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Sede del Comune
e Altri Luoghi
Liverpool 1.08.1985 |
Cerimonie Istituzionali in Memoria della
Strage dello Stadio Heysel |
"Viaggio della Pace
di
20 Juventini in Inghilterra" |
Commemorazione a Cura delle
Città di Liverpool
e Torino |
Con la Partecipazione
dell'Amministrazione Comunale di Torino |
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Juventus e Liverpool, che
passione
Mauro, l’Heysel e quel filo
spezzato
di Paolo Avanti
Nel giorno in cui il Comune
di Torino ha approvato la dedica di una
piazzetta alle vittime della strage dell’Heysel,
pubblichiamo un nostro contributo alla
(bellissima) fanzine dei tifosi italiani del
Liverpool dedicato alla comune passione che,
negli anni Settanta-Ottanta, accomunava molti
tifosi: quella per i bianconeri e per i Reds.
Buona lettura.
Proprio di fronte a quel
piccolo gioiello che è lo Juventus Stadium, sul
muretto di cemento che delimita corso Grosseto
dalla zona antistante l’impianto, c’è una
scritta che fa male: "Odio Liverpool". Negli
stadi italiani i tifosi bianconeri cantano
spesso quello slogan, mentre gli ultrà avversari
inneggiano ai Reds e irridono i caduti
dell’Heysel. Tutto molto triste, anche se in
linea con la logica delle curve di "colpire"
l’avversario nel modo più "politicamente
scorretto". Ma tutto un po’ posticcio, quasi
finto, perché la maggioranza di chi utilizza
l’Heysel nei suoi cori probabilmente in quel
maledetto 29 maggio 1985 non era ancora nato. Si
tiene però in vita una rivalità che oggi, 2017,
non ha più ragione d’essere, ma che sembra
invece non finire mai, tanto che quando dici che
simpatizzi per Juventus e Liverpool ti guardano
come se fossi un pazzo. Eppure c’era un tempo in
cui la doppia passione Juventus-Liverpool era
molto diffusa, una doppia passione che ha
conquistato parecchie persone, più o meno
illustri, da chi scrive questo articolo andando
su su fino al grande Roberto Beccantini, maestro
di giornalismo. Nasceva, perlomeno per una certa
generazione, dalle rare ma folgoranti immagini
di Anfield negli anni Settanta, dai trionfi
europei dei Reds, da quella storica vittoria
nella finale di coppa Campioni dell’84
all’Olimpico contro la grande nemica dell’epoca,
la Roma di Falcao e Liedholm. Era quasi naturale
ammirare quello squadrone che dominava l’Europa
da chi dominava l’Italia e ambiva ad arrivare a
quel livello anche nelle coppe. Nella tifoseria
juventina degli anni Settanta il calcio inglese
e quello del Liverpool in particolare era un
modello da seguire. Ce lo racconta Mauro Garino,
emblema di chi ha unito, con feroce passione,
l’amore per le due maglie. Torinese, classe
1960, contrae la passione bianconera grazie a un
compagno di ospedale quando seienne era stato
ricoverato per un’appendicite. Fu una
folgorazione così come le sue prime partite al
Comunale. Fece così il suo primo abbonamento
alla curva Filadelfia nella stagione 1975-76.
Era il campionato vinto dal Torino di Radice,
Pulici e Graziani, gli scudetti erano una
questione solo torinese. Erano gli anni
dell’esplosione del fenomeno ultrà. A capo della
curva bianconera c’era Beppe Rossi, un leader
che voleva portare negli stadi italiani la
passione e il tifo inglese, e in particolare
quello della Kop. Guardatevi qui sotto
l’intervista proprio a Rossi, nell’ambito di un
documentario dedicato al fenomeno ultrà: per
spiegare come intende lui il tifo cita Anfield e
mette sul giradischi "You’ll never walk alone".
Cominciano allora a comparire nelle sciarpe e
sulle bandiere bianconere anche i simboli dei
Reds. Sono però anche gli anni dei primi
scontri, dei primi fenomeni di violenza: dopo
un’accoglienza piuttosto dura a San Siro da
parte degli interisti, Mauro abbandona la curva.
"Vedere molti amici con la testa rotta mi fece
capire che era giunto il momento di
allontanarsi".
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Mauro però resta un
super appassionato e nel 1981 si imbarca in
un’avventurosa trasferta, la sua prima in terra
britannica. A Glasgow si gioca il primo turno di
Coppa Campioni tra il Celtic e la Juventus,
vinceranno 1-0 gli scozzesi, risultato che verrà
ribaltato dai bianconeri nella gara di ritorno.
Fu un’esperienza fantastica. Mauro fa amicizia
con mezzo mondo, ma soprattutto con due ragazzi
di Liverpool conosciuti a Calais. Ecco il primo
aggancio con la città dei Beatles ! Si tenga
sempre presente che ai tempi era tutto più
difficile: crearsi dei contatti, avere delle
informazioni, viaggiare. Non c’era Internet, non
c’era la copertura televisiva di oggi, non
c’erano i voli lowcost. Nonostante tutto questo
Mauro comincia a frequentare Liverpool, comincia
ad amare l’orgoglio e la diversità degli Scouser,
anche dei tifosi dell’Everton. E poi la
folgorazione finale, il debutto ad Anfield, un
5-0 al Coventry, quell’atmosfera bellissima, i
cori, YNWA, i giocatori che non smettevano mai
di correre… Ci torna a più riprese. E nel 1984
festeggia il trionfo dell’Olimpico: Torino si
veste di rosso dopo la vittoria ai rigori del
Liverpool sull’acerrima rivale della Roma. Via
Roma diventa via Liverpool. Uno striscione
recita "Vinci per noi magico Liverpool". E’
l’apoteosi. Poi arriva il 1985 e cambia tutto.
Già a gennaio, per la Supercoppa tra Juventus e
Liverpool giocata a Torino si registra qualche
scaramuccia in curva. Le due squadre, vere
dominatrici della stagione europea, si ritrovano
in finale di Coppa Campioni. Mauro acquista il
pacchetto per Bruxelles ma cinque giorni prima
della partita è costretto a rinunciare al
viaggio per motivi di lavoro. "Dissi ai miei
amici che non sarei andato perché stavo male -
racconta - Ovviamente vedere poi le immagini in
televisione di quanto successe fu devastante". I
fatti si conoscono: l’assalto di alcuni tifosi
del Liverpool in un settore di tranquilli
supporter bianconeri, la massa che fugge presa
dal panico, l’assenza di poliziotti, lo stadio
che cade a pezzi… Si conteranno 39 morti, fu la
fine di tutto. La madre dei fratelli Sampson,
due degli storici amici di Liverpool di Mauro,
gli scrive una lettera accorata, una lettera di
scuse a nome della città e della tifoseria, una
presa di distanza dagli hooligans. Nacque da lì
l’iniziativa di un viaggio della pace con i
membri dello Juventus club Bogino e vari amici.
I capi della curva bianconera si rifiutarono di
partecipare. Non era facile un’iniziativa del
genere in quei momenti in cui comprensibilmente
a Torino prevaleva la diffidenza, se non l’odio.
A Liverpool Mauro e il suo gruppo incontrarono
persino Dalglish: fu una bella cosa che andò
avanti per parecchi anni senza però fare grande
breccia nel mondo bianconero. Fu inscalfibile,
invece, la passione di Garino per i Reds. Sarà
persino a Hillsborough in quell’altra partita
maledetta della storia del Liverpool ("Pur
capendo che qualcosa non andava, non si
percepiva il dramma che stava accadendo"). Dopo
tanti anni e sulla scia di quell’iniziativa
presa subito dopo l’Heysel, Mauro sta provando a
riaprire dei contatti con la curva bianconera
attuale: "Il mio sogno è che un giorno le due
tifoserie riescano a incontrarsi almeno per
provare a parlarsi". La speranza è quella di
riallacciare un filo che la follia di quella
lontana sera di maggio non può spezzare.
Fonte:
Inthebox.gazzetta.it
©
5 settembre 2017
Fotografie: Hurrà
Juventus
©
GETTY IMAGES
© (Not
for Commercial Use)
© Mauro Garino
©
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Storia di Mauro
di Mauro
Garino
Generoso e sincero racconto
inviatomi da Mauro Garino, tifoso della Juventus
che ha mantenuto intatti i suoi sentimenti di
amicizia nei confronti di alcuni tifosi del
Liverpool conosciuti qualche anno prima della
drammatica vicenda dell'Heysel. La sua
fidanzata, ora sua moglie, partecipò al "viaggio
della pace" nell'agosto del 1985.
Sono nato a Torino 8-04 del
1960 ma ho sempre abitato in paesi vicino, dalla
Val Susa a Leini ed adesso a Volpiano. A 6 anni
sono stato operato di appendicite e vicino a me
c’era un ragazzino che mi ha fatto appassionare
alla Juventus e da allora la seguo, in famiglia
il calcio non era importante. A 12 il papà di un
mio amico mi ha portato a vedere
Juventus-Cagliari e poi un mio padrino (di fede
Granata) mi ha portato a vedere il derby vinto
dai cugini 2-1 e poi 2-0 a tavolino per varie
intemperanze. Ecco lì mi sono innamorato della
curva, vedere il caos nella mia mente mi ha
fatto palpitare il cuore per la FILADELFIA. E
così ho fatto il mio primo abbonamento nel 75-76
vittoria del Toro ma dal 76-77 fui fortunato in
quanto vincemmo scudetto e la prima coppa Uefa.
Per me che abitavo fuori era difficile andare al
Bogino, ma c’ero la sera che arrivarono i
granata prima di un Derby ed in prima fila...
(mi è andata bene) mi ricordo Tony Acanfora.
Stavo 8-10 file da Beppe Rossi e quando mi disse
una volta bravo falli cantare ricordo che mi
sembrava di toccare il cielo. Ricordo le
trasferte a Genova, a Milano con il Milan, un
vero e proprio saccheggio (in metro) e lezione
ai Milanisti nel vialone, tanto che alcuni manco
entrarono allo stadio ma tornarono a Torino. Ma
ricordo anche che una volta arrivati di fronte
al tabellone, solito ritrovo dei tifosi della
Juve, un anno c’erano i Boys ad aspettarci e
quando ho visto quello scempio (teste rotte
ecc.) mi sono detto che forse morire o farsi
male per una partita non aveva proprio molto
senso, e quindi anche se a malincuore andai a
vedere le partite nei distinti... E non vidi più
i miei amici come Candelino con cui mi trovavo a
meraviglia. Sempre allo stadio, sempre presente,
spesso in trasferta, ma finite le superiori
andai anche a lavorare, cazzo... Neanche un mese
a bighellonare. Ma il lavoro in fabbrica non era
per me e quindi dopo un annetto mi licenziai, e
chiaramente in casa c’era un po’ di tensione. Mi
ricordo che il mio più grande dispiacere era non
essere andato in Inghilterra a vedere una
partita e quando a settembre del 1981 prendemmo
il Celtic non mi sembrò vero. Una piccola
scintilla in casa, il giovedì precedente la
partita (6 gg prima della partita) e dissi a mia
madre "Va bene me ne vado, vado a Glasgow a
vedere la Juve", presi 100.000 lire (50 euro di
adesso), il chiodo e la sciarpa e me ne andai.
Il bello è che in autostop, raggiunsi Glasgow
già il lunedì, con grandi storie di ospitalità
sia in Francia che in Inghilterra (ma se le
racconto ci vuole 2 ore), dico solo che al
lunedì a pranzo avevo già il Ticket... Dopo la
partita, mi ricordo solo uno stadio brutto, e
neanche tanto tifo io che mi immaginavo chissà
che cosa dalle parole di Beppe Rossi, mi
portarono subito a Leicester degli italiani che
lavoravano lì, e poi nei giorni successivi
Londra fino a Calais (Cale’) dove passai la
notte nella stazione portuale. C’erano molti
ragazzi e ragazze con sacco a pelo, ma feci
subito amicizia con due ragazzi inglesi, ci
divertimmo un casino tutta la notte, a correre
dietro le ragazze con la baguette infilata nelle
gambe e poi a bere... Un vero spasso. Questi
ragazzi erano di Liverpool, ci scambiammo gli
indirizzi e quando tornai in Italia credo di
aver scritto a 5-6 persone/famiglie per
ringraziarli dell’ospitalità o dell’amicizia. Ma
alla fine la vera amicizia fu con questi ragazzi
di Liverpool, non mi sembrava vero, io ero in
contatto con loro, quelli che Beppe Rossi
prendeva sempre ad esempio.
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Entrai a lavorare in una
delle più grandi multinazionali americane del
mondo a dicembre del 1981, ma a dicembre 1982
eccomi pronto per il mio primo viaggio a
Liverpool. Sai tenere l’amicizia senza Facebook,
cellulari e senza aerei Low-cost è un po’ più
difficile... Non so se mi capisci... Ah Ah…
Bene... Arrivai una sera a Dicembre, più
o meno era il 20, faceva freddo e c’era il
vento, il vento che hanno tutte le città del
mare... Ma ero felice e c’erano loro ad
aspettarmi con la mamma che mi portò a casa.
Andai a casa Sampson dai fratelli Neil (che
avevo conosciuto in Francia tifoso dei Reds,
l’altro era Chris tifoso dei Blues) e Kevin ed
ebbi la fortuna di conoscere una famiglia
straordinaria e gente straordinaria. Ma anche in
città conobbi tante, tante persone, e così nell’
83 e nell’ 84 partite, pub, Anfield ed anche
Goodison Park, trasferte al Villa Park, decine
di persone... Ma loro erano già conosciuti,
soprattutto Kevin, gruppi musicali come i
Farm... Concerti, discoteche (The State), senza
mai pagare nulla o almeno se potevano facevano
di tutto per me, solo una cosa al pub si divide
sempre un giro a testa. Poi d’estate hanno
cominciato a venire anche loro a Torino, gite in
montagna, al mare a Diano Marina, insomma a
Liverpool si parlava un gran bene di Torino,
quando poi vinsero a Roma, ma alcuni si
fermarono da me e videro i festeggiamenti che
facemmo a Torino compreso trasformare "Via Roma
in Via Liverpool" ci consideravano veramente
bene. Mio era il bandierone inglese appeso al
Bogino quella sera ! Roma tappa cruciale…
Trattati malissimo, accoltellati, aggrediti,
derubati... Ma che non sia lì che è scattato
qualche cosa nella loro testa ? Potrei parlare
di tante cose, ma ti annoierei e non va bene.
Arriviamo al 1985, compro al Bogino la
trasferta, non vedo l’ora di vedere i miei
amici, di stare con loro, ma il capo mi chiama
siamo in odore di promozione e il venerdì esce
il direttore con me. Cosa faccio, non vado a
Bruxelles, non sarei stato in grado di gestire
la cosa, mi invento una allergia. Puoi
immaginare il mio stato d’animo nel vedere certe
cose... Nei giorni successivi ero intontito, non
sapevo cosa fare, mi chiamano, mi dicono che
loro erano lì, ma non hanno fatto nulla, mi
scrive la mamma, chiedendo perdono ed
invitandomi a non rompere questa nostra
amicizia. Poi mi chiama il leader dei The Farm
impegnato politicamente con il sindaco di
Liverpool e mi chiede di organizzare un viaggio
di 20 persone a Liverpool. Vado al Bogino, ma
non conoscevo più nessuno, Pino Leo non si
presenta, ma si presentano 4-5 persone, non
ricordo i nomi compreso anche due fratelli di
Moncalieri. Accettano, con altri miei amici
partiamo da Malpensa, tutto pagato, arriviamo a
Londra sulla pista ci aspetta già un pullman che
ci porta a Liverpool. Tutto bello, tutto carino,
ci fanno tante feste pubbliche, cena con
Dalglish, sede dell’Everton ecc… Mi chiama anche
l’ambasciata italiana, dicendomi di fare
attenzione, secondo me scocciati che non era
stata organizzata da loro… Va beh… Alla fine io
ritorno e mi dico, ma sono miei amici, ho
condiviso con loro i giorni più belli della mia
vita, non posso abbandonarli, e la mia decisione
è stata quella di seguire il mio cuore. Sono
tornato tante altre volte da loro nel 87-89 fino
al 2005 e poi nel 2011 con mio figlio a cui
tanto avevo descritto la Kop ed anche Lui se ne
è innamorato. Ps nell’ 89 ero a vedere la
semifinale a Hillsborough, mi fanno interviste,
giornali, tv... Sono anche io salvo per miracolo
! Io negli ultimi due anni sono venuto poco allo
stadio perché preferisco seguire Luca (mio
figlio) che gioca al momento nel Vanchiglia e
poi per tenerlo lontano dalla curva, una delle
ultime volte era a petto nudo in campo contro il
Napoli... Non va bene ! Questa in sintesi la
storia, ti allego qualche foto e video, c’è
anche la lettera scritta ai DRUGHI da parte di
un leader della Kop, ma Pino Leo, come mi disse
a Madrid, "c’è troppa gente dietro la tifoseria
della Juve e sarebbe difficile mettere e
spiegare qualsiasi cosa che tocchi questo
argomento". Ultima cosa, scrivo ai miei amici e
loro rifiutano l’amicizia con i viola,
coinvolgendo addirittura la società, più di una
volta ospite in tribuna d’onore… Beh, stare
vicino alle vecchie glorie o alle mogli dei
giocatori non è male. Odiano i Napoletani, ma
fanno fatica a capire i nostri rituali e alla
fine per loro siamo tutti italiani... I maggiori
leader della Kop io li conosco, più i pensatori,
quelli che si impegnano nel dare un’anima e dei
valori alla Kop, ecco io conosco queste persone.
Spero che questa storia un po’ ti sia piaciuta,
se vuoi approfondirla fammi sapere, e qualsiasi
cosa sarà, sempre forza Juventus, ma l’AMICIZIA
è sacra per me, perdonami per questo. Un abbraccio.
MAURO
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it © 29
aprile 2015
Fotografie: Mauro
Garino
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Viaggio di pace a Liverpool
di 20 juventini
BRUXELLES - Il tribunale di
Bruxelles ha condannato a sette mesi di carcere
un tifoso del Liverpool, Peter Thomas, 31 anni,
agente di sicurezza, trovato in possesso di
stupefacenti e di un coltello e arrestato il 29
maggio, prima degli incidenti che allo stadio di
Heysel fecero 38 morti. Thomas non sconterà però
la pena avendogli il tribunale concesso la
condizionale. Intanto venti giovani tifosi
juventini sono arrivati da Torino a Liverpool,
per rinsaldare l'amicizia fra le due città e
cancellare definitivamente ogni rancore dopo la
strage di tifosi juventini del 29 maggio scorso.
La gita dei venti giovani torinesi era in
programma per l'anno prossimo, nel quadro dei
normali scambi di visite fra Juventus e
Liverpool. La loro missione nella città inglese
è stata anticipata di un anno proprio per
manifestare la ripristinata amicizia fra le due
squadre. La delegazione torinese, che resterà
cinque giorni a Liverpool, verrà ricevuta al
municipio, visiterà lo stadio Anfield del
Liverpool, effettuerà una gita in battello sul
fiume Mersey, e giocherà in un torneo calcistico
cittadino.
Fonte:
La Repubblica © 2
agosto 1985
Fotografie: Inthebox.gazzetta.it © Liverpoolfc.com ©
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