"Cuore tifoso", la
tragedia di Vincenzo Paparelli
Cuore tifoso. Roma-Lazio
1979. "Un razzo ha distrutto la
mia famiglia" Gabriele Paparelli
racconta.
Per chi
è nato dopo quel fatidico 28
ottobre 1979, Paparelli era un
cognome che risuonava in molti
slogan, ma in pochi si rendevano
conto che dietro c’era un uomo
morto allo stadio accanto a sua
moglie, ucciso da un razzo di
segnalazione. Gabriele Paparelli
racconta alla sensibile penna di
Maurizio Martucci la sua vita
prima, durante e dopo quel
terribile momento in cui un
razzo ha distrutto la sua
famiglia. "Non c’è stato un solo
giorno scandito dai vecchi
calendari che non abbia fissato
il tramonto vedendo calare nel
sole la felicità della mia
famiglia che d’improvviso si era
spenta per sempre con la morte
di papà. Non c’è stato giorno o
notte in cui non sia riuscito a
fantasticare come sarebbe bello
se potessi tornare indietro e
fermare la mano che azionò
l’innesco di quello che era un
banale fuoco pirotecnico. Solo
questo. Solo un gesto". Un
rumore, una scia, il fumo, le
urla e la vita di un onesto
lavoratore, di un padre di
famiglia viene annientata con la
stessa leggerezza con cui
sventolavano le bandiere dei
tifosi pronti per il derby.
Giovanni Fiorillo, 18 anni,
innesca l’arma del delitto dalla
Curva Sud che attraversa tutto
il campo colpendo in un occhio
il trentatreenne Vincenzo
Paparelli, padre di due bambini
e di professione meccanico. Una
morte assurda che ha creato una
guerriglia inaudita tra le
tifoserie per molti anni, ma ciò
che ad oggi scuote di più fu il
fatto che nonostante la tragedia
quel derby Roma-Lazio fu giocato
ugualmente. Emblematica è la
dichiarazione di Maurizio
Montesi, ex giocatore della S.S.
Lazio: "Assurdo giocare dopo la
tragedia. La partita ? Una
farsa. Non so chi è più
incosciente se il pubblico o chi
ha voluto che si scendesse in
campo. Il calcio è una macchina
disumana. Sugli spalti di uno
stadio si rispecchiano sempre di
più i mali di questa nostra
società civile, dove il valore
della vita si svaluta ogni
giorno". Il racconto è
commovente, ricco di un’umanità
che in quel periodo storico
mancava, non solo allo stadio,
ma anche nella vita quotidiana.
Martucci emoziona e scuote la
coscienza del lettore nel
profondo, cercando di
contestualizzare l’omicidio
Paparelli in un periodo storico
in cui la violenza prese il
sopravvento, dal rapimento di
Aldo Moro alla morte di Re
Cecconi. Ma una cosa è certa,
questo terribile episodio poteva
essere evitato. "Come spesso
succede nel nostro paese non ci
si accorge né ci si interessa di
un fenomeno sociale se non prima
che questo assuma una
connotazione deviante o
degenerata". Attraverso le
interviste ai protagonisti come
i tifosi dei Cucs, Eagles
Supporters, giocatori, dirigenti
e giornalisti, si ripercorrono
20 anni fino alla
riconciliazione tra le Curve con
l’esposizione da parte dei
tifosi romanisti dello
striscione "Oltre i colori…
onore a Paparelli". È il primo
passo verso la giusta
commemorazione, questo non
cancellerà di certo tutte le
ingiurie inneggiate nel
ventennio, ma è un segno di
maturità e rispetto. Ci sono
episodi che fanno venire i
brividi per quanto l’ingenuità e
la cattiveria umana possano
essere una miscela devastante,
come quando Gabriele racconta di
cancellare le scritte ingiuriose
sul padre per evitare un dolore
alla mamma. Ci sono, però, anche
episodi che generano una rabbia
inaudita nel lettore come quando
dei ragazzi cominciano lo sfottò
tipico della capitale tra
laziali e romanisti e tra le
rime inneggiano anche canti
contro Paparelli in presenza del
figlio. Raramente da queste
pagine ho sentito la necessità
di caldeggiare una lettura, ma
questo testo è un passaggio
obbligato, non solo per chi ama
il calcio ed è tifoso, ma anche
per chi crede nella necessità di
ricordare per evitare di
commettere errori simili. Grazie
a "Cuore Tifoso" si conosce la
vera storia di Vincenzo
Paparelli e si rende onore ad
uomo che non è stato rispettato
ed è stato vessato con
stupidità. Un ricordo doveroso
per chi ama il lato genuino del
calcio. "Ciao papà, ora tutti
potranno capire che eri un uomo
in carne ed ossa e non un
semplice slogan".
Maurizio Martucci
Fonte: Ciao.it
© Fotografie: Sovera
Edizioni -
Storiedicalcio.altervista.org
Altre Presentazioni
del Libro in Tv (RAI 1
- T9) |
I
familiari raccontano in un libro
Paparelli trent'anni dopo
Il 28
ottobre 1979 Vincenzo Paparelli
veniva ucciso all'Olimpico da un
razzo sparato dalla curva sud. A
trent'anni dal folle gesto il
figlio e la vedova raccontano la
tragedia in un libro intitolato
"Cuore tifoso".
"Ore
13:30 dopo pochi minuti, quel
ragazzo di 18 anni con
l'orecchino al lobo
dell'orecchio adagiò nuovamente
sul marmo della Curva Sud un
secondo razzo. Stessa procedura.
Stessa direzione. Tolta la
sicura, anellino sganciato. Uno,
due, tre secondi. E poi via.
Ancora una scintilla, ancora un
sibilo sordo. L'ordigno emise un
segnale verosimilmente
insonorizzato. "Fuummm...".
Partì ancora dalla zona in basso
della Sud. Scia verde scura,
acquistando velocità. Prima 40,
poi 50, infine addirittura
qualcosa come 80 chilometri
orari. Una parabola orizzontale.
Superò la pista di tartan
d'atletica leggera. Oltrepassò
poi la prima porta del campo. La
traiettoria subì uno
spostamento, probabilmente per
colpa di una corrente d'aria,
una folata di vento. Il razzo
fece zig-zag, volteggiando per
circa 200 metri e si avvicinò
spedito sulla Curva Nord.
Cinquanta metri. Puntò la prima
fila delle panche di legno,
dirigendosi davanti l'ingresso
numero 57, dov'erano i miei
genitori. Mia madre era seduta
proprio lì… Mio padre le era
affianco, seduto dopo aver
sgranocchiato qualche
bruscolino. Fu un attimo. Di
soprassalto. Un colpo. Un
fragore inatteso. "Tumffff..."
Mia madre udì un tonfo. Un
rumore sordo e netto che di
scatto gli fece girare la testa
verso papà. Improvvisamente un
lampo ad illuminare tutto. Fumo,
tanto fumo. Si stava voltando.
Mentre il suo viso doveva ancora
completare la rotazione, fece in
tempo a dire: "Hai sentit...".
Mamma non riuscì a finire la
frase. "Tumffff...", quel tonfo
sordo era la morte. Aveva
impattato sul viso di mio padre.
Straziandolo. Vanda Del Pinto
ricorda: "Mi guardavo intorno e
dicevo: "È tutto tranquillo
oggi, non c'è tanta confusione".
Ridevamo e scherzavamo. Lui
mangiava i bruscolini, poi verso
l'una e mezzo avevo lo sguardo
rivolto intorno alla scenografia
e ho sentito un tonfo. Mi sono
girata verso mio marito per
dirgli: "Hai sentito ?". Quando
mi sono girata ho visto mio
marito con un razzo nell'occhio.
A quel punto l'istinto è stato
di prenderlo e toglierlo. E mio
marito, quando ho tolto il
razzo, è andato giù. E poi...".
Mia madre si ustionò una mano
nel tentativo di toglierli il
razzo dall'occhio sinistro. Al
momento del violento impatto, si
era acceso di un'abbagliante
luce rossa. Spinta da impulsivo
coraggio e da una comprensibile
forza della disperazione,
d'istinto riuscì a levargli una
parte del razzo. Un'altra gli
rimase conficcata nell'orbita,
con la testa ormai fumante.
Intorno ai miei genitori si
generò il fuggifuggi.
Batticuore, smarrimento. Panico
diffuso. Gente terrorizzata.
Caos generale. Gente che
scappava da tutte le parti".
30
settembre 2009
Fonte:
"Cuore tifoso" di Maurizio
Martucci (Soveria
Edizioni 2009)
L'autore del libro: "Una vita
distrutta per una partita di
calcio"
Gabriele Paparelli: "Il mio
problema è solo di non voler
rivivere quei momenti così
drammatici della mia vita... Ma
mi farò coraggio per far sapere
a tutti che la mia vita è stata
distrutta per una semplice
partita di calcio".
Gabriele Paparelli mi chiede di
aiutarlo a scrivere un libro
sulla sua storia personale, ma
che in fondo non è altro che lo
specchio fedele del mondo in cui
siamo nati e dove tutt'oggi
viviamo. Ma poi, dopo il primo
frettoloso colloquio, Gabriele
si prende qualche giorno di
riflessione. Una pausa
fisiologica. Quindi mi invia
questo sms, molto significativo:
"Il mio problema è solo di non
voler rivivere quei momenti così
drammatici della mia vita... Ma
mi farò coraggio per far sapere
a tutti che la mia vita è stata
distrutta per una semplice
partita di calcio". E capisco
benissimo che Gabriele vive
dentro di sé uno strazio ancora
molto attuale. Ma Gabriele non
trasuda livore e non opta per la
legge del taglione. Un'angoscia
che prima d'ora mai nessuno
aveva violato, perché mai prima
d'ora si era lasciato penetrare
nella sua profondità più intima
per giungere alla radice dello
struggimento dei Paparelli.
Gabriele me l'ha confidato nelle
sue parole: ha compreso che
ormai è giunta l'ora di
mostrarsi, di liberarsi di
questo peso insopportabile senza
più fuggire da anacronistici
fantasmi.
22
ottobre 2009
Maurizio Martucci
© Fotografia:
Corrieredellosport.it
Vincenzo Paparelli, un dramma
familiare
sullo
sfondo della violenza calcistica
di
Andrea Curreli
Un
insolito fumo nero segna il
cielo sopra lo stadio Olimpico
di Roma, un razzo cade sulla
Curva Nord occupata dai tifosi
laziali e colpisce mortalmente
Vincenzo Paparelli. Tra i tifosi
della Roma prima si esulta e poi
si inveisce contro Giovanni
Fiorillo, il ragazzo che ha
lanciato il razzo assassino. La
cronaca di quel tragico 28
ottobre 1979 è stata ampiamente
documentata dai mezzi di
informazione, ma c'è un'altra
storia che non è stata
raccontata. Quello stesso giorno
un bambino di otto anni che si
chiama Gabriele saluta il papà
diretto verso lo stadio per
seguire Roma - Lazio e non sa
che quello sarà il loro ultimo
incontro. Ora quel bambino è un
uomo e in occasione del
trentennale della morte di
Paparelli il giornalista
Maurizio Martucci ha voluto
raccontare la sua storia
personale segnata indelebilmente
dalla lucida follia
dell’estremismo calcistico. È
nato così il libro Cuore Tifoso
(Sovera Edizioni 2009). Sullo
sfondo del dramma personale di
una famiglia distrutta, c’è
l’estremismo della fine degli
anni Settanta a Roma che mescola
fede calcistica e appartenenza
politica con i romanisti "rossi"
e i laziali "neri". Ma c’è anche
un forte messaggio di pace che
passa attraverso il perdono
incondizionato della famiglia
Paparelli per Fiorillo e gli
striscioni di rispetto esposti
negli ultimi derby capitolini
anche dalla Curva Sud
giallorossa.
Martucci, come è nato l’incontro
con Gabriele Paparelli ?
"Mi ha
chiamato nel dicembre del 2008
perché aveva letto alcuni miei
libri. Sono rimasto colpito da
Gabriele perché è un portatore
sano di una vicenda tragica e
dimenticata. Tutto quel vissuto,
inedito e sconosciuto, è
diventato il nostro progetto
editoriale. La vicenda Paparelli
è una sorta di Araba Fenice che
scompare e ricompare dalle
proprie ceneri per poi tornare
nel dimenticatoio. Lo testimonia
il fatto che nessuno avesse mai
scritto un libro sulla tragedia
di Vincenzo Paparelli e in
tanti, soprattutto i più
giovani, non conoscono la sua
storia".
Chi era
Vincenzo Paparelli ?
"Era un
uomo del popolo, un operaio e un
figlio della Roma degli anni
Settanta. Aveva un'officina a
conduzione familiare, si era
costruito una casa e lavorava
duro per comprarsi il primo
televisore e la macchina o per
fare la sua prima vacanza. La
sua era una famiglia tipica
della periferia romana di quegli
anni. E poi era innamorato
follemente della Lazio".
La sua
tragedia è figlia di quegli anni
?
"Sicuramente sì. È stato un
omicidio non voluto però, nella
sua casualità, figlio degli anni
Settanta. Tutto il contesto di
odio e scontro portava a
scrivere sui muri slogan come
"uccidere un fascista non è
reato" oppure "morte ai
comunisti" e contemporaneamente
"10, 100, 1000 Taccola" oppure
"10, 100, 1000 Re Cecconi"
(giocatori di Roma e Lazio
scomparsi in quegli anni ndr).
Questi erano i toni dello
scontro dialettico dei giovani
che vivevano a Roma".
Slogan
che colpirono anche i Paparelli.
"Soffocata la tragedia
familiare, Vincenzo Paparelli è
diventato una icona da
sbeffeggiare per offendere i
laziali. La signora Vanda,
moglie di Vincenzo e mamma di
Gabriele, è quella che ha
sofferto più di tutti. Si è
trovata al centro di un
conflitto generazionale fatto di
telefonate notturne con insulti,
scritte sui muri sotto casa e
macabri stornelli. Per lei è
stato uno shock traumatico e
porta ancora le cicatrici. Non
riesce ad avvicinarsi allo
stadio".
Un
trauma anche per Gabriele.
"Sì.
Aveva paura di uscire allo
scoperto e temeva che
raccontando nuovamente la
vicenda di suo padre avrebbe
riportato anche i cori, le
scritte e tutto il resto. Ma poi
ha deciso di collaborare a
questo libro e invitare tutti i
tifosi alla ragione. Un invito
che è stato accolto".
Su
Paparelli c’è stata una
pacificazione tra le due
tifoserie romane. Ma è sincera ?
"Sì.
Hanno capito che dividersi non
ha più senso. Lo sfottò è
fondamentale e deve restare, ma
non si può andare oltre. È un
passaggio sincero per evitare
altri martiri".
La
morte di Paparelli doveva essere
il punto di follia massima, ma
dal ’79 a oggi le croci legate
al pallone non sono scomparse.
"C'è
stata una mancanza istituzionale
senza nessuna volontà di
prevenire. I primi provvedimenti
da parte dell'allora ministro
dell'Interno Rognoni furono
l'eliminazione degli striscioni
e la chiusura dei gruppi di
tifosi organizzati. Non c'era la
volontà di colmare un vuoto
esistente, ma di reprimere. Non
si considera il tifoso o
l'ultras come un cittadino e
quindi un uomo con i suoi
diritti. Nessuno ha ideato un
progetto culturale e sportivo.
Dal '79 i giovani sono stati
abbandonati allo scontro
fratricida che poi ha portato a
Zeno (Nazareno Filippini, tifoso
dell'Ascoli morto nel 1989 ndr)
e a Spagna (Vincenzo "Claudio"
Spagnolo, tifoso del Genoa
scomparso nel 1995 ndr).
Fortunatamente oggi non ci sono
più né scontri, né nuove
vittime".
17
novembre 2009
Fonte:
Spettacoli.tiscali.it
© Fotografie: Roma.corriere.it -
Corrieredellosport.it
Un
libro per ricordare la tragedia
Paparelli
di
Marcello Di Dio
Il
tifoso ucciso da un razzo
durante il derby Roma-Lazio del
28 ottobre 1979 ricordato in un
saggio scritto a quattro mani
dal figlio Gabriele e da
Maurizio Martucci. Presto anche
un sito internet dedicato alla
storia del supporter
biancoceleste.
Un
libro che ripercorre un dramma
familiare, quello di Gabriele
Paparelli, figlio di Vincenzo,
il tifoso laziale che venne
ucciso all'Olimpico il 28
ottobre 1979 da un razzo durante
un derby tra Roma e Lazio.
"Cuore Tifoso. Roma-Lazio 1979"
è scritto a quattro mani, oltre
che da Gabriele, da Maurizio
Martucci. "Questo libro - dice
il figlio di Vincenzo Paparelli
- significa tantissimo. Mi sono
tolto un mattone dallo stomaco.
Per anni ci siamo nascosti,
avevamo paura degli insulti e
siamo cresciuti nel terrore di
far vedere chi eravamo.
Vent'anni di minacce, disagi e
scritte sui muri. In queste
pagine sono state messe nero su
bianco tutte le mie sensazioni
ma, nello stesso tempo, il libro
vuole lanciare un messaggio di
perdono a Fiorillo e far
riflettere sulle conseguenze dei
gesti insani che si possono
compiere negli stadi. Sono
davvero contento". "Il libro -
sottolinea lo scrittore Maurizio
Martucci, chiarendo le finalità
del saggio - è principalmente un
omaggio alla famiglia Paparelli.
Il trentennale della tragica
morte del loro Vincenzo non
poteva cadere nel dimenticatoio.
Ma è anche un libro di tutti,
non solo della città di Roma:
dentro c'è la storia degli
ultimi 30 anni delle tifoserie
capitoline, c'è la storia dei
fenomeni sociali, culturali e di
costume che nel tempo si sono
legati intorno alla vicenda
Paparelli. È un libro per
ricordare e per fare memoria
storica condivisa". Su internet
verrà presto attivato anche un
sito web interamente dedicato
alla tremenda storia di
Vincenzo, dove chiunque potrà
lasciare messaggi e scrivere
direttamente al figlio Gabriele.
Un modo per conservare la
memoria.
20
novembre 2009
Fonte:
Ilgiornale.it
© Fotografia: L'Unità
ROMA:
venerdì al Giardino Paparelli i
murales dei CUORI TIFOSI della
città
Le
famiglie Paparelli, Sandri e De
Falchi inaugurano la
riqualificazione del giardino
intitolato al tifoso ucciso nel
derby del 1979.
Venerdì
15 aprile dalle ore 15.30 sino
al tramonto, presso il Giardino
Paparelli di Roma in via
Cornelia 75 (zona Montespaccato,
Municipio XVIII) avrà luogo la
presentazione ufficiale dei
murales realizzati nell’ambito
del Progetto RecupArt, promosso
da Roma Capitale Dipartimento
Servizi Educativi e Scolastici e
curato dall’Associazione
Sportivo Culturale Roma Nostra,
per riqualificare il Giardino
Paparelli attraverso l’arte del
"Writing". All’inaugurazione
interverranno le famiglie
Paparelli, De Falchi e Sandri,
diverse personalità del mondo
della politica, della cultura e
dello sport. Interverrà anche lo
scrittore Maurizio Martucci: col
suo libro CUORI TIFOSI ha aperto
la strada della memoria storica
condivisa per ricordare tifosi
scomparsi, perorando la cultura
del rispetto oltre divisioni e
barriere calcistiche. E per la
prima volta in Italia, il
Giardino Paparelli ospiterà il
ricordo di tifosi di diverse
squadre. Il Giardino Paparelli,
uno dei pochi spazi verdi a
disposizione del quartiere, è
stato intitolato a Vincenzo
Paparelli, tifoso laziale ucciso
nel derby del 1979: l’area
versava da tempo in stato di
degrado, oggetto di atti
vandalici che avevano imbrattato
i muri, distrutto le sedute e
gli arredi del parco. Il
progetto di riqualificazione ha
portato alla decorazione dei
muri perimetrali interni ed
esterni del parco con murales a
tema sportivo. Tra le immagini
spiccano i ritratti di Vincenzo
Paparelli, Antonio De Falchi
(giovane tifoso romanista
vittima di una aggressione allo
stadio di Milano nel 1989) e
Gabriele Sandri (tifoso laziale
ucciso da un agente di Polizia
nel 2007). Si è deciso infatti,
con l’entusiastico consenso e
l’appoggio delle rispettive
famiglie, di dare un nuovo
lustro al giardino, associando i
nomi delle giovani vittime. Le
immagini, realizzate dai writers
delle Fonderie Grafiche Techne,
riproducono azioni di gioco di
diverse discipline sportive
(calcio, nuoto, rugby, basket,
boxe, surf ecc.); la scelta di
utilizzare il "writing" è stata
determinata anche dall’intento
di dimostrare ai giovani che
possono esprimersi come writers
per "decorare" la città
piuttosto che per deturparla.
Attraverso questo progetto sono
stati realizzati molteplici
scopi: quello principale di
riqualificazione di un’area
urbana, per il quale il progetto
è nato, quello di manifestare
contro ogni forma di violenza e
quello di incitare i giovani ad
esternare il loro estro creativo
positivamente e non attraverso
atti vandalici. La festa di
presentazione dei murales sarà
animata da spettacoli di
giocoleria, trampolisti
esibizioni di Parkour (acrobazie
urbane) e Calcio Freestyle,
seguite da un rinfresco: è
aperta a tutti e in particolare
ai giovani di Montespaccato e
alle famiglie del quartiere che
si vedranno restituire uno
spazio comune per il tempo
libero.
12 aprile 2011
Fonte:
Sslazionews.it
© Fotografie:
Sslazionews.it -
Corrieredellosport.it
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