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ITALIA
5-02-1965
Casette (RI) Anni 20
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39 anni fa moriva il
reatino Gianni Mastroiaco
nel crollo dello
Stadio Heysel di Bruxelles
Il 1° giugno si disputerà la
69° finale della Coppa Campioni / Champions League.
Rieti oggi, 29 maggio 2024, ricorda commemora
l’anniversario della scomparsa di Gianni Mastroiaco,
nato a Casette, prematuramente deceduto nella tragedia
dell’Heysel a Bruxelles, durante la finale di Coppa dei
Campioni tra la sua Juventus ed il Liverpool. Era il
1985 quando quello che doveva essere uno spettacolo e
una festa si trasformò in una tragedia inaudita e mai
dimenticata. Gianni era tifoso dei bianconeri e quella
sera sognava una splendida vittoria della sua squadra
preferita, vittoria arrivata tra le lacrime, però, di
chi aveva perso i suoi cari.
Fonte:
Rietinvetrina.it © 29 Maggio 2024
Fotografia: Rietilife.com ©
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29 maggio 2023 -
Anniversario della scomparsa di Gianni Mastroiaco
Anche in questo 29 maggio 2023
la redazione di Rietinvetrina commemora l’anniversario
della scomparsa di Gianni Mastroiaco, nato a Casette e
prematuramente deceduto nella tragedia dell’Heysel
durante la finale di Coppa Campioni tra Juventus e
Liverpool. Era il 1985 quando quello che doveva essere
uno spettacolo e una festa si trasformò in una tragedia
inaudita e mai dimenticata. Gianni era tifoso dei
bianconeri e quella sera sognava una splendida vittoria
della sua squadra preferita. Invece la sua vita terminò
prima di vedere i bianconeri guidati da Michael Platini
alzare la coppa al cielo. Una coppa tanto discussa, che
ancora oggi crea polemiche al solo pensiero di chi vide
spargere sangue e lacrime mentre un pallone rotolava.
Fonte:
Rietinvetrina.it © 29 Maggio 2023
(Testo
©
Fotografia)
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Tragedia dell’Heysel,
i tifosi della Juventus
ricordano Gianni
Mastroiaco dopo 38 anni
Era il 29 maggio 1985 quando,
poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei
Campioni tra Juventus e Liverpool, 39 tifosi bianconeri
persero la vita all’interno dello Stadio Heysel di
Bruxelles, schiacciati nel loro settore a seguito dello
sfondamento della recinzione divisoria da parte degli
hooligans britannici. I caduti dell’Heysel non
appartenevano a gruppi ultras e, anzi, proprio questo
equivoco fu all’origine dei drammatici fatti che
costarono loro la vita. Ciò nonostante, il loro ricordo
è rimasto sempre vivo in tutte le componenti del tifo
juventino, nel segno della comune passione per i colori
bianconeri. A distanza di 38 anni, pertanto, i Drughi
Abruzzo - sezione regionale di uno degli storici gruppi
del tifo organizzato bianconero - hanno onorato in
queste ore la memoria di tre delle vittime di quella
tragedia, deponendo due corone di rose bianche
rispettivamente presso il campo sportivo di Casette
(Rieti), dove sorge una lapide in ricordo di Gianni
Mastroiaco, e presso lo Stadio di Francavilla al Mare,
dove una targa commemora la morte di Rocco Acerra e Nino
Cerullo. Un doveroso omaggio - si legge in una nota del
gruppo - nei confronti di chi ha sacrificato la propria
vita al seguito della Juventus.
Fonte: Rietilife.com © 29 maggio 2023
Fotografia: Repubblica.it
©
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STRAGE DELL’HEYSEL:
DRUGHI ABRUZZO
RICORDANO MASTROIACO,
ACERRA E CERULLO
FRANCAVILLA AL MARE - Con due
corone di rose bianche, deposte negli impianti sportivi
di Casette (Rieti) e Francavilla al Mare (Chieti), i
Drughi Abruzzo rendono onore alla memoria di Gianni
Mastroiaco, Rocco Acerra e Nino Cerullo nel
trentottesimo anniversario della strage dell’Heysel. Era
il 29 maggio 1985 quando, poco prima dell’inizio della
finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool,
39 tifosi bianconeri persero la vita all’interno dello
Stadio Heysel di Bruxelles, schiacciati nel loro settore
a seguito dello sfondamento della recinzione divisoria
da parte degli hooligans britannici. I caduti
dell’Heysel non appartenevano a gruppi ultras e, anzi,
proprio questo equivoco fu all’origine dei drammatici
fatti che costarono loro la vita. Ciò nonostante, il
loro ricordo è rimasto sempre vivo in tutte le
componenti del tifo juventino, nel segno della comune
passione per i colori bianconeri. A distanza di 38 anni,
pertanto, i Drughi Abruzzo - sezione regionale di uno
degli storici gruppi del tifo organizzato bianconero -
hanno onorato in queste ore la memoria di tre delle
vittime di quella tragedia, deponendo due corone di rose
bianche rispettivamente presso il campo sportivo di
Casette (Rieti), dove sorge una lapide in ricordo di
Gianni Mastroiaco, e presso lo Stadio di Francavilla al
Mare, dove una targa commemora la morte di Rocco Acerra
e Nino Cerullo. "Un doveroso omaggio - si legge in una
nota del gruppo - nei confronti di chi ha sacrificato la
propria vita al seguito della Juventus".
Fonte: Abruzzoweb.it
© 29 maggio 2023 (Testo
©
Fotografia)
Logo: Drughi Abruzzo ©
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Trentacinque anni fa la
tragedia dell'Heysel
Rieti pianse la morte di Gianni Mastroiaco
RIETI - Trentacinque anni fa la
tragedia dell'Heysel. Il reatino Gianni Mastroiaco - originario di Casette - fu tra le 39 vittime di
quella terribile serata. Gianni perse la vita a venti
anni - colpevole solo di esser presente sugli
spalti del settore Z di quel maledetto stadio in
occasione di Juventus-Liverpool di Coppa Campioni. All’epoca ventenne -
Gianni era geometra - giocava a calcio in difesa e
lavorava col papà. Soprannominato Zoff dagli amici - era innamorato della Juventus e solo poco prima
dell’Heysel era stato a Torino per un’altra gara di
Coppa dei Campioni. Per il Belgio rimediò un biglietto -
non senza problemi per l’espatrio - grazie al club
bianconero "Due Stelle" di Terni e partì. Il biglietto
era per quello stramaledetto settore Z. Gianni non fece
più ritorno a casa - lasciando mamma Santa -
papà Raniero ed il fratello Claudio. Gianni fu vittima
della follia e della disorganizzazione - in quella
partita in cui all’inizio neanche chi era allo stadio
capì molto - in quella partita in cui la (poca)
polizia belga manganellava anche chi voleva mettersi in
salvo portandosi sul campo di gioco. Tutto mentre chi
era a casa in Italia e a Rieti guardava quanto accadeva
al Tg1 - su Rai Due e ascoltava Bruno Pizzul
optare per una cronaca "in tono il più neutro (...)
impersonale (...) e asettico possibile" considerato
quanto accadeva. Quella partita si giocò e la coppa fu
della Juve. Si festeggiò anche - sintomo della più
totale incomprensione dei fatti avvenuti sugli spalti.
"Gianni era partito con un pullman - ricordò a Il
Messaggero la signora Santa - in occasione del
venticinquennale - organizzato dallo Juventus club di
Terni. C'erano anche altri ragazzi di Rieti. All'inizio
non ci rendemmo conto di quello che era successo. Non ci
chiamò nessuno. Come abbiamo saputo della morte di
Gianni ? Il papà andando al lavoro la mattina dopo sentì
il suo nome alla radio".
LE
VITTIME - Le trentanove
vittime dell’Heysel pesano come un macigno sulla storia
del calcio europeo. Trentadue italiani - quattro
belgi - due francesi ed un irlandese: un
bollettino di guerra per quella che doveva essere solo
una finale della Coppa Campioni. Questi i nomi delle
vittime - tra cui il reatino Gianni Mastroiaco
(tra parentesi gli anni): Rocco Acerra (28) - Bruno
Balli (50) - Alfons Bos (35) - Giancarlo Bruschera (35)
- Andrea Casula (11) - Giovanni Casula (44) - Nino
Cerullo (24) - Willy Chielens (41) - Giuseppina Conti
(17) - Dirk Daeninckx (38) - Dionisio Fabbro (51) -
Jaques François (45) - Eugenio Gagliano (35) - Francesco
Galli (25) - Giancarlo Gonnelli (45) - Alberto Guarini
(21) - Giovacchino Landini (50) - Roberto Lorentini (31)
- Barbara Lusci (58) - Franco Martelli (22) - Loris
Messore (28) - Gianni Mastroiaco (20) - Sergio Mazzino
(38) - Luciano Rocco Papaluca (38) - Luigi Pidone (31) -
Benito Pistolato (50) - Patrick Radcliffe (38) -
Domenico Ragazzi (44) - Antonio Ragnanese (29) - Claude
Robert - Mario Ronchi (43) - Domenico Russo (28) -
Tarcisio Salvi (49) - Gianfranco Sarto (47) - Amedeo
Giuseppe Spolaore (55) - Mario Spanu (41) - Tarcisio
Venturin (23) - Jean Michel Walla (32) - Claudio
Zavaroni (28).
Fonte:
Ilmessaggero.it © 29 maggio 2020
Fotografie: Rietilife.com ©
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Heysel 29 maggio 1985,
ricordiamo il reatino
Gianni Mastroiaco a 35 anni dalla
scomparsa
Coronavirus, lockdown, vite
spezzate ed il calcio che tanto amava bloccato da una
pandemia. Oggi, 29 maggio 2020, ricorre l’anniversario
della scomparsa di Gianni Mastroiaco, nato a Casette
frazione di Rieti, morto nella tragedia dell’Heysel
durante la finale di Coppa Campioni tra la sua Juventus
ed il Liverpool. Era il 1985 quando quello che doveva
essere uno spettacolo e una festa si trasformò in una
tragedia inaudita e mai dimenticata. Gianni era tifoso
dei bianconeri e quella sera sognava una splendida
vittoria della sua squadra preferita. Invece la sua vita
terminò prima di vedere i bianconeri guidati da Michael
Platini alzare la coppa al cielo. Una coppa tanto
discussa, che ancora oggi crea polemiche al solo
pensiero di chi vide spargere sangue e lacrime mentre un
pallone rotolava.
Fonte: Rietinvetrina.it © 29 maggio 2020
Fotografia: Nucleo
1985 ©
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Heysel 29 maggio 1985,
ricordiamo il reatino
Gianni Mastroiaco a 34 anni dalla
scomparsa
A tre giorni da una nuova
finale di Champions League, che vedrà nuovamente
contendersi la coppa la formazione del Liverpool, oggi
29 maggio 2019, ricorre l’anniversario della scomparsa
di Gianni Mastroiaco, nato a Casette frazione di Rieti,
perito nella tragedia dell’Heysel durante un’altra
finale, quella di Coppa Campioni 1985 tra la Juventus e
proprio il Liverpool. Quello che doveva essere uno
spettacolo e una festa si trasformò in una tragedia
inaudita e mai dimenticata. Gianni era tifoso dei
bianconeri e quella sera sognava una splendida vittoria
della sua squadra preferita. Invece la sua vita in
quell’occasione purtroppo terminò prima di vedere i
bianconeri guidati da Michael Platini alzare la coppa al
cielo. Le redazioni di Rietinvetrina.it e Radiomondo lo
ricordano.
Fonte:
Rietinvetrina.it © 29 maggio 2019 (Testo ©
Fotografia)
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29 maggio 1985-2018, ricordiamo
Gianni Mastroiaco a 33 anni dalla scomparsa
Tre giorni fa si è consumata
una nuova finale di Champions League, ed oggi, martedì
29 maggio 2018, ricorre l’anniversario della scomparsa
di Gianni Mastroiaco, nato a Casette frazione di Rieti.
Il giovane morì nel 1985 nella tragedia dell’Heysel
durante un’altra finale, quella di Coppa Campioni tra
Juventus - Liverpool.
Quello che doveva essere uno spettacolo e una
festa si trasformò in una tragedia inaudita e mai
dimenticata. Gianni era tifoso dei bianconeri e quella
sera sognava una splendida vittoria della sua squadra
preferita. Invece la sua vita in quell’occasione
purtroppo terminò. Le redazioni di Rietinvetrina.it e
Radiomondo lo ricordano.
Fonte:
Rietinvetrina.it © 29 maggio 2018
Fotografie: Rietilife.com ©
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29 maggio 1985 - 29 maggio 2017
32 anni dalla scomparsa di
Gianni Mastroiaco
A pochi giorni dalla finale di
Champions League tra Juventus e Real Madrid che si
disputerà allo stadio di Cardiff sabato 3 giugno, oggi
lunedì 29 maggio, ricorre l’anniversario della scomparsa
di Gianni Mastroiaco, nato a Casette (Rieti). Il giovane
morì nel 1985 nella tragedia dell’Heysel durante
un’altra finale, quella di Coppa Campioni tra Juventus -
Liverpool. Quello che doveva essere uno spettacolo e una
festa si trasformò in una tragedia inaudita e mai
dimenticata. Gianni era tifoso dei bianconeri e quella
sera sognava una splendida vittoria della sua squadra
preferita. Invece la sua vita in quell’occasione
purtroppo terminò.
Fonte:
Rietinvetrina.it © 29 maggio 2017
Fotografie: Google
Maps ©
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Gianni Mastroiaco ricordato
durante Belgio-Italia
Il ricordo di Gianni
Mastroiaco nella serata della memoria della tragedia
dell’Heysel. Durante l’amichevole tra il Belgio e
l’Italia allo stadio Re Baldovino di Bruxelles (ex
Heysel) il nome del giovane di Casette, vittima del
drammatico crollo della curva Z nel 1985, è stato
ricordato sul maxischermo dello stadio. Al 39′ della
partita, tutti i giocatori si sono fermati e hanno
omaggiato le vittime di quella tragica finale di Coppa
dei Campioni Trentanove, come il pesantissimo bilancio
delle vite umane spezzate e il numero di maglia azzurra
che è stato ritirato: nessun giocatore della nazionale
potrà più vestirla.
Fonte: Rietilife.it
© 13 novembre 2015
Fotografia: Cristian
Fabrizi ©
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Heysel, Gianni Mastroiaco sarà
ricordato
durante Belgio-Italia: il suo nome sul
maxischermo
Gianni Mastroiaco, il giovane
reatino vittima della tragedia dell’Heysel sarà ricordato durante
l’amichevole Belgio-Italia insieme agli altri 38 morti
di quel tragico 29 maggio 1985. Venerdì sera allo stadio
Re Baldovino di Bruxelles (l’ex Heysel) il suo nome
comparirà sul maxischermo.
La Nazionale torna a Bruxelles
nel trentesimo anniversario della tragedia dell’Heysel:
era il 29 maggio dell’85 quando, prima dell’inizio della
finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool,
morirono 39 persone, per la maggior parte tifosi
italiani. In accordo con la Federazione belga, la FIGC
ha stabilito un programma per commemorare le vittime di
quella tragica serata che si svolgerà in due momenti
distinti, ma strettamente collegati. All’arrivo a
Bruxelles, giovedì 12 novembre, la Nazionale italiana,
il Presidente della FIGC Carlo Tavecchio e il Direttore
Generale Michele Uva, la società Juventus rappresentata
da Paolo Garimberti e Mariella Scirea, insieme
all’Associazione dei familiari delle vittime dell’Heysel
guidata da Andrea Lorentini, deporranno dei fiori
davanti alla lapide nella curva Z che ricorda la
tragedia (ore 18.45 circa). In questa occasione si
procederà al ritiro della maglia azzurra numero 39, così
come deciso lo scorso maggio su proposta del Presidente
Federale. Il giorno dopo, le attività si concentreranno
nel pre-partita e durante la gara: un primo messaggio
sarà trasmesso al momento dell’ingresso in campo poi, al
39’ del primo tempo, tutto lo stadio e le squadre
saranno coinvolte nel ricordo di quella terribile sera
di 30 anni fa, mentre i nomi delle 39 vittime, tutti
insieme, uno per uno, senza distinzioni di nazionalità o
fede calcistica, saranno ricordati sui maxischermi dello
stadio.
Fonte: Rietilife.it
© 10 novembre 2015 (Testo © Fotografia)
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Heysel, 29 maggio 1985: tra le
39
vittime il reatino Gianni Mastroiaco
di Christian Diociaiuti
RIETI - C’era anche lui, il
reatino Gianni Mastroiaco, in quel maledetto stadio, in
quella folle bolgia di hooligans, trascuratezza e
approssimazione che si chiamava Heysel. Uno stadio che
cadeva a pezzi e la violenza del tifo inglese hanno
portato via la vita di trentanove persone (oltre
seicento feriti), lì soltanto per la finale di Coppa dei
Campioni. Lì soltanto per Juventus-Liverpool. Un fatto
che esattamente 30 anni fa sconvolse Rieti, l’Italia e
tutta Europa, il mondo del calcio e non solo.
LA JUVE NEL CUORE - Gianni Mastroiaco (alcune delle foto sono della famiglia
Mastroiaco), all’epoca ventenne, era geometra, giocava a
calcio in difesa e lavorava col papà. Soprannominato
Zoff dagli amici, era innamorato della Juventus e solo
poco prima dell’Heysel era stato a Torino per un’altra
gara di Coppa dei Campioni. Per il Belgio rimediò un
biglietto - non senza problemi per l’espatrio - grazie
al club bianconero "Due Stelle" di Terni e partì. Il
biglietto era per quello stramaledetto settore Z. Gianni
non fece più ritorno a casa, lasciando mamma Santa, papà
Raniero ed il fratello Claudio. Gianni fu vittima della
follia e della disorganizzazione, in quella partita in
cui all’inizio neanche chi era allo stadio capì molto,
in quella partita in cui la (poca) polizia belga
manganellava anche chi voleva mettersi in salvo
portandosi sul campo di gioco. Tutto mentre chi era a
casa in Italia e a Rieti guardava quanto accadeva al
Tg1, su Rai Due e ascoltava Bruno Pizzul optare per una
cronaca "in tono il più neutro (...) impersonale (...) e
asettico possibile" considerato quanto accadeva. Quella
partita si giocò e la coppa fu della Juve. Si festeggiò
anche, sintomo della più totale incomprensione dei fatti
avvenuti sugli spalti. "Gianni era partito con un
pullman - ricordò a Il Messaggero la signora Santa, in
occasione del venticinquennale - organizzato dallo
Juventus club di Terni. C'erano anche altri ragazzi di
Rieti. All'inizio non ci rendemmo conto di quello che
era successo. Non ci chiamò nessuno. Come abbiamo saputo
della morte di Gianni ? Il papà andando al lavoro la
mattina dopo sentì il suo nome alla radio".
LA MESSA E
IL RICORDO DELLO STADIUM - Ieri a Casette c’è stata una
messa molto partecipata in onore di Gianni Mastroiaco.
Presente la famiglia e tanta gente che ha voluto
omaggiare il ricordo di Gianni al campo coperto del
polivalente. I nipoti del tifoso reatino morto
all’Heysel hanno letto un messaggio allo zio mai
conosciuto, mentre i familiari hanno deposto dei fiori
al monumento al polivalente e sulla tomba al cimitero.
Neanche lo Juventus Stadium ha dimenticato Gianni e le
altre vittime: al 39esimo minuto di Juventus-Napoli di
qualche giorno fa, la curva bianconera ha esposto lo
striscione con la scritta "Nessuno muore davvero, se
vive nel cuore di chi resta. Per sempre".
Contestualmente sono stati esposti migliaia di cartelli
con i nomi dei tifosi scomparsi all’Heysel, tra cui
quello dedicato a Gianni Mastroiaco, il cui nome
campeggia anche nelle targhe dello stadio Re Baldovino
di Bruxelles. La Juventus, come fa tutti gli anni, ha
invitato la famiglia Mastroiaco alle celebrazioni a
Torino.
DE TOMMASO: "IO ERO DAVVERO LÌ
?" -
Scampato alla tragedia perché in un altro settore
dello stadio che oggi si chiama Re Baldovino, Fabrizio
De Tommaso, grande sportivo e da sempre vicino al calcio
dilettante reatino, ricorda così quel maledetto 29
maggio. "Ho un ricordo lungo trenta anni di quanto
accadde - dice De Tommaso - per anni mi sono chiesto: ma
io davvero ero lì ? In quegli anni avevo fondato il club
a Cittaducale: mi ricordo ancora di una cena a Torino.
Con Tacconi c’erano il povero Scirea e due sconosciuti,
come Prandelli e Pioli, dopo alla festa scudetto, e
l’addio di Furino. Bei tempi, a soli 22 anni a Torino
ero di casa. Trasferte con il Manchester United in
Coppa, il Bordeaux e poi la finale in Coppa delle Coppe,
una trasferta a Basilea fatta in autostop durata una
settimana e la vittoria sul Porto. In quella occasione
fu davvero una festa. L’anno successivo - continua De
Tommaso, oggi 52enne - arrivò la grande occasione.
Quella finale per una vittoria storica: stesso
entusiasmo di Basilea, un viaggio bellissimo e nulla che
lasciava presagire che solo il caso ci avrebbe
allontanato dalla morte. Una cosa che nessuno ha detto e
scritto mai: è vero che il crollo di un muro ha causato
decine di morti ma nello stesso tempo è stata la via di
fuga per migliaia di tifosi che, così facendo, hanno
potuto trovare ricovero ed aiuto sul prato. Una delle
più brutte storie che il calcio possa aver mai
raccontato, dove purtroppo c’è stata morte e tanto
dolore. È assurdo morire per una partita di calcio. Come
è assurdo che quella Coppa sia in bella vista tra i
trofei della Juventus. Quella partita non si doveva
giocare e quella vittoria non doveva essere festeggiata.
Ma si sa, il calcio in Italia passa davanti a tutto e
tutti". De Tommaso seppe della morte di Mastroiaco nel
viaggio di ritorno da Bruxelles, un viaggio verso
Cittaducale che assomigliava più a una fuga che un
ritorno a casa.
MAI DIMENTICARE
- L’Heysel, nella sua
tragicità, ha insegnato qualcosa in fatto di stadi e
tifo. Almeno all’estero, in Italia molto meno. Ma quel
che colpisce è che Rieti non ha mai omaggiato
concretamente quel ragazzo, strappato alla vita a soli
vent’anni da una tragedia che non doveva succedere
(oggi, Gianni, avrebbe avuto poco più di cinquanta
anni). Ci pensa la Juve tuttora, ci pensò Tardelli
quando venne a Rieti con l’Italia U21, non ci pensa la
sua città. Viene da riflettere, estrapolando le parole
di Ligabue da una canzone (I Campi in Aprile, Giro del
Mondo 2015), dedicata a un altro ragazzo, un partigiano,
ma pur sempre un ventenne come Gianni: "Se parti per
sempre a neanche vent’anni non sei mai l’eroe sei per
sempre il ragazzo". Lo stadio di Rieti, dopo lungo
discutere, alla fine è stato dedicato a Manlio Scopigno.
E mentre si intitolano piazze e vie a nomi illustri,
soprattutto politici, ma non della nostra città, a
ricordare Gianni c’è solo il polivalente della sua
Casette. Non una via, non una piazza, non un evento.
Sarà il caso di pensarci su. Dopo trent’anni sarà anche
ora.
Fonte:
Ilmessaggero.it © 29 Maggio 2015
Fotografia: Gazzetta.it ©
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Heysel, 30 anni dopo ancora
vivo il ricordo di Gianni Mastroiaco
Sono trascorsi 10.950 giorni
dalla tragedia dell’Heysel dove perse la vita anche
Gianni Mastroiaco, nato a Casette, Rieti.
Oggi l’Italia ha ricordato le
32 vittime italiane e ogni anno, quando la ricorrenza ci
fa tornare indietro di tanti anni, il pensiero va anche
al nostro Gianni, schiacciato dalla folla impazzita e da
una tribuna crollata sotto il peso degli Hooligans
inglesi. Uno stadio vecchio e i pochi controlli
dell’esigua Polizia belga fecero da cornice sbiadita a
Liverpool-Juventus, finale di Coppa dei Campioni del
1985. Quello che doveva essere uno spettacolo e una
festa si trasformò in una tragedia inaudita e mai
dimenticata. Gianni era tifoso della Juventus, quella
sera sognava una splendida vittoria della sua squadra
preferita ed invece… Proprio la società bianconera
attraverso il proprio sito ufficiale ha ricordato le
vittime di quella giornata nera: "29 maggio 1985, il
giorno più triste della nostra storia. Doveva essere un
momento di festa, di attesa, di tensione sportiva. Si è
trasformato in tragedia". Messaggi di ricordo e
cordoglio anche di tanti campioni juventini, da Del
Piero a Buffon passando per Pessotto. Quella partita si
giocò comunque, vinse la Juventus, ma perdemmo tutti
quanti insieme.
Fonte:
Rietinvetrina.it © 29 maggio 2015
Fotografia: Famiglia
Mastroiaco ©
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RIETI
Strage dell’Heysel, una messa
per ricordare Gianni Mastroiaco
Una messa alle 18 al campo di
Casette per ricordare Gianni Mastroiaco, a trent’anni
dalla strage dell'Heysel. La tragedia avvenne il 29
maggio 1985, poco prima dell'inizio della finale di
Coppa dei Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool
allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39
persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre
600. A perdere la vita anche Gianni Mastroiaco, giovane
reatino di appena vent’anni, partito con un pullman
organizzato dallo Juventus Club di Terni. Come ogni
anno, anche oggi parenti e amici di Gianni si
ritroveranno per ricordarlo.
Fonte:
Corrieredirieti.corr.it © 29 maggio 2015
Fotografie: Rietilife.com ©
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30 anni senza Gianni Mastroiaco,
il giovane
reatino morto all’Heysel - La sua storia
di Stefano Mariantoni
Hanno provato a cambiare il
nome, ma la gente di Bruxelles continua a chiamarlo
Heysel. Sui muri di mattoni rossi dello stadio Re
Baldovino le targhe si trovano un po’ a fatica. Sono
piccoli rettangoli di pietra, uno esternamente con i
trentanove nomi, dentro un altro con trentanove segni
incisi "In Memoriam". Gianni Mastroiaco è nel centro di
quell’elenco, con i suoi vent’anni rimasti lì, nel
settore che non c’è più, perché oggi i settori si
fermano alla lettera prima. "V", come vergogna. La
storia di Gianni è ancora in quello che era il suo
desiderio più grande, stare accanto alla sua squadra in
un momento così bello: la finale della coppa dei
campioni, quel trofeo che la Juventus non aveva vinto
mai. Nel mese di maggio piove spesso a Bruxelles. La
primavera si affaccia raramente, e quando lo fa, chi può
ne approfitta e cerca uno spicchio di prato per
prendersi il sereno. Come quello del 29 maggio 1985 che
accolse i due pullman dello Juventus Club "Due Stelle".
Il presidente Giancarlo Orsini ottenne cento biglietti:
50 erano per il settore "Z". Il 5 febbraio scorso
avrebbe compiuto 50 anni. Nell’Ottantaquattro si era
diplomato Geometra. Papà Raniero, che teneva la Lazio,
voleva fargli un bel regalo: "Ti compro la macchina, gli
dissi". Ma lui aveva scelto la Juve. "Se arriva in
finale, il prossimo anno, ci vado anch’io, mi rispose.
Lavoravamo insieme nella mia ditta di trasporti e
movimento terra. All’epoca eravamo impegnati a Perugia e
lui, anche se giovane, si stava conquistando la fiducia
di tutti". Quella in Belgio era la sua seconda
trasferta. La prima a Torino, sempre in coppa, qualche
turno prima. "Quando tornò da quel viaggio era
entusiasta - racconta sua madre Santa - non parlava
d’altro, così insieme a due suoi amici di Casette riuscì
a trovare un posto aggregandosi al club di Terni.
Incontrò qualche problema per l’espatrio, avendo fatto
il rinvio del militare. Riuscì a ottenere un permesso di
soli tre giorni all’ultimo momento". "La maglia
bianconera era una passione difficile da spiegare -
racconta suo fratello maggiore Claudio, mostrando un
grande pannello di ritagli juventini conservati nella
camera di Gianni - i suoi amici lo chiamavano Zoff,
perché era il suo idolo, nonostante giocasse come
libero, al centro della difesa. Con il suo metro e
novanta si faceva rispettare nei palloni alti e a 16
anni già aveva esordito con le squadre dei più grandi".
Ed eccolo, il gruppo di tifosi reatini nell’ultima foto
scattata prima di Juve-Liverpool. Tutto sembra
tranquillo, c’è una pace strana: Gianni ha la sciarpa al
collo e regge un bandierone a quadri bianconeri col
bordo tricolore, il primo dei tre da sinistra. Poi
l’ingresso allo stadio, la follia degli attacchi
hooligans. Tanta violenza, troppo alcool venduto da due
giorni, pochissimi gendarmi, lo stadio cade a pezzi. Non
ha gli opportuni corridoi di soccorso. Ha muri di
divisione fatiscenti. Non si è pensato ad assicurare
adeguate uscite di sicurezza. E i limiti di capienza
dell’impianto sono stati superati abbondantemente.
Inevitabile il panico nella fetta di curva bianconera
dov’era Gianni. I lanci di pietre dal settore "Y", le
cariche, la fuga e la calca, in basso verso il prato
dove le forze dell’ordine all’inizio impediscono il
deflusso, a destra verso il muro che poco dopo crollerà.
Il valore del sacrificio - "Avremmo voluto che il
sacrificio di Gianni e delle altre 38 vittime
dell’Heysel portasse un cambiamento nel modo di vivere
il calcio e di tifare - aggiungono i familiari - da
quello che accade quasi ogni domenica ci accorgiamo che
non è così. Quando è la violenza a vincere, la memoria
del nostro dramma non viene rispettata. Ogni anno
abbiamo cercato di tenere vivo il ricordo di nostro
figlio con delle manifestazioni sportive e religiose.
Anche quest’anno sarà così. Oggi alle 18 al campo
sportivo di Casette, il parroco Don Nicola celebrerà una
messa a cui speriamo parteciperanno in tanti". Poteva
essere fatto di più, per custodire il ricordo di Gianni
Mastroiaco. C’è rammarico nei familiari per cui era
lecito attendersi un’attenzione maggiore da parte delle
istituzioni. La Juventus intanto continua a scrivere
ogni anno invitando i familiari delle vittime a Torino
per la messa in suffragio con i dirigenti. E’ arrivata
nei giorni scorsi, l’ultima lettera firmata da Andrea
Agnelli. "Ma in tutti questi anni pochi si sono
impegnati per dedicare un tributo a nostro figlio. Come
quando nel 2000 si organizzò un incontro con Marco
Tardelli, che venne con la nazionale Under 21 e ci volle
conoscere. Quando si doveva decidere l’intitolazione
dello stadio di Rieti, grazie all’iniziativa di un
quotidiano, furono tantissimi a votare il nome di
Gianni. Ci fu un plebiscito che non è stato tenuto in
considerazione. Nessuna strada, nessuna piazza, nessun
luogo pubblico è stato dedicato a lui, ancora oggi. C’è
chi però vive la memoria come un impegno e non ci fa mai
mancare il suo affetto. Vincenzo Di Gregorio, ad
esempio, nell’85 era un ragazzo come Gianni ed erano
insieme a Bruxelles. Il due novembre di ogni anno è
venuto a trovarci per portarci il suo abbraccio".
Intanto c’è un giovane Mastroiaco che cresce, si chiama
Giorgio e ha 15 anni: gioca in difesa come suo zio
Gianni, ma sulla fascia. "Anche lui ha la passione del
calcio. In più, ama la musica - racconta papà Claudio -
sarebbe bello per noi organizzare un piccolo che cresce,
si chiama Giorgio e ha 15 anni: gioca in difesa come suo
zio Gianni, ma sulla fascia. "Anche lui ha la passione
del calcio. In più, ama la musica - racconta papà
Claudio - sarebbe bello per noi organizzare un piccolo
Memorial con lui in campo".
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I numeri dell’Heysel -
Pagarono con la vita, per cause che nei verbali furono
principalmente definite "accidentali": 36 uomini, 2
donne, 1 bambino. Sono 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi
e un irlandese. Il bilancio include 400 feriti, di cui
257 in modo serio. Pagheranno con 5 anni di sospensione
dalle competizioni europee le squadre inglesi (6
aggiunti per il Liverpool dopo la riammissione nel
1990). Due turni a porte chiuse per la Juventus in Coppa
Campioni, l’anno seguente. Dieci furono gli anni
d’inibizione alla federazione belga per l’organizzazione
di finali internazionali. Le sentenze - Ci sono voluti
tre gradi di giudizio, per attribuire le responsabilità
della tragedia. Fino all’appello. La prima udienza è del
12 marzo 1990. Le sentenze del 26 giugno 1990 furono
confermate in cassazione nel 1991. Dei 10 condannati al
primo giudizio: 1 imputato assolto per "insufficienza"
di prove, 9 condannati a 4 anni, con la condizionale e
60.000 franchi di ammenda. Altri 3 condannati a 5 anni
con la condizionale e 60.000 franchi d’ammenda. Ad Hans
Bangerter, segretario dell’ Uefa, 3 mesi con la
condizionale e 30.000 franchi di ammenda. Riduzione a 3
mesi con la condizionale e 500 franchi di multa al
maggiore Michel Kensier della Gendarmeria. Assoluzione
al capitano Mahieu della Gendarmeria. Ecco cosa accadrà
all’Heysel - Due anni fa è stato ufficializzato che lo
stadio Re Baldovino sarà definitivamente demolito per
lasciare spazio ad un nuovo stadio nazionale. La nuova
struttura sorgerà vicina allo stadio attuale, sull’area
attualmente occupata da un grande parcheggio, nel comune
fiammingo di Grimbergen. Le autorità belghe, in risposta
ufficiale ad una petizione popolare promossa dal
Comitato "Per non dimenticare Heysel" di Reggio Emilia e
da Saladellamemoriaheysel.it, condivisa con alcuni
familiari delle vittime e sostenuta bipartisan da alcuni
parlamentari europei italiani, si sono impegnate a
preservare dalla demolizione la meridiana-monumento ed a
ricollocare degnamente anche le due targhe in memoria
nella nuova struttura.
Fonte: Rietilife.com
© 28 maggio 2015 (Testo © Fotografie)
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Venticinque anni fa moriva a
Bruxelles Gianni Mastroiaco di 20 anni
Rieti rivive la tragedia
dell’Heysel
Ieri a Casette la messa in
ricordo del giovane tifoso juventino deceduto prima
della finale di Coppa Campioni.
"Come stele spazzata via da un
vento di follia". Sta lì, quella scritta, a ricordare a
tutti ciò che accadde 25 anni fa. Sta lì, quella
scritta, sul piccolo monumento dedicato a Gianni
Mastroiaco nel campo sportivo di Casette. A riassumere
in un attimo quello che accadde il 29 maggio del 1985
allo stadio Heysel di Bruxelles prima della finale di
Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. C’era,
purtroppo, anche Mastroiaco quando s’alzò quel "vento di
follia" che spazzò via la sua vita di ventenne insieme a
quella di altre 38 persone. "Speriamo solo che tutto
questo sia servito a qualcosa. Che faccia capire che non
si può morire per una partita di calcio". Sono queste le
pochissime parole che Claudio, il fratello di Gianni, è
riuscito a dire ieri. Come ogni anno, da 25 anni a
questa parte, a Casette parenti ed amici si sono
ritrovati per pregare e per ricordare Gianni. Una messa
splendidamente semplice, celebrata dal parroco della
frazione proprio al campo sportivo. Un centinaio di
persone in tutto. Volti giovani e meno giovani, volti di
amici e parenti, tutte quelle persone che conoscevano
Gianni e che 25 anni fa piansero per lui. La mamma Santa
e il papà Raniero sono arrivati al campo sportivo un
quarto d’ora prima che iniziasse la funzione. Lei, la
mamma, con un mazzo di fiori che ha messo sotto al
piccolo monumento davanti agli spogliatoi dell’impianto
comunale. Con gli occhi lucidi spiega: "Ogni anno
veniamo qui, ogni anno ricordiamo Gianni. Oggi ci
avevamo invitati a Torino, per la commemorazione dei 25
anni. Non ce la siamo sentita di andare". E’ passato un
quarto di secolo, un periodo lunghissimo fatto di chissà
quante domande e sofferenze. Ma anche di commemorazioni
e tantissime visite, come quella dell’ex juventino Marco
Tardelli che andò a casa dei Mastroiaco quando,
allenatore dell’Italia under 21, venne a Rieti. Ma
com’è, per un genitore, il ricordo di quella sera di 25
anni fa ? "Gianni era partito con un pullman - spiega la
signora Santa - organizzato dallo Juventus club di
Terni. C’erano anche altri ragazzi di Rieti. All’inizio
non ci rendemmo conto di quello che era successo. Non ci
chiamò nessuno. Come abbiamo saputo della morte di
Gianni ? Il papà andando al lavoro la mattina dopo sentì
il suo nome alla radio". Difficile andare avanti,
difficile chiedere di più. I ricordi si rincorrono tra
gli amici e i parenti presenti. Ricordi di telefonate e
frasi spezzate. Ricordi di momenti di angoscia, di
momenti in cui si sperava che tutto fosse un errore.
Ricordi che si fanno confusi, perché son passati 25 anni
e perché il dolore, in quei momenti, annebbiava le
menti. Resta la speranza di un uomo che ha perso il
fratello di appena vent’anni e che trova ancora la forza
di dire: "Speriamo che sia servito a qualcosa".
Fonte: Il Messaggero
(Edizione di Rieti) © 30 maggio 2010 (Testo ©
Fotografia)
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Un plebiscito per Mastroiaco
di Flavio Fosso
Ben 1.400 voti per la giovane
vittima reatina dell'Heysel.
UN PLEBISCITO: l'apertura
delle otto urne in cui i reatini hanno deposto le loro
schede per la scelta del nome del nuovo stadio - il
referendum è stato indetto dal nostro giornale con la
collaborazione della Società sportiva Rieti, sviluppando
un'idea del sindaco prof. Paolo Tigli - ha dato un'
indicazione chiara: il nome prescelto è stato quello di
Gianni Mastroiaco, il giovane reatino rimasto vittima
della barbarie del ventesimo secolo allo stadio
dell'Heysel. Per Gianni Mastroiaco nostri lettori (per
votare era necessario dotarsi semplicemente delle schede
pubblicate sulla nostra pagina e ciascuno poteva votare
quante schede avesse voluto) si sono espressi ben 1400
volte con una percentuale del 43 per cento su un totale
di 3222 votanti. E, come abbiamo subito constatato, le
schede non portavano le medesime indicazioni dei
mittenti perché ne sono giunti da tutte le zone della
provincia. E' giusto dunque ripetere quanto abbiamo
scritto in apertura di questo articolo: per il ragazzo
di Casette si è trattato di un vero e proprio
plebiscito. E’ evidente che in questa scelta hanno avuto
premio i motivi morali ed il ricordo ancora bruciante,
in tantissima gente di una tragedia maturata solo cinque
anni fa, che purtroppo, però non sembra aver insegnato
nulla. In questi giorni di vigilia dei Mondiali le varie
televisioni si attardano a descrivere le violenze di
gruppi di esaltati di diverse nazioni che si
appresterebbero a ripetere le loro imprese durante lo
svolgimento di "Italia '90". E' solo di ieri la notizia
che due giovani inglesi sono stati sbrigativamente
rimpatriati per aver dato in escandescenze su un treno
diretto a Spoleto. Tutto questo significa che la
coscienza collettiva ha rimosso il ricordo della
tragedia dell'Heysel. Non così è avvenuto a Rieti e noi
crediamo che questo sentimento onori certamente la
nostra popolazione. Gianni Mastroiaco è nel cuore della
nostra gente e se il Consiglio Comunale dovesse dare il
suo nome allo stadio di calcio tutti potrebbero dire: a
Rieti ricordano i loro figli e soprattutto vogliono
ricordar agli altri che certe cose non debbono, o
comunque non dovrebbero, più accadere.
Fonte: Il Messaggero
© ? giugno 1990 (Testo © Fotografia)
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Di Rieti e di Pontecorvo
Erano del Lazio due delle
vittime della strage
La tragica serata di Bruxelles
ha fatto due vittime anche nel Lazio. Sono due giovani,
20 e 28 anni, travolti dalla folla nello stadio della
morte. Il primo, Gianni Mastroiaco, abitava a Casette,
un borgo di poche centinaia di persone nel comune di
Rieti. Si era diplomato all'istituto per geometri. Per
Bruxelles era partito insieme a due amici, Gianni
Panitti di 23 anni e Loris De Marco di 20 anni, con il
pullman dello "Juventus Club" di Terni. Il padre
Raniero, camionista, ha appreso la notizia della morte
del figlio solo ieri mattina; entrando in un negozio di
Rieti ha sentito alcune persone che parlavano del figlio
come uno dei morti negli incidenti. L'hanno dovuto
accompagnare a casa in preda alla disperazione. Il
secondo giovane morto abitava invece a Pontecorvo, in
provincia di Frosinone si chiamava Loris Messore e
lavorava come rappresentante di commercio. Per Bruxelles
era partito con uno dei due pullman del locale club
juventino, insieme al fratello più piccolo, Fabrizio di
19 anni. Anche lui è stato coinvolto negli incidenti:
ora è in un ospedale di Bruxelles per lesioni non molto
gravi. E’ stato proprio Fabrizio che nella notte dl
mercoledì ha telefonato dall'ospedale al padre Giuseppe,
proprietario di un bar a Pontecorvo, per dargli la
terribile notizia della morte del fratello. Loris
Messore era fidanzato e tra poco avrebbe dovuto
sposarsi. Tutto il paese ieri era in lutto per lui.
Fonte: L’Unità © 31
maggio 1985
Fotografie: L’Unità
© Comune di Casette © Gazzetta.it
© Abruzzoweb.it ©
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