Il Valore della Vita
di Beppe Franzo
"Mai come in questi
periodi ci si interroga sul valore della vita.
Per associarmi alle parole del reverendo, che
ringrazio, prendo a prestito una frase di Gesù:
"Chi vuole salvare la propria vita la perderà;
ma chi perderà la propria vita per causa mia e
del Vangelo, la salverà". In quel lontano 29
maggio 1985, nel pieno di un’immane tragedia che
costò la vita a 39 persone innocenti, non mancò
un gesto di piena adesione a quell’esortazione
evangelica. Roberto Lorentini era già salvo
sulla pista d’atletica, dopo la carica omicida
degli inglesi. Era un medico aretino di 31 anni,
padre di due bambini. Quando vide delle mani
dimenarsi sugli spalti, che per grandezza
potevano essere quelle dei suoi figli, si
ributtò nella mischia per salvare quel bambino,
probabilmente Andrea Casula. Morì, travolto da
una seconda carica degli hooligans, quando stava
praticando la respirazione artificiale al
piccolo. Non esitò un attimo a mettere a
repentaglio la sua vita per gli altri.
L’Heysel, da sempre
associato alla morte e alla violenza, diviene,
con quel gesto, un simbolo di speranza, di amore
verso il prossimo, estremizzato fino alla
perdita della propria vita. Nell’ora presente,
quando ovunque trapelano notizie di morti, a
causa dell’infezione del virus e in taluni
frangenti si vede il panico nell’assoluta
ricerca di salvare la propria vita, sia monito
quella corsa di Roberto Lorentini sugli spalti.
Corsa protesa nella più intima adesione a quel
giuramento d’Ippocrate che imponeva di prestare
assistenza d’urgenza a qualsiasi infermo che ne
abbisognasse. Morì, da medico, servendo gli
altri fino all’ultimo. Sacrificio riconosciuto
con la medaglia d’argento al valore civile. Il
figlio Andrea, attuale Presidente
dell’Associazione dei Famigliari delle Vittime,
ebbe a dire: "Questo è un giorno che non sarà
mai uguale agli altri. Un giorno nel quale ogni
anno mi chiedo perché è potuto accadere. Cerchi
di distrarti, di pensare ad altro ma non ce la
fai. Poi torni a casa e vedi quella medaglia. E
l’orgoglio prevale sulla rabbia e il dolore.
L’orgoglio di essere tuo figlio".
Cherasco, ospitando
questo monumento alle 39 Vittime, non avendo
nessun concittadino tra le stesse, rende un
tributo impagabile alla Memoria dell’Heysel.
Memoria che si tramanda di padre in figlio.
Memoria che si spoglia del faziosismo calcistico
e del tifo per assurgere a memoria collettiva,
di un intero popolo: spirito nazionale. Compete
a noi il gravoso ma imprescindibile compito di
tramandare il ricordo, di divulgare la
veridicità storica, chiamando con il giusto nome
gli assassini ma non dimenticando il
pressapochismo, l’ipocrisia e l’indifferenza
dell’UEFA, colpevole, con la propria negligenza,
al pari di quelle immonde bestie. La frase si
Sant’Agostino, lì incisa, sintetizza il nostro
operato ed esterna il nostro intimo sentire:
"Coloro che amiamo e che abbiamo perduto, non
sono più dove erano ma sono ovunque noi siamo".
Grazie al Sindaco e alle istituzioni locali per
la loro presenza; grazie al reverendo padre per
le sue preghiere e grazie a tutti coloro che con
la loro partecipazione conservano il ricordo.
Grazie infine a Marco, Paolo e Federico, il
presidio locale che cura il monumento a nome
della nostra Associazione "Quelli di … Via
Filadelfia" che mi onoro oggi di rappresentare".
Fonte: Associazione Quelli di… Via Filadelfia
© 29 maggio 2021 (Testo ©
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