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TRIPOLI 1988
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Tripoli 12.03.1988 Strage dello Stadio 11 giugno
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Crolla un muro durante una partita di calcio: decine di morti e centinaia di feriti

Tragedia allo stadio di Tripoli

Si disputava l’incontro tra le nazionali di Libia e Malta - Le autorità ammettono soltanto due vittime, ma testimoni maltesi parlano di un numero di morti molto più elevato - Una rissa avrebbe scatenato il panico, arrestate due persone.

NOSTRO SERVIZIO. LA VALLETTA - Un dramma con molti elementi in comune con la strage dell'Heysel, a Bruxelles, è avvenuto l'altro ieri presso lo stadio centrale di Tripoli durante un incontro di calcio amichevole fra la nazionale libica e la rappresentativa maltese. Le autorità locali hanno dato notizie evasive sulla gravità dell'accaduto: l'agenzia Jana, citando fonti del comitato sportivo libico, ha ammesso due morti e un numero imprecisato di feriti (di cui soltanto 16 sarebbero ancora in ospedale). Ma secondo le testimonianze fornite dagli accompagnatori maltesi e le informazioni divulgate dai mass media jugoslavi ci sarebbero stati almeno venti morti. In precedenza si erano diffuse voci che davano addirittura cinquanta o cento morti: fino a tarda sera non è stato possibile ottenere cifre attendibili. Pare che gli spettatori che assistevano alla partita fossero 60 mila: l'incontro è stato sospeso. In relazione alla tragedia, la Radio maltese ha dato la notizia dell'arresto di due persone a Tripoli. Diverse fonti concordano sulla dinamica della sciagura: c'è invece confusione sulla causa scatenante. L'aspetto del dramma che colpisce immediatamente l'immaginazione è rappresentato da alcune impressionanti analogie con la strage avvenuta allo stadio Heysel di Bruxelles, tre anni fa, durante la finale di Coppa del Campioni fra la Juventus e il Liverpool. Come in quell'occasione, la morte è piombata improvvisa sugli spettatori per il crollo di un muro. Stando alle informazioni divulgate da un quotidiano di Belgrado, una parte degli spettatori si sarebbe fatta prendere dal panico quando alcuni forsennati avrebbero messo mano ai coltelli durante una rissa. Joe Sacco, segretario dell'Associazione calcistica maltese, che aveva accompagnato la squadra in Libia, ha dichiarato che nella capitale circolava la voce che il numero delle vittime fosse assai più alto. Il capitano della nazionale di Malta Ray Vella, rientrato alla Valletta, ha detto che almeno una ventina di persone sarebbero state ricoverate in ospedale. Tifosi maltesi che hanno seguito la nazionale a Tripoli hanno invece riferito che la folla era stata terrorizzata da un uomo che aveva con sé un serpente. Sia come sia, una massa umana sarebbe stata spinta contro un muro di sostegno situato fra il secondo e il terzo anello dello stadio che, sotto la forte pressione della calca, avrebbe ceduto. Il crollo avrebbe coinvolto numerosi spettatori e alcuni sarebbero rimasti sepolti sotto le macerie. "È difficile pensare che qualcuno sia scampato", hanno detto alcuni tifosi maltesi. I feriti si sarebbero contati a centinaia. Altri morti sarebbero stati causati dal fuggi fuggi disordinato verso le uscite verificatosi dopo il crollo. Tutte le vittime sarebbero libiche. A quanto pare, dopo il cedimento del muro, migliaia di tifosi avrebbero partecipato a una furibonda caccia all'uomo, decisi a fare giustizia sommaria dei colpevoli. L'incidente sarebbe avvenuto al 43' del secondo tempo. e. st.

12 marzo 1988

Fonte: La Stampa

Libia, strage allo stadio

LA VALLETTA (Malta) - Una partita amichevole di calcio è finita in tragedia, giovedì sera allo stadio 11 giugno di Tripoli. Al quarantatreesimo minuto del primo tempo, quando la partita tra le nazionali di Libia e di Malta era sull'uno a zero a favore della squadra di casa, una tribuna dello stadio gremita di pubblico è crollata. La notizia è stata rivelata dapprima dalla stampa maltese e solo più tardi, ieri sera, l'agenzia libica Jana l'ha confermata, sia pur sminuendo la gravità della tragedia. La tv maltese ha anche diffuso le immagini della sciagura, che ieri abbiamo potuto vedere nei telegiornali della sera: la folla che fugge sugli spalti dello stadio, l'accorrere delle ambulanze attraverso il campo da gioco. È impossibile farsi un'idea precisa del numero dei morti e dei feriti. Fonti vicine all'ambasciata maltese a Tripoli hanno dapprima parlato di cinquanta, forse cento vittime. La stampa jugoslava, che pure ha dato notizia del disastro, di una ventina. Il Times of Malta di sette spettatori uccisi. La Jana soltanto di due morti e 16 feriti. Il bilancio più tardivo, e forse per questo più attendibile, è stato fornito nella serata di ieri dalla radio maltese, che citando il proprio corrispondente nella capitale libica ha parlato di diciassette morti. Numerosissimi i feriti ricoverati negli ospedali di Tripoli. L'unica versione ufficiale, molto reticente, dell'accaduto è quella fornita dall’agenzia Jana: una tribuna dello stadio 11 giugno è crollata ieri sotto il peso dei tifosi e decine di persone sono rimaste ferite. Ma questo arido resoconto nasconde una tragedia che un funzionario della Federazione calcistica maltese, testimone oculare, ha definito terrificante. A Tripoli era in corso un festival sportivo libico-maltese, e l’amichevole tra le due nazionali di calcio era la prima manifestazione in programma, una sorta di inaugurazione. Così nello stadio, capace di circa 70 mila posti, era confluita una gran folla, valutata intorno ai 60 mila spettatori. Quasi tutti libici, ma c' erano anche numerosi cittadini maltesi che lavorano a Tripoli, oltre alla rappresentativa di circa 80 partecipanti maltesi al festival (per questo il ministero degli Esteri di Malta ha ritenuto necessario informare con un suo comunicato che nessun cittadino dell’isola è rimasto coinvolto nella sciagura). Secondo un giornale maltese, a questa partita inaugurale avrebbe dovuto presenziare addirittura il colonnello Gheddafi, che però non è venuto e si è fatto rappresentare da un funzionario del Comune di Tripoli. La dinamica della tragedia è confusa quanto il bilancio delle vittime. Di certo c'è solo che il cronometro dell’arbitro si è fermato al 43esimo minuto del primo tempo e non è più ripartito. Improvvisamente, la folla assiepata su una delle tribune è stata presa dal panico e si è messa a fuggire, ammassandosi tutta a un'estremità della tribuna. Qualcuno ha riferito che un uomo ha improvvisamente lanciato tra i presenti un serpente, terrorizzandoli; altri che ha impugnato un coltello, o addirittura una rivoltella, minacciando quelli che gli stavano vicino. Un altro giornale maltese scrive che all’origine del fuggi fuggi c'è stata una rissa a coltellate tra tifosi delle due squadre. Secondo Radio Malta le autorità di Tripoli avrebbero arrestato due persone in connessione con la vicenda (ma la Jana tace anche su questo punto). Fatto sta che centinaia di persone impazzite di paura, cercando disperatamente un’uscita, si sono accalcate in pochi metri, e a questo punto la tragedia somiglia in modo impressionante a quella dello stadio Heysel di Bruxelles. La calca ha dapprima travolto una rete metallica; poi, improvvisamente, uno spesso muro che divideva la seconda gradinata dalla terza ha ceduto. La gente è precipitata, gli uni sugli altri. Difficile pensare qualcuno sia rimasto vivo lì sotto, hanno detto dei testimoni.

12 marzo 1988

Fonte: La Repubblica

Il nazionale maltese Busuttil racconta la tragedia: "Forse 50 morti"

"Ho visto crollare lo stadio di Tripoli"

Sul gravissimo incidente di Tripoli, che ha provocato giovedì scorso decine di morti nel corso della partita Libia-Malta, ecco una testimonianza dell'attaccante della nazionale maltese Carmel Busuttil raccolta dalla Stampa al suo rientro in Italia, dove milita nella formazione del Verbania. "Ho visto decine e decine di persone cadere da venti metri d'altezza, forse più, la folla impazzita travolgere tutto quanto, la gente passare sui corpi dei morti, e dei feriti. Sento ancora le grida di chi tentava di raggiungere un'uscita e di chi piangendo invocava aiuto. Io, come i miei compagni, gli avversari, ero impietrito in mezzo al campo, disarmato e incredulo spettatore di una tragedia che si stava svolgendo sotto i miei occhi. Doveva essere la festa del calcio, il rientro della nazionale libica dopo due anni di assenza dalle partite internazionali. Si giocava in uno stadio con tre anelli alla presenza di 60 mila spettatori. Al 43' del primo tempo l'entusiasmo era alle stelle per il vantaggio di 1-0 della Libia e il buon livello della partita. A un tratto, mentre impostavamo un'azione d'attacco, ho sentito la gente gridare. Ho subito intuito che qualcosa di molto grave stava accadendo, quelli non erano cori di incitamento ma vere e proprie urla di terrore. Mi sono voltato verso le tribune e mi si è presentata una visione drammatica: due cornicioni alti un metro e mezzo erano crollati e la gente cadeva sulla pista, dal terzo al secondo anello, premeva impazzita verso le uscite. Sono stati attimi terribili: centinaia di persone hanno scavalcato la rete di recinzione e hanno iniziato a invadere il terreno di gioco. A malapena con i miei compagni, la terna arbitrale, la squadra libica, i tecnici sono riusciti a imboccare il sottopassaggio che porta allo spogliatoio, rischiando un paio di volte di essere travolti dalle ambulanze che attraversavano il terreno per soccorrere i feriti. Tra gente che vagava nello stadio sotto choc, tra grida di dolore, richieste di aiuto, ambulanze che facevano la spola con gli ospedali, per più di due ore cinquemila persone si sono accalcate nella zona degli spogliatoi, uno dei posti considerati sicuri. Per tranquillizzarci i militari della scorta hanno detto che i morti erano due, tre al massimo e i feriti una ventina. Ma saranno stati almeno cinquanta i corpi senza vita stesi a terra mentre ovunque si sentivano i lamenti dei feriti. Difficile dire quanti erano, forse due-trecento o ancora di più. A causare il pandemonio sarebbero state due persone: i miei compagni dalla panchina hanno visto due uomini aprirsi un varco tra gli spettatori roteando qualcosa in mano. Qualcuno sostiene che fosse una pistola, altri addirittura un serpente, ma con ogni probabilità si trattava di coltelli. La gente si è così ammassata sul muretto che non ha retto alla pressione e ha ceduto. Molte persone sono rimaste schiacciate sotto le macerie. È stata un'esperienza terribile. Presto la notizia della sciagura si è diffusa in città. La nostra comitiva solo dopo tre ore ha lasciato lo stadio e ha raggiunto l'aeroporto. Ma abbiamo dovuto aspettare l'intera notte prima di riuscire a imbarcarci. Durante quell'estenuante attesa più volte ho pensato a Bruxelles, a quella tragica notte dell'Heysel. Ieri ho voluto scendere in campo lo stesso con la mia squadra italiana. Dovevo giocare: per 90 minuti ho scacciato quelle tremende visioni ma nello stadio di Tripoli è rimasto qualcosa di me. Da giovedì sera per chi ha vissuto questa vicenda il calcio non è più il gioco più bello del mondo".

13 marzo 1988

Fonte: La Stampa
 
 
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