IL
CERCHIO - La
magistratura, dopo 150 giorni di
interrogatori, di ascolto delle
testimonianze e studio delle
carte, dopo aver visionato tutti
i filmati e stretto una
fruttuosa collaborazione con i
periti incaricati alle indagini,
stringe il cerchio delle
indagini preliminari attorno
alle figure responsabili di
prevenzione, sicurezza e
dell’ordine pubblico. A questo
scopo, assodata con profonde
riserve l’infelice
programmazione dell’evento di
Piazza San Carlo, individua nei
destinatari dei 20 avvisi di
garanzia gli ingranaggi sdentati
della sua catena di comando.
Preludio dei processi che
stabiliranno, se individuati, i
colpevoli di "omicidio colposo e
lesioni gravissime". Il quadro
accusatorio è aggravato, in
aggiunta, dal reato di
"concorso" poiché è stata
riconosciuta dalla magistratura
la "cooperazione" fra le parti
iscritte nel registro degli
indagati. Chiara Appendino
afferma pubblicamente: "Ho piena
fiducia nella magistratura, che
sta svolgendo il suo lavoro.
Sappiamo che i torinesi vogliono
la verità come è giusto che sia.
Quanto a me, se dovessi ricevere
un avviso di garanzia sarà mia
cura comunicarlo subito a tutti"
e si descrive "assolutamente
serena" sulla preannunciata
svolta nell’inchiesta
giudiziaria. Le accuse, prima
che dai giudici, provengono già
dai feriti querelanti. Lamentano
l'assenza "di qualcuno in grado
di gestire l'emergenza" o che
almeno "indicasse le vie di
fuga", denunciano le "pesanti
transenne intorno a tutta la
piazza" che li hanno
intrappolati come topi e fatti
accalcare, schiacciare, svenire
e ferire sui vetri.
GLI
AVVISI - "Troppo
in fretta, male e in ritardo" si
giudica così in un pezzo del
"Fatto Quotidiano"
l’organizzazione dell’evento di
Torino. Sembra la perfetta
sintesi del pensiero della
Procura che si è tradotta
nell’elenco stilato di 20 avvisi
di garanzia consegnati la
mattina del 6 novembre a
Sindaco, Questore, Vice
Prefetto, funzionari, dirigenti,
tecnici, controllori,
organizzatori della partecipata
"Turismo Torino". Questo
l’elenco completo con il ruolo e
le rispettive mansioni:
(COMUNE) Chiara
Appendino (Sindaco) - Paolo
Giordana (Ex Capo Gabinetto) -
Paolo Lubbia (Direttore
Gabinetto Sindaco) - Chiara
Bobbio (Funzionaria Gabinetto
Sindaco)
(TURISMO TORINO)
Maurizio Montagnese (Presidente)
- Danilo Bessone (Direttore)
Enrico
Bertoletti (Architetto
Progettista)
(POLIZIA MUNICIPALE)
Marco Sgarbi (Dirigente)
(QUESTURA)
Angelo Sanna (Questore) -
Michele Mollo (Capo Gabinetto
Questura) - Alberto Bonzano
(Dirigente Commissariato Centro)
(VIGILI DEL FUOCO)
Dario Longhin (Funzionario)
(COMMISSIONE DI
VIGILANZA) Roberto
Dosio (Vice Prefetto e
Presidente) - Pasquale Piro
(Questura) - Franco Negroni
(Vigili del Fuoco) - Raffaele De
Caro (Asl) - Fulvio Trucano
(Esperto impianti elettrici) -
Valter Pirillo e Marco Trivellin
(Regione Piemonte) - Giorgio
Villani (Comune)
Si
potranno notare alcuni nomi già
conosciuti e prevedibili
(Montagnese, Bessone, Giordana)
o altri che subentrano. Alla
ribalta come quello
dell'architetto che ha allestito
la piazza, Enrico Bertoletti o
il dirigente della polizia
municipale in servizio quella
sera, Marco Sgarbi. Come quello
di Alberto Bonzano, il dirigente
della Questura unico
"responsabile della sicurezza in
piazza", al quale verrà
contestata quella sistemazione
delle transenne e di non aver
osteggiato la vendita in vetro
delle bevande agli abusivi. A
loro si aggiungono il Vice
Prefetto Roberto Dosio e i
membri della Commissione di
Vigilanza che formularono le 19
prescrizioni per la
manifestazione: esponenti di
Comune, Questura, Vigili del
fuoco, Spresal e Genio Civile.
Nodi che vengono al pettine, ma
non si spaventano i difensori
degli indagati, come l’avvocato
Mauro Ronco che spiega:
"Contestare il disastro colposo
rappresenta una precisa scelta
processuale della procura. È
ampia e consente di comprendere
ogni condotta che abbia concorso
nel reato". Per quanto la si
possa prendere sportivamente,
bisogna anche tenere in
considerazione che ai reati già
noti i pm hanno aggiunto il
"disastro colposo" nel quadro
accusatorio. La reazione del
Sindaco è perfettamente in linea
con lo stile mantenuto in questi
5 mesi d’indagini e scrive su
twitter: "Mi è stato notificato
dalla Procura di Torino un
avviso di garanzia per i fatti
di piazza San Carlo. Offrirò
come sempre la massima
collaborazione agli inquirenti,
poiché è interesse di tutta la
cittadinanza che vengano
ricostruiti i fatti e definite
le responsabilità di ognuno".
Poi fermata per strada dai
cronisti ribadisce più o meno
con le stesse parole: "Non ho
nulla da aggiungere. Sono a
disposizione della magistratura,
risponderò alle domande che mi
verranno poste. L’obiettivo è
che venga fatta chiarezza su
quanto accaduto. È interesse di
tutta la cittadinanza che
vengano ricostruiti i fatti e
definite le responsabilità di
ognuno".
ATTACCO - Il
Procuratore Capo Armando Spataro
tiene a sottolineare che gli
avvisi di garanzia per gli
iscritti al registro degli
indagati (frutto anche di 2
consulenze) non sono dei rinvii
a giudizio, pur essendo i capi
di accusa molto articolati fra
opere e omissioni.
"Sovrintendere al corretto
funzionamento dei servizi e
degli uffici e alla corretta
esecuzione degli atti" per un
evento organizzato "con modalità
irrituale, inconsueta, anomala e
al di fuori delle procedure" per
cui s’incarica un architetto che
"non assicurava livello di
professionalità affidabile". Non
convocato il Comitato per
l'ordine pubblico (nonostante il
recente attentato terroristico
al concerto di Manchester) che
riunisce le più alte cariche
pubbliche con le Forze
dell’Ordine, Protezione Civile,
118 e i Vigili del Fuoco. Aperta
una piazza di 10mila metri
quadrati al numero
"pericolosamente esorbitante" di
40.000 persone contro "una
regola prudenziale sancita da un
decreto del Ministero
dell’Interno del 2001" che ne
prevedrebbe esattamente la metà
per non superare la "soglia di
panico incipiente". Non
predisposto un corretto piano di
evacuazione, garantendo le 5 vie
di fuga previste dalla Questura
che sarebbe stato, in ogni caso,
vanificato dall’accerchiamento
di transenne pesanti,
ingombranti e non custodite
("Servivano steward per togliere
le barriere in caso di
emergenza, ma non vennero
assoldati per mancanza di
fondi"). Ignorato un decreto del
1996 che raccomanda le "barriere
frangifolla" nei grandi raduni
per suddividere lo spazio in
macro aree da 500 persone al
massimo. Una miopia progettuale
acuta che non è corretta neanche
sotto la lente sfocata della
Questura o dalla Commissione
Prefettizia di Vigilanza sugli
spettacoli. Mancarono la nomina
di un responsabile della
sicurezza (previsto dalla
Commissione di Vigilanza)
operativo sul campo, la strada
sgombera di accesso ai mezzi di
soccorso, la chiusura e il
presidio del parcheggio
sotterraneo. Non fu effettuata
una bonifica e le azioni di
prefiltraggio alla piazza da
parte delle forze dell’ordine.
Scarsi e inefficaci i controlli
dei Vigili Urbani sui venditori
abusivi di birra in vetro, non
sanzionabili penalmente in
mancanza di un’ordinanza
straordinaria del Comune.
Questo, in sintesi, è per la
magistratura l’intreccio da
sciogliere, fra informazioni non
scambiate, errori e gravi
inadempienze, nel disastro del 3
giugno 2017 a Torino che causò
la morte di Erika Pioletti e
1526 feriti.
DIFESA - C’è un
jolly da giocare nella partita
delle difese, nonostante il
fardello delle pesanti
contestazioni: il casus
"fortuito e imprevedibile"
nell’evento. In una piazza
blindata ad intrusioni esterne
nessuno si poteva immaginare
l’esplosione dall’interno di un
panico incontrollabile causato
da una psicosi collettiva e
irrazionale che avrebbe avuto le
transenne e i pilastri degli
elegantissimi portici
seicenteschi come una gabbia
nella follia. Ignota la
scintilla, si conosce solo
l’incendio.
INCHIESTA (LA CAPIENZA)
- Al Palazzo di
Giustizia si ascoltano a turno
gli indagati, acquisendo altri
nuovi particolari a suggello,
attenuazione o ridimensionamento
delle accuse. Per esempio si
scopre che nel progetto iniziale
dell’evento in Piazza San Carlo
si prevedeva dall’organizzazione
una capienza massima di 47.500
spettatori. Fu ridotta a 40.000
dalla Commissione Provinciale di
Vigilanza. Questo dice davanti
ai magistrati l’ispettore di
Polizia Pasquale Piro (uno dei
suoi membri, in rappresentanza
della Questura a pronunciarsi
sull’evento) che chiarisce anche
la sua posizione: "Nella
Commissione Provinciale di
Vigilanza la mia era solo una
funzione di collegamento".
Valter Pirillo, della Regione
Piemonte, un altro dei membri di
Commissione indagati, dice in
sua discolpa: "Non potevo
evitare nulla". Mentre Giorgio
Villani, un tecnico comunale,
non si è presentato davanti ai
Pm, avvalendosi della facoltà di
non rispondere.
INCHIESTA (LE TRANSENNE)
- Mauro Ronco, avvocato
del commissario Alberto Bonzano,
difende la posizione del suo
assistito sul posizionamento
sconsiderato delle transenne in
piazza: "non progettò nulla,
anche perché non toccava a lui.
Non solo: rispetto a chi
pianificò le procedure ebbe
pochissime informazioni. Si fece
quello che era stato fatto anche
in altre occasioni, e sempre su
idee di altri". Anche il collega
Roberto Cavallone sostiene la
sua innocenza: "Sulla morte di
Erika Pioletti il commissario è
incolpevole: non dipese dalle
transenne. Così come non dipese
dalle transenne il ferimento di
tante persone". Secondo la
ricostruzione dei Pm le
transenne non furono rimosse dal
personale che avrebbe dovuto
presidiarle e, invece, furono
determinanti, non permettendole
di fuggire proprio "dato il
transennamento". Maledette per
la 38enne di Domodossola che
"cercava rifugio dalla calca
sotto i portici di piazza San
Carlo nel tentativo di non
essere travolta" e che
"costituirono una barriera
contro la quale le persone
venivano travolte da quelle alle
loro spalle che, per mancanza di
sbocchi, a loro volta cadevano
al suolo, dove c’erano
contenitori di vetri rotti". A
lui s’è chiesto di rispondere
anche della presenza continua
dei venditori abusivi dentro la
piazza. I suoi legali lo
giustificano ancora, sostenendo:
"Ma quel giorno lui si adoperò,
insieme alle poche decine di
uomini di cui disponeva, nel
migliore dei modi. Bloccò i
venditori, presidiò i varchi,
chiamò l'Amiat perché ripulisse
la piazza. Gli stessi
poliziotti, in mancanza degli
interventi di chi avrebbe dovuto
intervenire, si misero a
raccogliere bottiglie. Fu un
assillo continuo".
LA
PERIZIA MATEMATICA -
Ai giudici servirà un dato
inconfutabile per stabilire i
gradi di responsabilità e
trasferirli nel futuro processo.
Per questa ragione i procuratori
inquirenti sul disastro di
Piazza San Carlo dispongono una
terza perizia per stabilire una
relazione tecnica fra tempi di
fuga e numero degli spettatori
presenti. A questo scopo sarà
l’uso di un software matematico
a creare una simulazione dello
spostamento di massa della folla
utilizzando le immagini video
riprese dall’alto. Serve la
prova scientifica che nel caso
la piazza fosse stata riempita
nel numero legale dalla folla
non si sarebbero generati certi
incidenti, con un deflusso più
agevole in spazi meno intasati.
Aspetto che anche la Commissione
di Vigilanza sugli Spettacoli, a
nome della Prefettura, avrebbe
dovuto e potuto pretendere, pena
l’annullamento della
manifestazione. Di pari passo,
su richiesta di residenti e
commercianti al Comune, la
Procura dissequestra la zona
della rampa di accesso sud ovest
al parcheggio sotterraneo della
piazza. Zona tenuta a
disposizione per le indagini e
diventata in questi mesi meta di
pellegrinaggio per chi volesse
ricordare con fiori e altre
dediche la memoria di Erika
Pioletti. Ne sarà ripristinata
l’agibilità e poi riconsegnata
entro le feste natalizie alla
cittadinanza.
LA
PERIZIA PSICOLOGICA -
Non solo fisica e chimica per le
perizie ausiliari delle
indagini. I magistrati chiedono
un parere anche per la psiche.
Il docente universitario alla
Cattolica di Milano, Fabio
Sbattella, esperto in
"Psicologia dell’emergenza e
dell’intervento umanitario" è
stato incaricato di esaminare le
reazioni manifestate dalla gente
durante l’episodio di "panico
collettivo" in piazza. Nella
perizia sosterrà che "il
repentino movimento di più
persone, generato da emozioni
diverse quali sorpresa, paura,
disgusto e rabbia" si poteva
"governare" da fuori la
"situazione di emergenza",
utilizzando la comunicazione a
voce dagli altoparlanti,
invitando "alla calma" e
indirizzando i tifosi verso le
vie d’uscita, magari
accompagnati fisicamente dagli
steward. Il silenzio ha acuito
lo "sgomento" nella percezione
di chi cercava di "decifrare un
contesto". Anche per Sbattella
le carenze dell’organizzazione
hanno aggravato la situazione
"davanti a una circostanza
percepita come minaccia per la
sopravvivenza dei singoli". Dai
filmati si capisce, osservando i
comportamenti, che le persone,
non solo non capivano cosa
stesse succedendo, ma non
sapessero nemmeno dove andare. I
varchi erano pochi e invisibili,
non indicati da cartellonistica
o da insegne luminose.
INCHIESTA (QUESTURA) -
In attesa dell’interrogatorio
più atteso, quello della
Sindaca, c’è il capo di
gabinetto della Questura, alle
16 del 17 novembre, davanti ai
sostituti procuratori. Sei ore
di impegnativo confronto per
Michele Mollo che ha ricostruito
tutte le fasi della sua
attività. Si difende soprattutto
per la questione delle transenne
precisando che "nessuno ci disse
che la loro posizione differiva
da quella della planimetria, che
peraltro presentava elementi di
incomprensibilità". Uscendo dal
Tribunale alle 22.00 ha
dichiarato alla stampa: "Ho
fatto il mio dovere di uomo
dello Stato e risposto alle
domande dei Pm. Ho fatto un
lavoro enorme insieme al mio
ufficio e ai tanti colleghi
impegnati per assicurare la
sicurezza. Un lavoro lungo e
complesso che non si può
sintetizzare in poche parole".
In questo modo ha voluto
dribblare le domande nel merito
dei giornalisti, in compagnia
del suo legale. In mattinata dai
magistrati era salito il
funzionario regionale Marco
Trivellin, un altro componente
della Commissione di Vigilanza.
Un interrogatorio rispetto ad
altri, più breve.
INCHIESTA (PROGETTO) -
Il giorno dopo gli incidenti
l’architetto Bartoletti è
aggredito telefonicamente (con
"tono imperioso") dal capo di
gabinetto del Comune, il più
stretto collaboratore del
Sindaco: "Noi abbiamo un
problema, lei è il
responsabile". Così partì
ufficialmente la caccia al capro
espiatorio, come sempre accade
nella famigerata sagra dello
scarica barile dopo un grave
episodio accaduto. Lui rispose a
tono di risponderne soltanto per
il piano di cantiere e di
evacuazione. "Chiesi un compenso
di 6.300 euro e mi dissero che
erano troppi. Allora ne proposi
4.700". Questo racconta ai Pm
l’architetto indagato per
l’evento in piazza del
3.06.2017. Per giunta abusivo,
secondo quanto emerso
dall’inchiesta: non perché
mancassero i permessi, ma perché
organizzato alla chetichella e
in modo superficiale, tanto da
ignorare leggi, prescrizioni e
regolamenti. Nessuno lo ha
fermato per tempo, accorgendosi
per esempio che il piano della
sicurezza era stato copiato in
fretta e furia (4 giorni
lavorativi) con il copia e
incolla di vecchi progetti. Nel
documento appaiono alcuni
elementi di per sé invalidanti:
una classificazione acustica
relativa a Chivasso anziché
Torino, un intervento ad uno
stabile e non sulla piazza.
Elemento di contestazione non di
poco conto per l’accusa che
ricade sui 21 indagati, ma in
particolare sull’architetto
progettista Enrico Bertoletti e
gli altri funzionari del Comune.
A cascata nessuno effettua il
controllo sulle carte. La
Sindaca non è stata informata,
avendo affidato ogni compito
organizzativo ai funzionari in
capo al gabinetto del Comune. Il
direttore Lubbia firma la
concessione del suolo pubblico e
la licenza per "trattenimenti
pubblici temporanei all’aperto",
ma senza verificare nel
dettaglio la documentazione e il
progetto dal punto di vista
tecnico-legale e regolamentare.
Sono gli stessi atti che
consentono a "Turismo Torino" il
montaggio del maxi-schermo e
l’organizzazione dell’evento.
Secondo Bartoletti la
partecipata fu "il salvagente
del Comune su cui scaricare
tutto" anche se il 3 giugno in
piazza vi segnala la presenza di
funzionari comunali "in attività
decisionale".
INCHIESTA (SINDACO) -
L’interrogatorio sicuramente più
atteso nell’immaginario di
tutti, perché un Sindaco
risponde in quanto tale delle
sorti di una città, nel bene e
nel male come in questo caso
nefasto. È responsabile anche di
ciò che non ha fatto
materialmente di persona. Chiara
Appendino per 3 ore fornisce ai
Pm le sue spiegazioni per quanto
avvenuto, in compagnia dei suoi
avvocati Luigi Chiappero ed
Enrico Cairo. In questo ruolo,
però, mantenendo per sé le
deleghe di eventi e sicurezza e
non prevedendo un assessore per
svolgere queste funzioni, ha un
sovraccarico di ulteriori
responsabilità con probabile
coinvolgimento nell’iter
processuale. Dall’interrogatorio
emerge una cattiva comunicazione
fra i soggetti incaricati
all’organizzazione. Da una
parte, la Città di Torino
"effettiva organizzatrice e
responsabile della
manifestazione" che attraverso
il suo Primo Cittadino doveva
"sovrintendere al corretto
funzionamento dei servizi e
degli uffici e alla corretta
esecuzione degli atti".
Dall’altra, i funzionari degli
enti coinvolti che non le
segnalano con atti ufficiali le
criticità e che per la smania di
andare in porto con la
manifestazione violano le leggi
mettendo a rischio l’incolumità
delle persone. Infatti, lo
conferma: "se qualche singolo ha
tenuto comportamenti anomali
rispetto al suo ruolo io questo
non lo posso sapere e mai ne
sono stata informata". Ancora in
sua difesa la scelta di "Turismo
Torino": non è stata una novità,
perché anche la precedente
amministrazione (Fassino)
l’aveva incaricata all’evento
del 2015 (Finale
Juventus-Barcellona) e fatta
gestire dal capo di gabinetto e
direttore. E per quanto riguarda
l’ordinanza contro la vendita di
alcolici sostiene non spettasse
direttamente ad una sua
iniziativa. In serata diffonde
un comunicato stampa nel quale
scrive: "Come sapete oggi mi
sono recata dai magistrati. Sono
andata a rispondere,
contribuendo per quanto a mia
conoscenza alla ricostruzione
dei fatti, a tutela della mia
persona e delle istituzioni che
rappresento".
INCHIESTA (QUESTORE) -
Dopo l’Appendino è la volta del
Questore di Torino, Angelo
Sanna. Accompagnato da 2 legali
sale al settimo piano del
Palagiustizia negli uffici di
Spataro, il Procuratore a capo
delle indagini, atteso anche
dagli altri Pm. Per 5 ore si
mette a disposizione della
magistratura e anche lui
risponde da indagato, come il
suo capo di gabinetto, Michele
Mollo, già
interrogato e il
dirigente del "commissariato
centro" Alberto Bonzano che
quella notte era al comando
delle forze dell’ordine in
piazza San Carlo. Non è un segreto
militare che le domande dei Pm
saranno incentrate sull’ordine
pubblico, il pane quotidiano di
un dirigente massimo di Pubblica
Sicurezza. Gli argomenti
bollenti: transenne, vie di
fuga, capienza in piazza, numero
di forze di polizia, controlli
degli abusivi, presidio
parcheggio sotterraneo.
Rimarcherà il fatto di aver
supplito personalmente
all’assenza degli steward negati
da "Turismo Torino" (motivo
autosufficiente secondo i
magistrati per annullare la
serata). "Superò il problema"
potenziando la presenza di
poliziotti e carabinieri,
trasferendo 50 uomini dal
presidio di sorveglianza del
cantiere Tav di Chiomonte. "Da
parte mia fu una bella
responsabilità" ammette. Angelo
Sanna, 62 anni, dal 2015
dirigente generale di Pubblica
sicurezza, ricevette la nomina a
Questore di Torino il 4 maggio,
un mese prima del disastro in
piazza. Così come fatto dalla
Sindaca, alla fine della seduta
si nega alla stampa, passando
dal parcheggio sotterraneo del
Tribunale.
INCHIESTA (GIORDANA) -
Si era dimesso nei mesi scorsi,
l’ex capo di Gabinetto del
Comune di Torino, Paolo
Giordana, difeso come
l’Appendino dallo studio legale
Chiusano. Questa volta non
appare più come testimone, ma è
uno degli indagati principali
nell’inchiesta. Nonostante a
giugno si fosse autodefinito un
"passacarte" o "centralinista"
si è appurato il suo vero ruolo
di manovratore dietro le quinte
e in alcuni documenti agli atti
della procura risultano anche le
sue correzioni. Il fine di
Palazzo Civico era quello di non
figurare ufficialmente come
organizzatore dell’evento, ma di
fatto esserlo. Per questa
ragione le mail non erano mai
dirette a lui: poiché si muoveva
nell’ombra.
INCHIESTA (VICE-PREFETTO)
- Uno dei cardini
dell’inchiesta è
nell’approfondimento d’indagine
sull’operato della Commissione
Provinciale di Vigilanza degli
Spettacoli, alla quale spettava
il parere più autorevole per
fondare l’autorizzazione allo
svolgimento della
manifestazione. Tutti i membri
che la componevano hanno sfilato
davanti alle scrivanie degli
uffici della Procura torinese.
Mancava il suo vertice, Roberto
Dosio che la guidava in qualità
di presidente. Per tre ore il
vicario del Prefetto si è dovuto
districare fra le carenze del
progetto organizzativo sfuggite
o ignorate al loro operato
ispettivo, contravvenenti
l’ordinanza della Questura.
E
NON FINISCE QUI -
Sull’agenda dei
Magistrati, Spataro, Rinaudo e
Pacileo, smarcato l’ultimo
appuntamento fissato nel primo
giro di interrogatori per gli
avvisi di garanzia.
L’impressione è che si potrebbe
allargare anche ad altri
l’inchiesta, oramai in fase di
ultimazione per la parte
amministrativa, prima della
comunicazione dei rinvii a
giudizio. Si sta indagando, per
esempio, anche l’Amiat
(l’azienda di raccolta dei
rifiuti municipalizzata) se
abbia espletato i compiti
previsti dall’ordinanza della
questura per i turni di pulizia
in piazza durante quella
giornata. Le accuse sullo sfondo
sono terribili: "disastro,
lesioni e omicidio colposo".
Sbattono come un pugno di ferro
3 volte sul tavolo. Tutti i
soggetti chiamati a risponderne
hanno reso dichiarazioni atte a
giustificarsi per la propria
parte e nel proprio ruolo. Le
frasi annotate dai cronisti in
queste settimane ne sono l’eco
naturale: "Si disse molto
semplicemente: nel 2015 la
organizzò Turismo Torino,
facciamola fare a Turismo
Torino. So che sembra molto
leggera questa cosa, però è
venuta in mente in questo modo
qui". "Abbiamo aiutato a
ricostruire i fatti", "Non sono
un tecnico", "Non potevo
contraddire i miei superiori",
"Mi sono attenuto alle mie
mansioni"… Poi, le difese di
squadra... Del Comune: "come già
fatto da altri nel 2015". Di
Turismo Torino: "Poco tempo e
pochi soldi". Della Questura:
"L’obiettivo principale era
scongiurare attacchi
terroristici esterni". Della
Commissione Prefettizia che
"impartì 19 prescrizioni". Tutti
e tutto a infrangersi contro il
parere categorico della Procura
che un evento così mal fatto
andava semplicemente annullato e
che Turismo Torino avrebbe
dovuto tirarsi indietro con un
budget tanto scarso. Miglior
sorte ebbe quello svolto al
Parco Dora, in contemporanea,
più in piccolo e senza
incidenti, ma ugualmente in fase
di accertamenti.
INCHIESTA (PREFETTO) -
Il Pubblico Ministero Armando
Spataro notifica il 19 dicembre
un nuovo avviso di garanzia.
Come riportato in una nota dagli
uffici dell’interessato: "Il
prefetto Renato Saccone informa
che stamattina ha ricevuto un
avviso di garanzia nell'ambito
del procedimento penale per i
fatti del 3 giugno scorso in
piazza San Carlo". Il prefetto,
in base alle querele ricevute,
era già stato iscritto nel
registro degli indagati "per
lesioni" in estate. Riguardo
all’appunto di non avere
convocato il Comitato per
l’ordine e la Sicurezza
pubblica, Saccone chiarisce che
sono "rare" le occasioni in cui
è dovuto e mai per gli
spettacoli. Inoltre, il primo
giugno "si premurò di convocare
una riunione di coordinamento"
durante la quale "richiamò
l’attenzione al rispetto della
circolare del Capo della
polizia" sull’organizzazione di
grandi eventi. In
quell’occasione, nonostante le
sue richieste, "nessuno gli
segnalò che vi fossero motivi di
allarme e nemmeno di
preoccupazione" in materia di
ordine pubblico. Alla fine
dell’anno il Consiglio dei
Ministri opererà, a sorpresa,
due cambi proprio alla guida
della città. Sarà Angelo Sanna
il suo nuovo Prefetto, mentre
Francesco Messina da Perugia è
trasferito a succedergli come
Questore.
LA
PROROGA - Nelle
prime settimane del 2018 i Pm
Antonio Rinaudo e Vincenzo
Pacileo, raccogliendo le idee
intorno al complesso ordito,
comunicano che "considerata la
peculiarità dei fatti reato per
cui si procede" occorrono
"approfondimenti investigativi".
Pertanto nel doppio scenario
d’inchiesta, piazza e
amministrazione, con la proroga
dei termini in scadenza per i
primi indagati (Montagnese e
Bessone) si allargano gli
orizzonti a nuove perizie.
LA
PERIZIA ESPOSITO -
L’architetto Mauro Esposito nel
marzo 2018 completa la sua nuova
perizia e la deposita in
Procura. È l’integrazione finale
alla prima parte composta i mesi
precedenti che ha portato
all’iscrizione nel registro
degli indagati una ventina di
persone confermando l’impianto
accusatorio dei Pm. (TRANSENNE)
Il documento denuncia la
disposizione irresponsabile
delle transenne di 2 metri lungo
il perimetro affollato: "ha
creato una gabbia, una
trappola". Nel panico le
migliaia di persone in fuga
hanno affrontato un muro di
ferro da abbattere (a tutti i
costi) che ha triplicato i tempi
di deflusso naturali in un
contesto simile. Suggerisce che
almeno si doveva posizionare
accanto a ciascuna uno steward
così da favorirne uno smontaggio
sollecito nel bisogno, essendo
"fissate" una all’altra. Ma come
risaputo, per motivi economici
non c’erano ausiliari.
(CAPIENZA) Nel progetto curato
dall’architetto Enrico
Bertoletti si era stimata in
quasi 4 persone per metro quadro
la capienza di piazza San Carlo,
raddoppiandola rispetto ai
decreti in vigore che ne fissano
il limite massimo a 2,
definendolo "di panico
incipiente". Anziché 20.000
tifosi, ce n’erano più di
35.000. (SCHERMO) In riprese
dall’alto si osserva che la
folla è orientata tutta verso
l’unico piccolo schermo, creando
un ammassamento unico. Sarebbe
stato opportuno che gli
spettatori fossero "separati
almeno in aree di capienza non
superiore a 500 unità, divise in
barriere frangifolla" come si
può notare in Vaticano durante
l’Angelus del Papa o nei grandi
concerti.
CHIUSURA INDAGINI -
In aprile, il pool di Torino
chiude le indagini del filone
amministrativo e medita sui
probabili rinvii a giudizio. I
magistrati affermano "che la
materia è controversa"
depositando gli atti
dell’inchiesta (16.000 pagine)
in procura e prorogando al 29
maggio i termini entro i quali
si potranno integrare le difese
con accertamenti, memorie, altri
documenti o nuovi interrogatori.
Ad esempio, i difensori di
Michele Mollo (Funzionario
Questura) rivendicano che non
fosse compito dell’assistito
annullare l’evento per le lacune
organizzative: "In base al Testo
unico delle leggi di pubblica
sicurezza il provvedimento si
può prendere solo per ragioni di
ordine pubblico, moralità o
sanità per iniziativa del
questore. È previsto che in caso
di urgenza o per grave necessità
pubblica ad intervenire sia il
prefetto. Ma per il prefetto i
pm hanno chiesto
l'archiviazione". Da alcune
voci, infatti, sembrerebbero
stralciate le posizioni del
Prefetto Saccone e dei due
tecnici Pirillo e Trivellin,
componenti della commissione di
vigilanza (solo per competenza
specifica nel montaggio del
palco dello schermo). La Sindaca
mantiene un profilo basso e
scrive in una nota ufficiale:
"Ieri sera mi è stato notificato
l’atto con la chiusura delle
indagini per piazza San Carlo.
Resto a disposizione della
magistratura, come lo sono
sempre stata". Non è la sola a
riceverlo, (saranno in tutto 15)
e si attende solamente la lista
ufficiale degli altri.
Praticamente l’anticamera del
Processo dietro l’angolo. Per
altri tre membri della
Commissione di Vigilanza (De
Caro, Trucano e Villani) non
risulta recapitato l’avviso.
Potrebbe significare
l’archiviazione.
ARCHIVIAZIONE PREFETTO -
In maggio la Procura archivia il
procedimento per il Prefetto
Renato Saccone. Nella richiesta
formale degli inquirenti si
legge che non ci fu "nessuna
inerzia o lassismo da parte del
prefetto", il quale approcciò la
situazione convocando un tavolo
di alto livello tecnico "senza
ricevere né allora né
successivamente alcuno spunto
che potesse o dovesse condurlo
ad adottare un atteggiamento più
incisivo". Viene notificata la
decisione anche ai suoi
querelanti di parte civile
poiché nella pubblica sicurezza
il Prefetto a differenza del
Questore ha "una funzione
prettamente di indirizzo e
coordinamento, non direttamente
operativa".
3 giugno 2020
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
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PIAZZA FOLLE PIAZZA -
Scoprire l’origine del caos è la
pietra angolare dell’inchiesta.
Non ci sarebbe, altrimenti, il
fondamento del rinvio a giudizio
di alcuni degli indagati
ritenuti responsabili della
mancata prevenzione per la
sicurezza dei cittadini. Il
filone d’inchiesta sulla piazza
dopo alcuni mesi di fitte
indagini non ha trovato un punto
di approdo. Lo comunica il
procuratore capo Armando Spataro
in una nota della Procura: "Allo
stato non risultano individuate
le specifiche ragioni che hanno
determinato panico collettivo
tra le migliaia di persone
presenti in piazza San Carlo e
le conseguenti drammatiche
vicende. Sono state esaminate
circa 200 persone informate sui
fatti, sono stati acquisiti
filmati, documenti e
provvedimenti vari, tutti
dettagliatamente analizzati,
sono stati effettuati
sopralluoghi nella predetta
piazza e nel parcheggio
sottostante, sono state eseguite
due consulenze tecniche. E gli
inviti a comparire emessi sono
anche finalizzati ad acquisire
le dichiarazioni difensive delle
persone che accetteranno di
rispondere, così da poter
eventualmente compiere
conseguenti ulteriori
accertamenti (non esclusi i
confronti che si rendessero
necessari) anche nel loro
interesse, sicché non possono in
alcun modo essere considerati
equivalenti ad atti di
promovimento dell’azione
penale".
EFFETTO SPRAY -
Verso la fine dell’anno i
magistrati infilano un sentiero
promettente per l’inchiesta,
sottoponendo una loro intuizione
alla Polizia Scientifica. Nella
massa di sciarpe, magliette,
scarpe e zaini abbandonati in
fuga quella drammatica notte si
cercano le tracce di uno spray
urticante che potrebbe aver
scatenato realmente il panico
nell’epicentro già individuato
dalle immagini video. La Polizia
con la strumentazione idonea li
analizzerà in un accertamento
unico e irripetibile, fissato
alla data del 18 gennaio 2018
presso i laboratori del
gabinetto di chimica forense
della Scientifica in via Veglia.
La cosa andrà notificata entro
il 10 gennaio anche ai 21
difensori degli indagati nel
filone amministrativo e
coinvolge di riflesso i
familiari della vittima (Erika
Pioletti) e i 345 feriti
querelanti che potranno seguire
il caso nominando dei loro
periti. Nelle testimonianze
delle prime ore alcuni tifosi
avevano segnalato ai
soccorritori bruciore alla gola
e agli occhi, ma secondo alcuni
esperti erano gli stessi sintomi
provocati da un attacco di
panico. Anche Davide Buraschi,
il primo sospettato (il ragazzo
nel video con lo zainetto e le
braccia alzate) aveva raccontato
alla Digos: "A un certo punto ho
sentito un forte odore. Forse
uno spray al peperoncino, forse
una fialetta puzzolente".
Soltanto l’aiuto della chimica
potrà risolvere il dubbio, anche
se l’impresa risulta davvero
ardua dopo 8 mesi, non soltanto
scientificamente. Come
attribuire ai reperti una
localizzazione certa rispetto al
punto in cui è avvenuto "il
fatto" scatenante la psicosi ?
L’ESAME - In tre
scatole di cartone sono
sigillate le buste con i
materiali custoditi. Su ciascuna
è attaccato con il nastro
adesivo il verbale con i bolli
di sequestro dei Pm Pacileo e
Rinaudo. Amara la scoperta,
riaprendole, ci sono solo 4
oggetti: una borsetta femminile
in pelle, un paio di calzoni,
una maglietta e un cappellino.
Non resta altro in mano alla
Scientifica per le analisi.
L’unica speranza è che furono
richiesti ai tre testimoni che a
qualche giorno di distanza dai
fatti (9-12 giorni) riferirono
"di un odore strano simile a
quello dello spray al
peperoncino" e conservati per le
indagini. Appartengono ad una
donna 26enne di Taranto e a due
uomini di 26 e 41 anni. Ora
l’esito dell’inchiesta è celata
in 4 reperti e un pizzico di
buona sorte, ma bisognerà
attendere 60 giorni per i
risultati.
LA
BANDA - Si
avvicina finalmente la verità
sulla notte infausta di Torino.
I sostituti procuratori di
Torino avrebbero perfezionato
l’ipotesi che a causare il
panico in Piazza San Carlo sia
stata l’azione di rapinatori a
caccia di portafogli e
telefonini che avrebbero
spruzzato la sostanza di uno
spray al peperoncino. Sospetto
alimentato anche dalle immagini
di fuga di alcuni ragazzi dopo
un furto. Non sarebbe né il
primo, né l’ultimo caso
segnalato a Torino durante
l’anno. Negli ultimi mesi ci
sono stati altri episodi del
genere: al concerto di Elisa,
all’inaugurazione delle
"Officine grandi riparazioni".
In marzo durante il "Reload
music festival" al Lingotto.
Magari si è trattato proprio
della stessa banda di ladri già
avvezzi al metodo "ressa
&
panico" per avere campo libero
intorno. Da qui sarebbe partito
quell’effetto di "sasso nello
stagno", visto dall’alto nelle
immagini delle telecamere
puntate su Piazza San Carlo. Un
evento circoscrivibile
inizialmente al solo punto in
cui agisce lo spray, ma che
amplificato dalla psicosi di un
attentato terroristico in atto
si trasforma in qualcosa di
criminoso, di molto più grave e
incontrollabile, allargandosi a
macchia d’olio e seminando lutto
e lacrime. Per la svolta
nell’inchiesta manca giusto la
prova dalle analisi della
Scientifica per trarre le
conclusioni a una mezza strage
per un pugno di ruba galline.
LA
FUGA DI NOTIZIE -
I media hanno anticipato della
banda dello spray, prim’ancora
di un comunicato ufficiale della
Procura della Repubblica e delle
risultanze dei test di
laboratorio. Il Pubblico
Ministero Armando Spataro tuona:
"Rivelati fatti non ancora
processualmente pubblici".
Anticipa di aver fatto partire
"distinti procedimenti penali
nel tentativo di individuare i
responsabili delle violazioni di
segreti investigativi in merito
ad alcuni articoli pubblicati
tra ieri e oggi e concernenti
delicate indagini in corso". E
rincarando la dose: "Le vicende
cui essi si riferiscono
rivestono indubbio interesse per
la pubblica opinione, ma
l’esercizio del diritto-dovere
di informazione non può non
essere bilanciato con la ratio
del segreto investigativo,
quando gli accertamenti sono
ancora in corso. Prescindendo
dall’esattezza o meno in tutto o
in parte dei loro contenuti gli
articoli rivelano fatti non
ancora processualmente pubblici,
così arrecando danno alle
indagini e al possibile
accertamento di eventuali
responsabilità penali".
3 giugno 2020
Fonte: Saladellamemoriaheysel.it
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