DAVIDE contro GOLIA
di Domenico Laudadio
Il ragazzo a torso nudo
a Torino: "Io dipinto come un
mostro. Volevo solo calmare la
folla. Non sono indagato. Hanno
spruzzato uno spray".
IL VIDEO
Le
telecamere sistemate sul palco
della stampa in Piazza San
Carlo, durante i disordini del
3.06.2017 a Torino, catturano la
scena di un ragazzo, a torso
nudo con uno zainetto a
tracolla, in mezzo alla folla
che si ritrae improvvisamente,
formando un’onda e lasciandogli
un vuoto attorno. Siamo
all’altezza del ristorante Caval
‘d Brons, a circa una sessantina
di metri dal maxi-schermo.
Stoppando in pausa il filmato,
nell’immaginario collettivo si
prefigurerebbe un attentato
terroristico in piena regola di
svolgimento. Quando ripartono le
immagini il giovane spalancando
le braccia a mezz’altezza si
muove con molta calma verso la
folla: non si tratta
assolutamente di un kamikaze ma
è come se lo fosse, perché la
gente lo crede e fugge in ogni
direzione all’impazzata. Una
ragazza lo abbraccia, tirandolo
a sé, compresa la situazione, ma
è ormai tardi… Un "procurato
allarme" involontario si è
consumato e sguinzaglierà gli
uomini della digos in una caccia
all’uomo.
IL GIALLO
Come un
sasso nello stagno è sembrato
l’effetto creato dalle movenze
ambigue dell’ignaro tifoso che
si aggiudica, suo malgrado, il
titolo di primo ricercato
ufficiale della tragica serata
torinese. Gli inquirenti
vogliono approfondire il senso
del suo gesto ed eventuali
parole ad accompagnarlo per
capacitarsi delle conseguenze
traumatiche derivategli in così
pochi istanti. Il video non ha
ancora fatto il giro del mondo
che alle 4 di mattina Davide
Buraschi, identificato e
rintracciato dagli
investigatori, è condotto in Via
Grattoni per l’interrogatorio di
garanzia in Questura, davanti al
Pm Antonio Rinaudo che ha già
aperto un fascicolo. Come
precisato dal Procuratore Capo
Armando Spataro, però, senza
ipotesi di reato perché stanno
"cercando di ricostruire
l'esatto dinamica dei fatti
attraverso le dichiarazioni di
persone presenti, l'analisi dei
filmati disponibili e le
relazioni degli operatori delle
forze dell'ordine addetti al
controllo della sicurezza".
Insieme a lui c’è anche un altro
ragazzo, identificato nelle
immagini in sua compagnia.
Entrambi lombardi, non
appartengono agli ultras della
Juventus. La Repubblica riporta
in un suo articolo che uno dei 2
avrebbe dei precedenti per
disordini negli stadi. Anche
Sharon, fidanzata di Davide, la
ragazza del video, è con loro e
verrà ascoltata. In una pausa in
cui scendono a prendere una
boccata d’aria in strada
sembrano tutti alquanto
stravolti. C’è qualcuno della
stampa che aspetta di
raccogliere loro dichiarazioni.
Davide dice: "Non ho fatto
niente". Lei, in lacrime: "Lo
accusano di aver provocato 1500
feriti". Ancora lui: "Adesso
rischio pure il lavoro"… Il
confronto dura 17 ore, ma al
termine nessuno di loro verrà
denunciato, arrovellandosi per
ricordare ogni particolare di
quei momenti in una
ricostruzione ben dettagliata di
quanto successo prima, durante e
dopo il caos.
DAVIDE contro GOLIA
È come
dice Davide: "non ha fatto
nulla" di ciò che poteva
sembrare. Come l’omonimo
personaggio biblico ha
affrontato in piazza un gigante
invincibile più di Golia:
l’immaginazione, suscitando la
collera di un dio chiamato
panico. D’altro canto le
versioni di troppe testimonianze
a caldo sembrano più che
contraddittorie, paradossali:
auto o camion lanciati sulla
folla, una bomba o forse due
(pare non fosse scoppiato
neanche un petardo), armati di
kalashnikov, un tagliagole col
macete. Queste suggestioni,
frutto del terrore inconscio,
conducono la gente a scappare da
un pericolo che non esiste, ma
che li fornisce della forza per
abbattere ogni ostacolo, tanto
che transenne o altre persone
davanti a loro cadono per terra
come birilli. Persino una
ringhiera del parcheggio
sotterraneo si piega alla spinta
forsennata della "mandria"
atterrita. Davide camminando in
avanti e indietro muoveva le
mani per tranquillizzare chi
c’era intorno e riportare la
calma. Un’intenzione tanto
nobile quanto completamente
fraintesa dalla gente e
travisata a tal punto da
ottenere l’eccesso del suo
contrario: la follia.
IL MOSTRO
Le
testate dei giornali e i social
media gli attribuiscono subito
la colpevolezza in un processo
sommario alle intenzioni fondata
sulle sole immagini. Nelle prime
ore della deposizione in
questura spunterà una presunta
dichiarazione secondo la quale
avrebbe "confessato" di aver
fatto "una bravata". Ma nel
video più completo, acquisito
dagli inquirenti, sono chiari
tutti i movimenti nel raggio
prima e dopo l’azione. La folla
sembra essere preda già di un
certo turbamento e le movenze
ambigue del giovane, leggermente
alticcio, accelerano il
devastante processo di fuga nel
quale alcuni tifosi gli scorrono
ai lati, ignorandolo del tutto.
Impossibile stabilire, quindi,
un nesso di causa-effetto nella
sua gestualità. Davide, giunto
in questura senza avvocato, è
stato interrogato assieme agli
altri in qualità di testimone. A
parte il sentimento popolare, di
fatto nessun capo d’imputazione
pendeva su di loro e l’ipotesi
del "procurato allarme", al
vaglio delle indagini, non è
escluso, ma non ricongiungibile
al loro caso specifico. Insomma
una tipica "bufala"
dell’informazione, creata da
voci circolate sul web in
testimonianze confuse di
presenti sul posto e aggravata
dalla notizia per cui "uno o più
ragazzi avevano mimato il
comportamento dei terroristi per
alimentare la paura". Una
"bravata" possibile, ma non
compiuta da Davide che la nega
assolutamente per sé e i
compagni, senza escluderla per
altri. Il Questore, Angelo
Sanna, chiederà a tale proposito
collaborazione, consegnando
l’appello ai giornalisti: "Per
noi è importante comprendere
cos’è successo, soprattutto sul
lato destro di piazza San Carlo.
Cittadini che hanno visto o
notato qualcosa, fatti, episodi,
che poi hanno provocato il
panico, è fondamentale che ci
contattino e ci diano
informazioni".
IL SALMO DI DAVIDE
Scagionati da ogni
responsabilità sulla causa del
delirio collettivo nei fatti
accaduti la sera precedente a
Torino, i tre ragazzi lasciano
la Questura alle 23.00 di
domenica 4 giugno e tornano a
casa con i genitori. Il giorno
dopo, Davide, 23 anni e
magazziniere a Cinisello
Balsamo, da "uomo libero"
chiarirà pubblicamente la sua
posizione nella vicenda al
giornale La Stampa: "Ho
sollevato le braccia per cercare
di calmare la folla. Volevo far
capire che non c’era alcun
pericolo, che bisognava stare
tranquilli. Ma hanno fatto di me
un capro espiatorio. Quelle
immagini mostrate in tv e sui
siti mi si sono ritorte contro.
Mi hanno tenuto in questura per
ore. Ho spiegato tutto quello
che avevo visto e che ho fatto.
È stato terribile. I media hanno
fatto di me un mostro, un
sobillatore. Hanno cercato di
scaricare su di me la colpa di
quei mille e 500 feriti. Eravamo
sul 3 a 1. La delusione era
tanta. A un certo punto ho
sentito un forte odore. Forse
uno spray al peperoncino
spruzzato incautamente, forse
una fiala puzzolente di quelle
che di solito si usano per gli
scherzi di carnevale. Non lo so.
So solo che intorno a me si è
creato un vuoto. Io sono rimasto
al centro. Isolato. Ho alzato le
braccia. Invitavo alla calma.
Poi ho soccorso le persone che
stavano male. Sharon ha avuto un
attacco d’asma per quell’odore
nauseabondo che si è sprigionato
in quel punto della piazza. Ero
preoccupato per lei. Mi hanno
rintracciato alle quattro del
mattino e portato in questura e
sono rimasto lì per ore. Ho
chiamato i miei genitori. Ero
spaventato.
Quando sono uscito a notte fonda
dagli uffici della polizia ero
uno straccio". Poi, montandogli
la rabbia: "Ho visto siti e tv.
Sono stato dipinto come un
mostro. In molti hanno scritto
che mi avevano denunciato, che
avevo confessato una bravata.
Assurdo. Un linciaggio mediatico
che non mi merito. E che non
merita neppure la mia fidanzata.
C’erano commenti tremendi su di
noi. Qualcuno ci ha augurato le
peggiori cose, come se fossimo
dei criminali. Voglio capire
cosa sia successo. Mi dispiace
per tutte quelle persone ferite,
ma non è stata colpa mia. Adesso
devono trovare i veri
responsabili". Anche
nell’intervista al Messaggero
lui preciserà che: "mi hanno
ascoltato esclusivamente come
persona informata sui fatti,
niente di più. Semmai sono un
testimone". E sui petardi che
avrebbe esploso dirà:
"Assolutamente no. Non lo avrei
mai fatto. Ho la coscienza a
posto. Lo si vede anche nei
filmati che non ho gettato
niente". Sono queste le ragioni
per cui ha preferito chiudere i
suoi profili social e per timore
delle molestie del
cyber-linciaggio mediatico,
rivolgendosi a un avvocato per
difendersi da eventuali nuove
accuse infondate.
3 giugno 2020
Fonti:
Saladellamemoriaheysel.it
(Corriere.it - Lastampa.it -
Torino.repubblica.it -
Adnkronos.com -
Nextquotidiano.it -
Giornalettismo.com -
Torino.diariodelweb.it -
Ilsecoloxix.it - Ilmattino.it)
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