Crolla un muro durante
una partita di calcio: decine di
morti e centinaia di feriti
Tragedia allo stadio di
Tripoli
Si disputava l’incontro
tra le nazionali di Libia e
Malta - Le autorità ammettono
soltanto due vittime, ma
testimoni maltesi parlano di un
numero di morti molto più
elevato - Una rissa avrebbe
scatenato il panico, arrestate
due persone.
NOSTRO SERVIZIO. LA
VALLETTA - Un dramma con molti
elementi in comune con la strage
dell'Heysel, a Bruxelles, è
avvenuto l'altro ieri presso lo
stadio centrale di Tripoli
durante un incontro di calcio
amichevole fra la nazionale
libica e la rappresentativa
maltese. Le autorità locali
hanno dato notizie evasive sulla
gravità dell'accaduto: l'agenzia
Jana, citando fonti del comitato
sportivo libico, ha ammesso due
morti e un numero imprecisato di
feriti (di cui soltanto 16
sarebbero ancora in ospedale).
Ma secondo le testimonianze
fornite dagli accompagnatori
maltesi e le informazioni
divulgate dai mass media
jugoslavi ci sarebbero stati
almeno venti morti. In
precedenza si erano diffuse voci
che davano addirittura cinquanta
o cento morti: fino a tarda sera
non è stato possibile ottenere
cifre attendibili. Pare che gli
spettatori che assistevano alla
partita fossero 60 mila:
l'incontro è stato sospeso. In
relazione alla tragedia, la
Radio maltese ha dato la notizia
dell'arresto di due persone a
Tripoli. Diverse fonti
concordano sulla dinamica della
sciagura: c'è invece confusione
sulla causa scatenante.
L'aspetto del dramma che
colpisce immediatamente
l'immaginazione è rappresentato
da alcune impressionanti
analogie con la strage avvenuta
allo stadio Heysel di Bruxelles,
tre anni fa, durante la finale
di Coppa del Campioni fra la
Juventus e il Liverpool. Come in
quell'occasione, la morte è
piombata improvvisa sugli
spettatori per il crollo di un
muro. Stando alle informazioni
divulgate da un quotidiano di
Belgrado, una parte degli
spettatori si sarebbe fatta
prendere dal panico quando
alcuni forsennati avrebbero
messo mano ai coltelli durante
una rissa. Joe Sacco, segretario
dell'Associazione calcistica
maltese, che aveva accompagnato
la squadra in Libia, ha
dichiarato che nella capitale
circolava la voce che il numero
delle vittime fosse assai più
alto. Il capitano della
nazionale di Malta Ray Vella,
rientrato alla Valletta, ha
detto che almeno una ventina di
persone sarebbero state
ricoverate in ospedale. Tifosi
maltesi che hanno seguito la
nazionale a Tripoli hanno invece
riferito che la folla era stata
terrorizzata da un uomo che
aveva con sé un serpente. Sia
come sia, una massa umana
sarebbe stata spinta contro un
muro di sostegno situato fra il
secondo e il terzo anello dello
stadio che, sotto la forte
pressione della calca, avrebbe
ceduto. Il crollo avrebbe
coinvolto numerosi spettatori e
alcuni sarebbero rimasti sepolti
sotto le macerie. "È difficile
pensare che qualcuno sia
scampato", hanno detto alcuni
tifosi maltesi. I feriti si
sarebbero contati a centinaia.
Altri morti sarebbero stati
causati dal fuggi fuggi
disordinato verso le uscite
verificatosi dopo il crollo.
Tutte le vittime sarebbero
libiche. A quanto pare, dopo il
cedimento del muro, migliaia di
tifosi avrebbero partecipato a
una furibonda caccia all'uomo,
decisi a fare giustizia sommaria
dei colpevoli. L'incidente
sarebbe avvenuto al 43' del
secondo tempo. e. st.
12 marzo 1988
Fonte: La Stampa
Libia, strage allo
stadio
LA VALLETTA (Malta) -
Una partita amichevole di calcio
è finita in tragedia, giovedì
sera allo stadio 11 giugno di
Tripoli. Al quarantatreesimo
minuto del primo tempo, quando
la partita tra le nazionali di
Libia e di Malta era sull'uno a
zero a favore della squadra di
casa, una tribuna dello stadio
gremita di pubblico è crollata.
La notizia è stata rivelata
dapprima dalla stampa maltese e
solo più tardi, ieri sera,
l'agenzia libica Jana l'ha
confermata, sia pur sminuendo la
gravità della tragedia. La tv
maltese ha anche diffuso le
immagini della sciagura, che
ieri abbiamo potuto vedere nei
telegiornali della sera: la
folla che fugge sugli spalti
dello stadio, l'accorrere delle
ambulanze attraverso il campo da
gioco. È impossibile farsi
un'idea precisa del numero dei
morti e dei feriti. Fonti vicine
all'ambasciata maltese a Tripoli
hanno dapprima parlato di
cinquanta, forse cento vittime.
La stampa jugoslava, che pure ha
dato notizia del disastro, di
una ventina. Il Times of Malta
di sette spettatori uccisi. La
Jana soltanto di due morti e 16
feriti. Il bilancio più tardivo,
e forse per questo più
attendibile, è stato fornito
nella serata di ieri dalla radio
maltese, che citando il proprio
corrispondente nella capitale
libica ha parlato di diciassette
morti. Numerosissimi i feriti
ricoverati negli ospedali di
Tripoli. L'unica versione
ufficiale, molto reticente,
dell'accaduto è quella fornita
dall’agenzia Jana: una tribuna
dello stadio 11 giugno è
crollata ieri sotto il peso dei
tifosi e decine di persone sono
rimaste ferite. Ma questo arido
resoconto nasconde una tragedia
che un funzionario della
Federazione calcistica maltese,
testimone oculare, ha definito
terrificante. A Tripoli era in
corso un festival sportivo
libico-maltese, e l’amichevole
tra le due nazionali di calcio
era la prima manifestazione in
programma, una sorta di
inaugurazione. Così nello
stadio, capace di circa 70 mila
posti, era confluita una gran
folla, valutata intorno ai 60
mila spettatori. Quasi tutti
libici, ma c' erano anche
numerosi cittadini maltesi che
lavorano a Tripoli, oltre alla
rappresentativa di circa 80
partecipanti maltesi al festival
(per questo il ministero degli
Esteri di Malta ha ritenuto
necessario informare con un suo
comunicato che nessun cittadino
dell’isola è rimasto coinvolto
nella sciagura). Secondo un
giornale maltese, a questa
partita inaugurale avrebbe
dovuto presenziare addirittura
il colonnello Gheddafi, che però
non è venuto e si è fatto
rappresentare da un funzionario
del Comune di Tripoli. La
dinamica della tragedia è
confusa quanto il bilancio delle
vittime. Di certo c'è solo che
il cronometro dell’arbitro si è
fermato al 43esimo minuto del
primo tempo e non è più
ripartito. Improvvisamente, la
folla assiepata su una delle
tribune è stata presa dal panico
e si è messa a fuggire,
ammassandosi tutta a
un'estremità della tribuna.
Qualcuno ha riferito che un uomo
ha improvvisamente lanciato tra
i presenti un serpente,
terrorizzandoli; altri che ha
impugnato un coltello, o
addirittura una rivoltella,
minacciando quelli che gli
stavano vicino. Un altro
giornale maltese scrive che
all’origine del fuggi fuggi c'è
stata una rissa a coltellate tra
tifosi delle due squadre.
Secondo Radio Malta le autorità
di Tripoli avrebbero arrestato
due persone in connessione con
la vicenda (ma la Jana tace
anche su questo punto). Fatto
sta che centinaia di persone
impazzite di paura, cercando
disperatamente un’uscita, si
sono accalcate in pochi metri, e
a questo punto la tragedia
somiglia in modo impressionante
a quella dello stadio Heysel di
Bruxelles. La calca ha dapprima
travolto una rete metallica;
poi, improvvisamente, uno spesso
muro che divideva la seconda
gradinata dalla terza ha ceduto.
La gente è precipitata, gli uni
sugli altri. Difficile pensare
qualcuno sia rimasto vivo lì
sotto, hanno detto dei
testimoni.
12 marzo 1988
Fonte: La Repubblica
Il nazionale maltese
Busuttil racconta la tragedia:
"Forse 50 morti"
"Ho visto crollare lo
stadio di Tripoli"
Sul gravissimo incidente
di Tripoli, che ha provocato
giovedì scorso decine di morti
nel corso della partita
Libia-Malta, ecco una
testimonianza dell'attaccante
della nazionale maltese Carmel
Busuttil raccolta dalla Stampa
al suo rientro in Italia, dove
milita nella formazione del
Verbania. "Ho visto decine e
decine di persone cadere da
venti metri d'altezza, forse
più, la folla impazzita
travolgere tutto quanto, la
gente passare sui corpi dei
morti, e dei feriti. Sento
ancora le grida di chi tentava
di raggiungere un'uscita e di
chi piangendo invocava aiuto.
Io, come i miei compagni, gli
avversari, ero impietrito in
mezzo al campo, disarmato e
incredulo spettatore di una
tragedia che si stava svolgendo
sotto i miei occhi. Doveva
essere la festa del calcio, il
rientro della nazionale libica
dopo due anni di assenza dalle
partite internazionali. Si
giocava in uno stadio con tre
anelli alla presenza di 60 mila
spettatori. Al 43' del primo
tempo l'entusiasmo era alle
stelle per il vantaggio di 1-0
della Libia e il buon livello
della partita. A un tratto,
mentre impostavamo un'azione
d'attacco, ho sentito la gente
gridare. Ho subito intuito che
qualcosa di molto grave stava
accadendo, quelli non erano cori
di incitamento ma vere e proprie
urla di terrore. Mi sono voltato
verso le tribune e mi si è
presentata una visione
drammatica: due cornicioni alti
un metro e mezzo erano crollati
e la gente cadeva sulla pista,
dal terzo al secondo anello,
premeva impazzita verso le
uscite. Sono stati attimi
terribili: centinaia di persone
hanno scavalcato la rete di
recinzione e hanno iniziato a
invadere il terreno di gioco. A
malapena con i miei compagni, la
terna arbitrale, la squadra
libica, i tecnici sono riusciti
a imboccare il sottopassaggio
che porta allo spogliatoio,
rischiando un paio di volte di
essere travolti dalle ambulanze
che attraversavano il terreno
per soccorrere i feriti. Tra
gente che vagava nello stadio
sotto choc, tra grida di dolore,
richieste di aiuto, ambulanze
che facevano la spola con gli
ospedali, per più di due ore
cinquemila persone
si
sono accalcate nella zona degli
spogliatoi, uno dei posti
considerati sicuri. Per
tranquillizzarci i militari
della scorta hanno detto che i
morti erano due, tre al massimo
e i feriti una ventina. Ma
saranno stati almeno cinquanta i
corpi senza vita stesi a terra
mentre ovunque si sentivano i
lamenti dei feriti. Difficile
dire quanti erano, forse
due-trecento o ancora di più. A
causare il pandemonio sarebbero
state due persone: i miei
compagni dalla panchina hanno
visto due uomini aprirsi un
varco tra gli spettatori
roteando qualcosa in mano.
Qualcuno sostiene che fosse una
pistola, altri addirittura un
serpente, ma con ogni
probabilità si trattava di
coltelli. La gente si è così
ammassata sul muretto che non ha
retto alla pressione e ha
ceduto. Molte persone sono
rimaste schiacciate sotto le
macerie. È stata un'esperienza
terribile. Presto la notizia
della sciagura si è diffusa in
città. La nostra comitiva solo
dopo tre ore ha lasciato lo
stadio e ha raggiunto
l'aeroporto. Ma abbiamo dovuto
aspettare l'intera notte prima
di riuscire a imbarcarci.
Durante quell'estenuante attesa
più volte ho pensato a
Bruxelles, a quella tragica
notte dell'Heysel. Ieri ho
voluto scendere in campo lo
stesso con la mia squadra
italiana. Dovevo giocare: per 90
minuti ho scacciato quelle
tremende visioni ma nello stadio
di Tripoli è rimasto qualcosa di
me. Da giovedì sera per chi ha
vissuto questa vicenda il calcio
non è più il gioco più bello del
mondo".
13 marzo 1988
Fonte: La Stampa
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