gli altri
tifosi rimasti feriti nel rogo
del treno 1681 Piacenza-Salerno
la mattina del 24 maggio 1999,
le Ferrovie dello Stato, il
rappresentante del Comune di
Piacenza dove gli ultrà furono
protagonisti di una serie di
atti vandalici, e il
rappresentante dell’associazione
trasporti della città emiliana
per i danni subiti dai mezzi
pubblici.
10 novembre 2001
Fonte: La Repubblica
Salernitana: rogo treno,
condannati i responsabili
Otto e sei anni ai
maggiori imputati per la morte
di 4 tifosi.
La Corte di Assise del
Tribunale di Salerno, dopo sette
ore di camera di consiglio, ha
emesso la sentenza per il rogo
del treno Piacenza-Salerno del
maggio del 1999, dove persero la
vita quattro giovani tifosi
salernitani. I due maggiori
imputati, (Omissis) e (Omissis), sono stati
condannati rispettivamente a
otto, e sei anni e sei mesi di
reclusione. (Omissis) e
(Omissis)
sono stati ritenuti responsabili
dei reati di omicidio colposo e
disastro.
14 Novembre 2001
Fonte: Datasport.it
CRONACA
Ultras: fissato nuovo
processo per morte 4 tifosi
Salernitana
Napoli, 22 set.
(Adnkronos) - Si terrà il
prossimo 11 novembre presso la
Corte d'Assise d'Appello di
Salerno il processo contro i
presunti autori del rogo nel
quale persero la vita i quattro
tifosi della Salernitana Simone
Vitale, Giuseppe Diodato,
Vincenzo Lioi e Ciro Alfieri,
rimasti uccisi il 24 maggio del
'99 nella galleria di Santa
Lucia sul treno proveniente da
Piacenza. Per il rogo, dovranno
comparire in giudizio (Omissis)
e (Omissis), più la poliziotta
(Omissis)
già assolta in primo grado dal
reato che riguardava il concorso
nel disastro ferroviario. Nei
suoi confronti, la Procura ha
proposto l'appello nonostante i
giudici di primo grado abbiano
escluso ogni responsabilità.
Diversa invece la posizione di
(Omissis) e (Omissis), condannati per
omicidio colposo plurimo nel
novembre del 2001 dai giudici
della prima sezione della Corte
d'Assise. Secondo la Procura i
due, ritenuti gli autori del
rogo, devono essere condannati
per omicidio volontario plurimo.
In primo grado, la Corte
d'Assise aveva invece ritenuto
che non appiccarono l'incendio
con la consapevolezza che il
loro gesto criminale avrebbe
potuto causare la morte dei
quattro tifosi. (Omissis) venne
pertanto condannato a soli 8
anni (il pm aveva sollecitato
una pena di 17 anni) e (Omissis) a
6 anni e mezzo (erano stati
chiesti 16 anni).
22 settembre 2002
Fonte: Adnkronos
Salerno, rogo sul treno
dei tifosi confermata la
condanna a 10 anni
È diventata definitiva
la condanna a dieci anni di
reclusione per disastro
ferroviario, omicidio e lesioni
colpose ai danni di più persone,
nei confronti di (Omissis), uno dei tifosi della
Salernitana processato per avere
volontariamente appiccato il
fuoco negli scompartimenti
centrali di un treno sul quale
viaggiavano i tifosi della
squadra campana. Lo ha stabilito
la prima sezione penale della
Suprema Corte con la sentenza
1285, depositata ieri, con la
quale ha respinto il ricorso di
(Omissis) contro la condanna emessa
il 19 novembre 2002 dalla Corte
di Assise di appello di Salerno.
Tra le fiamme morirono quattro
giovani ragazzi. Il treno dei
tifosi, il 24 maggio del 1999,
proveniva da Piacenza, con un
migliaio di supporter reduci
dalla trasferta che aveva
decretato la retrocessione nella
serie B della loro squadra. Dopo
avere imboccato la galleria
Santa Lucia, che separa la
stazione di Nocera Inferiore da
quella di Salerno, il treno
prese fuoco all’altezza del
quinto vagone e arrivò alla
stazione di Salerno
completamente avvolto dalle
fiamme. Piazza Cavour nel
confermare il verdetto ha
condannato (Omissis) al pagamento
delle spese processuali ed a
versare 500 euro alla cassa
delle ammende.
21 gennaio 2004
Fonte: La Repubblica
Rinviato a giudizio l’ex
questore di Piacenza
SALERNO - L’ex questore
di Piacenza, (Omissis), è stato
rinviato a giudizio dalla Corte
d’Appello di Salerno con
l’accusa di disastro colposo per
l’incendio del treno speciale
che trasportava i tifosi della
Salernitana di ritorno da
Piacenza, il 24 maggio 1999.
Avrebbe omesso di predisporre
adeguate misure di sicurezza e
sorveglianza sul treno:
(Omissis) era
stato prosciolto, con un altro
funzionario, dal gup, ma la
Procura aveva proposto appello.
Il treno trasportava circa 1500
tifosi, nel rogo, appiccato da
alcuni ultrà morirono 4 giovani.
20 febbraio 2004
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Disastro del treno di
Salerno, assolto l’ex questore
(Omissis)
È stato assolto
dall’accusa di disastro colposo
l’ex questore di Piacenza
(Omissis). I giudici della corte
d’appello di Salerno hanno
quindi confermato la sentenza di
proscioglimento che il gip del
tribunale campano aveva
pronunciato riguardo l’incendio
del treno che trasportava i
tifosi salernitani di ritorno da
Piacenza il 24 maggio del 1999.
10 giugno 2010
Fonte: Piacenza24.eu
IL FATTO
Rogo del treno granata,
la Cassazione ordina di
risarcire i familiari di una
vittima
La tragedia del 24
maggio 1999 costò la vita a 4
tifosi della Salernitana
SALERNO - A 19 anni di
distanza dalla tragedia del 24
maggio 1999, la Corte di
Cassazione ordina il
risarcimento, da parte di Rete
Ferroviaria Italiana, in favore
dei familiari di un tifoso della
Salernitana morto a causa
dell’incendio divampato sul
treno Piacenza-Salerno che
riportava a casa circa 1500
sostenitori granata che avevano
seguito la squadra granata
nell’ultima trasferta di quel
campionato di serie A. La terza
sezione civile della Cassazione
ha dichiarato inammissibile il
ricorso presentato dalla società
ferroviaria contro la sentenza
con cui la Corte d’Appello di
Salerno aveva parzialmente
accolto la richiesta di
risarcimento avanzata dai
genitori e dalla sorella della
vittima, respinta invece dal
giudice in primo grado. Nel rogo
persero la vita quattro giovani
tifosi della Salernitana,
ricordati qualche settimana fa
in occasione del 19esimo
anniversario di quella tragedia.
5 giugno 2018
Fonte:
Lacittadisalerno.it
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