Cinque ore
davanti al giudice, gli ultrà a Genova:
"Basta con la violenza"
Interrogato
l'amico dell'omicida
"Non avevamo
progetti assassini"
di Attilio
Lugli
GENOVA NOSTRO
SERVIZIO - Si è messo a piangere quando
si è seduto di fronte al magistrato
(Omissis), 19 anni, l'amico dell'omicida
di Marassi, interrogato ieri mattina e
pomeriggio dal sostituto Massimo Terrile
perché indagato di rissa e
favoreggiamento. Il giovane tifoso
milanista aveva scambiato il suo
"Barbour" con quello di Simone
Barbaglia, mentre si trovavano nella
gradinata sud di Marassi e dopo che
avevano appreso della morte di Vincenzo
Spagnolo. Da qui l'accusa di
favoreggiamento. Ma, quel che più conta
per l'inchiesta, l'ultrà milanista ha
vissuto attimo per attimo i drammatici
momenti della rissa e
dell'accoltellamento. Assistito
dall'avvocato Giuseppe Sciacchitano,
(Omissis) ha parlato per più di
cinque ore con il magistrato che sta
indagando sull'omicidio. Poiché non è
stata sufficiente la mattinata
l'interrogatorio è, poi, ripreso nel
pomeriggio. Massimo Terrile ha voluto
sapere quando e come è nato il "gruppo
del Barbour" a cui appartengono sia
(Omissis) che Simone Barbaglia. Il
giovane tifoso, visibilmente teso, ha
risposto a tutte le domande cercando di
dimostrare che né lui né i suoi amici
erano arrivati a Genova con intenzioni
cattive. "Le dichiarazioni di (Omissis) -
sostiene l'avvocato Sciacchitano -
collimano sostanzialmente con quelle di
Simone Barbaglia". Ma il sostituto
Terrile non è poi così convinto perché
dice: "Che ci siano dei differenti
particolari nei racconti dei ragazzi è
inevitabile. Basta che uno o l'altro sia
stato più o meno vicino al punto in cui
è stato ammazzato Vincenzo perché la
spiegazione di quanto è successo assuma
differenti versioni". Il magistrato è
stato però oltremodo cauto nel concedere
ai cronisti ulteriori particolari
sull'omicidio perché nessuno possa
precostituirsi il quadro entro cui si
sono mossi i tifosi genoani e milanisti.
Terrile deve infatti ancora interrogare,
nei prossimi giorni, almeno una dozzina
di giovani ultrà rossoneri che sono
stati indagati per rissa e alcuni per
favoreggiamento. Una cosa, però, ha
voluto dire il magistrato. Ha smentito
una notizia apparsa ieri sui giornali e
che riferiva di una sorta di rito di
"iniziazione" per Simone Barbaglia
l'essere arrivato a Genova con in tasca
il coltello. "Sono state interpretate
male le mie parole ha affermato Terrile
- quando alcuni giorni fa ho detto che
se Barbaglia si era fatto imprestare il
coltello per quella trasferta
significava solo che non era abituato ad
andare in giro armato". Ieri mattina il
padre di Vincenzo Spagnolo, Cosimo,
insieme alla zia del ragazzo ucciso,
Luisa, è rimasto a lungo nel corridoio
della procura al nono piano di palazzo
di giustizia in attesa di potere parlare
con il sostituto Terrile. Il motivo
dell'attesa che si è protratta per quasi
due ore era di ringraziare il magistrato
per il lavoro che sta facendo. È un
immenso dolore quello che pesa su Cosimo
Spagnolo. Ma è un uomo che ha una grande
forza d'animo perché trova ugualmente il
modo per dire parole che suonano di
conforto per tutti. "La morte di mio
figlio - dice - ha riavvicinato i
genovesi, non solo i tifosi di Genoa e
Samp, mai così uniti come in questo
momento, ma tutti". Aggiunge ancora
Spagnolo: "Ho negli occhi l'immagine di
un giovane tifoso sampdoriano che, al
rosario per Vincenzo, dopo essere stato
in un angolo per mezzora, si è
avvicinato al mio ragazzo e ha deposto
su di lui la sciarpa blucerchiata con il
pugno chiuso levato in alto. Una scena
commovente". Per cercare di dire no alla
violenza domenica scorsa sono giunti a
Genova da tutt'Italia almeno 400 "capi"
delle tifoserie. Si sono riuniti nella
sala Garibaldi e alla fine hanno redatto
un documento in cui hanno gridato il
loro "basta lame, basta infami" contro
chi si comporta vilmente allo stadio
"ignorando il male fatto". È stata la
prima volta che i capi degli ultrà si
sono incontrati per decidere una
strategia comune che non sacrifichi vite
umane al Moloch del calcio.
7 febbraio 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Un altro
complice di Simone: lo ha visto uccidere
GENOVA
- Nove ore di interrogatorio per
(Omissis), diciannove anni e una denuncia
per favoreggiamento e rissa aggravata. È
stato lui a scambiare con Simone
Barbaglia, all’interno dello stadio, il
proprio Barbour ed un cappellino verde,
per rendere più difficile il compito dei
carabinieri. Ma soprattutto, (Omissis) è
uno dei testimoni oculari del delitto.
Inizia e finisce in lacrime, il suo
confronto con il sostituto procuratore
Massimo Terrile. (Omissis), look da bravo
ragazzo, giacca di montone e occhiale
scuro, giura di non essere un ultrà,
assicura di non essersi presentato al
Ferraris armato, ricorda che "Simone ha
seguito il primo tempo con lo sguardo
fisso nel vuoto, come in trance",
conferma la tesi difensiva di Barbaglia
che ha sempre sostenuto che fosse stato
Vincenzo Spagnolo a piombare sull’amico.
Una versione che non sembra convincere
il giudice che, nei prossimi giorni
interrogherà una ventina di altri
giovani milanesi. Secondo la
ricostruzione giudicata più attendibile,
Simone ha affrontato il suo avversario
mostrando il coltello, nel palmo della
mano destra. Spagnolo ha cercato, con un
calcio, di disarmarlo. Ma ha perso
l’equilibrio e, mentre si stava
rialzando, è stato colpito. Poco dopo,
all’interno della "gabbia" che ospita i
tifosi del Milan, qualcuno ha
organizzato, inutilmente ma con
tempestività sospetta, un piano di
salvataggio di Barbaglia. E ieri, otto
giorni dopo la domenica di follia, lo
stadio di Marassi ha fatto riapparire
l’ennesimo ricordo della battaglia.
Dalla tribuna adiacente alla gabbia è
sbucato l’ennesimo coltello. Misura
sette centimetri ed ha la lama
arrugginita. È stato abbandonato dagli
ultrà rossoneri. A ritrovarlo sono stati
i soci della cooperativa "Genova
Insieme", formata da giovani tifosi di
Genoa e Samp a cui l’amministrazione
comunale ha concesso l’appalto della
pulizia del Ferraris. Ancora dubbi
intanto sul futuro dell’impianto. Domani
il Ministero degli Interni deciderà se
approvare o respingere il progetto di
recinzione a cui è vincolata la
concessione dell’agibilità dello stadio.
(a. p.)
7 febbraio 1995
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
"Menzogne,
omertà, quanti ostacoli all’inchiesta"
di Massimo
Calandri e Vincenzo Curia
GENOVA - Pazzi,
violenti e bugiardi: Massimo Terrile, il
magistrato genovese che indaga
sull’omicidio del tifoso genovese
Vincenzo Spagnolo, ad oltre una
settimana dal delitto se la prende con
gli ultrà del Genoa, "che hanno
partecipato in massa ai funerali
dell’amico, ma continuano a rifiutarsi
di raccontare tutta la verità sullo
scontro mortale dell’altra domenica". Un
atto d’accusa clamoroso, quello del
giudice, che non risparmia Genova ed i
suoi abitanti: "Nemmeno da parte della
città c’è stato il contributo che mi
aspettavo. Secondo alcuni genoani Simone
Barbaglia, l’assassino, si muoveva come
se fosse stato un folle in mezzo a
persone normali. Io invece sono
assolutamente sicuro che abbia agito
come un pazzo in mezzo a molti altri
pazzi". Chi ha collaborato con gli
inquirenti ? Solo i tifosi milanisti:
"Per lo meno quelli hanno riferito
circostanze interessanti, utili.
D'accordo che li avevamo identificati,
d'accordo che non potevano certo
nascondersi dietro un dito: ma sono
stati spontanei, e le loro dichiarazioni
tutto sommato mi sembrano verosimili.
Non difendono all’esasperazione
l’omicida, non mi sembra si siano messi
d’accordo tra di loro: tutto il
contrario dei genoani, che o non aprono
bocca o lo fanno solo per mentire". Uno
sfogo durissimo, dopo che Massimo
Terrile è rimasto per quasi due ore
chiuso nel suo ufficio insieme al papà
ed alla zia di Vincenzo Spagnolo:
nemmeno a loro il giudice ha nascosto le
difficoltà nella gestione dell’indagine,
e la sorpresa nel trovarsi di fronte ad
un "muro di gomma". Il pubblico
ministero non perde quasi mai la calma:
ma questa volta si sente preso in giro e
accusa pesantemente gli ultrà genoani,
"che hanno fatto di tutto per scagliarsi
contro l’assassino, spero senza rendersi
conto di aver creato attorno alla
vicenda un clima di agghiacciante
violenza". C’è davvero qualcosa che non
va, in questi ragazzi: "D’altra parte
non dovrei sorprendermi più di tanto,
per questo atteggiamento: è sufficiente
pensare a quello che hanno detto e fatto
quella maledetta domenica, ed il giorno
dei funerali". L’accusa nei confronti di
Simone Barbaglia resta quella di
omicidio volontario, l’ipotesi della
legittima difesa si allontana sempre di
più: ieri il giudice ha interrogato
(Omissis), il ragazzo che scambiò
il "Barbour" con l’assassino e che
"sembra più credibile dell’amico in
galera". (Omissis) non avrebbe dovuto
partecipare alla trasferta di Genova:
era stato convinto all’ultimo, proprio
da Barbaglia. Intanto ieri mattina la
polizia ha sequestrato spranghe e
bastoni all’interno del "gazebo", la
struttura adiacente lo stadio "Luigi
Ferraris" a due passi dalla quale è
stato ucciso Vincenzo Spagnolo: le armi
con ogni probabilità erano state
abbandonate la scorsa settimana, al
termine degli scontri con le forze
dell’ordine. Poco distante sono stati
addirittura recuperati un arco ed una
freccia.
8 febbraio 1995
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
I familiari
della giovane vittima sono stati
ricevuti ieri a Palazzo di giustizia
Il giudice:
"Dai tifosi poco aiuto"
di Damiano
Basso
Per il
sostituto Terrile, che indaga
sull'uccisione di Vincenzo Spagnolo, le
testimonianze raccolte finora sono vaghe
e di nessun aiuto. "I milanisti danno
versioni contrastanti alcune danneggiano
l'imputato".
GENOVA NOSTRO
SERVIZIO - Ieri mattina il papà, Cosimo,
e la zia, Laura, di Vincenzo Spagnolo
hanno incontrato a palazzo di giustizia
il sostituto procuratore Massimo
Terrile. Il colloquio si è protratto per
quasi un'ora e mezzo e ha provato Cosimo
Spagnolo che, all'uscita dell'ufficio
del magistrato, è apparso quasi
sofferente: "Non ho niente da dire - ha
commentato l'uomo - sono demoralizzato".
Terrile gli ha spiegato come purtroppo
non trovi nessuna collaborazione da
parte della tifoseria genoana. "I
parenti di Vincenzo Spagnolo - ha detto
dopo il magistrato - volevano alcune
informazioni processuali e poi ho
spiegato loro i meccanismi della
costituzione di parte civile. Ho quindi
aggiunto che la tifoseria genoana e la
città non mi stanno fornendo un grande
aiuto per svolgere le indagini".
Continua Terrile: "Sarebbe opportuno
che, oltre a piangere al funerale,
qualcuno si presentasse davanti a me per
raccontare cosa ha visto, dal momento
che a noi risultano più di una decina i
tifosi rossoblù ad aver assistito
all'accoltellamento. Per adesso, invece,
ho raccolto solo poche testimonianze da
fonte genoana, insignificanti e
probabilmente false. Si parla di
Barbaglia come di un pazzo in un
contesto di normalità, invece Barbaglia
è un pazzo in mezzo ad altri pazzi". Il
magistrato nei prossimi giorni
continuerà gli interrogatori: "Devo dire
che da parte milanista le versioni dei
fatti non coincidono, ma sarebbe
preoccupante se affermassi il contrario.
Sono comunque testimonianze sincere, non
c'è insomma nessun tentativo esasperato
di difendere la posizione di Barbaglia,
anzi alcuni tifosi rossoneri hanno detto
cose che lo danneggiano". Simone
Barbaglia, per adesso, resta in carcere
con l'imputazione di omicidio
volontario. "Se Barbaglia avesse
raccontato le cose come effettivamente
si sono svolte, non si troverebbe ancora
in carcere. Per me la sua versione dei
fatti non è credibile - ha continuato
Terrile - il prossimo momento importante
si avrà quando verrà rinviato a
giudizio. Il panorama delle possibili
imputazioni è vasto: si va dalla
legittima difesa, che è un non reato,
all'omicidio volontario e in mezzo non
c'è solo l'eccesso colposo di legittima
difesa". Nella giornata di oggi dovrebbe
intanto arrivare da Roma in Comune
l'approvazione del progetto di
recinzione del "Ferraris". Il progetto,
preparato dall'Ufficio di Edilizia
pubblica dello stesso Comune di Genova,
non era molto chiaro, tanto è vero che i
componenti del Cis (la Commissione
impianti sportivi) hanno richiesto
qualche chiarimento. La recinzione (le
reti sono alte 2 metri e mezzo e sono
state testate per sopportare una
pressione di 80 chili per metro quadro)
sarà costituita da alcune strutture
fisse e soprattutto da alcune parti
mobili che verranno montate solamente di
domenica, prima dell'inizio della
partita. Il sindaco Adriano Sansa,
comunque, non firmerà la deroga di
agibilità provvisoria del "Ferraris"
senza avere ricevuto da Roma
l'approvazione di questo progetto, che
comunque pare scontata. Non dovrebbe
quindi correre eccessivi rischi la
disputa di Sampdoria-Reggiana, in
programma la prossima domenica. Samp e
Genoa, intanto, hanno ripreso la
preparazione ieri pomeriggio. In casa
rossoblù si cerca di ritrovare la
necessaria concentrazione per affrontare
la difficile trasferta di Firenze, ma
soprattutto tutti i giocatori hanno una
grande certezza: il recupero di
Genoa-Milan si dovrà giocare a Marassi.
8 febbraio 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Dopo l'appello
del sostituto procuratore Terrile che
sta indagando sugli scontri allo stadio
Il delitto di
Marassi una ragazza collabora
Continuano gli
interrogatori dei milanisti indagati per
rissa
GENOVA -
Massimo Terrile, il sostituto
procuratore della Repubblica che sta
indagando sull'omicidio dello stadio due
giorni fa ha detto ai cronisti d'essere
molto amareggiato perché la tifoseria
rossoblù "non è stata fino a questo
momento collaborativa". La sua
"reprimenda" rilanciata dai giornali e
dalle radiotelevisioni ha avuto subito
degli effetti positivi. Ieri mattina,
mentre Terrile stava prendendo un caffè
in un bar nei pressi di palazzo di
giustizia, è stato riconosciuto da una
tifosa genoana, (una donna sui
quarant’anni) che gli ha detto di essere
disposta a testimoniare sui tragici
fatti che hanno portato alla morte di
Vincenzo Spagnolo. Il sostituto
procuratore, soddisfatto che qualcuno
della tifoseria genoana desse un fattivo
contributo all'inchiesta, ha indirizzato
l'interlocutrice in questura dove potrà
rendere la sua testimonianza. Continuano
intanto gli interrogatori dei tifosi
milanisti indagati per rissa. Ieri
pomeriggio ne sono stati ascoltati tre.
I loro racconti non si discostano molto
l'uno dall'altro. (Omissis), 20 anni,
assistito dall'avvocato Enzo Farolfi, è
stato interrogato dal sostituto
procuratore Mario Tuttobene che sta
dando una mano al suo collega Terrile,
impegnato su più fronti d'inchiesta.
Pace ha detto, come d'altronde gli altri
indagati, di essere capitato per caso in
mezzo alla rissa. Era arrivato a Genova
insieme a un gruppo di un centinaio di
tifosi milanisti. Con gli altri si è
trovato senza volerlo di fronte a
300-400 genoani che, a suo dire, hanno
iniziato a inseguirli subito dopo che
erano sbucati da via Canevari. Pace è
scappato e ha trovato rifugio
all'interno della gradinata sud. È lì
che è venuto a sapere
dell'accoltellamento e poi della morte
di "Spagna". Altri particolari si sono
appresi sull'interrogatorio di (Omissis), 19 anni, indagato di rissa e
favoreggiamento perché aveva scambiato
il suo giaccone "Barbour" con quello
dell'omicida Simone Barbaglia subito
dopo l'annuncio della morte di Spagnolo.
Pare che (Omissis) abbia raccontato al
sostituto Terrile di avere visto
Spagnolo che cercava di disarmare con un
calcio Barbaglia. Perse, però,
l'equilibrio e si sbilanciò proprio nel
momento in cui l'omicida allungava il
braccio con il coltello. Diversa è stata
la versione fornita dal tifoso
milanista. Nell'interrogatorio ha detto
che estrasse il coltello di tasca senza
intenzione di usarlo pensando che gli
"avversari" a quella vista si sarebbero
fermati. Mentre lo impugnava retrocedeva
lentamente tenendolo, a suo dire, ben
visibile con la lama rivolta verso la
parte superiore del pugno. "Siccome
nessuno di loro era armato - ha aggiunto
Simone mi sembrò incredibile che
continuassero a correre verso di noi.
Contro di me si scagliò il ragazzo che
rimase poi ferito. Mi balzò addosso con
un pugno rivolto verso l'alto nel
tentativo di colpirmi. Io protesi le
mani per difendermi e il ragazzo finì
contro il mio coltello". (a. l.)
9 febbraio 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Simone
Barbaglia davanti al giudice Terrile:
parla Savi, l'avvocato difensore
L’assassino di
Claudio Spagnolo interrogato ieri per
cinque ore
di Damiano
Basso
CHIAVARI - Ieri
pomeriggio il sostituto procuratore
Massimo Terrile è andato nel carcere di
Chiavari per interrogare Simone
Barbaglia, il tifoso milanista che il 29
gennaio aveva accoltellato a morte
Vincenzo "Claudio" Spagnolo. È la
seconda volta che Terrile incontra
Barbaglia, e praticamente questo nuovo
colloquio è nato dalla necessità di
confrontare la deposizione resa dallo
stesso Barbaglia con le testimonianze
degli altri tifosi del Milan raccolte
nei giorni scorsi. Terrile è entrato nel
carcere di Chiavari alle 14.50, al
volante della sua auto, e ne è uscito
cinque ore dopo. La visita a Chiavari
del magistrato si è dunque resa
necessaria per chiarire qualche dubbio
sorto nella versione dei fatti sostenuta
da Barbaglia. Lo stesso Terrile,
infatti, pochi giorni fa aveva
dichiarato: "Nell'ambiente milanista non
c'è esasperazione nel difendere
Barbaglia. Anzi, alcune testimonianze di
sostenitori rossoneri danneggiano la
posizione dell'imputato". In
particolare, il punto chiave
dell'inchiesta, quello da cui dipende la
tesi della legittima difesa sostenuta da
Stefano Savi, l'avvocato di Barbaglia
presente ieri all'interrogatorio,
risiede nella volontarietà della
coltellata mortale. L'omicida continua
ad affermare che Spagnolo si sarebbe
gettato contro di lui, finendo così con
il corpo proprio sulla lama del
coltello. Altri, invece, avrebbe fornito
una diversa dinamica dello scontro:
Spagnolo avrebbe inutilmente tentato di
disarmare il rivale con un calcio,
perdendo però l'equilibrio, e il tifoso
milanista avrebbe approfittato di
quest'attimo di difficoltà per colpirlo.
Da questo particolare di fondamentale
importanza, cioè la volontarietà o meno
di vibrare il colpo mortale, dipende il
capo d'accusa col quale Terrile rinvierà
a giudizio l'imputato. All'uscita
Terrile ha preferito evitare ogni
contatto con la stampa, mentre
l'avvocato Savi si è fermato per
raccontare qualche particolare del
colloquio: "In quelle 5 ore - ha detto
il legale di Barbaglia - sono stati
ripercorsi tutti gli avvenimenti di
quella domenica. Sostanzialmente non ci
sono variazioni né nell'ipotesi
dell'accusa, né nelle nostre tesi. E
Simone ha ribadito che nessuno gli ha
messo il coltello in mano, che non c'è
nessun "mandante": si è trovato al
centro di una situazione che lui stesso
si è creato. Con Terrile ha ricordato i
meccanismi del tragitto dalla stazione
allo stadio, e il giudice gli ha anche
mostrato una planimetria". Ancora Savi:
"Non è vera la storia del calcio
sferrato da Spagnolo. In realtà,
Barbaglia si è trovato a fronteggiare la
vittima mostrandogli il coltello
pensando che il tifoso genoano si
sarebbe fermato. E invece si è trovato
davanti uno più grosso di lui, che non
aveva paura. Tra l'altro il magistrato
ha ancora chiesto a Barbaglia ulteriori
precisazioni sull'ambiente frequentato
dai tifosi del Milan, su come nasce
quell'istinto di mettersi in mostra e di
sentirsi più "duri". Il mio cliente
resta in isolamento, non sta bene,
assume medicinali, sopporta una
situazione psicologica pesante. Può
avere giornali e tv, i genitori lo vanno
a trovare una volta alla settimana".
17 febbraio
1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Genova,
commercialista di 31 anni detto "il
chirurgo", capo di un gruppo di
milanisti
Manette
all'ideologo degli ultrà
"Partecipò alla
rissa mortale"
di Attilio
Lugli
GENOVA NOSTRO
SERVIZIO - "Il chirurgo" è un tifoso
milanista, con la mania dei coltelli e
la grinta giusta per diventare il leader
carismatico delle Brigate rossonere.
L'hanno arrestato ieri mattina a casa
sua, in via Monti a Milano, per la rissa
del 29 gennaio in cui è morto con un
fendente al cuore il supporter genoano
Vincenzo Spagnolo. Si chiama (Omissis), 31 anni, ottima famiglia,
una laurea in economia. Di professione
fa il commercialista. Ma alla domenica
dicono che diventa un duro, uno che ci
sa fare a governare i sentimenti della
tifoseria più calda. Tanto è vero che
l'estate scorsa quando nelle Brigate
rossonere è avvenuta una scissione tra
"destra" e "sinistra", (Omissis) è
diventato il leader della frangia
opposta ai simpatizzanti
"leoncavallini". Carlo ha la faccia da
bravo ragazzo, di uno che a vederlo lo
vorresti magari per genero. Invece il
sostituto procuratore della Repubblica
Massimo Terrile che ha ottenuto il suo
arresto ha parole molto dure nei suoi
confronti. Dice ai cronisti che l'ordine
di custodia cautelare è stato emesso
perché (Omissis) è "un individuo
socialmente pericoloso" e perché ha
tentato di inquinare le prove che lo
riguardavano. E il magistrato lancia
anche un avvertimento a tutti quegli
ultrà milanisti che risultassero
direttamente implicati negli scontri di
Genova. "La procura è determinata a
richiedere gli ordini di custodia
cautelare via via che Digos e
carabinieri procederanno alle
identificazioni". Sia per (Omissis)
che per i futuri "catturandi" il reato è
la rissa aggravata. "Aggravata
dall'omicidio - spiega ancora il
magistrato - e dal fatto che a nostro
giudizio chi vi ha partecipato ha creato
consapevolmente una situazione di forte
pericolosità e di eventi lesivi". Il
leader delle Brigate rossonere era
arrivato a Genova armato di coltello,
come Simone Barbaglia, l'omicida di
Spagnolo. Ma il giovedì precedente
(Omissis), considerato negli ambienti
del tifo milanista "l'ideologo", avrebbe
radunato in un bar una cinquantina di
aderenti al suo movimento per accordarsi
sulla trasferta. All'incontro erano
presenti anche Barbaglia e l'amico
(Omissis) (indagato a piede
libero per favoreggiamento e concorso in
rissa aggravata). C'è stata una
strategia comune, uno studio a tavolino
delle mosse che avrebbero condotto agli
scontri con i genoani ? A queste domande
il magistrato non risponde. Afferma che
è ancora troppo presto per dire se si è
trattato di un vero agguato. Gli agenti
della Digos di Milano e i carabinieri
genovesi che coadiuvano il magistrato
nelle indagini sono più propensi a
fornire questa spiegazione. Il
procuratore pone, invece, l'accento
soprattutto sui fatti: la rissa
aggravata, i coltelli, l'omicidio. Ma,
poi, si lascia anche scappare che
"Simone Barbaglia non è l'unico
responsabile morale di quello che è
accaduto". Durante l'interrogatorio
(Omissis) ha negato ogni addebito:
"Al momento degli scontri davanti allo
stadio di Marassi ho tentato di fare da
paciere tra i due gruppi, genoani e
milanisti, che stavano insultandosi. Poi
mi sono defilato e al momento
dell'uccisione del genoano ero lontano".
(Omissis) inoltre avrebbe detto di
non aver avuto con sé alcun tipo di arma
e, pur ammettendo di essere un capo
della tifoseria, ha negato di aver
scisso le "Brigate" per ragioni
politiche.
23 febbraio
1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
"Noi glielo
avevamo detto
È rischioso fare il
leader"
di Pino Corrias
MILANO - Sono
in due, rilassati: "Allora vuoi sapere
di (Omissis) ? E perché mai ?
Ah, lo hanno arrestato... Per la storia
del Barbour ? Regolare. Perché poi di
uno come (Omissis) in effetti
non c'è niente da dire. Lo vedi e te lo
dimentichi, una faccia così, discorsi
che non stanno in piedi... Uno da due
lire". Il posto per lasciarsi incontrare
lo hanno deciso loro. E anche i nomi:
"Diciamo che io mi chiamo Corrado e lui
Gustavo". Benissimo: Corrado ha una
giubba di pelle e tre orecchini.
Gustavo, gli occhiali e la coda. Una
bella fatica per trovarli. Dico scovare
nella grande babele del mondo Ultras un
paio di ragazzi che di questo
(Omissis), 31 anni, apprendista
commercialista, sappiano un po' di più
di quel che già recita la sua fedina
penale. Che è comunque cospicua: rissa,
percosse, porto abusivo d'arma da fuoco,
resistenza. Tutta roba sanata con
"cinque anni di buona condotta". Uno con
lo stadio in testa e la curva nel cuore.
Uno che adesso è nei guai fino al collo.
"Per cosa poi ? Per una partita di
pallone...". No, per un morto ammazzato.
"Chiaro". I due ci tengono a precisare
che "di quello non siamo né amici, né
nemici, almeno fino a oggi. Lo
conosciamo per gli anni di stadio. Ha
fatto il suo gruppo uscendo dalla
Brigate e si è circondato di ragazzini.
I ragazzini in curva sono pericolosi,
perché si infiammano, fanno le cazzate,
poi si mettono a frignare e se capita
che gli sbirri li acchiappano,
raccontano dei romanzi interi, con tutti
i capitoli che piacciono agli sbirri...
"Per fortuna non eravamo a Genova, ma
metto la mano sul fuoco che tutto è
accaduto per caso e per sfiga, anzi
rogna nera, e che non c'era nessun piano
preordinato... A (Omissis) noi
l'avevamo detto: se esci dai gruppi
organizzati, se ti vuoi fare una banda
tutta per te, stai attento, perché i
ragazzini non li governi. Adesso è
successo: regolare". A Corrado e Gustavo
porto i 3 lanci di agenzia "Genoa-Milan,
altro arresto". Leggono: "E' stato
arrestato con l'accusa di rissa
aggravata, pena che prevede da 2 a 6
anni di carcere. Il giovane conosciuto
negli ambienti degli Ultras rossoneri
come il "chirurgo", forse per la sua
abitudine di andare armato alle partite
di calcio...". "Ma non diciamo cazzate !
Il "chirurgo" ? Questa ve la siete
inventata voi giornalisti. Mai sentita
sta roba del "chirurgo", lui era Carlo e
basta e con i suoi precedenti escludo si
facesse trovare in giro con delle armi
addosso. Allo stadio poi, dove ti
palpano da cima a fondo. Comunque...".
Comunque cominciamo dall'inizio. "Allora
lui è uno che sta bene di famiglia, ben
vestito, ben mangiato...". Di destra ?
"Per esserlo lo è, come no, anche se in
curva i discorsi politici non si fanno
da un mucchio di tempo, sei lì per il
Milan, punto e basta, canti, tieni alti
i tuoi striscioni, cerchi di non farti
coinvolgere nei casini, o almeno di
governarli...". Lui era nelle Brigate
Rossonere. "Sì, ma solo fino all'inizio
di questo campionato". E se n'è andato
per ragioni politiche ? "Neanche per
idea. Se n'è andato perché si era
montato che voleva un gruppo suo, non
gli stava più bene il posto che gli era
assegnato allo stadio, voleva il suo
striscione. Era uno che rompeva". Dicono
che questo (Omissis) non sopportava
di condividere lo stadio con i ragazzi
dei centri sociali, e tantomeno con
quelli della Lega... "Balle. Quelli
delle Brigate sono almeno 7 mila ragazzi
e dentro c'è di tutto, tranne la
politica. La verità è che si era
montato. Alla prima partita di
campionato Milan-Cagliari è arrivato con
i volantini per dire a tutti che lui
aveva fondato le Brigate Due, e
distribuiva questi volantini... Una roba
mica normale... Gli avevo detto: guarda
che se vuoi diventare famoso, poi
finirai per pentirtene". E perché ?
"Perché, poi, al minimo casino i
ragazzini che ti stanno dietro diranno
agli sbirri: il capo è quello là. A noi
due o a qualche nostro amico capita di
venire salutato allo stadio, e fin qui
va bene... Ma se trovi la ghenga di
quartiere che arriva e ti dice: dai
facciamo questo e quello, ho i sassi,
insomma fanno i saputi e vengono da te a
mettersi a disposizione perché ti
ammirano, io allora gli allungo un paio
di sberle: ma chi ti conosce ?".
"Insomma questo (Omissis) voleva fare
il capo e non si è accorto che si tirava
dietro solo dei minorati". Tipo Simone
Barbaglia, l'accoltellatore ? "Eh, tutta
roba così, 17-18 anni, fighettini con il
Barbour...". È vero che faceva le
riunioni al bar II Sorriso ? "Non è che
fossero delle gran riunioni... Si
organizzavano per le trasferte,
l'appuntamento, i biglietti". Simone
Barbaglia ha confessato di essersi fatto
prestare un coltello il venerdì perché
"voleva andare a tagliare un genoano".
"Guarda di sicuro alla riunione non
hanno parlato di quello, perché il Carlo
sarà stato un montato ma non era un
pazzo. A Verona, quattro o cinque anni
fa la polizia accertò che una certa
rissa era stata studiata il giorno prima
nella sede del Club e li hanno
condannati tutti per associazione per
delinquere. Da allora se uno non è
proprio stupido non parla in pubblico di
cose illegali, al massimo lo fa con
pochi amici fidati". Succede ancora ?
"Santo dio, spero di no... Adesso tutti
si sono dati una calmata, anche perché
tutti noi ultras ci siamo resi conto che
erano saltate le regole". Quali regole ?
"Il codice della violenza, il fatto che
puoi anche scontrarti con un gruppo
avverso, ma lo fai senza voler ammazzare
nessuno. Le regole sono saltate anche
perché gli stadi sono super blindati, le
tifoserie si sfiorano appena, hai sempre
una caterva di poliziotti davanti e la
sfida si accumula, te le prometti mille
volte e quando capita, allora la rissa
diventa durissima. E diventa durissima
la reazione degli sbirri. Ho visto a
Bergamo la Celere che picchiava a
sangue... Perciò la maledetta volta che
anziché sfiorarsi due gruppi si
incrociano davvero, c'è lo scoppio
incontrollato". È andata così a Genova ?
"Sì. Non c'erano piani, né niente. È
andata che un ragazzino si è trovato un
coltello in mano. E non c'era nessuno
del suo Club che abbia avuto
l'intelligenza di piantargli una sberla
in faccia e di disarmarlo". Avrebbe
dovuto farlo Carlo ? "Ma no. Quello è
uno da due lire".
23 febbraio
1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
La doppia vita
del capo dei tifosi milanisti e
aspirante commercialista in uno studio
della città
Ritorna dal
giudice l'ultras rossonero
(Omissis) nega tutto: "Volevo sedare
quella rissa"
GENOVA -
(Omissis), il trentunenne leader
della frazione di "destra" delle Brigate
rossonere, arrestato nell'ambito
dell'inchiesta sull'omicidio di Vincenzo
Spagnolo, dovrebbe comparire stamane
davanti al giudice delle indagini
preliminari Giorgio Ricci, che ha
spiccato nei suoi confronti l'ordine di
custodia cautelare. L'interrogatorio da
parte del gip - che potrebbe slittare
per esigenze giudiziarie a domani
mattina - servirà per una messa a punto
dell'ingente mole di botta e risposta
scaturite martedì scorso dal faccia a
faccia con il sostituto procuratore
della Repubblica Massimo Terrile.
Secondo le contestazioni dell'accusa, il
giovane commercialista avrebbe
organizzato la trasferta del suo gruppo
con il preciso intento di cercare lo
scontro con i tifosi genoani e avrebbe
partecipato, direttamente e armato di
coltello, alla rissa culminata
nell'accoltellamento di Spagnolo. È
prevedibile che (Omissis) risponda di
nuovo negando le proprie responsabilità
come già ha fatto con il pm Terrile.
Ripeterà che aveva organizzato quella
trasferta in maniera del tutto regolare,
da buon tifoso deciso solo a sostenere
la squadra del cuore. Negherà di essere
arrivato a Genova armato di coltello.
Spiegherà che quando i milanisti e i
genoani sono venuti alle mani, invece
che partecipare alla rissa, lui ha
cercato di sedarla. E giurerà che quando
è volata la coltellata mortale al cuore
di Spagnolo lui era ben lontano dai
duellanti. Da Milano rimbalzano dettagli
sulla "doppia vita" di (Omissis),
ragazzo-bene e praticante commercialista
in orario di lavoro, di sera e nei
weekend capo carismatico di una frangia
particolarmente scatenata del tifo
rossonero. A cominciare dal 1983, quando
(Omissis) poco più che maggiorenne
era incappato nella prima seria
disavventura giudiziaria, facendosi
arrestare durante gli scontri seguiti
alla partita Perugia-Milan. Dopo quella
bravata i genitori avevano deciso di
allontanarlo dalle tentazioni
trasferendolo a casa di una zia
residente a Mantova. In quella città, al
liceo "Virgilio" il ragazzo aveva
completato le superiori. Ma l'anno dopo
(Omissis) era rimasto implicato in
una brutta storia maturata a San Babila:
un suo amico aveva ferito un coetaneo a
colpi di pistola e lui era stato
accusato di avere fornito l'arma. (a.
l.)
24 febbraio
1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
"Conoscevo
Barbaglia solo di vista, al bar Bovisa
ero andato a vendere biglietti"
Marassi, il
"chirurgo" nega tutto
Interrogato il
secondo tifoso arrestato a Milano
GENOVA - Si
ridimensiona il ruolo ricoperto da
(Omissis), 31 anni, milanese,
soprannominato "il chirurgo"
nell'episodio dell'aggressione ad un
gruppo di tifosi genoani che ha portato
alla morte di Vincenzo Spagnolo ?
Secondo la testimonianza resa ieri
mattina dall'indagato davanti al gip
Giorgio Ricci, non sarebbe stato lui a
fornire l'arma del delitto, un coltello.
"No, non avevo il coltello quella
domenica - si è difeso accoratamente
(Omissis) - e dal resto non
sono certo il ragazzino di 18 anni che
andava alla partita con il coltello. Io
ho trent'anni e vado allo stadio solo
per fare il tifo per la mia squadra".
Una difesa che, se il magistrato riterrà
valida, allontanerebbe da (Omissis)
il tremendo sospetto che sia stato lui
in qualche misura a istigare lo scontro
tra le opposte tifoserie in cui ha perso
la vita un ragazzo di 24 anni, Vincenzo
Spagnolo, una vita breve in cui hanno
trovato spazio la fede rossoblù e un
impegno sociale insieme agli altri
ragazzi del Centro Zapata. Una vicenda
dolorosa, che dopo le colonne di
cronaca, ora riempie le stanze dei
magistrati a capo dell'inchiesta. Il
sostituto procuratore Massimo Terrile
aveva già interrogato nei giorni scorsi
per sei ore consecutive il "capo" della
Brigata due, nata dalla scissione con la
Brigata Rossonera. In carcere, con
l'accusa di omicidio volontario, è
finito Simone Barbaglia, 19 anni,
milanese. Resta da chiarire il ruolo di
(Omissis), che ieri è stato a lungo
sentito nelle guardine di Palazzo di
Giustizia dal gip Ricci. "Come ogni
giovedì sono andato nella pizzeria "Al
sorriso" della Bovisa non per
organizzare una spedizione a Genova, ma
solo per vendere i biglietti. Ricordo di
averne dato uno anche a Simone
Barbaglia, che conoscevo solo di vista.
Martedì è già fissato un nuovo incontro
davanti al pm Terrile. (p. e.)
26 febbraio
1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
(Omissis), arrestato per la rissa di
Marassi, ha ammesso di aver assistito
agli scontri
"Ho visto
accoltellare l'ultrà genoano"
Interrogato
ieri il leader delle "brigate rossonere"
di Attilio
Lugli
GENOVA NOSTRO
SERVIZIO - "Ho visto quando Simone
Barbaglia ha accoltellato quel tifoso
genoano. Credevo però che anche l'altro
fosse armato, perché si è avvicinato
senza timore. Ho capito subito che la
coltellata poteva essere mortale, e
allora sono scappato". È questa la
drammatica testimonianza resa dal leader
carismatico delle Brigate rossonere
(Omissis), 31 anni, arrestato
il 22 febbraio scorso per la rissa
aggravata in cui era stato ucciso con un
fendente al cuore il tifoso genoano
Vincenzo Spagnolo. Ieri (Omissis) è
stato nuovamente interrogato dal
sostituto procuratore della Repubblica
Massimo Terrile. L'ultrà, una laurea in
economia, commercialista, già nel primo
interrogatorio subito dopo l'arresto,
aveva detto di essere completamente
estraneo alla zuffa mortale. Durante il
lungo interrogatorio di ieri, durato
oltre 5 ore, ha aggiunto, alcuni
particolari agghiaccianti. Dopo aver
assistito all'aggressione mortale, era
entrato nello stadio. Qui, alcuni ultras
gli avevano indicato Simone Barbaglia.
"Mi sono avvicinato a quel ragazzo e gli
ho detto qualche parola di circostanza,
per rincuorarlo" ha detto al giudice
Terrile. Secondo l'accusa il leader
delle Brigate rossonere era arrivato a
Genova, per assistere alla partita fra
il Milan e il Genoa, armato di coltello.
Il giovedì precedente (Omissis),
considerato negli ambienti del tifo
milanista come l'"ideologo" avrebbe
radunato in una pizzeria una cinquantina
di aderenti al suo movimento per
accordarsi sulla trasferta. All'incontro
erano presenti anche Barbaglia e l'amico
(Omissis) (indagato a piede
libero per favoreggiamento e rissa
aggravata). C'è stata una strategia
comune, uno studio a tavolino delle
mosse che avrebbero condotto agli
scontri con i genoani ? A queste domande
il magistrato non risponde. Afferma che
è presto per dire se si è trattato di un
vero agguato. Intanto ieri si è svolta
nella chiesa di San Teodoro la messa di
trigesimo officiata dal parroco Don
Antonio per la morte di Vincenzo
Spagnolo. Alla cerimonia hanno
partecipato un centinaio di persone fra
parenti e amici del tifoso assassinato.
1 marzo 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Interrogatorio
per Simone Barbaglia: "Ho visto il mio
capo con il coltello in mano, non potevo
scappare"
Rissa di
Marassi, arrestato un altro tifoso
In manette un
ultras rossonero: picchiò un sostenitore
del Genoa
GENOVA
- Ancora un tifoso milanista arrestato
per la zuffa mortale davanti allo stadio
di Marassi del 29 gennaio scorso in cui
fu ucciso il supporter genoano Vincenzo
Spagnolo. A finire in carcere è stato
(Omissis), 22 anni, residente
ad Assago. Lo accusano di rissa
aggravata e di lesioni nei confronti di
un ultrà del Grifone che avrebbe preso a
cinghiate durante la colluttazione.
(Omissis) è il terzo milanista che è in
manette, dopo Simone Barbaglia
(l'omicida) e (Omissis), il
commercialista trentunenne capo delle
Brigate Due. Per la rissa sono stati
arrestati anche due genoani. Lo aveva
preannunciato il sostituto procuratore
della Repubblica Massimo Terrile che il
suo ufficio sarebbe stato molto severo
con chi era sospettato di avere
partecipato agli scontri tra le opposte
tifoserie. Quelle parole non sono
rimaste senza conseguenze. Il lungo
lavoro degli agenti della Digos e del
magistrato ha delineato un quadro della
vicenda che ha indotto il giudice delle
indagini preliminari Giorgio Ricci a
emettere i cinque ordini di custodia
cautelare. L'ultimo ultrà milanista
arrestato è stato prelevato dagli agenti
nella sua abitazione ieri mattina.
(Omissis) vive con la madre e un
fratello. È disoccupato e quando può
lavora come muratore. Secondo l'accusa,
durante la rissa avrebbe picchiato con
la cintura dei pantaloni un tifoso
genoano che subì delle lesioni guaribili
in poco più di una settimana. Poi, dopo
essere entrato allo stadio, per non
farsi riconoscere in un'eventuale
"retata", avrebbe scambiato il suo
bomber verde con quello a strisce
bianche di un suo compagno. Si è anche
appreso che il giovane era giunto a
Genova con il treno intercity su cui
hanno viaggiato sia l'omicida che
(Omissis) assieme a una cinquantina
di altri tifosi lombardi. Intanto gli
interrogatori di Barbaglia e del capo
delle Brigate Due (nate in
contrapposizione con i tifosi milanisti
leoncavallini) inquadrano con maggior
precisione le varie fasi degli scontri
che, poi, hanno portato alla morte di
Spagnolo. (Omissis), mentre in
un primo tempo non avrebbe fornito
particolari utili all'inchiesta
sostenendo anzi di essere completamente
estraneo alla zuffa, quando è stato
successivamente interrogato da Terrile
ha detto di avere visto Barbaglia mentre
accoltellava il tifoso genoano. "Ho
capito subito che il colpo era mortale,
e allora sono scappato". Anche l'omicida
ha spiegato meglio il "crescendo" della
rissa mortale. "Vidi (Omissis) con un
coltello in mano e puntato contro i
genoani - ha affermato. Credo che ciò
sia stato determinante nella mia
decisione di imitarlo. A quel punto
potevo scappare con il coltello in tasca
come facevano altri del mio gruppo
oppure fermarmi". Barbaglia ha detto di
avere optato per stare a fianco di
(Omissis) perché teneva alla
considerazione che il suo "capo" aveva
di lui. (a. l.)
8 marzo 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Genoa - Milan,
arresto n. 4
GENOVA
- È ritenuto un arresto importante e
potrebbe chiarire i legami oscuri tra le
società di calcio e certe frange del
tifo. È il quarto milanista ad essere
stato ammanettato nell’ambito
dell’inchiesta sull’omicidio di Vincenzo
Spagnolo, il tifoso genoano
accoltellato, lo scorso 29 gennaio,
prima di Genoa-Milan. (Omissis), 22 anni, residente alla
periferia di Milano in via Mazzolari,
deve rispondere di rissa aggravata e
lesioni personali: con la fibbia della
propria cintura avrebbe colpito
ripetutamente un tifoso genoano
ricoverato poi in ospedale. Per questi
reati era già stato denunciato, pochi
giorni dopo, la sanguinosa domenica. Gli
agenti della Digos genovese l’hanno
prelevato ieri mattina, nella sua
abitazione di Assago e l’hanno portato a
Genova. Nelle prossime ore sarà
ascoltato dal giudice Massimo Terrile.
Il magistrato, che sta indagando
sull’omicidio Spagnolo, l’aveva già
interrogato all’inizio di febbraio.
(Omissis) era rimasto nell’ufficio di
Terrile per un'ora. Su precisa richiesta
del giudice prima di firmare il verbale,
aveva voluto rileggerlo per ben tre
volte. Segno che le affermazioni
rilasciate erano davvero importanti. E
del resto lo si era compreso dalle
parole dello stesso (Omissis). Uscito
dall’ufficio del pm, era stato proprio
lui a parlare, per primo, dei biglietti
abitualmente regalati dalla società ai
gruppi del tifo organizzato e delle
spese legali coperte interamente dalle
Brigate Rossonere in caso di
coinvolgimento degli aderenti in episodi
di violenza negli stadi. (m. b.)
9 marzo 1995
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Ha partecipato
agli scontri prima della morte di
Spagnolo
In carcere un
altro tifoso
(Omissis), 21 anni, residente a Cologno
Monzese, ultras del Milan bloccato dai
carabinieri nella sua abitazione. È
accusato di rissa aggravata.
GENOVA -
(Omissis), 21 anni, residente
a Cologno Monzese, tifoso del Milan, è
stato arrestato con l'accusa di rissa
aggravata perché avrebbe partecipato
agli scontri fra ultrà rossoneri e
genoani in cui perì, il 29 gennaio
scorso, Vincenzo Spagnolo, accoltellato
dal milanese Simone Barbaglia. (Omissis)
è stato bloccato ieri mattina all'alba
nella sua abitazione. Sono stati i
carabinieri a consegnargli l'ordine di
custodia cautelare firmato dal giudice
delle indagini preliminari Giorgio Ricci
su richiesta del sostituto procuratore
della Repubblica Massimo Terrile. Il
giovane è, poi, stato condotto in
carcere e probabilmente verrà
interrogato stamane dal sostituto
procuratore. Il supporter milanista
faceva parte del gruppo dei tifosi
organizzati da (Omissis), 31
anni, il commercialista del capoluogo
lombardo arrestato il 22 febbraio scorso
anch'egli per rissa aggravata. Insieme a
(Omissis) e a una cinquantina di
tifosi rossoneri, (Omissis) ha compiuto
il viaggio da Milano a Genova
sull'intercity che ha "sbarcato" i
supporter rossoneri a Brignole poco
prima delle 13. Il suo arresto, come
sottolinea il sostituto Terrile, è stato
determinato da esigenze probatorie. Il
magistrato teme che vi possa essere un
inquinamento delle prove perché la
stragrande maggioranza dei giovani
sospettati di avere partecipato alla
rissa mortale si conoscono e potrebbero
così accordarsi sulla linea difensiva da
tenere. In carcere, oltre all'omicida, a
(Omissis) e (Omissis), c'è un quarto
tifoso milanista: (Omissis), 22
anni residente ad Assago. È accusato di
rissa aggravata, ma anche di lesioni
perché avrebbe picchiato un giovane
genoano con la cinghia dei pantaloni.
(Omissis), dopo gli scontri, era entrato
nello stadio e per non farsi riconoscere
in un'eventuale "retata" avrebbe
scambiato il suo bomber verde con quello
a strisce bianche di un compagno. (a.
l.)
18 marzo 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
"C'è un errore
di persona"
Dubbi sul
tifoso arrestato
GENOVA - C'è un
errore di persona alla base dell'arresto
per rissa aggravata del tifoso milanista
(Omissis), 25 anni, abitante a
Isola Sant'Antonio (Alessandria). Lo
affermano con certezza i genitori del
giovane, (Omissis). A tradire (Omissis), dice
(Omissis), è
stata una foto pubblicata da un
quotidiano milanese il 30 gennaio, il
lunedì successivo gli scontri tra
rossoneri e genoani in cui perse la vita
Vincenzo Spagnolo accoltellato da Simone
Barbaglia. In quella immagine scattata
al rientro a Milano dei tifosi rossoneri
c'è un giovane che assomiglia moltissimo
ad (Omissis). "A prima vista
sembrava proprio lui - racconta la
signora (Omissis). Anche quell'altro ragazzo
aveva i capelli legati a coda di
cavallo, il giubbotto di pelle. Ma a ben
guardare si vedevano le differenze". Il
giubbotto aveva una diversa allacciatura
al collo, i calzoni, le scarpe erano
diversi. E, poi, l'ultrà della foto era
più stempiato e dai capelli più scuri. I
genitori di Andrea sono sicuri che
quell'istantanea abbia avuto un ruolo
determinante nel provocare l'arresto del
loro ragazzo. Un particolare lo
confermerebbe: quando gli agenti della Digos sono andati a prenderlo nella sua
abitazione hanno sequestrato proprio il
giubbotto in pelle. (Omissis), difeso da
Giuseppe Muscolo e Marco Sabbadini, per
ora resta in carcere. Ieri è stato
ascoltato dal gip Anna Ivaldi e, poi,
dal pm Massimo Terrile. A entrambi ha
detto di non avere partecipato alla
rissa. Ieri pomeriggio è stato
interrogato anche (Omissis), 22
anni, il milanista arrestato per false
dichiarazioni al pm. (Omissis), difeso
da Filippo Gramatica, ha ritrattato la
sua precedente versione e ha detto di
essere passato anch'egli in via Canevari
insieme agli altri ultrà. Era l'ultimo
della fila e quando si è accorto degli
scontri è scappato. (a. l.)
8 aprile 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Avrebbero
partecipato alla rissa in cui fu ucciso
"Spagna"
Per la tragedia
di Marassi in manette altri due ultras
GENOVA - Non si
sono ancora concluse le indagini sui
disordini scoppiati a Marassi durante la
partita Genoa -Milan del 29 gennaio.
Ieri la Digos ed il nucleo operativo dei
carabinieri hanno eseguito due nuovi
fermi, su ordine della Procura di
Genova. Si tratta di (Omissis), di
32 anni, originario di Borghetto Santo
Spirito, ma di fatto residente a Milano,
e di (Omissis), di 30 anni, di Pavia.
Sono entrambi accusati di rissa
aggravata. A fare il loro nome sarebbero
stati alcuni degli esponenti della
tifoseria rossonera già ascoltati dagli
inquirenti. E sono gli stessi
investigatori a non sottovalutare il
ruolo e la figura dei due ultimi
arrestati. (Omissis) e (Omissis),
facenti capo alle Brigate Due, il gruppo
di tifosi staccatosi dalle Brigate
Rossonere, sarebbero stati molto vicini
al (Omissis), il praticante
commercialista già fermato per la morte
di Vincenzo Spagnolo, il tifoso genoano.
In particolare, (Omissis) aveva partecipato
alla cena nella pizzeria Sorriso in cui
doveva essere messa a punto la trasferta
genovese. E lì, secondo alcuni
testimoni, avrebbe mostrato un coltello
dicendo che sarebbe stata un'arma facile
da nascondere al momento dei controlli
all'ingresso dello stadio. In passato,
era stato condannato per tentato
omicidio. Per lo stesso episodio vennero
giudicati (Omissis) e (Omissis),
quest'ultimo condannato ad un anno per
favoreggiamento. (p. e.)
16 aprile 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
L'indagine
sulla morte dell'ultras genoano
Borghetto
arrestato un tifoso del Milan
BORGHETTO -
(Omissis), 31 anni, studente,
residente a Borghetto in via Colmanet,
sulla collina di Pineland, è stato
arrestato, ieri mattina all'alba, a
Milano dagli agenti della Digos di
Genova. Il giovane, molto noto nel
Ponente, è accusato di rissa aggravata.
(Omissis), tifosissimo del Milan,
avrebbe partecipato, non è però chiaro
in che modo, alla violenta rissa del 5
febbraio scorso, fuori dallo stadio
Marassi di Genova, che provocò la morte
di Vincenzo Spagnolo, il giovane ultras
del Genoa. C'è riserbo da parte degli
inquirenti sui motivi che hanno portato
all'arresto di (Omissis). C'è solo la
conferma da parte della Digos
sull'esecuzione dell'ordine di custodia
cautelare eseguito ieri mattina all'alba
in centro a Milano. (Omissis) da
alcuni anni si trova nel capoluogo
lombardo per motivi di lavoro, sembra
per occuparsi di una attività della
famiglia. Ma nei fine settimana torna
spesso a Loano e Borghetto dove ha molti
amici. È conosciuto come un tifoso
accanito del Milan. La magistratura
genovese starebbe indagando su suoi
presunti rapporti con alcuni esponenti
delle "Brigate Rossonere" e sulla sua
presenza ai tragici fatti del 5 febbraio
prima di Genoa-Milan. La famiglia
(Omissis)
è conosciuta e stimata nel Ponente. Il
padre del giovane arrestato, (Omissis), è
capitano di mare. Lo zio (Omissis) è da
quasi due anni capogruppo consigliare
della Lega Nord a Loano. Il giovane è
anche il nipote dell'ex sindaco della
città ponentina, (Omissis). (a. r.)
16 aprile 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Un'istanza degli avvocati di (Omissis) e
(Omissis)
"Scarcerate gli
ultras milanisti"
Rissa di
Marassi, i legali si rivolgono ai
giudici
GENOVA -
Richiesta di scarcerazione per due
tifosi milanisti arrestati nelle
indagini per l'omicidio di Vincenzo
Spagnolo. Il legale di (Omissis), conosciuto negli ambienti
rossoneri come il "chirurgo", ha
presentato una istanza di scarcerazione
al giudice per le indagini preliminari.
Anche l'avvocato di (Omissis), uno
degli ultimi supporter milanisti finiti
in manette, ha presentato analoga
richiesta al Tribunale del riesame. I
due erano stati arrestati per rissa
aggravata: secondo gli inquirenti sono
coinvolti negli scontri in cui, il 29
gennaio, venne ucciso il tifoso genoano
Vincenzo Spagnolo. (Omissis),
trentuno anni, praticante
commercialista, venne arrestato il 22
febbraio scorso. Secondo il pubblico
ministero il "chirurgo" avrebbe avuto
una responsabilità morale nell'omicidio:
viene considerato l'ideologo di altre
violente operazioni compiute da alcuni
tifosi milanisti. Il suo arresto venne
deciso per il rischio di inquinamento
delle prove e per "pericolosità
sociale". (Omissis), detto Olaf, ha
trentadue anni, è figlio di un noto
imprenditore del savonese ma possiede
anche una abitazione a Milano. Venne
arrestato, insieme a (Omissis), una
decina di giorni fa ed è considerato il
luogotenente di (Omissis). Solo
la prossima settimana il Gip e il
tribunale del riesame verificheranno la
possibilità di accogliere le due
richieste. Poche ore dopo l'uccisione di
Vincenzo Spagnolo, la polizia aveva
arrestato Simone Barbaglia, il ragazzino
diciassettenne che confessò di aver
colpito involontariamente, nella zona
dello stadio, il tifoso rossoblù nei
disordini che precedettero la partita
Genova-Milan. Dopo la confessione di
Barbaglia, vennero accertate le
responsabilità di altri supporter
milanisti fino a ricostruire una vera e
propria organizzazione che intendeva
trasformare ogni trasferta in un
regolamento di conti con i tifosi della
squadra rivale. (r. s.)
23 aprile 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Delitto
Spagnolo, nono arresto è ancora un ultrà
milanista
GENOVA - La Caf
revoca le squalifiche a Genoa e Milan,
la magistratura continua ad arrestare.
Le indagini per l’assassinio di Vincenzo
Spagnolo (avvenuto a Marassi domenica 29
gennaio) aprono le porte del carcere a
(Omissis), trentacinquenne taxista
milanese, vicino al club "Fossa dei
Leoni". (Omissis), arrestato su richiesta
del sostituto procuratore Massimo
Terrile, è stato fermato ieri mattina
nella sua abitazione dagli uomini della Digos genovese. Per lui l’accusa è di
rissa aggravata: avrebbe partecipato
direttamente allo scontro in cui è stato
ucciso Spagnolo. L’uomo, sposato, con un
figlio, è considerato un tifoso "doc",
conosciutissimo negli ambienti della
curva rossonera. La sua carriera da
ultrà si snoda tra la Fossa ed i
Commandos Tigre. Proprio nel periodo di
militanza tra i Commandos, (Omissis)
avrebbe stretto contatti con (Omissis), il "chirurgo", leader
incontrastato delle Brigate due, in
carcere da tre mesi. (Omissis) ha
precedenti penali: una condanna per
rapina ed una per lesioni. Con quello
che ha colpito il taxista salgono a nove
gli ordini di custodia cautelare emessi
dai giudici genovesi.
7 maggio 1995
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Rissa di
Marassi
In carcere un
tifoso milanista
GENOVA -
Continua a salire il numero dei tifosi
rossoneri arrestati per gli scontri nel
corso della partita Genoa-Milan. Ieri
mattina all'alba gli agenti della Digos
genovese hanno bussato alla porta di
(Omissis), di 35 anni, nativo della
provincia di Brescia e abitante a Milano
in via Valdagno. Dalla paziente
ricostruzione effettuata dai fotogrammi
e dalle immagini girate dai
cineoperatori durante gli scontri che si
sono verificati all'esterno dello stadio
gli investigatori sono riusciti a
risalire all'identità di (Omissis).
L'elenco delle persone finite in carcere
per quegli episodi sono già otto. Anche
(Omissis) "militava" nelle Brigate
Due, la frangia di tifoseria che si era
staccata dalle Brigate rossonere,
l'organizzazione "ufficiale" degli
ultras del Milan. Durante gli scontri
perse la vita un tifoso genoano.
Vincenzo Spagnolo, di 21 anni, ucciso da
una coltellata al cuore. (p. c.)
7 maggio 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
È (Omissis), 31 anni: sarà interrogato
domani dal giudice
Banda del
Barbour, altro tifoso bloccato per la
morte di Spagna
GENOVA - Nuovo
arresto nell'indagine sulla morte del
tifoso rossoblù Vincenzo Spagnolo,
ucciso in una rissa il 29 gennaio scorso
prima della partita Genoa-Milan. Ieri
mattina gli agenti della Digos hanno
arrestato a Milano (Omissis), 31
anni, autotrasportatore residente nel
capoluogo lombardo. L'accusa è di rissa
aggravata. (Omissis) ha cercato di
difendersi dichiarando di essere
estraneo agli scontri di fronte allo
stadio Ferraris in cui rimase ucciso da
una coltellata il tifoso genoano. L'uomo
è stato trasferito nella questura di
Genova e domani verrà ascoltato dal
sostituto procuratore Massimo Terrile.
Il camionista farebbe parte della "banda
del Barbour" ed era a Genova il tragico
giorno della rissa. Secondo il programma
di spostamento dei tifosi (Omissis)
avrebbe dovuto seguire un percorso ben
preciso per raggiungere lo stadio, in
realtà scelse insieme ad altri un
itinerario diverso imboccando via
Bobbio, dove pochi istanti dopo venne
ucciso Vincenzo Spagnolo. Con l'arresto
di (Omissis) salgono a dieci le
persone finite in carcere in seguito
alla morte di "Spagna". Il penultimo
risale al 6 maggio scorso: (Omissis),
taxista milanese di trentacinque anni,
venne fermato dalla Digos per rissa
aggravata. Anche (Omissis) farebbe parte di
una banda di ultrà rossoneri e avrebbe
preso parte alla rissa. Alla fine di
marzo era stata la volta di (Omissis), detto il "chirurgo",
considerato la mente di molte imprese
compiute dai tifosi milanisti in
trasferta. (Omissis) aveva
organizzato una riunione anche alla
vigilia della partita con il Genoa del
29 gennaio. Il primo a finire in
carcere, poche ore dopo l'omicidio, è
stato il suo assassino: Simone
Barbaglia, milanese, diciotto anni. Il
giovane è accusato di aver colpito
Vincenzo Spagnolo con un coltello. La
sua testimonianza permise di
identificare anche gli altri
protagonisti della tragica rissa. (r.
s.)
18 maggio 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Perizia
psichiatrica per Simone, l'ultrà che
uccise un genoano
Marassi, dietro
il delitto c'è la logica del "branco"
GENOVA - Simone
Barbaglia, il diciottenne ultrà
milanista che uccise il tifoso genoano
Vincenzo Spagnolo, era in grado di
capire quali conseguenze poteva avere la
coltellata sferrata al fianco del
supporter rossoblù. Ma, nello stesso
tempo, Simone è un ragazzo fortemente
immaturo, condizionabile dal gruppo, con
una personalità molto fragile e dalla
limitata capacità di analisi. Sono
queste le conclusioni della perizia
psichiatrica che il giudice delle
indagini preliminari Giorgio Ricci aveva
affidato allo psicologo Marco Lagazzi
(dell'Istituto di criminologia
dell'università di Genova) per capire
quali fossero le condizioni mentali del
giovane (difeso dall'avvocato Stefano
Savi) al momento del delitto avvenuto il
29 gennaio scorso davanti allo stadio di
Marassi. A una domanda, Lagazzi, non ha
risposto in via definitiva: quella
relativa alla pericolosità sociale del
giovane omicida. O meglio ha scritto
nella sua relazione che spetta al
magistrato fare una valutazione, tenendo
conto che Simone adesso esprime un forte
"disprezzo" per quello che era il suo
mondo fino a quella sciagurata domenica.
Nelle pagine iniziali della sua perizia
che è stata consegnata ieri mattina al
giudice Ricci lo psicologo dice che
Barbaglia ricorda gli avvenimenti che
precedettero l'omicidio "con una
crescente partecipazione" tale da
sconfinare "in una sensazione di vero e
proprio terrore" quando giunge al
culmine del racconto. Il giovane,
inoltre, mostra un forte pentimento per
quello che ha compiuto, e afferma di
ritenere "legittima" la sua detenzione.
Ma, nello stesso tempo, prova
smarrimento e angoscia per il proprio
destino. Un punto ha messo in risalto
Lagazzi: il giudizio "di rivedibilità
per una personalità immatura" che di
Simone Barbaglia è stato dato alla
visita medica per il servizio militare.
Tutto ciò porta a queste conclusioni:
Barbaglia è sano di mente, ma facilmente
condizionabile dalla violenza di gruppo.
(a. l.)
21 giugno 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Delitto
Spagnolo "L’agguato fu preparato"
di Alberto
Puppo
GENOVA - Cinque
mesi fa, domenica 29 gennaio, una
coltellata allo stomaco uccide, davanti
allo stadio di Marassi, Vincenzo
Spagnolo, ultrà genoano. Manca meno di
un'ora all’inizio di Genoa-Milan. Nella
notte, i carabinieri arrestano
l’assassino. Ha 19 anni, si chiama
Simone Barbaglia e abita alla periferia
di Milano. Ieri il sostituto procuratore
della Repubblica, Massimo Terrile, ha
richiesto per Barbaglia il rinvio a
giudizio, con l’accusa di omicidio
volontario e rissa aggravata. Insieme a
lui, Terrile chiede che vengano
processati altri 38 tifosi, a cui viene
imputata soltanto la rissa, protagonisti
dello scontro concluso con l’omicidio.
Nell’interminabile lista compaiono anche
cinque genovesi, tra cui (Omissis),
capo della tifoseria rossoblù.
L’inchiesta si è concentrata soprattutto
sul gruppo milanista, partito con il
preciso intento di "far succedere
qualcosa", e sul suo ideologo (Omissis), detto "il chirurgo",
trentunenne commercialista, ideatore ed
organizzatore delle "Brigate due" (ultrà
dissidenti). Con lui quelli che erano
stati identificati come i suoi
fedelissimi: (Omissis), "Olaf" (Omissis),
(Omissis). E poi, via
via, tutti gli altri. Terrile ha
raccolto il frutto del suo lavoro in un
fascicolo di 170 pagine che ora dovrà
essere vagliato dal gip Giorgio Ricci.
La ricostruzione sembra ormai precisa, a
partire dalla riunione improvvisata del
gruppo, a pochi passi dallo stadio. La
scelta di assalire i genoani è già stata
presa. Bisogna soltanto deciderne le
modalità. "L’opzione pacifista - precisa
Terrile - non è neppure presa in
considerazione". Sarà un vero e proprio
agguato, con insulti e provocazioni, per
indurre i tifosi avversari, a reagire e
colpirli "in una zona strategicamente
più favorevole". E qui compariranno i
coltelli, molti coltelli. Passeranno
alcuni secondi, con colluttazioni a
ripetizione, ritirate e nuove cariche,
prima che Barbaglia (armato) e Spagnolo
(a mani nude) si affrontino nel duello
più tragico. Dopo l’aggressione, la
fuga, ed i tentativi di depistare le
indagini messi in atto all’interno dello
stadio: gli scambi di giacche e
cappellini, quelli dei biglietti del
treno, per dimostrare che anche le
"Brigate due" avevano viaggiato sul
treno speciale, e quindi scortate, e non
sull’Intercity partito un'ora più tardi
dalla stazione centrale e utilizzato
proprio per evitare la polizia ed avere
mano libera. Un progetto sottoscritto
anche da Simone Barbaglia. Il ragazzo è
ancora recluso nel carcere di Chiavari,
dal giorno seguente al delitto. La
settimana scorsa, durante una partitella
di calcio in cortile, un avversario gli
ha fratturato di netto una gamba.
Barbaglia è tranquillo. Non ha mai
modificato di una virgola la sua
versione: la coltellata sarebbe stata
casuale, frutto di un movimento
repentino di Spagnolo. L’accusa di
omicidio volontaria sembra dimostrare
che Terrile non gli abbia creduto. Nelle
mani del giudice, poco prima della
chiusura dell’inchiesta, era stata
consegnata la perizia psichiatrica
effettuata da Marco Lagazzi, specialista
di criminologia e psichiatria
dell’Università di Genova. Secondo il
medico, Barbaglia è un giovane
psichicamente fragile, immaturo, ansioso
e facilmente influenzabile. Ma al
momento dell’assassinio era
perfettamente in grado d’intendere e di
volere.
8 luglio 1995
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Genoa-Milan: 34
a giudizio
GENOVA - Sono
34 le richieste di rinvio a giudizio del
pm Massimo Terrile al gip Giorgio Rizzi
per la morte del tifoso genoano Vincenzo
Spagnolo avvenuta il 29 gennaio scorso
prima di Genoa-Milan. Le accuse:
omicidio volontario e rissa aggravata,
con 5 archiviazioni. Per Simone
Barbaglia, 19 anni, autore materiale
dell'omicidio, in carcere, l'accusa è di
omicidio volontario. Per rissa
aggravata, oltre al Barbaglia, il pm ha
chiesto il rinvio a giudizio di
(Omissis). Secondo il
magistrato la morte dello Spagnolo non
sarebbe stata premeditata, ma il frutto
di un'azione lucidamente deliberata e
voluta. Udienza il 9 novembre.
8 luglio 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
In 170 pagine
di requisitoria una lucida accusa alle
"deviazioni" di sport e tifo
Delitto di
Marassi, inchiesta chiusa
Il sostituto
procuratore Terrile ha chiesto il rinvio
a giudizio di Simone Barbaglia. L'ultras
milanista uccise con una coltellata un
sostenitore del Genoa, Vincenzo
Spagnolo. Il gip deciderà il 9 novembre.
GENOVA - Il
sostituto procuratore della repubblica
Massimo Terrile ha chiesto il rinvio a
giudizio per omicidio volontario di
Simone Barbaglia, milanese, 20 anni, il
tifoso del Milan che uccise con una
coltellata, domenica 29 gennaio di
quest'anno, il tifoso genoano Vincenzo
Spagnolo, pochi minuti prima
dell'incontro Genoa-Milan. Il fatto di
sangue, che provocò la successiva
"domenica del silenzio", senza partite e
con gli stadi vuoti, avvenne a poca
distanza dal "Ferraris". Era stato
preceduto da risse, zuffe e
scazzottature tra fanatici ultras delle
due tifoserie. Il magistrato ha steso
una complessa e articolata requisitoria
di ben 170 cartelle. Accanto alla
richiesta principale, il pm Massimo
Terrile ha chiesto il rinvio di ben
altri 33 tifosi milanisti (in gran
parte) e genoani, con l'accusa di rissa
aggravata, reato esteso anche allo
stesso Barbaglia. Alcuni dei tifosi -
sempre tra i milanisti - dovranno
rispondere di altri reati pia gravi:
porto abusivo di coltello in luogo
pubblico e favoreggiamento. Si tratta di
quei giovani che fecero, in qualche
modo, quadrato attorno a Barbaglia dopo
il tragico fatto di sangue. L'omicida,
infatti, entrò all'interno dello stadio
"Luigi Ferraris" e assistette alla
partita, cercando poi di occultare il
coltello insanguinato. Com'è noto,
Barbaglia venne arrestato a Milano pochi
giorni dopo il delitto, sulla base di
precise "soffiate" da parte di altri
tifosi del Milan: si scoprì che s'era
fatto prestare pochi giorni prima della
partita un coltello da un amico,
pensando che l'arma gli sarebbe potuta
servire. La morte di Vincenzo Spagnolo,
ebbe un'eco emblematica. Vennero,
giustamente, messi sotto accusa gli
stessi club di tifosi "ultras" di tutta
Italia, sovente coinvolti dalle stesse
società. Il giudice Terrile ha messo
lucidamente in evidenza questo contesto
violento e teppistico che non merita
alcuna giustificazione Anche se il
delitto non fu premeditato, conclude
Terrile, "era stata comunque decisa
un'azione di provocazione e di
aggressione". Ora il Gip dovrà decidere
sulle richieste del pm: l'udienza ò
stata fissata il 9 novembre prossimo.
(p. l.)
8 luglio 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Una lettera del
tifoso assassino
GENOVA - Simone
Barbaglia, il ragazzo milanese sotto
processo a Genova per l'omicidio di
Vincenzo Spagnolo, accoltellato prima
della partita Genoa-Milan, scrive dal
carcere: voglio pagare per quanto ho
fatto, spiega in una lettera ad un
quotidiano genovese, ma anche far capire
a tanti altri ragazzi come la spirale
della violenza non porti da nessuna
parte, se non alla distruzione, di sé e
degli altri. "Mi sono reso conto che mi
basavo su valori sbagliati, che non
avevano nulla di vero – dice - I ragazzi
devono credere in altri valori,
abbandonando quelli che gli sono stati
messi in testa da chi controlla per fini
suoi questo gioco della violenza".
19 novembre
1995
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: LE INDAGINI
Barbaglia dai
giudici
Prima udienza
per il delitto dello stadio
GENOVA -
Udienza preliminare stamane per Simone
Barbaglia, il diciottenne ultrà
milanista che uccise il tifoso genoano
Vincenzo Spagnolo il 29 gennaio nei
pressi dello stadio di Marassi. Insieme
a lui dovranno presentarsi davanti al
giudice Giorgio Ricci 35 tifosi accusati
di rissa. Una perizia psichiatrica
eseguita da Marco Lagazzi ha stabilito
che Simone era in grado di capire quali
conseguenze poteva avere la coltellata
sferrata al supporter rossoblù. Ma,
nello stesso tempo, Barbaglia (difeso
dall'avvocato Stefano Savi) viene
definito come un ragazzo "fortemente
immaturo, condizionabile dal gruppo, con
una personalità molto fragile". Lagazzi
per quanto riguarda la pericolosità
sociale dell'omicida ha scritto nella
relazione che la valutazione spetta al
magistrato, tenendo conto che Simone ora
esprime "forte disprezzo" per quello che
era il suo mondo fino a quella
sciagurata domenica. (a. l.)
9 novembre 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
"I veri
Colpevoli ? I Capi Ultrà"
di Maurizio
Crosetti
GENOVA - La
catena tirata dal carabiniere picchia
sui ferri una volta, due volte. "L'unica
soddisfazione, oggi, è ascoltare questo
rumore" dice la zia di Vincenzo Spagnolo
detto Spagna, 25 anni, odontotecnico
disoccupato, morto allo stadio per una
coltellata. Era il 29 gennaio, l’agguato
prima di Genoa-Milan a Marassi. Poi il
calcio si fermò. I dibattiti, gli
appelli, le solite domande sulla
violenza ultrà. La catena batte sui
ferri, stride sui ceppi con un suono
cattivo. La catena gira attorno ai polsi
di Simone Barbaglia, 19 anni,
apprendista giardiniere. È lui che deve
rispondere per la morte di "Spagna". Lo
tirano giù di peso dal cellulare, lo
spingono nell’aula bunker del palazzo di
giustizia dove il gip Giorgio Ricci
ascolterà le richieste della difesa, che
propone il rito abbreviato. Chiedono di
patteggiare altri 30 imputati (su 34) di
rissa aggravata. Per la gente tenuta
fuori dai piantoni, per i curiosi, per
gli ultrà genoani che applaudono
ironici, per i passanti e gli avvocati
si chiama udienza preliminare. Poco più
di una formalità: tutto rinviato al 17
gennaio. Invece per Simone è la prima
volta fuori dalla galera di Chiavari, è
la sfilata verso la gabbia dove di
solito finiscono i mafiosi. Non parla,
guarda basso, ha i capelli corti, una
giacca verde, gliel’ha detto l’avvocato
di vestirsi bene. Immaturo, psicolabile
dichiara la perizia. Ma il coltello
l’aveva, e quel coltello ha sventrato un
ragazzo come lui. "Questo poveretto mi
fa pena, non cerco vendetta anche se ha
ammazzato mio figlio - dice Lina
Spagnolo - la colpa è di (Omissis), il capo degli ultrà
milanisti". Quello che chiamano il
"chirurgo" per come sa tagliare i glutei
dei nemici nelle battaglie di curva.
Quello che ha 31 anni, soldi, una laurea
in economia e commercio. Quello che ha
fondato le Brigate Rossonere Due, cioè
il gruppo d'assalto di Simone. Quello
che gestiva i rapporti col Milan, i
biglietti gratis, il commercio dei
gadget; che decise di non andare a
Marassi col treno speciale, troppo
controllato. Quello che ha guardato
Simone uccidere e adesso è libero e
rischia solo una multa, oppure poco
carcere, e che il pm definisce, nella
richiesta di rinvio a giudizio, "il
principale imputato di questo
procedimento. Ignorando o sottovalutando
tutti i (Omissis) di tutte le fedi
sportive, non c’è speranza di capire
qualcosa del tifo ultrà".
10 novembre
1995
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
"Assassini non
vi perdono"
La zia si
sfoga: mi consola vederli in manette
di Pierangelo
Sapegno
GENOVA DAL
NOSTRO INVIATO - Verranno anche giorni
migliori di questi, ma chissà quando.
Adesso devono salire tutti su per le
scale, passare fra i poliziotti e i
carabinieri schierati con l'elmo e il
manganello. È l'altra faccia di uno
stadio, di una partita, di un gioco,
dentro un Palazzo di Giustizia. Marassi
non è nemmeno troppo lontano, e alla
donna che piange ancora di rabbia un
anno dopo, alla zia Laura, sfugge un
soffio dalle labbra: "L'unica
soddisfazione è sentire il rumore dei
ferri". Simone Barbaglia, il tifoso
assassino, si infila nella gabbia con le
mani nei ceppi. Mamma Lina cambia i
fiori tutte le domeniche, sul sacrario
dove morì Spagna, il suo figliolo che
aveva solo 25 anni. Eppure dice ai
giornalisti che l'avvicinano: "Non l’ho
con Barbaglia ma con (Omissis), il
tifoso chirurgo, è lui il vero colpevole
della morte di mio figlio". (Omissis), faccia da bravo ragazzo,
laurea in economia e commercio, è un
capo dei tifosi ultrà del Milan. I
giornalisti e gli amici della curva
l'hanno soprannominato chirurgo,
probabilmente per la sua abilità a dar
di coltello. Se prese parte alla rissa
non uccise, questo è certo. E lui nega
ogni responsabilità. Però, il pubblico
ministero Massimo Terrile dice di lui:
"(Omissis) è il principale imputato
di questo procedimento, quello che è
necessario capire e valutare con più
attenzione se si vuole cercare di
comprendere davvero perché quella
domenica un ragazzino di diciotto anni
abbia potuto accoltellare al cuore uno
sconosciuto poco più grande di lui".
Simone Barbaglia, il ragazzo che colpì
con il coltello il povero Spagna, adesso
china la sua faccia da bimbo sui ceppi e
le catene. (Omissis) è imputato a
piede libero e non c'è neanche nell'aula
magna del Tribunale. Forse c'è qualcosa
di esagerato in un senso e nell'altro,
nello sguardo un po' spaventato di
Simone che attraversa le cose e gli
uomini come se tutto gli si dovesse
rovesciare addosso, e in quello che non
c'è, negli sguardi che mancano, nei
grandi assenti di questo processo. Ieri
mattina, con la prima udienza
preliminare davanti al gip Giorgio
Ricci, è arrivato in un'aula di
tribunale l'omicidio del tifoso genoano
Vincenzo Spagnolo, è entrata a palazzo
di giustizia una partita che non è mai
finita, quella di Genoa-Milan, domenica
29 gennaio 1995. Eppure, quando si farà,
il processo a Simone Barbaglia e agli
altri 34 ultrà, sarà il processo al
calcio e al suo mondo violento, alla
curva e ai suoi tifosi. Tutti, nessuno
escluso. Come ha annunciato, neppure
troppo velatamente, Massimo Terrile:
"Pure i tifosi genoani oltre a piangere
avrebbero potuto anche presentarsi per
raccontare com'era andata la rissa.
Invece niente, hanno tenuto tutti un
atteggiamento omertoso". E in un passo
della richiesta di rinvio a giudizio, il pm aggiunge: "Senza
(Omissis) in
questo processo, non si può capire né
Barbaglia (il giovanissimo assassino) né
l'assassinio di Vincenzo Spagnolo.
Ignorando o sottovalutando (Omissis)
- e tutti "i (Omissis)" di tutte le
fedi calcistiche - non c'è speranza di
capire qualcosa del tifo ultras". Così,
il documento di Terrile diventa alla
fine un atto di accusa nei confronti
delle società di calcio e dei rapporti
che hanno consolidato con le frange più
estreme del tifo, e con i loro capi,
alla faccia di tutte le buone parole
sulla non violenza e sugli ideali di
pace che dovrebbe portare con sé il
mondo dello sport, e dunque anche il
calcio. Ma fra il tifo più acceso e le
società, accusano gli inquirenti, si
sono instaurati rapporti di complicità
economica e di strategia del consenso
attraverso la gestione dei biglietti. E
allora, chi è, secondo il magistrato,
(Omissis) ? "E' il leader delle
Brigate rossoneri due", un gruppo di
tifosi che nasce nel cuore della curva
milanista, su spinte soprattutto
ideologiche e politiche. Lui è il
fondatore di questo gruppo, "in quanto
promotore della scissione all'interno
del gruppo storico delle Brigate
rossonere. Scissione che avvenne prima
dell'inizio del campionato 1994-1995 e
che ebbe certamente la sua origine nella
volontà di (Omissis) e dei suoi amici
più stretti (Omissis), (Omissis) e
(Omissis)) di
gestire autonomamente i rapporti con la
società A.C. Milan (e in particolare la
vendita dei biglietti ceduti dalla
società stessa a prezzi di favore: i
cosiddetti abbonamenti congelati), ma
alla quale, altrettanto certamente, non
furono estranee motivazioni anche
politiche. Al gruppo di (Omissis) non
appartengono sicuramente simpatizzanti o
militanti della sinistra". Lui, il
leader, è laureato, fa pratica da
commercialista, appartiene alla fascia
sociale della medio-alta borghesia, "sa
parlare", dice il pm, "ha stile, ma
nello stesso tempo è un duro, uno che è
stato in prigione, uno che è stato
protagonista di battaglie da stadio più
o meno enfatizzate dalla mitologia della
curva, uno che non si tira indietro, che
maneggia con disinvoltura il coltello,
tanto da meritarsi il soprannome di
"chirurgo". Nella curva, all'interno dei
rapporti tribali del gruppo, è uno come
loro che ha però qualcosa che i
diseredati del tifo non potranno mai
avere, i soldi e il successo. Per
questo, non è soltanto un capo "sotto il
profilo organizzativo o amministrativo",
aggiunge il pm: "E' anche, e
soprattutto, un capo carismatico, una
figura che esercita una particolare
attrazione, un particolare fascino
soprattutto sui più giovani componenti
del gruppo che tendono a emularlo, a
mitizzarlo, a distinguersi ai suoi
occhi". (p. sap.)
10 novembre
1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Udienza
preliminare per il tifoso ucciso a
coltellate prima dell'incontro
Genoa-Milan
Morte allo
stadio, ultrà in tribunale
di Pierangelo
Sapegno
Insieme con
l'assassino altri 33 tifosi alla sbarra.
Ma la maggioranza di loro è pronta a
patteggiare.
GENOVA - Simone
Barbaglia arriva con i ceppi alle 11:02.
Sfugge ai fotografi chinando il capo.
Giacca, jeans e capelli corti. Dei 34
indagati per Genoa-Milan, per la morte
di Vincenzo Spagnolo, ragazzo di curva
che chiamavano Spagna, ce ne sono solo
sette. Poi ci sono Laura e Maria Grazia,
la zia e la sorella della vittima, che
si arrabbiano contro la Fininvest per
aver trasmesso nei giorni scorsi
un'intervista di (Omissis), il
capo delle "Brigate rossonere due" in
cui, secondo le due donne, veniva
dichiarato che la colpa della rissa era
da imputarsi alla vittima e ad altri
tifosi genoani. E poi ci sono i
poliziotti con i lunghi manganelli neri
al fianco e qualche tifoso che aspetta
all'uscita. Quando arrivano gli
avvocati, parte un timido applauso. Fra
gli imputati, quasi tutti hanno chiesto
o il patteggiamento o il rito
abbreviato. Anche Simone Barbaglia,
difeso dall'avvocato Stefano Savi, ha
chiesto il rito abbreviato. Soltanto 4
tifosi, tutti genoani, preferiscono
andare a processo. Il gip, Giorgio
Ricci, ha rinviato la sua decisione al
17 gennaio. (p. sap.)
10 novembre
1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Avrebbe passato
lui il coltello all’assassino
Per l'omicidio
Spagnolo altro giovane sotto accusa
GENOVA - Un
giovane milanese di 17 anni è stato
rinviato a giudizio per concorso
nell'omicidio di Vincenzo Spagnolo, il
tifoso genoano ucciso dal diciottenne
ultrà milanista Simone Barbaglia il 29
gennaio scorso prima della partita
Genoa-Milan. Il provvedimento è stato
deciso ieri pomeriggio dai giudici del
tribunale dei minorenni. Secondo
l'accusa il ragazzo avrebbe passato a
Barbaglia il coltello usato poi nella
rissa. Un altro giovane di Milano,
anch'egli minorenne, è stato rinviato a
giudizio per favoreggiamento nei
confronti sempre di Barbaglia. Gli
avrebbe imprestato il suo giubbotto,
quando già i due erano all'interno dello
stadio di Marassi, in modo che Simone
non fosse riconosciuto dalle forze
dell'ordine. Un terzo minorenne,
genovese, accusato di rissa, è stato
invece prosciolto dall'imputazione. Nei
giorni scorsi si è svolta la prima
udienza preliminare per Barbaglia.
Insieme a lui si sono presentati davanti
al giudice Giorgio Ricci, 35 tifosi
accusati di rissa. Quasi tutti hanno
chiesto il patteggiamento e l'accordo
fra difesa e accusa sarà vagliato da
Ricci nella prossima udienza del 17
gennaio. Recentemente una perizia
psichiatrica eseguita dal dottor Marco
Lagazzi ha stabilito che Simone era in
grado di capire quali conseguenze poteva
avere la coltellata sferrata al fianco
del supporter rossoblù. Ma, nello stesso
tempo, Barbaglia (difeso dall'avvocato
Stefano Savi) viene definito come un
ragazzo fortemente immaturo,
condizionabile dal gruppo, con una
personalità molto fragile. Lagazzi per
quanto riguarda la pericolosità sociale
del giovane omicida ha scritto nella sua
relazione che spetta al magistrato fare
una valutazione, tenendo conto che
Simone adesso esprime un forte
"disprezzo" per quello che era il suo
mondo fino a quella sciagurata domenica.
(a. l.)
2 dicembre 1995
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Calcio News:
Processo Spagnolo
Si celebra oggi
a Genova la seconda udienza del processo
per l’omicidio di Vincenzo Spagnolo, il
tifoso genoano accoltellato il 29
gennaio 1995 prima di Genoa-Milan.
Simone Barbaglia, l’assassino allora
18enne, rischia 12 anni di carcere per
omicidio volontario. (Omissis)
detto il Chirurgo, il 31enne capo ultrà
considerato l’ispiratore
dell’aggressione ai genoani origine
dello scontro, rischia invece due anni
per rissa aggravata. Il pm Terrile ha
spiegato ieri di non avere potuto
ipotizzare il più grave reato di
associazione a delinquere ("per questo
episodio non era possibile"), decisione
che potrebbe essere assunta dalla
magistratura milanese.
17 gennaio 1996
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Delitto
Spagnolo sconto di pena con 100 milioni
di Enrico Currò
GENOVA - Poco
gli importa, ormai, che il processo di
cui è il principale imputato possa dare
il via a una clamorosa inchiesta a
livello nazionale sul traffico dei
biglietti tra società e ultrà. E ancor
meno gli importa che gli avvocati dei
suoi vecchi idoli, quelli che gli
dicevano bravo se portava il coltello in
tasca per sfregiare i nemici, si stiano
districando tra cavilli legali e
risarcimenti materiali per risparmiare
qualche mese di pena ai loro assistiti.
Come se dieci milioni in più o in meno
potessero resuscitare un ragazzo di
ventisei anni ucciso per una partita di
calcio. Il diciannovenne Simone
Barbaglia, omicida confesso, sa che
lunedì prossimo ascolterà la sentenza
per l’accoltellamento di Vincenzo
Spagnolo e conta i giorni, le ore, i
minuti. Lo aspetta presumibilmente una
condanna tra gli otto e i dieci anni di
carcere per omicidio volontario, se il
gip Giorgio Ricci - che ieri gli ha
concesso il rito abbreviato evitandogli
il processo pubblico e garantendogli i
relativi sconti di pena - accoglierà le
tesi del pm Massimo Terrile. Nella rissa
provocata dagli ultrà milanisti delle
Brigate Rossonere 2 ore prima di
Genoa-Milan il 29 gennaio 1995,
Barbaglia colpì il tifoso genoano senza
preoccuparsi delle conseguenze del
gesto. Ieri, in tribunale, una scorta
addirittura sproporzionata ha impedito
qualsiasi contatto con il ragazzo in
manette. C’è stato solo un "assassino",
sibilato da un'anziana signora subito
zittita dalla sorella e dalla zia di
Vincenzo Spagnolo. Malgrado l’imminente
uscita di scena del protagonista, però,
la vicenda giudiziaria è ancora lontana
dalla conclusione: tra le richieste di
patteggiamento di 29 dei 34 imputati,
sulle quali il gip delibererà il 12
marzo prossimo, ci sono infatti quelle
dei tre capi delle Brigate Rossonere 2:
(Omissis) detto il Chirurgo, 31
anni, (Omissis), 32 anni, e (Omissis), 31 anni, che il pm ha
individuato come gli organizzatori
dell’assalto ai genoani sotto la
gradinata Nord. L’eventuale
patteggiamento garantirebbe una lieve
pena ai tre, imputati per rissa
aggravata ma riconosciuti come i
responsabili morali dell’omicidio per
via dell’ascendente che esercitavano su
Barbaglia e per averlo incitato a non
indietreggiare durante la rissa. In
particolare (Omissis), leader
riconosciuto del gruppo e modello del
giovane Barbaglia grazie alla fama di
violento e alla disponibilità dei
biglietti di curva che distribuiva ogni
domenica tra i suoi adepti, se la
caverebbe con una condanna a due anni e,
nonostante i precedenti specifici,
potrebbe evitare il carcere grazie
all’affidamento ai servizi sociali.
(Omissis), (Omissis) e (Omissis) hanno
accettato di concorrere parzialmente,
insieme a Barbaglia, al risarcimento
alla famiglia Spagnolo, con 100 milioni:
poiché il reato di rissa aggravata non
prevede il risarcimento, la
disponibilità dei tre è considerata un
segno di pentimento. La successiva
trattativa al ribasso, denunciata ieri
dall’avvocato di parte civile, getta
tuttavia più di un’ombra sul pentimento
in questione: in caso di mancato
accordo, il gip potrebbe rigettare il
patteggiamento e costringere i capi
delle Brigate Rossonere 2 a un giudizio
pubblico. Sarà interessante, in sede di
interrogatorio, conoscere i rapporti tra
capi ultrà e società per la gestione dei
biglietti. "Dall’istruttoria è emerso
che i gruppi ultrà milanisti ricevevano
qualche centinaio di biglietti gratuiti
dal Milan. Nel caso specifico non avevo
gli elementi per farlo, ma è possibile
che la magistratura apra in qualsiasi
città d' Italia un'inchiesta sul
traffico dei biglietti", ha detto
Terrile.
18 gennaio 1996
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Lunedì Simone
Barbaglia conoscerà la sentenza emessa
al termine del rito abbreviato
"Ha ucciso mio
figlio, non gli credo"
Parla il padre
di "Spagna", il giovane tifoso del Genoa
accoltellato a morte da un ultras
rossonero. "Dice di essersi pentito, di
volersi ricostruire una vita. Ma nei
suoi occhi, in aula, abbiamo letto la
sfida".
GENOVA - Simone
Barbaglia, l'ultrà del Milan che ha
accoltellato a morte nel gennaio '95 a
Genova il tifoso genoano Vincenzo
Spagnolo, dal carcere di Chiavari fa
sapere che si è pentito e che vuole
ricostruirsi una vita, ricominciando a
studiare. Ma c'è chi non crede nel suo
pentimento. Uno su tutti: il padre della
vittima, Cosimo Spagnolo. Ecco le sue
parole: "Mi è difficile crederlo. Mia
figlia mi ha raccontato di averlo
guardato negli occhi, in aula: sulle
prime lui ha evitato lo sguardo, poi
però gli ha piazzato gli occhi contro,
reggendo la sua occhiata. Quasi
sfidandola, dicendogli "Che vuoi da me
?". Ecco perché mi è difficile credere
nel suo pentimento". Dice ancora il
padre della vittima: "Mi è difficile
crederlo, ma mi auguro comunque che sia
vero. Per lui, ma soprattutto per gli
altri. Visto che uscirà presto dal
carcere, tra qualche anno (gli è stato
concesso il giudizio abbreviato), che
almeno non torni più a impugnare un
coltello, così che altri non debbano
ancora cadere sotto la sua mano armata".
Lunedì Barbaglia ritornerà in aula, per
conoscere la sua condanna. Con sconto
già certo sulla pena. "Io ho fiducia nei
giudici. Hanno fatto tutte le indagini,
hanno verificato ciò che dovevano: se
hanno deciso in questo modo, vuol dire
che c'erano le condizioni per farlo".
Sono state escluse le aggravanti della
premeditazione dei futili motivi. "Forse
la premeditazione, ma quanto ai futili
motivi, mi chiedo: per quali altri
ragioni, allora, è stato ucciso mio
figlio ?". Il padre di "Spagna" fatica a
trattenere il suo dolore. "Dice che ha
agito per difendersi. Ma sono stati
loro, gli ultrà milanisti ad attaccare i
genoani, ad aggredirli. E difendersi da
chi ? Da mio figlio, da un ragazzo a
mani nude, aggredito con un coltello ?
Sono queste le cose che stento a capire,
a sopportare". La famiglia Spagnolo si è
costituita parte civile nel processo
contro Barbaglia, affidandosi
all'avvocato Emanuele Lamberti. Dice il
legale: "Non condivido la concessione
del rito abbreviato. Si trattava di un
problema tecnico: riconoscere o non
riconoscere le aggravanti della
premeditazione e dei futili e abbietti
motivi. Potrei essere d'accordo con il
pm per l'assenza di premeditazione, ma
non sulla mancanza della seconda
aggravante". Perché ? "Si è trattato di
una spedizione punitiva. Hanno scelto i
più cattivi e fanatici, li hanno armati,
hanno scelto un treno particolare, hanno
passato in rivista le loro armi sul
convoglio". Continua Lamberti: "Quando
sono scesi a Genova, hanno raggiunto lo
stadio da una via secondaria, senza
contrassegni del Milan. Tutto questo,
per fare che cosa ? Soltanto per dare
una lezione ai genoani ? Per quale
ragione ? Non c'è la futilità ?".
Barbaglia dice di essere pentito. "Me lo
auguro per lui. Dico anche, però, che è
troppo facile. Barbaglia non è un povero
ragazzo ignorante, senza una guida. È un
giovanotto che conosce bene le cose, che
è tutelato splendidamente e che sa
gestire la sua difesa pubblica. Dico
ancora che è troppo facile, a pochi
giorni da una sentenza di condanna", (f.
p.)
19 gennaio 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
"Verità sui
capotifosi del Milan"
di Enrico Currò
GENOVA - "Siamo
proprio sfiniti, avvocato. Ma a questo
punto vogliamo andare fino in fondo".
Papà Cosimo parla al suo legale, alla
fine dell’udienza per l’accoltellamento
di Vincenzo Spagnolo, e di colpo riapre
il processo. La condanna di Simone
Barbaglia: ieri il pm Terrile ha chiesto
per lui dodici anni e due mesi per
omicidio volontario mentre il difensore
Savi propugna la tesi dell’omicidio
preterintenzionale, domani la sentenza
del gup Ricci chiude infatti il capitolo
sull’assassinio, ma inaugura quello, ben
più ambiguo, sui capi-ultrà milanisti
che lo hanno plagiato, inducendolo a
portare in tasca un coltello e a cercare
la rissa con i genoani prima di
Genoa-Milan del 29 gennaio 1995. Quasi
certamente (Omissis), (Omissis) e
(Omissis), capi trentenni
delle Brigate rossonere 2 e modelli
dichiarati del neofita Barbaglia, non
potranno patteggiare una pena minima,
come speravano, ma dovranno affrontare
un delicato processo pubblico. E il capo
d'imputazione, da rissa aggravata,
potrebbe trasformarsi in concorso in
omicidio o addirittura in associazione a
delinquere. "L’istruttoria dimostra che
la trasferta era stata organizzata come
una spedizione punitiva, presenteremo
istanza alla Procura generale perché
venga qualificato il reato di concorso
in omicidio", ha detto l’avvocato
Lamberti, legale di parte civile. La
posizione dei tre capi ultrà era già
delicata dopo la scoperta della
trattativa al ribasso per il
risarcimento, poi naufragata: (Omissis),
(Omissis) e (Omissis) erano
disposti a versare una decina di milioni
a testa, confidando in uno sconto sulla
pena. "Altro che pentimento, questi ci
prendono in giro: non vogliamo i loro
soldi, ma la verità", ha spiegato la
famiglia di Vincenzo. Si tratta di una
verità scabrosa, come emerge dalle
ultime rivelazioni sugli atti
dell’istruttoria, che evidenziano
minacce e ritorsioni. "(Omissis) mi
telefonò il giorno dopo
l’accoltellamento e mi chiese di dire al
giudice che lui era solo il responsabile
della vendita dei biglietti", dice uno
dei ragazzi interrogati, picchiato da
ignoti qualche settimana più tardi. Da
un altro verbale: "Gli amici di Carlo mi
dissero che stavolta, se l’avessero
preso, la polizia non l’avrebbe più
lasciato andare". Un terzo interrogato
parla infine di due strane riunioni
nello studio dell’avvocato Colucci,
legale di (Omissis) e presidente
delle Toghe Rossonere, tra alcuni dei
partecipanti alla rissa: "La seconda
volta l’avvocato lesse e fece leggere i
verbali degli interrogatori". Colucci
conferma e minimizza. "Erano stati tutti
interrogati dalla polizia e volevo dire
a ciascuno cosa rischiava. Li ho riuniti
per comodità". Certo è che le versioni
sulla rissa fornite dai principali
imputati divergono molto da quella della
superteste che vide la scena dal proprio
balcone e soprattutto da quella di
Barbaglia, subito scaricato dagli ex
amici. Ieri, durante l’udienza, ha
balbettato ancora la sua verità. "Non
volevo uccidere Spagnolo, è successo
tutto in una frazione di secondo, non è
vero che sono avanzato lentamente verso
di lui". La sua storia, comunque, non
insegna nulla: gli ultrà del Verona,
domenica scorsa a Marassi, intonavano
cori per lui.
23 gennaio 1996
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Condannato il
killer di Vincenzo Spagnolo: per quel
delitto il calcio si fermò un turno
Undici anni
all'ultrà assassino
Tifoso del
Milan, accoltellò un genoano a Marassi
di Paolo Lingua
GENOVA DAL
NOSTRO CORRISPONDENTE - Undici anni e
quattro mesi di reclusione: questa la
pena inflitta a Simone Barbaglia, 19
anni, milanese, che un anno fa (domenica
29 gennaio) uccise con una coltellata
Vincenzo Spagnolo, 25 anni, genovese,
pochi minuti prima della partita
Genoa-Milan, a pochi metri dai cancelli
d'ingresso dello stadio "Luigi
Ferraris". Il tragico fatto di sangue fu
la conclusione d'una rissa tra tifosi
"ultras" del Milan e tifosi del Genoa.
Barbaglia, che era giunto da Milano con
un coltello scelto accuratamente presso
un amico "collezionista", dopo aver
piantato la lama nel cuore del giovane
antagonista, entrò nello stadio e
assistette all'incontro, confondendosi
tra la folla dei supporters rossoneri,
ma venne identificato e arrestato a
Milano il giorno dopo. La domenica
successiva il campionato venne sospeso
per un turno per protestare contro la
violenza degli ultrà. La sentenza è
stata pronunciata ieri mattina alle
13.30 dal giudice dell'udienza
preliminare Giorgio Ricci, dopo una
breve permanenza in camera di consiglio.
L'ultima fase del dibattimento, che s'è
svolto con il rito abbreviato, è
cominciata poco dopo le 11, con gli
ultimi interventi della difesa e della
pubblica accusa. Il pm Massimo Terrile
ha ribadito la richiesta di condanna a
12 anni e 2 mesi già formulata lunedì
scorso durante la sua requisitoria.
L'avvocato di Barbaglia, Stefano Savi,
ha insistito invece sulla derubricazione
del reato: da omicidio volontario a
omicidio preterintenzionale. Durante la
lettura della sentenza l'imputato è
rimasto impassibile. Non ha voluto
rilasciare alcuna dichiarazione. Nei
giorni scorsi, prima della conclusione
del dibattimento, aveva però chiesto di
fare una pubblica "dichiarazione". Ha
detto: "Non volevo uccidere e chiedo
perdono ai parenti della mia vittima".
In carcere, allo psicologo che lo aveva
giudicato "sano di mente" e al suo
legale aveva fatto intendere di ritenere
"giusta" la detenzione, così come
l'eventuale pena. A molti dei presenti
la pena di undici anni e quattro mesi è
apparsa blanda: Simone Barbaglia
potrebbe, se manterrà buona condotta,
tornare in libertà fra tre anni. Il rito
abbreviato, tecnicamente, consente di
usufruire di sconti, attenuanti e
riduzioni. Infatti, l'avvocato di parte
civile, Emanuele Lamberti, s'era battuto
per evitare il rito abbreviato, perché a
suo avviso esistevano i "motivi futili e
abbietti", come molla del delitto, oltre
che la premeditazione. Lo stesso
Lamberti, però, ha ritenuto la sentenza
"tutto sommato equa", considerata "la
personalità dell'imputato". Non
presenterà appello, come pure il pm
Massimo Terrile: il giudice ha inoltre
stabilito una "provvisionale" di 150
milioni di risarcimento del danno ai
familiari della vittima: ma la cifra
dovrà essere poi definita in un secondo
procedimento civile. Nel complesso,
anche se presenterà appello puntando a
una ulteriore diminuzione della pena,
s'è dichiarato soddisfatto della
conclusione del processo anche il
difensore Stefano Savi. Al momento della
lettura della sentenza non erano in aula
i genitori di Vincenzo Spagnolo che si
sono comportati in tutta la vicenda con
molta dignità e compostezza. Per il
timore d'essere vinti dall'emozione non
hanno mai voluto assistere a nessuna
fase del processo. Era presente solo la
sorella Simona che, tra le lacrime, ha
detto: "La morte di mio fratello è stata
inutile, perché si continua ad andare
armati allo stadio. E poi ha pagato solo
Barbaglia e non i capi degli ultras
milanisti". Cosimo Spagnolo ha
commentato nel pomeriggio a casa: "Se
Barbaglia uscirà fra tre anni non è
colpa dei giudici, ma delle leggi
sbagliate. Occorrerebbe punire chi arma
i ragazzi".
25 gennaio 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Sconto di pena
per Simone Barbaglia, l'ultrà milanista
che accoltellò il tifoso rossoblù
Undici anni per
l'omicidio di "Spagna"
Ieri la
sentenza per il delitto davanti a
Marassi
di Attilio
Lugli
GENOVA - Simone
Barbaglia, il diciannovenne ultrà
milanista che uccise con una coltellata
al cuore il giovane tifoso genoano di 25
anni Vincenzo Spagnolo è stato
condannato ieri a undici anni e quattro
mesi di reclusione dal giudice
dell'udienza preliminare Giorgio Ricci.
Una condanna all'apparenza "modesta" e
che è di poco inferiore alla richiesta
avanzata lunedì scorso dal pubblico
ministero Massimo Terrile (dodici anni e
due mesi). Ma lo sconto di pena rispetto
ai 24 anni di carcere per l'omicidio
volontario è frutto del calcolo delle
attenuanti e soprattutto dei benefici
del rito abbreviato concesso
all'imputato. Non a caso il
rappresentante della parte civile,
l'avvocato Emanuele Lamberti, si era
opposto all'ammissione di Barbaglia al
rito alternativo ribadendo che dovevano
essere contestati i "motivi futili e
abbietti" e la premeditazione. Due
aggravanti che avrebbero comportato la
pena massima dell'ergastolo e
l'annullamento dell'abbreviato. Ieri,
però, dopo la lettura della sentenza,
anche Lamberti ha ritenuto "equa la
condanna e commisurata alla personalità
dell'imputato". Il legale ha anche
preannunciato che non intende proporre
alla procura generale l'impugnazione
della sentenza di Ricci. Ai famigliari
della vittima il giudice ha anche
assegnato una "provvisionale" di 150
milioni per il risarcimento del danno
che dovrà essere poi esattamente
quantificato con un altro giudizio. La
condanna a poco più di undici anni di
carcere permetterà al giovane ultrà
rossonero di poter ottenere la
semilibertà fra tre anni, perché ha già
scontato un anno in carcerazione
preventiva e, con la buona condotta,
potrà usufruire d'una ulteriore
diminuzione di tre mesi ogni anno
trascorso in cella. Simone Barbaglia è
giunto alle 11 nell'aula d'udienza.
Ammanettato e super-scortato la sua è
stata un'apparizione fugace, al di là
della fitta siepe dei carabinieri che lo
attorniavano. Erano almeno una dozzina.
Che non fosse una giornata del tutto
"normale" a palazzo di giustizia lo si è
capito fin dal primo mattino quando
alcuni poliziotti, con il lungo
manganello al fianco, stazionavano in
ordine sparso, davanti all'ingresso. Il
timore di manifestazioni e
contestazioni, peraltro inesistenti, da
parte di ultras rossoblù ha obbligato le
forze dell'ordine a porre in atto una
sorta di "cordone sanitario" di fronte
all'aula che è in verità servito a
tenere lontano da Barbaglia giornalisti,
fotografi e cameramen. L'udienza a porte
chiuse non ha quindi riservato emozioni,
a parte le velocissime corsette dei
cronisti che agitando microfoni e
taccuini cercavano di strappare una
dichiarazione all'imputato senza
riuscirci perché i carabinieri sono
stati molto più veloci di loro e hanno
protetto Barbaglia all'entrata con una
vigorosa irruzione e all'uscita con una
strategica fuga. In quest'ultima udienza
sia il rappresentante della pubblica
accusa che il legale di parte civile e
il difensore, l'avvocato Stefano Savi,
hanno ribadito le loro posizioni prima
che il giudice Ricci si ritirasse in
camera di consiglio. In particolare Savi
ha chiesto che il reato di omicidio
volontario contestato a Barbaglia
venisse derubricato in omicidio
preterintenzionale. Il legale ha
riproposto la versione dei fatti da
sempre sostenuta da Barbaglia: quel
tragico 29 gennaio, davanti a Marassi,
prima della partita Genoa-Milan non ci
fu un agguato, come hanno sostenuto
accusa e parte civile, ma uno scontro
fra due gruppi delle opposte tifoserie
sfociato per fatalità nell'omicidio di
"Spagna". Il giudice Giorgio Ricci ha
terminato la sua camera di consiglio
pochi minuti prima delle 13 e 30. Alla
lettura della sentenza Barbaglia non ha
espresso alcuna emozione apparente,
anche se il suo legale ha detto che
l'altra notte il giovane non è riuscito
a chiudere occhio per la tensione.
All'avvocato Savi, Barbaglia ha detto
che lo avrebbe atteso fra pochi giorni
in carcere e non ha aggiunto altro prima
di essere condotto via. Nella precedente
udienza, invece, l'imputato aveva voluto
fare una "dichiarazione spontanea".
Aveva affermato: "Non volevo
assolutamente uccidere, chiedo perdono
ai famigliari per il dolore che ho
causato loro". Quando era stato
sottoposto a perizia psichiatrica dallo
psicologo Marco Lagazzi, il giovane
ultrà, (dichiarato sano di mente) aveva
mostrato un forte pentimento ritenendo
"legittima" la propria detenzione. Per
il 12 marzo prossimo è fissata l'udienza
in cui altri 30 tifosi milanisti e
quattro genoani accusati di rissa
aggravata hanno chiesto il
patteggiamento. Fra di loro ci sarà
anche (Omissis), commercialista
milanese di 34 anni, leader delle
"Brigate rossonere due" che per la
pubblica accusa è "il principale
imputato di questo processo" anche se il
reato contestato è solo quello di rissa.
25 gennaio 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
La sorella: una
morte inutile
"Allo stadio si
va ancora armati ma i veri capi restano
impuniti"
GENOVA - Né i
genitori di Vincenzo Spagnolo, il tifoso
genoano ucciso davanti allo stadio di
Marassi, né quelli di Simone Barbaglia,
il suo omicida, hanno mai voluto
partecipare alle udienze del rito
abbreviato con cui è stato giudicato
l'ultrà rossonero. Anche ieri mattina,
in rappresentanza della famiglia in aula
era solo la sorella più piccola di
"Spagna", Simona. La giovane ha espresso
molta amarezza nel rispondere alle
domande dei cronisti che le si sono
affollati attorno dopo la lettura della
sentenza. Ha detto: "La morte di mio
fratello è stata inutile perché alcuni
tifosi continuano ad andare allo stadio
armati di coltello". Ha poi aggiunto:
"Barbaglia oggi è stato condannato, ma
giustizia non è stata ancora fatta
perché per ora è stato soltanto lui a
pagare e non ancora i capi degli ultras
milanisti". Poi, Simona non ha retto
all'emozione. Cosimo Spagnolo, il padre
del tifoso genoano, ha atteso la
sentenza nella sua abitazione. Non ha
mai voluto trovarsi faccia a faccia con
chi accoltellò al cuore suo figlio. "Non
so quale reazione avrei se lo vedessi
davanti a me" ha sempre detto. Le sue
parole sulla sentenza e sulla
"quantificazione" della pena sono state
molto misurate e denotano un sentimento
di grande civiltà in quest'uomo così
duramente provato, insieme alla moglie
Lia. Ha infatti affermato Cosimo
Spagnolo: "I giudici hanno applicato
serenamente quello che prevede la legge.
Voglio dire che se fra tre anni
Barbaglia uscirà dal carcere non è colpa
dei giudici, ma della legge. Se poi le
norme non sono adeguate provveda c'è chi
deve darsi da fare per modificarle o
rivederle". Nella sua reazione lucida e
pacata ha, quindi, proseguito: "Mi
auguro solo che questa sentenza non
faccia credere ai giovani che sia facile
uccidere e che costi poco. Mi auguro
anche che siano punite le persone che
armano le mani dei ragazzi che vanno
allo stadio e che organizzano le
trasferte come spedizioni belliche.
Spero che mio figlio non sia morto
invano". Il difensore di Simone
Barbaglia, l'avvocato Stefano Savi, ha
preannunciato che proporrà appello
contro la sentenza che, però, giudica
"accettabile". Dice anche: "Alla fine ci
troviamo con un ragazzo morto e uno in
galera. Vorrei che si riuscisse a fare
qualcosa di concreto per prevenire
questi fatti, ma non nutro troppe
speranze perché la violenza fuori e
dentro gli stadi continua a dilagare".
(a. l.)
25 gennaio 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Delitto
Spagnolo
Un amico di
Barbaglia è assolto
GENOVA - È
stato assolto un giovane milanese di 17
anni dall'accusa di concorso
nell'omicidio di Vincenzo Spagnolo, il
tifoso genoano ucciso da Simone
Barbaglia il 29 gennaio del 1995 prima
della partita Genoa-Milan. La sentenza è
stata emessa ieri dai giudici del
tribunale dei minorenni che lo hanno
prosciolto anche dall'imputazione di
rissa. Secondo l'accusa il ragazzo
avrebbe dato a Barbaglia il coltello
usato poi negli scontri. I magistrati
hanno inoltre stabilito un anno di
"messa in prova in affidamento ai
servizi sociali" considerandolo
colpevole di porto di coltello e
favoreggiamento nei confronti di
Barbaglia. Un altro minorenne di Milano
è stato assolto dal favoreggiamento e ha
ricevuto il perdono giudiziale per la
rissa: avrebbe imprestato il suo
giubbotto a Simone quando i due erano
all'interno dello stadio perché non
fosse riconosciuto dalla polizia. (a.l.)
2 febbraio 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Delitto
Spagnolo: in 21 hanno patteggiato
Per gli ultras
del Milan c'è uno sconto della pena
GENOVA - Sono
usciti dal processo con un
patteggiamento la maggior parte dei
tifosi milanisti che erano rimasti
coinvolti nella rissa in cui fu ucciso
il 29 gennaio dello scorso anno il
supporter genoano Vincenzo Spagnolo, 25
anni. Ventun ultrà rossoneri hanno
concordato, quindi, le condanne da un
minimo di 5 mesi di reclusione a un
massimo di un anno e 8 mesi (tutti hanno
ottenuto la concessione della
condizionale) con il pubblico ministero
Massimo Terrile per l'accusa di rissa
aggravata. Il giudice dell'udienza
preliminare Giorgio Ricci che ieri
mattina ha sancito questi
patteggiamenti, stamane processerà con
rito abbreviato due tifosi milanisti e
un genoano. Inoltre altri quattro tifosi
del Grifone, insieme a un milanista,
hanno scelto il rito normale e saranno
processati il 26 settembre. Per quanto
riguarda (Omissis),
commercialista milanese di 34 anni,
leader delle "Brigate rossonere due" che
per la pubblica accusa è "l'imputato
principale" dell'inchiesta anche se il
reato contestato è solo quello di rissa
aggravata, il giudice Ricci ha disposto
un rinvio dell'udienza al prossimo sei
maggio. A quella data il magistrato
deciderà sulla richiesta di
patteggiamento avanzata da (Omissis)
e da altri tre imputati. Simone
Barbaglia, il diciannovenne ultrà
milanista che uccise con una coltellata
al cuore "Spagna" era stato condannato
il 24 gennaio scorso a undici anni e
quattro mesi di reclusione, sempre dal
giudice Giorgio Ricci. Una condanna che
poteva apparire "modesta" e che era di
poco inferiore alla richiesta avanzata
dal pubblico ministero Terrile (dodici
anni e due mesi). Ma lo sconto di pena
rispetto ai 24 anni di carcere per
l'omicidio volontario è stato frutto del
calcolo delle attenuanti e soprattutto
del rito abbreviato concesso
all'imputato. (a. l.)
13 marzo 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
GENOVA
Caso Spagnolo
Tre condanne
Condizionale
solo per uno
GENOVA
- Due tifosi milanisti e un genoano sono
stati condannati ieri mattina con il
rito abbreviato per la rissa avvenuta
davanti allo stadio di Marassi la
tragica domenica del 29 gennaio dello
scorso anno in cui perse la vita
Vincenzo Spagnolo, 25 anni, accoltellato
dall'ultrà milanista Simone Barbaglia,
19 anni. Il giudice dell'udienza
preliminare Giorgio Ricci ha inflitto un
anno e 5 mesi di reclusione a (Omissis)
e un anno e un mese a (Omissis) (i due milanesi sono stati
difesi dall'avvocato Monica Tranfo) e 4
mesi e 10 giorni di carcere a (Omissis), (avvocato Giuseppe Maggioni). A
quest'ultimo imputato il gup Ricci ha
concesso la sospensione condizionale
della pena. Il beneficio della
condizionale è stato, invece, revocato
agli altri due, perché entrambi hanno
già subito condanne, (Omissis) per porto
abusivo di coltello e (Omissis) per
violazione della disciplina degli
stupefacenti. Contro la sentenza sarà
presentato appello. (a. l.)
14 marzo 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
No al
patteggiamento
Tragedia al
Marassi (Omissis) rischia condanna
maggiore
GENOVA - Niente
patteggiamento per (Omissis),
34 anni, soprannominato "il chirurgo",
il leader carismatico della "Brigate
Rossonere Due", accusato di rissa
aggravata per i tragici scontri davanti
allo stadio di Marassi del 29 gennaio
dello scorso anno quando l'ultrà
milanista Simone Barbaglia uccise con
una coltellata il supportar genoano
Vincenzo Spagnolo. Il giudice
dell'udienza preliminare Giorgio Ricci
non ha ritenuto congrui i due anni di
carcere, senza condizionale, su cui si
erano accordati il pubblico ministero
Terrile e il difensore di (Omissis),
l'avvocato Sommella. Il magistrato ha
ritenuto che il ruolo dell'imputato
nella rissa debba portare a una condanna
maggiore. Il difensore presenterà ora la
stessa istanza a un altro giudice.
Sempre ieri mattina è stato deciso un
patteggiamento a due anni di reclusione
(dall'anno e 4 mesi che erano stati
pattuiti prima) per altri due tifosi.
(a. l.)
7 maggio 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Già fuori del
carcere l’ultrà milanista che uccise a
Genova
di Wanda Valli
GENOVA - Simone
Barbaglia, 20 anni, l’ultrà milanista
che un anno e mezzo fa ha ucciso con una
coltellata Vincenzo Claudio Spagnolo,
tifoso genoano di 24 anni, è fuori dal
carcere. È tornato a casa, agli arresti
domiciliari, affidato alla madre,
Manuela Mariani, che è andata a
prenderlo in carcere. Simone Barbaglia
ha abbracciato la madre piangendo. Ma
non ha dormito, la sua prima notte fuori
dalla cella: era emozionato e stordito.
Ieri in casa Spagnolo, invece, si è
vissuta un’altra giornata di lutto.
Tutti i parenti si sono riuniti in casa
dei genitori del ragazzo. Hanno discusso
sulla decisione di scarcerare l’omicida
di Vincenzo e non sono riusciti a
farsene una ragione: "L’hanno ucciso per
la seconda volta". Ora Simone Barbaglia
è in una località segreta per paura di
vendette e di ritorsioni, in una casa
fuori Milano, dove continuerà a scontare
gli 11 anni e 4 mesi di condanna. È la
pena per l’omicidio volontario di
Vincenzo Spagnolo, "Spagna" come lo
chiamavano gli amici di San Teodoro, un
quartiere popolare di Genova dove lui
abitava con la famiglia, o i compagni
del centro sociale, gli altri tifosi
genoani con cui andava alla partita.
Sempre, anche quel 29 gennaio del 1995,
quando a Marassi c'era il Genoa a
sfidare il Milan, quando Simone l’ha
ucciso con una coltellata. Dal 26 aprile
Simone Barbaglia non è più nel carcere
di Voghera dove l’avevano trasferito, da
Chiavari. Ma la storia si è scoperta
solo ieri. E doveva restare segreta.
L’ordinanza l’ha firmata il gip, Giorgio
Ricci, su richiesta dell’avvocato
difensore del ragazzo, Stefano Savi. Il
pm, Massimo Terrile, non si è opposto. È
la legge, una legge dell’8 agosto scorso
che lo consente. Stabilisce il principio
per cui anche chi è stato condannato in
primo grado per un reato grave, come
l’omicidio, può scontare la pena, in
attesa della sentenza definitiva, in un
luogo diverso dal carcere. Certo a
precise condizioni. Non deve essere
pericoloso, non deve esistere il rischio
di inquinamento delle prove, il rischio
di fuga, di reiterazione del reato. "Nel
caso di Barbaglia quelle condizioni le
abbiamo ritrovate" dice il gip Ricci.
"Finché la sentenza non sarà definitiva
- conferma il pm Massimo Terrile - il
carcere non è l’unico luogo dove
scontare la pena". Per Simone non è
stato adottato nessun trattamento
particolare, solo l’applicazione di una
legge, commenta con una punta di
amarezza anche Emanuele Lamberti,
l’avvocato della famiglia Spagnolo. Lui
vorrebbe che insieme con Simone anche
gli altri ultrà milanisti, i capi delle
Brigate Due, fossero stati chiamati a
rispondere di concorso in omicidio
volontario. E non solo di rissa
aggravata. Il pm Terrile ha fatto ben
capire che li ritiene moralmente
responsabili. "Con i vecchi amici,
quelli dello stadio, Simone ha chiuso,
non vuol nemmeno più sentirne parlare"
garantisce Antonio Barbaglia, suo padre.
"Mio figlio, dopo il dramma, è
maturato". Non lo difende, Antonio
Barbaglia, ha pudore del dolore di
un'altra famiglia, quella di "Spagna".
Ma da un mese, con l’ex moglie e gli
altri, sta cercando di capire se,
scontata la condanna, Simone avrà
qualche speranza di avere una vita
normale. Simone dovrà tornare in
carcere, dopo il secondo processo e la
Cassazione: gli hanno spiegato anche
questo. Ma intanto passerà tempo, almeno
uno o due anni, e lui resterà a casa.
5 giugno 1996
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Ultrà del Milan
Uccise tifoso
scarcerato dopo 15 mesi
di Paola
Cavaliere
GENOVA -
Quindici mesi di carcere per una vita.
La bilancia della Giustizia ha tarato
così il peso di un omicidio. A Simone
Barbaglia, giovane ultrà milanista che
accoltellò a morte un ragazzo genoano,
sono stati concessi gli arresti
domiciliari considerata
"l'incensuratezza dell'imputato, la
giovanissima età, il buon comportamento
processuale, la positiva condotta
carceraria, la sua personalità e un
valido nucleo familiare". Un dolore
composto, quello di papà Cosimo. Un
dolore straziante per la mamma di
Vincenzo Spagnolo, ucciso a 24 anni per
la squadra del cuore, il Genoa. Ieri
Cosimo Spagnolo, 52 anni, dipendente dei
cantieri navali di Sestri Ponente, ha
dovuto abbandonare il posto di lavoro
per soccorrere la moglie. È stata lei a
dargli la notizia, nella tarda
mattinata. "Non hai saputo ?". Lo ha
ripetuto più volte, poi la voce al
telefono si è incrinata. E papà Cosimo
ha capito che quel dolore lacerante per
tutta la famiglia Spagnolo era di nuovo
presente, vivo, come se il giorno della
morte di Vincenzo, il 29 gennaio del
'95, fosse tornato una seconda volta.
Simone Barbaglia, 20 anni, è stato
condannato a undici anni e quattro mesi
di carcere per omicidio volontario.
Venne arrestato il giorno dopo aver
ucciso Vincenzo Spagnolo davanti allo
stadio Ferraris, prima della partita
Genoa-Milan. "Sono addolorato e
sconcertato dice con voce pacata Cosimo
Spagnolo. Il dolore non mi lascia spazio
per pensare ad altro". Fa una pausa e
riprende: "Mia figlia è andata a Roma la
scorsa settimana a ricevere il premio di
un torneo di calcio in onore di
Vincenzo". È una giornata terribile per
gli Spagnolo, con il telefono che
squilla in continuazione. Amici di
"Spagna" che esprimono cordoglio,
proprio come fosse una seconda morte. La
casa è a San Teodoro, quartiere di
operai e impiegati pubblici, poco verde
e tanto cemento, un Campetto da pallone
su un lato della via principale e le
scritte con la vernice rossoblù sui muri
che fanno capire l'attaccamento al
calcio di chi è nato qui. Cosimo
Spagnolo e la sua famiglia hanno tenuto
un comportamento esemplare. Quindici
mesi di silenzio, tanti riconoscimenti,
la "solidarietà" dei vertici della
società di calcio. Il segretario della
società Genoa 1869 Davide Scapini ha un
nodo in gola. Non vuole commentare. Poi
capisce che è più forte il "dovere" del
dolore. "E' una vicenda che mi tocca
profondamente. Penso a quello che è
successo, ma anche a quello che può
succedere. L'omicida era maggiorenne.
Non so se la legge prevedeva la
possibilità di non scarcerarlo così in
fretta, ma se esisteva andava seguita.
Se doveva essere un esempio per coloro
che approfittano dello stadio per i loro
atti criminali, si è persa
un'occasione". Lo stesso pensiero di
papà Spagnolo: "Sino ad oggi non ho
voluto pensare a lui, all'omicida, ma
soltanto a mio figlio. Chiedevo almeno
un po' di giustizia. La mia consolazione
era pensare che la sua morte sarebbe
servita a far riflettere. Chi applica la
legge dovrebbe anche riflettere".
5 giugno 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
"Assassinato la
seconda volta"
di Marco Preve
GENOVA -
"L’anno scorso me l’ha ammazzato
Barbaglia, quest'anno me l’hanno
ammazzato i giudici". Seduto nel salotto
della sua casa, al terzo piano di un
palazzone popolare di San Teodoro,
Cosimo Spagnolo, il papà di Vincenzo, 24
anni, il tifoso genoano ucciso il 29
gennaio 1995, la domenica maledetta di
Genoa-Milan, parla con la voce spezzata
dal dolore. Intorno a lui, sono arrivati
i parenti, la moglie Lina si affaccia e
scompare nell’altra stanza insieme ad
una figlia, con due nipotini. Non
riescono a capire la legge che ha
permesso a Simone Barbaglia, l’ultrà
milanista che ha colpito a morte
Vincenzo con una coltellata, di essere
di nuovo a casa. Agli arresti
domiciliari, ma a casa. Davanti al
divano in stoffa beige, sul tavolino,
c’è una bellissima foto di Vincenzo,
Claudio, come lo chiamavano in casa. C’è
Claudio che si solleva dall’acqua del
mare appoggiato a una barca e sorride. E
c’è suo padre, adesso, che spiega a voce
bassa, calma: "Io, non ho tempo per
odiare quel ragazzo, perché tutto il
tempo che ho lo passo a ricordare mio
figlio". Va ogni giorno al cimitero,
Cosimo a portare fiori a Claudio, solo
lì trova un po' di conforto. Lui ieri
mattina, come ogni giorno, si è alzato
all’alba e, alle sei, era già fuori di
casa per andare in cantiere a lavorare.
La notizia la apprende soltanto a
mezzogiorno quando, come fa sempre,
Cosimo Spagnolo telefona a casa, alla
moglie Lina. È lei a dirgli: "Non sai
niente ?", "Che cosa devo sapere ?".
"Hanno messo fuori Barbaglia, è a casa".
Cosimo Spagnolo si attacca ancora al
telefono, parla con il suo avvocato,
Emanuele Lamberti. Ha la voce rotta,
chiede spiegazioni, vuole capire. È la
legge, ripete il legale, solo la legge.
Non c’è nulla di irregolare, nessun
favoritismo. Nel salotto di casa, Cosimo
Spagnolo rifiuta questa spiegazione: "La
legge ? Hanno fatto leggi speciali per
chi sequestra. E io mi chiedo, è più
grave chiedere 10 miliardi di riscatto o
ammazzare un giovane come mio figlio ?".
"Quel giudice doveva riflettere di più
sulla gravità di questo reato" si dicono
padre e zio di Claudio, quasi a
confortarsi. Cosimo ancora: "Speravo che
la morte di mio figlio potesse servire a
placare, a scoraggiare la violenza negli
stadi. Invece se uno capisce che ad
ammazzare un ragazzo si sta solo un anno
in carcere e poi si va a casa, che
insegnamento trarrà ?". Simone Barbaglia
ha chiesto perdono alla famiglia di
"Spagna", con una lettera. Loro non gli
hanno creduto, "era scritta
dall’avvocato si capiva benissimo",
dicono. E poi in aula, durante il
processo la sorella di "Spagna" si è
messa di fronte a Simone, l’ha guardato
dritto negli occhi. Ricorda Cosimo
Spagnolo: "Mia figlia voleva capire se
davvero era pentito, ma lui prima ha
girato la faccia, poi si è messa a
guardarla fisso. Non fa così uno che si
vergogna o è pentito. Non si fa così".
5 giugno 1996
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Fa discutere la
decisione di concedere gli arresti
domiciliari all'ultrà milanista
Barbaglia
libero è già un caso
di Paola
Cavallero
Ha ucciso il
tifoso genoano Vincenzo Spagnolo ed è
stato condannato a undici anni e 4 mesi
di carcere. Il padre della vittima è
deluso: "Chiedevo almeno un po' di
giustizia. Possibile che sia già fuori
?".
GENOVA - Simone
Barbaglia, l'ultras milanista che ha
ucciso Vincenzo Spagnolo prima della
partita Genoa-Milan il 29 gennaio del
'95, ha beneficiato di una legge
dell'agosto del 1995 che prevede, anche
per l'omicidio, misure alternative, nel
caso ci siano particolari situazioni.
Così, nonostante la condanna a undici
anni e 4 mesi di carcere, da un mese
Barbaglia è agli arresti domiciliari.
"E' una decisione che farà discutere. La
famiglia della vittima non ha ancora
avuto alcun risarcimento, né morale, né
materiale", sono le prime parole
dell'avvocato Emanuele Lamberti, legale
della famiglia Spagnolo. Ieri Cosimo
Spagnolo, 52 anni, dipendente dei
cantieri navali di Sestri Ponente, era
uscito all'alba da casa. "Non ho avuto
il tempo né di ascoltare radiogiornali
né leggere quotidiani". La morte di
Vincenzo risale al 29 gennaio del '95,
ma ieri quel giorno sembrava
terribilmente vicino. Simone Barbaglia
era stato arrestato il giorno dopo aver
ucciso Vincenzo Spagnolo in una stradina
davanti allo stadio Ferraris, prima
della partita Genoa-Milan. È rimasto in
carcere quindici mesi. "Sono addolorato
e sconcertato, dice con voce pacata
Cosimo Spagnolo. Il dolore non mi lascia
spazio per pensare ad altro. La mia
differenza era questa. A chi ha commesso
il delitto non volevo pensare. Chiedevo
almeno un po' di giustizia. Io condanno
anche i sequestri di persona, ma non ci
sono persone da quindici anni in galera.
Chi ha ucciso un ragazzo dopo un anno è
già fuori: è possibile ? Io condanno
queste cose, ma mi sembra ben più grave
uccidere un ragazzo di 20 anni". Accanto
a Cosimo Spagnolo ci sono Simona 26
anni, Claudio 24 anni, Romina 19 anni.
Abitano in una strada secondaria del
quartiere di San Teodoro. "Sono
sconcertato, allibito, ho sempre avuto
fiducia nella possibilità di avere
giustizia. Pensavo che fosse giusto. Sto
cominciando a riflettere. Trovo ingiusto
che dopo un anno sia fuori e libero di
vivere la sua vita. Tutta questa storia
mi ha lasciato un brutto ricordo sulla
giustizia". Prende fiato e continua: "Il
giudice deve applicare la legge, ma
penso che dovrebbero riflettere. Si
saranno attenuti a delle leggi, ma è
assurdo pensare che un ragazzo di 24
anni sia morto e chi l'ha ucciso sia
fuori. Mi auguro che qualcuno ci pensi e
prendano qualche provvedimento". Cosimo
Spagnolo ha parole di saggezza per
tutti: "Il mio augurio è che la tragedia
di mio figlio sia servita. Ogni domenica
negli stadi se non c'è un morto è una
fortuna. Non dico che debba pagare per
tutti, ma punizioni giuste per chi
organizza, chi ha armato la mano. Ha
usato il coltello per pugnalare con
crudeltà. Non merita la libertà".
Aggiunge: "Adesso un ragazzo è
"autorizzato" a pensare che se organizza
una rissa riceverà una multa, se ammazzo
un anno perché tanto sono giovane. Ma
cosa pretendiamo che a 19 anni uno abbia
una fedina di delitti ?".
5 giugno 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Il tifoso
rossonero, condannato a 11 anni, avrebbe
affrontato il rivale per farsi notare
dai suoi "capi"
Ha ucciso
Spagnolo solo "per fare carriera"
Le motivazioni
della condanna dell'ultrà Barbaglia
di Attilio
Lugli
GENOVA - Il
giudice Giorgio Ricci spiega perché ha
condannato a 11 anni e 4 mesi di
reclusione, con rito abbreviato, Simone
Barbaglia, 19 anni, che uccise Vincenzo
Spagnolo, 27 anni, il 29 gennaio del '95
duranti gli scontri fra tifosi prima
della partita Genoa-Milan. È lo stesso
magistrato che un mese fa ha concesso i
contestati arresti domiciliari all'ultrà
milanista, e che ora in 48 pagine
ricostruisce la morte di "Spagna" e la
figura di Simone, "un giovane che vuole
fare carriera all'interno del gruppo,
ricevere l'apprezzamento delle figure
carismatiche, perché gli "anziani" lo
hanno già in una certa considerazione".
Ricci ripercorre, quasi attimo per
attimo, i tragici avvenimenti che hanno
portato al delitto. Ricorda,
innanzitutto come i tifosi milanisti, a
un certo punto, siano fuggiti, inseguiti
dai genoani. Raggiunta la zona "Sud"
dello stadio, nei pressi del gazebo, un
gruppo di ultrà del Milan si era poi
fermato per fronteggiare gli
inseguitori. Spagnolo non era fra questi
ultimi perché, dopo avere percorso via
Bobbio, se ne stava andando
tranquillamente, insieme al suo amico
Raffaele, verso la zona "Nord". Rimase,
però, coinvolto senza volerlo negli
scontri. Barbaglia si è sempre difeso
sostenendo di essere stato aggredito da
cinque e o sei tifosi genoani, fra cui
"Spagna", che gli sarebbero andati
contro. Ma questa versione di fatti
viene esclusa da Ricci sulla base di
numerose testimonianze sia di genoani
che di milanisti. "Dal complesso delle
dichiarazioni - scrive il giudice - si
evince che non c'è stato un attacco
collettivo nei confronti di Barbaglia,
che Simone e Vincenzo erano nella
posizione più avanzata dei rispettivi
schieramenti, che avevano avuto modo di
osservarsi reciprocamente, che da un
lato Simone aveva visto come Vincenzo
fosse a mani nude e dall'altro Spagnolo
doveva avere notato il coltello
impugnato da Barbaglia". Dopo avere
escluso l'ipotesi che "Spagna" possa
essersi buttato a corpo morto contro
Simone, il giudice Ricci aggiunge che
appare assai più verosimile questa
versione dei fatti: "E' molto più
aderente alla realtà che Spagnolo abbia
voluto saggiare l'avversario che aveva
visto armato, prendendo un piede per
disarmarlo o più probabilmente per
tenerlo a bada. Simone lo colpì al
tronco, con una coltellata d'affondo dal
basso verso l'alto, verosimilmente dopo
che Spagnolo aveva appoggiato a terra il
piede destro sollevato per disarmare o
tenere a distanza l'avversario". Sulla
base dei risultati dell'inchiesta Ricci
afferma che non vi è stata alcuna
"mischia" fra i due, ma che Spagnolo ha
solo cercato di tenere a bada Simone, e
che quest'ultimo non voleva soltanto
ferirlo, perché non ha neppure cercato
di trattenere il colpo ed ha mirato al
bersaglio "grosso". Simone, scrive
ancora Ricci, "era fiero
dell'appartenenza al gruppo, forte del
suo valore, intrepido col coltello in
mano, in grado di incutere timore a
chiunque".
7 giugno 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL PRIMO PROCESSO
Ultrà rossonero
sarà giudicato a metà ottobre dalla
corte d'assise d'appello
Il secondo
processo a Barbaglia
Delitto
Spagnolo: il 23 gennaio scorso era stato
condannato a 11 anni e 4 mesi di
reclusione. Poi la concessione degli
arresti domiciliari. La ricostruzione
dell'accoltellamento a Marassi.
GENOVA - Il
dramma della morte di Vincenzo Spagnolo
sarà nuovamente rivissuto in un'aula di
giustizia a metà del prossimo mese di
ottobre. A quella data o per i primi del
mese successivo, sarà infatti celebrato
il processo in corte d'assise d'appello
nei confronti dell'omicida di "Spagna"
Simone Barbaglia. Il fascicolo del
procedimento è giunto in questi giorni
alla cancelleria della corte d'assise
d'appello e ora rimane la formalità di
fissare definitivamente il giorno della
prima udienza. L'ultrà milanista il 23
gennaio scorso era stato condannato a 11
anni e 4 mesi di reclusione, con rito
abbreviato, per l'omicidio volontario
del ventisettenne tifoso genoano
avvenuto il 29 gennaio dello scorso anno
durante gli scontri prima della partita
Genoa-Milan. Il giudice dell'udienza
preliminare Giorgio Ricci, lo stesso
magistrato che successivamente concesse
i contestati arresti domiciliari
all'ultrà milanista, aveva ricostruito
nelle 48 pagine della sua motivazione la
morte di "Spagna" e la figura di Simone,
"un giovane che vuole fare carriera
all'interno del gruppo, ricevere
l'apprezzamento delle figure
carismatiche, perché gli "anziani" lo
hanno già in una certa considerazione".
Ricci aveva ripercorso, quasi attimo per
attimo, i tragici avvenimenti che hanno
portato al delitto. Ha ricordato,
innanzitutto che Spagnolo, quella
domenica, se ne stava andando
tranquillamente, insieme al suo amico
Raffaele, verso la gradinata "Nord" e
rimase, però, coinvolto senza volerlo
negli scontri. Barbaglia si è sempre
difeso sostenendo di essere stato
aggredito da cinque o sei tifosi
genoani, fra cui "Spagna", che gli
sarebbero andati contro. Ma questa
versione di fatti è stata esclusa da
Ricci sulla base di numerose
testimonianze sia di genoani che di
milanisti. "Dal complesso delle
dichiarazioni - scrive il giudice - si
evince che non c'è stato un attacco
collettivo nei confronti di Barbaglia,
che Simone e Vincenzo erano nella
posizione più avanzata dei rispettivi
schieramenti, che avevano avuto modo di
osservarsi reciprocamente, che da un
lato Simone aveva visto come Vincenzo
fosse a mani nude e dall'altro Spagnolo
doveva avere notato il coltello
impugnato da Barbaglia". Dopo avere
escluso l'ipotesi che "Spagna" possa
essersi buttato a corpo morto contro
Simone, Ricci aveva affermato che non vi
era stata alcuna mischia, ma che
Spagnolo aveva solo cercato di tenere a
bada Simone: Barbaglia non voleva
soltanto ferirlo, perché non aveva
neppure cercato di trattenere il colpo.
Mirò al bersaglio grosso: la coltellata
oltrepassò il cuore.
9 agosto 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
La polemica
Una nuova legge
Simone a casa
di Attilio
Lugli
GENOVA - Una
violenta polemica era scoppiata in città
quando, nel maggio scorso, il giudice
delle indagini preliminari Giorgio Ricci
aveva concesso a Simone Barbaglia gli
arresti domiciliari. Le reazioni più
dure erano state indirizzate nei
confronti del giudice. Ma Ricci aveva
soltanto applicato la nuova normativa
sulle misure alternative al carcere e
non poteva certo fare altrimenti. Prima
della recente legge che ha dato la
possibilità a Barbaglia di scontare il
carcere a casa sua la norma stabiliva
che dopo una condanna non definitiva il
detenuto potesse essere rimesso in
libertà, ma non agli arresti
domiciliari, se vi era il concreto
convincimento che non potesse commettere
reati dello stesso genere. Erano gli
articoli della legge che tanto fecero
scalpore perché potevano fare uscire
subito di galera chi aveva ammazzato la
moglie (l'uxoricida non poteva certo
commettere nuovamente lo stesso tipo di
reato). Se fosse rimasta la vecchia
normativa Barbaglia non avrebbe lasciato
il carcere. Esisteva il pericolo, almeno
teorico, che una volta rimesso in
libertà avrebbe potuto commettere un
analogo reato. Con la gradualità delle
misure alternative introdotta dalla
legge successiva l'ultrà milanista ha
potuto ottenere gli arresti domiciliari
perché, chiuso nella sua abitazione, non
può venire a contatto con situazioni
come quella in cui venne ucciso
Spagnolo. Erano state queste le
motivazioni che avevano determinato il
giudice Ricci a concedere il beneficio
della detenzione domiciliare, come aveva
richiesto il difensore di Barbaglia,
l'avvocato Stefano Savi. Il magistrato
aveva preso, dunque, una decisione a cui
era obbligato e a cui non poteva
sottrarsi. Quando la condanna diventerà
definitiva, dopo il giudizio di secondo
grado e forse la Cassazione, Barbaglia
dovrà tornare in carcere.
9 agosto 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Simone
Barbaglia, esecutore materiale del
delitto, era stato condannato a 11 anni
Delitto allo
stadio, un altro rinvio
di Attilio
Lugli
Il giudice non
ha ancora deciso se ammettere o meno
(Omissis) al rito abbreviato.
Il giovane è imputato di rissa aggravata
per gli scontri tra tifosi in cui perse
la vita il genoano Vincenzo Spagnolo.
GENOVA - Non
sono bastate ben nove udienze
preliminari per decidere se (Omissis), uno dei capi del tifo
rossonero, e altri due ultras milanisti
possono essere giudicati con il rito
abbreviato per l'imputazione di rissa
aggravata relativa ai tragici scontri di
Genoa-Milan quando morì Vincenzo
Spagnolo. Ieri, infatti, il giudice
Roberto Braccialini ha rinviato al 22
ottobre prossimo la risposta alla
richiesta di procedere con il rito
alternativo avanzata dai difensori. In
questa decima udienza preliminare si
saprà il sì o il no, ma in caso di
"soluzione" positiva ci sarà bisogno di
almeno un'altra udienza. Perché questo
ritardo ? Visto che altri ventun tifosi
milanisti hanno patteggiato pene che
vanno da 5 a 8 mesi di reclusione nel
marzo scorzo e il principale imputato
Simone Barbaglia, il diciottenne
milanese adesso agli arresti
domiciliari, è stato condannato il 23
gennaio scorso a 11 anni e 4 mesi di
carcere. Questa volta la "colpa" dei
rinvii è addebitare alla Corte
costituzionale che ha emesso una
sentenza in cui si dice: il giudice
dell'udienza preliminare che respinge la
richiesta di patteggiamento o di rito
abbreviato deve passare il processo a un
suo collega. E così è stato in questo
caso. Perché già due giudici
dell'udienza preliminare, nonostante vi
fosse il parere favorevole del pubblico
ministero Massimo Terrile, hanno
respinto le richieste di rito
alternativo proposte dai difensori e il
fascicolo è passato al terzo magistrato.
Il motivo ? È probabile che non abbiano
giudicato "congruo" l'accordo fra accusa
e difesa che per (Omissis) era stato
fissato in due anni di reclusione e per
gli altri in un anno e 4 mesi. Pene che
rientrano nella condizionale. Il 22
ottobre prossimo la sequela di udienze
potrebbe ancora non essere finita. Oltre
a (Omissis), difeso
dall'avvocato Paolo Sommella, l'udienza
riguardava altri due ultras milanisti
considerati anch'essi fra i capi della
tifoseria rossonera: (Omissis)
(avvocato Gimmi Giacomini) e (Omissis)
(avvocati Claudio Zadra e Gianni
Meneghini). Sempre ieri mattina,
inoltre, è stato rinviato a gennaio il
processo in cui cinque tifosi genoani
che hanno preferito la strada del
dibattimento sono imputati di rissa
aggravata. Simone Barbaglia, l'omicida
di Spagnolo, aveva ottenuto gli arresti
domiciliari nel maggio scorso. Era
scoppiata violenta la polemica contro il
giudice che non poteva però fare
altrimenti a causa della legge sulle
misure alternative al carcere.
27 settembre
1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Andora
Inchiesta sul
tifoso ucciso
Il gup Roberto
Braccialini ha ammesso al rito
abbreviato (Omissis) e (Omissis),
i due tifosi milanisti accusati di rissa
per gli scontri avvenuti a Genova il 29
gennaio 1995 prima della partita
Genoa-Milan durante i quali Simone
Barbaglia, di fede rossonera, uccise il
tifoso genoano Vincenzo Spagnolo.
L'udienza è prevista per il 17 gennaio
'97. Per quanto riguarda (Omissis), 32 anni, l'ultrà milanista
detto il "chirurgo" ritenuto il capo
carismatico delle brigate rossonere due,
a sua volta accusato di rissa aggravata,
il gup ha negato il patteggiamento
richiesto dai suoi legali perché la pena
è stata ritenuta troppo bassa. Secondo
il giudice (Omissis) è pure
inammissibile a giudizio abbreviato per
questioni tecnico-procedurali. Della sua
posizione si riparlerà il 4 novembre.
L'omicidio del tifoso genoano aveva
aperto un vasto dibattito nel mondo
degli ultras, considerati, a torto o a
ragione, come i protagonisti di
un'interminabile catena di violenze e di
intimidazioni. Simone Barbaglia, nei
primi mesi di detenzione, aveva
manifestato i segni di un profondo
pentimento, e aveva addirittura scritto
ai familiari del giovane ucciso,
chiedendo di essere "perdonato" per un
gesto commesso in un momento di follia.
Ma i genitori del giovane, per ora, non
hanno raccolto l'appello. (m. br.)
23 ottobre 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Sarà processato
(Omissis), capo degli ultras
milanisti
Delitto di
Marassi, il giudice rinvia a giudizio il
"chirurgo"
GENOVA - Sono
occorse ben undici udienze preliminari
per decidere se (Omissis), uno
dei capi del tifo rossonero, imputato di
rissa aggravata per i tragici scontri di
Genoa-Milan quando morì Vincenzo
Spagnolo dovesse essere rinviato a
giudizio. E ieri mattina il gip Roberto
Braccialini ha deciso infine il
provvedimento, fissando il processo per
l'ultrà milanista che era stato
soprannominato "il chirurgo" al 10
gennaio del prossimo anno. Nell'udienza
scorsa era stata respinta dal magistrato
la richiesta di rito abbreviato avanzata
dal difensore, l'avvocato Paolo
Sommella. Lo stesso pubblico ministero
aveva poi presentato una richiesta di
revoca dell'ordinanza di Braccialini
sostenendo che non vi erano motivi
procedurali per cui non potesse essere
concesso il procedimento alternativo. Il
giudice ha, però, respinto questa
richiesta di revoca del pm. Altri ventun
tifosi milanisti hanno patteggiato pene
che vanno da 5 a 8 mesi di reclusione
nel marzo scorso e il principale
imputato Simone Barbaglia, il
diciottenne milanese adesso agli arresti
domiciliari, è stato condannato il 23
gennaio scorso a 11 anni e 4 mesi di
carcere. La "colpa" dei rinvii per
l'udienza di (Omissis) è addebitale
alla Corte costituzionale che ha emesso
una sentenza in cui si dice che il
giudice dell'udienza preliminare che
respinge la richiesta di rito abbreviato
deve passare il processo a un suo
collega. E così è stato in questo caso
in cui già due giudici avevano espresso
parere contrario all'abbreviato. (a. l.)
5 novembre 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
L'ultrà
rossonero era stato condannato a 11
anni, parte civile e procura avevano
fatto ricorso
Delitto di
Marassi, Barbaglia torna in aula
Oggi comincia
il processo d'appello per la morte del
tifoso genoano
GENOVA - Il
dramma della morte di Vincenzo Spagnolo
sarà nuovamente rivissuto stamani in
un'aula di giustizia. L'ultrà milanista
il 23 gennaio scorso era stato
condannato a 11 anni e 4 mesi di
reclusione, con rito abbreviato, per
l'omicidio volontario del tifoso genoano
avvenuto il 29 gennaio del '95 durante
gli scontri prima di Genoa-Milan. Contro
la sentenza hanno presentato appello la
procura generale anche su richiesta
dell'avvocato di parte civile Emanuele
Lamberti, e il difensore dell'imputato,
l'avvocato Stefano Savi. Oggi comincia
il procedimento di secondo grado.
L'accusa sostiene che Barbaglia agì per
"futili motivi", un'aggravante che, se
venisse accolta dalla corte, comporta la
non concessione del rito alternativo. In
questo caso, o i giudici rimanderanno il
processo al pubblico ministero perché
riprenda daccapo l'inchiesta oppure
potranno decidere loro stessi
l'esistenza dell'aggravante e stabilire
una data per il processo ordinario. In
ogni modo per Barbaglia si avrebbe un
aumento di pena. Una diminuzione,
invece, chiede il suo difensore che
insiste sulla non volontarietà
dell'azione dell'imputato e chiede
quindi che venga condannato per omicidio
preterintenzionale e non volontario. Il
giudice dell'udienza preliminare Giorgio
Ricci, lo stesso magistrato che
successivamente concesse i contestati
arresti domiciliari all'ultrà milanista,
aveva ricostruito nelle 48 pagine della
sua motivazione la morte di "Spagna" e
la figura di Simone, "un giovane che
vuole fare carriera all'interno del
gruppo, ricevere l'apprezzamento delle
figure carismatiche, perché gli
"anziani" lo hanno già in una certa
considerazione". Ricci aveva ripercorso,
quasi attimo per attimo, i tragici
avvenimenti che hanno portato al
delitto. Aveva ricordato innanzitutto
che Spagnolo, quella domenica, se ne
stava andando tranquillamente, insieme
al suo amico Raffaele, verso la
gradinata Nord e rimase, però, coinvolto
senza volerlo negli scontri. Barbaglia
si era difeso dicendo di essere stato a
sua volta aggredito dai genoani. (a. l.)
3 dicembre 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Genova,
processo da rifare per il giovane che
uccise il tifoso genoano
Delitto
dell'ultra, ergastolo più vicino
di Attilio
Lugli
Accolta
l'aggravante di omicida per futili
motivi Il killer dovrà rimanere agli
arresti domiciliari.
GENOVA - Adesso
rischia l'ergastolo Simone Barbaglia, il
ventenne tifoso milanista che il 23
gennaio scorso era stato condannato a 11
anni e 4 mesi di reclusione per
l'omicidio volontario del giovane tifoso
genoano Vincenzo "Claudio" Spagnolo.
L'accoltellamento era avvenuto il 29
gennaio '95 durante gli scontri tra
ultras prima della partita Genoa-Milan.
Ieri la Corte d'assise d'appello ha
annullato quella sentenza su richiesta
del pm Severino Scala e del legale di
parte civile Emanuele Lamberti. I
giudici hanno ammesso l'aggravante dei
"futili motivi" e rinviato gli atti al
pm. L'inchiesta sull'omicidio di
"Spagna" deve ricominciare daccapo. Nel
frattempo Barbaglia dovrà restare in
detenzione domiciliare: l'annullamento
della sentenza allunga i tempi della
carcerazione preventiva di un altro anno
esatto. "Per me questo processo è ancora
aperto - dice il difensore di Barbaglia,
Stefano Savi. Ritengo che riuscirò a
convincere nuovamente i giudici che non
è stato un omicidio aggravato dai futili
motivi ma determinato da avvenimenti che
si sono via via susseguiti durante gli
scontri fra tifosi. Un omicidio
preterintenzionale, dunque". E aggiunge:
"E' vero che con questa aggravante la
condanna massima è il carcere a vita, ma
lo stesso sostituto procuratore generale
ha riconosciuto che questo è un delitto
in cui all'imputato possono essere
concesse le attenuanti generiche". Per
il difensore, poi, la decisione della
Corte d'assise d'appello non obbliga il
pm a formulare un capo d'imputazione con
quella aggravante, e neppure impone al
gip di accoglierla. Stando a questa
ipotesi potrebbe essere nuovamente
concesso il rito abbreviato e lo sconto
di pena. L'avvocato Lamberti spiega che
occorrerà valutare attentamente questo
specifico punto, ma che senza dubbio,
almeno psicologicamente il pm dovrà
tenerne conto. E aggiunge: "Ritengo che
la Corte abbia applicato correttamente
la legge. La famiglia della vittima non
ha mai voluto vendetta, ma una giusta
punizione". Ieri Cosimo Spagnolo, il
padre di "Claudio", insieme alla moglie
Lina era a Palazzo di giustizia ad
attendere l'arrivo di Barbaglia in aula.
Non lo aveva mai visto prima. "Per la
prima volta ho voluto guardare negli
occhi l'assassino del mio ragazzo", ha
detto. "Fino a poco tempo fa avevo paura
che la mia indifferenza nei suoi
confronti potesse tramutarsi in odio e
anche in violenza. Ma adesso che mi
sento più tranquillo ho voluto vederlo
in faccia. Non avevo e non ho mai avuto
il tempo per odiare quel giovane. Tutto
il tempo che ho lo passo a ricordare mio
figlio". Ha aggiunto, poi, Spagnolo: "Ho
detto che mi sento più tranquillo, ma il
mio dolore e quello di mia moglie è
sempre grandissimo. Io sogno Claudio
tutte le notti. Gli parlo di tante cose.
Di quello che è successo quella
maledetta domenica, di come non è giusto
morire a poco più di vent'anni. Chiedo
giustizia e spero che i giudici
accolgano l'aggravante dei futili motivi
e aumentino la pena all'assassino di mio
figlio". Quando i giudici alle 13 e 50
sono usciti dalla camera di consiglio
annunciando l'annullamento della
sentenza, Lina Spagnolo ha detto: "E' un
primo passo verso una vera giustizia".
Barbaglia è ora agli arresti
domiciliari. Si è sempre difeso dicendo
di essere stato aggredito da cinque o
sei tifosi genoani, fra cui "Spagna". Ma
questa versione è stata esclusa dal
giudice Giorgio Ricci, che lo aveva
condannato sulla base di numerose
testimonianze sia di genoani che di
milanisti. "Dal complesso delle
dichiarazioni - scrive il giudice - si
evince che non c'è stato un attacco
collettivo nei confronti di Barbaglia".
4 dicembre 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Il tifoso del
Genoa fu ucciso il 29 gennaio '95. Per
Simone Barbaglia riconosciuta
l'aggravante dei futili motivi.
Delitto
Spagnolo, il processo è tutto da rifare
Ecco come i
giudici sono arrivati alla clamorosa
conclusione
di Attilio
Lugli
GENOVA - Si
riapre l'inchiesta sull'omicidio di
Vincenzo "Claudio" Spagnolo, il giovane
tifoso genoano ucciso con una coltellata
al cuore da Simone Barbaglia il 29
gennaio del '95 durante gli scontri
avvenuti prima della partita
Genoa-Milan. L'ultrà milanista il 23
gennaio scorso era stato condannato a 11
anni e 4 mesi di reclusione, con rito
abbreviato, per omicidio volontario, ma
i magistrati della corte d'assise
d'appello, ieri pomeriggio, hanno
annullato quella sentenza ritenendo
sussistente l'aggravante dei "motivi
futili". Le indagini riprendono, dunque,
dall'inizio. Simone Barbaglia è ora agli
arresti domiciliari. Una violenta
polemica era scoppiata in città quando,
il 26 aprile di quest'anno, il giudice
dell'udienza preliminare Giorgio Ricci
(lo stesso magistrato che lo aveva
condannato con il rito abbreviato) aveva
concesso a Simone Barbaglia di
proseguire la detenzione a casa sua. Le
reazioni più dure erano state
indirizzate nei confronti del giudice.
Ma Ricci aveva soltanto applicato la
nuova normativa sulle misure alternative
al carcere e non poteva certo fare
altrimenti. Prima della recente legge
che ha dato la possibilità a Barbaglia
di scontare il carcere a casa propria la
norma stabiliva che dopo una condanna
non definitiva il detenuto potesse
essere rimesso in libertà, ma non agli
arresti domiciliari, se vi era il
concreto convincimento che non potesse
commettere reati dello stesso genere.
Erano gli articoli della legge che tanto
fecero scalpore perché potevano fare
uscire subito di galera chi aveva
ammazzato la moglie (l'uxoricida non
poteva certo commettere nuovamente lo
stesso tipo di reato). Se fosse rimasta
la vecchia normativa Barbaglia non
avrebbe lasciato il carcere. Esisteva il
pericolo, almeno teorico, che una volta
rimesso in libertà avrebbe potuto
commettere un analogo reato. Con la
gradualità delle misure alternative
introdotta dalla legge successiva
l'ultrà milanista ha potuto ottenere gli
arresti domiciliari perché, chiuso nella
sua abitazione, non può venire a
contatto con situazioni come quella in
cui venne ucciso Spagnolo. Erano state
queste le motivazioni che avevano
determinato il giudice Ricci a concedere
il beneficio della detenzione
domiciliare, come aveva richiesto il
difensore di Barbaglia, l'avvocato
Stefano Savi. Il magistrato aveva preso,
dunque, una decisione a cui era
obbligato e a cui non poteva sottrarsi.
Quando la condanna diventerà definitiva,
dopo il giudizio di secondo grado e
forse la Cassazione, Barbaglia dovrà
tornare in carcere. L'ultrà milanista si
è sempre difeso sostenendo di essere
stato aggredito da cinque o sei tifosi
genoani, fra cui "Spagna", che gli
sarebbero andati contro. Ma questa
versione di fatti è stata esclusa da
Ricci sulla base di numerose
testimonianze sia di genoani che di
milanisti. "Dal complesso delle
dichiarazioni - scrive il giudice - si
evince che non c'è stato un attacco
collettivo nei confronti di Barbaglia,
che Simone e Vincenzo erano nella
posizione più avanzata dei rispettivi
schieramenti, che avevano avuto modo di
osservarsi reciprocamente, che da un
lato Simone aveva visto come Vincenzo
fosse a mani nude e dall'altro Spagnolo
doveva avere notato il coltello
impugnato da Barbaglia". Dopo avere
escluso l'ipotesi che "Spagna" possa
essersi buttato a corpo morto contro
Simone, Ricci aveva affermato che non vi
era stata alcuna mischia fra i due, ma
che Spagnolo aveva solo cercato di
tenere a bada Simone, e che quest'ultimo
non voleva soltanto ferirlo, perché non
aveva neppure cercato di trattenere il
colpo. Per il giudice Ricci, Barbaglia
"un giovane che voleva fare carriera
all'interno del suo gruppo per ricevere
l'apprezzamento delle figure
carismatiche degli anziani" aveva dunque
mirato al bersaglio grosso e la
coltellata oltrepassò il cuore.
4 dicembre 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Dopo
l'annullamento della sentenza di primo
grado, si riaprono le indagini
"In questo
processo c'è un'ombra"
di Attilio
Lugli
Delitto di
Marassi: per il pm Terrile il principale
imputato dell'omicidio del tifoso
genoano non è Barbuglia ma (Omissis),
capo degli ultrà rossoneri. "Senza di
lui non si capisce perché un giovane
possa avere ucciso".
GENOVA - A
indagare nuovamente sull'omicidio del
tifoso genoano Vincenzo "Claudio"
Spagnolo sarà Massimo Terrile, lo stesso
pubblico ministero che già aveva escluso
quell'aggravante dei "futili motivi" che
ora la corte d'assise d'appello ha
riconosciuto. I magistrati di secondo
grado hanno annullato la sentenza del
giudice dell'udienza preliminare Giorgio
Ricci con cui Simone Barbaglia, il
ventenne omicida, era stato condannato
il 23 gennaio scorso a 11 anni e quattro
mesi di reclusione. E, nel contempo,
hanno trasmesso gli atti al pubblico
ministero perché inizi daccapo le
indagini. Terrile sarà obbligato da
questa decisione a contestare i futili
motivi ? L'aggravante, è bene
ricordarlo, non ha solo un aspetto
formale, ma rappresenta la discriminante
per concedere o no il rito abbreviato
con cui l'imputato può ottenere uno
sconto di pena di un terzo. Nessuno, al
momento, sa dire con precisione se il
pubblico ministero dovrà formulare
un'imputazione coatta e cioè obbligata
dalla sentenza della corte. Su questo
specifico punto esiste un vuoto
normativo che la giurisprudenza non ha
ancora riempito. Per il difensore
dell'imputato, l'avvocato Stefano Savi,
la decisione dei giudici di secondo
grado non comporta alcun obbligo per
Terrile di formulare un capo d'accusa
con quell'aggravante e neppure impone al
gip di accoglierla. Se questa è
l'ipotesi che poi prevarrà e Terrile non
cambierà idea sull'omicidio volontario
così come l'aveva contestato alla fine
della sua inchiesta potrà essere
concesso nuovamente il rito abbreviato
che, paradossalmente, potrebbe essere
annullato da un'altra corte d'assise
d'appello in un infinito ping pong
giudiziario. L'avvocato di parte civile,
Emanuele Lamberti, confida che il
pubblico ministero voglia tenere conto
delle indicazioni della corte e aggiunge
che il procedimento contro Barbaglia "è
un processo con l'ombra di chi non
compare in corte d'assise". Il legale si
riferisce a (Omissis), 32 anni,
il capo carismatico delle Brigate
rossonere due, soprannominato il
"chirurgo", accusato di rissa aggravata
per i tragici scontri avvenuti in quella
tragica domenica del 29 gennaio '95
prima della partita Genoa-Milan. Secondo
Terrile, (che lo ha scritto nella sua
richiesta di rinvio a giudizio) il
principale imputato di questo processo
non è Barbaglia, ma (Omissis). "È
necessario capire e valutare con più
attenzione la sua figura - dice il pm -
se si vuole cercare di comprendere
davvero perché un ragazzino di 18 anni
abbia potuto accoltellare al cuore uno
sconosciuto ragazzo poco più grande di
lui". Aggiunge ancora Terrile:
"(Omissis) per un discutibile
meccanismo normativo che equipara un
litigio da bar a disordini in grado di
atterrire una città potrebbe anche
cavarsela con una multa (sarà processato
il 10 gennaio prossimo n.d.r.) Ma senza
(Omissis) in questo processo non si
può capire né Barbaglia, né l'assassinio
di Vincenzo Spagnolo. Ignorando o
sottovalutando (Omissis) e tutti i
(Omissis) di tutte le fedi
calcistiche non c'è speranza di capire
qualcosa del tifo ultrà". L'omicida di
"Spagna" è ora agli arresti domiciliari
dopo avere passato in carcere circa 15
mesi. La sentenza dell'altro ieri ha
prolungato di un altro anno esatto la
carcerazione preventiva che scadrà il 3
dicembre dell'anno prossimo.
5 dicembre 1996
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Simone
Barbaglia, l'uccisore di Vincenzo
Spagnolo, sarà processato di nuovo
"Spagna",
condannati due ultras
Rito abbreviato
per i fatti del gennaio '95 a Marassi.
Per i tifosi milanisti (Omissis) e
(Omissis) il giudice Braccialini ha
previsto ieri pene variabili tra un anno
e otto mesi e due anni e mezzo di
reclusione.
GENOVA - Sono
stati giudicati con rito abbreviato a
Genova e condannati, rispettivamente, a
un anno e otto mesi di reclusione, più
quattro mesi di arresto e a due anni e
mezzo di reclusione, (Omissis) e
(Omissis), i due tifosi milanisti
accusati di rissa aggravata per gli
scontri avvenuti il 29 gennaio 1995
prima della partita Genova-Milan,
durante i quali il tifoso genoano
Vincenzo Spagnolo fu ucciso con una
coltellata da Simone Barbaglia, tifoso
rossonero. All'udienza del gup Roberto
Braccialini era presente solo (Omissis), difeso dall'avvocato Giuseppe
Giacomini, mentre non ha presenziato
(Omissis), rappresentato dagli
avvocati Gianni Meneghini e Claudio
Zadra. Un altro imputato, (Omissis), 32 anni, detto "il
chirurgo"; l'ultrà milanista ritenuto il
capo carismatico delle "brigate
rosso-nere", accusato a sua volta di
rissa aggravata, è stato invece rinviato
a giudizio nel novembre scorso. Per
quanto riguarda l'omicidio, è tutto da
rifare il processo per Simone Barbaglia,
il ventenne tifoso milanista che
confessò di aver accoltellato Vincenzo
Spagnolo, durante lo scontro di quella
tragica domenica. In primo grado il
giovane fu condannato a 11 anni e
quattro mesi di reclusione. Ma la Corte
d'Assise d'Appello il 3 dicembre scorso
ha annullato la sentenza, perché nel
processo non si sarebbe tenuto conto
dell'aggravante per futili motivi. La
Corte ha quindi deciso di trasmettere
gli atti alla Procura della Repubblica
perché contesti l'aggravante. La
sentenza di primo grado nei confronti di
Barbaglia, con la condanna a 11 anni e 4
mesi di carcere e una provvisionale di
150 milioni come risarcimento immediato,
aveva provocato non poche polemiche
soprattutto perché l'imputato,
usufruendo del rito abbreviato e del
conseguente sconto di un terzo della
pena, avrebbe potuto uscire di carcere
dopo appena 4 anni. Barbaglia, comunque,
è agli arresti domiciliari in attesa
degli altri gradi del giudizio.
L'omicidio di Vincenzo Spagnolo dette
una violenta scossa al mondo del calcio.
Il presidente del Coni impose non senza
polemiche una domenica di sospensione di
ogni avvenimento sportivo. Il governo
intervenne con misure speciali per
fronteggiare il ripetersi di violenze
negli stadi. (r. s.)
18 gennaio 1997
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Omicidio
Spagnolo: domani un patteggio pena
GENOVA - È
stata rinviata a domani, ad altra
sezione del Tribunale, la decisione per
la richiesta di patteggiamento da parte
di (Omissis), 31 anni, uno dei
capi della tifoseria milanista,
soprannominato "il chirurgo", imputato
di rissa aggravata per gli scontri prima
di Genoa - Milan del 29 gennaio '95,
durante i quali venne ucciso il tifoso
del Genoa Vincenzo Spagnolo.
Dell'omicidio di Spagnolo è accusato un
altro tifoso rossonero, Simone
Barbaglia. Il legale di (Omissis), avv.
Paolo Sommella, ha chiesto di
patteggiare due anni di reclusione.
Oltre al "chirurgo", hanno chiesto di
patteggiare la pena altri due tifosi
milanisti, anche loro imputati di rissa
aggravata: (Omissis) e (Omissis), per i quali sono stati
chiesti rispettivamente 4 mesi e 20
giorni di reclusione e un anno con la
condizionale. (Omissis) è accusato anche
di aver occultato il coltello usato da
Barbaglia per colpire Vincenzo Spagnolo.
21 gennaio 1997
Fonte:
Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Secondo la
parte civile l'imputato andava giudicato
per il delitto
Il "chirurgo"
patteggia
Due anni di
carcere a (Omissis), uno dei
capi della tifoseria milanista coinvolto
nell'omicidio di Vincenzo Spagnolo. Era
accusato di rissa aggravata.
GENOVA - Ha
patteggiato due anni di carcere, senza
la condizionale, (Omissis), 32
anni, uno dei capi del tifo milanista,
imputato di rissa aggravata per i
tragici scontri di Genoa-Milan del 29
gennaio '95 quando morì Vincenzo
Spagnolo accoltellato al cuore da Simone
Barbaglia. Sono occorse ben tredici
udienze per decidere se era congrua la
pena concordata tra il pubblico
ministero Massimo Terrile e il difensore
Paolo Sommella. E ieri mattina i giudici
della seconda sezione penale presieduti
da Marco Devoto hanno sancito il
patteggiamento. La "colpa" dei continui
rinvii delle udienze per (Omissis) è
addebitale alla Corte costituzionale che
tempo addietro aveva emesso una sentenza
in cui si dice che il giudice
dell'udienza preliminare che respinge la
richiesta di rito abbreviato deve
passare il processo a un suo collega. E
così è stato in questo caso in cui i
giudici avevano espresso parere
contrario al rito alternativo. Appena ha
appreso della decisione di concedere il
patteggiamento a (Omissis) l'avvocato
Emanuele Lamberti, che assiste la
famiglia Spagnolo, si è rivolto alla
procura generale perché impugni il
provvedimento. Dice il legale: "Il
procedimento contro Barbaglia è un
processo con l'ombra di chi non compare
in corte d'assise. Per questo motivo ho
chiesto il ricorso in Cassazione perché
(Omissis) venga giudicato per il
concorso nel reato più grave". Secondo
lo stesso pm Terrile il principale
imputato di questo processo non è
Barbaglia, ma (Omissis). "È
necessario capire e valutare con più
attenzione la sua figura - dice il pm se
si vuole cercare di comprendere davvero
perché un ragazzino di 18 anni abbia
potuto accoltellare al cuore uno
sconosciuto ragazzo poco più grande di
lui". Nell'udienza di ieri hanno
patteggiato altri due tifosi milanisti:
un anno di reclusione con la
condizionale (Omissis) e 4 mesi
(Omissis) accusato di
favoreggiamento perché aveva preso il
coltello da Barbaglia all'interno dello
stadio. Ha sempre detto che non sapeva
per cosa era stato usato. (a. l.)
20 febbraio
1997
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Delitto
Spagnolo: tre ultrà patteggiano
Presero parte
agli scontri di Genoa - Milan nel 1995
quando morì il giovane tifoso rossoblù.
GENOVA - Ha
patteggiato due anni di reclusione senza
condizionale, al Tribunale penale di
Genova, (Omissis), imputato di rissa
aggravata nell'ambito degli scontri del
29 gennaio 1995 in occasione di Genoa -
Milan, durante i quali il tifoso genoano
Vincenzo Spagnolo fu ucciso con una
coltellata al cuore. Simone Barbaglia è
già stato condannato per omicidio
volontario. Nella stessa udienza hanno
patteggiato anche, con condizionale,
(Omissis), accusato di rissa e
condannato a un anno, e (Omissis), 4 mesi e 20
giorni (avrebbe procurato il coltello
con il quale fu ucciso Spagnolo).
L'avvocato di parte civile Emanuele
Lamberti ha annunciato ricorso alla
Procura Generale.
20 febbraio
1997
Fonte:
Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Il giudice:
"Trasferte organizzate con ritmi
paramilitari"
"Allo stadio
come in guerra"
di Attilio
Lugli
Depositate le
sentenze di condanna per gli ultras
milanisti (Omissis) e (Omissis). Parteciparono
alla rissa in cui venne ucciso il tifoso
genoano "Spagna".
GENOVA - Sono
passati più di due anni dall'omicidio
del tifoso genoano Vincenzo Spagnolo,
freddato con un colpo di coltello
dall'ultrà milanista Simone Barbaglia e
intanto si sgrana il rosario dei riti
alternativi per i 38 milanisti e
genoani, rinviati a giudizio per rissa.
Ieri è stata depositata la sentenza con
la quale il giudice dell'udienza
preliminare Roberto Braccialini ha
condannato (Omissis), 32 anni, e
(Omissis), 34 anni - definiti dagli
inquirenti due leader delle "Brigate
Rossonere Due" - il primo a due anni e
sei mesi, il secondo a un anno e otto
mesi di reclusione. Nelle motivazioni,
un durissimo atto d'accusa contro i riti
e i miti, troppo spesso violenti, del
tifo organizzato; e contro gli
organizzatori dei gruppi più estremisti.
Scrive il giudice a proposito delle
"Brigate Rossonere Due": "Esse nascono
per successive scissioni da altri
gruppi, quelli, per intenderci, che
realizzano il tifo organizzato negli
stadi e che per tale "fedeltà" alla
squadra, ricevono da essa riduzioni per
accedere alle partite". E aggiunge: "Nel
gennaio del 1995 il gruppo delle
"Brigate" ha qualche mese di vita,
funziona da tramite tra gli aderenti e
la società calcistica per la
prenotazione dei biglietti, e cura in
proprio l'organizzazione delle
trasferte. Ha un suo nucleo di aderenti
stabili, il suo preciso posto allo
stadio di Milano". (Omissis) e (Omissis) (che
però hanno sempre smentito questa loro
"qualifica") fanno parte del nucleo dei
dirigenti-fondatori delle "Brigate"
insieme al riconosciuto "capo supremo"
(Omissis), che recentemente ha
patteggiato due anni di reclusione senza
la condizionale. "E' un nucleo di
persone scrive il giudice - la cui
supremazia è riconosciuta da tutti per
diverse ragioni, in primo luogo
anagrafiche, visto che si tratta di
trentenni contro i vent'anni in media
degli altri. E poi si tratta di
"veterani", di "provata fede milanista",
noti, apprezzati e temuti".
Impressionante, nella sentenza del
dottor Braccialini, la ricostruzione
della sanguinosa trasferta di quel 29
gennaio, con le sue "cadenze
paramilitari", sottolinea il giudice,
accuratamente concertate prima,
sistematicamente eseguite poi. Una vera
e propria spedizione, perché in
occasione degli ultimi due incontri tra
Genoa e Milan, gli scontri con i tifosi
genoani avevano visto le Brigate
soccombenti.
1 marzo 1997
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Delitto
Spagnolo: atto dimostrativo
GENOVA - "Si è
trattato di un piano messo
disciplinatamente in esecuzione con
cadenze paramilitari. I fatti non furono
accidentali, dovuti al concorso di
fattori imprevisti, ma si trattò di una
vera e propria azione dimostrativa
contro i genoani, organizzata a tavolino
e messa in pratica nel momento in cui si
constatò che vi erano le condizioni
favorevoli per l'aggressione". Lo
sostiene il giudice per le indagini
preliminari Roberto Braccialini nella
motivazione della sentenza con cui, nel
gennaio scorso, ha condannato, con rito
abbreviato, due ultras milanisti,
(Omissis) di 32 anni, e (Omissis) di 34
anni, coinvolti nella rissa avvenuta a
Genova il 29 gennaio '95, nei pressi
dello stadio Ferraris, prima della
partita di calcio Genoa - Milan, nel
corso della quale fu ucciso il tifoso
genoano Vincenzo Spagnolo con una
coltellata al cuore sferrata da Simone
Barbaglia, 18 anni.
1 marzo 1997
Fonte:
Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Respinto dalla
Cassazione un ricorso del difensore: il
nuovo procedimento non consentirà sconti
di pena
Delitto di
Marassi, l'ultrà rischia l'ergastolo
Processo in
aula: niente rito abbreviato per
l'uccisore di "Spagna"
di Attilio
Lugli
GENOVA - Si
riapre l'inchiesta sull'omicidio di
Vincenzo "Claudio" Spagnolo, il giovane
tifoso genoano ucciso con una coltellata
al cuore da Simone Barbaglia, il 29
gennaio del '95 durante gli scontri
avvenuti prima della partita
Genoa-Milan. Il ventunenne ultrà
milanista, il 23 gennaio dell'anno
scorso, era stato condannato a 11 anni e
4 mesi di reclusione, con rito
abbreviato, per omicidio volontario, ma
i magistrati della corte d'assise
d'appello, il 4 dicembre successivo,
avevano poi annullato quella sentenza
ritenendo sussistente l'aggravante dei
"futili motivi". E, ieri pomeriggio, i
giudici della Cassazione hanno giudicato
inammissibile il ricorso presentato
dall'avvocato Stefano Savi, difensore
dell'imputato, con cui chiedeva di
annullare la decisione della corte per
motivi procedurali. Se fosse stata
accolta l'iniziativa del legale, il
processo di secondo grado sarebbe stato
celebrato, come fu per il primo
procedimento davanti al giudice
dell'udienza preliminare Giorgio Ricci,
con il rito abbreviato consentendo così
nuovamente lo "sconto" di pena. Adesso,
invece, Barbaglia rischia l'ergastolo
perché l'inchiesta sull'omicidio di
"Spagna" deve ricominciare da capo. Nel
frattempo, però, l'imputato potrà
restare in detenzione domiciliare. "Per
me questo processo è ancora aperto -
dice il difensore Stefano Savi. Ritengo
che riuscirò a convincere nuovamente i
giudici che non è stato un omicidio
aggravato dai futili motivi ma
determinato da avvenimenti che si sono
via via susseguiti durante gli scontri
fra tifosi. Un omicidio
preterintenzionale, dunque". Aggiunge il
difensore: "E' vero che con quella
aggravante la condanna massima è il
carcere a vita ma lo stesso sostituto
procuratore generale aveva riconosciuto
che questo è un delitto in cui
all'imputato possono essere concesse le
attenuanti generiche". Per il difensore,
inoltre, la decisione della corte
d'assise d'appello non obbliga
coattivamente il pubblico ministero a
formulare un capo d'imputazione da
ergastolo e neppure impone al giudice
pelle indagini preliminari di
accoglierlo. Stando a questa ipotesi
potrebbe essere nuovamente concesso il
rito abbreviato e lo "sconto" di pena.
L'avvocato di parte civile Emanuele
Lamberti, che tutela gli interessi della
famiglia Spagnolo, spiega che occorrerà
valutare attentamente questo specifico
punto, ma che senza dubbio, almeno
psicologicamente il pm dovrà tenerne
conto. E aggiunge: "Ritengo che la corte
abbia applicato correttamente la legge.
La famiglia della vittima non ha mai
voluto la vendetta, ma una giusta
punizione". Il legale aggiunge, inoltre,
di avere presentato una "memoria" al
sostituto procuratore generale della
Repubblica Mario Sossi perché impugni,
davanti alla Cassazione, il
patteggiamento a due anni di reclusione,
senza la condizionale, di (Omissis), 32 anni, uno dei capi
riconosciuti del tifo milanista, che era
stato rinviato a giudizio per rissa
aggravata. "Il processo a Barbaglia
nasconde un'ombra - dice Lamberti - Di
chi non compare in corte d'assise a
rispondere di concorso nell'omicidio".
Ed anche, secondo il pm Terrile, il
principale imputato dell'inchiesta è
appunto (Omissis) perché "senza di
lui non si capisce come mai un giovane
possa avere ucciso un ragazzo
sconosciuto poco più grande di lui".
19 marzo 1997
Fonte: La
Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Barbaglia
rischia l'ergastolo
GENOVA - La
Corte d'Assise di Appello lo aveva già
sentenziato in dicembre, la Corte di
Cassazione ha confermato: Simone
Barbaglia, ora agli arresti domiciliari,
dovrà affrontare un nuovo processo che
dovrà essere celebrato in Corte
d'Assise, anziché con rito abbreviato
davanti al Gup come era successo nel
gennaio del '96, quando venne condannato
a 11 anni e 4 mesi di reclusione per
aver ucciso con una coltellata il tifoso
rossoblù Vincenzo Spagnolo nel corso dei
gravi disordini che precedettero la
partita Genoa - Milan del 29 gennaio
1995. La Corte di Cassazione ha
dichiarato inammissibile il ricorso del
difensore di Barbaglia, l'avv. Stefano
Savi, contro la sentenza che aveva
annullato il giudizio di primo grado
perché all'imputato non erano state
contestate le aggravanti, in particolare
quella dei "motivi futili e abbietti"
che, appunto, esclude dalla possibilità
del rito abbreviato. Dopo il
pronunciamento della corte suprema, gli
atti verranno rinviati al pm per una
eventuale nuova imputazione con
l'aggravante dei futili motivi: in
questo caso Barbaglia teoricamente
rischia l'ergastolo.
20 marzo 1997
Fonte: Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Il tifoso potrebbe
tornare in Assise e rischiare
l'ergastolo
Barbaglia, nuove
accuse
L'ultrà milanista
si era visto annullare la condanna a 11
anni per omicidio. Il pubblico ministero
lunedì chiederà il rinvio a giudizio con
le aggravanti.
GENOVA - Tornerà
lunedì a Palazzo di Giustizia Simone
Barbaglia, l'ultrà milanista di 19 anni,
che uccise con una coltellata al cuore
Vincenzo "Claudio" Spagnolo, giovane
tifoso genoano, il 29 gennaio del '95.
Barbaglia il 23 gennaio '96 era stato
condannato a 11 anni e 4 mesi di
reclusione, con rito abbreviato per
omicidio volontario, ma i magistrati
della Corte d'Assise d'Appello, nel
dicembre successivo, avevano annullato
quella sentenza ritenendo sussistente
l'aggravante dei "motivi futili".
L'istruttoria era così ripresa
dall'inizio e nell'udienza preliminare
fissata fra cinque giorni il pm, a
quanto sembra, contesterà l'aggravante
sollecitata dai magistrati di secondo
grado. Se il giudice Anna Ivaldi
concorderà con questa impostazione
dell'accusa firmerà il rinvio a giudizio
e fisserà la data del processo in Corte
d'Assise. Simone Barbaglia che è difeso
dall'avvocato Stefano Savi è ora agli
arresti domiciliari. Il rinvio a
giudizio con l'accusa di omicidio
volontario aggravato comporta per lui,
in linea teorica, il rischio di una
condanna all'ergastolo. L'ultrà
milanista si è sempre difeso sostenendo
di essere stato aggredito da cinque o
sei tifosi genoani, fra cui "Spagna",
che gli sarebbero andati contro. Ma
questa versione di fatti è stata esclusa
dal giudice dell'udienza preliminare
Giorgio Ricci, che aveva emesso la prima
condanna, sulla base di numerose
testimonianze sia di genoani che di
milanisti. "Dal complesso delle
dichiarazioni - scrive il giudice - si
evince che non c'è stato un attacco
collettivo nei confronti di Barbaglia,
che Simone e Vincenzo erano nella
posizione più avanzata dei rispettivi
schieramenti, che avevano avuto modo di
osservarsi reciprocamente, che da un
lato Simone aveva visto come Vincenzo
fosse a mani nude e dall'altro Spagnolo
doveva avere notato il coltello
impugnato da Barbaglia". Dopo avere
escluso l'ipotesi che "Spagna" possa
essersi buttato a corpo morto contro
Simone, Ricci aveva affermato che non vi
era stata alcuna "mischia" fra i due, ma
che Spagnolo aveva solo cercato di
tenere a bada Simone, e che quest'ultimo
non voleva soltanto ferirlo, perché non
aveva neppure cercato di trattenere il
colpo. (a. l.)
2 luglio 1997
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Il giudice ha
avallato l'aggravante dei "futili
motivi"
Barbaglia, nuovo
processo
L'ultrà milanista è
stato rinviato a giudizio per l'omicidio
di un tifoso genoano. Dopo
l'annullamento della prima condanna, ora
il giovane rischia l'ergastolo.
GENOVA - Si
celebrerà un nuovo processo per
l'omicidio di Vincenzo "Claudio"
Spagnolo, il giovane tifoso genoano
ucciso con una coltellata al cuore da
Simone Barbaglia, il 29 gennaio del '95
durante gli scontri avvenuti prima della
partita Genoa-Milan. Il ventunenne ultrà
milanista, il 23 gennaio dell'anno
scorso, era stato condannato a 11 anni e
4 mesi di reclusione, con rito
abbreviato, per omicidio volontario, ma
i magistrati della corte d'assise
d'appello, il 4 dicembre successivo,
avevano annullato quella sentenza
ritenendo sussistente l'aggravante dei
"motivi futili". E, ieri mattina, il
giudice dell'udienza preliminare Anna
Ivaldi ha rinviato a giudizio l'imputato
per omicidio volontario con
quell'aggravante. Il giudice ha preso
questa decisione anche su richiesta del
pubblico ministero Massimo Terrile. E
adesso Barbaglia rischia l'ergastolo nel
dibattimento in assise fissato per il 24
febbraio del prossimo anno. "Per me
questo processo è ancora aperto - dice
il difensore Stefano Savi - Ritengo che
riuscirò a convincere nuovamente i
giudici che non è stato un omicidio
aggravato dai futili motivi ma
determinato da avvenimenti che si sono
via via susseguiti durante gli scontri
fra tifosi. Un omicidio
preterintenzionale, dunque". Aggiunge il
difensore: "E' vero che con quella
aggravante la condanna massima è il
carcere a vita ma lo stesso sostituto
procuratore generale in corte d'assise
d'appello aveva riconosciuto che questo
è un delitto in cui all'imputato possono
essere concesse le attenuanti
generiche". L'avvocato di parte civile
Emanuele Lamberti, che tutela gli
interessi della famiglia Spagnolo, dice:
"Ritengo che il giudice dell'udienza
preliminare abbia applicato
correttamente la legge. La famiglia
della vittima non ha mai voluto la
vendetta, ma una giusta punizione".
L'ultrà milanista si è sempre difeso
sostenendo di essere stato aggredito da
cinque o sei tifosi genoani, tra cui
"Spagna", che gli sarebbero andati
contro. Ma questa versione dei fatti è
stata esclusa dal giudice della prima
udienza preliminare, Giorgio Ricci,
sulla base di numerose testimonianze sia
di genoani che di milanisti. (a. l.)
8 luglio 1997
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Omicidio Spagnolo
in Genoa - Milan del '95
L'assassino rischia
adesso l'ergastolo
GENOVA - Rischia
l'ergastolo Simone Barbaglia, l'ultrà
milanista che uccise con una coltellata
al cuore il 29 gennaio di due anni fa il
tifoso genoano Vincenzo "Claudio"
Spagnolo. Il Gup Anna Ivaldi ha deciso
il suo rinvio a giudizio alla Corte
d'Assise di Genova fissando il processo
per il 24 febbraio. Il pm Massimo
Terrile ha contestato l'aggravante dei
futili motivi. È stata invece respinta
la richiesta di rito abbreviato avanzata
dall'avvocato difensore dell'ultrà
milanista Stefano Savi. L'omicidio
avvenne il 29 gennaio 1995 durante
alcuni disordini prima di Genoa - Milan.
Barbaglia era stato condannato per
omicidio con il rito abbreviato a 11
anni e 4 mesi di reclusione, ma la Corte
d'Appello a dicembre aveva annullato la
sentenza di condanna di primo grado
rilevando la sussistenza nell'omicidio
dell'aggravante dei futili motivi. La
difesa del giovane era ricorsa in
Cassazione e la Corte aveva confermato
l'annullamento.
8 luglio 1997
Fonte: Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
L'ultrà tornerà in
corte d'assise il 24 febbraio per
rispondere di omicidio volontario
Barbaglia non
risponde ai giudici
Testimone
all'udienza per i disordini del gennaio
'95
di Attilio Lugli
GENOVA - Simone
Barbaglia, il ventunenne ultrà milanista
che uccise con una coltellata al cuore
il genoano Vincenzo Spagnolo, è tornato
ieri davanti ai giudici: ma solo per
dire che non intendeva rispondere alle
loro domande. Un suo diritto,
d'altronde, perché è stato convocato dai
magistrati come testimone-imputato di
procedimento connesso nel processo in
cui quattro supporter genoani sono
accusati di rissa aggravata per gli
incidenti avvenuti nei pressi dello
stadio di Marassi il 29 gennaio del '95.
Anche altri tifosi, genoani e milanisti,
che hanno già patteggiato la pena per la
rissa, si sono avvalsi delia facoltà di
non rispondere. La loro presenza e
quella di Barbaglia si è resa necessaria
per la riformulazione dell'articolo 513
del codice di procedura penale in cui si
prevede che le dichiarazioni dei
testimoni-coimputati devono essere
ribadite in aula a pena di nullità.
Hanno parlato, invece, i quattro attuali
imputati, che non hanno voluto il
patteggiamento per dimostrare la loro
innocenza. (Omissis), 28 anni, e
(Omissis), 26 anni, (difesi
dall'avvocato Riccardo Lamonaca) e
(Omissis), 42 anni, (avvocato Daniele Granara) sono stati interrogati in una
precedente udienza. Ieri mattina è stato
interrogato (Omissis) 38 anni,
(avvocato Granara) che ha ribadito, come
gli altri, la sua estraneità all'accusa
di rissa. Ha detto che quella domenica
era andato allo stadio per attaccare
degli striscioni e che si trovava nei
pressi della gradinata Nord quando ha
visto un suo amico sanguinare alla
testa. Fino ad allora non si era accorto
di nulla. Dopodiché lo ha accompagnato
all'infermeria del campo e ha appreso
che "Spagna" era stato ucciso
successivamente al pronto soccorso di
San Martino. Il processo è stato,
quindi, rinviato al 23 febbraio per
ascoltare altri testimoni-coimputati.
Per il giorno seguente è fissato in
corte d'assise il dibattimento nei
confronti di Barbaglia accusato di
omicidio volontario con l'aggravante dei
"motivi futili". L'ultrà milanista, il
23 gennaio del '96, era stato condannato
a 11 anni e 4 mesi di reclusione, con
rito abbreviato, per omicidio
volontario, ma i magistrati della corte
d'assise d'appello, il 4 dicembre
successivo, avevano annullato quella
sentenza ritenendo sussistente
l'aggravante. E adesso Barbaglia, difeso
dall'avvocato Stefano Savi, rischia
l'ergastolo.
10 febbraio 1998
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Processo Spagnolo:
il 24 febbraio il nuovo atto
GENOVA - Nuova
udienza ieri presso il tribunale penale
di Genova per quattro tifosi genoani
accusati di rissa aggravata per gli
incidenti avvenuti nei pressi dello
stadio di Marassi il 29 gennaio 1995 che
poi sfociarono nell'omicidio di Vincenzo
Spagnolo. Sono (Omissis), 42 anni,
(Omissis), 26, (Omissis), 28,
e (Omissis) 38. I quattro hanno
escluso di avere partecipato alla rissa
ammettendo, però, di essersi trovati a
passare nella strada in cui era
scoppiata, prima dell'inizio della
partita Genoa - Milan. Nell'udienza sono
stati convocati tutti gli imputati della
rissa, sia i tifosi genoani sia quelli
milanisti, che hanno già patteggiato la
pena ma si sono avvalsi della facoltà di
non rispondere. Tra loro c'era anche
l'ultrà rossonero Simone Barbaglia, 21
anni, accusato di aver ucciso Spagnolo e
che attualmente è agli arresti
domiciliari nella sua abitazione di
Milano. A suo carico, il 24 febbraio,
sarà nuovamente celebrato il processo
per l'omicidio ma probabilmente sarà
rinviato in attesa della sentenza della
Cassazione sulla richiesta della Procura
Generale di processare per omicidio
volontario anche (Omissis)
ritenuto il capo delle Brigate
rossonere. Barbaglia era già stato
condannato con rito abbreviato a 11 anni
e 4 mesi di reclusione per omicidio
volontario, ma i magistrati della Corte
d'Assise d'appello avevano annullato
quella sentenza.
10 febbraio 1998
Fonte: Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Nuova udienza per i
disordini di Marassi del gennaio '95
Condannati tre
ultras
Alla sbarra quattro
tifosi accusati di rissa aggravata, uno
è stato assolto. Forse rinvio del
processo a Simone Barbaglia, imputato
del delitto Spagnolo.
GENOVA - Processo,
ieri mattina, a quattro supporter
genoani accusati di rissa aggravata per
gli incidenti avvenuti nei pressi dello
stadio di Marassi il 29 gennaio del '95,
prima della partita Genoa-Milan. In
quella tragica domenica l'ultrà
milanista Simone Barbaglia uccise con
una coltellata al cuore Vincenzo
Spagnolo. Altri tifosi, genoani e
milanisti, hanno già patteggiato la
pena. I quattro imputati non hanno
voluto, invece, il patteggiamento per
dimostrare la loro innocenza. Uno di
loro è stato assolto: si tratta di
(Omissis) 38 anni, (avvocato
Daniele Granara) che ha ribadito, come
gli altri, la sua estraneità all'accusa
di rissa. Ha detto che quella domenica
era andato allo stadio per attaccare
degli striscioni. Sono stati condannati,
usufruendo tutti della condizionale,
(Omissis), 28 anni, e (Omissis), 26 anni, (difesi dall'avvocato
Riccardo Lamonaca) a tre mesi di
reclusione e (Omissis), 42 anni,
(avvocato Granara) a quattro mesi. Per
stamane è fissato in corte d'assise il
dibattimento nei confronti di Barbaglia
accusato di omicidio volontario con
l'aggravante dei "motivi futili".
L'ultrà milanista, il 23 gennaio del
'96, era stato condannato a 11 anni e 4
mesi di reclusione, con rito abbreviato,
per omicidio volontario, ma i magistrati
della corte d'assise d'appello, il 4
dicembre successivo, avevano annullato
quella sentenza ritenendo sussistente
l'aggravante. E adesso Barbaglia, difeso
dall'avvocato Stefano Savi, rischia
l'ergastolo. Il processo di stamane,
però, potrebbe slittare in attesa del
giudizio della Cassazione, atteso ai
primi di marzo, sul ricorso presentato
dalla procura generale contro il
patteggiamento a due anni di reclusione,
senza la condizionale, di (Omissis), 32 anni, uno dei capi
riconosciuti del tifo milanista, che era
stato rinviato a giudizio per rissa
aggravata, ma che per la procura
dovrebbe rispondere di concorso
nell'omicidio. Anche secondo il pm
Terrile che condusse l'inchiesta, "senza
(Omissis) non si capisce come mai un
giovane possa avere ucciso un ragazzo
sconosciuto poco più grande di lui". (a.
l.)
24 febbraio 1998
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Caso Spagnolo, oggi
si riparte
Intanto condannati
3 genoani
GENOVA - Oggi nuovo
processo con l'accusa di omicidio
volontario davanti alla Corte d'Assise
di Genova per Simone Barbaglia, 21 anni,
l'ultrà milanista che il 29 - 1 - 1995,
prima di Genoa - Milan, uccise con una
coltellata il tifoso genoano Vincenzo
"Claudio" Spagnolo. Barbaglia venne
condannato in primo grado a 11 anni e 4
mesi di carcere per omicidio volontario,
con rito abbreviato, il 24 gennaio 1996.
Ma la sentenza venne annullata dalla
Corte d'Appello ed in seguito dalla
Corte di Cassazione perché a Barbaglia
non era stata contestata l'aggravante
dei futili motivi. L'udienza
probabilmente verrà rinviata in attesa
della decisione sulla richiesta di
processare per omicidio volontario anche
(Omissis), l’ultrà milanista
soprannominato "il chirurgo" e ritenuto
l'ideologo delle Brigate rossonere (nel
caso i due processi potrebbero essere
unificati). Ieri, intanto, una
assoluzione e 3 condanne nel processo a
4 genoani accusati di rissa aggravata
per gli incidenti avvenuti nel quadro
dell'uccisione di Spagnolo. Assolto
(Omissis) 38 anni; 3 mesi a (Omissis) (26), e
(Omissis)
(28), e 4 mesi a (Omissis) (42).
24 febbraio 1998
Fonte: Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Delitto Spagnolo
È rinviato il
processo a Barbaglia
GENOVA - Rinviato
al 14 ottobre il processo in corte
d'assise a Simone Barbaglia, il tifoso
milanista che il 29 gennaio del '95
uccise di fronte allo stadio di Marassi,
prima della partita, il genoano Claudio
Spagnolo. La prima udienza del nuovo
processo, dopo l'annullamento della
prima sentenza da parte della
Cassazione, si è tenuta ieri mattina. Il
presidente della Corte, Loris Pirrotti,
tuttavia ha immediatamente rinviato
l’udienza in attesa della decisione
della Corte di Cassazione sul ricorso
della Procura generale genovese contro
la sentenza su (Omissis), il
tifoso milanista organizzatore della
spedizione a Genova cui faceva parte
anche Barbaglia. (Omissis) aveva
patteggiato una pena per concorso in
rissa, ma la Procura generale ha chiesto
di poterlo processare insieme a
Barbaglia per concorso in omicidio,
ritenendolo direttamente responsabile
della morte di Spagnolo. Il rinvio di
questa mattina era già stato concordato
fra il Pm Massimo Terrile, l'avvocato di
Barbaglia Stefano Savi e gli avvocati
delle parti civili Emanuele Lamberti e
Roberto Olivieri. (r. s.)
19 settembre 1998
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: IL SECONDO PROCESSO
Dalla Cassazione
Ricorso respinto
per gli incidenti di Genoa-Milan
GENOVA – È stato
respinto dalla Cassazione il ricorso
della procura generale genovese contro
il patteggiamento a due anni di
reclusione, senza la condizionale,
ottenuto da (Omissis), 33 anni,
imputato di rissa aggravata per i
tragici scontri avvenuti la domenica del
29 gennaio '95 prima della partita
Genoa-Milan. Il viceprocuratore generale
Mario Sossi aveva proposto il ricorso
ritenendo che (Omissis), definito
come il capo delle "Brigate rossonere
due" dovesse essere processato per il
concorso morale nell'omicidio del tifoso
genoano Vincenzo Spagnolo. Per il
delitto rimane un solo imputato in
Assise: Simone Barbaglia. L'ultrà
milanista, il 23 gennaio del '96, era
stato condannato a 11 anni e 4 mesi di
reclusione ma i magistrati della corte
d'assise d'appello, il 4 dicembre
successivo, avevano annullato quella
sentenza. (a. l.)
13 novembre 1998
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Le accuse al tifoso
rossonero che accoltellò Vincenzo prima
di un Genoa-Milan
In aula la violenza
degli "ultras"
Cominciato il
processo per l'omicidio Spagnolo
GENOVA - "Spero che
questo processo faccia riflettere quanti
ancora commettono violenza negli stadi.
La morte di mio figlio non ha insegnato
nulla a nessuno". Sono queste le parole
di Cosimo Spagnolo dette ieri mattina
poco prima dell'inizio del dibattimento
per l'omicidio del figlio Vincenzo, il
giovane tifoso genoano, ucciso da Simone
Barbaglia con una coltellata al cuore il
29 gennaio del '95 durante gli scontri
avvenuti prima della partita
Genoa-Milan. Aggiunge ancora Cosimo
Spagnolo: "Io e la mia famiglia
chiediamo soltanto giustizia per nostro
figlio". Ieri mattina, dunque, in corte
d'assise è iniziato il processo nei
confronti di Simone Barbaglia il
ventenne ultrà milanista che il 3
gennaio del '96 era già stato condannato
a undici anni e quattro mesi di
reclusione con rito abbreviato, per
omicidio volontario. I magistrati della
corte d'assise d'appello, però, il 4
dicembre successivo avevano annullato
quella sentenza ritenendo sussistente
l'aggravante dei "motivi futili". Il
giudice dell'udienza preliminare Anna
Ivaldi aveva così rinviato a giudizio
Barbaglia, che adesso rischia
l'ergastolo, per omicidio volontario con
quell'aggravante. Ma, dice il suo
difensore, l'avvocato Stefano Savi: "Non
è stato un omicidio aggravato dai
"motivi futili", ma determinato da
avvenimenti che si sono via via
susseguiti in quella giornata. Un
omicidio preterintenzionale dunque".
Simone Barbaglia, vestito con un
elegante abito blu, è arrivato ieri in
aula poco dopo le nove. Si è seduto
sulla panca degli imputati senza dire
una parola attorniato da cinque agenti
di custodia. Formalmente Barbaglia è ora
libero perché sono scaduti i termini di
custodia cautelare. Il padre di Vincenzo
Spagnolo la madre e le due sorelle si
sono costituiti parte civile con
l'assistenza degli avvocati Lamberti e
Olivieri. Dice l'avvocato Emanuele
Lamberti: "Il giudice dell'udienza
preliminare ha applicato correttamente
la legge. La famiglia della vittima non
ha mai voluto la vendetta, ma una giusta
punizione". Il processo, che poi è stato
rinviato al 25 marzo prossimo, è
iniziato con le relazioni introduttive
del pubblico ministero Massimo Terrile,
dell'avvocato di parte civile Emanuele
Lamberti e del difensore Stefano Savi.
Il rappresentante della pubblica accusa,
per illustrare meglio gli avvenimenti
che precedettero l'omicidio di Barbaglia
ha fatto portare in aula una cartina
della zona. (a. l.)
26 febbraio 1999
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Delitto di Marassi,
rivelazioni al processo
"Spagnolo arrivò di
corsa e si buttò nella mischia"
GENOVA - "Simone
Barbaglia non voleva essere giudicato un
coniglio. Portare il coltello allo
stadio era diventato abbastanza usuale,
una moda. All'interno di una certa
tifoseria si era creata infatti una
subcultura criminale per cui chi lo
aveva era considerato un duro". Lo hanno
dichiarato ieri alcuni tifosi milanisti,
nel processo in Corte d'Assise a carico
di Simone Barbaglia, 22 anni, l'ultrà
del Milan che uccise con una coltellata
al cuore Vincenzo "Claudio" Spagnolo, il
giovane tifoso genoano morto durante gli
scontri avvenuti prima della partita
Genoa-Milan del 29 gennaio '95.
Barbaglia, che ha riacquistato la
libertà per decorrenza dei termini di
carcerazione preventiva, era oggi
presente in aula a fianco del suo
difensore Stefano Savi. Il giovane deve
rispondere di omicidio volontario con
l'aggravante dei futili motivi, rissa
aggravata e porto abusivo di coltello.
Già condannato in primo grado con rito
abbreviato a 11 anni e 4 mesi di
carcere, Barbaglia torna in aula perché
la sentenza di primo grado è stata
annullata in Cassazione. Ieri è stata
rievocata la presunta preparazione agli
scontri di Genova da parte degli
aderenti alla tifoseria milanista
"Brigate rossonere due". "Avevamo 18-20
anni hanno raccontato i tifosi milanisti
e non eravamo considerati dei tosti.
Anche Barbaglia non era considerato un
duro. Portare il coltello alla partita
era diventato una moda; la maggior parte
dei tifosi lo teneva nella scarpa per
tutta la partita". Due testimoni
oculari, madre e figlia, che avevano
assistito dalla finestra agli scontri,
hanno raccontato che ad un certo punto
avevano visto arrivare di corsa Vincenzo
Spagnolo per buttarsi nella rissa. Il
processo è stato rinviato al 7 aprile.
(r. s.)
26 marzo 1999
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Processo Spagnolo:
"Il coltello era una moda"
"Simone Barbaglia
non voleva essere giudicato un coniglio.
Portare il coltello allo stadio era
diventato abbastanza usuale, una moda.
La maggior parte dei tifosi lo teneva
nella scarpa per tutta la partita. Chi
lo aveva veniva considerato un duro.
All’epoca dei fatti, avevamo 18-20 anni
e non eravamo considerati dei "tosti".
Anche Barbaglia non era considerato un
duro, a differenza di altri aderenti al
gruppo "Brigate rossonere due". Lo hanno
dichiarato oggi alcuni tifosi milanisti,
nel processo in corte d’Assise a carico
di Simone Barbaglia, 22 anni, l’ultrà
del Milan che uccise con una coltellata
al cuore il giovane tifoso genoano
Vincenzo "Claudio" Spagnolo, prima della
partita Genoa-Milan del 27 gennaio del
'95. Barbaglia, che ha riacquistato la
libertà per decorrenza dei termini di
carcerazione preventiva, è stato
condannato in primo grado con rito
abbreviato a 11 anni e 4 mesi di
carcere, il processo è ora celebrato in
Corte d’assise perché la sentenza di
primo grado è stata annullata in
cassazione.
26 marzo 1999
Fonte: Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Al processo per la
morte del giovane sostenitore del Genoa
sfilano gli ultras milanisti
Delitto Spagnolo,
parlano i tifosi
II presidente della
Corte a un ragazzo: "Dica la verità"
GENOVA -
Testimonianze di tifosi milanisti al
processo in corte d'assise nei confronti
di Simone Barbaglia, il ventenne ultrà
milanista che uccise con una coltellata
al cuore Vincenzo "Claudio" Spagnolo, il
giovane tifoso rossoblù morto durante
gli scontri avvenuti prima della partita
Genoa-Milan del 29 gennaio 1995. Il
primo a essere interrogato dal pubblico
ministero Massimo Terrile è stato
(Omissis), 22 anni, di Milano,
che nella precedente udienza del
processo non si era presentato. Per
questo motivo è stato "accompagnato"
ieri mattina dai carabinieri. (Omissis) è
stato ammonito per ben due volte dal
presidente della corte Loris Pirozzi
affinché dicesse la verità. In entrambi
i casi il testimone ha risposto che non
si ricordava alcuni momenti della sua
trasferta a Genova perché ormai erano
passati tanti anni. Ha raccontato di
aver viaggiato da Milano a Genova
insieme a un suo amico, ma non sul treno
speciale messo a disposizione dalle
ferrovie, bensì sul successivo. Avevano
perso il treno speciale perché erano
arrivati tardi alla stazione. Giunti a
Genova si erano diretti verso lo stadio
senza trovare la polizia ad attenderli.
Lì aveva visto dei genoani correre verso
di loro con atteggiamento aggressivo.
Era andato verso la gradinata sud ed era
quindi entrato. Soltanto successivamente
seppe che un giovane genoano era stato
ucciso, ma lo aveva appreso dalla radio.
Anche il secondo tifoso testimone
(Omissis), 51 anni, attualmente a capo
delle Brigate rossonere, ha detto di non
avere assistito direttamente agli
scontri che portarono alla morte di
"Claudio". Sollecitato dalle domande del pm, ha fatto un excursus ampio e ben
definito sui rapporti all'interno delle
varie tifoserie e sui contatti tra
tifosi e società di calcio. Ha detto che
la trasferta a Genova non era
considerata pericolosa (nel '95) a
differenza di altre, come quella, a
esempio, di Verona. Inoltre ha spiegato
che lui e gli altri tifosi organizzati
hanno sempre preferito prendere i treni
speciali perché quando arrivano nelle
città dei vari incontri di calcio si
sentono più protetti e sicuri. "Con i
tifosi genoani abbiamo avuto sempre dei
buoni rapporti ha aggiunto tant'è vero
che già nel 1974 c'era stata una sorta
di gemellaggio". (Omissis) ha anche
raccontato che all'inizio della partita
i milanisti avevano intonato il coro
"genoani pieni di tagli", ma che poi
quando seppero che un giovane era stato
ucciso i cori finirono e furono anche
ritirati gli striscioni. (a. l.)
8 aprile 1999
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
In corte d'assise
il processo per la morte del giovane
tifoso del Genoa
"È morto tra le mie
braccia"
Il racconto di un
amico di Vincenzo Spagnolo
di Attilio Lugli
GENOVA - Ha visto
colpirli a morte il suo amico Vincenzo
"Claudio" Spagnolo. Lo ha sorretto
finché non si è accasciato per la ferita
mortale al cuore. (Omissis),
giovane supporter rossoblù, ha
raccontato queste cose ieri al processo
in corte d'assise in cui Simone
Barbaglia, l'ultrà milanista ventenne, è
accusato dell'omicidio di "Claudio" che
fu freddato con una coltellata domenica
27 gennaio del '95, durante gli scontri
che avvennero nel pre-partita
Genoa-Milan. (Omissis) è co-imputato nel
procedimento perché accusato di rissa
aggravata. È già stato condannato ad
alcuni mesi di reclusione in tribunale e
ora il suo processo è in attesa
dell'appello. Non ha voluto patteggiare
la pena, come invece hanno fatto molti
altri tifosi milanisti o genoani. Ieri è
stato preciso e accurato nella
ricostruzione degli avvenimenti che
precedettero la morte di Spagnolo,
rispondendo alle domande incalzanti sia
del pubblico ministero Massimo Terrile
che del difensore di Barbaglia,
l'avvocato Stefano Savi. Il giovane
tifoso rossoblù ha detto innanzitutto di
avere visto Spagnolo soltanto nel
momento in cui venne accoltellato, ma
non prima. "Lo vidi davanti a me
improvvisamente - ha detto (Omissis) - a
pochi centimetri, quasi ci toccavamo. E
subito dopo ha visto il braccio che
sferrava la coltellata, ma non il volto
di chi impugnasse l'arma perché era
coperto da Spagnolo". Ha continuato,
poi, (Omissis): "Vincenzo è rimasto in
piedi e io l'ho sorretto da dietro. Ha
detto: mi hanno beccato. Siamo tornati
indietro per pochi metri. Poi mi ha
detto: non ce la faccio più. Si è
accasciato. Ho lasciato Vincenzo alla
cura di altri e sono tornato al punto
dell'accoltellamento. Volevo beccare
qualcuno di loro. Ho visto (Omissis), il "barone", l'ho raggiunto e
ho provato a colpirlo. Primo perché era
un tifoso milanista e poi perché non è
quell'angioletto che vuol far credere".
Il testimone ha anche ricordato di non
avere visto alcun genoano armato di
coltello, ma che un certo numero di
milanisti lo teneva aperto nella mano
lungo il fianco e con l'altra gli ultrà
della squadra avversaria incitavano i
genoani a farsi sotto. (Omissis) ha visto
vicino a Barbaglia anche (Omissis), l’allora capo delle
Brigate Rossonere Due, che aveva pure
lui un coltello. (Omissis), che ha
patteggiato due anni di reclusione per
rissa aggravata, ieri si è presentato in
aula, ma si è avvalso della facoltà di
non rispondere. Il pm Terrile ha anche
chiesto a (Omissis) quali fossero i
rapporti tra le due tifoserie. "Pessimi
ha risposto il giovane a parte un
gemellaggio di tanti anni prima. Scontri
sono avvenuti più a Milano che a Genova
e là c'è stato anche qualche
accoltellamento". Il processo riprenderà
il 10 maggio.
10 aprile 1999
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Omicidio Spagnolo:
processo in corte d’assise
"Vidi una mano
armata di coltello portato dal basso
verso l’alto che colpiva Claudio". Così
(Omissis), testimone al processo
in corte d’assise a Genova a carico del
milanese Simone Barbaglia, ha descritto
il momento in cui, il 29 gennaio 1995,
fu ucciso con una coltellata al cuore il
tifoso genoano Vincenzo Claudio
Spagnolo, durante gli scontri avvenuti
prima di Genoa-Milan. Il processo
proseguirà il 10 maggio.
10 aprile 1999
Fonte: Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Il tifoso rossoblù
(Omissis), amico di "Spagna", ha
deposto ieri in assise
"Vidi il coltello
in mano a Barbaglia"
Processo per il
delitto di Marassi, parla un testimone
di Attillo Lugli
GENOVA - Nuove
testimonianze al processo in assise per
la morte di Vincenzo "Claudio" Spagnolo,
il tifoso rossoblù ucciso con una
coltellata al cuore dall'ultrà milanista
Simone Barbaglia, domenica 29 gennaio
del '95, durante gli scontri che
avvennero nel pre-partita Genoa-Milan.
(Omissis), amico di Spagnolo, ha
raccontato ieri quei tragici
avvenimenti. Il tifoso genoano era stato
indagato in istruttoria per rissa
aggravata, ma poi la sua posizione era
stata archiviata. È stato interrogato
sia dal pm Massimo Terrile che dal
difensore di Barbaglia, Stefano Savi. Il
legale ha chiesto come era successo che
lui e Spagnolo si fossero trovati nella
rissa. E (Omissis): "Ci siamo stati
risucchiati dentro. Ci siamo caduti in
mezzo". "Ma se aveste fatto un passo
indietro ?" "Eravamo lì, è stato così.
Non abbiamo potuto riconoscere se quelli
erano genoani o milanisti. Però non
abbiamo mai visto dei tifosi genoani che
con i bastoni picchiano i genovesi. Per
questo abbiamo capito che erano
milanisti". L'avvocato ha poi ricordato
che un amico di Spagnolo, (Omissis), in
precedenza aveva detto di essere stato
aggredito da due milanisti con i
coltelli. "Non lo so. Non glielo so
dire. È stato tutto troppo veloce. Al
momento dell'accoltellamento ero al suo
fianco, (di Spagnolo n.d.r.) ero ad un
paio di metri da lui. Più avanti di me,
ma non riesco a dire quanto. Di fronte
c'era un parapiglia. È durato talmente
poco che ho cercato di andare via. In
quel momento vedevo solo che agitavano i
coltelli". "Ma prima che portasse il
colpo, Barbaglia il coltello come lo
teneva ? "Gliel'ho visto in mano, penso
che la mano la tenesse chiusa" ha
risposto il tifoso. "Quando lei aveva
detto che il coltello era di tipo
Butterfly come ha fatto a capirlo ?".
"Ho visto la lama bucherellata". "Non si
ricorda che movimento Barbaglia facesse
prima del colpo ?". "No". "Lei ha detto
che dopo il calcio Spagnolo è atterrato,
che significa ?". "Mi sarò espresso
male, non era inteso come un salto.
Volevo dire che aveva messo il piede a
terra. Ho visto il piede che andava giù
e il colpo simultaneamente, sicuramente
non era un salto". "Lei ha intuito che
il calcio era inteso a disarmare ?".
"Non so se era per disarmare o per
allontanare, non riesco a ricordarmi di
più". Il pm Terrile quando ha
interrogato (Omissis) ha precisato: "Questo
racconto a me non convince. Soprattutto
perché sembra che Barbaglia e Vincenzo
si siano trovati improvvisamente di
fronte. Le dico (mesto perché altri
affermano che quando i due gruppi si
sono fronteggiati la loro distanza era
di circa 20-30 metri. Alcuni dicono
anche che è stato Barbaglia ad andare
verso Spagnolo e viceversa". (Omissis),
però, ha continuato a dire di aver visto
improvvisamente Barbaglia e Spagnolo uno
di fronte all'altro. Il processo è stato
rinviato al 24 maggio prossimo.
11 maggio 1999
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Per il pm,
all'ultrà milanista Simone Barbaglia non
vanno contestati i "futili motivi"
Delitto Spagnolo,
chiesti dieci anni
Ultime battute del
processo per i fatti di Marassi
di Attilio Lugli
GENOVA - Ha chiesto
una condanna a 10 anni e 8 mesi di
reclusione, con lo "sconto" del rito
abbreviato, il pubblico ministero
Massimo Terrile al processo in cui
Simone Barbaglia, 22 anni, ultrà
milanista, è accusato dell'omicidio di
Vincenzo Spagnolo, il tifoso genoano
ucciso con una coltellata al cuore
domenica 29 gennaio del '95, durante gli
scontri che avvennero nel pre-partita
Genoa-Milan. Terrile ha affermato, nella
sua requisitoria davanti ai giudici
dell’assise presieduti da Loris Pirozzi,
che non sussiste l'aggravante dei
"motivi futili" contestati dalla corte
d'assise d'appello che aveva annullato
la sentenza, in abbreviato, del giudice
Giorgio Ricci con cui Barbaglia era
stato condannato a poco più di 11 anni
di reclusione. La corte di secondo grado
aveva in pratica "obbligato" il pm a
riformulare il capo d'imputazione con
questa aggravante che comporta il
rischio dell'ergastolo. Ma Terrile, pur
sottostando formalmente all'imposizione,
in aula ha smentito la tesi della corte
d'appello ritornando alla sua richiesta
di condanna già fatta in primo grado. Ha
infatti affermato il pm: "I motivi
futili sono presenti quando l'omicida ha
una personalità aggressiva e va in cerca
di un pretesto qualsiasi pur di
uccidere". Ma, per Terrile, non è questo
il caso di Barbaglia. "Non è sufficiente
un motivo "cattivissimo" ha aggiunto
ancora il pm per punire più severamente
un atteggiamento motivazionale estremo.
L'aggravante è stata voluta proprio per
questo. E quindi mi pare difficile
prescindere dalla personalità
dell'imputato". La richiesta di Terrile
non è stata condivisa dal legale di
parte civile, Emanuele Lamberti, e ha
trovato comprensibilmente d'accordo il
difensore, Stefano Savi. In apertura
d'udienza il pm ha interrogato
Barbaglia. Ha detto l'ultrà milanista:
"Spagnolo era il più avanzato dei
genoani. È venuto verso di me. Era a
mani nude e io ero impaurito. I genoani
gridavano: loro hanno i coltelli. Io mi
aspettavo che vedendomi armato Spagnolo
scappasse". Quando Barbaglia ha concluso
l'interrogatorio ha voluto fare questa
dichiarazione: "Sono consapevole della
gravità del mio gesto; non avrei mai
voluto uccidere Vincenzo. So che non
potrò chiedere perdono ai suoi genitori
perché loro mi disprezzano. Io non sono
riuscito a guardarli negli occhi in
questi quattro anni".
25 maggio 1999
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
A confronto gli
avvocati della parte civile e della
difesa
Parla il legale di
Spagnolo
"Barbaglia colpì
per uccidere"
GENOVA - Avvocati
della parte civile e della difesa a
confronto nel processo in assise per
l'omicidio di Vincenzo Spagnolo, il
tifoso genoano ucciso con una coltellata
al cuore domenica 29 gennaio 1995,
durante gli scontri del pre-partita
Genoa-Milan, dall'ultrà milanista Simone
Barbaglia, allora appena diciottenne. La
corte d'assise d'appello aveva annullato
la sentenza di primo grado, in
abbreviato, con cui il giovane era stato
condannato a poco più di 11 anni di
reclusione. I giudici avevano in pratica
"obbligato" il pm a riformulare il capo
d'imputazione con l'aggravante dei
motivi futili che comporta il rischio
dell'ergastolo. Ma il pm Massimo
Terrile, pur sottostando formalmente
all'imposizione, in aula ha smentito la
tesi della corte tornando alla sua
richiesta di condanna già fatta in primo
grado: 10 anni e 8 mesi di reclusione,
con lo "sconto" del rito abbreviato. Lo
scontro fra parte civile e difesa ruota,
tra l'altro, attorno all'aggravante dei
motivi futili. Ma non solo. "Barbaglia
non voleva uccidere. Spagnolo avanzò
mentre lui impugnava il coltello e aveva
il braccio teso per difendersi", ha
detto il suo difensore l'avvocato
Stefano Savi. Per il legale non ci fu
premeditazione nella trasferta dei
milanisti a Genova e Barbaglia era
comunque soggiogato dalla personalità
dei capi delle "Brigate rossoneri due".
Fu quindi un omicidio preterintenzionale
quello commesso dal giovane. L'avvocato
di parte civile Emanuele Lamberti ha
insistito perché la corte accolga
l'aggravante dei motivi futili già
indicati nel "rinvio" della corte
d'assise d'appello. Il suo collega
Roberto Olivieri ha ricostruito, dal
punto di vista dell'accusa privata, la
tragedia di quella domenica. Ha detto:
"Simone Barbaglia è l'uomo che non
arretra. È sempre tra i primi. Ha di
fronte i genoani e fa vedere loro il
coltello che ha in mano. Mostra l'arma a
Vincenzo Spagnolo che avanza. Barbaglia
decide di non arretrare, capisce che c'è
qualcuno davanti a lui che non ha paura
di quel coltello, ma ritiene di non
poter indietreggiare, di non poter fare
brutta figura. Colpisce allora per
uccidere. Affonda dodici centimetri di
lama nel petto di Spagnolo. Una sola
coltellata". (a. l.)
24 giugno 1999
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
La sentenza per il
delitto commesso prima di Genoa-Milan
del 29 dicembre '95
Barbaglia: condanna
a 16 anni
Uccise con una
coltellata Vincenzo Spagnolo
GENOVA - Simone
Barbaglia, l'ultrà milanista che uccise
con una coltellata al cuore il giovane
tifoso genoano Vincenzo Spagnolo, è
stato condannato a 16 anni e sei mesi di
reclusione. La sentenza è stata emessa
ieri alle 12 e 40 dopo circa quattro ore
di camera di consiglio dai giudici della
corte di assise presieduti da Loris
Pirozzi (giudice a latere Massimo
Cusatti). I magistrati hanno
riconosciuto all'imputato le attenuanti
generiche prevalenti sulle aggravanti,
ma hanno anche accolto la richiesta dei
difensori di parte civile, gli avvocati
Emanuele Lamberti e Roberto Olivieri, di
condannare Barbaglia per "motivi
futili". Ed è a causa di questa
specifica aggravante che non è stato
ritenuto applicabile il rito abbreviato
e, quindi, Io "sconto" di un terzo sulla
pena. "Questa sentenza deve far
riflettere tutti quelli che vanno allo
stadio solo per commettere delle
violenze", ha detto Cosimo Spagnolo, il
padre di "Spagna", la vittima di
Barbaglia. Il difensore, l'avvocato
Stefano Savi ha riconosciuto che la
sentenza è stata "equilibrata", ma ha
aggiunto che proporrà appello perché non
ritiene affatto sussistente l'aggravante
dei "motivi futili" e intende sostenere
la preterintenzionalità dell'omicidio.
Anche per il pubblico ministero Massimo
Terrile l'aggravante doveva essere
esclusa. Nella sua requisitoria pur i
tragici fatti di domenica 29 gennaio
'95, quando Spagnolo fu ucciso, durante
gli scontri che avvennero nel
pre-partita Genoa-Milan, Terrile aveva
chiesto una condanna a dieci anni e otto
mesi di reclusione per Barbaglia con lo
"sconto" del rito abbreviato. La corte
d'assise d'appello aveva annullato la
sentenza, in abbreviato, del giudice
Giorgio Ricci con cui Barbaglia era
stato condannato a poco più di undici
anni di reclusione. La Corte aveva in
pratica "obbligato" il pm a riformulare
il capo d'imputazione con l'aggravante.
Ma Terrile, pur sottostando formalmente
all'imposizione, in aula ha smentito la
tesi dei giudici dell’assise d'appello
ritornando alla sua richiesta di
condanna già fatta davanti al giudice
dell'udienza preliminare. Tanto che il
difensore di parte civile, l'avvocato
Emanuele Lamberti, ha sostenuto che
sarebbe stato meglio che Terrile si
astenesse da questo processo. In teoria,
ora che l'assise ha riconosciuto
l'aggravante dei "motivi futili" il pm
potrebbe insistere nella sua
impostazione anche nei motivi d'appello.
Ha detto Terrile in aula: "I motivi
futili sono presenti quando l'omicida ha
una personalità aggressiva e va in cerca
di un pretesto qualsiasi pur di
uccidere". Ma per il pm questo non era
il caso di Barbaglia. "Non è sufficiente
un motivo "cattivissimo" - ha aggiunto
ancora - per punire più severamente un
atteggiamento motivazionale estremo. Mi
pare difficile prescindere dalla
personalità dell'imputato". Ma per il
co-difensore della famiglia Spagnolo,
avvocato Olivieri: "Barbaglia è l'uomo
che non arretra. Ha di fronte i genoani
e fa vedere loro il coltello. Mostra
l'arma a Vincenzo che avanza. Barbaglia
capisce che c'è qualcuno davanti a lui
che non ha paura di quel coltello, ma
ritiene di non poter fare brutta figura.
Colpisce allora per uccidere".
10 luglio 1999
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Genova: le Assise
riconoscono l'omicidio volontario
Uccise un tifoso
genoano 16 anni a ultrà del Milan
GENOVA - Vincenzo
Spagnolo, giovane tifoso del Genoa, fu
freddato con una coltellata al cuore
dall'ultrà milanista Simone Barbaglia
durante gli scontri che avvennero nel
pre-partita Genoa-Milan domenica 29
gennaio '95. Ieri l'imputato, che aveva
appena diciotto anni quando uccise, è
stato condannato a 16 anni e sei mesi di
reclusione. La sentenza è stata emessa
dopo circa quattro ore di camera di
consiglio dai giudici dell’assise che
hanno riconosciuto a Barbaglia le
attenuanti generiche prevalenti sulle
aggravanti, ma hanno anche accolto la
richiesta dei difensori di parte civile,
gli avvocati Emanuele Lamberti e Roberto
Olivieri, di condannare Barbaglia per
"motivi futili". Ed è a causa di questa
specifica aggravante che non è stato
ritenuto applicabile il rito abbreviato
e, quindi, lo "sconto" di un terzo sulla
pena. "Questa sentenza deve far
riflettere tutti quelli che vanno allo
stadio solo per commettere delle
violenze" ha detto Cosimo Spagnolo, il
padre di Vincenzo. Il difensore,
l'avvocato Stefano Savi ha riconosciuto
che la sentenza è stata "equilibrata",
ma ha aggiunto che proporrà appello
perché non ritiene affatto sussistente
l'aggravante dei "motivi futili" e
intende sostenere la
preterintenzionalità dell'omicidio.
Anche per il pubblico ministero, Massimo
Terrile, l'aggravante doveva essere
esclusa (a. l.)
10 luglio 1999
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Omicidio Spagnolo:
16 anni a Barbaglia
GENOVA - La Corte
di Assise di Genova ha condannato a 16
anni e sei mesi di reclusione per
omicidio volontario aggravato Simone
Barbaglia, di 22 anni, l’ultrà milanista
che uccise con una coltellata Vincenzo
"Claudio" Spagnolo, il giovane tifoso
genoano morto durante gli scontri
avvenuti prima della partita Genoa-Milan
del 29 gennaio del '95. La pena è stata
aumentata rispetto al primo processo in
Corte d’Assise. Barbaglia era stato
infatti condannato con rito abbreviato a
11 anni e 4 mesi di carcere. La sentenza
era stata però annullata dalla
Cassazione su richiesta del procuratore
generale perché a Barbaglia non era
stata contestata l’aggravante dei futili
motivi. La Corte d’Assise ha invece
accolto questa richiesta condannando
l’imputato per omicidio volontario
aggravato dai futili motivi. Gli ha però
riconosciuto le attenuanti generiche. La
difesa ha già annunciato che proporrà
appello.
10 luglio 1999
Fonte: Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Uccise tifoso
genoano condannato a 16 anni
GENOVA - La Corte
d’Assise di Genova ha condannato a 16
anni e sei mesi per omicidio volontario
aggravato Simone Barbaglia, 22 anni,
l’ultrà milanista che uccise con una
coltellata Vincenzo Claudio Spagnolo, il
giovane tifoso genoano morto durante gli
scontri avvenuti prima della partita
Genoa-Milan del 29 gennaio 1995. La pena
è stata aumentata rispetto al primo
processo in Corte d’Assise. Barbaglia
era stato infatti condannato con rito
abbreviato a 11 anni e 4 mesi di
carcere. La sentenza era stata però
annullata dalla Cassazione su richiesta
del procuratore generale perché a
Barbaglia non era stata contestata
l’aggravante dei futili motivi. Ieri la
Corte d’Assise ha accolto questa
richiesta condannando l’imputato per
omicidio volontario aggravato da futili
motivi. Ha però riconosciuto le
attenuanti generiche, ritenendole
prevalenti sulle aggravanti. Simone
Barbaglia ieri ha ascoltato la sentenza
in aula. Elegante, in pantaloni beige e
giacca blu, il giovane è apparso scosso
ma non ha fatto dichiarazioni.
Presenterà appello. Il padre della
vittima, Cosimo Spagnolo, ha commentato
il fatto che l’assassino è libero. "Fa
male", ha detto, aggiungendo di essere
deluso perché nel calcio "nulla è stato
ancora fatto contro la violenza".
10 luglio 1999
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Il giovane
milanista aveva accoltellato il tifoso
del Genoa Vincenzo Spagnolo: sì alla
tesi dei "futili motivi"
Caso Barbaglia: le
motivazioni della sentenza
L'ultrà era stato
condannato a 16 anni e 6 mesi per
l’omicidio
di Attilio Lugli
GENOVA - Simone
Barbaglia, l'ultrà milanista che uccise
con una coltellata al cuore il giovane
tifoso genoano Vincenzo Spagnolo, era
stato condannato a 16 anni e 6 mesi di
reclusione il 9 luglio scorso. Ora i
giudici della corte d'assise hanno
depositato la motivazione di quella
sentenza e spiegano perché hanno accolto
la richiesta dei difensori di parte
civile, gli avvocati Emanuele Lamberti e
Roberto Olivieri, sulla sussistenza dei
"motivi futili" nell'omicidio. La corte
d'assise d'appello aveva annullato la
sentenza di primo grado, in abbreviato,
con cui il giovane milanista era stato
condannato a poco più di 11 anni di
reclusione. I giudici avevano in pratica
"obbligato" il pm a riformulare il capo
d'imputazione con l'aggravante dei
motivi futili. Ma il pubblico ministero
Massimo Terrile, pur sottostando
formalmente all'imposizione, in aula
aveva smentito la tesi della corte
d'assise e d'appello tornando alla sua
richiesta di condanna già fatta in primo
grado ed in abbreviato: 10 anni e 8 mesi
di reclusione. Lo scontro fra parte
civile e difesa era ruotato soprattutto
attorno all'aggravante dei motivi
futili. "Barbaglia non voleva uccidere.
Spagnolo avanzò verso Simone mentre lui
impugnava il coltello e aveva il braccio
teso per difendersi" aveva detto il suo
difensore l'avvocato Stefano Savi. E il
pubblico ministero, Massimo Terrile
aveva anche aggiunto: "I motivi futili
sono presenti quando l’omicida ha una
personalità aggressiva e va in cerca di
un pretesto qualsiasi pur di uccidere".
Ma per il pm questo non era il caso di
Barbaglia, appunto: "Non è sufficiente
un motivo cattivissimo - aveva aggiunto
- ancora per punire più severamente un
atteggiamento motivazionale estremo".
Sul punto specifico il giudice estensore
della sentenza, Massimo Cusatti ha
scritto: "Non possono condividersi le
conclusioni del pubblico ministero. E’
ben plausibile e nel crogiolo di
sentimenti che deve aver attraversato la
mente di Barbaglia in quegli attimi ci
sia stato spazio per la paura e la
rabbia, di fronte ad un avversario tanto
più coraggioso di lui da affrontarlo a
mani nude: ma sembra trattarsi, in
quella prospettiva, pur sempre di
pulsioni non riferite a valori assoluti,
quali ad esempio il timore per la
propria incolumità, bensì filtrati
attraverso la mente deformata della
logica del branco in cui può trovare
spazio anche l'invidia per il coraggio
del nemico. Così intese, la paura era
verosimilmente quella di fare una
figuraccia davanti ai propri compagni e
la rabbia per la possibile umiliazione
inflittagli davanti a loro: elementi di
fronte ai quali in una vicenda del tutto
analoga questa stessa corte aveva già
ritenuto sussistente l'aggravante in
questione". Il giudice Cusatti ha anche
spiegato perché è stata aumentata la
pena fino a 16 anni e 6 mesi di
reclusione. Intanto perché l'omicidio
era maturato nel contesto di una rissa
preordinata e provocata da un gruppo di
tifosi tra cui in prima linea lo stesso
Barbaglia. Poi perché vi è stato l'uso
di un'arma ad alto "potenziale
offensivo" che Barbaglia aveva preso in
prestito proprio in vista della
trasferta di Genova e dei prevedibili
disordini che si sarebbero verificati
nell'occasione. Inoltre vi è stata
l'assenza di ogni esitazione
nell'utilizzo del coltello, dopo averlo
inutilmente esibito in chiave
intimidatoria ed infine sottolinea
ancora il giudice Cusatti vi è la
gravità del danno cagionato alla persona
offesa e ai suoi congiunti in relazione
alla giovane età della vittima.
9 ottobre 1999
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Delitto Spagnolo:
secondo il magistrato ci sono
contraddizioni tra i fatti e la sentenza
Una pena maggiore
per Barbaglia
Lo chiede, nel
presentare appello, il sostituto Lenuzza
GENOVA - Dev'essere
condannato a una pena maggiore Simone
Barbaglia, l'ultrà milanista che uccise
con una coltellata al cuore il giovane
tifoso genoano Vincenzo Spagnolo e che
per questo omicidio era stato condannato
nel luglio scorso a 16 anni e sei mesi
di reclusione. La sentenza era stata
emessa dai giudici della corte di assise
presieduti da Loris Pirozzi (giudice a
latere Massimo Cusatti). Ora il
sostituto procuratore generale Luigi
Lenuzza ha presentato i motivi del suo
appello in cui dice che a Barbaglia non
devono essere riconosciute le attenuanti
generiche prevalenti sulle aggravanti,
ma equivalenti, e che quello dell'ultrà
milanista non fu un omicidio con dolo
eventuale, ma con dolo diretto. I
magistrati di primo grado, pur
riconoscendo all'imputato le attenuanti
generiche, avevano anche accolto la
richiesta dei difensori di parte civile,
gli avvocati Emanuele Lamberti e Roberto
Olivieri, di condannare Barbaglia per
"motivi futili". Ed è a causa di questa
specifica aggravante che non era stato
ritenuto applicabile il rito abbreviato
e, quindi, lo "sconto" di un terzo sulla
pena. Il difensore, l'avvocato Stefano
Savi, aveva a sua volta proposto appello
perché non ritiene affatto sussistente
l'aggravante dei "motivi futili" e
intende sostenere la
preterintenzionalità dell'omicidio
avvenuto prima della partita Genoa-Milan
di domenica 29 gennaio '95. Il sostituto
Lenuzza giunge a conclusioni molto
critiche nei confronti della motivazione
della sentenza dell'assise. Dice,
infatti, che ha "illogicamente e
contraddittoriamente" qualificato
l'elemento soggettivo del delitto come
dolo eventuale e non diretto. Il
magistrato, dopo avere ricordato "le
modalità dell'azione, i risultati
dell'autopsia, la tipologia dell'arma e
la condotta dell'imputato prima e dopo
il delitto" aggiunge: "A fronte di
questi elementi la corte d'assise se ne
esce così, per lo stupore del lettore:
Ciò non significa che Barbaglia abbia
intenzionalmente provocato la morte di
Spagnolo. Affermazione contraddittoria
con quella successiva della sussistenza
dell'omicidio volontario". E più avanti:
"Quanto all'attuale, asserita proficua
frequentazione di un corso professionale
da parte dell'imputato francamente non
sembra che valga la pena di confutare
una circostanza del genere. Basti
pensare (non per fare retorica) che
Vincenzo Spagnolo, per opera
dell'imputato, non potrà più scegliere
se frequentare una scuola o cos'altro
fare della propria vita". (a. l.)
5 novembre 1999
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Il prossimo 19
maggio partirà il processo di secondo
grado per l’omicidio del tifoso genoano
Condanna più severa
per Barbaglia
Lo chiede in
appello il procuratore generale Lenuzza
di Attillo Lugli
GENOVA - A dieci
mesi di distanza dal processo di primo
grado si celebrerà il 19 maggio prossimo
il dibattimento in assise d'appello nei
confronti di Simone Barbaglia, l'ultrà
milanista che uccise con una coltellata
al cuore il giovane tifoso genoano
Vincenzo Spagnolo: por questo omicidio
era stato condannato nel luglio scorso a
16 anni e sei mesi di reclusione. La
sentenza era stata emessa dai giudici
della corte di assise presieduti da
Loris Pirozzi (giudice a latere Massimo
Cusatti). In secondo grado la famiglia
di Spagnolo non sarà più costituita
parte civile (ma rimarrà come parte
offesa) perché è stato versato il primo
acconto del risarcimento del danno. È
questo un gesto di distensione della
famiglia Spagnolo (assistita dagli
avvocati Emanuele Lamberti e Roberto
Olivieri) che potrà giovare
all'imputato. Per il sostituto
procuratore generale Luigi Lenuzza, che
ha presentato i motivi d'appello,
Barbaglia dev'essere condannato a una
pena maggiore, Il magistrato sottolinea
che non gli dovranno essere riconosciute
le attenuanti generiche prevalenti sulle
aggravanti, ma equivalenti, e che quello
dell'ultrà milanista non fu un omicidio
con dolo eventuale, ma con dolo dirotto.
I magistrati di primo grado, pur
riconoscendo all'imputato le attenuanti
generiche, avevano anche accolto la
richiesta dei difensori di parte civile
di condannare Barbaglia por "motivi
futili". Ed è a causa cli questa
specifica aggravante che non era stato
ritenuto applicabile il rito abbreviato
e, quindi, lo "sconto" di un terzo sulla
pena. Il difensore, l'avvocato Stefano
Savi, a sua volta, ha proposto appello
perché non ritiene affatto sussistente
l’aggravante dei "motivi futili" e
intende sostenere la
preterintenzionalità dell'omicidio
avvenuto prima della partita Genoa-Milan
di domenica 29 gennaio '95. Il sostituto
Lenuzza giunge a conclusioni molto
critiche nei confronti della motivazione
della sentenza dell'assise. Dopo avere
ricordato "le modalità dell'azione, i
risultati dell'autopsia, la tipologia
dell'arma e la condotta dell'imputato
prima e dopo il delitto" aggiunge: "A
fronte di questi elementi la corte
d'assise se ne esce così, per lo stupore
del lettore: ciò non significa che
Barbaglia abbia intenzionalmente
provocato la morte di Spagnolo". E più
avanti: "Quanto all'attuale asserita
proficua frequentazione di un corso
professionale da parte dell'imputato
francamente non sembra che valga la pena
di confutare una circostanza del genere:
Basti pensare (non per fare retorica)
che Vincenzo Spagnolo, per opera
dell'imputato, non potrà più scegliere
se frequentare una scuola o cos'altro
fare della propria vita".
27 aprile 2000
Fonte: La Stampa
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Omicidio Spagnolo:
condannato Barbaglia
La Corte d’assise
d’appello di Genova ha condannato con
rito abbreviato a 14 anni e 8 mesi
Simone Barbaglia, 22 anni, ultrà
milanista che uccise con una coltellata
al cuore il giovane tifoso genoano
Vincenzo "Claudio" Spagnolo, durante gli
scontri avvenuti prima della partita
Genoa-Milan del 29 gennaio del '95.
17 giugno 2000
Fonte: Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Barbaglia, ecco
l'ultima sentenza
14 anni per
l'omicidio Spagnolo
È stato condannato
a quattordici anni e otto mesi di
reclusione Simone Barbaglia, ventuno
anni, l'ultrà milanese che, il 29
gennaio del '95, uccise il "rivale"
genoano Vincenzo "Claudio" Spagnolo, con
una coltellata al torace, durante gli
scontri fra tifosi prima della partita
Genoa-Milan. Sono occorsi cinque
processi prima di arrivare a questa
condanna in appello con il rito
abbreviato. Con inevitabile corollario
di polemiche nei confronti della
magistratura quando il giudice
dell’udienza preliminare aveva concesso
a Barbaglia il rito alternativo
condannandolo, con lo sconto di un terzo
sulla pena, a undici anni e quattro mesi
di reclusione. La Corte d’assise di
appello aveva però annullato questa
sentenza sostenendo che l’omicidio era
aggravato dai "futili motivi" e quindi
non poteva essere concesso il rito
abbreviato perché teoricamente il reato
prevedeva il carcere a vita. Vi era
stato poi un ricorso in Cassazione
contro questo annullamento da parte del
difensore, Stefano Savi, ma il processo
era ritornato in istruttoria e la Corte
d’Assise di primo grado aveva condannato
Barbaglia, nel luglio scorso, a 16 anni
e 6 mesi di reclusione. Adesso arriva la
sentenza di secondo grado che concede
uno sconto sulla pena comminata
dall’Assise, pur mantenendo l’aggravante
dei "motivi futili". Simone Barbaglia
che attualmente è libero, se non vi sarà
il ricorso in Cassazione da parte della
difesa, contro questa sentenza dovrebbe
tornare fra breve in carcere, ma ne
uscirebbe fra due anni e mezzo circa per
poter scontare poi il resto della pena
in semilibertà. Barbaglia era presente
in aula alla lettura della sentenza,
accolta senza apparente emozione. Le sue
uniche parole, durante l'udienza, sono
state quelle con cui ha confermato la
scelta del suo difensore. Non lontano da
lui i genitori di Claudio Spagnolo che
hanno seguito tutte le fasi dei processi
e che, in quest'ultima fase, hanno
scelto di ritirare la costituzione di
parte civile. La sentenza di ieri
dovrebbe decretare la fine
dell'interminabile vicenda, tragicamente
iniziata quella domenica di gennaio a
pochi metri dalla gradinata nord del
Ferraris, quando un gruppo di tifosi
genoani si scontrò con i milanisti
partiti con la determinazione di
provocare e ferire. Più d'uno aveva il
coltello in tasca. Molti erano
giovanissimi, diretti da (Omissis), mente della Brigate Due,
il gruppo ultrà che realizzò l'agguato e
che se la cavò patteggiando una pena
mite.
17 giugno 2000
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Delitto Spagnolo,
la cassazione conferma: ancora nove anni
di Massimo Calandri
e Marco Preve
Torna in carcere, e
ci resterà per nove anni e otto mesi,
l’assassino di Vincenzo Claudio
Spagnolo: la Corte di Cassazione ha
condannato Simone Barbaglia, 24 anni,
l’ultrà milanista che uccise con una
coltellata al cuore il povero "Spagna".
Era il 29 gennaio del '95, una domenica
grigia, un Genoa in crisi al suo ultimo
campionato di serie A e il Milan di
Capello: doveva essere una partita di
calcio, fu una giornata di follia e poi
di rabbia, di rivolta. Accadde tutto
davanti all’ex Bocciardo, a pochi metri
dal Luigi Ferraris. La provocazione di
alcuni teppisti delle "Brigate
rossonere", quelle Brigate Due in odore
di estrema destra e agli ordini di
(Omissis) detto il "chirurgo": la
reazione di un gruppo di ragazzi
rossoblù, una pugnalata vigliacca, e il
mondo del calcio che per la prima volta
prese coscienza si fermò. La decisione
presa ieri dalla Cassazione è una
conferma della sentenza precedente,
quattordici anni e mezzo di prigione col
rito abbreviato di cui quattro (che
salgono a cinque, tenuto conto degli
""abbuoni": 3 mesi per ogni dodici
scontati) già trascorsi dietro le
sbarre. Simone Barbaglia, difeso
dall’avvocato Stefano Salvi, giura che
tra poco si costituirà: per ora è
libero, il legale conta che bussi alla
porta di qualche penitenziario lombardo
per poi chiedere gli arresti
domiciliari. Ma dovranno comunque
trascorrere cinque anni, prima che il
killer di "Spagna" possa ottenere di
trascorrere le giornate fuori prima di
rientrare in galera. Aveva detto ad un
amico, il giorno prima della trasferta
genovese: "Prestami un coltello, che
devo tagliare un genoano". Al processo
giurerà che quella era la prima volta
nella sua vita, che girava armato, e di
non aver mai urlato "Boia chi molla !"
durante l’assalto ai genoani. Nel 2010,
tre anni prima del termine della
condanna, avrà diritto di chiedere
l’affidamento ai servizi sociali, e
tornare definitivamente libero. Una
sentenza definitiva ed inappellabile su
cui pesa il ricorso presentato dopo la
sentenza di primo grado dall’avvocato
Emanuele Lamberti: una battaglia legale
in cui l’avvocato Savi ha davvero
cercato in ogni modo di ottenere uno
sconto, frustrato da quei "futili
motivi" di cui ha continuato a tenere
conto la Suprema Corte, nonostante i
genitori della vittima avessero nel
frattempo ritirato la costituzione di
parte civile. Una pugnalata, ore di
guerriglia per le strade fra i disperati
tifosi genoani e le forze dell’ordine,
mentre gli ultrà del Milan telefonavano
ai responsabili della società rossonera
chiedendo consiglio: e sei processi,
mille polemiche, tante lacrime e chissà
quanti pentimenti per una sentenza che
può forse essere giudicata severa:
"Spagna" è morto a 24 anni per dei
futili motivi, spiegano i giudici, gli
stessi futili motivi che da oggi
terranno in galera per dieci anni un
ragazzo. Per la Cassazione, Simone
Barbaglia che allora aveva appena
compiuto 18 anni "...agì sulla spinta di
una miscela esplosiva di odio, rancore,
rabbia e paura. Vincenzo Spagnolo (aveva
appena 23 anni ndr) avanzava verso il
milanista a mani nude. Non si buttò sul
coltello ostentato dall’avversario: fu
Barbaglia a sferrare una decisa e
violenta coltellata al tronco della
vittima".
3 ottobre 2001
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Violenza stadi:
condannato a 14 anni omicida tifoso
genoa
Milanista Simone
Barbaglia giudicato da Cassazione
Genova, 26 ott.
(Adnkronos) - Colpevole anche per i
giudici della Corte di Cassazione di
Genova il tifoso milanista Simone
Barbaglia, che uccise con una coltellata
il sostenitore del Genoa, Vincenzo
Spagnolo. Confermata dalla prima sezione
della Cassazione la condanna a 14 anni,
8 mesi e 4 giorni di reclusione per
omicidio volontario aggravato da futili
motivi. Per i giudici di terzo grado la
futilità del motivo che aggrava la
posizione dell'imputato è stata
correttamente valutata dai giudici
d'assise d'Appello che hanno accertato
la consapevolezza di Barbaglia ad aver
agito per rivalità fra tifoserie
opposte, e in modo sproporzionato, anche
per lo stesso gruppo di ultras milanisti
nel quale, secondo la difesa, il tifoso
desiderava essere integrato al punto che
sarebbe arrivato a compiere un delitto.
26 ottobre 2001
Fonte: Adnkronos
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
La famiglia di
Spagnolo risarcita con 264 mila euro
GENOVA - Saranno
risarciti con 264 mila euro i familiari
di Vincenzo "Claudio" Spagnolo, il
tifoso genoano di 24 anni ucciso con una
coltellata al cuore dall’ultrà milanista
Simone Barbaglia, di 18 anni, durante i
disordini avvenuti prima della partita
Genoa Milan del 29 gennaio del 1995. Lo
ha deciso il giudice Roberto Braccialini
che ha accolto la richiesta
dell’avvocato Emanuele Lamberti,
difensore di parte civile per la
famiglia del giovane. Barbaglia, che sta
scontando una pena di 14 anni e 8 mesi
per omicidio volontario, era già stato
condannato in sede penale a pagare una
provvisionale di 70 milioni. Il giudice,
nel quantificare la somma del
risarcimento, ha considerato sia il
danno morale arrecato ai congiunti sia
il danno da uccisione. Nei motivi della
sua decisione, Braccialini ha tra
l’altro commentato: "I fatti in esame
costituiscono una delle pagine più nere
nella storia delle opposte tifoserie
calcistiche: un episodio che ha
profondamente colpito l’opinione
pubblica cittadina perché, pur da tempo
abituata ad intemperanze violente prima
e dopo gli incontri di calcio, la morte
di un tifoso rimane un evento al di
sopra delle stesse aspettative di
violenza di chi promuove certe
intemperanze".
24 maggio 2005
Fonte: Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
La sentenza
Saranno risarciti
con 264 mila euro i familiari di
Vincenzo "Claudio" Spagnolo, il tifoso
genoano di 24 anni ucciso con una
coltellata al cuore dall’ultrà milanista
Simone Barbaglia, di 18 anni, durante i
disordini avvenuti prima della partita
Genoa-Milan del 29 gennaio del 1995. Lo
ha deciso il giudice Roberto Braccialini
che ha accolto la richiesta
dell’avvocato Emanuele Lamberti,
difensore di parte civile per la
famiglia del giovane. Barbaglia, che sta
scontando una pena di 14 anni e 8 mesi
per omicidio volontario, era già stato
condannato in sede penale a pagare una
provvisionale di 70 milioni di lire. Il
giudice, nel quantificare la somma del
risarcimento, ha considerato sia il
danno morale arrecato ai congiunti sia
il danno da uccisione. Braccialini ha
poi precisato le somme spettanti a
ciascuno dei familiari: 75 mila euro per
i genitori; 30 mila euro per la sorella
convivente, Romina, e 24.595 euro per la
sorella non convivente.
24 maggio 2005
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Effetto indulto,
libero l’assassino di Spagnolo
di Wanda Valli
Sarà scarcerato al
massimo tra sei mesi, grazie
all’indulto, l’ultrà milanista Simone
Barbaglia, 33 anni, che uccise nel 1995
con una coltellata al cuore il giovane
tifoso genoano Vincenzo Spagnolo.
L’uccisione di Spagnolo, avvenuta il 29
gennaio 1995, prima della partita
Genoa-Milan, fu il primo caso in Italia
di un omicidio maturato tra tifoserie,
che mobilitò l’opinione pubblica contro
la violenza degli ultrà. Barbaglia in
primo grado venne condannato con rito
abbreviato a 11 anni e 4 mesi di
reclusione, in appello a 14 anni e mezzo
e in Cassazione 16 anni e 6 mesi.
Amareggiato Cosimo spagnolo, padre di
Vincenzo: "Non si può scarcerare un
omicida".
1 agosto 2006
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Indulto, libero
l’assassino di "Spagna"
di Wanda Valli
Vincenzo Claudio
Spagnolo, lo chiamavano "Spagna" i
tifosi del Genoa, è morto ammazzato in
una rissa con un gruppo di ultras del
Milan, ucciso con una coltellata al
cuore da Simone Barbaglia, diciotto anni
compiuti da pochi giorni. Era il 29
gennaio del 1995. Quella domenica di
sangue e di orrore ha segnato il più
grave fatto di sangue tra tifoserie, è
rimasta nel cuore della città tutta come
una ferita terribile. Una tragedia
indimenticata. Adesso, con l’indulto,
Simone Barbaglia, condannato a 14 anni e
6 mesi in via definitiva, sarà libero.
Fra pochi mesi, sei al massimo.
Barbaglia, detenuto nel carcere torinese
delle Vallette, in semilibertà, con un
lavoro all’esterno, ha telefonato ieri
al suo legale, Stefano Savi: "Avvocato,
gli ha detto, fra sei mesi io dovrei
uscire". E a Genova, appena la notizia è
rimbalzata, è tornato il dolore e
l’orrore, in casa di "Spagna", in via
Digione. La madre, sconvolta, ripete
soltanto: "Lo lasciano andare, lo
lasciano andare", suo padre, Cosimo
aggiunge: "Me lo immaginavo, sentendo
parlare d’indulto, in questi giorni,
avevo cominciato a rifletterci sopra.
Sono amareggiato, questa è una legge che
premia chi ha provocato delle tragedie".
Poi il pensiero corre al figlio, a quel
ragazzone di 24 anni, con la passione
del "Genoa" nel cuore: "L’altro ha agito
in modo crudele, vigliacco. Ha tolto la
vita a un ragazzo di vent'anni e ora
uscirà dal carcere, libero". Papà Cosimo
non se la prende con l’indulto, ma con
quello che si poteva fare per evitare
altri casi simili. Ragiona: "Sono
d’accordo sul fatto che, nelle carceri,
ci siano situazioni da mettere a posto,
ma non posso ammettere che esca chi ha
commesso un omicidio, no, questo no". È
stato lui a seguire passo per passo la
vicenda giudiziaria di chi gli ha ucciso
il figlio, le condanne, e papà Cosimo sa
che quello che ha detto Simone è vero,
fra pochi mesi potrà essere del tutto
libero. Condannato in via definitiva a
14 anni e sei mesi, con le aggravanti
annullate dalle attenuanti, prima fra
tutte la giovane età, Simone Barbaglia
ha scontato i due anni di arresto
preventivo in casa sua, ai domiciliari.
Poi poco più di un anno di libertà in
attesa della sentenza definitiva, i 14
anni e 6 mesi, arrivata alla fine di un
complicato iter giudiziario. Quindi
adesso ha già scontato dieci anni a cui
vanno aggiunti i tre dell’indulto e lo
sconto di 30 giorni, poi portati a 45,
ogni sei mesi di pena. Tutto accade in
una fredda domenica di gennaio del 1995.
Allo stadio c'è Genoa-Milan, da Milano
sono partiti, insieme con altri gruppi
di ultras anche quelli della Brigata II
o la banda del Barbour come la
chiameranno. Gente dura, pericolosa. In
mezzo a loro è finito, da poco, Simone
Barbaglia, 18 anni, piccolo e minuto,
che vuole farsi valere nel gruppo che lo
ha accolto. Così, quando, davanti allo
stadio scoppiano le prime provocazioni e
i primi tafferugli tra tifoserie, Simone
è in coda al gruppo dei suoi inseguito
da altri tifosi genoani. Spagna è con
loro, è grande grosso, corre veloce, sta
per raggiungerli. Simone si gira, si
trova a affrontarlo, tira fuori un
coltello, lo colpisce al petto. Gli
spacca il cuore. Poi entra allo stadio,
approfittando della confusione, va a
sedersi in mezzo agli altri, cerca di
disfarsi dell’arma. Fuori è il caos,
cassonetti bruciati, città sotto
assedio. Spagna è morto, il suo
assassino viene scoperto subito.
Lasciato solo dai duri della Brigata II,
confesserà: "Non volevo ucciderlo". La
lunga, delicata, indagine viene affidata
al pm Massimo Terrile, che consente a
Barbaglia di trascorrere agli arresti
domiciliari i due anni di arresto
preventivo. Poi resta libero, per un
anno o poco più, fino alla sentenza
definitiva. Era tornato nel silenzio,
era stato dimenticato, non dai genitori
di Vincenzo Claudio Spagnolo, non dagli
amici genoani. L’indulto lo riporta alla
ribalta di una storia terribile, la
prima che svela legami non ufficiali tra
società e tifosi, che porta in primo
piano il problema della violenza negli
stadi.
1 agosto 2006
Fonte: La
Repubblica
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
Chi uccise Spagnolo
è già fuori
di Giampiero
Timossi
MILANO - Claudio
Vincenzo Spagnolo è stato ucciso il 29
gennaio 1995. Due sere fa, mentre la tv
trasmetteva gli orrori di Catania, suo
padre aveva in testa molti pensieri e
una sola certezza: "A fine mese chi ha
ucciso mio figlio uscirà dal carcere".
No, l’assassino di "Spagna" è già stato
scarcerato: Simone Barbaglia ha lasciato
la casa circondariale delle Vallette il
14 dicembre 2006. Ha usufruito
dell’indulto e di alcuni benefici di
pena, la buona condotta ha fatto il
resto. Tecnicamente: è ancora in
espiazione pena, con affidamento ai
servizi sociali, fino al 28 febbraio.
Sostanzialmente: è in libertà dal 14
dicembre scorso, lo sarà definitivamente
il 28 febbraio. Insomma, è libero. Ha
lavorato al comune di Giaveno, una
trentina di chilometri da Torino, dove
finisce la pianura e inizia la montagna.
Lavoro in affidamento ai servizi
giardini e foreste. "Un ragazzo
tranquillo, di quello che è successo non
abbiamo mai parlato. Potavamo le piante,
tutto qui", spiega Bruno Gallardi, il
dirigente comunale al quale era
affidato. Ora, ogni sabato sera, prima
delle ore 21, Barbaglia può tornare
nella casa milanese della madre, zona
Primaticcio, a due passi da Bande Nere,
una delle uscite della metropolitana
milanese. Qui è rientrato anche ieri
sera, prima delle 21. In carcere no, dal
14 dicembre non è più tornato.
L’INCUBO DELLA
MADRE - Ad aspettarlo, in casa c'è la
madre, Manuela Mariani: "Sì, ho visto
quello che è successo a Catania. E per
me è ricominciato un incubo". Lei dice
solo questo, poi sbatte la porta di
casa. Anche il suo incubo è iniziato il
29 gennaio 1995, prima di Genoa-Milan,
davanti allo stadio Luigi Ferraris di
Genova. Barbaglia uccide con una
coltellata Claudio Vincenzo Spagnolo. Lo
arrestano la mattina dopo, nella sua
casa di Milano, la stessa dove è tornato
anche ieri sera, in quella zona di
palazzi tutti uguali e viali con molte
macchine e pochi alberi.
IL PROCESSO, GLI
SCONTI - In primo grado Barbaglia è
condannato a 16 anni. In appello vengono
ridotti a 14 anni e otto mesi: alcuni
reati minori nel frattempo erano andati
prescritti. Sentenza confermata in
Cassazione. Per lui due anni di
carcerazione preventiva. Poi torna in
libertà, per decorrenza dei termini di
custodia cautelare. Nel 2001 la sentenza
diventa definitiva. Barbaglia si
presenta in carcere, esce il 14 dicembre
scorso, alla fine di questo mese tornerà
completamente libero. "Comunque Simone
non ha ancora terminato di scontare la
pena", spiega Davide Mosso, penalista
torinese, uno dei legali del ragazzo. E
subito aggiunge: "Il mio cliente non ha
nulla da dire, non ora. L’ho sentito ?
Non è questo che importa, credo di
essere sicuro della sua volontà. In
questi anni ha sempre preferito non
parlare. Comunque credo sia chiara a
tutti la drammaticità del momento".
IL PREZZO DI UNA
VITA - Intanto nel 2002 Cosimo Spagnolo
inizia la causa civile contro
l’assassino di suo figlio. Il processo
si è svolto presso la seconda sezione
del Tribunale di Genova. Nel 2005 la
sentenza di primo grado condanna
Barbaglia a un risarcimento di 260.000
euro. Questo vale la vita di un ragazzo
di vent'anni. Ma la sentenza non è
eseguibile, perché il condannato risulta
nullatenente. Papà Spagnolo ora spiega:
"Io non lo faccio per i soldi, se le mie
figlie non ne avranno bisogno darò tutto
in beneficenza all’ospedale Gaslini di
Genova. Lo faccio solo perché è una
vergogna. È una vergogna che l’assassino
di un ragazzo di vent'anni resti in
carcere meno di nove anni. Barbaglia
dovrà pagare, la legge dice che quando
avrà un lavoro gli dovranno prelevare
ogni mese un quinto dello stipendio,
fino al raggiungimento della cifra
stabilita. Sarò un pazzo, ma io ci
credo. Così tutti i mesi si ricorderà di
aver ucciso un ragazzo, almeno questo
credo di poterlo pretendere". Perché
Cosimo Spagnolo non ha dubbi: "Allo
stadio vanno tanti bravi ragazzi, come
tutti quelli che ogni anno ricordano mio
figlio, con un torneo giovanile e tante
altre iniziative di solidarietà. Io allo
stadio non vado più, se non per il
Trofeo Spagnolo, la partita organizzata
al Ferraris per ricordare Claudio. Non
vado più, perché sono passati 12 anni,
ma nessuno ha voluto affrontare il
problema. C'era la possibilità di
indagare davvero in quei piccoli gruppi
di potere che cercano di manipolare e
condizionare tutta una tifoseria. C'era
la possibilità di rompere i rapporti che
esistevano, ed esistono, tra questi
gruppi di delinquenti e alcune società
di calcio. Volevo solo giustizia e
niente sconti. Mio figlio è morto a
vent' anni. Chi lo ha ucciso è già
libero: ha 30 anni e tutta una vita
davanti". Simone Barbaglia, condannato
per l’omicidio del 1995 vicino a
Marassi, è stato scarcerato il 14
dicembre e affidato ai servizi sociali
fino al 28 febbraio, poi sarà libero.
4 febbraio 2007
Fonte: Gazzetta.it
LA
GIUSTIZIA: GLI APPELLI
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