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TORINO 2017
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Torino 3.06.2017 Tragedia Piazza San Carlo Le Indagini
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TRAGEDIA di PIAZZA SAN CARLO 3.06.2017
INDAGINI PRELIMINARI MAGISTRATURA TORINO:
THE DAY AFTER - LA COMMISSIONE POLITICA - IL COMUNE - LA PIAZZA
 
LE INDAGINI PRELIMINARI: THE DAY AFTER

IL GIORNO DOPO - Il 4 di giugno, la reazione delle prime cariche cittadine alla tragedia è molto tesa, come attendibile. I volti di Prefetto, Sindaca e Questore, al termine del loro vertice mattutino, tradiscono un evidente nervosismo per quanto accaduto, prefigurandosi le sicure conseguenze giuridiche che ne deriveranno, forse anche per ciascuno di loro. Nel frattempo, in ospedale, ci sono alcune persone che lottano fra la vita e la morte e l’aritmetica impressionante dei feriti ha numeri in continua crescita. La stampa in certe situazioni compie impietosamente il suo lavoro, a volte, magari, affondando troppo il coltello nella piaga. "Non è il momento di parlare di ordinanze, preoccupiamoci dei feriti e dei loro familiari" - risponde una sfuggente Chiara Appendino ai giornalisti che le domandavano del mancato divieto di vendita delle bevande in vetro. Alle 19.00 dall’Ufficio Stampa del Sindaco è pubblicata una nota ufficiale sull’argomento che, in pratica, scarica le responsabilità sull’ente organizzatore ("Turismo Torino") e sulla Polizia Municipale (per la gestione dei controlli agli abusivi) precisando di aver chiesto al suo comandante vicario Ivo Berti "una relazione in merito alle attività svolte sul campo e riferirà degli esiti in aula". Come mai potrebbe "un ente strumentale del Comune" gestire autonomamente la sicurezza dell’ordine pubblico in una piazza affollata da 30-40 mila persone sarebbe almeno lecito saperlo. "Turismo Torino" si trincera dietro l’unica dichiarazione: "Aspettiamo di confrontarci con gli avvocati".

LA MACCHINA DEI SOCCORSI - Se c’è qualcosa da salvare nel disastro di quel sabato sera è nell’efficienza dei soccorsi. Le prime telefonate al 118, nella sede operativa di Grugliasco, sono segnalate dopo le 22.00 quando si intuisce dal tenore delle chiamate la estrema gravità della situazione. L’allarme generale è elevato alla maxi-emergenza. Partono immediatamente le procedure previste di convocazione del personale reperibile e del reclutamento dei mezzi a disposizione che sono inviati con urgenza sul luogo. Dai 6 ai 12 minuti il tempo trascorso per l’arrivo in Pronto Soccorso dei casi più gravi. Una tenda della Croce Rossa è allestita velocemente in piazza per prestare un primo soccorso già sul posto. Anche gli Ospedali reggono discretamente all’ondata delle centinaia di feriti accorsi. Prima delle 2.00 di notte la situazione è ormai sotto controllo. Alle 3.00, d’intesa con la Prefettura, la procedura di "maxi-emergenza" è dichiarata chiusa. Alle ferite del corpo si è potuto rispondere subito sul campo, ma non a quelle dell’anima. Preoccupano i casi di quei cittadini rimasti psicologicamente traumatizzati dall’esperienza. Si pensa già ad alcuni percorsi di sostegno delle asl da mettere loro a disposizione. La prima ad attrezzarsi sarà quella di Cuneo come verrà riferito in Consiglio Regionale dove si giudicherà ottimamente la risposta del sistema sanitario locale in una situazione tanto imprevedibile quanto drammaticamente complicata.

SILENZIO D’ORDINANZA - La parola "vetro" da giorni tintinna maleficamente in ogni antro mediatico, dai social ai telegiornali e certamente il Comune dovrà impegnarsi molto di più per convincere l’opinione pubblica sulla propria corretta condotta gestionale. Si alterneranno spiegazioni imparentate, nel caso specifico, molto più alle giustificazioni… Una ordinanza generale che vieta la vendita di bevande in vetro c’era dal 2010. Successivamente la Corte Costituzionale, eliminando parte degli articoli del decreto sicurezza di Maroni, l’ha modificata. Pertanto, l’amministrazione Fassino ha agito a seconda dei casi o delle zone con alcuni provvedimenti "contingibili e urgenti". Dal 2013 subentra un nuovo regolamento di Polizia Urbana e nell’articolo 8 bis è specificatamente fatto divieto alla vendita di bevande in vetro tra le ore 23.00 e le ore 7.00 del mattino dopo (Obiettivo la movida che disturba la quiete e il decoro del centro cittadino). Nel comunicato stampa delle 19.00 del 4.06.2017 il Comune afferma che "ha operato con le medesime modalità messe in atto nel 2015 in occasione della finale proiettata il 6 giugno" (Juventus-Barcellona). Anche quell’anno con propria delibera incaricò "Turismo Torino" quale organizzatore e si attenne al vigente regolamento di Polizia Urbana. Quindi la tradizione (o la buona stella nel caso precedente) è prevalsa sul buon senso ? Eppure l’investitura di "Turismo Torino" al montaggio del maxischermo, ma anche alla responsabilità civile e penale per cui questa piccola controllata "deve attuare ogni misura di prevenzione contro i pericoli per l'incolumità pubblica degli stessi partecipanti" è stata perfezionata, pur con ritardo, proprio da sua una ordinanza. Intanto, prima delle comunicazioni ufficiali in Sala Rossa davanti alle opposizioni, si è preso un po’ di tempo: "Per la presenza dei venditori abusivi sono in corso le verifiche da parte dell'amministrazione per individuare le eventuali responsabilità".

LA COMMISSIONE POLITICA - Mentre Fassino, pur garbatamente, non fa di certo sconti alle responsabilità dell’Appendino per il disastro in piazza, il Presidente della Regione, Sergio Chiamparino, è di gran lunga più indulgente: "Non mi sento di condannare la sindaca Appendino perché sabato sera era a Cardiff. Sulla piazza, però, deve esserci una catena di comando che funziona e questo, evidentemente, non è accaduto". Pertanto, propone "l’istituzione in Comune di una commissione d’inchiesta per capire che cosa è accaduto". Da ex sindaco del capoluogo piemontese durante le Olimpiadi invernali del 2006, fortunata occasione di rilancio della Città, ricorda: "Occorre tenere conto della variabile panico. Piazza San Carlo ha sempre ospitato grandi eventi, anche di recente, ma allora quando si sentiva un colpo non c’era il panico, si faceva festa... Proprio per questo, proprio perché la gente di Torino non rinunci al bello della piazza e dello stare insieme credo sia utile capire bene cosa è accaduto per creare piani di prevenzione e far stare tutti tranquilli". Suggerimento accolto da tutti i partiti in Consiglio Comunale che approvano all’unanimità (35 voti a favore, 1 astenuto) la mozione di minoranza della formazione di una commissione politica mista per indagare (entro un mese) sulle lacune organizzative nell’evento e produrre un documento pubblico dei lavori d’inchiesta. Il primo passo sarà reperire "con la massima urgenza tutte le informazioni in possesso dell’amministrazione e delle autorità preposte alla pubblica sicurezza". Come presidente del gruppo, coordinatore, sarà scelto Enzo Lavolta Tresso (Pd).

3 giugno 2020

© Fotografia: Quotidiano.net  
LE INDAGINI PRELIMINARI: LA COMMISSIONE POLITICA

FRA I 2 LITIGANTI - Contemporaneamente alla Procura è la politica con una commissione speciale d’inchiesta ad occuparsi delle responsabilità organizzative nel disastro del 3 giugno 2017 in Piazza San Carlo. Nove consiglieri comunali (5 del M5S, 4 delle minoranze), guidati da un esponente del Pd, Enzo Lavolta, formano il gruppo inquirente. Al termine di un mese di lavori e più di 17 persone ascoltate (dalla Sindaca Chiara Appendino alle figure che ricoprivano ruoli organizzativi di 1° e 2° piano nella manifestazione) la commissione d’indagine, litigando al suo interno, non vota la relazione finale e si scioglie fra le accuse reciproche di elementi del Pd contro M5S. Da una parte quella di voler "evitare o per lo meno procrastinare l’identificazione della verità dei fatti" mentre dall’altra "il processo mediatico" per la fuga di notizie dei verbali spifferati in un articolo dal quotidiano La Stampa. Secondo regolamento l’indagine è chiusa e a ciascun membro si lascia facoltà di redigere una propria relazione e inviarla al Presidente del Consiglio Comunale.

VERBALI IN FUGA - Dagli atti ufficiali della relazione (circa 300 pagine di trascrizioni delle audizioni) emergerà una catena imbarazzante di errori commessi dalle prime cariche pubbliche in quanto a lacune, omissioni, pericoli sottovalutati: dai varchi di accesso montati in ritardo al parcheggio sotterraneo usato dai venditori abusivi per far transitare con i loro camioncini quintali di alcolici in vetro. Undici le riunioni, 20 giorni dopo, per organizzare sotto ogni aspetto la Festa Patronale di San Giovanni, tre per la serata davanti al maxi-schermo in Piazza San Carlo. Basterebbe già questa premessa per un assaggio del piatto indigesto in tavola. Come scritto nei vangeli per una si è filtrato il moscerino, per l’altra s’è ingoiata anche la trave… Nel contesto di uno scenario storico funestato dal terrorismo internazionale, certamente, la tragedia del 3.06.2017 diventa lo spartiacque naturale nella futura programmazione degli eventi in strada, non soltanto nel capoluogo piemontese, ma in tutto il nostro "Bel Paese". Ma procediamo con ordine…

LA JUVENTUS - Il sindaco aveva aperto un dialogo con la dirigenza della Juventus per allestire già dal 21 maggio un maxi-schermo in Piazza Castello, sia per i festeggiamenti dello scudetto che per la finale di Champions. Alla sconfitta dei bianconeri contro la Roma, pur soltanto rimandati di qualche giorno, non se ne fa più niente. In una mail inviatale da Alberto Pairetto, il 26 maggio si legge della "disponibilità a farsi carico dal punto di vista economico, ma non dal punto di vista organizzativo" dell’evento.

LA PRIMA RIUNIONE - Lo stesso giorno, su mandato dell’Appendino, il capo di gabinetto del sindaco, Paolo Giordana, convoca un primo incontro informale per coordinare l’organizzazione della manifestazione. Nove i partecipanti, a rappresentare Comune, Prefettura, Carabinieri, Polizia Municipale, Vigili del Fuoco e Protezione Civile, più un commissario e un ispettore della Questura. "Ovviamente informata" e "d'accordo" la sindaca, l’evento è affidato dai suoi uffici a "Turismo Torino", l’ente preposto alla promozione turistica della provincia. La scelta si rivelerà infelice perché l’organismo si dimostrerà inadatto alla gestione di un evento così delicato e di grandi proporzioni. Giordana precisa in audizione di non aver assunto un ruolo decisionale al fianco dell’ente prescelto, ma puramente interlocutorio (coordinamento e trasmissione agli uffici competenti). Tuttavia è il Comune a seguire il progetto e a stabilirne le direttive: "Non è che quando il Comune affida l’organizzazione si sfila totalmente, se ne disinteressa" - dice alla Commissione d’inchiesta Paolo Lubbia, direttore del gabinetto della sindaca.

LA SECONDA RIUNIONE - Il 31 maggio al secondo incontro c’è l’ispettore Lopresti, in rappresentanza della Questura, a comunicare le nuove disposizioni (anti-terrorismo) fra le quali: "La piazza deve essere chiusa per filtrare l’ingresso". Una misura molto restrittiva degli spazi rispetto alla tradizione per cui normalmente si prevedevano dei varchi, ma non transennati. Questa sarà l’unica occasione in cui si tratterà l’argomento dell’ordine pubblico. Nessun specifico coordinamento fra Polizia di Stato e Municipale verrà pianificato (come attestato nel resoconto scritto richiesto il 4 giugno dall’Appendino al comandante vicario dei Vigili Urbani Ivo Berti).

IL TAPPETO DI VETRO - Fin dalle 8.00 in piazza San Carlo si raduna tanta gente che si piazza ai piedi del palco dove si erge il maxi-schermo. hanno cibo e bibite, ma potrebbero avere con sé petardi, fumogeni, di tutto... È da tante ore che i funzionari di Comune e Turismo Torino telefonano in Questura chiedendo: "A che ora arrivate ?". Rispondono: "Arriviamo dopo pranzo, poi decidiamo noi se bonificare quelli che ci sono dentro". Alle 13.00 partono i controlli, ma gli sbarramenti sono disposti in loco alle 14.30 con la piazza già gremita per metà. Non viene bonificato nulla perché davanti al maxi-schermo pullulano già 20mila persone. Polizia e Carabinieri assumono il controllo dei varchi aprendo con scrupolo zaini e borse ai tifosi che sopraggiungono. Peccato che al centro della piazza girano indisturbati carretti zeppi di bottiglie in vetro e lattine di alluminio, affettatrici del 90% dei feriti quella sera. La Commissione di Vigilanza, inviata dalla Prefettura, aveva effettuato un sopralluogo di tre ore in tarda mattinata e aveva autorizzato la manifestazione regolamentandola con 19 prescrizioni in un documento consegnato nelle mani del direttore di Turismo Torino (Danilo Bessone). Nell’atto che andava formalmente notificato anche al Comune e a tutte le parti in causa nell’organizzazione (Questura e Vigili del Fuoco) ma che mai riceveranno, vi sono le misure antincendio, la capienza massima consentita (40 mila persone), la presenza di personale sanitario, le vie di fuga. Sulla carta spiccano 2 punti fra tutti, beffardi visti gli esiti drammatici della serata: "Eventuali esercizi di somministrazione di alimenti e bevande devono essere regolarmente autorizzati" e "Gli accessi al parcheggio sotterraneo siano presidiati".

IL CAVALLO DI TROIA - Maurizio Rafaiani, presidente del nucleo di Protezione civile dell'associazione nazionale carabinieri, testimonia l’andirivieni dei carretti dei venditori abusivi dalle viscere del parcheggio sotterraneo, non controllato dalle forze dell’ordine: "Il garage era il punto debole. Nessuno l’ha controllato. Solo a metà serata si sono resi conto che venivano da sotto. A quel punto la frittata era fatta". A chi toccava presidiarlo secondo le disposizioni prefettizie ?  Forse alla Questura ? Non ai Vigili, secondo Marco Sgarbi, dirigente della Polizia Municipale, non avendo mezzi e forze per rimuovere i camion e i furgoni dello spaccio. "Mi hanno riferito che alcuni si erano posizionati già nella notte" - aggiunge Sgarbi. Un cavallo di Troia questa gravissima inadempienza che si rivelerà fatale nel computo dei morti e dei feriti e avrà pesanti ripercussioni processuali… Eppure in un fitto scambio di telefonate e messaggi sms fra il presidente dell'Ascom (Maria Luisa Coppa) e l’assessore al commercio (Alberto Sacco) a Cardiff si era cercata una soluzione al problema. L’Appendino riferisce loro: "Ho presente la questione, stiamo cercando di risolverla. I vigili stanno facendo quel che possono". Smentita dal Comandante reggente dei Vigili Urbani, Ivo Berti, dicendo a proposito: "Da Cardiff non ho ricevuto alcuna telefonata". È stato Giordana a comunicare via sms a Sgarbi "che c'erano abusivi e bisognava fare qualcosa". L’intervento del dirigente in piazza si limiterà a qualche sanzione, poiché, a suo parere, "Interventi repressivi come i sequestri potevano causare problemi seri di ordine pubblico"… Insomma per riprendere in mano il controllo della situazione è troppo tardi. Federico Lucchesi della Protezione Civile testimonia: "Ho visto un venditore dire a due poliziotti in piazza: è la quinta volta che mi chiedete i documenti".

NIENTE IN COMUNE - Come detto è mancato un piano in comune per la pubblica sicurezza condiviso dalle forze in campo, ma non di meno un altro dalla politica. Con le deleghe è tutto in capo al sindaco: titolare di eventi e sicurezza. Per questo l’Appendino non potendosi sobbarcare direttamente l’organizzazione dell’evento si affida a Paolo Giordana, il suo capo di gabinetto. Per la sicurezza chiede una consulenza gratuita all’ex comandante dei Vigili Urbani, Alberto Gregnanini, il quale partecipa ad una delle riunioni, ma definirà, in audizione, la sua "una presenza marginale". Quella maledetta sera, come noto, l’Appendino è volata a Cardiff e il vicesindaco Montanari è in vacanza. I due assessori supplenti, preposti a ricevere d’ufficio le deleghe per la copertura delle funzioni del sindaco, non sono stati per tempo "allertati". "Dal punto di vista politico - conferma la sindaca Appendino - non c'era un assessore delegato ad essere presente". Dunque, la patata bollente passa ai primi funzionari: è direttamente Giordana a comunicare con lei mentre la Polizia Municipale resta praticamente isolata, ma non per questo si sottrae al proprio dovere, distinguendosi professionalmente nella gestione dell’emergenza straordinaria.

L’IMPIANTO ACUSTICO - Anche l’impianto acustico di filodiffusione, in dotazione alla piazza, non ha fornito le comunicazioni di servizio dovute al pubblico. Lo rivela l’ingegnere Fulvio Trucano alla Commissione, uno dei delegati del Comune facente parte della Commissione di Vigilanza Prefettizia che aveva dettato le 19 prescrizioni ed effettuato il sopralluogo ispettivo alle 15.00 del 3 giugno, dichiarando idonee le strutture installate. Precisa in audizione: "Erano stati previsti sistemi di comunicazione sonora per gestire l’eventuale emergenza, in modo tale che ci fosse la possibilità di comunicazione tra gli enti organizzatori e il pubblico che partecipava all’evento". In verità il sistema risulterà essere stato utilizzato con successo nella ricerca dei dispersi, ma non per invitare la folla alla calma o per comunicare altre indicazioni utili al ripristino dell’ordine pubblico.

IN PROCURA - Questo lavoro svolto dalla Commissione d’inchiesta del Comune, fallimentare dal punto di vista politico, tornerà comunque utile alla Procura di Torino. I Pm Antonio Rinaudo e Vincenzo Pacileo acquisiranno agli atti verbali e audizioni dei soggetti interpellati, coinvolti nell’organizzazione dell’evento. Alcuni sono stati o saranno riascoltati dai magistrati. Il punto focale delle indagini per fare giustizia riguarderà proprio l’allestimento della piazza e il piano d’emergenza. "Turismo Torino" scelse l’architetto Enrico Bertoletti quale Direttore dei lavori e responsabile della sicurezza nel progetto della piazza per la sera del 3 giugno 2017. Un "progetto" sottoposto soprattutto alla Commissione di Vigilanza della Prefettura. Non ci sono verbalizzazioni della commissione che lo riguardino, per scelta del suo presidente, al fine di non intralciare il lavoro della Procura.

3 giugno 2020

Fonte: Saladellamemoriaheysel.it (Lastampa.it - Ilfattoquotidiano.it - Torino.repubblica.it)

© Fotografia: Cronacacqui.it  
LE INDAGINI PRELIMINARI: IL COMUNE

L’INCHIESTA - La Procura di Torino senza particolari clamori mediatici, ma perseguendo il fine della giustizia e della verità, inquadra tacitamente nel mirino il totus dell’infausta manifestazione con il proponimento di non lesinare sconti ad eventuali colpevoli. L’indagine si biforca naturalmente alla ricerca di eventuali reati in piazza, ma anche nell’amministrazione. Per questo saranno esaminati tutti gli atti emessi dal Comune e da "Turismo Torino", suo ente satellite "organizzatore". Si ha la decisa impressione che aleggi nell’aria un probabile coinvolgimento nell’inchiesta giudiziaria di tutti i principali attori istituzionali, reali responsabili di prevenire l’ordine e la sicurezza in piazza. Il carico pesante ce lo aveva messo giorni prima anche il Ministro degli Interni, Marco Minniti: "È evidente che qualcosa non ha funzionato. Di fronte ai feriti di Torino l'impegno che dobbiamo prendere tutti è che certi fatti non accadano mai più". Senza indugi, il Procuratore Capo Armando Spataro, aprendo un fascicolo "contro ignoti per lesioni personali colpose, plurime e aggravate", ha formato un pool con altri 2 magistrati: Vincenzo Pacileo e Antonio Rinaudo. Il primo procuratore aggiunto (già coordinatore di un pool a "Tutela degli ambienti di lavoro, dei consumatori e dei malati") si occuperà prevalentemente dei punti oscuri nel filone amministrativo. Il secondo, della piazza: di quelle dinamiche scatenanti le ondate di folla nel panico (Secondo la Digos partite "a destra del maxi schermo, all’altezza dei numeri civici 195 e 197 di piazza San Carlo"). La Procura, per prima cosa, ordina alla Digos il sequestro di ogni documento in correlazione alla manifestazione, al fine di ricostruire tecnicamente e giuridicamente eventuali responsabilità nel disastro: "è stata acquisita dalla Città di Torino, dalla Questura, dalla Prefettura, dalla Polizia Municipale di Torino, dal Servizio 118, dal Consorzio Turismo Torino e Provincia la documentazione concernente l'evento, che è attualmente oggetto di analisi e valutazioni".

CIRCOLARE GABRIELLI - La prima amara scoperta nelle indagini è la mancata programmazione di un piano unitario nell’emergenza, contravvenendo alla circolare anti-terrorismo dettata il 25 maggio, dopo l’attentato di Manchester, dal Capo della Polizia Franco Gabrielli. Mai convocato, infatti, prima del 3 giugno, un tavolo tecnico in Questura tra le forze dell’ordine e gli altri operatori della pubblica sicurezza. Fondamentali linee guida da adottare nei "grandi eventi" praticamente ignorate: le verifiche preliminari dell’area "specialmente nei luoghi dopo possono essere celate insidie", i controlli degli accessi "valutando l’adozione di impedimenti anche fisici all’accesso dei veicoli nelle aree pedonali", la presenza di steward degli organizzatori "come per gli eventi sportivi". A tutto ciò si aggiunga l’assenza di un centro di coordinamento interforze e di punti di raccolta prefigurati per feriti e dispersi (Soltanto un tendone con 4 ambulanze per 35.000 persone). È un vicecomandante dei Vigili del Fuoco, due ore dopo il disastro, a irreggimentare fra le forze in campo aiuti e soccorsi. Soltanto per iniziativa personale del Comandante della Municipale si deviano in zona 8 autobus di linea per trasportare 120 feriti nei Pronto Soccorso e non c’era neppure una via prefigurata all’arrivo dei mezzi di soccorso.

MIOPIA e STRATEGIA - Paradossalmente si era prevenuto solo il rischio di un attacco terroristico che giungesse dall’esterno. Tattica dovuta alle esperienze tragiche degli ultimi attentati in Europa. Da questo punto di vista la piazza era un fortino invalicabile, scegliendo elementi tipici nella strategia difensiva: transenne consegnate alle 7.00 di sabato mattina, 5 varchi presidiati da agenti muniti di metal detector, chiusura alle 13.00 dei passaggi pedonali del parcheggio sotterraneo alla piazza, bonifica delle buche postali, rimozione dei gazebo. La questura aveva anche disposto nell’ordinanza 1678 del 2 giugno in merito a "servizi di vigilanza, ordine e sicurezza pubblica" di controllare non solo le persone in entrata, ma anche quelle in uscita nell’area della proiezione. Il Questore Angelo Sanna ne spiega nel testo anche il motivo: "Nel richiamare le modalità degli attentati occorsi a Nizza il 14 luglio 2016 e a Berlino il 19 dicembre 2016, mediante l'utilizzo di un automezzo pesante che ha travolto le persone radunate per i festeggiamenti della festa nazionale e per i mercati di Natale, si segnala anche quanto accaduto a Manchester il 22 maggio 2017, quando l'attentatore si è infiltrato nel flusso delle persone in uscita dal luogo dell'evento, particolare attenzione dovrà essere prestata a tale eventualità, adottando ogni cautela necessaria anche in relazione ai flussi di persone in uscita". Ma poteva mai prevedersi che il "nemico" provenisse dall’interno (vedi parcheggio sotterraneo agibile per tutta la giornata, anche durante la partita) ? Questa è una domanda complicata a cui dovrà trovare una risposta sia la magistratura che la coscienza di chi ha commesso leggerezze fatali nella programmazione del piano di sicurezza per l’incolumità pubblica quella sera. E sarà basilare, a tale riguardo, proprio l'ordinanza di Sanna allo studio dei magistrati inquirenti.

COMITATO SICUREZZA - Dalla Commissione Politica d’inchiesta è venuta fuori anche un’altra questione: come mai in previsione di questo evento, potenzialmente fra quelli più a forte rischio di attentati, non si è mai riunito in Prefettura, qualche giorno prima, il "Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica" come nel 2015 ? Si tratta di un tavolo di coordinamento presieduto dal Prefetto con la partecipazione del Questore e del Sindaco, nel quale si scelgono come referenti: corpi della difesa, enti, associazioni e dispositivi di sicurezza da adottare per garantire l’incolumità delle persone. Normalmente si convoca sempre prima d’una partita di calcio a rischio incidenti e quest’anno, dopo i fatti del 3 giugno, persino per la festa patronale di San Giovanni ! Non si comprendono le ragioni di questa mancanza, considerati, in primis, quei rischi contestuali di un attentato terroristico, nonché l’affluenza di decine di migliaia di tifosi da ogni parte d’Italia. Un vertice utile a dettagliare preventivamente anche le disposizioni sul primo soccorso, sulla pulizia di piazza e strade limitrofe, sulla vendita degli alcolici, sulla repressione di venditori abusivi, borseggiatori, ubriachi molesti. Insomma, non si poteva proprio evitarla questa sottovalutazione del pericolo, certi sbagli grossolani ? Sarà compito della magistratura rispondere, ma già a bassa voce rassicura: "Ci saranno degli indagati, molte persone indagate".

COMMISSIONE DI VIGILANZA - Agli approfondimenti d’indagine della Procura non sfuggirà la Commissione Provinciale di Vigilanza. Composta da funzionari della Prefettura, della Questura, di Comune, Asl e Vigili del Fuoco, coordina e regolamenta ogni manifestazione, compreso l’ordine pubblico, valutandone le "condizioni di solidità, sicurezza e di igiene" ed esprimendo un parere "dato per iscritto" che "deve essere adottato con l’intervento di tutti i componenti". Dopo il sopralluogo in piazza San Carlo della Commissione, guidata dal viceprefetto Roberto Dosio, fu autorizzata ufficialmente la manifestazione, ma anche notificato un atto in due pagine con 19 prescrizioni da osservare per l’Organizzatore. Sarà anche questo un documento importante e da valutare attentamente per la magistratura. In pratica la Prefettura ha individuato in questi 19 punti dei potenziali rischi per la sicurezza pubblica, ma fra questi non c’è nulla riguardo il pericolo delle bottiglie di vetro. Eppure risulta essere stato argomento di discussione proprio durante la visita prefettizia del 3 giugno. Qualcosa sulla vendita si legge al punto 4: "Eventuali esercizi di somministrazione di alimenti e bevande devono essere regolarmente autorizzati". Fra le righe si mette in guardia dagli abusivi… Particolarmente in tema, al punto 3: "Tutto il personale dell’organizzazione e gli operatori devono essere adeguatamente informati sui rischi prevedibili e sulle misure da osservare per prevenire gli incendi e sul comportamento da adottare in caso di emergenza".  Aveva stabilito una capienza massima di 40.000 spettatori e che gli "accessi al parcheggio sotterraneo siano presidiati al fine di garantirne l’utilizzo in caso di necessità". Area, invece, utilizzata per lo più come orinatoio pubblico data la scarsezza di gabinetti. Per mancanza di fondi si è lesinato pure sui bagni chimici: 10 cabine per 35mila spettatori, sistemate intorno alle transenne. Il carabiniere volontario Maurizio Rafajani racconta: "Dovevamo mettere due persone a controllare perché i tifosi andavano a fare pipì tra le due chiese e rischiavano di infilare per errore le porte di ingresso dei camioncini di regia delle televisioni". La Prefettura aveva autorizzato la manifestazione a patto che le regole prescritte, "ciascuno per la sua competenza", fossero rispettate. Non ultima quella che debba "essere garantito l'accesso alla piazza dei mezzi di soccorsi", smentita da fotografie e filmati di repertorio che immortalano le ambulanze in soccorso ai margini del quadrilatero. Le indagini andranno a scovare omissioni e carenze nelle azioni dei soggetti primari nella macchina organizzativa che in terra di Fiat avrebbe potuto prestazioni da fuoriserie invece che meno di una utilitaria.

I 4 DELL’APOCALISSE - Questura e Prefettura non sfuggono all’occhio lungo dei magistrati torinesi: la Procura, come già fatto con le autorizzazioni amministrative di Comune e Turismo Torino, firma il sequestro della documentazione ufficiale dei due organi statali inerente alla "festa di piazza" del 3 giugno. Una certa ansia e preoccupazione serpeggia nei funzionari delle varie istituzioni che firmarono quelle carte e che le ricevettero… Al momento, però, i Pm aspettando le querele di parte civile dai feriti, procedono in sordina e con estrema cautela, riservandosi di iscrivere al reato colposo di lesioni quei soggetti chiamati direttamente dalle proprie competenze politiche e amministrative nella vicenda. Prematura qualunque conclusione, tranne l’inappellabile individuazione dei quattro organismi a capo dell’evento: Comune, Questura, Prefettura e "Turismo Torino". È nei giochi di ruolo fra questi che si annidano le reali responsabilità e ci potrebbero essere gli estremi per aggiungere il "delitto contro l'incolumità pubblica" alle "lesioni colpose multiple e gravissime".

MAURIZIO MONTAGNESE - Un avviso di garanzia praticamente annunciato. Il primo a comparire davanti ai Pm il 26 giugno è Maurizio Montagnese, manager di Intesa Sanpaolo, nominato da Piero Fassino e riconfermato dall’Appendino, Presidente di "Turismo Torino", l’ente prescelto dall’entourage della Sindaca (anche al fine di non bandire gare per l’allestimento del maxi-schermo) come organizzatore della manifestazione. "La Città con propria delibera ha incaricato Turismo Torino quale soggetto organizzatore" - scriveva la sindaca in una nota ufficiale. L’interrogatorio è tenuto segreto e si svolge eccezionalmente in questura. Le ordinanze del Sindaco e del Questore gli giungono rispettivamente 48 e 24 ore prima dell’evento, rivela Montagnese, davanti al suo difensore, l’avvocato Fulvio Gianaria. Sta rispondendo in qualità di "testimone assistito", poiché tecnicamente risulta indagato a causa delle querele pervenute nei giorni precedenti da alcuni feriti. E con l’occasione gli è stato notificato l’altro avviso di garanzia "per lesioni gravi e gravissime" e "per omicidio colposo" a causa della recente scomparsa di Erika Pioletti in ospedale, entrata in coma quella sera. Stanno fioccando a centinaia le querele, dirette un po’ a tutti, anche ai primi responsabili dell’ordine pubblico che inevitabilmente finiranno nel registro degli indagati. La morte della povera Erika aggraverà il capo d’imputazione contro ignoti di tutti. Il compito fondamentale degli inquirenti sarà stabilire (come previsto dal diritto penale, art. 40) un nesso fra i ferimenti in piazza e precisi comportamenti che non impedendoli, automaticamente li hanno cagionati…

DANILO BESSONE - Prima come "persona informata sui fatti" e poi coinvolto nel vivo dell’inchiesta sarà ascoltato anche Danilo Bessone, il direttore generale di "Turismo Torino" e braccio destro di Montagnese da cui prese le redini dell’organizzazione, in qualità di "responsabile del servizio di prevenzione e protezione" dell’ente. È difeso dal suo legale Anna Ronfani. A tirarlo in causa le firme in calce agli atti sequestrati. Come si può ricordare proprio nelle sue mani fu consegnato l’atto di autorizzazione della Prefettura dalla Commissione di Vigilanza nel sopralluogo del 3 giugno.

CHIARA APPENDINO - Impossibile per Chiara Appendino sfuggire al registro degli indagati per lesioni: "C’è una querela, atto dovuto" - dice la prima cittadina alla stampa. Un atto d’ufficio automatico della procura, in presenza di una richiesta risarcitoria. Contrariamente alle voci di corridoio non è stata interrogata dai Pm e non è indagata per la morte della giovane di Domodossola, in quanto, al momento non c’è alcuna denuncia dei suoi familiari. Cristina Pioletti, la sorella, a proposito afferma: "E’ inutile. La nostra Erika è morta e nessuno ce la restituirà". "Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia e non sono stata convocata" - dice la Sindaca. Anche il procuratore Armando Spataro lo ribadisce: "Smentisco quanto trapela, se avrò qualcosa da comunicare lo farò in futuro con una nota stampa". Chiaro, è solamente una questione di tempo, per lei sarà inevitabile un interrogatorio in veste d’indagata e non più come testimone. In previsione potrebbe rivelarsi un boomerang quella scelta, dopo l’elezione, di mantenere per sé le deleghe pesanti di sicurezza e grandi eventi: temi cruciali dell’inchiesta e di un probabile processo…

RISARCIMENTI - A pioggia querele da ogni dove. E ancora centinaia ne fioccheranno, con le medesime rivendicazioni sulla mancata adozione delle misure di sicurezza non adottate dal Comune (libera vendita bevande in vetro e controllo sugli abusivi). Tutte finiranno nell’unico calderone processuale. Sul piede di guerra subito il Codacons (L'associazione presieduta da Carlo Rienzi) che ha formalizzato alla Procura di Torino la richiesta d'una indagine per reato di "concorso in omicidio con dolo eventuale" per "le tante carenze sul fronte della sicurezza in Piazza San Carlo, dalle vie di fuga alla vendita di alcolici passando per l’ingresso di bottiglie di vetro, hanno di fatto reso probabile il verificarsi di incidenti anche gravi". Si sono mossi anche legali di altre associazioni dei consumatori, in attesa che le indagini individuino qualcuno da chiamare in giudizio, altrimenti se il procedimento penale non ha motivo di esistere la Procura ne chiede automaticamente l’archiviazione. Per aver accoglienza tutte hanno un referente preciso. O la Sindaca, alcune nei confronti di Questore e Prefetto, altre dirette all’ente organizzatore. Ci si domanda, allora, chi pagherà al posto loro per i danni ? Bessone di "Turismo Torino" dirà ai Pm: "Avevamo chiesto al Comune di assicurarsi per la manifestazione. Ci risposero che era sufficiente la polizza generica che avevamo noi". Pochi milioni di massimale per migliaia di richieste di risarcimento ? Città di Torino potrebbe pagare di tasca sua gli indennizzi, provocando un danno erariale contestabile dalla procura contabile ai politici e funzionari comunali giudicati responsabili dei fatti. La procura della Corte dei conti, intanto, apre un suo fascicolo, in attesa del completamento dell’iter giudiziario.

DUE DI UNO - La magistratura mira alla ricostruzione integrale della piramide gestionale della manifestazione. Un puzzle da rimontare alacremente per il quale sceglie di avvalersi della consulenza tecnica di un professionista esperto di misure di sicurezza in spazi aperti nei grandi eventi. L’architetto Mauro Esposito è incaricato dai magistrati di svolgere una perizia sui piani della sicurezza e della evacuazione preparati dall'ente organizzatore per la manifestazione. Dovrà ricostruire anche la dinamica degli incidenti. Il professionista non è scelto a caso, fu minacciato dalla ‘ndrangheta per questioni di lavoro. Assumerà un ruolo fiduciario e di grande collaborazione per i Pm, partecipando anche alle loro audizioni più importanti. Non sarebbe la prima, si aggiungerebbe a quella richiesta per la balaustra crollata del parcheggio sotterraneo, causa di molti feriti caduti dall’alto. Il 29 giugno il Procuratore Spataro scrive per chiarire lo status delle indagini: "La Procura non ha disposto di propria iniziativa alcuna iscrizione nel registro degli indagati di persone aventi responsabilità istituzionali. Nella ipotesi in cui pervengano all'Ufficio querele da parte di privati, l'iscrizione costituisce atto dovuto, sia nel loro interesse che dei querelanti". Si intuisce fra le righe un coinvolgimento inevitabile nell’inchiesta anche di altre primarie cariche istituzionali (Prefetto e Questore) in conseguenza delle querele loro già destinate. Un importante assist procedurale agli inquirenti che avrebbero l’occasione propizia di ascoltarli e approfondirne legalmente l’operato. I Pm dividono l’inchiesta in due fascicoli. Il primo per "omicidio colposo e lesioni gravissime e plurime" indaga su documenti e azioni compiendo tutti gli accertamenti sulla programmazione della sicurezza da parte degli organizzatori e su quanto accaduto in piazza quel giorno. Il secondo per il reato di "lesioni", raccogliendo le parti civili di feriti con prognosi inferiore ai 40 giorni.

TURISMO TORINO - La Procura avendo già sequestrato tutti gli scambi di mail avvenuti fra Comune e "Turismo Torino" ha compiuto dei passi importanti per individuare chi ha fatto cosa. Montagnese ha rivelato di essere stato convocato per telefono il pomeriggio del 26 maggio a Palazzo Civico dove si è recato alle 18 negli uffici del capo di gabinetto del sindaco (Paolo Giordana).  Qui ha ricevuto a voce l’incarico di organizzare la festa in piazza, ma già formalmente tutto era stato deciso del programma, compreso il fornitore del maxi-schermo. Non c’è formalmente un documento che attesti il mandato conferito all’ente organizzatore in quella stessa data, ma una delibera approvata successivamente dal Comune con l’incarico e la delega di "ogni responsabilità penale e civile per danni a cose e persone". Certamente la committenza fu accettata da subito, visto che l’Ente si adopera celermente per richiedere al Comune il patrocinio e l’uso del suolo pubblico. Da quel momento in poi la comunicazione di Giordana avviene soltanto a mezzo di e-mail indirizzate a Montagnese e Bessone, contenenti le indicazioni operative. Il 31 maggio la Questura aveva comunicato all’organizzatore numeri e luoghi necessari al dispiegamento degli steward nei vari punti della piazza. Il 1° giugno l’Ente risponde al gabinetto della Questura (e per conoscenza al Comune) con questa informativa: "Per quanto riguarda il controllo ai varchi di competenza degli steward, "Turismo Torino" non è in grado di provvedere. Se siete intenzionati ad andare avanti comunque dovrete provvedere o trovare qualcuno che se ne faccia carico". Un documento di rilievo messo agli atti. Altro risvolto nella ricostruzione delle indagini è la richiesta di un provvedimento "anti-vetro" a Comune o Prefettura nella riunione operativa tenutasi il 31 maggio. Le parti risposero a "Turismo Torino" riservandosi di darne comunicazione scritta agli esercenti, ma non c’è nessuna traccia di questa, né dell’avviso di rimozione dei dehors ai bar della piazza. L’unica ordinanza di Palazzo Civico (1 giugno) dispone di viabilità e divieti di sosta. Un ordine di servizio della Questura sarà notificato dai Vigili Urbani ai locali alle 16.00 del 3 giugno con la piazza affollatissima e invasa dalle bottiglie vuote. Si legge, fra l’altro, a pagina 8 al punto 6, della "rimozione o messa in sicurezza dei dehors - fioriere - panchine e altri arredi mobili" che devono essere rimossi entro le ore 7.00 del 3 giugno… Un lunghissimo interrogatorio di Pacileo e Rinaudo al dirigente Danilo Bessone, accompagnato dal suo legale, impegna gli uffici della Digos in un afoso pomeriggio. Vetri schermati e il segreto d’ufficio: neanche il suo avvocato Anna Ronfani potrà dire nulla uscendo. Fra i testimoni ascoltati, anche Alberto Pairetto (figlio del noto arbitro) dal 2013 responsabile eventi della Juventus, sponsor non organizzatore dell’evento. A lui, come agli indagati, la domanda dei Pm è sempre la stessa: chi e in quale modo ha partecipato alle riunioni organizzative ? Dalle audizioni della commissione politica d’inchiesta, utile anche alle loro indagini, sono emersi casi di superficialità, approssimazione: omissioni che non potranno sfuggire all’accusa.

PAOLO GIORDANA - Dallo studio delle carte è stato individuato in Paolo Giordana (braccio destro del Sindaco e suo capo di gabinetto) il regista della manifestazione. Di fatto, quindi, è lui il vero organizzatore. Viene ascoltato dai Pm sul contenuto delle decine di e-mail scambiate per l’evento, nelle quali non assumerebbe un ruolo di coordinamento, ma gestionale. "Giordana è stato convocato come testimone. Non ha dunque bisogno di nominare un avvocato" - ribattono dal Comune. Al momento è così, ma bisognerà aspettare gli esiti dell’interrogatorio, perché così vi resti. Giordana non ha una delega, non firma le carte, ma gestisce dal 10 maggio ogni aspetto della programmazione dal suo ufficio e con la sua segreteria. Si esamineranno tutti gli atti, la corrispondenza e i passaggi amministrativi. Sintomatica la questione steward. Turismo Torino il 1° giugno si defila per il controllo dei varchi con uomini privati e scrive a Questura e Comune per avvisarli, ma senza ricevere risposta. Il 3 giugno quei varchi li presidiano le forze dell’ordine. Segno tangibile di una regia neanche tanto occulta da parte del Comune attraverso il più vicino collaboratore dell’Appendino. Prima di lui, Pacileo e Rinaudo hanno sentito come testimoni altri due dirigenti comunali: Paolo Lubbia (Direttore Gabinetto Sindaco) e Chiara Bobbio (Direttore Eventi di soggetti terzi). Data l’esperienza e le competenze anche loro hanno collaborato attivamente con Giordana. Dalla Bobbio avranno inteso come solitamente si agiva in organizzazioni indirette del Comune. Lubbia, invece, da anni si occupa di eventi e manifestazioni e, pur non partecipando alle due riunioni di preparazione, ha firmato le autorizzazioni in deroga per il 3 giugno. Tre ore è durato il serrato confronto in Questura fra gli inquirenti e il capo di gabinetto di Palazzo Civico, dalle 16.00 alle 19.00 del 12 luglio. Praticamente un "super testimone" sotto scacco della magistratura per far luce in una vicenda rischiosa, ma sottovalutata dagli addetti ai lavori, causa di lutti, invalidità permanenti e più di 1500 feriti. Giordana ha riferito che la manifestazione è stata pianificata in tempi brevi e con pochi soldi (40 mila euro dagli sponsor Juventus Football Club e Jeep). "Non si riesce a organizzare una manifestazione del genere nel giro di tre-quattro giorni. Ne sarebbero stati necessari almeno quindici" - dirà Antonio Rinaldi, amministratore delegato di Hydra Service, la società che ha montato la struttura per lo schermo e fornito il personale di sorveglianza. Soltanto 16 persone perché: "Di più non potevamo trovarne così da un giorno all'altro. Il Comune ci ha chiesto di mettere a disposizione gli steward. Abbiamo risposto che non avevamo il personale. Se volete, abbiamo risposto, vi possiamo prestare i nostri metal detector". Due riunioni di programmazione, 26 e 31 maggio. La prima non supera la mezz’ora, l’altra è quella operativa nella quale emergerà il problema degli steward, sollevato da "Turismo Torino". Per questo ha inviato una lettera (via mail) per avvisare la Questura di avere personale in numero sufficiente (20 persone) giusto alla vigilanza del palco su cui verrà montato lo schermo gigante e non per l’intera piazza. Emerge anche un altro inedito sulle transenne. Su indicazione della Questura, il Comune reperisce le transenne per delimitare i varchi di accesso all’area. Non essendo sufficienti verranno utilizzate soltanto sui lati più corti del perimetro, ma nel loro posizionamento si blinda completamente la piazza, senza più vie di fuga e chiudendo 35.000 persone in trappola. Quelle utilizzate, in ferro e non in plastica, troppo ingombranti e pesanti, sono state causa dell’aggravio dei ferimenti.

SEMPRE + IN ALTO - Ordinanze mancanti, tanta approssimazione e all’occorrenza improvvisazioni: ne risponderanno alla giustizia anche Prefetto e Questore ? 40.000 i tifosi attesi, non di certo una festa parrocchiale, la domanda sorge spontanea: perché la Prefettura non ha convocato per tempo il "Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza" ? Si limita all’invio della Commissione di Vigilanza, a poche ore dal calcio d’inizio a Cardiff, con il compitino assegnato all’organizzatore che non avrebbe tempo neanche di svolgerlo mentre sta circolando l’unica ordinanza valida per la giornata, firmata dal Questore Sanna il giorno prima, ma non metabolizzata. Nel frattempo, Rinaudo e Pacileo, hanno completato le audizioni per Palazzo Civico, dopo Lubbia e Bobbio, ascoltando altri funzionari che hanno avuto parte nell’organizzazione come Agaliati e Pasquaretta. Mauro Agaliati (dirigente del Suolo pubblico nell’Ufficio di gabinetto) si occupa delle concessioni temporanee e dei tavoli tecnici sulle manifestazioni. Luca Pasquaretta è, invece, il capo ufficio stampa del Sindaco, presente agli incontri, ma senza un ruolo operativo. Sarà, invece, l’unico rappresentante del Comune il 3 giugno, in filo diretto con l’Appendino a Cardiff e il primo a gestire i rapporti con le altre istituzioni presenti nell’emergenza. Ora, completando il quadro, da interrogare resta soltanto lei. L’argomento non sarà a quello piacere, ma un lungo capitolo di una materia ostica: la gestione della piazza. Domande chiuse, non aperte: la pianificazione, un piano d’emergenza, quel recinto di transenne, le vie di fuga, un’ordinanza anti-vetro. E dopo il suo, toccherà agli altri due studenti eccellenti l’esame di Stato: sicurezza e ordine pubblico. Non si ammettono risposte multiple.

CORTESIE ISTITUZIONALI - Il tempo trascorre e le indagini arrancano. Sembrano giunte su un binario morto nonostante i 200 testimoni ascoltati. Quattro mesi dopo non ci sono ulteriori indagati. Montagnese e Bessone nel fascicolo per "omicidio e lesioni colpose anche gravissime", Appendino in quello per "lesioni" dei feriti lievi. Giordana, il factotum della manifestazione, ascoltato a lungo e senza avvocato, in qualità di super testimone. Sembra quasi si voglia creare da parte della magistratura una certa discrezionalità, ma con il rischio di creare pesi e misure diversi, in fondo per gli stessi reati. Per non parlare di Saccone e Sanna, Prefetto e Questore di Torino, mai ascoltati, nonostante la loro centralità in fatto di prevenzione e sicurezza. Si vocifera pure che l’Appendino sia stata interrogata dopo il G7 a Venaria, in segreto. L’inchiesta di Spataro, Rinaudo e Pacileo sta procedendo seguendo 2 vie per individuare gli eventuali responsabili: del panico allucinato degli spettatori in piazza e delle lacune organizzative e gestionali della serata, in base all’articolo 40 del codice penale che punisce le condotte omissive di chi doveva evitare l’evento dannoso.

3 giugno 2020

Fonte: Saladellamemoriaheysel.it (La Repubblica - Lastampa.it - Corriere.it - Torino.repubblica.it - Torinoggi.it)

© Fotografia: Emergency-live.com - Lastampa.it 
LE INDAGINI PRELIMINARI: LA PIAZZA

ONDA SU ONDA - Il sostituto procuratore Antonio Rinaudo ha un compito più arduo rispetto al collega: ricercare dei colpevoli dentro al panico. Il problema sarà comprendere il fondamento della paura stessa nel contesto di un feroce terrorismo che falcidia i luoghi di svago e le feste d’Europa. In avvio delle indagini c’era stato subito l’assaggio del clima respirato in piazza con l’interrogatorio a Davide Buraschi, quel ragazzo con lo zaino immortalato dalle telecamere mentre si adoperava nel placare la folla sortendo il completo fraintendimento delle sue buone intenzioni. La testimonianza del giovane e dei suoi amici era il primo contributo all’inchiesta che partiva dal punto "Allo stato attuale non ci sono né indagati né ipotesi di reato". Il Procuratore Capo intende mettere da subito ordine nell’inchiesta razionalizzando ciò che è avvenuto: "Prima di tutto è necessario ricostruire la dinamica precisa dei fatti". In piazza sono stati notati anche degli ultras diffidati che in preda all’alcool potrebbero aver fatto casino, ma non causare un disastro del genere. L’appello del Questore a chi avrebbe visto e sentito qualcosa è accolto di cuore da migliaia di persone che inviano più di 4000 segnalazioni ma per quanto riguarda le loro testimonianze il filo conduttore, a parte il terrore vissuto, non è mai lo stesso. C’è troppa discordanza nelle versioni che lo hanno motivato ed a parte lo sbarco degli alieni non raccontato, tante sono frutto di fantasia e immaginazione. Perdonabili, poiché generate in un clima di totale follia quanto inattendibili per i magistrati a caccia della verità e dei colpevoli. Forse l’unica pista da battere è proprio sul territorio tracciato dalle ondate di fuga che hanno spostato l’aria e le persone come tesserine di un domino impazzito. A tal fine tornano utili le parole di Maurizio Rafaiani, presidente del nucleo di Protezione Civile dell’Associazione Nazionale Carabinieri, rilasciate durante l’audizione alla Commissione Politica d’Inchiesta: "Ricevevamo disposizioni dalla polizia municipale. Avevamo 19 persone su due turni, dieci il primo e 13 il secondo, visto che alla fine ci siamo dovuti fermare tutta la sera. Abbiamo fatto da supporto alla polizia nel filtraggio di via Giolitti. Lì c’erano i bagni, fuori dal recinto della piazza. Era un discreto macello. Il problema era la zona delle due chiese: era diventato il pisciatoio. Due di noi erano lì, e altri vigili da piazza Cln, perché c’era chi faceva la pipì anche dentro i pulmini delle tv. Questa era la civiltà della gente in piazza. Altri quattro, invece, davano supporto alla polizia a tirare giù i deficienti dai lampioni. Quando è scoppiato l’evento io ero vicino alla prima ondata, che è partita dal lato di via Lagrange, all’altezza della discesa verso il parcheggio. Io e un uomo della celere abbiamo visto la gente saltare: erano appollaiati sulla ringhiera della discesa. Un attimo prima abbiamo sentito un rumore sordo. Probabilmente a qualcuno è caduta una bottiglia nel buco. Non credo l’abbiano fatto apposta. Saltando giù hanno iniziato a spingere. Noi ci siamo messi sotto alle volte. La folla ci ha portato via per metri. Abbiamo protetto due anziani con un bambino, mentre passava l’onda. Il poliziotto è rimasto lì, io e un vigile del fuoco siamo andati al cavallo. C’era gente a terra". Poi, arrivano le altre due… "Sempre dal lato di via Lagrange. È stata la terza ondata che ha fatto i danni. E questa è stata chiaramente non fortuita. È partita sulla sinistra del cavallo e si è divisa in tre parti. Una fetta è andata verso via Santa Teresa. Una verso via Alfieri, che ha sfondato la discesa del garage: prima i danni non c’erano. Un’altra ha fatto tutta la diagonale della piazza e ha tolto tutte le transenne. Molte persone si erano incastrate. Qualcuno aveva certamente delle fratture. Questo abbiamo visto. Siamo andati via che erano le 2.30". Una versione riconfermata anche in altro luogo: "C’è un’inchiesta in corso, quello che ho detto a Palazzo civico l’avevo già raccontato alla questura: è agli atti ed è giusto aspettare l’esito delle indagini".

IL GRUPPETTO - Le telecamere restituiscono qualcosa agli inquirenti. È un gruppetto sospetto di persone moleste e ubriache che la Digos ha puntato in una porzione di Piazza San Carlo, alle ore 22.15, "all’altezza dei civici 195-197, alla destra del maxischermo". È proprio da questo punto che si è creato il primo cerchio di vuoto e sono partite due delle tre ondate per un evento non bene identificato. Sono i filmati un’autentica fonte di luce nel buio per i magistrati. Oltre alle immagini di sorveglianza delle telecamere sono centinaia quelli da vedere ripresi dagli smartphone e a decine quelli delle Tv posizionate sul palco. Potrebbero essere decisivi o almeno coadiuvare una ricostruzione temporale dei fatti incrociate alle uniche testimonianze affidabili, poiché lucide e verosimili. La Digos, intanto, puntualizza: "Benché le indagini siano tuttora in fase di sviluppo un’ipotesi emersa dalla ricostruzione dei fatti potrebbe far ritenere che l’improvviso movimento di massa di persone sia stato provocato dalla esplosione di un piccolo petardo e dal comportamento di qualcuno che avrebbe creato panico tra gli spettatori".

LA SCENA DEL CRIMINE - Viene posta sotto sequestro "la ringhiera delle scale del parcheggio sotterraneo crollata sotto il peso della folla". La piazza è setacciata dalla Polizia Scientifica, ogni rilievo è utile alla ricerca. In una zona sono trovati "alcuni artifici pirotecnici". Si cerca anche nei negozi, nei portoni delle abitazioni, dove la folla sfondando ha cercato riparo. In un comunicato del Procuratore Capo, Armando Spataro, si annuncia qual è il reato d’indagine: "Lesioni personali plurime, anche gravissime", al momento contro ignoti. E si legge pure che si è "escluso allo stato dei fatti la finalità di terrorismo" e "non risulta ancora individuato l’evento che ha determinato il panico della folla, l’epicentro del cui iniziale ed improvviso spostamento di massa è stato individuato nella zona della Piazza San Carlo all’altezza dei numeri civici 195 e 197". Sui botti, invece: "non sono state acquisite dichiarazioni di testimoni che abbiano udito o comunque segnalato inequivocabilmente l’esplosione di petardi o bombe-carta, ma sono stati sequestrati residui di artifici pirotecnici e generatori fumogeni, di cui non è stato accertato il momento dell’eventuale utilizzo nella piazza". Specifica che "le indagini in corso riguardano, da un lato, la causazione del panico e del movimento della folla presente (che si stima nel numero di circa 30.000 persone) e, dall’altro, l’acquisizione di documentazione amministrativa di qualsiasi genere, delle autorizzazioni rilasciate (anche rispetto alla vendita di prodotti vari, tra cui quelli contenuti in bottiglie di vetro) e delle misure di sicurezza e prevenzione adottate, anche con riferimento alle modalità di accesso alla Piazza San Carlo". Inoltre: "le indagini vengono allo stato compiute attraverso acquisizioni di dichiarazioni di persone presenti ai fatti, inclusi i feriti (privilegiando quelli che hanno patito le lesioni più gravi), nonché attraverso l’ulteriore analisi dei filmati disponibili e le dettagliate relazioni del personale addetto all’ordine pubblico (inclusa l’attività di sorveglianza degli accessi alla Piazza) ed all’assistenza sanitaria".

L’UOMO NERO - Dopo il giallo dell’uomo con lo zaino spunta fuori il video dell’uomo vestito di nero. Di spalle, a braccia scoperte, nello spazio di vuoto che si è creato lancia un oggetto verso la folla in agitazione. Nell’altra mano tiene qualcosa. Il gesto avviene dopo lo spostamento della gente, quindi non può averlo causato. Magari agiva solo per istinto di autodifesa o per paura. Si proverà a rintracciarlo per i dovuti chiarimenti. Un ago nel pagliaio. Come cercare, fra i feriti quelli con lesioni per scoppio alle mani, magari per il lancio del petardo che avrebbe innescato il tutto. Moltissimi testimoni ascoltati in Questura hanno denunciato che già dalle 9.00 del mattino si consumavano aggressioni, rapine, risse. Riferiscono di ragazze importunate in mezzo alla calca sotto allo schermo. Le telecamere di sorveglianza potrebbero aver ripreso anche queste scene e permettere alla Digos di risalire agli autori dei reati.

RISSA & RESSA - Fra le piste al vaglio non si esclude una rissa fra tifosi esagitati con lancio di oggetti, bottiglie e un petardo, dopo il terzo goal del Real Madrid, momento accertato dal quale è sorto il caos. Magari causata da un insulto ai calciatori della Juventus partito dai portici che ha creato i due gruppi a fronteggiarsi ? Nel confronto animato potrebbe essere stato causato il "rumore sordo, secco", quel "tonfo" che in molti ricordano di aver udito. Un litigio brevissimo, magari presto sedato, da cui si è propagata la prima onda di fuga ? Ipotesi possibile, ma non verificata. È quello il punto in cui si muove Davide con il suo zaino, magari per fare da paciere ? Ma nell’interrogatorio non ha fatto riferimento alla rissa. Accade in quello stesso video dove s’intravedono due sagome che tirano qualcosa che non esplode e, in un altro punto, un ragazzo trattenuto che si è voltato rabbiosamente ? Situazioni conseguenti a certi comportamenti spinti dal panico. Non si hanno prove inconfutabili, si naviga a vista fra supposizioni, in cerca di conferme dalle testimonianze e dall’audio dei filmati. Le voci, le urla, ogni rumore potrebbero contenere un indizio. È in questa prima fuga generale che si schianta la transenna dell’uscita del parcheggio sotterraneo, provocando quel boato riferito da moltissimi e probabile causa della seconda onda.

UN CAFFE’ AMARO - Un primo avviso di garanzia, due giorni dopo i fatti in piazza, viene consegnato al titolare del "Caffè San Carlo", Vito Strazzella. Il motivo ? Non aver levato il gazebo seguendo l’ordinanza datata 2 giugno della Questura che disponeva la rimozione di dehors, panchine e fioriere in piazza San Carlo entro le 7.00 di sabato. Così sbotta, polemico l’imprenditore: "In tutto il caos che c'è stato in piazza San Carlo, l'unico finora indagato sono io per non aver tolto il dehors dalla piazza: è una situazione surreale". Il proprietario del locale all'angolo con via Santa Teresa, denunciato per l'articolo 650 del codice penale (ovvero "inosservanza dei provvedimenti dell'autorità") racconta alla stampa la sua versione: "Intorno alle tre e mezza due agenti della polizia municipale mi hanno detto che avrei dovuto togliere il dehors sulla base di un'ordinanza del questore. Ma io con un preavviso così limitato non potevo fare più nulla: ho 50 tavolini, 250 sedie e 9 ombrelloni ancorati al pavimento, per togliere tutto avrei avuto bisogno di essere informato prima di questa richiesta che è arrivata inattesa visto che negli altri eventi di piazza il dehors è sempre stato al suo posto: anche due anni fa quando si era già vista la finale sul maxischermo". Altri bar avevano potuto farlo perché molto più piccoli o perché erano rimasti di proposito chiusi. Col ritardo della notifica e la situazione di blocco stradale non è possibile fare molto. Prova anche a contattare un camion per rimuovere le attrezzature, "ma in quella giornata nessuno era disponibile e comunque i mezzi pesanti probabilmente non si sarebbero potuti avvicinare per sicurezza e anche smantellare tutto con quella gente in giro avrebbe potuto creare dei problemi per l'incolumità delle persone". Quindi avvisa di persona i Vigili: "Ho fatto presente che non sarei stato in grado di liberare lo spazio in così poco tempo e mi hanno detto che ne avrei risposto in sede penale". Poi, il dramma serale: "Quelle sedie che mi chiedevano di togliere hanno accolto decine e decine di feriti che erano in attesa delle cure dei sanitari, mentre dentro il locale abbiamo allestito un pronto soccorso con una quarantina di persone assistite sui divanetti. Senza contare che per tutta la giornata due miei dipendenti hanno gestito una coda che arrivava fino al centro della piazza di persone che volevano usare i servizi igienici visto che quelli previsti dall'organizzazione erano praticamente assenti. Inoltre noi siamo stati gli unici a servire birre in bottiglie di plastica e a imporre ai nostri dipendenti di non servire bevande nel vetro, nonostante non ci fosse un divieto specifico". Tutto inutile: rischia fino a 3 mesi di carcere o 206 euro di ammenda. "Il provvedimento è illegittimo, richiedeva l'impossibile - sostiene il suo avvocato, Tommaso Servetto - Sembra che stiano cercando un capro espiatorio".

LA TEORIA DELLE VENTOLE - Centinaia di testimoni concordano su pochi punti certi, uno di questi è che la terra sotto i loro piedi è tremata come ci fosse un terremoto, avvertendo anche una folata di vento per lo spostamento d’aria. Normalmente i poderosi motori del sistema di aerazione del parcheggio sotterraneo quando si riavviano rumorosamente producono anche degli sfiati, facendo fuoriuscire aria a sbuffo dalle grate di aerazione. Sabato sera questa prassi può aver simulato un effetto bomba, come ipotizzato dai procuratori Rinaudo e Pacileo, alla ricerca dell’incipit del disastro. Tesi avvalorata dalla testimonianza di alcuni Vigili del Fuoco che si trovavano in Via Giolitti. Si chiede, quindi, lumi ad Apcoa, la società che gestisce il parcheggio. Un suo dipendente si è recato in Questura a spiegare tecnicamente l’accaduto. Il sistema è andato in blocco alle 20.30 ed è predisposto a ripartire facendo riaccendere da soli i motori. La cosa è avvenuta alle 22.15 quando si è scatenata la prima delle tre ondate di panico.

LA TEORIA DEL GAS URTICANTE - La teoria del sistema di aerazione viene rimessa in discussione per l’assenza di un rumore riferibile alle ventole nell’audio registrato a quell’ora. Alcune testimonianze instradano una nuova teoria da approfondire, ma non da escludere, nel campo delle possibili cause per la fuga di massa scatenatasi dopo le 22.15 in piazza. È il Procuratore Capo Spataro a riferirla: "Alcune delle persone sentite hanno riferito di avere accusato difficoltà respiratorie, equiparando la sintomatologia a quella causata dalla propagazione aerea di sostanze urticanti. Al fine di vagliare la fondatezza di tale circostanza i vigili del fuoco di Torino sono stati incaricati di effettuare accertamenti relativi anche all'impianto di aerazione del parcheggio dislocato nel sottosuolo della piazza. Non abbiamo ancora individuato l'evento che ha determinato il panico della folla, mentre l'epicentro dello spostamento di massa è stato individuato nella zona della piazza San Carlo all'altezza dei numeri civici 195 e 197, a cui ne è seguito un altro più contenuto dopo circa 10 minuti". Ha dopo precisato sulle fonti della comunicazione da parte della Procura che "considerando la delicatezza della vicenda e la rilevanza mediatica della stessa, le informazioni che la riguardano continueranno a essere pubblicamente fornite da questa Procura attraverso l'emissione di comunicati stampa, anche al fine di scongiurare la propalazione di notizie inesatte, prive di riscontro o addirittura fantasiose". Con il passare delle ore si è abbandonata definitivamente l’ipotesi della rissa: "Non ci sono immagini che la confermino". Come non supportabile da prove circostanziate, quella di ultras juventini fautori del disordine per scopi intimidatori o di affermazione del proprio gruppo su altri. Un modo serio per stoppare la girandola perversa delle fantasie più assurde (a causa del trauma ricevuto) che ha ruotato da un finto kamikaze all’uomo in nero, dai petardi alle botte fra ultras, dai colpi di kalashnikov al camion sulla folla, dall’urlo "Allah akbar" alla bomba mai esplosa. Fra l’altro dello spray urticante ne aveva già parlato Davide Buraschi (il ragazzo con lo zaino) nel giorno del suo interrogatorio, riferendo di un odore particolarmente acre: "Era pungente, sembrava uno spray urticante. La mia fidanzata ha avuto anche un attacco d’asma".

VENDITORI ABUSIVI - La giustizia, con un certo ritardo sulla tabella di marcia, mostra i muscoli anche ai venditori abusivi della tragica serata. Un esercito di "cavallini" (così chiamati in gergo) attraverso lo spaccio abusivo e mal controllato di bevande alcoliche stese un tappeto di bottiglie in vetro sul pavimento della piazza. Nella fuga se ne frantumarono a migliaia, calpestate sotto i piedi dalle persone. Il 90% delle ferite fu provocato da tagli più o meno profondi, provocati dai cocci e dalle loro schegge. Fu appurato da subito come entrassero liberamente, a frotte e spingendo i carrelli, dal parcheggio sotterraneo non chiuso e non presidiato dalle forze dell’ordine. Qualcuno era identificato in piazza, anche più di una volta, in 34 furono multati, ma sempre rilasciati per tornare come se nulla fosse in frenetica attività. Le indagini, a posteriori, si rivolgono ai loro basisti che erano piazzati con i propri furgoni nella zona per rifornirli. Per "occupazione abusiva di suolo pubblico" è ordinato dalla Procura un sequestro preventivo dei 14 furgoni segnalati in zona dalle targhe quella sera, di proprietà di alcuni conosciuti paninari torinesi. Non tutti vengono rintracciati e 4 sono restituiti subito ai proprietari perché il Gip tiene conto nel merito della "temporalità del possesso" del suolo pubblico "e dell’ostacolo al passaggio dei mezzi di soccorso, come le ambulanze". Aveva detto Marco Sgarbi, il vice comandante dei Vigili Urbani, in audizione alla commissione d’indagine comunale: "Nel 2015 c’era un provvedimento del procuratore che ci dava la possibilità d’intervenire con qualunque mezzo. Anche segando i martinetti di sospensione. Poi il gip ha in buona parte vanificato questo strumento per cui abbiamo avuto uno stop. Ora si sta rivalutando". L’avvocato Luigi Tartaglino puntualizza a difesa: "Non c’è dolo nell’operato dei miei clienti. È chiaro che non siamo di fronte a un reato penale, al massimo si tratta di sanzioni amministrative. Il paradosso è che i mezzi dissequestrati sono quelli che erano a ridosso di piazza San Carlo, mentre i sigilli sono stati convalidati per i furgoni collocati in zone più distanti". Un rapporto conflittuale da sempre quello dei Paninari con la Polizia Municipale, come spiegato da Sgarbi: "Per rimuovere i furgoni ci vogliono mezzi speciali. E magari si viene anche citati per danni. Senza nascondere il fatto che in altre circostanze quando siamo intervenuti in maniera dura, le minacce si sono sprecate". E sulla possibilità di rivolgersi ai carro attrezzi: "Non vengono, dicono che non hanno mezzi a disposizione. Bisogna capire che ci sono queste situazioni". Le forze dell’ordine entrarono in azione solo dalle 13.00 con una ventina di agenti e settanta a partire dalle 19.00 con la piazza già in versione formicaio che ha favorito l’attività degli ambulanti, coprendola. Mancando una ordinanza di divieto alla vendita non si procedeva alla denuncia penale, ma soltanto alla sanzione amministrativa per abusivismo, talvolta senza neanche il sequestro del mezzo e della merce.

UNA VIA DI FUGA - Si ascoltano "come persone informate sui fatti" quei funzionari in servizio durante gli incidenti o che hanno partecipato all'organizzazione dell'evento. I due Pm sono anche alla ricerca di un piano approntato con le vie di fuga in caso di pericolo da sottoporre alla perizia dell’Architetto Esposito. Scaduti i 90 giorni legali per la presentazione, sono circa 300 le denunce penali e altre centinaia le richieste di risarcimento civile provenienti dai tanti commissariati e caserme dei carabinieri italiani.

Fonte: Saladellamemoriaheysel.it (Lastampa.it - Repubblica.it - Corriere.it - Torino.repubblica.it)

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