"Io la tragedia di ieri l'ho
scampata per un pelo. Sono
arrivata alle 20.00 circa e mi
ha sorpreso molto leggere che i
tifosi venivano controllati
dalle autorità, perché tutti
riuscivano a entrare nella
piazza indisturbati. Ho subito
sentito, man mano che mi
avvicinavo al centro, un forte
odore di canne, vetri che
scricchiolavano sotto i miei
passi e, nonostante mancassero
ancora 45 minuti all'inizio
della partita, molti ragazzi
erano già brilli. Mi è subito
parso pericoloso stare lì in
mezzo, la maggior parte erano
uomini (adulti o anziani) e non
mi stupisce che la maggior parte
dei feriti siano donne o
bambini. Era permesso accendere
fumogeni colorati ? Non si
respirava, e molti venditori
ambulanti si facevano largo tra
la gente con secchi pieni di
acqua e bibite. Continuo a
chiedermi cosa sarebbe successo
se fossi rimasta mezz'ora in
più, se avessi trovato un posto
comodo o mangiato un panino
prima di uscire di casa. A volte
anche quello che sarebbe potuto
essere può spaventarci" (GIULIA
MARUZZELLI)
"Sono juventino, ma quando
ho visto quella mandria di
ubriachi stipati sono andato
via. I carabinieri facevano un
controllo capillare all’altezza
delle chiese, davanti ad Armani
e verso Intesa Sanpaolo. C’erano
code, persone che venivano
palpate e a tutti veniva chiesto
di aprire lo zaino ma poi c’era
un varco all’altezza di via Roma
del tutto scoperto, proprio
all’angolo più o meno con via
Maria Vittoria. Da lì passavano
tutti, nessuno controllava. Era
pieno di bottiglie. Entravano
cani e porci. Mi è venuta paura
ed erano solo le sette di sera.
Era pieno di gente fuori di
testa, venivano da tutta Italia.
Sono juventino ma ho detto a mia
moglie, andiamocene: qui se
qualcuno starnutisce succede il
finimondo" (ANONIMO)
"Meno male come è andata. È
stata una esperienza terribile.
Mio figlio simpatizza per la
Juventus. Anche io ma la mia
passione, dopo l’Heysel dove
persi l’amico Alberto Guarini,
si era da anni stemperata. Poi
si diventa padri e i figli ti
riaccendono antiche passioni.
Andiamo tranquilli con il treno,
dormiamo una notte a Torino, e
il giorno dopo rientriamo a
casa. Volevo far vivere il clima
Juventus a mio figlio, ma anche
per fare un giro culturale.
Torino una città molto bella.
Siamo andati in piazza San Carlo
una prima volta alle ore 17;
c’era un clima disteso, le
persone erano festanti; sarebbe
stata una bella esperienza per
me e soprattutto per mio figlio.
Quando però siamo tornati alle
ore 20 ho visto tante bottiglie
in mano alle persone, c’era
gente che vendeva liberamente
bottiglie di birra, la piazza
chiusa con transenne metalliche;
una vera e proprio gabbia. Ma
come, ho pensato, se apri un
locale devi avere le porte
antipanico; come si possono
chiudere 30mila persone in una
piazza. E se succede qualcosa,
queste persone dove vanno. E
allora, anche se spesso mi
accusano di essere troppo
prudente, ho preso mio figlio e,
a malincuore, siamo tornati in
albergo dove abbiamo visto la
partita. In piazza c’era troppa
concentrazione di folla, le
transenne chiudevano la piazza
senza vie di fuga. L’albergo era
vicino a piazza San Carlo.
Abbiamo sentito chiasso e le
sirene delle ambulanze, su
internet ho visto cosa era
accaduto. Pensa un po’ come mi
sono sentito. Avevamo fatto
tanti chilometri ma, per
fortuna, al minimo dubbio me ne
sono andato. E ho avuto ragione.
Non potevo rischiare la vita di
mio figlio. Forse se fossi
andato solo sarei rimasto in
piazza; ma con mio figlio ho
preferito la prudenza sempre
memore di Bruno Guarini che
perse il figlio sotto i suoi
occhi: un dolore incancellabile.
Bene hanno fatto a Madrid dove i
tifosi hanno visto la partita
allo stadio. Se avessero fatto
così anche a Torino ci saremmo
andati. Lo stadio è attrezzato,
una piazza no. (GIANFRANCESCO
CASTRIGNANÒ - Mesagne)
Una ringhiera ridicola -
dice - di lamiere. Sono volato
giù di sotto, mi sono fatto
delle escoriazioni a un gomito,
al collo. Io di scoppi non ne ho
proprio sentiti. Ma un sibilo
questo sì. Un sibilo forte, come
se una persona si fosse dato
fuoco. Ecco a quello ho pensato.
Poi la gente ci è venuta
addosso. Li ho visti correre
tutti verso di noi, ci ha
schiacciato il loro peso contro
la ringhiera. Ma mi faccia dire
una cosa. L’ordine pubblico non
è funzionato. Guardavano solo
dentro alle borse... Il mio
pensiero va poi a quelle otto
persone gravi, a quel bambino di
otto anni, che me lo sono visto
proprio davanti" (GIOVANNI)
"Non c’è stato alcun
petardo, ma un grande boato nei
parcheggi sotterranei ha fatto
sì che qualcuno gridasse
"Bomba". A quel punto visto il
periodo di terrore in cui
viviamo, il panico ha preso il
sopravvento. Per noi che eravamo
più indietro rispetto al punto
d’inizio del caos, era come
sentire un mezzo pesante
avvicinarsi sempre di più... Il
rumore dei vetri che si
rompevano a terra e le urla
delle persone mi hanno fatto
pensare al peggio quando mi sono
trovato sotto una decina di
persone. In poche parole si è
pensato a una "Nizza 2", e la
paura è stata veramente tanta.
Quello che voglio dirvi è che
qui il calcio non c’entra nulla:
poteva capitare in un concerto,
in una fiera o in un qualsiasi
evento pubblico" (GAETANO
PATERNITI - Biella)
"Non ho sentito nessuna
esplosione ma solo il boato
della folla in fuga, l’urlo
corale di paura. Mi sono voltata
e mi sono piombati addosso, ho
perso tutto, zaino, telefono,
scarpe occhiali, i vestiti a
brandelli. Per un attimo ho
creduto di morire, non riuscivo
a respirare, poi qualcuno mi ha
tirata su. Ho visto persone a
terra, con ferite profonde alle
gambe, ferite aperte, c’era
sangue ovunque, prima di
arrivare alle Molinette sono
rimasta almeno 20 minuti senza
aiuti. Mi sono tamponata da sola
le ferite, con dei fazzoletti di
carta" (UNA RAGAZZA - Collegno)
"Dall’altra parte della
piazza, verso Castello, ho visto
una nube di fumo bianca, ho
pensato a una bomba, a un
kamikaze, avevo ancora negli
occhi i video di Manchester,
sono scappato dalla parte
opposta ma poi sono stato
travolto. Avevo già capito che
non era un a serata normale, ho
parcheggiato l’auto in piazza
Carlo Felice e quando sono
uscito mi sono ritrovato in
mezzo agli ultras. Troppi,
tantissimi, ho avuto come una
premonizione" (FRANCESCO)
"L’unico pensiero è stato
quello di cercare di salvarci:
eravamo accanto al monumento,
abbiamo sentito un grosso boato,
arrivava dalla sinistra della
piazza... In un tempo che non
riesco a quantificare si è
scatenato il panico. La gente
spingeva, una fiumana di persone
che urlavano "Fermi ! Aiuto ! Ci
sono bambini !". Trascinate
dalla folla cercavamo di
raggiungere i portici: in terra
vetri, persone sporche di sangue
che si erano tagliate con le
bottiglie a terra, scope, borse,
scarpe. Ricordo un attimo di
assordante silenzio: si sentiva
solo il rumore dei vetri a terra
schiacciati e i tifosi che
urlavano i nomi dei loro amici,
persi, nella calca. Mentre
cercavamo di raggiungere i
portici, di colpo un’altra
ondata ci ha spinto nuovamente
verso le transenne a fianco
della statua. Abbiamo atteso il
momento per fuggire, quel
momento che ci sembrava più
sicuro, anche se la paura ti
impedisce di ragionare.
Finalmente abbiamo raggiunto
l’auto che avevamo parcheggiato
in Lungo Dora Siena: non
sappiamo dire quanto è durato
questo delirio, questa ansia che
ci ha guidato lungo Via Po dove
le macchie di sangue tracciavano
la via" (FEDERICA BELLUCCI e
CHIARA ROSATO - Crescentino)
"Gli amici con cui stavo
vedendo la partita in piazza San
Carlo hanno espresso il
desiderio di cambiare visuale
perché non scorgevano bene le
immagini. Sul 3 a 1, siamo
usciti dal cordone delle forze
dell’ordine per cercare un bar.
È stato allora che ho udito un
boato e la gente ha iniziato a
scappare. Istintivamente ho
cominciato a correre invitando
coloro che mi erano vicini a
raggiungere le zone meno
frequentate e più buie, conscio
che se si fosse trattato di un
attentato, i terroristi
avrebbero puntato ai punti della
piazza maggiormente affollati.
La non eccessiva altezza dei
miei amici ci ha indotti a
spostarci e ci siamo salvati. In
36 anni di vita non avevo mai
sperimentato la paura vera.
Sabato sera a Torino ho appreso
il significato della parola
terrore" (ANGELO VILLANI -
Novara)
"Non siamo rimasti feriti,
ma abbiamo passato attimi di
vero terrore. Non abbiamo
sentito nessuno strano rumore,
solo un fiume di gente che
veniva verso di noi. Mentre ci
avvicinavamo al varco, alzavamo
le mani e continuavamo a
chiedere di stare calmi perché
ci stavano schiacciando e alcune
persone erano a terra. Superata
la prima ondata, la tensione non
si è spenta subito. Anche nelle
vie laterali si vedevano gruppi
di tifosi scappare impauriti
perché alcuni non smettevano di
urlare. Addirittura qualcuno
spaccava bottiglie e sbatteva
oggetti contro i cestini per
creare confusione" (FEDERICO
CASARI - 26 anni - Oleggio)
"Seguiamo la Juve allo
Stadium, abbiamo la tessera del
tifoso. Sabato sera l’altro mio
figlio, che fa la prima media,
non è voluto venire. Eravamo a
destra del grande schermo. Poco
dopo il terzo gol siamo stati
travolti: ho sentito tremare la
piazza. Ho pensato che fosse
entrato un camion. Siamo caduti
per 4 metri dentro al sottopasso
dei garage sotterranei. Sono
finito su altre persone, ma
nessuno è caduto su di me. Non
vedevo mio figlio. L’ho chiamato
urlando. Era di fianco a me.
Così ho iniziato a dare una mano
a chi era sotto nella calca: ho
passato una bottiglietta d’acqua
ad alcuni ragazzi, abbiamo
iniziato a uscire. C’era sangue
ovunque. I soccorritori e tanti
tifosi sono stati generosi. Mio
figlio era nel corridoio e in
sedia a rotelle. Curavano chi
stava più male di lui. Siamo
andati insieme all’ospedale di
Mondovì, dove lo hanno medicato"
(ROBERTO MEDANA - 49 anni - Trinità)
"Stavo guardando la partita
tra le prime file della piazza
quando ad un certo punto la
gente intorno a me ha iniziato a
cadere e a venirmi addosso.
Anche io sono caduto e ho
pensato subito che a causare la
caduta delle persone fosse, come
gli ultimi attentati in Europa,
un'auto. Ho tentato di alzarmi,
ma il mio piede era incastrato
sotto 2/3 persone che non si
alzavano, cosi ho chiesto aiuto
al mio amico, che dopo aver
capito il mio problema, mi ha
aiutato a rialzarmi. Correndo
via dalla piazza però ho tentato
di scavalcare una transenna, che
però si è ribaltata e il mio
piede è rimasto incastrato. Non
so per quale motivo un anziano
signore era seduto per terra e
mi ha aiutato a divincolarmi e
cosi sono riuscito a correre
via. Nello scappare ho perso una
scarpa e ho vagato per Torino
senza di essa, aspettando una
chiamata dai miei famigliari che
non riuscivano a contattarmi
perché non c'era campo. La
sicurezza Non c'è stata: al
momento di entrare in piazza gli
agenti controllavano pochissimo
gli zaini, dando una rapida al
loro contenuto. La gente entrava
tranquillamente con fumogeni e
cassette piene di bottiglie in
vetro di birra, ho inoltre visto
persone che fumavano spinelli
con bambini a pochi metri di
distanza. Spesso poi c'erano
momenti di tensione tra i tifosi
per avere semplicemente una
migliore visione dello schermo"
(MATTEO FERRARI)
"Un Inferno dal quale siamo
usciti illesi, in un fuggi fuggi
generale. Siamo arrivati in
piazza San Carlo alle 19.30, per
vedere il match Juventus-Real
sul maxischermo. La piazza era
piena di tifosi, eravamo
schiacciati come sardine. Subito
eravamo rimasti in fondo alla
piazza, poi siamo venuti un po’
più avanti, dietro a una statua,
e forse quei metri che abbiamo
fatto sono stati la nostra
salvezza: la statua ha fatto da
barriera all’onda di gente che
stava per travolgerci quando è
scoppiato il caos, subito dopo
il gol del 3-1 del Real Madrid.
Un petardo e il crollo di un
parapetto hanno creato il
panico. Ma l’abbiamo saputo solo
dopo: quando abbiamo visto
venire verso di noi la massa di
tifosi urlante abbiamo sentito
contemporaneamente un rumore
sordo, un botto, e la psicosi di
un attentato terroristico ha
fatto il resto. Abbiamo pensato
a un camion tra la folla, e
siamo scappati. In quei momenti
perdere l’equilibrio può essere
fatale: il terreno era una
trappola di vetro, lastricato di
bottiglie e di cocci che hanno
ferito tantissime persone, e che
sono state calpestate da chi
cercava disperatamente di
mettersi al sicuro. Sono
arrivato di corsa a Piazza
Castello e poco dopo ho
ritrovato gli amici in una
strada vicina. Ma solo una volta
che siamo saliti sull’auto
avevamo capito di aver scampato
il pericolo. C’era gente
ovunque. È stata un’esperienza
terribile: eravamo in troppi in
quella piazza, e poi soprattutto
non bisognava permettere la
vendita di bibite in bottiglia.
Il terreno era un percorso a
ostacoli che ha provocato
tantissimi feriti" (RAFFAELE
PARODI - Imperia)
"Al 70° della partita si è
sentito un rumore che aumentava
sempre di più. La gente ha
incominciato ad urlare siamo
caduti tutti uno sopra l’altro,
avevo 5/6 persone sotto di me e
altrettante sopra. Io e un mio
amico siamo riusciti a salvarci
aggrappandoci ad un lampione
prima e ad una colonna di una
chiesa dopo. Eravamo in mezzo e
in un frame di un video ci sono
io prima di essere travolto"
(GUIDO BECICH)
"Ero insieme a un mio amico
molto vicino al maxischermo in
posizione centrale. A un certo
punto ho sentito la gente urlare
disperata e ho visto un’onda
umana correre e spingere
scappando da non si sa cosa. Mi
sembra di aver sentito un grido
tipo "bomba-bomba !". Ma ho
anche sentito come il rumore di
un motore da camion che sgasa.
Ho subito pensato a un attentato
e ripensando a quanto successo a
Berlino e Parigi ho pensato che
un camion stesse venendo a
schiacciarci tutti... Ho
pensato: "Hanno fatto un
attentato qui a Torino". Spinto
da tutte le parti ho
incominciato a correre verso
l’uscita della piazza pregando
dio di non cadere... Perché se
fossi caduto sarei morto
calpestato. Carrelli rovesciati
pieni di bottiglie di vetro,
cocci di vetro e zaini
ovunque... Sinceramente non so
come io sia riuscito a non
cadere. Esco da piazza San
Carlo, rallento il passo
pensando di essere forse fuori
pericolo quando vedo un’ondata
di persone che scappa correndo
disperata. Il pensiero mio e di
tutti era di essere inseguiti da
terroristi che stessero sparando
all’impazzata come successo a
Parigi. Mi rimetto a correre più
che posso, fino a che mi rifugio
in una pizzeria dove resto per
circa un’ora e mezza. Torno a
Piazza San Carlo quando la
situazione sembra essersi
calmata e quello che vedo sono
scene come quelle nelle foto che
allego. La Piazza era piena di
carrelli di bottiglie di vetro e
zaini. Controlli assolutamente
inadeguati, nessuna via di fuga,
nessuno ha controllato il mio
zaino in cui avrei potuto
davvero mettere una bomba se
avessi voluto, servizi di
sicurezza pessimi e
inaccettabili. Sembra che il
colpevole sia un ragazzo che ha
urlato alla bomba giusto per
bravata. Bene, questo
delinquente assassino ha
rovinato la vita di centinaia di
persone e ha rovinato la
propria. Perché per questo
assassino l’unico posto in cui
possa stare al sicuro, e non
essere linciato, è il carcere"
(GIORGIO ALBIERI)
"Ieri nel momento in cui si
è scatenato il panico non ho
sentito alcuna esplosione, ho
solo sentito un rumore sempre
più forte (mi ha ricordato il
rumore che si sente quando molta
gente sbatte i pugni sui tavoli
in un ristorante, forse dovuto
ai cocci di vetro) ma la cosa
più strana è stata vedere le
vetrine dei negozi vibrare
vistosamente nel momento in cui
partito tutto, tanto che ho
pensato che il rumore fosse
dovuto ad un gruppo di persone
che sbatteva i pugni sulle
vetrine. Poi sono stato
schiacciato contro le transenne
e penso sia stato mentre cercavo
di divincolarmi che mi sono
ferito ad una gamba. Devo
lamentare i controlli sommari
all'entrata ed il continuo via
vai di venditori di birre in
vetro. Aggiungo solo che ad
alcuni non veniva neanche
controllato lo zaino e che i
venditori giravano anche con
grossi carrelli carichi di casse
di birra" (MAURIZIO CULIOLO)
"Doveva essere uno dei
giorni più attesi, ma così non è
stato, e non solo per il
risultato. Sono in piazza San
Carlo lato ovest, con la febbre
a 38 e il punteggio sul 3-1,
quando una marea di persone
arriva verso di me urlando,
strattonandosi e calpestandosi a
vicenda, sento un rumore
provenire da dietro simile a
quello di un mitra, ho pensato
"qui è finita", anche io
comincio a scappare e rimango
incastrato tra le persone, perdo
occhiali e scarpe, vedo bambini
urlare, gente con sangue
dappertutto, passano pochi
minuti e c'è un altro falso
allarme, allora comincio a
correre come non ho mai fatto in
vita mia e riesco a rifugiarmi
insieme ad altre persone. In
quei momenti nessuno sapeva
fosse un finto attacco, eravamo
formiche che scappavano
dall'acqua" (ANDREA GIORDANO)
"Eravamo 8 amici, a seguire
la partita a metà piazza sulla
destra. improvvisamente si sente
un boato e la folla comincia a
correre nella nostra direzione.
Veniamo travolti e buttati a
terra, ci rialziamo e cerchiamo
di non essere calpestati.
Veniamo spinti sotto i portici
del lato destro della piazza.
Pensavamo fosse una bomba, o
qualcuno che sparava. Lentamente
hanno cominciato a urlare che
non fosse niente e siamo tornati
in piazza. Dopo qualche minuto
una seconda ondata di gente,
stavolta dal fondo della piazza.
Essendo medici 4 di noi, siamo
rimasti poco tempo prima di
andarcene, per aiutare a
medicare qualche ferito,
soprattutto tagli dovuti al
vetro. Grazie" (FEDERICO
NICHETTI)
"Io ero in mezzo alla folla,
nella zona a ovest della piazza.
Ad un certo punto senza sentire
alcun rumore forte, ho percepito
come un fruscio (forse i vetri
rotti che si muovevano e
facevano rumore) e una calca di
persone correre verso di noi. In
pochi attimi, mi sono ritrovato
pressato ad uno dei 3 parapetti
a protezione delle scale per il
parcheggio sotterraneo. La
pressione era fortissima e
cresceva sempre di più; cercavo
di scavalcare il parapetto per
liberarmi dalla pressione che mi
arrivava addosso ed evitare di
finire schiacciati insieme agli
altri. Dopo qualche momento sono
riuscito a trovare la forza di
sollevarmi ed ho scavalcato il
parapetto in ferro e mi sono
messo al sicuro dallo
schiacciamento, tra il corrimano
della scala sotterranea e il
parapetto stesso. Una volta
scavalcato mi sono ritrovato una
visione orribile. Il parapetto
centrale era stato completamente
divelto dalla pressione umana e
molta gente era caduta di sotto
nel vano scale, facendo un volo
di 3 metri circa. Mi sono
considerato fortunato di essere
stato premuto addosso ad una
delle due barriere laterali,
dove ovviamente la spinta era
forte ma non così devastante.
C'era sangue ovunque e le
persone cadute stavano male. Per
fortuna un uomo si è fatto
spazio tra la folla ed è
riuscito a richiamare
l'attenzione dei soccorsi. Sono
rimasto appoggiato nello spazio
tra parapetto e corrimano,
aspettando che la situazione si
calmasse. E pian piano la gente
iniziava a darsi più o meno una
controllata. Poi ad un certo
punto (non so dire quanto sia
passato) una seconda inaspettata
ondata di panico, stavolta è
stata la peggiore perché
inspiegabile e lì ho davvero
temuto ci fosse qualcosa. Nel
primo caso avevo percepito fosse
un falso allarme, ma non mi
spiegavo, né tuttora mi spiego
come sia partita la seconda
ondata di panico. Questo anche
per sottolineare che non credo
proprio sia come sto leggendo in
queste ore. Il parapetto del
parcheggio era crollato da
minuti proprio accanto a me e
l'ondata di panico è stata
scatenata solo successivamente.
A quel punto ho avuto paura
davvero e ho cercato di
allontanarmi velocemente, dato
che si stavano creando degli
spazi. E me ne sono andato,
vedendo accanto a me gente
sanguinante e per terra una
devastazione unica, con zaini,
scarpe e occhiali abbandonati e
tanti cocci di vetro per terra.
Davvero una brutta esperienza.
Io per fortuna ne sono uscito
indenne, molti altri sono stati
meno fortunati. Spero vada tutto
per il meglio. (FRANCESCO NERIO)
"Sabato sera ero in piazza
San Carlo a Torino, dove vado
ogni volta che la Juve vince e
festeggia i suoi successi. Sono
torinese e juventina da sempre,
abbonata allo stadio e
innamorata prima di tutto di
Alessandro Del Piero. Quello a
cui ho assistito sabato sera è
assurdo, mi ritrovo a casa con
un livido sulla fronte e le
ginocchia sbucciate e, vedendo
le ferite delle persone accanto
a me, ho pensato di essermela
cavata con poco. Non ho sentito
nessuno scoppio, solo uno strano
fruscio e poi la gente ha
iniziato a crollarmi addosso,
sono caduta e urlato aiuto. Il
mio ragazzo e un mio amico mi
hanno afferrato al volo e in un
attimo da metà della piazza dove
eravamo, ci siamo trovati
schiacciati contro i pilastri
dei portici. Quando la piazza si
è svuotata vederla così è stato
straziante, un ragazzo per terra
senza scarpe aveva i calzini
pieni di sangue, 2 tagli
profondi sulla caviglia e sul
ginocchio, il mio ragazzo si è
tolto maglia e sciarpa e ha
cercato di fermare il sangue,
poi di nuovo la gente ha
iniziato a correre e a
travolgere qualsiasi cosa. Ho
avuto paura e ho ancora la paura
addosso di restare schiacciata
sotto quella folla impazzita.
Ringrazio i volontari della
croce verde di un’unità base che
hanno aiutato finché hanno
potuto tutti i feriti tra via
Santa Teresa e Via XX settembre
perché non arrivavano altre
ambulanze. Non so quante persone
il mio ragazzo abbia soccorso
quella sera e ringrazio lui
(Gabriele) e il mio amico Simone
per avermi tirata su in un
attimo, non voglio pensare a
cosa sarebbe potuto succedere"
(FRANCESCA ZANINI)
|
"Mi trovavo con 3 miei amici
in seconda fila, quando a un
certo punto un rumore simile a
un soffio di vento si è sentito
rimbombare in tutta la piazza.
Neanche il tempo per capire cosa
fosse successo e mi sono
ritrovato steso, per terra, con
3-4 persone sul petto. In un
attimo mi sono ritrovato a dover
lottare per la mia
sopravvivenza, e grazie a tutta
la forza che avevo in corpo sono
riuscito a liberarmi e scappare.
Ma non ero neanche fuori dalla
piazza quando pensai ai miei
amici, sepolti tra la gente.
Ritornai immediatamente nel
luogo dove stavamo assistendo
alla partita pochi minuti prima
del disastro, ma non trovai
nessuno tranne che il mio zaino,
che presi con molta fretta. Vidi
molte persone ferite e decisi di
prendermi cura di un uomo sui 40
anni circa, con lo sguardo perso
e un braccio sanguinante, e di
portarlo presso un’ambulanza
posta dietro al maxischermo. Una
volta svolto il mio compito
decisi, invano, di chiamare i
miei amici, in quanto le linee
telefoniche erano sovraccaricate
dal grande numero di persone
che, come me cercavano di
sentire amici o parenti. Poco
dopo di nuovo, un altro strano
rumore, questa volta uno
scoppio, fu emesso dalla Piazza,
decisi di scappare, correndo tra
le orrende chiazze di sangue sul
pavimento della via che collega
la Piazza San Carlo alla
Stazione Porta Nuova, dove
finalmente riuscii a chiamare i
miei amici e incontrarli poco
dopo. Un’esperienza
indimenticabile, surreale, ho
capito veramente cosa vuol dire
la parola terrore" (EMANUELE
VILLA)
"Eravamo in due coppie ieri
sera in piazza San Carlo.
Eravamo nel centro della piazza
già dalle 17.30 quando a
mezz'ora dall'inizio della
partita fortunatamente abbiamo
deciso di spostarci verso il
fondo della piazza per avere più
spazio e più aria. La situazione
già prima di tutto il casino era
sbagliata perché per entrare in
piazza chiedevano alla gente di
buttare le bottiglie di vetro
(ma senza controllare loro gli
zaini della gente) e senza
contare che però all'interno
della piazza c'erano venditori
ambulanti di birre di vetro e di
conseguenza per terra era una
distesa di vetro. A 20 minuti
dalla fine della partita è
successo il degenero. Abbiamo
visto l'ondata di gente girarsi
verso di noi in fondo alla
piazza. Abbiamo sentito un botto
e un boato e si è letteralmente
vista un’onda nell'aria come se
fosse esplosa una bomba a
distanza, neanche il tempo di
capire cosa stesse succedendo,
il tempo di girarci. Per
scappare e siamo stati travolti
dalla gente, io e il mio
fidanzato siamo riusciti a
prenderci per mano dopo qualche
metro, mentre abbiamo perso gli
altri nostri amici. In fondo
alla piazza c'erano tutte le
transenne quindi correndo verso
il fondo io sono caduta sulla
transenna sopra altra gente, e
altra gente continuava a cadere
sopra di me… In quel momento mi
sono sentita incastrata, ho
creduto di essere morta. Il mio
ragazzo mi tirava e dopo un po'
siamo riusciti a rialzarci e
correre nelle vie verso via Po.
Noi e un altro gruppo di ragazzi
ci siamo infilati in un cortile
di una palazzina, eravamo tutti
sanguinanti, e uno dei condomini
è sceso urlandoci di andare via
immediatamente ! Usciamo fuori
cercando di capire cosa fare e
risentiamo lo stesso botto e il
boato con la gente e i
poliziotti che gridavano di
scappare e in quel momento ci
siamo autoconvinti che fosse
terrorismo. Abbiamo ricominciato
a correre, suonando ai
campanelli ma nessuno apriva e
anche i locali chiudevano le
serrande senza far entrare
nessuno. Siamo riusciti ad
infilarci in un garage aperto,
entriamo e cerchiamo di
chiuderci la porta dietro ma la
gente continuava ad entrare. Poi
è suonato l'allarme e abbiamo
deciso di uscire perché eravamo
in un buco chiuso e non avevamo
via d'uscita se fosse entrato
qualcuno per farci del male.
Allora usciamo e ricominciamo a
correre fino alla "Gran Madre"
dove ci sediamo per terra e un
ragazzo ci avvisa che aveva
letto su internet che non era
successo niente, era una bufala.
Proviamo allora a
tranquillizzarci cercando di
chiamare i nostri amici, lei
aveva perso telefono portafoglio
scarpe tutto... Riusciamo però a
parlare con il ragazzo per
provare ad incontrarci, eravamo
senza macchina e le metro erano
chiuse. Li raggiungiamo in
Piazza Solferino e arrivare lì è
stato tragico, come una scena di
guerra, solo poliziotti e
ambulanze e gente sanguinante
ovunque. Per fortuna noi tranne
qualche graffio e oggetti
smarriti ce la siamo cavata, ma
sicuramente questa cosa ci ha
segnato, non è stato terrorismo
alla fine, ma per noi 30mila che
eravamo lì e l'abbiamo vissuto
per 45 minuti è stato come se lo
fosse, ne eravamo tutti
convinti, pensavamo di morire,
sembravamo topi che cercavano
una via d'uscita… La cosa più
brutta che si possa provare
nella vita è cercare un modo per
sopravvivere e sentirsi in
bilico tra la vita e la morte !
E per di più in mezzo a quel
casino dopo in mezzo a tutti gli
oggetti smarriti era pieno di
sciacalli che rubavano dagli
zaini. Purtroppo a parole non si
può descrivere il terrore che
abbiamo provato. Senza neanche
sapere cosa realmente stesse
succedendo..." (SARA LEONI - 25
anni - Grugliasco)
"Buon giorno questa è la mia
testimonianza della serata in
piazza San Carlo, giornata che
doveva essere di festa che si è
trasformata in un incubo...
Eravamo a destra dello schermo,
stavamo vedendo la partita tra
canti e divertimento, quando ad
un certo punto un’onda di gente
ci è venuta contro. Sono stata
travolta, per fortuna il mio
fidanzato è riuscito a farmi
rialzare e insieme ad altri visi
(che non scorderò tanto
facilmente) siamo riusciti ad
uscire da quell’incubo. Ci
trovavamo in piazza San Carlo
dalle prime ore del pomeriggio,
mi spiace ma l’organizzazione è
stata pessima... Vendita di
birra nelle bottiglie di vetro e
tanto altro... Non ci sono
parole per quello che abbiamo
vissuto… Un abbraccio al piccolo
tifoso che si trova ancora in
ospedale... Forza… Forza… Forza"
(FRANCESCA DELLA ROVERE)
"Io ero in piazza a vedere
la partita, o meglio tentavo di
vedere la partita visto che il
tutto era organizzato malissimo
e lo schermo era troppo piccolo
e basso. Poco dopo il 65’ mi
sono sentito spingere
all’indietro e ho realizzato che
tutta la folla si stava
muovendo. Sono caduto ma
fortunatamente ho avuto la forza
di alzarmi e mi sono fatto
solamente un leggero taglio alla
mano e allora ho cominciato a
correre insieme a tutte le altre
persone. Il problema maggiore
secondo me è stato la presenza
di bottiglie di vetro vendute da
venditori abusivi che le forze
dell’ordine, come al solito,
facevano finta di non vedere. A
terra era tutto un tappeto di
cocci di vetro. Inoltre molte
persone per guardare al meglio
la partita sono salite sulla
statua al centro della piazza"
(GIUSEPPE SCIACCA)
"Mi è andata bene: sono
caduto sopra un altro. La scarpa
destra è volata via e mi sono
tagliato, forse su una ringhiera
piegata. La spalla ? Qualcuno mi
è caduto addosso. Dopo il panico
un tifoso inglese ha stracciato
la sua maglietta della Juve e me
l’ha avvolta al piede, per
fermare l’emorragia. Prima della
calca ho sentito la piazza
tremare, come un trattore o una
mitragliatrice. Qualcuno urlava
"Non è successo nulla", ma
correvano. La polizia in assetto
antisommossa ha messo i feriti
più gravi sulla camionetta. Sono
andato al Cto con un altro
ragazzo, su una volante, perché
le ambulanze non bastavano"
(Federico Medana - 18 anni - Cuneo)
"Ho sentito qualcuno che
urlava "bomba" ma non ho fatto
in tempo a voltarmi che mi è
arrivata un’onda composta da
migliaia di persone nella
schiena. Sono caduta a terra,
schiacciata prima dalle persone
e poi da una transenna che mi è
finita sulla gamba e, a quel
punto, da altri tifosi che
cadevano a loro volta. Non
riuscivo più ad alzarmi e a
camminare. Un signore mi ha
visto e mi ha preso in spalla.
Grazie a lui siamo arrivati a
Porta Nuova dove c’erano le
ambulanze. C’erano fumogeni
ovunque, bottiglie di vetro
vendute da personaggi che
venivano fatti entrare
liberamente in piazza e tutto
questo mentre le forze
dell’ordine perquisivano chi
entrava con una bottiglia di
acqua. Non mi sembra una cosa
normale" (CHIARA PIVETTA - 19
anni)
È esploso un petardo, ma
ognuno di noi in quel momento ha
immaginato un attentato. La
gente urlava e correva senza
sapere nulla. Aveva da poco
segnato il terzo gol il Real
Madrid quando abbiamo sentito un
forte boato a pochi metri da
noi. La gente ha iniziato a
correre. C'era chi parlava di
una bomba e chi di un uomo con
un fucile. Non si capiva nulla.
Abbiamo subìto l'onda d'urto
della folla e io sono stato
spinto da tutta quella massa e
scaraventato a terra. Era pieno
di vetri di bottiglie e ho varie
botte alle gambe, ma poteva
andare decisamente peggio…"
(ALESSANDRO PERALE e FEDERICO
COPPO - Mirano)
"Non sono un tifoso della
Juve spiega ma data l'occasione
ero uscito per guardare la
partita davanti al maxi-schermo,
insieme ai miei amici. Eravamo
in piazza San Carlo, stavamo
vicino alla statua. Dopo il
terzo gol del Real, alla nostra
sinistra abbiamo sentito un
rumore stranissimo, accompagnato
da una specie di vibrazione. Ci
siamo girati verso quel lato e
abbiamo visto la folla scappare
via. Le persone andavano da
tutte le parti, come a voler
fuggire da un punto centrale a
qualsiasi costo, al punto da
calpestare quelli che nella
ressa cadevano a terra…" (DAVIDE
SBROGGIÒ - 21 anni - Preganziol)
"Stiamo vivendo un momento
davvero brutto perché non è
possibile che solo l'idea di un
petardo, non confermato, possa
provocare una simile strage per
la paura di attentati
terroristici. A fine partita
eravamo sconsolati. Io ero
seduto a terra per la forte
delusione. E proprio in quel
momento abbiamo capito che stava
succedendo qualcosa di grave.
Non abbiamo sentito scoppi, ma
un rumore, quasi un fischio,
forse una possibile miccia o
petardo, ma niente più. Poi
siamo stati travolti dalla
calca. Una spinta che non ti
permetteva di fermarti. Siamo
stati trascinati. E non potevi
fare nulla. C'era gente a terra
che non riuscivi a evitare. Pur
cercando in tutti i modi di
allargare le gambe, sono sicuro
di aver camminato sul corpo di
almeno due persone. C'era sangue
e vetro ovunque. Per terra
c'erano tantissime bottiglie in
vetro che con il passaggio della
gente sono andate distrutte e
chi cadeva si feriva. Molte le
persone sanguinanti, come
testimoniano le nostre maglie
piene di sangue…" (NICOLAS
BERGAMO - Fontanafredda)
"Io e Riccardo eravamo
andati a Torino per far visita a
mio fratello che studia in città
e con l'occasione abbiamo avuto
l'idea di vedere la finale della
Champions League in piazza. Una
scelta evidentemente sbagliata
visto quanto successo. In ogni
caso fino al momento del
parapiglia eravamo tutti del
tutto tranquilli, non erano
nemmeno presenti ultras
violenti, tranne qualche persona
forse un po' su di giri per i
fumi dell'alcol. Noi ci
trovavamo però ad una quindicina
di metri dal luogo da cui è
partito il panico generale. Non
abbiamo sentito esplosioni, ma
la folla si è girata
all'improvviso e chinata in modo
concentrico quasi come ci fosse
stata un'esplosione. In pochi
secondi siamo quindi stati
costretti a separarci ed io, per
evitare la testa di una ragazza
che avevo davanti, sono caduto
battendo il ginocchio sui vetri
che erano per terra. A quel
punto, nonostante il sangue che
sgorgava dalla ferita, ho
seguito il flusso del "fiume
umano" per non farmi schiacciare
ma alcuni ragazzi erano del
tutto impazziti, tiravano pugni
e salivano sulle persone a terra
pur di crearsi quanto prima una
via di fuga. Personalmente ho
pure aiutato una ragazza, in
preda al panico, forzandola
persino a fuggire dopo che
l'avevo vista immobile al centro
della strada, forse già in stato
di shock. Poi, poco dopo, sono
stato fermato con urgenza da una
ragazza che aveva una
bruttissima e profonda ferita ad
una mano e che chiedeva aiuto
per fermare l'emorragia. Ho
quindi usato i lacci delle mie
scarpe come laccio emostatico
intorno al suo braccio ed
insieme ci siamo poi rifugiati
in un'abitazione privata lì
vicino insieme ad una decina di
giovani, alcune piangenti e
molto spaventate. Qui una
gentile signora ci ha aiutato a
medicarci in attesa di
raggiungere l'ospedale o
ricongiungerci con amici e
parenti. A causa però delle reti
telefoniche completamente
intasate sono riuscito a
mettermi in contatto con mio
fratello e Riccardo solo dopo
mezz'ora. Nel caos che si era
creato eravamo a quel punto
tutti convinti si fosse trattato
di un atto terroristico, anche
perché in strada la folla
parlava di qualcuno che aveva
gridato "Allah akbar", oltre ad
altri che raccontavano di aver
sentito esplosioni di bombe e
colpi di mitra. Senza però
conoscere la verità, abbiamo
comunque deciso di darci
appuntamento proprio in Piazza
San Carlo. Una volta lì ci siamo
trovati davanti uno spettacolo
desolante: la piazza era piena
di scarpe, zaini, sangue e vetri
ovunque. A quel punto però
alcuni poliziotti ci hanno
portato al vicino ospedale Maria
Vittoria dove siamo stati
medicati solo verso le 5 del
mattino (e usciti poi un'ora
dopo) perché eravamo almeno un
centinaio a richiedere le cure
dei medici e i pavimenti del
nosocomio erano già pieni di
sangue. Io mi sono trovato con
un'importante ferita alla gamba,
mentre Riccardo Battel è stato
medicato per una profonda
lesione ad una mano. Comunque,
trovino o meno i responsabili
della bravata, sono convinto che
la maggior parte dei danni sia
legata ai vetri che si trovavano
sul selciato. Erano infatti
presenti tantissimi venditori
ambulanti abusivi dotati di
carretti per vendere i loro
prodotti, oltre alle centinaia
di bottiglie di birra lasciate
poi per terra e che, con la
calca che si è venuta a creare,
si sono rotte quasi all'unisono
creando dei rumori che
assomigliavano proprio a degli
spari d'arma da fuoco. Tra
l'altro, non erano solo
frammenti di vetro, ma delle
vere e proprie lame affilate. È
stata perciò un'esperienza
infernale ma siamo fortunati ad
essere tornati a casa sani e
salvi" (LORENZO TRENTIN - 25
anni)
"Abbiamo sentito un primo
forte boato e abbiamo visto come
un'onda che veniva verso di noi,
mentre scappava. Poi si sono
avvertiti altri due "spari", non
saprei dire dovuti a cosa. Io
sono caduta. Sono riuscita ad
aggrapparmi alla cintura di Erik
che mi ha letteralmente tirata
su prendendomi per un braccio.
Fortunatamente lui e i nostri
amici sono abbastanza grossi e
posso dire che mi hanno
protetta. Solo così me la sono
cavata. Ci siamo riparati sotto
il porticato: è stata una cosa
assurda, tra spintoni e
spintoni. Quando ho visto dei
ragazzi con delle magliette
sporche di sangue, con delle
vere e proprie manate di sangue,
ho pensato io stessa che
effettivamente potesse essere
successo qualcosa di brutto. Ho
immaginato una bomba. I miei
amici parlavano di un camion. Ci
siamo trovati in fondo alla
piazza, sul lato destro. Io
avevo come me il cellulare e ho
chiamato mio papà per
rassicurarlo: qualcosa è
successo ma stiamo bene, gli ho
detto prima che arrivasse
dell'altra gente che ha iniziato
a urlare "sparano, sparano"
invitandoci a scappare, forse
perché c'era stato il botto
della ringhiera caduta di cui
poi ho sentito parlare o forse
perché alcune vetrine sono
andate in frantumi per colpa
della pressione della folla.
Anche noi abbiamo ripreso a
correre fino a trovare una corte
con un portone aperto, abbiamo
salito le scale e ci hanno
aperto dei ragazzi del posto:
anche loro erano scesi in piazza
ma visto l'affollamento erano
poi tornati a casa per godersi
la partita sul divano. Ci hanno
fatti entrare nel loro
appartamento, con altri, dandoci
dell'acqua e rassicurandoci. In
tutto questo però abbiamo perso
il fratello di Erik: lui era
disperato. Abbiamo chiamato sua
madre per avvisarla, pensando
che anche lui avrebbe fatto lo
stesso, facendosi prestare il
telefono da qualcuno perché non
lo aveva con sé. E così è stato:
qualcuno gli ha prestato il
cellulare e chiamando a casa si
è fatto dare il mio numero per
accordarci su dove ritrovarci
tutti insieme. Lo abbiamo
trovato ferito e devo dire che
mi è tornata utile l'esperienza
da soccorritrice del 118. Per
farlo medicare lo abbiamo però
portato a Lecco: anche il pronto
soccorso del Manzoni era pieno
di ragazzi che come noi
arrivavano da Torino.
L'infermiera mi ha chiesto se
volessi essere visitata anche
io: "mi fa male un po' tutto" le
ho risposto, non riuscendo al
momento ad essere più precisa e
pensando che poi passasse tutto.
Sono tornata il giorno dopo a
farmi refertare perché avevo un
dolore fortissimo ad una spalla
(ho pensato fosse addirittura
rotta), oltre ad un livido sotto
il mento dovuto a una delle
tante spallate che ho ricevuto.
Ho realizzato che, se fossi
caduta, mi avrebbero calpestato
di sicuro. Basta partite o cose
simili. Anche andare in giro per
strada ad oggi mi crea ansia.
Domenica, per tirarci un po'
fuori e smettere di pensare
all'accaduto, siamo andati al
cinema per provare a vincere la
paura, come quando uno cade in
moto e gli suggeriscono di
rimettersi subito in sella.
Abbiamo visto i Pirati dei
Caraibi e gli effetti speciali,
con i passi che sembravano
provenire da dietro, mi hanno
fatta voltare terrorizzata per
capire se ci fosse ancora
qualcuno pronto a spingermi in
avanti..." (FRANCESCA - 21 anni -
Lecco)
"All'improvviso abbiamo
visto la gente correre, anche
noi ci siamo messi a scappare ma
siamo caduti, ci siamo rialzati
e siamo inciampati di nuovo. A
quel punto uno dopo l'altro ci
sono venute addosso tante
persone, non riuscivamo a vedere
più nulla e io ero preoccupata
per mio fratello che vedevo non
riusciva a respirare. Un ragazzo
di colore si è accorto di mio
fratello e mi ha aiutato a
tirarlo fuori mentre un altro
ragazzo ci è stato accanto fino
a quando non è arrivata
l'ambulanza" (ANGELA - Sorella
di KELVIN)
"A un certo punto era pieno
di gente che raccoglieva le
prime scarpe che trovava a
terra. Era l’unico modo per
scappare velocemente" (PAOLA
SORINO - Bari)
"Prima mi sono fermato ad
aiutare a rialzarsi quanti
intorno a me erano caduti a
terra sui cocci di bottiglia,
poi sono caduto anch’io ed ho
visto una mano allungarsi verso
di me. Era quella di un mio
amico. L’ho afferrata, mi sono
rialzato e sono scappato non se
neppure io in quale direzione.
Ho trovato rifugio in un cinema
e grazie al cellulare ed
all’aiuto dei carabinieri ci
siamo ritrovati tutti, più
tardi, nel Giardini Reali: tutti
incolumi o quasi. (MATTEO - 23
anni -
Paesana)
"Siamo stati travolti dalla
folla in preda al panico,
cadendo a domino l'uno
sull'altro. Abbiamo perso
l’ennesima finale, abbiamo perso
zaini, scarpe, gli occhiali,
l’orologio, le sciarpe, ma per
fortuna noi stiamo bene. Stasera
è un po’ più dura addormentarsi
ma non per il risultato. I
telegiornali parlano del caos
della piazza come scatenato
dallo scoppio di una bomba,
altri hanno accennato al
cedimento di transenne che
avrebbero provocato un boato
simile a quello di
un’esplosione, ma noi non
abbiamo sentito nulla di simile.
Abbiamo invece avvertito un
susseguirsi di spari, come
petardi, nulla di preoccupante
se la gente non avesse urlato
che si trattava di un attacco
terroristico. A quel punto siamo
stati travolti dalla folla in
preda al panico, cadendo a
domino l’uno sull’altro"
(GIANLUCA MORELLI - 22 anni - Cologno
al Serio)
"Io che sono molto alto ho
iniziato a vedere questo
movimento terrificante. Sono
stato a diversi concerti, come a
quello dei Pearl Jam, e
all’inizio ho pensato che fosse
scoppiato un pogo scatenato. La
folla si è spostata prima dal
davanti verso il dietro della
piazza, poi tutti si sono
diretti verso di noi, che
eravamo sul lato opposto. Io ero
sulla colonna e tenevo stretto
mio figlio: sulla nostra
sinistra cadevano perché era
molto stretto, sulla destra
finivano ammassati contro il
muro. Erano più avanti e verso
il centro della piazza: li ho
visti scaraventati sotto il
portico, una quindicina di metri
più in là. Manuel e Umberta
erano a terra: il nipote di lei,
rimasto in piedi, li ha aiutati
a rialzarsi, altrimenti
rischiavano di restare
schiacciati... Un amico torinese
di Manuel, che ci era stato
(Ndr: Heysel), al mattino ci
aveva raccontato di quell’onda
tremenda. È stato come una
premonizione. Avevo negli occhi
Bruxelles e mi è sembrato di
riviverlo. Il brutto è che tre
minuti dopo è successo di nuovo:
una specie di onda di risacca
ancora più forte. Tanto che mio
figlio, che prima era rimasto
tranquillo, si è messo a
piangere. Io gli ho detto:
restiamo qui, che è il posto più
sicuro. Ho fatto il servizio
militare nei carabinieri sono
stato al G8 di Genova, ma un
terrore come quello di sabato
non l'avevo mai vissuto. Era un
movimento incontrollabile. Le
forze dell'ordine c’erano solo
all'ingresso. E controllavano
solo se avevi vetro all'interno
dello zaino, tastandoli con le
mani. Ma nella piazza era pieno
di ambulanti che le bottiglie le
vendevano. Motivo per cui il 90%
di chi è finito all’ospedale
aveva ferite da taglio. Alle
gambe, alle mani, alla faccia:
ho visto tanto sangue. E anche
denti rotti, una caviglia
piegata... Ci è rimasto a tutti
in mente un rumore: quello di
vetro frantumato. L'altoparlante
ha pregato tutti di uscire in
maniera tranquilla. Eravamo
fuori quando la partita doveva
ancora finire. La città era in
pieno subbuglio. Ci siamo
trovati con gli altri dopo
mezz'ora in un bar di piazza
Vittorio Veneto: ci hanno detto
che c'era gente che scappava
anche lì, a 2 chilometri di
distanza. Un fuggi fuggi
generale: sembrava Pamplona. Ma
scappavano da cosa ? In piazza
non abbiamo sentito alcun botto.
Manuel diceva: mi aspettavo da
un momento all’altro di trovare
uno con il mitra. Invece è stato
solo panico. Taxi non ce
n'erano, gli unici mezzi che
vedevi erano ambulanze e mezzi
di vigili del fuoco e polizia.
Alla fine è stato l'amico
torinese a darci un passaggio.
(Ndr: La prossima finale)
Andremo al bicigrill o in piazza
Fiera. Ho ancora in mente le
persone viste in piazza San
Carlo nel pomeriggio: un padre
con sulle spalle una bambina
piccola, una madre con il
passeggino... Mi chiedo che fine
abbiano fatto". (THOMAS DEAVI -
Trento)
"Mamma mia che paura… Mi
sono salvato soltanto perché
sono riuscito a rimanere in
piedi, aggrappandomi forte a un
bidone dell’immondizia. Dovevo
rimanere qui a festeggiare il
mio compleanno, ma oggi me ne
vado da Torino. Fortunatamente
stanotte non sono dovuto tornare
indietro, comunque. Ieri sera ho
capito come si sono sentiti
quelli di Nizza, perché sul
momento non riesci assolutamente
a capire cosa sia stato. Io ero
proprio vicino al megaschermo,
accanto a una delle colonne dei
portici. E poi tutti hanno
iniziato a correre. Io ero con
un amico e abbiamo mantenuto il
sangue freddo. Ci siamo
aggrappati al bidone della
spazzatura, ma la folla che ci è
corsa contro ci ha ferito
dappertutto, nulla di grave per
fortuna. Ma ovunque andassimo
incontravamo gruppi di persone
che ci correvano addosso
urlando. Così io e un’altra
ventina di ragazzi ci siamo
rifugiati in un portone di una
casa, dentro un cortile interno
e fuori ci aspettava una scena
da brividi: la gente era senza
scarpe, in piazza c’erano
passeggini vuoti, bottiglie
rotte dappertutto, sangue,
occhiali, borsette abbandonate,
telefoni calpestati. E poi
un’ambulanza, che chiamava le
persone col megafono. Anche se
all’arrivo noi abbiamo visto
solo due entrate in piazza, con
due persone che controllavano
uno ogni dieci. Persino la
polizia, dopo il fatto, si
aggirava spaesata per la città".
(EMANUELE RUBINETTI – Cesena)
"Sono Leonardo Veneziani,
ieri sera ero in piazza San
Carlo. Poco dopo il terzo goal
del Real, si è sentito un botto
tremendo e la gente ha
cominciato a correre e urlare.
Ho cominciato a correre anche
io, perdendo di vista l'amico
con cui ero lì, verso piazza
Castello, e c'erano persone che
piangevano e altre che avevano
in braccio altre persone
abbastanza ferite. C'erano
piccole macchie di sangue sul
pavimento in via Roma. Andando
verso casa, ho ripreso a
camminare, ma poi delle altre
persone urlavano: "Correte,
correte ! Dove sta la polizia
qui ?" E allora ho ricominciato
a correre e non mi sono fermato
fino a casa. Temevo il peggio,
ma per fortuna non è successo
nulla di grave" (LEONARDO
VENEZIANI)
"Mi chiamo Vincenzo
De Luca, ho 33 anni e ieri sera
ero in piazza San Carlo. Ero tra
il maxischermo e i portici, alla
sinistra dello stesso. Poco dopo
le 10 all'improvviso ho visto la
folla correre nella mia
direzione e sono stato
scaraventato violentemente a
terra su cocci di bottiglia.
Nell'urto mi sono tagliato ad un
dito (adesso probabilmente andrò
a farlo controllare perché sta
peggiorando e forse c'è ancora
vetro in profondità), ho perso
una scarpa e mi sono ferito al
piede rimasto nudo in due
diversi punti (a casa con l’ago
e pinze sono riuscito ad
estrarre tutto il vetro), mi
sono ferito al ginocchio, ho
avuto maglietta e jeans
strappati. Una volta finito a
terra il mio pensiero è stato
subito quello di cercare di
rialzarmi perché so che in
queste occasioni la calca ti può
ammazzare, fortunatamente ci
sono riuscito dopo essere stato
calpestato. Siamo rimasti poi
tutti ammassati schiacciati uno
sull'altro, io ero molto scomodo
e compresso ma tutto sommato la
situazione in quel momento non
era insostenibile, ma una
ragazza accanto a me stava
soffrendo tantissimo. Ho cercato
di dire alle persone di
mantenere la calma ma non
serviva assolutamente a niente.
Dopo qualche minuto la
situazione è migliorata e ho
girato questo
video.
Appena ho finito di registrare
una nuova ondata di paura, di
nuovo ho rischiato di essere
travolto dalla folla, sono
scappato saltando su un piede
solo per evitare di essere
ferito ancora e me ne sono
andato a casa con molta
difficoltà. Ho fatto anche altri
due brevi video, uno sempre lì
in piazza e uno all'uscita
direzione Porta Nuova" (VINCENZO
DE LUCA)
"Prima ondata… Un muro… A
terra... Urlando e pregando gli
altri di non schiacciarmi... Poi
qualcuno mi dice di alzarmi (un
angelo) e trovo la forza...
Pochi secondi ed altra ondata…
Stessa scena... Mi alzo… Scappo
e trovo un riparo ed aiuto gli
altri a nascondersi... Sangue...
Urla... Pianti... Non trovo gli
amici... Caos totale... Inizio a
soccorrere chi sta peggio di me
ma altra ondata... Mi nascondo
nel cortile di Intesa Sanpaolo
magicamente aperto... Vedo fare
un massaggio cardiaco ad una
donna... HO PAURA... TANTA...
Bambini disperati... Persone
nascoste sotto le auto o sopra
le auto... Poi esco e torno in
piazza in cerca degli amici...
Spariti... Soccorro le
persone... Gli do forza... Dopo
1 ora vado verso l'auto e trovo
gli amici... Più o meno sani
come me... Torniamo in piazza
per cercare le nostre scarpe ed
i nostri averi... Un campo di
guerra... Autoambulanze...
Feriti ovunque... POLIZIOTTI
FANTASTICI... Solidarietà...
Sciarpe a terra piene di
sangue... Non è colpa dello
sport... È la paura del
terrorismo... CON ME HAI
VINTO... Mi spiace dirlo ma ho
visto la morte in faccia e
veramente in quei momenti pensi
alla famiglia... Pianto...
Sofferto... Le mie scarpe con
sangue non mio... La scarpa di
una bambina... Le sirene... Non
riesco a smettere di pensare..."
(GERMANO)
"Eravamo in tantissimi in
piazza. Poco dopo il terzo gol
del Real ho visto un'ondata di
gente venirmi incontro e la
prima cosa che ho fatto è stata
scappare sia per lo spavento che
per il timore di essere
schiacciata dalla folla. Ho
corso insieme a tantissimi
ragazzi terrorizzati come me per
circa 500 metri fino ad arrivare
in un cinema. Siamo entrati
completamente in preda al panico
e all'oscuro di ciò che fosse
successo. I telefoni non
prendevano e molti tra cui io
non riuscivamo a contattare i
nostri amici che erano in piazza
ma tentavamo di farci forza a
vicenda. È stato un incubo,
negli occhi di tutti ho visto il
terrore e la paura di morire.
Per fortuna si è rivelato un
falso allarme ma la paura
percepita era verissima" (ANGELA
BIONDO)
"L'unica cosa che sentivamo
era un rombo. Ho pensato a un
camion che travolgeva la folla
come nell'attentato terroristico
a Nizza. Non si capiva nulla. Ho
aiutato mio fratello che era a
terra. Nella fuga lui ha perso
tutto: documenti e telefonino.
Ho visto gente svuotare gli
zainetti rimasti lì" (DAMIANO
PRESCIANI - 27 anni - Sarre)
"Senza capire nulla mi sono
ritrovata per terra, sotto altre
persone cadute. La gente che
scappava ci calpestava e io non
riuscivo a rialzarmi" (MARTA
THOUX - 25 anni - Châtillon)
"Io mi sono nascosta in una
casa appena c'è stato il secondo
allarme" (Francesca Caseri)
"Pugni e gomitate selvagge
come il colpo che mi ha fatto
saltare i denti. La gente
correva verso i varchi e per
guadagnare un metro picchiava e
strattonava chi aveva davanti e
dietro, gente con la quale fino
a pochi minuti prima stava
abbracciata" (SARA CAMPI)
"Ero proprio accanto alle
transenne mi sono sentito
sollevare verso l’alto. È stato
terribile" (MARCO - Saronno)
"Siamo riusciti a fare tutto
da soli, contagiandoci l’un
l’altro. Una fobia, una follia
esplosa senza senso. Ho perso le
scarpe. Sono caduta sui cocci di
bottiglia" (ANNA)
"A me hanno sequestrato una
bottiglia d’acqua ma in piazza
c’erano i venditori abusivi di
birra. C’erano bottiglie da un
litro, alla fine la piazza era
un tappeto di vetri. Ho visto
persone cadere e tagliarsi.
C’era sangue dappertutto: un
ragazzo aveva una gamba
squarciata. Anche io sono
caduto. mi hanno calpestato a
decine" (ROBERTO)
"Ciao sono un ragazzo che si
trovava lì... In
quell'inferno... Un inferno
surreale... Io e i miei amici ci
trovavamo esattamente dietro
l'inizio di quell'inferno... Non
abbiamo capito cosa stesse
succedendo... Abbiamo solo visto
gente rivolta verso di noi che
urlava e correva... Urlava
"ATTENTATOOO". Credo di aver
avuto sangue al cervello solo
per i primi 3 secondi... Il
tempo di girarmi ed era il
caos... Ho perso subito di vista
i miei amici... Ho visto
situazioni inimmaginabili...
Gente sommersa dalla folla...
Gente a terra venire
schiacciata... Tra cui uno dei
miei amici... E purtroppo non
sono riuscito a fare niente...
Chiamatelo istinto di
sopravvivenza... Chiamatelo come
volete... Ma quella è una di
quelle situazioni che non si
augurano a nessuno... Gente
impazzita... Gente che
letteralmente è volata davanti
ai miei occhi... Sangue e vetri
ovunque... Avevo solo un
pensiero in testa... CORRERE....
Correre e continuare a correre
senza fermarmi anche quando mi
giravo a guardare verso destra e
vedevo padri disperati con i
propri figli... Persone
rinchiuse nei locali... Persone
a terra distrutte e piene di
sangue.... E proprio quando la
situazione sembrava migliorare
una volta arrivati a piazza
Castello, dove ho provato a
chiamare chiunque conoscessi, lì
in mezzo vedo gente correre
all'impazzata e urlare
"SCAPPATEEEEE"… "ANDATE
VIAAA"... Ero distrutto...
Cianotico... Non riuscivo a
aprire bocca per parlare...
Cercavo solo di respirare... E
intanto vomitavo... Vomitavo
perché nella corsa ho perso il
mio apparecchio per potermi
iniettare l'insulina essendo
diabetico... Da lì non ci ho
visto più... Mi sono fatto
correndo forse 1 km e mezzo per
raggiungere il pronto soccorso
più vicino... E lì c'era
veramente di tutto... Persone
con vetri nelle gambe... Spalle
rotte... Sangue ovunque...
Sembrava un film di guerra...
Per fortuna sono stato curato al
più presto... Dopo finalmente
tra le lacrime e la paura vengo
a sapere che era stato un
allarme insensato..." (DANIELE
BASTA)
|
"Continuare a sentire quel
rumore nella testa, vedere le
foto e i video di quella cosa
incontrollabile, eravamo
formiche che scappavano
dall'acqua; la pelle d'oca mi fa
rivivere quei momenti di totale
incertezza, quei momenti nei
quali l'unica cosa importante è
scappare, guardarsi intorno, far
rialzare le persone cadute,
stare stretto ai tuoi amici,
sapere che loro stanno bene,
scappi da una città sconosciuta
in cerca di una via di uscita...
Ma cos'è successo ? Sangue,
sangue per cosa ? Ma cos'è
successo ? Aiuto ! Bomba ? Hai
bisogno di un’ambulanza ? Ma
cos'è successo ? C...o, ci sono
dentro ! State tranquilli !
Attentato ? Calma ! Ma cosa è
successo ? Stai bene ? Per tre
volte mi son visto il mondo
venire addosso ! Stiamo bene !
Ma cosa è successo ? Non ci sono
notizie ! Cos'è successo ? Era
uno scherzo ? Non è possibile...
L'abbiamo vista in faccia, ce la
sentivamo, ma è tutto finito,
era uno scherzo… Uno scherzo che
ci ha fatto vivere un attentato
come fosse vero. Poi il pensiero
va agli attentati veri e a chi
l'ha vissuto come noi ma che
successivamente non ha avuto la
"consolazione" che "era tutto
uno scherzo", Londra, Parigi,
Nizza, Manchester, Dacca,
Berlino, Würzburg, Ansbach,
Kabul, Rouen. C'è chi afferma
che con questo fatto di Torino
si capisca che il terrorismo sta
vincendo, perché ci fa paura, è
ovvio il terrorismo fa paura, ma
non sta vincendo, il terrorismo
vince quando non ci ferma dal
fare cose normali come andare in
una piazza con il sorriso
stampato in faccia. (DIEGO
CORNA)
"Sono una delle poche a non
aver riportato neanche un
graffio, perché dopo il terzo
goal del Real, scoraggiata avevo
deciso di prendere l’ultimo
treno per Alessandria, alle
22:20. Ho così lasciato la
piazza, ma dopo pochi minuti ho
cominciato a vedere persone
correre dietro di me e non
capivo cosa succedesse. Ero
tranquilla finché non ho visto
un’auto della polizia municipale
che incitava tutti a scappare e
a mettersi in salvo. Ho pensato
al peggio e così ho cominciato a
correre più forte che potevo in
direzione della stazione. La
sensazione più terribile e anche
quella che non dimenticherò
presto è stata quella di non
sapere cosa aspettarmi. In
quella folle corsa nella mia
mente passavano immagini di
mitra, immagini di tir sulle
persone e mi sembra addirittura
di aver sentito uno scoppio.
Davanti alla stazione di Porta
Nuova, decine di persone
attraversavano la strada
incuranti dei semafori rossi per
mettersi in salvo da un pericolo
immaginato, sospettato, ma così
realistico. Giunti in stazione
una parvenza di tranquillità,
solo un attimo, prima di vedere
altre persone che arrivavano
correndo, piangendo, urlando. E
di nuovo la paura. Ho perso
l’ultimo treno, ho deciso di
prendere quello per Milano,
volevo solo scappare da lì.
Finalmente i contatti a casa
hanno confermato che si trattava
di un falso allarme, ma il
terrore no, quello non aveva
nulla di falso" (SIMONA SCUNCIO)
"Anche io e la mia ragazza
ieri sera eravamo in piazza San
Carlo a Torino sperando di
trascorrere una serata di festa
ma purtroppo così non è stato, e
non certo per motivi sportivi.
Visto che eravamo in centro dal
pomeriggio avevamo entrambi
bisogno di un bagno e alla fine
primo tempo abbiamo cercato un
bar nei pressi della piazza ma
in tutti c'erano lunghe code e
allora siamo tornati in piazza
dicendoci che saremmo andati
durante il secondo tempo. Così
abbiamo fatto e verso le 22.05
circa siamo usciti nuovamente
dalla piazza alla ricerca di un
bar con un bagno, con l'idea
ovviamente di ritornarvi per
seguire il finale di partita
(allora ancora sull'1-1).
Abbiamo così raggiunto un bar
(poco lontano dalla piazza) e
dopo 10 minuti di coda circa
abbiamo potuto andare in bagno.
Stavamo giusto per uscire dal
locale quando ci siamo accorti
che stava succedendo qualcosa;
la gente urlava e correva in
panico nelle vie fuori il bar
allora spaventati ci siamo
fermati all'interno del locale.
Dopo pochi secondi il bar è
stato "preso d'assalto" da molta
gente disperata e perlopiù
sanguinante in cerca di un
riparo, al che il gestore del
bar con un componente dello
staff hanno chiuso a forza le
porte del locale mentre molta
gente da fuori picchiava con le
mani sulla porta e sulle vetrine
chiedendo disperatamente di
lasciarli entrare... Non si
capiva cosa fosse successo:
qualcuno parlava di una bomba,
altri di aver sentito un
esplosione, e tutti cercavamo di
comunicare chi con i familiari a
casa, chi con amici o parenti
rimasti fuori ma quasi tutti con
scarsi risultati dato che le
reti erano intasate. La
situazione sembrava essersi
relativamente calmata quando
ecco un'altra ondata di folla
che correva e urlava chiedendo
aiuto" (ANDREA SILVANI -
Bergamo)
È stata come un’ondata…
Un’ondata di gente che scappava
e sembrava che la terra
tremasse. Urla, grida, il
panico. Io, mia moglie e mio
figlio, siamo scappati, ci siano
infilati in un ristorante e ci
hanno chiusi in cucina. Non si
capiva niente, i telefoni non
andavano, temevamo proprio che
ci fosse stato un attentato… La
gente non capiva. C’era chi
urlava che stavano sparando.
C’erano persone ferite, che
perdevano sangue, e poi il
pavimento della piazza, un
pavimento di vetro con tutte
quelle bottiglie. Siamo stati
fortunati perché alla fine del
primo tempo, con tutta quella
calca, abbiamo lasciato il
centro della piazza, ci siamo
spostati sotto i portici" (MARCO
BOTTERO - Savona)
"Ero sulla destra. Sul 3-1,
già rassegnati, ho guardato a
sinistra e visto un’ondata di
gente. Mi ricordava la calata
degli gnu nel "Re Leone". Una
mandria. Abbiamo pensato a un
attentato, a qualcosa che ci
venisse contro, perché tutti
correvano. Poi abbiamo capito
che non era quello. Ho cercato
di alzarmi e riprendere lo
zaino, ma continuavo a cadere,
ci calpestavamo. Siamo riusciti
a ripararci sotto i portici e mi
sono accorto della ferita sulla
schiena. Con un amico che studia
medicina sono andato dal Turin
Palace: un medico svizzero mi ha
curato e, in inglese, mi ha
detto di andarmi a far cucire.
Un amico mi ha portato in auto
al Mauriziano, ma era intasato.
Così i miei genitori sono venuti
a prendermi da Alba" (MARCO
RECENTI)
"Un grande panico. Io e il
mio fidanzato ci eravamo appena
spostati sotto i portici davanti
al negozio di Prada, perché la
partita dal maxi schermo non si
vedeva. All’improvviso abbiamo
visto un mare di gente che
correva. Urlavano. ’’Scappa,
scappa’’. Non capivamo. Io e
Marian, il mio ragazzo, ci siamo
messi a correre per le vie di
Torino, senza sapere che cosa
stava succedendo. Poi abbiamo
sentito dei colpi e la gente che
gridava: ’’Sparano sparano.
Scappa’’. Ci siamo di nuovo
messi a correre e poi ci si
siamo ritrovati davanti
all’Hotel Vittoria. E lì sono
stati gentili, ci hanno fatto
entrare, ci hanno dato da bere.
C'era una ragazza con un taglio
a un piede, un uomo che
piangeva, era sotto choc. Tanta
gente senza scarpe. Non si
capiva se c’era stato davvero un
attentato. I telefoni non
andavano" (MILVIA TARDITO -
Cengio)
"Io ho soccorso un ragazzo,
l’ho tirato fuori dalla calca.
Aveva un taglio alla fronte, era
una maschera di sangue. In
piazza ero con altri quattro
amici e in quella confusione ci
siamo persi. Ho pensato solo a
correre, sperando di non mettere
male un piede, di non scivolare.
Ho visto gente che si rifugiava
nei portoni" (ANDREA ROBERTO -
Savona)
"Alle 17.15 di sabato sono
giunto a Torino con la mia
fidanzata Silvia Giannone.
Abbiamo raggiunto altri amici
novaresi arrivati in piazza San
Carlo un’ora prima. C’era tanta
ressa e il maxi schermo non si
vedeva bene così attorno al 10’
del secondo tempo ci siamo
spostati verso i portici. In
pochi istanti abbiamo visto
arrivare una "onda" di persone
dalla nostra sinistra. Poco dopo
uno stesso movimento di massa è
giunto da destra. Ci siamo
sentiti schiacciare e per
fuggire siamo stati fortunati a
trovare una donna che ha aperto
un portone. Ci è stata indicata
un’uscita alternativa che dava
su un’altra via. A quel punto
abbiamo visto parecchie persone
che grondavano sangue e urlavano
cercando amici e familiari. Un
gruppo di persone si è messo a
correre gridando terrorizzato
così siamo finiti in un bar e
poi in cortile interno tra i
condomini. Una donna ci ha visto
spaventati e per calmarci, con
il marito, ci ha offerto da bere
nella sua abitazione al quarto
piano.
Il cellulare è
stato muto per interminabili
minuti. Non riceveva chiamate e
messaggi. Non era possibile fare
telefonate. In strada c’era il
delirio più completo. Sembrava
che un camion avesse falciato la
gente davanti al maxischermo.
Poi la situazione è migliorata
ed è stato possibile contattare
amici e parenti. Dopo aver
raggiunto l’auto parcheggiata in
un’area di sosta a pagamento, ci
siano dati appuntamento
all’autogrill di Settimo
Torinese Sud. A Novara siamo
rientrati quando l’una era
passata da poco. Non parteciperò
mai più alla proiezione di una
partita in piazza, neanche fosse
in piazza Martiri a Novara. I
controlli delle forze
dell’ordine sono stati troppo
blandi. In piazza sarebbe potuto
entrare qualunque cosa. Le
bottiglie di vetro calpestate e
rotte hanno provocato un
disastro per le persone che
cadevano a terra" (JONATHAN
LUGLIO - 30 anni - Novara)
"Improvvisamente ho visto
una fiumana di persone procedere
verso di me, quasi rotolando
sulle bottiglie di vetro in
strada. Questo creava un suono
surreale, come quello del treno
che stride sulle rotaie. Lì per
lì ho pensato: l’attentato è
arrivato e io sono presente. È
la mia ora. Ero sulla sponda
opposta rispetto alla ringhiera
del parcheggio sotterraneo da
cui è nato tutto. Una volta
ritrovatomi in mezzo alla folla
sono rimasto schiacciato. Non
c’era nessuna possibilità di
movimento. Ero incastrato:
intorno a me un braccio, una
gamba, una spalla di altre
persone che urlavano, mi
imploravano, doloranti e
terrorizzate. In quel momento ho
pensato solo a una cosa: ai miei
famigliari che piangevano la mia
scomparsa di fronte al
televisore che annunciava
l’ennesimo attacco terroristico.
Piano piano si è creata una
certa, seppur minima, libertà di
movimento. Ripensandoci mi sento
un po’ in colpa perché forse
avrei anche potuto aiutare
qualcuno ma in quegli istanti
non si poteva fare di meglio se
non, come ho giurato a me
stesso, avanzare senza
calpestare le innumerevoli
persone a terra. Mi sono diretto
verso i portici, uscendo dalla
piazza si è creata un’altra
ressa: quella per evadere dalle
transenne di prefiltraggio. Da
lì ho guadagnato stazione, treno
e ritorno a casa. Sono ancora
sotto choc anche se fisicamente
sto bene: mi rendo conto di
essere un miracolato,
sopravvissuto al secondo Heysel.
Perché di questo stiamo
parlando" (ANTONIO OMODEI ZORINI
- 29 anni - Vercelli)
"Una volta trovatomi in
mezzo, sono riuscito a non farmi
travolgere dalla ressa e, passo
dopo passo, molto lentamente,
mantenendo estrema lucidità,
sono riuscito a imboccare una
via di fuga. Ma per moltissima
gente non è andata affatto così"
(STEFANO ZARINO - 49 anni)
"Era il delirio. C’era chi
urlava: "E’ una bomba !"… Chi: "Qualcosa sta per esplodere" e,
compatta, la folla travolgeva
tutto. Ho visto i dehors
distrutti e gente cadere
continuamente a terra. Lì per lì
si doveva per forza fare
qualcosa, scappare da qualche
parte, non importava la
direzione. E, al tempo stesso ho
visto le automobili andare in
testacoda per evitare di
investire qualcuno nel fuggi
fuggi generale" (GIANLUCA
SCORDAMAGLIA - 28 anni)
"Sabato mi trovavo a 10-15
metri dal centro della prima
ondata di panico sotto il palco
dei giornalisti. La folla era in
silenzio dato che avevamo appena
preso il terzo gol e non si è
sentito nessun rumore di petardi
o altro. All’improvviso la gente
ha cominciato a scappare.
Essendo quasi all’inizio
dell’onda ho cercato di capire
cosa stesse succedendo nella
zona da dove era partita la fuga
ma non c’erano né risse, né
potenziali apparenti pericoli. A
quel punto ho capito che era
solo panico inspiegabile e non
c’era da aver paura, ma ormai le
ondate di panico si erano
propagate per tutta la piazza e
sono continuate per una decina
di minuti. È stata una reazione
a catena di panico
generalizzato. È stato un caso
che non ci siano stati dei
morti" (LORENZO FANESCHI)
"Il 29 maggio 1985
all’Heysel c’ero anch’io.
Stanotte ho avuto le stesse
terribili emozioni. Un senso di
impotenza. Io da allora non sono
più riuscito ad entrare in uno
stadio. Sono andato in piazza
per partecipare ad un momento di
festa, ma i miei occhi hanno di
nuovo visto quelle scene. Basta,
non credo che parteciperò più a
manifestazioni di questo genere"
(PINO - Titolare Barberia Via
San Secondo)
"Cerco mia figlia, il
telefono squilla a vuoto da tre
ore, non so più cosa pensare,
era uscita con amici e amiche
per vedere la partita in piazza
San Carlo, non ho più avuto
notizie" (MARCO N.)
"Io abito in piazza
Castello. Mi sono affacciato al
balcone e ho visto gente che
correva insanguinata, genitori
che mettevano i bambini sotto le
auto per proteggerli. Ho subito
pensato a un attentato e ho
fatto segno a chi scappava di
entrare nel portone di casa. Nel
giro di pochi minuti avevamo
l’androne pieno di persone
terrorizzate" (PASQUALE)
"Lo avevo fatto anche due
anni fa… Non avrei mai
immaginato una cosa simile: aver
preso per la maglietta una
ragazzina da terra e di averla
portata fuori da lì. Quello che
mi è venuto istintivo fare. Non
l’ho sentito, tutto è partito
dalla parte opposta della piazza
dove ci trovavamo noi. Lì i
poliziotti hanno fatto cordone,
quindi la gente scappava verso
di noi. Qualcuno urlava
"sparano", altri dicevano "una
bomba, c’è una bomba". Per terra
vedevi le scarpe di chi,
scappando, le aveva perse. Io ho
perso lo zaino. Le persone
cadevano e quelle dietro di loro
le schiacciavano. Sono caduto
anch’io. Per fortuna sono un
metro e 90 per 90 chili e sono
riuscito a rialzarmi in qualche
modo. E quando l’ho fatto ho
visto praticamente sotto di me
una ragazzina. Eravamo caduti
insieme e le ero finito addosso.
Era piccola. L’ho presa per la
maglietta, quasi strappandola da
terra. L’ho presa in braccio e
l’ho portata fuori da lì. È
arrivata la seconda ondata…
Ancora persone che correvano
verso di noi gridando. Un
ragazzo sconosciuto ci ha detto:
"Io abito qui, salite". Ha
accolto in casa sua 20
sconosciuti, salvandoci dalla
folla impazzita. (Ndr: L’amico)
È caduto su dei vetri, quando
siamo arrivati lì sembrava di
essere in guerra: c’erano
centinaia di persone ferite.
Cinquanta poliziotti in tutto
per 15 mila persone. Due anni fa
la piazza era divisa in settori
separati da transenne con
diverse vie di fuga. Sabato le
transenne non c’erano, non
c’erano controlli. C’erano gli
abusivi che passavano vendendo
alcolici in bottiglie di vetro e
in tanti, compreso il mio amico,
si sono fatti mali cadendo sui
vetri. Una cosa assurda. Non
hanno voluto aprire il nostro
stadio. Non so, per paura di
romperlo ? Il Real Madrid lo
stadio lo ha aperto e ha accolto
80 mila persone. Se avessero
aperto lo stadium per farci
seguire la partita vicino alla
squadra tutto questo non sarebbe
successo" (ANDREA MAZZUCCHELLI -
Venegono Inferiore)
"Stavo guardando la partita
in un bar che aveva messo gli
schermi sulla strada in via Po,
stavo uscendo dal bagno del
locale e la folla urlante
(dicevano che c'era uno che
sparava all'impazzata, cosa poi
non vera) mi ha rispinto dentro,
dove ci siamo chiusi. Ci hanno
poi detto di uscire dal bagno,
intanto il personale del bar
aveva chiuso tutte le serrande e
per strada si vedeva la gente
che correva, urlava e batteva
contro le serrande per farsi
aprire, allora ci siamo chiusi
di nuovo dentro al bagno con
gente che urlava e piangeva. Il
titolare dopo circa 10 minuti,
ci ha mandato nelle cantine e
siamo stati lì circa mezz'ora,
poi hanno iniziato a dire che
non era nulla. Chiusi lì dentro
alcuni hanno provato a chiamare
il 112 ma per più di cinque
minuti non ha risposto nessuno.
Il panico totale. Per fortuna
noi eravamo abbastanza lontani,
ma chiusi là sotto non sapevamo
niente e sentivamo solo tante
sirene, che facevano temere al
peggio. Molti piangevano, nelle
cantine saremmo stati una
quarantina" (FEDERICO
BALDASSARRI)
"Eravamo in un dehors
all'ingresso di piazza San
Carlo. Prima le urla, poi
centinaia di persone che corrono
verso di noi. Non c'è stato
tempo di pensare, solo istinto
di sopravvivenza. Il mio e
quello di mia moglie è stato di
rimanere fermi, dietro uno dei
lampioni della piazza. Intuivamo
che correre sarebbe stato
pericoloso, inciampare avrebbe
voluto dire essere travolti.
Passata la marea di persone in
fuga si era capito che non era
accaduto nulla di grave e ci
siamo preoccupati di aiutare le
persone. Impressionante la marea
di cocci, sangue, scarpe,
occhiali rotti, borse etc. Tante
persone ferite e tantissime
sotto shock. È la cosa che più
mi ha impressionato. Occhi pieni
di terrore, nato dal nulla ma
condizionato da tutti gli
avvenimenti recenti. Paura che
rimane dentro e che verrà
diffusa sempre di più" (ROBERTO
CASASSA)
"Decine di persone hanno
chiesto aiuto e sono entrate in
casa. Gente ferita, i bambini,
la paura, il sangue. Tanto
sangue. E noi a dare acqua e
caffè, a coccolare, a dire "è
passato". Ma siamo una dozzina
di condomini, solo noi abbiamo
aperto il portone e la porta. E
dato acqua e soccorso. Ma che
razza di animali siamo diventati
?" (STEFANO)
"Ciao... Vorrei raccontare
quello che ho visto ieri. Ho
passato in piazza San Carlo con
la mia ragazza le 6 ore prima
dell'inizio della partita.
Nonostante il caldo e le
difficoltà siamo voluti rimanere
per guardare la partita e
goderci tutto il pubblico ma già
all'entrata abbiamo capito come
sarebbe andata la situazione. I
poliziotti facevano entrare le
persone con una bottiglia di
vetro a testa al massimo,
controllando al massimo ogni due
o tre persone lo zaino o
tracolla... Durante l'attesa
venivano vendute all'interno
della piazza da diversi
venditori, probabilmente
abusivi, le stesse bottiglie di
birra di vetro. Diciamo subito
che naturalmente non c'erano
cestini e posti per buttarle e
quindi finivano tutte per terra.
Andato via dopo 15 minuti
dall'inizio alla partita perché
la gente iniziava già a spingere
e sinceramente ed era diventato
impossibile vedere la partita;
abbiamo continuato a vederla in
un bar in una traversa di via
Roma. A metà secondo tempo
abbiamo sentito e visto l’orda
di gente che correva per le vie
urlando di aver sentito spari e
di un allarme bomba. Ci siamo
chiusi in un bar che poi ha
voluto chiudere sbattendoci
fuori. Ci siamo allontanati e
dopo altri 20 minuti è arrivata
una seconda orda che ci ha
abbastanza spaventato perché
erano presenti delle persone con
vistose ferite e sangue. Ci
siamo chiusi in un American
Graffiti che ci ha gentilmente
ospitato in attesa che le acque
si calmassero. Un'esperienza
indimenticabile, purtroppo"
(MATTIA - Mantova)
"Noi eravamo a casa a
guardare la partita dietro
Piazza San Carlo quando abbiamo
sentito citofonare ma nessuno
rispondeva. Poi abbiamo sentito
voci e grida dal cortile accanto
e uscendo sul nostro cortile
abbiamo chiesto a delle ragazze
affacciate sul cortile accanto
che ci hanno detto di
un’esplosione in piazza e
conseguenze evacuazione. Allora
abbiamo aperto subito il portone
e accolto dei ragazzi
spaventatissimi che non avevano
visto né sentito nulla ma la
gente aveva iniziato a venirci
addosso nel fuggi fuggi e loro,
a Torino solo per la finale da
Campobasso, avevano lasciato
zaini e effetti personali in
piazza. Poi hanno contattato dei
loro amici che sono arrivati da
noi, una ragazza senza scarpe ma
tutti abbastanza in buone
condizioni senza tagli o ferite.
Abbiamo guardato su Twitter e si
parlava di un'esplosione, alcuni
di noi sono usciti in strada per
cercare di capire di più e
abbiamo visto passare un ragazzo
gravemente ferito vicino allo
svenimento. L’abbiamo portato a
casa, abbiamo prestato telefoni
per contattare amici e parenti
dato acqua e soccorso e cercato
di tranquillizzare quanto più
possibile. Il 118 non rispondeva
e siamo usciti a cercare
un'ambulanza ma non ce n’erano.
Il ragazzo è poi stato
recuperato dal padre della
fidanzata che lo ha portato in
pronto soccorso. Con gli altri
siamo poi andati in piazza ad
aiutarli a cercare scarpe e
zaini. Lo zaino di una è stato
rubato con telefono annesso che
risultava infatti scollegato sul
trova Iphone. In tutto ciò voi
avete contatti per l’ufficio
smarrimento... Vorrei rendermi
utile come volontaria... In
piazza abbiamo cercato di
riunire un po' gli zaini che poi
sono stati piantonati da
poliziotti che controllavano i
documenti prima di dare zaini e
borse. Un nostro amico ha
assistito alla brutta scena di
sciacalli che cercavano oggetti
nelle borse e sono stati
malmenati dai presenti e
successivamente arrestati"
(GIORGIA G.)
"Ho fatto più suture in un
giorno che in 16 anni di pronto
soccorso. Ma alla fine li
abbiamo curati tutti". (LAURA
ZIA - Infermiera professionale
all’ospedale Molinette di
Torino)
"La vera vergogna ieri sera
era la disumanità di certi
individui dopo il panico:
Sciacalli ovunque. Dieci minuti
dopo il panico c'era già un
gruppo di 5 persone in piazza
cercando gli zaini per cellulari
e soldi. Al mio amico hanno
rubato le cuffie Beats. E la
polizia purtroppo non ha fatto
nulla. I due sciacalli arrestati
di cui avete scritto sono solo
una piccola parte dei ladri"
(MAURO SPADARO)
"Noi siamo stati fortunati,
abbiamo subito solo qualche
ferita, ma nulla di così grave.
Ad altri è andata molto peggio e
per questo ci sentiamo presi in
giro quando sentiamo il Prefetto
che afferma che l'emergenza è
stata gestita alla perfezione.
Basti pensare che, nei pressi
del maxischermo, siamo stati
perquisiti in maniera molto
superficiale: io, ad esempio,
avevo una bottiglia d'acqua da
un litro che gli agenti non
hanno notato... Facevano quindi
entrare senza controllo alcuno.
(LORENZO TRENTIN - 25 anni)
"Ciao, ieri sera ero a
Torino e la cosa più assurda che
ho visto erano i cocci di vetro
per terra, c'erano tantissimi
venditori ambulanti abusivi che
vendevano bibite in bottiglia.
All’ingresso della piazza c'era
il controllo polizia che era
meticoloso, quindi come fa ad
entrare un carrello pieno di
bibite in vetro ? La maggior
parte dei feriti è imputabile a
questo" (MICHELE BASTONE)
"Volevo farvi notare (oltre
al fatto che la piazza era
concretamente una gabbia senza
alcuna via di fuga se non le
entrate-uscite predisposte) la
cosa assurda secondo me della
"blandezza" dei controlli (per
un certo periodo di tempo,
saranno state le 19-19.15, le
entrate a sud verso piazza
castello sono rimaste
completamente libere: entrava
chiunque e nessuno capiva il
perché) e soprattutto il fatto
che non solo chiunque poteva
portare con sé all' interno
della piazza qualsiasi tipo di
bottiglia in vetro ma anche lo
scandalo che avevano libero
accesso alla piazza venditori
abusivi di bibite alcoliche e
non (in vetro) con borse frigo e
contenitori dell'ultima ora: era
pieno ! Rimango a disposizione
per eventuali ulteriori vostri
chiarimenti" (ANGELO MARIA
BALICE)
"Il panico ieri ha vinto, la
paura ha preso tutti in
contropiede. C'è da dire che è
difficile tenere sotto controllo
una pizza piena di tifosi, ma
sicuramente con quelle poche
risorse impiegate era
impossibile; 4 ingressi con 2
poliziotti per un totale di 8
senza un metal detector senza
nulla. Un’ispezione rapida
durata neanche 3 secondi.
Controlli rapidi e inutili. Il
problema della serata sono stati
i venditori ambulanti con
carrelli metallici che passavano
tra la folla a vendere a 5€ una
bottiglia di birra che una volta
terminata veniva lasciata per
terra. Erano almeno 20 i
venditori abusivi che passavano.
Come sono entrati ? I controlli
? Sicuramente la chiave di tutto
ciò è stata la paura; il vetro
rotto per tutta la piazza ha
fatto sì che i feriti
aumentassero, perché abbiamo
corso su un manto di vetro
frantumato" (MINO GRESIA)
Nel 1996 lo schermo era
posizionato al centro e
parallelo alla piazza lasciando
metà di essa libera. Più sicuro,
forse basterebbe fare tesoro
delle lezioni del passato.
Stessa cosa nel 1994 per finale
mondiale Usa" (GILBERTO BEDA)
"Io e mio marito stavamo
guardando la partita circa al
centro della piazza, confermo
che attorno a noi ancor prima
dell'inizio della partita c'era
già un tappeto di bottiglie di
vetro, durante la partita hanno
continuato a vederne ! I
controlli a nostro parere non
sono stati all'altezza della
situazione. Poi il panico ci ha
contagiato tutti ed è stato il
caos !" (GIOVANNA L.)
"Ero proprio sotto il
Cavallo di San Carlo. A me hanno
controllato seppur in modo vago
lo zainetto con annessa
seggiolina, mentre venditori
abusivi trainavano carrellini
che in continuazione venivano
riempiti di bottiglie di birra"
(ROCCO CERAVOLO - Montemulo)
"Trovo inaudito che nel
clima di terrore che sta vivendo
il mondo occidentale si debbano
accalcare allo sbaraglio e senza
controllo migliaia di persone in
una piazza dove praticamente non
esistono vie di fuga. Un maxi
schermo allo stadio poteva
ridurre notevolmente i rischi.
Ancora una volta ci si è
affidati al fato e, per fortuna,
nessuno ha morti sulla
coscienza, sperando che il bimbo
di 7 anni risolva i suoi
problemi" (DAVIDE BOLOGNINI)
"Ero in piazza Vittorio
Veneto ieri pomeriggio. Gruppi
di tifosi già alticci verso le
15.30 camminavano verso piazza
San Carlo. Bottiglie di birra a
volontà. Addirittura un gruppo
aveva un carrello della spesa
colmo di bottiglie. Nessun
controllo. Niente di niente. Non
ci si può meravigliare se in
tempi di attentati si può
accedere ad una piazza con così
tante bottiglie e senza
controlli" (MAURA - Reggio
Emilia)
"Sabato siamo arrivati in
piazza verso le tre e mezza. Ci
siamo messi davanti al caffè
Torino e dopo poco arrivano i
carabinieri e portano via un
venditore ambulante perché
vendeva bottiglie di vetro...
Non sono passati 10 minuti e lo
stesso venditore era di nuovo lì
davanti al caffè Torino con il
doppio delle bottiglie di vetro.
La cosa mi fa pensare male!!!
Non è che qualcuno come al
solito si è fatto un po’ di
soldini. Come ho visto io i
venditori avrebbero dovuto
vederli anche le forze
dell’ordine. Bastava camminare
per la piazza. Credo di non
essere l’unico a pensarla così"
(CHRISTIAN)
"Buongiorno, questa foto è
stata scattata alle 21:52...
qualche minuto prima del fatto
che ha sconvolto Torino...
Dov’era in questa foto la
sicurezza ? Come mai le forze
dell’ordine non si sono
accertate di far rispettare la
legge in merito al
danneggiamento dei monumenti ?
Questo è l’emblema della
sicurezza di sabato sera. La
dinamica dei fatti in merito
alla sicurezza è stata questa: 5
ore dall’inizio della partita, 6
varchi per l’accesso a piazza
San Carlo, lato sud/est, 3
persone della digos, 4 della
polizia e vari dei carabinieri a
controllare gli accessi...
Massimo una bottiglia di vetro a
testa, ma chiaramente si
riusciva tranquillamente a
portarne dentro almeno 4/5 a
testa dato che i controlli
venivano effettuati solamente
sulla parte superiore degli
zaini, bastava entrare con lo
zaino aperto con sopra qualcosa
che nascondesse le bottiglie. Ma
il bello è che ad 1 ora
dall’inizio della partita,
nonostante questi "RIGIDI"
controlli, ci siano stati gruppi
organizzati, chiaramente
illegali, che hanno iniziato a
portare dentro casse su casse di
birra in bottiglia di vetro,
aiutandosi con carrelli a due
ruote, almeno 10 carrelli con
5/6 casse di birra ognuno... Per
poi rovesciarli nei cestoni con
ghiaccio, e distribuirle a 2€
all’interno della piazza.
Inevitabile il caos. Nel momento
del panico la piazza era
letteralmente diventata un
pavimento di bottiglie di vetro
rotte e non... Potete immaginare
quello che è successo quando la
gente ha iniziato a correre
all’impazzata verso il lato
sud/est urlando "via da qui -
via da qui" (PIETRO PRAMPOLINI -
Modena)
"Alle 16,20 eravamo in
piazza, alle spalle della statua
del cavallo. I controlli delle
forze dell’ordine da subito ci
sono sembrati una pura formalità
I venditori di birre in
bottiglie di vetro hanno fatto
affari d’oro senza limitazioni.
Dopo il gol del pareggio
juventino di Mandzukic, la
visuale del maxischermo è
peggiorata per la calca dei
tifosi, costringendoci a uscire
dalla piazza. Ascoltando il
consiglio di Alessandro Di Maria
abbiamo optato per vedere le
immagini della partita dalle tv
di un bar. Dopo il 3 a 1, non si
è capito più nulla. La gente ha
iniziato scappare dalla piazza.
Abbiamo rischiato di separarci
più volte. Ho visto gente con i
sacchetti di plastica ai piedi
per proteggersi dai vetri. Un
conoscente ha perso la scarpa
procurandosi una profonda ferita
al piede. Abbiamo rischiato
un’altra strage dello stadio
Heysel ma per puro caso ne siamo
usciti vivi" (FABIO SCARPINATO -
Novara)
"Ho trovato i miei clienti
davvero sconvolti dal punto di
vista psicologico. I ragazzi si
sono rivolti al nostro studio
proprio ieri. Valuteremo
attentamente e professionalmente
eventuali responsabilità e nel
caso provvederemo a chiedere i
danni agli enti o
all'organizzazione" (MARCELLO PERILLO
- Avvocato)
Fonti: Lastampa.it -
Repubblica.it - Gazzetta.it -
Ilrestodelcarlino.it -
Ilgiornale.it
© Fotografie:
Lastampa.it
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