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ITALIA
6-01-1960 Calcio
(BG) Anni 25
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CHI ERA
Strage dell’Heysel, 36
anni fa: tra le 39 vittime anche un 25enne bergamasco
Anche Franco Galli di Calcio
morì schiacciato. Quando la sua salma arrivò a casa, i
genitori si resero conto che gli erano stati rubati gli
oggetti in oro che indossava.
C’era anche un 25enne
bergamasco tra le vittime della strage dell’Heysel il 29
maggio 1985, la notte della finale di Coppa dei Campioni
tra Juve e Liverpool ma anche la più triste della storia
per gli appassionati di calcio che si trovarono di
fronte a una tragedia inimmaginabile, con 39 tifosi
morti schiacciati sotto il peso degli altri: 32 erano
italiani. Tutti tifosi juventini come Francesco Galli
(per gli amici Franco), andati in Belgio con la speranza
di festeggiare. Trovarono invece la morte in modo
assurdo, travolti dalla furia degli hooligans inglesi,
schiacciati contro le balaustre o precipitati dalle
gradinate, poco prima che iniziasse la partita. Morti
anche a causa dell’inadeguatezza dello stadio Re
Baldovino e dei servizi di sicurezza. Un ricordo che a
36 anni di distanza brucia ancora nel paese della Bassa.
Come avevano raccontato i suoi familiari a Bergamonews,
Francesco, 25 anni, era l’ultimo di dieci figli. La Juve
era la sua grande passione. Aveva raggiunto Bruxelles
con alcuni amici a bordo di un furgone. Un’ora prima
della partita, intorno alle 19, i tifosi del Liverpool
cominciarono a spingersi verso il settore Zeta da loro
occupato, fino a sfondare le reti divisorie. Nella ressa
che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto per
evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di
scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore
adiacente, altri si ferirono contro le recinzioni. Il
muro crollò per il troppo peso, moltissime persone
rimasero schiacciate, calpestate dalla folla e uccise
nella corsa verso una via d’uscita. Tra loro anche
Galli, rimasto sepolto sotto un cumulo di gente e tra i
primi a morire, come ricostruito poi dagli inquirenti.
Oltre al danno, la beffa. Quando la sua salma arrivò a
casa, i genitori si resero conto che gli erano stati
rubati gli oggetti in oro che indossava. Tra i quali una
catenina d’oro che valeva molto e a cui era molto
legato, sostituita con una da bigiotteria.
Fonte:
Bergamonews.it © 29 maggio 2021
Fotografie: Bergamonews.it © Wikipedia.org ©
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Strage dell’Heysel:
Calcio ricorda Franco,
morto a 25 anni
schiacciato dai tifosi
di Mauro Paloschi
L'emergenza ha
stoppato il tradizionale torneo in sua memoria
organizzato dagli Amatori Kals: "Ma sei sempre nei
nostri pensieri".
Un ricordo più forte della
pandemia. A causa delle limitazioni imposte
dall’emergenza sanitaria, quest’anno a Calcio amici e
parenti di Francesco Galli non hanno potuto commemorare
come volevano il 35esimo anniversario della sua
scomparsa nella calca infernale dell’Heysel. Saltato il
tradizionale torneo che organizzano ogni anno per lui,
gli Amatori Kals si sono dovuti accontentare di un post
pubblicato sulla propria pagina Facebook. A Calcio e non
solo quella serata viene ricordata come la tragedia
sportiva più orribile di tutti i tempi. 39 le vittime,
32 delle quali italiane. Tutti tifosi juventini come
Francesco (per gli amici Franco), andati in Belgio con
la speranza di festeggiare la prima Coppa dalle grandi
orecchie. Trovarono invece la morte in modo assurdo,
travolti dalla furia degli hooligans inglesi,
schiacciati contro le balaustre o precipitati dalle
gradinate, poco prima che iniziasse la finale contro il
Liverpool. Morti anche a causa dell’inadeguatezza dello
stadio Re Baldovino e dei servizi di sicurezza. Un
ricordo che a 35 anni di distanza brucia ancora nel
paese della Bassa. Come avevano raccontato i suoi
familiari a Bergamonews, Francesco, 25 anni, era
l’ultimo di dieci figli. La Juve era la sua grande
passione. Aveva raggiunto Bruxelles con alcuni amici a
bordo di un furgone. Un’ora prima della partita, intorno
alle 19, i tifosi del Liverpool cominciarono a spingersi
verso il settore Zeta da loro occupato, fino a sfondare
le reti divisorie. Nella ressa che venne a crearsi,
alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere
schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli ostacoli
ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono
contro le recinzioni. Il muro crollò per il troppo peso,
moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate
dalla folla e uccise nella corsa verso una via d’uscita.
Tra loro anche Galli, rimasto sepolto sotto un cumulo di
gente e tra i primi a morire, come ricostruito poi dagli
inquirenti. Oltre al danno, la beffa. Quando la sua
salma arrivò a casa, i genitori si resero conto che gli
erano stati rubati gli oggetti in oro che indossava. Tra
i quali una catenina d’oro che valeva molto e a cui era
molto legato, sostituita con una da bigiotteria.
Fonte:
Bergamonews.it © 29 maggio 2020
Fotografia:
Visitabergamo.net ©
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Heysel, 34 anni fa la
strage: tra i 39 juventini
morti anche Franco,
25enne di Calcio
di Mauro Paloschi
Mentre stava morendo, a
Galli vennero rubati gli oggetti in oro che indossava.
Il ricordo di Juve e Liverpool.
Le immagini dell’epoca, con il
commento di Bruno Pizzul, raccontano di una serata di
follia e dolore. 29 maggio 1985, la data tristemente
nota per la strage dell’Heysel, la tragedia sportiva più
orribile di tutti i tempi. 39 le vittime, tra loro anche
Franco Galli, 25enne di Calcio. I deceduti erano tifosi
juventini, 32 dei quali italiani, andati a Bruxelles con
la speranza di festeggiare la prima Coppa dei Campioni
bianconera. Trovarono invece la morte in modo assurdo,
travolti dalla furia degli hooligans inglesi,
schiacciati contro le balaustre o precipitati dalle
gradinate, poco prima che iniziasse la finale contro il
Liverpool. Morti anche a causa dell’inadeguatezza dello
stadio Heysel e dei servizi di sicurezza belgi. Un
ricordo che a 34 anni di distanza brucia ancora nel
paese della Bassa. Come avevano raccontato i suoi
familiari a Bergamonews, Francesco, per gli amici
Franco, aveva solo 25 anni ed era l’ultimo di dieci
figli. La sua grande passione era la Juve. Aveva
raggiunto il Belgio con alcuni amici a bordo di un
furgone. Circa un’ora prima della partita, intorno alle
19, i tifosi del Liverpool cominciarono a spingersi
verso il settore da loro occupato, lo Zeta, fino a
sfondare le reti divisorie. Nella ressa che venne a
crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di
rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli
ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri si
ferirono contro le recinzioni. Il muro crollò per il
troppo peso, moltissime persone rimasero schiacciate,
calpestate dalla folla e uccise nella corsa verso una
via d’uscita. Tra loro anche Galli, rimasto sepolto
sotto un cumulo di gente e tra i primi a morire, come
ricostruito poi dagli inquirenti. Oltre al danno, la
beffa. Quando la sua salma arrivò a casa il giorno
seguente, i genitori si resero conto che gli erano stati
rubati gli oggetti in oro che indossava. Tra i quali una
catenina d’oro che valeva molto e a cui era molto
legato, sostituita con una da bigiotteria. Nel giorno
del 34esimo anniversario della strage, la Juventus
ricorda sul proprio sito internet "una delle più
orribili tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello
sport" e si stringe attorno alle famiglie dei 39 morti
dell’Heysel, "vittime innocenti di una follia senza
spiegazioni". Anche il Liverpool rende omaggio alle
vittime, con un mazzo di fiori sulla lapide posta fuori
dalla curva Sir Kenny Dalglish dell’Anfield, stadio del
club inglese. "Oggi è un giorno importante, ricordiamo
la tragedia dell’Heysel, mai dimenticata - spiega Susan
Black, responsabile comunicazione dei Reds, sul sito del
Liverpool".
Fonte:
Bergamonews.it © 29 maggio 2019 (Testo © Fotografia)
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Heysel, 32 anni dalla tragedia
allo stadio
Tra le vittime ci fu anche un
bergamasco
Per non dimenticare una delle
pagine più brutte e drammatiche del calcio moderno. Era
il 29 maggio del 1985 quando, allo stadio Heysel di
Bruxelles, durante la finale di Coppa dei Campioni
morirono 39 tifosi, quasi tutti juventini per gli
incidenti scatenati dai supporter del Liverpool. Tra
loro anche il bergamasco Mario
(NdR: Francesco) Galli da
Calcio. Nel 1985 il calcio inglese fu bandito per anni
dall’Europa, era una delle conseguenze della tragedia
che si era verificata il 29 maggio di quello stesso anno
allo stadio Heysel di Bruxelles. Gli incidenti scatenati
dai tifosi del Liverpool causarono la morte di 39 tifosi
juventini prima della finale di Coppa dei Campioni.
Francesco Galli di Calcio è una delle vittime della
strage dello stadio belga di 32 anni fa. Francesco aveva
25 anni ed era l’ultimo dei dieci figli. Lavorava come
carpentiere ed era fidanzato con Daniela. Aveva una
grande passione per la Juventus che condivideva con
altri amici della zona con i quali aveva deciso di
andare a vedere la finale. Purtroppo da quella che
doveva essere una giornata di festa Francesco non torno
più. Lui come altri 38 tifosi rimasero schiacciati. Una
tragedia che sembra lontana nel tempo ma che non si può
dimenticare, monito di un calcio "malato" che non
vorremmo più vedere.
Fonte: Ecodibergamo.it © 29 maggio 2017
Fotografia:
Bergamowalls.com
©
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Calcio, dolore per la morte di
Franchino: "Noi con lui"
di Gloria Belotti
CALCIO – Il crollo degli spalti
dello stadio di Heysel Ivan Berlucchi di Calcio,
all’epoca 23 anni, lo ricorda come fosse ieri. Ha
rischiato di morire, anche se ha potuto realizzare
l'accaduto solo successivamente, e ha perso un caro
amico: Franco Galli (classe 1960) soprannominato
"Franchino Claido", Franchino per la bassa statura
mentre Claido era il nomignolo della numerosa famiglia
di cui era l'undicesimo figlio. "Da Calcio siamo partiti
in cinque racconta Ivan, io, Franco, Ivan Paloschi,
Lorenzo Martinelli e Domenico Consolandi. A Milano siamo
saliti sul pullman, organizzato per Bruxelles. Da
quell'incubo siamo rientrati tutti, tranne Franchino
purtroppo. Doveva essere una festa, invece non ci hanno
neppure fatto sentire il sapore della gioia perché allo
stadio, zeppo di gente, la tifoseria inglese ha iniziato
a spingere e non ha più smesso... fino alla tragedia".
Si avverte ancora commozione tra le parole di Ivan, che
aggiunge: "Io, dal basso, mi sono sentito sollevare e mi
sono salvato; con gli altri ho scavalcato il muro, siamo
scivolati lungo la scarpata e siamo usciti
nell'antistadio. Non abbiamo più visto Franco che,
essendo più basso, per vedere meglio si era posizionato
un po' più sotto. Siamo tornati verso l'albergo dove
abbiamo atteso notizie anche se sentori negativi mi
erano già arrivati da Calcio, dove non si avevano
notizie di lui. Mi sono realmente reso conto
dell'accaduto solo all'arrivo a Milano, dove tutti ci
guardavano come se fossimo alieni. A quel punto ho
compreso la tragedia". Franco era un grande tifoso della
Juventus, che seguiva in Coppa e campionato. Giocava
nella squadra degli "Amatori Kals" ed era animatore
della tifoseria juventina che si ritrovava al Bar
Centrale del paese, dove dopo il lavoro (era
carpentiere) s'intratteneva a discutere della sua
squadra con gli amici e a organizzare le trasferte. Per
la sua morte il paese crollò nel dolore, partecipando
con affetto al lutto della famiglia (i genitori Pietro e
Teresa Balduzzi sono morti da anni); in molti lo
ricordano per la sua cordialità, gioia di vivere e
passione calcistica. Da Calcio partirono, in aereo però,
anche Gianluigi Ranghetti, Venanzio Turmolli, Luigi
Bertoli e Franco Brevi. Ivan Berlucchi aggiunge: "Ci
sono ancora delle scritte sui muri di qualche nostro
paese che inneggiano all'Heysel. E’ una vergogna che non
siano ancora state cancellate. Il dramma si sarebbe
potuto evitare con una migliore organizzazione. Noi
italiani eravamo separati dalla tifoseria straniera solo
da una rete, sorvegliata da alcuni poveri poliziotti che
sicuramente saranno rimasti sepolti dal crollo del muro.
Bisognerebbe riflettere sugli errori per evitare altre
tragedie".
Fonte: L’eco di Bergamo © 29 maggio
2015 (Testo © Fotografia)
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IL RICORDO
"Quella catenina d'oro rubata a mio
fratello mentre moriva all'Heysel"
di Mauro Paloschi
Francesco Galli di Calcio è una
delle 39 vittime della strage dello stadio belga di 30
anni fa. I fratelli: "Quando stava morendo, gli rubarono
tutto l'oro che indossava. Ricevemmo una lettera di
scuse dalla Thatcher e 36 milioni di lire di
risarcimento, usati per il suo monumento al cimitero".
La mattina del 29 maggio 1985, in
un terreno della Bassa Bergamasca, due fratelli stanno
zappando la terra. A un certo punto Francesco, il più
giovane, tirando un calcio a un sasso esclama in
dialetto: "Stasera Platini segna così e vinciamo la
Coppa dei campioni". Quella sera a Bruxelles andò
esattamente in quel modo. Ma Francesco non vide il gol
del suo idolo: era morto un paio di ore prima. Nel modo
in cui nessuno avrebbe potuto immaginare. Soprattutto in
uno stadio da calcio. Francesco Galli è una delle
vittime della strage dell'Heysel, lo stadio di Bruxelles
in cui prima della finale di Coppa dei Campioni 1984-85
morirono 39 persone, tra cui 32 italiani, e ne rimasero
ferite 600. Francesco, per gli amici Franco, aveva solo
25 anni ed era l'ultimo dei dieci figli di una famiglia
molto unita, come quelle di una volta. Lavorava come
carpentiere ed era fidanzato con Daniela. Ma il suo
grande amore era la Juventus. Una passione che
condivideva con un gruppo di amici della zona. Gli
stessi con i quali, una settimana prima della
finalissima contro gli inglesi del Liverpool, aveva
organizzato la trasferta in Belgio. "Gli avevano tolto
da poco il gesso alla gamba e non riusciva ancora a
muoverla molto bene - racconta Mario Galli, ora 76enne,
il fratello con cui Francesco lavorava quella mattina
nel terreno di famiglia. Per questo nostro padre Pietro
gli aveva sconsigliato di andare a Bruxelles. Aveva
provato a convincerlo in ogni modo. Niente da fare. Quel
giorno si svegliò molto presto ed era agitatissimo per
la partita. Mentre zappava non parlava d'altro. Appena
terminato il lavoro partì insieme agli amici. Prima ci
salutò con il suo solito sorriso. Per l'ultima volta".
Il gruppo di tifosi juventini partiti da Calcio con un
pulmino raggiunse la capitale belga intorno alle 18.
Mezz’ora più tardi erano già all'interno dello stadio,
dopo aver acquistato i biglietti. Del maledetto settore
Zeta, proprio quello che crollò. Poco più in là erano
stati collocati i tifosi inglesi, separati dagli
italiani solo da una rete metallica. Franco, non essendo
molto alto, prese posto nella parte bassa della
gradinata. Circa un'ora prima della partita, intorno
alle 19, i tifosi del Liverpool cominciarono a spingersi
verso il settore Zeta, fino a sfondare le reti
divisorie. Nella grande ressa che venne a crearsi,
alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere
schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli ostacoli
ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono
contro le recinzioni. Il muro crollò per il troppo peso,
moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate
dalla folla e uccise nella corsa verso una via d'uscita.
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Tra loro anche il 25enne
bergamasco, rimasto sepolto sotto un cumulo di gente e
tra i primi a morire, come ricostruito poi dagli
inquirenti. "Stavamo guardando la partita in
televisione, tutti insieme - prosegue Roberto Galli, 72
anni, un altro fratello, ancora scosso nel ricostruire
quelle ore. Nel vedere quelle immagini restammo
impietriti. Ma pensavamo che Franco fosse riuscito in
qualche modo a mettersi in salvo. Aveva sempre fatto
sport, era un ragazzo molto agile e sveglio. Col passare
delle ore iniziammo a preoccuparci, come se avessimo il
sentore che qualcosa non andava. Intorno alle 23 suonò
il citofono. Era un commerciante del paese. Aveva saputo
da un giornalista bergamasco presente a Bruxelles che
nostro fratello era morto. Eravamo disperati. Mio padre
si inginocchiò di fronte alla tv. Mia madre non parlò
più. Non si è mai ripresa da quella notizia. E nel giro
di alcuni anni, morirono entrambi". E non è tutto. Oltre
alla tragica morte di Franco, la famiglia Galli fu
costretta a fare i conti un altro schiaffo: "La mattina
seguente partimmo noi tre fratelli per il riconoscimento
del corpo - continua il signor Roberto. Le salme erano
state posizionate a terra, una a fianco all'altra,
nell'hangar dell'aeroporto. Ci indicarono il sacco nero
in cui avevano messo il nostro caro. Era
irriconoscibile. Capimmo che era lui solo grazie al
tatuaggio che aveva sul braccio". "La salma arrivò a
casa il giorno seguente, passando dallo scalo di Roma -
spiega. Purtroppo però, gli avevano rubato gli oggetti
in oro che indossava. Tra i quali una catenina d'oro di
circa due etti che valeva molto e a cui era molto
legato. La sostituirono con una da bigiotteria.
Probabilmente gliel'hanno rubata quella sera mentre era
a terra morto. Qualche tempo dopo arrivarono i
risarcimenti economici: 12 milioni di lire dallo Stato
italiano, 12 milioni dalla Juve e 12 milioni dal primo
ministro britannico Margareth Thatcher, la quale ci
inviò anche una lettera di scuse per il comportamento
dei suoi connazionali. I soldi li usammo tutti per il
monumento e la statua che lo rappresenta felice mentre
gioca a pallone". Per ricordare Franco e quell'immane
tragedia, ogni anno a fine maggio gli Amatori Kals, la
squadra in cui militava, organizza un triangolare di
calcio. Lo sport che Franco amava tanto. Una passione
che, in modo assurdo, gli è costata la vita e ha segnato
per sempre la sua famiglia.
Fonte: Bergamonews.it © 28 Maggio
2015
Fotografie: U.S. Amatori Kals ©
Itinerariodiviaggio.com ©
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