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ITALIA
14-09-1947 Cogorno
(GE) Anni 37
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"Quella notte che papà
morì allo stadio Heysel"
di Simone Traverso
"Ricordo l’auto ferma davanti
alla nostra casa di Cogorno. Erano le 6 di un giovedì
mattina, credevo fosse papà che tornava a casa. Erano i
nonni e gli zii che venivano a dirmi che mio padre era
morto, ucciso sugli spalti dello stadio Heysel di
Bruxelles". Michela Mazzino oggi ha 36 anni ed è madre
di due bambini, Simone, 9 anni, e Nicolò, 5 anni. Due
bimbi che conoscono solo in parte la tragedia che costò
la vita al loro nonno, Sergio Mazzino, tifoso juventino
deceduto in quel disastro che segnò indelebilmente la
finale di Coppa dei campioni tra Liverpool e Juventus.
Cosa rammenta di quella sera che cambiò la sua vita ?
"Era il 29 maggio 1985, avrei dovuto vedere la partita
in televisione, con mia mamma e la nonna. Accendemmo la
tv e vedemmo subito immagini degli scontri. Mia madre mi
disse di andare in camera da letto, a giocare. No so
cosa compresi davvero di quei momenti". Di quella
tragedia restano il dolore, i ricordi ma anche il
"modello inglese" di lotta alle componenti violente del
tifo. Crede che quel sistema si sia rivelato efficace ?
"Per anni ho sentito parlare di "Modello inglese",
ancora oggi in occasione di nuove tragedie, incidenti,
scontri il primo esempio è proprio quello britannico. Mi
chiedo, perché non hanno adottato quelle misure di
prevenzione 25 anni fa ?". E i suoi figli sono già stati
spettatori di una partita ? "Nicolò non ha ancora
compiuto 5 anni, Simone invece ha già 9 anni ed è andato
a seguire un paio di partite del Genoa assieme a mio
cognato. Certo scegliamo le sfide meno a rischio...". E
quando i suoi figli le chiederanno di seguire la loro
squadra del cuore in trasferta ? "Oddio"...
Fonte: Il
Secolo XIX © 26 maggio 2010
Fotografie:
Ilsecoloxix.it ©
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L'esame durato due ore
- La sepoltura
Cogorno, ferite da
taglio ? Sergio Mazzino nuova autopsia
di Marco Rafia
COGORNO - E' stata finalmente
tumulata nel cimitero di Cogorno la salma di Sergio
Mazzino, 38 anni, il tifoso ucciso mercoledì scorso nei
disordini dello stadio di Bruxelles. Ieri mattina
nell'obitorio dell'ospedale di Lavagna il prof. Marco
Canepa, dell'Istituto di Medicina Legale dell'Università
di Genova, ha effettuato l'autopsia. L'esame è durato
circa 2 ore, dalle 10 a mezzogiorno, poi la salma è
stata nuovamente riportata a Cogorno, dov'era rimasta,
nell'oratorio di S. Giovanni prima e nella chiesa di S.
Lorenzo poi, da sabato pomeriggio, quando era giunta da
Bruxelles. Nulla è trapelato sulle risultanze
dell'esame. Secondo alcune voci non confermate,
diffusesi domenica subito dopo il riconoscimento della
salma, sul corpo di Sergio Mazzino sarebbero stati
riscontrati tagli non addebitabili al bisturi del perito
settore di Bruxelles. Il quale peraltro, come è ormai
risaputo, ha operato in questo come in altri casi con
una fretta e una leggerezza forse eccessiva, non
preoccupandosi nemmeno di ricomporre la salma. I tagli
in questione sarebbero stati localizzati sul collo della
vittima. Non è detto però che siano le conseguenze di un
accoltellamento: Sergio Mazzino potrebbe anche esserseli
prodotti cadendo dalla gradinata e sfregando contro la
recinzione in plastica. Alcuni sopravvissuti della curva
Z (tra questi Ettore e Stefano Gianetto di Rapallo)
hanno intanto riferito che Sergio Mazzino si trovava al
momento dei disordini molto vicino al muro che separava
la gradinata dal sottopassaggio. Potrebbe essere stato
uno dei primi a cadere oltre la recinzione.
Fonte: La Stampa © 5
giugno 1985
Fotografia: Weekendpremium.it ©
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A Cogorno si attendono
decisioni per l'autopsia
Un altro esame sulla salma
di Sergio Mazzino ?
Cogorno - Il sostituto
procuratore di Chiavari, Filippo Gebbia, ieri mattina ha
inviato un fonogramma urgente alla procura di Roma per
avere conferma delle disposizioni che impongono una
nuova autopsia sulla salma. Di ufficiale, infatti, a
parte le notizie pubblicate domenica dai giornali, a
Palazzo di Giustizia non era ancora arrivato nulla. E'
quasi certo comunque che l'autopsia si terrà
nell'obitorio dell'ospedale di Lavagna. Domenica mattina
intanto c'è stato, poche ore prima del funerale, il
riconoscimento della salma da parte di alcuni parenti,
alla presenza del sindaco Giorgio Vignolo e del medico
condotto, dottoressa Perongino. Si è scoperto che il
corpo non era stato ricomposto dopo la prima, frettolosa
autopsia.
Fonte: La Stampa © 4
giugno 1985
Fotografia: Bergamonews.it ©
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La salma del tifoso di
Cogorno
spedita in Italia non ricomposta
di Marco Rafia
Il corpo di Sergio
Mazzino era stato sottoposto ad autopsia a Bruxelles. La
vedova e la figlia non avevano voluto assistere
all'apertura della bara.
GENOVA - A Cogorno, dove
abitava Sergio Mazzino, uno dei due liguri periti allo
stadio Heysel di Bruxelles, al dolore dei familiari per
la perdita del congiunto si è aggiunta una macabra
beffa. Ieri mattina, nell'oratorio di San Giovanni
Battista è stata aperta la bara con cui, l'altro
pomeriggio, era stata rimpatriata la salma proveniente
da Bruxelles. Alla dolorosa cerimonia, necessaria per il
riconoscimento del corpo, erano presenti un cognato e
due cugini della vittima, il sindaco di Cogorno, Giorgio
Vignolo, e poche altre persone. Ancora una volta la
moglie di Mazzino, Rita Cabona, e la figlia Michela di
11 anni avevano preferito non esserci. Ed è stato un
bene, visto che una volta aperta la bara di mogano nero
fornita dalle autorità di Bruxelles i presenti si sono
trovati davanti a una triste sorpresa. La salma di
Sergio Mazzino, infatti, sottoposta nella capitale belga
ad una prima autopsia, non era stata infatti ricomposta
come in questi casi la pietà umana dovrebbe suggerire.
Allo stupore dei presenti si è sostituita
l'indignazione. Un'ennesima riprova di
quell'approssimazione con cui le autorità belghe hanno
curato le pratiche mortuarie dei tifosi italiani periti
nello stadio. Aveva già suscitato scalpore il fatto che,
dopo il primo riconoscimento, le salme non fossero state
subito rivestite, lavate e ricomposte. Ma che anche dopo
l'autopsia non si sia pensato a rivestire e a ricomporre
i cadaveri nessuno sarebbe mai arrivato ad immaginarlo.
Ieri pomeriggio, alle 17, si sono svolti i funerali in
forma privata, ma i dispiaceri per la famiglia Mazzino
non sono ancora finiti: è noto, infatti, che la Procura
della Repubblica di Roma, per accertare le cause esatte
dei decessi avvenuti allo stadio di Bruxelles, ha
disposto che tutte le salme dovranno essere nuovamente
sottoposte ad autopsia. I documenti in francese giunti a
Cogorno insieme con la bara attestano esclusivamente il
decesso di Sergio Mazzino, nazionalità italiana. A
Cogorno ancora non si sa dove avverrà l'esame
necroscopico, se presso il vicino ospedale di Lavagna o
direttamente nella camera mortuaria del cimitero.
Fonte: La Stampa © 3
giugno 1985
Fotografie: Stampa
Sera © Comune.cogorno.ge.it ©
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La salma del giovane
tifoso juventino è arrivata ieri pomeriggio da Bruxelles
Cogorno: Sergio è
tornato a casa
di Marco Rafia
I familiari banno
preferito rimanere in casa - Incertezze sull'autopsia -
Il discorso del sindaco.
COGORNO - Ieri pomeriggio
hanno portato Sergio Mazzino a casa. Su una Mercedes
azzurra, avvolta nel tricolore, la bara del giovane
tifoso morto allo stadio Heysel di Bruxelles ha percorso
lentamente i tornanti che da Lavagna portano a Cogorno
Alta, e all'oratorio di S. Giovanni Battista dov'era la
camera ardente. Qui, sul piazzale inondato di sole,
tipico delle chiese liguri di campagna, la bara è stata
scaricata mentre molti presenti, amici e qualche lontano
parente di Sergio Mazzino, piangevano. La moglie di
Sergio, Rita Cabona, 32 anni, e la figlia Michela di 12
hanno preferito rimanere in casa. Andranno più tardi,
quando la folla, i fotografi e i cronisti non ci saranno
più, a salutare per l'ultima volta il loro caro.
L'attesa era cominciata già da diverse ore e anche in
questo caso, ennesima, inutile crudeltà, notizie
contraddittorie avevano creato confusione. La salma
arriva da Roma; la bara è stata scaricata a Milano
Linate e si ferma al S. Martino di Genova per
l'autopsia; la bara arriverà forse stasera. Non era vero
niente. La bara, di mogano scuro, diversa da quelle dei
nostri artigiani, è stata scaricata a Milano Linate
verso le 15 e l'hanno presa in consegna gli uomini delle
pompe funebri. In una sola tirata, la Mercedes è
arrivata al casello di Lavagna e quindi a Cogorno. In
chiesa il sindaco, Giorgio Vignolo, in fascia tricolore,
ha pronunciato qualche parola. "Quando viene a mancare
la fede, qualsiasi uomo può trasformarsi in una bestia
feroce. Bandiamo la violenza dai nostri cuori". I
documenti in francese che accompagnavano la bara
dovranno essere tradotti, lo si farà lunedì. Manca,
ancora, intanto, l'autorizzazione per la sepoltura. La
Procura Generale di Roma ha infatti disposto che prima
di seppellire i morti di Bruxelles venga fatta una nuova
autopsia. Il funerale di Sergio Mazzino, comunque, avrà
regolarmente luogo oggi alle 17. A mezzogiorno, come
informa un volantino ciclostilato incollato sotto i
manifesti funebri, gli sportivi cogornesi si riuniranno
al Villaggio del Ragazzo per una messa di suffragio,
"per riflettere e pregare". E l'autopsia ? Forse si farà
dopo il funerale, questa è un'altra delle tante
incertezze che circondano questa vicenda. Di che cosa è
morto, esattamente, il giovane ? I familiari, che non se
l'erano sentita di andare a Bruxelles per il
riconoscimento, non potranno, forse, più vedere la
salma. Un po' dappertutto, a Cogorno e nella frazione
bassa, la più popolata, di S. Salvatore, sono comparse
le bandiere tricolori a mezz'asta, molte con il nastro
nero. A Cogorno alta oltre alla sede di un partito ce
l'aveva anche la Società di mutuo soccorso di cui Sergio
Mazzino era socio. Nella piccola sala, che è insieme
bar, teatrino, sala riunioni, i giovani di Cogorno alta
avevano assistito per televisione alla tragedia di
Bruxelles. Il loro pensiero era corso a Sergio, che
anche stavolta aveva seguito la "sua" Juve. Nessuno,
però, avrebbe mai potuto immaginare che la morte avrebbe
colpito proprio lui, partito contento anche perché, per
la prima volta, sarebbe salito su un aereo. E poi la
televisione, i giornalisti, i fotografi: un clamore che
Cogorno ha vissuto con dolore, quasi con fastidio.
Fonte: La Stampa ©
2 giugno 1985
Fotografia: Comune.cogorno.ge.it ©
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Il sostenitore tra le
molte vittime dello stadio
A Cogorno si piange
ricordando Mazzino
COGORNO - I familiari di
Sergio Mazzino, il rappresentante di 38 anni ucciso allo
stadio Heysel di Bruxelles, sono distrutti dal dolore.
La casa dove sono rimaste Rita Cabona, la moglie, e la
piccola Michela, 12 anni, alla quale hanno detto che suo
padre non tornerà più, è inavvicinabile ai cronisti. Al
telefono rispondono i cugini. Contrariamente a quanto si
credeva giovedì, la salma di Sergio Mazzino sarà
rimpatriata senza alcuna formalità. Nella casa di via
Chiappe a Cogorno la famiglia attende la chiamata che
avverte dell'arrivo del corpo all'aeroporto di Milano.
Sta meglio, nell'ospedale di Bruxelles dov'è ricoverata,
Elsa Del Monte, la donna di 56 anni di Ortonovo (Spezia)
ferita negli *scontri. "E' rimasta in coma per due
giorni, si è risvegliata ieri, mattina, ma per poco: per
ora è intrasportabile. Il marito Carlo Puccetti è
ricoverato anche lui ma in condizioni non gravi. Con
loro sono alcuni parenti partiti ieri da Ortonovo.
Conosciamo benissimo la signora, abita a pochi metri dai
nostri uffici ed è una cliente affezionata, racconta
Evardo Lorenzini della "Lortour". E' l'agenzia che ha
organizzato la comitiva ligure più numerosa. Lorenzini,
presidente dello Juventus Club di Luni, è rimasto per
una notte e un giorno incollato al telefono. I 270
tifosi partiti in pullman sono rientrati quasi tutti:
cinque pullman giovedì sera, un sesto, per il quale era
in programma un tour più lungo, nella serata di ieri.
Tutti avevano i biglietti per i settori M, N e O, i più
"sicuri". Nessuno, a parte qualche piccola contusione
(qualcuno, nella folla, ha perso la giacca o le scarpe)
ha riportato danni. Diversa la sorte dei 31 tifosi
partiti mercoledì mattina da Pisa con un charter della
Ciocco Travel di Firenze (che, racconta Lorenzini, ha
avuto 4 morti tra gli oltre 500 tifosi). I biglietti per
i trentuno spezzini, tra i quali anche Elsa del Monte e
il marito, erano quasi tutti per il famigerato settore
Z.
Fonte: La Stampa © 1
giugno 1985
Fotografia: Ilsecoloxix.it ©
*Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel
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Parlano i compagni del
rappresentante di Cogorno morto all'Heysel
"Abbiamo visto Sergio
sparire dopo l'assalto dei tifosi inglesi"
di Andrea Plebe e Marco
Raffa
La conferma dopo lunghe ore
di speranza - Notte febbrile nelle agenzie di viaggio.
Il ritorno di un gruppo di S. Margherita - "Non c'erano
controlli agli ingressi".
NOSTRO SERVIZIO TIGULLO - E'
di Cogorno l'unico ligure di Levante perito mercoledì
sera a Bruxelles negli *scontri che hanno preceduto
l'incontro Juventus-Liverpool. Si chiamava Sergio
Mazzino, aveva 38 anni ed era sposato, con una figlia di
12 anni. La moglie, Rita Cabona, 32 anni, ha avuto la
tragica notizia alle tre di notte di giovedì, quando è
finalmente riuscita a mettersi in comunicazione con il
centralino che, a Roma, diramava l'elenco delle vittime.
Mazzino, rappresentante della Locatelli, dipendente
dalla filiale di Rapallo, era partito per Bruxelles
mercoledì mattina con un tour organizzato dalla Poly
viaggi di Rapallo in collaborazione con la Aviomar di
Genova. Insieme a Mazzino erano partiti sull'aereo per
Bruxelles anche due fratelli di Rapallo, titolari di una
macelleria in via Mazzini, Ettore e Stefano Gianello che
ieri mattina erano già al loro posto di lavoro. Ancora
choccati, hanno raccontato di aver visto l'ultima volta
Mazzino durante la carica di alcune centinaia di tifosi
britannici. "Eravamo nel settore Z, divisi dagli inglesi
da una ridicola recinzione di plastica. Dapprima hanno
cominciato a lanciarci oggetti, lattine e pezzi della
gradinata che, ho notato, si staccavano con estrema
facilità. Poi hanno caricato, e le centinaia di italiani
che si trovavano nella zona dov'era anche Mazzino sono
stati travolti dal panico e si sono ammucchiati gli uni
sugli altri". I fratelli Gianello, con gli altri
rapallesi della comitiva, sono riusciti per miracolo a
guadagnare l'uscita, pochi metri più in alto, mentre
sotto di loro si scatenava il finimondo. Sono poi
riusciti a ritornare nello stadio e ad assistere alla
partita. Per i Gianello la tragedia non è stata una
fatalità: "In tutto, nel nostro settore, ci saranno
stati quattro o cinque poliziotti; quanto alle
ambulanze, io personalmente ne ho viste diverse, ma solo
a partita terminata. Eravamo incredibilmente vicini agli
ultras inglesi, giovanissimi, che parevano degli
invasati". Sull'aereo che li riportava a Genova, i 114
tifosi che erano partiti convinti di partecipare ad una
grande festa si sono contati. Qualcuno mancava
all'appello. A Rapallo, nel deposito Locatelli di via
Volta, ieri mattina il titolare Riccardo Maucci aveva
ancora un barlume di speranza: "Noi non ci crediamo
ancora". Ma nel primo pomeriggio ogni illusione è
caduta. In via Chiappe ...
(NdR: omissis), sulle alture di
Cogorno dove abita la famiglia Mazzino, già provata
dalla recente scomparsa del padre di Sergio, Mario, la
porta è rimasta chiusa. Un cugino della vittima, Armando
De Ferrari, ha confermato, in base alle notizie avute
poco prima da Bruxelles, che Sergio Mazzino era
deceduto. "Ora ci saranno anche i problemi per riavere
la salma: pare che qualcuno di noi dovrà andare in
Belgio per riconoscere Sergio". Ore drammatiche, in una
notte frenetica, anche nelle agenzie di viaggi che, un
po' dappertutto, avevano organizzato viaggi per
Bruxelles. Alla Lortour di Lavagna, filiale della
Lorenzini Tour di La Spezia, che aveva sei pullman in
Belgio, il clima è quello dei bollettini di guerra. A
bordo delle corriere c'erano due rapallesi, un
chiavarese, uno spezzino di Levanto e tredici sustresi.
Tutti gli altri provenivano da La Spezia e qualcuno
anche dalla Toscana. Una donna di 55 anni, di Ortonovo
nello Spezzino, Elsa Del Monte, sarebbe ricoverata in un
ospedale della capitale belga. I tifosi juventini del
Levante reduci da Bruxelles sono arrivati ieri
pomeriggio a Santa Margherita Ligure. Di fronte al bar
Cin Cin si era radunata una piccola folla in attesa di
parenti e amici. Alcuni avevano già telefonato a casa,
fornendo le prime, tranquillizzanti notizie sul gruppo
rivierasco. Il pullman è entrato in corso Matteotti
accompagnato dall'applauso dei presenti. "Arriva papà,
arriva papà, ripeteva una bambina. Sono scesi dal
pullman visibilmente provati, con le bandiere della
Juventus tra le braccia. I cinquanta del club
sammargheritese (che raccoglie tifosi di tutto il
Levante) erano sistemati nei settori N e O; hanno
assistito, impotenti, alla tragedia che si stava
consumando sulla curva opposta. Tutti concordano nelle
critiche alla polizia e al servizio d'ordine. "Siamo
entrati attraverso un'apertura di un metro per due. I
controlli erano assolutamente inesistenti, non si
accorgevano neppure se avevamo i biglietti oppure no".
Un ragazzo va incontro alla nonna: "Sto bene, è tutto a
posto". Nel gruppo, Antonino Milione, 48 anni, di
Cogorno: conosceva bene Sergio Mazzino. Apprende la
notizia dal cronista: "Dovevamo andare insieme, come
sempre, a vedere la partita. Non c'erano più posti, e
allora ha preso l'aereo". Lo consola Antonio Mammola, di
Chiavari, un altro dei tifosi reduci da Bruxelles. Il
bar "Cin Cin" si affolla di amici e parenti. I
proprietari sono rimasti in piedi tutta la notte, a
rispondere a telefonate piene d'ansia.
Fonte: La Stampa © 31 maggio 1985
Fotografia: GETTY IMAGES © (Not for commercial use)
*Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel
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Una vittima di
Chiavari
Cogorno - Aveva 38 anni il
ligure perito nella tragedia di Bruxelles. Sergio
Mazzino, rappresentante della filiale di Rapallo della
Locatelli, abitava in via ...
(NdR: omissis) a Cogorno, piccolo
centro alle spalle di Chiavari, con la moglie Rita Cabona di 32 anni e la figlia Michela, 12 anni, seconda
media. Fedelissimo juventino, aveva preso parte alle
trasferte più importanti della sua squadra: era la sua
unica passione, dicono gli amici e i colleghi della
Locatelli. "Noi ancora non ci crediamo, forse è un
tragico errore, forse nel trambusto ha perso i
documenti, spera Riccardo Maucci, titolare del deposito
rapallese. A Bruxelles, però, Sergio Mazzino sembra non
volesse andare nonostante fosse in ferie da qualche
giorno. Era stata proprio la moglie Rita a convincerlo:
"Due giorni di svago ti faranno bene". Era partito
mercoledì mattina in aereo da Genova insieme ad altri
tifosi rapallesi. Il tour, organizzato dalla Poly
viaggi, costava 520 mila lire. Ettore Gianello, 31 anni,
titolare con il fratello Stefano di 29 della macelleria,
di via Mazzini, era con lui sui tragici spalti dello
stadio Heysel: "Eravamo a pochi metri dagli inglesi,
Sergio insieme agli italiani, noi vicinissimo ad una
recinzione di plastica che ci divideva dai tifosi
britannici". "In tutto nel nostro settore - racconta
Giannello - lo "Z", c'erano solo quattro o cinque
poliziotti. Gli inglesi hanno caricato diverse volte,
lanciando lattine ed altri oggetti, poi si sono mossi in
massa verso il settore italiano. Noi, nella zona
cuscinetto, siamo rimasti calmi. Gli altri italiani,
quelli vicini a Mazzino, si sono fatti prendere dal
panico ed è stata la loro disgrazia. Io sono riuscito a
raggiungere l'uscita che era a pochi metri: una porta
grande come quella del mio negozio (2 o 3 metri al
massimo). In più, il nostro settore dello stadio era
fatiscente: bastava dare un calcio ai gradini, di
calcestruzzo, per disporre di una rudimentale arma".
Fonte: La Stampa ©
30 maggio 1985
Fotografie:
Siviaggia.it © Tripadvisor ©
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