IL
GIORNO DOPO - Il
4 di giugno, la reazione delle
prime cariche cittadine alla
tragedia è molto tesa, come
attendibile. I volti di
Prefetto, Sindaca e Questore, al
termine del loro vertice
mattutino, tradiscono un
evidente nervosismo per quanto
accaduto, prefigurandosi le
sicure conseguenze giuridiche
che ne deriveranno, forse anche
per ciascuno di loro. Nel
frattempo, in ospedale, ci sono
alcune persone che lottano fra
la vita e la morte e
l’aritmetica impressionante dei
feriti ha numeri in continua
crescita. La stampa in certe
situazioni compie impietosamente
il suo lavoro, a volte, magari,
affondando troppo il coltello
nella piaga. "Non è il momento
di parlare di ordinanze,
preoccupiamoci dei feriti e dei
loro familiari" - risponde una
sfuggente Chiara Appendino ai
giornalisti che le domandavano
del mancato divieto di vendita
delle bevande in vetro. Alle
19.00 dall’Ufficio Stampa del
Sindaco è pubblicata una nota
ufficiale sull’argomento che, in
pratica, scarica le
responsabilità sull’ente
organizzatore ("Turismo Torino")
e sulla Polizia Municipale (per
la gestione dei controlli agli
abusivi) precisando di aver
chiesto al suo comandante
vicario Ivo Berti "una relazione
in merito alle attività svolte
sul campo e riferirà degli esiti
in aula". Come mai potrebbe "un
ente strumentale del Comune"
gestire autonomamente la
sicurezza dell’ordine pubblico
in una piazza affollata da 30-40
mila persone sarebbe almeno
lecito saperlo. "Turismo Torino"
si trincera dietro l’unica
dichiarazione: "Aspettiamo di
confrontarci con gli avvocati".
LA MACCHINA DEI SOCCORSI
- Se c’è qualcosa da salvare nel
disastro di quel sabato sera è
nell’efficienza dei soccorsi. Le
prime telefonate al 118, nella
sede operativa di Grugliasco,
sono segnalate dopo le 22.00
quando si intuisce dal tenore
delle chiamate la estrema
gravità della situazione.
L’allarme generale è elevato
alla maxi-emergenza. Partono
immediatamente le procedure
previste di convocazione del
personale reperibile e del
reclutamento dei mezzi a
disposizione che sono inviati
con urgenza sul luogo. Dai 6 ai
12 minuti il tempo trascorso per
l’arrivo in Pronto Soccorso dei
casi più gravi. Una tenda della
Croce Rossa è allestita
velocemente in piazza per
prestare un primo soccorso già
sul posto. Anche gli Ospedali
reggono discretamente all’ondata
delle centinaia di feriti
accorsi. Prima delle 2.00 di
notte la situazione è ormai
sotto controllo. Alle 3.00,
d’intesa con la Prefettura, la
procedura di "maxi-emergenza" è
dichiarata chiusa. Alle ferite
del corpo si è potuto rispondere
subito sul campo, ma non a
quelle dell’anima. Preoccupano i
casi di quei cittadini rimasti
psicologicamente traumatizzati
dall’esperienza. Si pensa già ad
alcuni percorsi di sostegno
delle asl da mettere loro a
disposizione. La prima ad
attrezzarsi sarà quella di Cuneo
come verrà riferito in Consiglio
Regionale dove si giudicherà
ottimamente la risposta del
sistema sanitario locale in una
situazione tanto imprevedibile
quanto drammaticamente
complicata.
SILENZIO D’ORDINANZA
- La parola "vetro" da giorni
tintinna maleficamente in ogni
antro mediatico, dai social ai
telegiornali e certamente il
Comune dovrà impegnarsi molto di
più per convincere l’opinione
pubblica sulla propria corretta
condotta gestionale. Si
alterneranno spiegazioni
imparentate, nel caso specifico,
molto più alle giustificazioni…
Una ordinanza generale che vieta
la vendita di bevande in vetro
c’era dal 2010. Successivamente
la Corte Costituzionale,
eliminando parte degli articoli
del decreto sicurezza di Maroni,
l’ha modificata. Pertanto,
l’amministrazione Fassino ha
agito a seconda dei casi o delle
zone con alcuni provvedimenti
"contingibili e urgenti". Dal
2013 subentra un nuovo
regolamento di Polizia Urbana e
nell’articolo 8 bis è
specificatamente fatto divieto
alla vendita di bevande in vetro
tra le ore 23.00 e le ore 7.00
del mattino dopo (Obiettivo la
movida che disturba la quiete e
il decoro del centro cittadino).
Nel comunicato stampa delle
19.00 del 4.06.2017 il Comune
afferma che "ha operato con le
medesime modalità messe in atto
nel 2015 in occasione della
finale proiettata il 6 giugno"
(Juventus-Barcellona). Anche
quell’anno con propria delibera
incaricò "Turismo Torino" quale
organizzatore e si attenne al
vigente regolamento di Polizia
Urbana. Quindi la tradizione (o
la buona stella nel caso
precedente) è prevalsa sul buon
senso ? Eppure l’investitura di
"Turismo Torino" al montaggio
del maxischermo, ma anche alla
responsabilità civile e penale
per cui questa piccola
controllata "deve attuare ogni
misura di prevenzione contro i
pericoli per l'incolumità
pubblica degli stessi
partecipanti" è stata
perfezionata, pur con ritardo,
proprio da sua una ordinanza.
Intanto, prima delle
comunicazioni ufficiali in Sala
Rossa davanti alle opposizioni,
si è preso un po’ di tempo: "Per
la presenza dei venditori
abusivi sono in corso le
verifiche da parte
dell'amministrazione per
individuare le eventuali
responsabilità".
LA COMMISSIONE POLITICA
- Mentre Fassino, pur
garbatamente, non fa di certo
sconti alle responsabilità
dell’Appendino per il disastro
in piazza, il Presidente della
Regione, Sergio Chiamparino, è
di gran lunga più indulgente:
"Non mi sento di condannare la
sindaca Appendino perché sabato
sera era a Cardiff. Sulla
piazza, però, deve esserci una
catena di comando che funziona e
questo, evidentemente, non è
accaduto". Pertanto, propone "l’istituzione in Comune di una
commissione d’inchiesta per
capire che cosa è accaduto". Da
ex sindaco del capoluogo
piemontese durante le Olimpiadi
invernali del 2006, fortunata
occasione di rilancio della
Città, ricorda: "Occorre tenere
conto della variabile panico.
Piazza San Carlo ha sempre
ospitato grandi eventi, anche di
recente, ma allora quando si
sentiva un colpo non c’era il
panico, si faceva festa...
Proprio per questo, proprio
perché la gente di Torino non
rinunci al bello della piazza e
dello stare insieme credo sia
utile capire bene cosa è
accaduto per creare piani di
prevenzione e far stare tutti
tranquilli". Suggerimento
accolto da tutti i partiti in
Consiglio Comunale che approvano
all’unanimità (35 voti a favore,
1 astenuto) la mozione di
minoranza della formazione di
una commissione politica mista
per indagare (entro un mese)
sulle lacune organizzative
nell’evento e produrre un
documento pubblico dei lavori
d’inchiesta. Il primo passo sarà
reperire "con la massima urgenza
tutte le informazioni in
possesso dell’amministrazione e
delle autorità preposte alla
pubblica sicurezza". Come
presidente del gruppo,
coordinatore, sarà scelto
Enzo Lavolta Tresso (Pd).
3 giugno 2020
© Fotografia: Quotidiano.net
FRA I 2 LITIGANTI
-
Contemporaneamente alla Procura
è la politica con una
commissione speciale d’inchiesta
ad occuparsi delle
responsabilità organizzative nel
disastro del 3 giugno 2017 in
Piazza San Carlo. Nove
consiglieri comunali (5 del M5S,
4 delle minoranze), guidati da
un esponente del Pd, Enzo
Lavolta, formano il gruppo
inquirente. Al termine di un
mese di lavori e più di 17
persone ascoltate (dalla Sindaca
Chiara Appendino alle figure che
ricoprivano ruoli organizzativi
di 1° e 2° piano nella
manifestazione) la commissione
d’indagine, litigando al suo
interno, non vota la relazione
finale e si scioglie fra le
accuse reciproche di elementi
del Pd contro M5S. Da una parte
quella di voler "evitare o per
lo meno procrastinare
l’identificazione della verità
dei fatti" mentre dall’altra "il
processo mediatico" per la fuga
di notizie dei verbali
spifferati in un articolo dal
quotidiano La Stampa. Secondo
regolamento l’indagine è chiusa
e a ciascun membro si lascia
facoltà di redigere una propria
relazione e inviarla al
Presidente del Consiglio
Comunale.
VERBALI IN FUGA
- Dagli atti
ufficiali della relazione (circa
300 pagine di trascrizioni delle
audizioni) emergerà una catena
imbarazzante di errori commessi
dalle prime cariche pubbliche in
quanto a lacune, omissioni,
pericoli sottovalutati: dai
varchi di accesso montati in
ritardo al parcheggio
sotterraneo usato dai venditori
abusivi per far transitare
con i loro camioncini quintali di alcolici in vetro.
Undici le riunioni, 20 giorni
dopo, per organizzare sotto ogni
aspetto la Festa Patronale di
San Giovanni, tre per la serata
davanti al maxi-schermo in
Piazza San Carlo. Basterebbe già
questa premessa per un assaggio
del piatto indigesto in tavola.
Come scritto nei vangeli per una
si è filtrato il moscerino, per
l’altra s’è ingoiata anche la
trave… Nel contesto di uno
scenario storico funestato dal
terrorismo internazionale,
certamente, la tragedia del
3.06.2017 diventa lo spartiacque
naturale nella futura
programmazione degli eventi in
strada, non soltanto nel
capoluogo piemontese, ma in
tutto il nostro "Bel Paese". Ma
procediamo con ordine…
LA JUVENTUS
- Il sindaco
aveva aperto un dialogo con la
dirigenza della Juventus per
allestire già dal 21 maggio un
maxi-schermo in Piazza Castello,
sia per i festeggiamenti dello
scudetto che per la finale di
Champions. Alla sconfitta dei
bianconeri contro la Roma, pur
soltanto rimandati di qualche
giorno, non se ne fa più niente.
In una mail inviatale da Alberto
Pairetto, il 26 maggio si legge
della "disponibilità a farsi
carico dal punto di vista
economico, ma non dal punto di
vista organizzativo"
dell’evento.
LA PRIMA RIUNIONE
- Lo stesso
giorno, su mandato
dell’Appendino, il capo di
gabinetto del sindaco, Paolo
Giordana, convoca un primo
incontro informale per
coordinare l’organizzazione
della manifestazione. Nove i
partecipanti, a rappresentare
Comune, Prefettura, Carabinieri,
Polizia Municipale, Vigili del
Fuoco e Protezione Civile,
più un
commissario e un ispettore della
Questura. "Ovviamente informata"
e "d'accordo" la sindaca,
l’evento è affidato dai suoi
uffici a "Turismo Torino",
l’ente preposto alla promozione
turistica della provincia. La
scelta si rivelerà infelice
perché l’organismo si dimostrerà
inadatto alla gestione di un
evento così delicato e di grandi
proporzioni. Giordana precisa in
audizione di non aver assunto un
ruolo decisionale al fianco
dell’ente prescelto, ma
puramente interlocutorio
(coordinamento e trasmissione
agli uffici competenti).
Tuttavia è il Comune a seguire
il progetto e a stabilirne le
direttive: "Non è che quando il
Comune affida l’organizzazione
si sfila totalmente, se ne
disinteressa" - dice alla
Commissione d’inchiesta Paolo
Lubbia, direttore del gabinetto
della sindaca.
LA SECONDA RIUNIONE
- Il 31 maggio
al secondo incontro c’è
l’ispettore Lopresti, in
rappresentanza della Questura, a
comunicare le nuove disposizioni
(anti-terrorismo) fra le quali:
"La piazza deve essere chiusa
per filtrare l’ingresso". Una
misura molto restrittiva degli
spazi rispetto alla tradizione
per cui normalmente si
prevedevano dei varchi, ma non
transennati. Questa sarà l’unica
occasione in cui si tratterà
l’argomento dell’ordine
pubblico. Nessun specifico
coordinamento fra Polizia di
Stato e Municipale verrà
pianificato (come attestato nel
resoconto scritto richiesto il 4
giugno dall’Appendino al
comandante vicario dei Vigili
Urbani Ivo Berti).
IL TAPPETO DI VETRO
- Fin dalle
8.00 in piazza San Carlo si
raduna tanta gente che si piazza
ai piedi del palco dove si erge
il maxi-schermo. hanno cibo e
bibite, ma potrebbero avere con
sé petardi, fumogeni, di
tutto... È da tante ore che i
funzionari di Comune e Turismo
Torino telefonano in Questura
chiedendo: "A che ora arrivate
?". Rispondono: "Arriviamo dopo
pranzo, poi decidiamo noi se
bonificare quelli che ci sono
dentro". Alle 13.00 partono
i controlli, ma gli sbarramenti
sono disposti in loco alle 14.30
con la piazza già gremita per
metà. Non viene bonificato nulla
perché
davanti al maxi-schermo
pullulano già 20mila persone.
Polizia
e Carabinieri assumono il
controllo dei varchi aprendo con
scrupolo zaini e borse ai tifosi
che sopraggiungono. Peccato che
al centro della piazza girano
indisturbati carretti zeppi di
bottiglie in vetro e lattine di
alluminio, affettatrici del 90%
dei feriti quella sera. La
Commissione di Vigilanza,
inviata dalla Prefettura, aveva
effettuato un sopralluogo di tre
ore in tarda mattinata e aveva autorizzato la
manifestazione regolamentandola
con 19 prescrizioni in un
documento consegnato nelle mani
del direttore di Turismo
Torino (Danilo Bessone).
Nell’atto che andava formalmente
notificato anche al Comune e a
tutte le parti in causa
nell’organizzazione (Questura
e Vigili del Fuoco) ma che mai
riceveranno, vi sono le misure
antincendio, la capienza massima
consentita (40 mila persone), la
presenza di personale sanitario,
le vie di fuga. Sulla carta spiccano 2 punti
fra tutti, beffardi visti gli
esiti drammatici della serata:
"Eventuali esercizi di
somministrazione di alimenti e
bevande devono essere
regolarmente autorizzati" e "Gli
accessi al parcheggio
sotterraneo siano presidiati".
IL CAVALLO DI TROIA
- Maurizio
Rafaiani, presidente del nucleo
di Protezione civile
dell'associazione nazionale
carabinieri, testimonia
l’andirivieni dei carretti dei
venditori abusivi dalle viscere
del parcheggio sotterraneo, non
controllato dalle forze
dell’ordine: "Il garage era il
punto debole. Nessuno l’ha
controllato. Solo a metà serata
si sono resi conto che venivano
da sotto. A quel punto la
frittata era fatta". A chi
toccava presidiarlo secondo le
disposizioni prefettizie ?
Forse alla Questura ? Non
ai Vigili, secondo Marco Sgarbi,
dirigente della Polizia
Municipale, non avendo mezzi e
forze per rimuovere i camion e i
furgoni dello spaccio. "Mi hanno
riferito che alcuni si erano
posizionati già nella notte" -
aggiunge Sgarbi. Un cavallo di
Troia questa gravissima
inadempienza che si rivelerà
fatale nel computo dei morti e
dei feriti e avrà pesanti
ripercussioni processuali…
Eppure in un fitto scambio di
telefonate e messaggi sms fra il
presidente dell'Ascom (Maria
Luisa Coppa) e l’assessore al
commercio (Alberto Sacco) a
Cardiff si era cercata una
soluzione al problema.
L’Appendino riferisce loro: "Ho
presente la questione, stiamo
cercando di risolverla. I vigili
stanno facendo quel che
possono". Smentita dal
Comandante reggente dei Vigili
Urbani, Ivo Berti, dicendo a
proposito: "Da Cardiff non ho
ricevuto alcuna telefonata". È
stato Giordana a comunicare via
sms a Sgarbi "che c'erano
abusivi e bisognava fare
qualcosa". L’intervento del
dirigente in piazza si limiterà
a qualche sanzione, poiché, a
suo parere, "Interventi
repressivi come i sequestri
potevano causare problemi seri
di ordine pubblico"… Insomma per
riprendere in mano il controllo
della situazione è troppo tardi.
Federico Lucchesi della
Protezione Civile testimonia:
"Ho visto un venditore dire a
due poliziotti in piazza: è la
quinta volta che mi chiedete i
documenti".
NIENTE IN COMUNE -
Come detto è mancato un
piano in comune per la pubblica
sicurezza condiviso dalle forze
in campo, ma non di meno un
altro dalla politica. Con le
deleghe è tutto in capo al
sindaco: titolare di eventi e
sicurezza. Per questo
l’Appendino non potendosi
sobbarcare direttamente
l’organizzazione dell’evento si
affida a Paolo Giordana, il suo
capo di gabinetto. Per la
sicurezza chiede una consulenza
gratuita all’ex comandante dei
Vigili Urbani, Alberto
Gregnanini, il quale partecipa
ad una delle riunioni, ma
definirà, in audizione, la sua
"una presenza marginale". Quella
maledetta sera, come noto,
l’Appendino è volata a Cardiff e
il vicesindaco Montanari è in
vacanza. I due assessori
supplenti, preposti a ricevere
d’ufficio le deleghe per la
copertura delle funzioni del
sindaco, non sono stati per
tempo "allertati". "Dal punto di
vista politico - conferma la
sindaca Appendino - non c'era un
assessore delegato ad essere
presente". Dunque, la patata
bollente passa ai primi
funzionari: è direttamente
Giordana a comunicare con lei
mentre la Polizia Municipale
resta praticamente isolata, ma
non per questo si sottrae al
proprio dovere, distinguendosi
professionalmente nella gestione
dell’emergenza straordinaria.
L’IMPIANTO ACUSTICO -
Anche l’impianto acustico di
filodiffusione, in dotazione
alla piazza, non ha fornito le
comunicazioni di servizio dovute
al pubblico. Lo rivela
l’ingegnere Fulvio Trucano alla
Commissione, uno dei delegati
del Comune facente parte della
Commissione di Vigilanza
Prefettizia che aveva dettato le
19 prescrizioni ed effettuato il
sopralluogo ispettivo alle 15.00
del 3 giugno, dichiarando idonee
le strutture installate. Precisa in audizione:
"Erano stati previsti sistemi di
comunicazione sonora per gestire
l’eventuale emergenza, in modo
tale che ci fosse la possibilità
di comunicazione tra gli enti
organizzatori e il pubblico che
partecipava all’evento". In
verità il sistema risulterà
essere stato utilizzato con
successo nella ricerca dei
dispersi, ma non per invitare la
folla alla calma o per
comunicare altre indicazioni
utili al ripristino dell’ordine
pubblico.
IN
PROCURA - Questo
lavoro svolto dalla Commissione
d’inchiesta del Comune,
fallimentare dal punto di vista
politico, tornerà comunque utile
alla Procura di Torino. I Pm
Antonio Rinaudo e Vincenzo
Pacileo acquisiranno agli atti
verbali e audizioni dei soggetti
interpellati, coinvolti
nell’organizzazione dell’evento.
Alcuni sono stati o saranno
riascoltati dai magistrati. Il
punto focale delle indagini per
fare giustizia riguarderà
proprio l’allestimento della
piazza e il piano d’emergenza.
"Turismo Torino" scelse
l’architetto Enrico Bertoletti
quale Direttore dei lavori e
responsabile della sicurezza nel
progetto della piazza per la
sera del 3 giugno 2017. Un
"progetto" sottoposto
soprattutto alla Commissione di
Vigilanza della Prefettura. Non
ci sono verbalizzazioni della
commissione che lo riguardino,
per scelta del suo presidente, al fine di non
intralciare il lavoro della
Procura.
3 giugno 2020
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
(Lastampa.it -
Ilfattoquotidiano.it -
Torino.repubblica.it)
© Fotografia: Cronacacqui.it
L’INCHIESTA - La
Procura di Torino senza
particolari clamori mediatici,
ma perseguendo il fine della
giustizia e della verità,
inquadra tacitamente nel mirino
il totus dell’infausta
manifestazione con il
proponimento di non lesinare
sconti ad eventuali colpevoli.
L’indagine si biforca
naturalmente alla ricerca di
eventuali reati in piazza, ma
anche nell’amministrazione. Per
questo saranno esaminati tutti
gli atti emessi dal Comune e da
"Turismo Torino", suo ente
satellite "organizzatore". Si ha
la decisa impressione che aleggi
nell’aria un probabile
coinvolgimento nell’inchiesta
giudiziaria di tutti i
principali attori istituzionali,
reali responsabili di prevenire
l’ordine e la sicurezza in
piazza. Il carico pesante ce lo
aveva messo giorni prima anche
il Ministro degli Interni, Marco
Minniti: "È evidente che
qualcosa non ha funzionato. Di
fronte ai feriti di Torino
l'impegno che dobbiamo prendere
tutti è che certi fatti non
accadano mai più". Senza indugi,
il Procuratore Capo Armando
Spataro, aprendo un fascicolo
"contro ignoti per lesioni
personali colpose, plurime e
aggravate", ha formato un pool
con altri 2 magistrati: Vincenzo
Pacileo e Antonio Rinaudo. Il
primo procuratore aggiunto (già
coordinatore di un pool a "Tutela degli ambienti di
lavoro, dei consumatori e dei
malati") si occuperà
prevalentemente dei punti oscuri
nel filone amministrativo. Il
secondo, della piazza: di quelle
dinamiche scatenanti le ondate
di folla nel panico (Secondo la
Digos partite "a destra del maxi
schermo, all’altezza dei numeri
civici 195 e 197 di piazza San
Carlo"). La Procura, per prima
cosa, ordina alla Digos il
sequestro di ogni documento in
correlazione alla
manifestazione, al fine di
ricostruire tecnicamente e
giuridicamente eventuali
responsabilità nel disastro: "è
stata acquisita dalla Città di
Torino, dalla Questura, dalla
Prefettura, dalla Polizia
Municipale di Torino, dal
Servizio 118, dal Consorzio
Turismo Torino e Provincia la
documentazione concernente
l'evento, che è attualmente
oggetto di analisi e
valutazioni".
CIRCOLARE GABRIELLI -
La prima amara scoperta nelle
indagini è la mancata
programmazione di un piano
unitario nell’emergenza,
contravvenendo alla circolare
anti-terrorismo dettata il 25
maggio, dopo l’attentato di
Manchester, dal Capo della
Polizia Franco Gabrielli. Mai
convocato, infatti, prima del 3
giugno, un tavolo tecnico in
Questura tra le forze
dell’ordine e gli altri
operatori della pubblica
sicurezza. Fondamentali linee
guida da adottare nei "grandi
eventi" praticamente ignorate:
le verifiche preliminari
dell’area "specialmente nei
luoghi dopo possono essere
celate insidie", i controlli
degli accessi "valutando
l’adozione di impedimenti anche
fisici all’accesso dei veicoli
nelle aree pedonali", la
presenza di steward degli
organizzatori "come per gli
eventi sportivi". A tutto ciò si
aggiunga l’assenza di un centro
di coordinamento interforze e di
punti di raccolta prefigurati
per feriti e dispersi (Soltanto
un tendone con 4 ambulanze per
35.000 persone). È un
vicecomandante dei Vigili del
Fuoco, due ore dopo il disastro,
a irreggimentare fra le forze in
campo aiuti e soccorsi. Soltanto
per iniziativa personale del
Comandante della Municipale si
deviano in zona 8 autobus di
linea per trasportare 120 feriti
nei Pronto Soccorso e non c’era
neppure una via prefigurata
all’arrivo dei mezzi di
soccorso.
MIOPIA e STRATEGIA -
Paradossalmente si era prevenuto
solo il rischio di un attacco
terroristico che giungesse
dall’esterno. Tattica dovuta
alle esperienze tragiche degli
ultimi attentati in Europa. Da
questo punto di vista la piazza
era un fortino invalicabile,
scegliendo elementi tipici nella
strategia difensiva: transenne
consegnate alle 7.00 di sabato
mattina, 5 varchi presidiati da
agenti muniti di metal detector,
chiusura alle 13.00 dei passaggi
pedonali del parcheggio
sotterraneo alla piazza,
bonifica delle buche postali,
rimozione dei gazebo. La
questura aveva anche disposto
nell’ordinanza 1678 del 2 giugno
in merito a "servizi di
vigilanza, ordine e sicurezza
pubblica" di controllare non
solo le persone in entrata, ma
anche quelle in uscita nell’area
della proiezione. Il Questore
Angelo Sanna ne spiega nel testo
anche il motivo: "Nel richiamare
le modalità degli attentati
occorsi a Nizza il 14 luglio
2016 e a Berlino il 19 dicembre
2016, mediante l'utilizzo di un
automezzo pesante che ha
travolto le persone radunate per
i festeggiamenti della festa
nazionale e per i mercati di
Natale, si segnala anche quanto
accaduto a Manchester il 22
maggio 2017, quando
l'attentatore si è infiltrato
nel flusso delle persone in
uscita dal luogo dell'evento,
particolare attenzione dovrà
essere prestata a tale
eventualità, adottando ogni
cautela necessaria anche in
relazione ai flussi di persone
in uscita". Ma poteva mai
prevedersi che il "nemico"
provenisse dall’interno (vedi
parcheggio sotterraneo agibile
per tutta la giornata, anche
durante la partita) ? Questa è
una domanda complicata a cui
dovrà trovare una risposta sia
la magistratura che la coscienza
di chi ha commesso leggerezze
fatali nella programmazione del
piano di sicurezza per
l’incolumità pubblica quella
sera. E sarà basilare, a tale
riguardo, proprio l'ordinanza di
Sanna allo studio dei magistrati
inquirenti.
COMITATO SICUREZZA
- Dalla
Commissione Politica d’inchiesta
è venuta fuori anche un’altra
questione: come mai in
previsione di questo evento,
potenzialmente fra quelli più a
forte rischio di attentati, non
si è mai riunito in Prefettura,
qualche giorno prima, il
"Comitato per l’ordine e la
sicurezza pubblica" come nel
2015 ? Si tratta di un tavolo di
coordinamento presieduto dal
Prefetto con la partecipazione
del Questore e del Sindaco, nel
quale si scelgono come
referenti: corpi della difesa,
enti, associazioni e dispositivi
di sicurezza da adottare per
garantire l’incolumità delle
persone. Normalmente si convoca
sempre prima d’una partita di
calcio a rischio incidenti e
quest’anno, dopo i fatti del 3
giugno, persino per la festa
patronale di San Giovanni ! Non
si comprendono le ragioni di
questa mancanza, considerati, in
primis, quei rischi contestuali
di un attentato terroristico,
nonché l’affluenza di decine di
migliaia di tifosi da ogni parte
d’Italia. Un vertice utile a
dettagliare preventivamente
anche le disposizioni sul primo
soccorso, sulla pulizia di
piazza e strade limitrofe, sulla
vendita degli alcolici, sulla
repressione di venditori
abusivi, borseggiatori, ubriachi
molesti. Insomma, non si poteva
proprio evitarla questa
sottovalutazione del pericolo,
certi sbagli grossolani ? Sarà
compito della magistratura
rispondere, ma già a bassa voce
rassicura: "Ci saranno degli
indagati, molte persone
indagate".
COMMISSIONE DI VIGILANZA
- Agli
approfondimenti d’indagine della
Procura non sfuggirà la
Commissione Provinciale di
Vigilanza. Composta da
funzionari della Prefettura,
della Questura, di Comune, Asl e
Vigili del Fuoco, coordina e
regolamenta ogni manifestazione,
compreso l’ordine pubblico,
valutandone le "condizioni di
solidità, sicurezza e di igiene"
ed esprimendo un parere "dato
per iscritto" che "deve essere
adottato con l’intervento di
tutti i componenti". Dopo il
sopralluogo in piazza San Carlo
della Commissione, guidata dal
viceprefetto Roberto Dosio, fu
autorizzata ufficialmente la
manifestazione, ma anche
notificato un atto in due pagine
con 19 prescrizioni da osservare
per l’Organizzatore. Sarà anche
questo un documento importante e
da valutare attentamente per la
magistratura. In pratica la
Prefettura ha individuato in
questi 19 punti dei potenziali
rischi per la sicurezza
pubblica, ma fra questi non c’è
nulla riguardo il pericolo delle
bottiglie di vetro. Eppure
risulta essere stato argomento
di discussione proprio durante
la visita prefettizia del 3
giugno. Qualcosa sulla vendita
si legge al punto 4: "Eventuali
esercizi di somministrazione di
alimenti e bevande devono essere
regolarmente autorizzati". Fra
le righe si mette in guardia
dagli abusivi… Particolarmente
in tema, al punto 3: "Tutto il
personale dell’organizzazione e
gli operatori devono essere
adeguatamente informati sui
rischi prevedibili e sulle
misure da osservare per
prevenire gli incendi e sul
comportamento da adottare in
caso di emergenza".
Aveva
stabilito una capienza massima
di 40.000 spettatori e che gli
"accessi al parcheggio
sotterraneo siano presidiati al
fine di garantirne l’utilizzo in
caso di necessità". Area,
invece, utilizzata per lo più
come orinatoio pubblico data la
scarsezza di gabinetti. Per mancanza di
fondi si è lesinato pure sui
bagni chimici: 10 cabine per 35mila
spettatori, sistemate intorno
alle transenne. Il carabiniere
volontario Maurizio Rafajani
racconta: "Dovevamo mettere due
persone a controllare perché i
tifosi andavano a fare pipì tra
le due chiese e rischiavano di
infilare per errore le porte di
ingresso dei camioncini di regia
delle televisioni". La
Prefettura aveva autorizzato la
manifestazione a patto che le
regole prescritte, "ciascuno per
la sua competenza", fossero
rispettate. Non ultima quella
che debba "essere garantito
l'accesso alla piazza dei mezzi
di soccorsi", smentita da
fotografie e filmati di
repertorio che immortalano le
ambulanze in soccorso ai margini
del quadrilatero. Le indagini
andranno a scovare omissioni e
carenze nelle azioni dei
soggetti primari nella macchina
organizzativa che in terra di
Fiat avrebbe potuto prestazioni
da fuoriserie invece che meno di
una utilitaria.
I 4 DELL’APOCALISSE
- Questura e
Prefettura non sfuggono
all’occhio lungo dei magistrati
torinesi: la Procura, come già
fatto con le autorizzazioni
amministrative di Comune e
Turismo Torino, firma il
sequestro della documentazione
ufficiale dei due organi statali
inerente alla "festa di piazza"
del 3 giugno. Una certa ansia e
preoccupazione serpeggia nei
funzionari delle varie
istituzioni che firmarono quelle
carte e che le ricevettero… Al
momento, però, i Pm aspettando
le querele di parte civile dai
feriti, procedono in sordina e
con estrema cautela,
riservandosi di iscrivere al
reato colposo di lesioni quei
soggetti chiamati direttamente
dalle proprie competenze
politiche e amministrative nella
vicenda. Prematura qualunque
conclusione, tranne
l’inappellabile individuazione
dei quattro organismi a capo
dell’evento: Comune, Questura,
Prefettura e "Turismo Torino". È
nei giochi di ruolo fra questi
che si annidano le reali
responsabilità e ci potrebbero
essere gli estremi per
aggiungere il "delitto contro
l'incolumità pubblica" alle "lesioni colpose multiple e
gravissime".
MAURIZIO MONTAGNESE -
Un avviso di garanzia
praticamente annunciato. Il
primo a comparire davanti ai Pm
il 26 giugno è Maurizio
Montagnese, manager di Intesa
Sanpaolo, nominato da Piero
Fassino e riconfermato
dall’Appendino, Presidente di
"Turismo Torino", l’ente
prescelto dall’entourage della
Sindaca (anche al fine di non
bandire gare per l’allestimento
del maxi-schermo) come
organizzatore della
manifestazione. "La Città con
propria delibera ha incaricato
Turismo Torino quale soggetto
organizzatore" - scriveva la
sindaca in una nota ufficiale.
L’interrogatorio è tenuto
segreto e si svolge
eccezionalmente in questura. Le
ordinanze del Sindaco e del
Questore gli giungono
rispettivamente 48 e 24 ore
prima dell’evento, rivela
Montagnese, davanti al suo
difensore, l’avvocato Fulvio
Gianaria. Sta rispondendo in
qualità di "testimone
assistito", poiché tecnicamente
risulta indagato a causa delle
querele pervenute nei giorni
precedenti da alcuni feriti. E
con l’occasione gli è stato
notificato l’altro avviso di
garanzia "per lesioni gravi e
gravissime" e "per omicidio
colposo" a causa della recente
scomparsa di Erika Pioletti in
ospedale, entrata in coma quella
sera. Stanno fioccando a
centinaia le querele, dirette un
po’ a tutti, anche ai primi
responsabili dell’ordine
pubblico che inevitabilmente
finiranno nel registro degli
indagati. La morte della povera
Erika aggraverà il capo
d’imputazione contro ignoti di
tutti. Il compito fondamentale
degli inquirenti sarà stabilire
(come previsto dal diritto
penale, art. 40) un nesso fra i
ferimenti in piazza e precisi
comportamenti che non
impedendoli, automaticamente li
hanno cagionati…
DANILO BESSONE
- Prima
come "persona informata sui
fatti" e poi coinvolto nel vivo
dell’inchiesta sarà ascoltato
anche Danilo Bessone, il
direttore generale di "Turismo
Torino" e braccio destro di
Montagnese da cui prese le
redini dell’organizzazione, in
qualità di "responsabile del
servizio di prevenzione e
protezione" dell’ente. È difeso
dal suo legale Anna Ronfani. A
tirarlo in causa le firme in
calce agli atti sequestrati.
Come si può ricordare proprio
nelle sue mani fu consegnato
l’atto di autorizzazione della
Prefettura dalla Commissione di
Vigilanza nel sopralluogo del 3
giugno.
CHIARA APPENDINO -
Impossibile per Chiara Appendino
sfuggire al registro degli
indagati per lesioni: "C’è una
querela, atto dovuto" - dice la
prima cittadina alla stampa. Un
atto d’ufficio automatico della
procura, in presenza di una
richiesta risarcitoria.
Contrariamente alle voci di
corridoio non è stata
interrogata dai Pm e non è
indagata per la morte della
giovane di Domodossola, in
quanto, al momento non c’è
alcuna denuncia dei suoi
familiari. Cristina Pioletti, la
sorella, a proposito afferma: "E’ inutile. La nostra Erika è
morta e nessuno ce la
restituirà". "Non ho ricevuto
alcun avviso di garanzia e non
sono stata convocata" - dice la
Sindaca. Anche il procuratore
Armando Spataro lo ribadisce:
"Smentisco quanto trapela, se
avrò qualcosa da comunicare lo
farò in futuro con una nota
stampa". Chiaro, è solamente una
questione di tempo, per lei sarà
inevitabile un interrogatorio in
veste d’indagata e non più come
testimone. In previsione
potrebbe rivelarsi un boomerang
quella scelta, dopo l’elezione,
di mantenere per sé le deleghe
pesanti di sicurezza e grandi
eventi: temi cruciali
dell’inchiesta e di un probabile
processo…
RISARCIMENTI - A
pioggia querele da ogni dove. E
ancora centinaia ne
fioccheranno, con le medesime
rivendicazioni sulla mancata
adozione delle misure di
sicurezza non adottate dal
Comune (libera vendita bevande
in vetro e controllo sugli
abusivi). Tutte finiranno
nell’unico calderone
processuale. Sul piede di guerra
subito il Codacons
(L'associazione presieduta da
Carlo Rienzi) che ha
formalizzato alla Procura di
Torino la richiesta d'una
indagine per reato di "concorso
in omicidio con dolo eventuale"
per "le tante carenze sul fronte
della sicurezza in Piazza San
Carlo, dalle vie di fuga alla
vendita di alcolici passando per
l’ingresso di bottiglie di
vetro, hanno di fatto reso
probabile il verificarsi di
incidenti anche gravi". Si sono mossi anche
legali di altre associazioni dei
consumatori, in attesa che le
indagini individuino qualcuno da
chiamare in giudizio, altrimenti
se il procedimento penale non ha
motivo di esistere la Procura ne
chiede automaticamente
l’archiviazione. Per aver
accoglienza tutte hanno un
referente preciso. O la Sindaca,
alcune nei confronti di Questore
e Prefetto, altre dirette
all’ente organizzatore. Ci si
domanda, allora, chi pagherà al
posto loro per i danni ? Bessone
di "Turismo Torino" dirà ai Pm:
"Avevamo chiesto al Comune di
assicurarsi per la
manifestazione. Ci risposero che
era sufficiente la polizza
generica che avevamo noi". Pochi
milioni di massimale per
migliaia di richieste di
risarcimento ? Città di Torino
potrebbe pagare di tasca sua gli
indennizzi, provocando un danno
erariale contestabile dalla
procura contabile ai politici e
funzionari comunali giudicati
responsabili dei fatti. La
procura della Corte dei conti,
intanto, apre un suo fascicolo,
in attesa del completamento
dell’iter giudiziario.
DUE
DI UNO - La
magistratura mira alla
ricostruzione integrale della
piramide gestionale della
manifestazione. Un puzzle da
rimontare alacremente per il
quale sceglie di avvalersi della
consulenza tecnica di un
professionista esperto di misure
di sicurezza in spazi aperti nei
grandi eventi. L’architetto
Mauro Esposito è incaricato dai
magistrati di svolgere una
perizia sui piani della
sicurezza e della evacuazione
preparati dall'ente
organizzatore per la
manifestazione. Dovrà
ricostruire anche la dinamica
degli incidenti. Il
professionista non è scelto a
caso, fu minacciato dalla
‘ndrangheta per questioni di
lavoro. Assumerà un ruolo
fiduciario e di grande
collaborazione per i Pm,
partecipando anche alle loro
audizioni più importanti. Non
sarebbe la prima, si
aggiungerebbe a quella richiesta
per la balaustra crollata del
parcheggio sotterraneo, causa di
molti feriti caduti dall’alto.
Il 29 giugno il Procuratore
Spataro scrive per chiarire lo
status delle indagini: "La
Procura non ha disposto di
propria iniziativa alcuna
iscrizione nel registro degli
indagati di persone aventi
responsabilità istituzionali.
Nella ipotesi in cui pervengano
all'Ufficio querele da parte di
privati, l'iscrizione
costituisce atto dovuto, sia nel
loro interesse che dei
querelanti". Si intuisce fra le
righe un coinvolgimento
inevitabile nell’inchiesta anche
di altre primarie cariche
istituzionali (Prefetto e
Questore) in conseguenza delle
querele loro già destinate. Un
importante assist procedurale
agli inquirenti che avrebbero
l’occasione propizia di
ascoltarli e approfondirne
legalmente l’operato. I Pm
dividono l’inchiesta in due
fascicoli. Il primo per
"omicidio colposo e lesioni
gravissime e plurime" indaga su
documenti e azioni compiendo
tutti gli accertamenti sulla
programmazione della sicurezza
da parte degli organizzatori e
su quanto accaduto in piazza
quel giorno. Il secondo per il
reato di "lesioni", raccogliendo
le parti civili di feriti con
prognosi inferiore ai 40 giorni.
TURISMO TORINO -
La Procura avendo già
sequestrato tutti gli scambi di
mail avvenuti fra Comune e
"Turismo Torino" ha compiuto dei
passi importanti per individuare
chi ha fatto cosa. Montagnese ha
rivelato di essere stato
convocato per telefono il
pomeriggio del 26 maggio a
Palazzo Civico dove si è recato
alle 18 negli uffici del capo di
gabinetto del sindaco (Paolo
Giordana).
Qui ha ricevuto a voce
l’incarico di organizzare la
festa in piazza, ma già
formalmente tutto era stato
deciso del programma, compreso
il fornitore del maxi-schermo.
Non c’è formalmente un documento
che attesti il mandato conferito
all’ente organizzatore in quella
stessa data, ma una delibera
approvata successivamente dal
Comune con l’incarico e la
delega di "ogni responsabilità
penale e civile per danni a cose
e persone". Certamente la
committenza fu accettata da
subito, visto che l’Ente si
adopera celermente per
richiedere al Comune il
patrocinio e l’uso del suolo
pubblico. Da quel momento in poi
la comunicazione di Giordana
avviene soltanto a mezzo di
e-mail indirizzate a Montagnese
e Bessone, contenenti le
indicazioni operative. Il 31
maggio la Questura aveva
comunicato all’organizzatore
numeri e luoghi necessari al
dispiegamento degli steward nei
vari punti della piazza. Il 1°
giugno l’Ente risponde al
gabinetto della Questura (e per
conoscenza al Comune) con questa
informativa: "Per quanto
riguarda il controllo ai varchi
di competenza degli steward,
"Turismo Torino" non è in grado
di provvedere. Se siete
intenzionati ad andare avanti
comunque dovrete provvedere o
trovare qualcuno che se ne
faccia carico". Un documento di
rilievo messo agli atti. Altro
risvolto nella ricostruzione
delle indagini è la richiesta di
un provvedimento "anti-vetro" a
Comune o Prefettura nella
riunione operativa tenutasi il
31 maggio. Le parti risposero a
"Turismo Torino" riservandosi di
darne comunicazione scritta agli
esercenti, ma non c’è nessuna
traccia di questa, né
dell’avviso di rimozione dei
dehors ai bar della piazza.
L’unica ordinanza di Palazzo
Civico (1 giugno) dispone di
viabilità e divieti di sosta. Un
ordine di servizio della
Questura sarà notificato dai
Vigili Urbani ai locali alle
16.00 del 3 giugno con la piazza
affollatissima e invasa dalle
bottiglie vuote. Si legge, fra
l’altro, a pagina 8 al punto 6,
della "rimozione o messa in
sicurezza dei dehors - fioriere
- panchine e altri arredi
mobili" che devono essere
rimossi entro le ore 7.00 del 3
giugno… Un lunghissimo
interrogatorio di Pacileo e
Rinaudo al dirigente Danilo
Bessone, accompagnato dal suo
legale, impegna gli uffici della
Digos in un afoso pomeriggio.
Vetri schermati e il segreto
d’ufficio: neanche il suo
avvocato Anna Ronfani potrà dire
nulla uscendo. Fra i testimoni
ascoltati, anche Alberto
Pairetto (figlio del noto
arbitro) dal 2013 responsabile
eventi della Juventus, sponsor
non organizzatore dell’evento. A
lui, come agli indagati, la
domanda dei Pm è sempre la
stessa: chi e in quale modo ha
partecipato alle riunioni
organizzative ? Dalle audizioni
della commissione politica
d’inchiesta, utile anche alle
loro indagini, sono emersi casi
di superficialità,
approssimazione: omissioni che
non potranno sfuggire
all’accusa.
PAOLO GIORDANA -
Dallo studio delle carte è stato
individuato in Paolo Giordana
(braccio destro del Sindaco e
suo capo di gabinetto) il
regista della manifestazione. Di
fatto, quindi, è lui il vero
organizzatore. Viene ascoltato
dai Pm sul contenuto delle
decine di e-mail scambiate per
l’evento, nelle quali non
assumerebbe un ruolo di
coordinamento, ma gestionale.
"Giordana è stato convocato come
testimone. Non ha dunque bisogno
di nominare un avvocato" -
ribattono dal Comune. Al momento
è così, ma bisognerà aspettare
gli esiti dell’interrogatorio,
perché così vi resti. Giordana
non ha una delega, non firma le
carte, ma gestisce dal 10 maggio
ogni aspetto della
programmazione dal suo ufficio e
con la sua segreteria. Si
esamineranno tutti gli atti, la
corrispondenza e i passaggi
amministrativi. Sintomatica la
questione steward. Turismo
Torino il 1° giugno si defila
per il controllo dei varchi con
uomini privati e scrive a
Questura e Comune per avvisarli,
ma senza ricevere risposta. Il 3
giugno quei varchi li presidiano
le forze dell’ordine. Segno
tangibile di una regia neanche
tanto occulta da parte del
Comune attraverso il più vicino
collaboratore dell’Appendino.
Prima di lui, Pacileo e Rinaudo
hanno sentito come testimoni
altri due dirigenti comunali:
Paolo Lubbia (Direttore
Gabinetto Sindaco) e Chiara
Bobbio (Direttore Eventi di
soggetti terzi). Data
l’esperienza e le competenze
anche loro hanno collaborato
attivamente con Giordana. Dalla
Bobbio avranno inteso come
solitamente si agiva in
organizzazioni indirette del
Comune. Lubbia, invece, da anni
si occupa di eventi e
manifestazioni e, pur non
partecipando alle due riunioni
di preparazione, ha firmato le
autorizzazioni in deroga per il
3 giugno. Tre ore è durato il
serrato confronto in Questura
fra gli inquirenti e il capo di
gabinetto di Palazzo Civico,
dalle 16.00 alle 19.00 del 12
luglio. Praticamente un "super
testimone" sotto scacco della
magistratura per far luce in una
vicenda rischiosa, ma
sottovalutata dagli addetti ai
lavori, causa di lutti,
invalidità permanenti e più di
1500 feriti. Giordana ha
riferito che la manifestazione è
stata pianificata in tempi brevi
e con pochi soldi (40 mila euro
dagli sponsor Juventus Football
Club e Jeep). "Non si riesce a
organizzare una manifestazione
del genere nel giro di
tre-quattro giorni. Ne sarebbero
stati necessari almeno quindici"
- dirà Antonio Rinaldi,
amministratore delegato di Hydra
Service, la società che ha
montato la struttura per lo
schermo e fornito il personale
di sorveglianza. Soltanto 16
persone perché: "Di più non
potevamo trovarne così da un
giorno all'altro. Il Comune ci
ha chiesto di mettere a
disposizione gli steward.
Abbiamo risposto che non avevamo
il personale. Se volete, abbiamo
risposto, vi possiamo prestare i
nostri metal detector". Due
riunioni di programmazione, 26 e
31 maggio. La prima non supera
la mezz’ora, l’altra è quella
operativa nella quale emergerà
il problema degli steward,
sollevato da "Turismo Torino".
Per questo ha inviato una
lettera (via mail) per avvisare
la Questura di avere personale
in numero sufficiente (20
persone) giusto alla vigilanza
del palco su cui verrà montato
lo schermo gigante e non per
l’intera piazza. Emerge anche un
altro inedito sulle transenne.
Su indicazione della Questura,
il Comune reperisce le transenne
per delimitare i varchi di
accesso all’area. Non essendo
sufficienti verranno utilizzate
soltanto sui lati più corti del
perimetro, ma nel loro
posizionamento si blinda
completamente la piazza, senza
più vie di fuga e chiudendo
35.000 persone in trappola.
Quelle utilizzate, in ferro e
non in plastica, troppo
ingombranti e pesanti, sono
state causa dell’aggravio dei
ferimenti.
SEMPRE + IN ALTO
-
Ordinanze mancanti, tanta
approssimazione e all’occorrenza
improvvisazioni: ne
risponderanno alla giustizia
anche Prefetto e Questore ?
40.000 i tifosi attesi, non di
certo una festa parrocchiale, la
domanda sorge spontanea: perché
la Prefettura non ha convocato
per tempo il "Comitato per
l’ordine pubblico e la
sicurezza" ? Si limita all’invio
della Commissione di Vigilanza,
a poche ore dal calcio d’inizio
a Cardiff, con il compitino
assegnato all’organizzatore che
non avrebbe tempo neanche di
svolgerlo mentre sta circolando
l’unica ordinanza valida per la
giornata, firmata dal Questore
Sanna il giorno prima, ma non
metabolizzata. Nel frattempo,
Rinaudo e Pacileo, hanno
completato le audizioni per
Palazzo Civico, dopo Lubbia e
Bobbio, ascoltando altri
funzionari che hanno avuto parte
nell’organizzazione come
Agaliati e Pasquaretta. Mauro
Agaliati (dirigente del Suolo
pubblico nell’Ufficio di
gabinetto) si occupa delle
concessioni temporanee e dei
tavoli tecnici sulle
manifestazioni. Luca Pasquaretta
è, invece, il capo ufficio
stampa del Sindaco, presente
agli incontri, ma senza un ruolo
operativo. Sarà, invece, l’unico
rappresentante del Comune il 3
giugno, in filo diretto con
l’Appendino a Cardiff e il primo
a gestire i rapporti con le
altre istituzioni presenti
nell’emergenza. Ora, completando
il quadro, da interrogare resta
soltanto lei. L’argomento non
sarà a quello piacere, ma un
lungo capitolo di una materia
ostica: la gestione della
piazza. Domande chiuse, non
aperte: la pianificazione, un
piano d’emergenza, quel recinto
di transenne, le vie di fuga,
un’ordinanza anti-vetro. E dopo
il suo, toccherà agli altri due
studenti eccellenti l’esame di
Stato: sicurezza e ordine
pubblico. Non si ammettono
risposte multiple.
CORTESIE ISTITUZIONALI -
Il tempo trascorre e le indagini
arrancano. Sembrano giunte su un
binario morto nonostante i 200
testimoni ascoltati. Quattro
mesi dopo non ci sono ulteriori
indagati. Montagnese e Bessone
nel fascicolo per "omicidio e
lesioni colpose anche
gravissime", Appendino in quello
per "lesioni" dei feriti lievi.
Giordana, il factotum della
manifestazione, ascoltato a
lungo e senza avvocato, in
qualità di super testimone.
Sembra quasi si voglia creare da
parte della magistratura una
certa discrezionalità, ma con il
rischio di creare pesi e misure
diversi, in fondo per gli stessi
reati. Per non parlare di
Saccone e Sanna, Prefetto e
Questore di Torino, mai
ascoltati, nonostante la loro
centralità in fatto di
prevenzione e sicurezza. Si
vocifera pure che l’Appendino
sia stata interrogata dopo il G7
a Venaria, in segreto.
L’inchiesta di Spataro, Rinaudo
e Pacileo sta procedendo
seguendo 2 vie per individuare
gli eventuali responsabili: del
panico allucinato degli
spettatori in piazza e delle
lacune organizzative e
gestionali della serata, in base
all’articolo 40 del codice
penale che punisce le condotte
omissive di chi doveva evitare
l’evento dannoso.
3 giugno 2020
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it (La
Repubblica - Lastampa.it -
Corriere.it -
Torino.repubblica.it -
Torinoggi.it)
© Fotografia:
Emergency-live.com - Lastampa.it
ONDA
SU ONDA - Il
sostituto procuratore Antonio
Rinaudo ha un compito più arduo
rispetto al collega: ricercare
dei colpevoli dentro al panico.
Il problema sarà comprendere il
fondamento della paura stessa
nel contesto di un feroce
terrorismo che falcidia i luoghi
di svago e le feste d’Europa. In
avvio delle indagini c’era stato
subito l’assaggio del clima
respirato in piazza con
l’interrogatorio a Davide
Buraschi, quel ragazzo con lo
zaino immortalato dalle
telecamere mentre si adoperava
nel placare la folla sortendo il
completo fraintendimento delle
sue buone intenzioni. La
testimonianza del giovane e dei
suoi amici era il primo
contributo all’inchiesta che
partiva dal punto "Allo stato
attuale non ci sono né indagati
né ipotesi di reato". Il
Procuratore Capo intende mettere
da subito ordine nell’inchiesta
razionalizzando ciò che è
avvenuto: "Prima di tutto è
necessario ricostruire la
dinamica precisa dei fatti". In
piazza sono stati notati anche
degli ultras diffidati che in
preda all’alcool potrebbero aver
fatto casino, ma non causare un
disastro del genere. L’appello
del Questore a chi avrebbe visto
e sentito qualcosa è accolto di
cuore da migliaia di persone che
inviano più di 4000 segnalazioni
ma per quanto riguarda le loro
testimonianze il filo
conduttore, a parte il terrore
vissuto, non è mai lo stesso.
C’è troppa discordanza nelle
versioni che lo hanno motivato
ed a parte lo sbarco degli
alieni non raccontato, tante
sono frutto di fantasia e
immaginazione. Perdonabili,
poiché generate in un clima di
totale follia quanto
inattendibili per i magistrati a
caccia della verità e dei
colpevoli. Forse l’unica pista
da battere è proprio sul
territorio tracciato dalle
ondate di fuga che hanno
spostato l’aria e le persone
come tesserine di un domino
impazzito. A tal fine tornano
utili le parole di Maurizio
Rafaiani, presidente del nucleo
di Protezione Civile
dell’Associazione Nazionale
Carabinieri, rilasciate durante
l’audizione alla Commissione
Politica d’Inchiesta:
"Ricevevamo disposizioni dalla
polizia municipale. Avevamo 19
persone su due turni, dieci il
primo e 13 il secondo, visto che
alla fine ci siamo dovuti
fermare tutta la sera. Abbiamo
fatto da supporto alla polizia
nel filtraggio di via Giolitti.
Lì c’erano i bagni, fuori dal
recinto della piazza. Era un
discreto macello. Il problema
era la zona delle due chiese:
era diventato il pisciatoio. Due
di noi erano lì, e altri vigili
da piazza Cln, perché c’era chi
faceva la pipì anche dentro i
pulmini delle tv. Questa era la
civiltà della gente in piazza.
Altri quattro, invece, davano
supporto alla polizia a tirare
giù i deficienti dai lampioni.
Quando è scoppiato l’evento io
ero vicino alla prima ondata,
che è partita dal lato di via
Lagrange, all’altezza della
discesa verso il parcheggio. Io
e un uomo della celere abbiamo
visto la gente saltare: erano
appollaiati sulla ringhiera
della discesa. Un attimo prima
abbiamo sentito un rumore sordo.
Probabilmente a qualcuno è
caduta una bottiglia nel buco.
Non credo l’abbiano fatto
apposta. Saltando giù hanno
iniziato a spingere. Noi ci
siamo messi sotto alle volte. La
folla ci ha portato via per
metri. Abbiamo protetto due
anziani con un bambino, mentre
passava l’onda. Il poliziotto è
rimasto lì, io e un vigile del
fuoco siamo andati al cavallo.
C’era gente a terra". Poi,
arrivano le altre due… "Sempre
dal lato di via Lagrange. È
stata la terza ondata che ha
fatto i danni. E questa è stata
chiaramente non fortuita. È
partita sulla sinistra del
cavallo e si è divisa in tre
parti. Una fetta è andata verso
via Santa Teresa. Una verso via
Alfieri, che ha sfondato la
discesa del garage: prima i
danni non c’erano. Un’altra ha
fatto tutta la diagonale della
piazza e ha tolto tutte le
transenne. Molte persone si
erano incastrate. Qualcuno aveva
certamente delle fratture.
Questo abbiamo visto. Siamo
andati via che erano le 2.30".
Una versione riconfermata anche
in altro luogo: "C’è
un’inchiesta in corso, quello
che ho detto a Palazzo civico
l’avevo già raccontato alla
questura: è agli atti ed è
giusto aspettare l’esito delle
indagini".
IL
GRUPPETTO - Le
telecamere restituiscono
qualcosa agli inquirenti. È un
gruppetto sospetto di persone
moleste e ubriache che la Digos
ha puntato in una porzione di
Piazza San Carlo, alle ore
22.15, "all’altezza dei civici
195-197, alla destra del
maxischermo". È proprio da
questo punto che si è creato il
primo cerchio di vuoto e sono
partite due delle tre ondate per
un evento non bene identificato.
Sono i filmati un’autentica
fonte di luce nel buio per i
magistrati. Oltre alle immagini
di sorveglianza delle telecamere
sono centinaia quelli da vedere
ripresi dagli smartphone e a
decine quelli delle Tv
posizionate sul palco.
Potrebbero essere decisivi o
almeno coadiuvare una
ricostruzione temporale dei
fatti incrociate alle uniche
testimonianze affidabili, poiché
lucide e verosimili. La Digos,
intanto, puntualizza: "Benché le
indagini siano tuttora in fase
di sviluppo un’ipotesi emersa
dalla ricostruzione dei fatti
potrebbe far ritenere che
l’improvviso movimento di massa
di persone sia stato provocato
dalla esplosione di un piccolo
petardo e dal comportamento di
qualcuno che avrebbe creato
panico tra gli spettatori".
LA
SCENA DEL CRIMINE -
Viene posta sotto sequestro "la
ringhiera delle scale del
parcheggio sotterraneo crollata
sotto il peso della folla". La
piazza è setacciata dalla
Polizia Scientifica, ogni
rilievo è utile alla ricerca. In
una zona sono trovati "alcuni
artifici pirotecnici". Si cerca
anche nei negozi, nei portoni
delle abitazioni, dove la folla
sfondando ha cercato riparo. In
un comunicato del Procuratore
Capo, Armando Spataro, si
annuncia qual è il reato
d’indagine: "Lesioni personali
plurime, anche gravissime", al
momento contro ignoti. E si
legge pure che si è "escluso
allo stato dei fatti la finalità
di terrorismo" e "non risulta
ancora individuato l’evento che
ha determinato il panico della
folla, l’epicentro del cui
iniziale ed improvviso
spostamento di massa è stato
individuato nella zona della
Piazza San Carlo all’altezza dei
numeri civici 195 e 197". Sui
botti, invece: "non sono state
acquisite dichiarazioni di
testimoni che abbiano udito o
comunque segnalato
inequivocabilmente l’esplosione
di petardi o bombe-carta, ma
sono stati sequestrati residui
di artifici pirotecnici e
generatori fumogeni, di cui non
è stato accertato il momento
dell’eventuale utilizzo nella
piazza". Specifica che "le
indagini in corso riguardano, da
un lato, la causazione del
panico e del movimento della
folla presente (che si stima nel
numero di circa 30.000 persone)
e, dall’altro, l’acquisizione di
documentazione amministrativa di
qualsiasi genere, delle
autorizzazioni rilasciate (anche
rispetto alla vendita di
prodotti vari, tra cui quelli
contenuti in bottiglie di vetro)
e delle misure di sicurezza e
prevenzione adottate, anche con
riferimento alle modalità di
accesso alla Piazza San Carlo".
Inoltre: "le indagini vengono
allo stato compiute attraverso
acquisizioni di dichiarazioni di
persone presenti ai fatti,
inclusi i feriti (privilegiando
quelli che hanno patito le
lesioni più gravi), nonché
attraverso l’ulteriore analisi
dei filmati disponibili e le
dettagliate relazioni del
personale addetto all’ordine
pubblico (inclusa l’attività di
sorveglianza degli accessi alla
Piazza) ed all’assistenza
sanitaria".
L’UOMO NERO -
Dopo il giallo dell’uomo con lo
zaino spunta fuori il video
dell’uomo vestito di nero. Di
spalle, a braccia scoperte,
nello spazio di vuoto che si è
creato lancia un oggetto verso
la folla in agitazione.
Nell’altra mano tiene qualcosa.
Il gesto avviene dopo lo
spostamento della gente, quindi
non può averlo causato. Magari
agiva solo per istinto di
autodifesa o per paura. Si
proverà a rintracciarlo per i
dovuti chiarimenti. Un ago nel
pagliaio. Come cercare, fra i
feriti quelli con lesioni per
scoppio alle mani, magari per il
lancio del petardo che avrebbe
innescato il tutto. Moltissimi
testimoni ascoltati in Questura
hanno denunciato che già dalle
9.00 del mattino si consumavano
aggressioni, rapine, risse.
Riferiscono di ragazze
importunate in mezzo alla calca
sotto allo schermo. Le
telecamere di sorveglianza
potrebbero aver ripreso anche
queste scene e permettere alla
Digos di risalire agli autori
dei reati.
RISSA
&
RESSA - Fra le
piste al vaglio non si esclude
una rissa fra tifosi esagitati
con lancio di oggetti, bottiglie
e un petardo, dopo il terzo goal
del Real Madrid, momento
accertato dal quale è sorto il
caos. Magari causata da un
insulto ai calciatori della
Juventus partito dai portici che
ha creato i due gruppi a
fronteggiarsi ? Nel confronto
animato potrebbe essere stato
causato il "rumore sordo,
secco", quel "tonfo" che in
molti ricordano di aver udito.
Un litigio brevissimo, magari
presto sedato, da cui si è
propagata la prima onda di fuga
? Ipotesi possibile, ma non
verificata. È quello il punto in
cui si muove Davide con il suo
zaino, magari per fare da
paciere ? Ma nell’interrogatorio
non ha fatto riferimento alla
rissa. Accade in quello stesso
video dove s’intravedono due
sagome che tirano qualcosa che
non esplode e, in un altro
punto, un ragazzo trattenuto che
si è voltato rabbiosamente ?
Situazioni conseguenti a certi
comportamenti spinti dal panico.
Non si hanno prove
inconfutabili, si naviga a vista
fra supposizioni, in cerca di
conferme dalle testimonianze e
dall’audio dei filmati. Le voci,
le urla, ogni rumore potrebbero
contenere un indizio. È in
questa prima fuga generale che
si schianta la transenna
dell’uscita del parcheggio
sotterraneo, provocando quel
boato riferito da moltissimi e
probabile causa della seconda
onda.
UN
CAFFE’ AMARO -
Un primo avviso di garanzia, due
giorni dopo i fatti in piazza,
viene consegnato al titolare del
"Caffè San Carlo", Vito
Strazzella. Il motivo ? Non aver
levato il gazebo seguendo
l’ordinanza datata 2 giugno
della Questura che disponeva la
rimozione di dehors, panchine e
fioriere in piazza San Carlo
entro le 7.00 di sabato. Così
sbotta, polemico l’imprenditore:
"In tutto il caos che c'è stato
in piazza San Carlo, l'unico
finora indagato sono io per non
aver tolto il dehors dalla
piazza: è una situazione
surreale". Il proprietario del
locale all'angolo con via Santa
Teresa, denunciato per
l'articolo 650 del codice penale
(ovvero "inosservanza dei
provvedimenti dell'autorità")
racconta alla stampa la sua
versione: "Intorno alle tre e
mezza due agenti della polizia
municipale mi hanno detto che
avrei dovuto togliere il dehors
sulla base di un'ordinanza del
questore. Ma io con un preavviso
così limitato non potevo fare
più nulla: ho 50 tavolini, 250
sedie e 9 ombrelloni ancorati al
pavimento, per togliere tutto
avrei avuto bisogno di essere
informato prima di questa
richiesta che è arrivata
inattesa visto che negli altri
eventi di piazza il dehors è
sempre stato al suo posto: anche
due anni fa quando si era già
vista la finale sul
maxischermo". Altri bar avevano
potuto farlo perché molto più
piccoli o perché erano rimasti
di proposito chiusi. Col ritardo
della notifica e la situazione
di blocco stradale non è
possibile fare molto. Prova
anche a contattare un camion per
rimuovere le attrezzature, "ma
in quella giornata nessuno era
disponibile e comunque i mezzi
pesanti probabilmente non si
sarebbero potuti avvicinare per
sicurezza e anche smantellare
tutto con quella gente in giro
avrebbe potuto creare dei
problemi per l'incolumità delle
persone". Quindi avvisa di
persona i Vigili: "Ho fatto
presente che non sarei stato in
grado di liberare lo spazio in
così poco tempo e mi hanno detto
che ne avrei risposto in sede
penale". Poi, il dramma serale:
"Quelle sedie che mi chiedevano
di togliere hanno accolto decine
e decine di feriti che erano in
attesa delle cure dei sanitari,
mentre dentro il locale abbiamo
allestito un pronto soccorso con
una quarantina di persone
assistite sui divanetti. Senza
contare che per tutta la
giornata due miei dipendenti
hanno gestito una coda che
arrivava fino al centro della
piazza di persone che volevano
usare i servizi igienici visto
che quelli previsti
dall'organizzazione erano
praticamente assenti. Inoltre
noi siamo stati gli unici a
servire birre in bottiglie di
plastica e a imporre ai nostri
dipendenti di non servire
bevande nel vetro, nonostante
non ci fosse un divieto
specifico". Tutto inutile:
rischia fino a 3 mesi di carcere
o 206 euro di ammenda. "Il
provvedimento è illegittimo,
richiedeva l'impossibile -
sostiene il suo avvocato,
Tommaso Servetto - Sembra che
stiano cercando un capro
espiatorio".
LA
TEORIA DELLE VENTOLE -
Centinaia di testimoni
concordano su pochi punti certi,
uno di questi è che la terra
sotto i loro piedi è tremata
come ci fosse un terremoto,
avvertendo anche una folata di
vento per lo spostamento d’aria.
Normalmente i poderosi motori
del sistema di aerazione del
parcheggio sotterraneo quando si
riavviano rumorosamente
producono anche degli sfiati,
facendo fuoriuscire aria a
sbuffo dalle grate di aerazione.
Sabato sera questa prassi può
aver simulato un effetto bomba,
come ipotizzato dai procuratori
Rinaudo e Pacileo, alla ricerca
dell’incipit del disastro. Tesi
avvalorata dalla testimonianza
di alcuni Vigili del Fuoco che
si trovavano in Via Giolitti. Si
chiede, quindi, lumi ad Apcoa,
la società che gestisce il
parcheggio. Un suo dipendente si
è recato in Questura a spiegare
tecnicamente l’accaduto. Il
sistema è andato in blocco alle
20.30 ed è predisposto a
ripartire facendo riaccendere da
soli i motori. La cosa è
avvenuta alle 22.15 quando si è
scatenata la prima delle tre
ondate di panico.
LA
TEORIA DEL GAS URTICANTE
- La teoria del sistema
di aerazione viene rimessa in
discussione per l’assenza di un
rumore riferibile alle ventole
nell’audio registrato a
quell’ora. Alcune testimonianze
instradano una nuova teoria da
approfondire, ma non da
escludere, nel campo delle
possibili cause per la fuga di
massa scatenatasi dopo le 22.15
in piazza. È il Procuratore Capo
Spataro a riferirla: "Alcune
delle persone sentite hanno
riferito di avere accusato
difficoltà respiratorie,
equiparando la sintomatologia a
quella causata dalla
propagazione aerea di sostanze
urticanti. Al fine di vagliare
la fondatezza di tale
circostanza i vigili del fuoco
di Torino sono stati incaricati
di effettuare accertamenti
relativi anche all'impianto di
aerazione del parcheggio
dislocato nel sottosuolo della
piazza. Non abbiamo ancora
individuato l'evento che ha
determinato il panico della
folla, mentre l'epicentro dello
spostamento di massa è stato
individuato nella zona della
piazza San Carlo all'altezza dei
numeri civici 195 e 197, a cui
ne è seguito un altro più
contenuto dopo circa 10 minuti".
Ha dopo precisato sulle fonti
della comunicazione da parte
della Procura che "considerando
la delicatezza della vicenda e
la rilevanza mediatica della
stessa, le informazioni che la
riguardano continueranno a
essere pubblicamente fornite da
questa Procura attraverso
l'emissione di comunicati
stampa, anche al fine di
scongiurare la propalazione di
notizie inesatte, prive di
riscontro o addirittura
fantasiose". Con il passare
delle ore si è abbandonata
definitivamente l’ipotesi della
rissa: "Non ci sono immagini che
la confermino". Come non
supportabile da prove
circostanziate, quella di ultras
juventini fautori del disordine
per scopi intimidatori o di
affermazione del proprio gruppo
su altri. Un modo serio per
stoppare la girandola perversa
delle fantasie più assurde (a
causa del trauma ricevuto) che
ha ruotato da un finto kamikaze
all’uomo in nero, dai petardi
alle botte fra ultras, dai colpi
di kalashnikov al camion sulla
folla, dall’urlo "Allah akbar"
alla bomba mai esplosa. Fra
l’altro dello spray urticante ne
aveva già parlato Davide
Buraschi (il ragazzo con lo
zaino) nel giorno del suo
interrogatorio, riferendo di un
odore particolarmente acre: "Era
pungente, sembrava uno spray
urticante. La mia fidanzata ha
avuto anche un attacco d’asma".
VENDITORI ABUSIVI -
La giustizia, con un certo
ritardo sulla tabella di marcia,
mostra i muscoli anche ai
venditori abusivi della tragica
serata. Un esercito di
"cavallini" (così chiamati in
gergo) attraverso lo spaccio
abusivo e mal controllato di
bevande alcoliche stese un
tappeto di bottiglie in vetro
sul pavimento della piazza.
Nella fuga se ne frantumarono a
migliaia, calpestate sotto i
piedi dalle persone. Il 90%
delle ferite fu provocato da
tagli più o meno profondi,
provocati dai cocci e dalle loro
schegge. Fu appurato da subito
come entrassero liberamente, a
frotte e spingendo i carrelli,
dal parcheggio sotterraneo non
chiuso e non presidiato dalle
forze dell’ordine. Qualcuno era
identificato in piazza, anche
più di una volta, in 34 furono
multati, ma sempre rilasciati
per tornare come se nulla fosse
in frenetica attività. Le
indagini, a posteriori, si
rivolgono ai loro basisti che
erano piazzati con i propri
furgoni nella zona per
rifornirli. Per "occupazione
abusiva di suolo pubblico" è
ordinato dalla Procura un
sequestro preventivo dei 14
furgoni segnalati in zona dalle
targhe quella sera, di proprietà
di alcuni conosciuti paninari
torinesi. Non tutti vengono
rintracciati e 4 sono restituiti
subito ai proprietari perché il
Gip tiene conto nel merito della
"temporalità del possesso" del
suolo pubblico "e dell’ostacolo
al passaggio dei mezzi di
soccorso, come le ambulanze".
Aveva detto Marco Sgarbi, il
vice comandante dei Vigili
Urbani, in audizione alla
commissione d’indagine comunale:
"Nel 2015 c’era un provvedimento
del procuratore che ci dava la
possibilità d’intervenire con
qualunque mezzo. Anche segando i
martinetti di sospensione. Poi
il gip ha in buona parte
vanificato questo strumento per
cui abbiamo avuto uno stop. Ora
si sta rivalutando". L’avvocato
Luigi Tartaglino puntualizza a
difesa: "Non c’è dolo
nell’operato dei miei clienti. È
chiaro che non siamo di fronte a
un reato penale, al massimo si
tratta di sanzioni
amministrative. Il paradosso è
che i mezzi dissequestrati sono
quelli che erano a ridosso di
piazza San Carlo, mentre i
sigilli sono stati convalidati
per i furgoni collocati in zone
più distanti". Un rapporto
conflittuale da sempre quello
dei Paninari con la Polizia
Municipale, come spiegato da
Sgarbi: "Per rimuovere i furgoni
ci vogliono mezzi speciali. E
magari si viene anche citati per
danni. Senza nascondere il fatto
che in altre circostanze quando
siamo intervenuti in maniera
dura, le minacce si sono
sprecate". E sulla possibilità
di rivolgersi ai carro attrezzi:
"Non vengono, dicono che non
hanno mezzi a disposizione.
Bisogna capire che ci sono
queste situazioni". Le forze
dell’ordine entrarono in azione
solo dalle 13.00 con una ventina
di agenti e settanta a partire
dalle 19.00 con la piazza già in
versione formicaio che ha
favorito l’attività degli
ambulanti, coprendola. Mancando
una ordinanza di divieto alla
vendita non si procedeva alla
denuncia penale, ma soltanto
alla sanzione amministrativa per
abusivismo, talvolta senza
neanche il sequestro del mezzo e
della merce.
UNA
VIA DI FUGA - Si
ascoltano "come persone
informate sui fatti" quei
funzionari in servizio durante
gli incidenti o che hanno
partecipato all'organizzazione
dell'evento. I due Pm sono anche
alla ricerca di un piano
approntato con le vie di fuga in
caso di pericolo da sottoporre
alla perizia dell’Architetto
Esposito. Scaduti i 90 giorni
legali per la presentazione,
sono circa 300 le denunce penali
e altre centinaia le richieste
di risarcimento civile
provenienti dai tanti
commissariati e caserme dei
carabinieri italiani.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
(Lastampa.it - Repubblica.it -
Corriere.it -
Torino.repubblica.it)
© Fotografia: Cronacacqui.it
- Lastampa.it
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