A bordo di un Cessna
con un amico, nel cielo di
Torino
Precipita aereo, muore
Baretti dirigente e giornalista
di calcio
di Angelo Conti e Ezio
Mascarino
Era presidente della
Fiorentina e del casinò di
Saint-Vincent - I corpi
recuperati ieri sera.
TORINO - Il presidente
della Fiorentina Calcio, del
casinò di Saint-Vincent ed ex
direttore di Tuttosport, Pier
Cesare Baretti, è morto fra i
rottami del suo Cessna 172 che
si è schiantato ieri mattina
verso le 11.40 sulle pendici
della Montagnassa, sopra
Piossasco, ad una ventina di
chilometri da Torino. Stessa
sorte per Oreste Puglisi, 71
anni, ex maresciallo
dell'Aeronautica, istruttore
pilota. Il loro velivolo era
fuori rotta, dopo che nebbia e
maltempo avevano impedito di
fare il punto durante la discesa
verso l'aeroporto di corso
Marche. Pier Cesare Baretti, 48
anni, originario di Dronero, era
considerato un pilota esperto:
aveva ottenuto il brevetto di
secondo grado da 10 anni.
Frequentava con una certa
assiduità l'Aeroclub e volava
quasi esclusivamente con il
Cessna. Oltre ad essere
presidente della Fiorentina era
presidente della Società di
gestione del casinò di
Saint-Vincent. In passato era
stato direttore generale della
Lega calcio e, ancor prima, dal
1978 all'82, direttore del
quotidiano "Tuttosport". Sposato
e separato aveva un figlio,
Alessandro, di 11 anni, che vive
a Torino. Oreste Puglisi, 71
anni, abitava a Piossasco, a due
chilometri dal punto dove si è
schiantato l'aereo. Originario
di Erma, ex maresciallo
dell'Aeronautica, era stato per
molti anni istruttore di volo
all'Aeroclub torinese. In
passato collaudatore della Sial
Marchetti, aveva trascorso
lunghi periodi in Paesi
soprattutto africani per
addestrare piloti locali. Sulla
sorte dei due piloti c’è stata a
lungo incertezza e per molte ore
si è sperato, dopo la scomparsa
del velivolo, in un atterraggio
di emergenza. Le ricerche sono
state difficili, spesso
affannose. C’è stato anche un
rincorrersi di false notizie:
alle 17 quella del ritrovamento
dell'aereo, alle 17.15 quella
che gli occupanti erano stati
trovati vivi. La Rai è stata
costretta ad interrompere un
servizio rievocativo su Baretti
con la più ottimistica notizia.
Alle 19, però, si è persa anche
l'ultima speranza quando due
valligiani hanno portato al
campo base la notizia del
ritrovamento
dei rottami.
L'allarme è scattato verso
mezzogiorno. Il Cessna era
decollato tre quarti d'ora
prima, alle 11.15, dall'Aeroclub
con un piano di volo piuttosto
semplice
Torino-Levaldigi-Torino. Un
percorso che Baretti e Puglisi
conoscevano molto bene, al punto
da affrontarlo nonostante le
pessime condizioni atmosferiche:
pioggia, nuvole basse, neve a
partire da 500 metri. Il
maltempo induce però i piloti a
cambiare programma: alle 11.34
arriva infatti alla torre di
controllo dell'Aeroclub un
messaggio del pilota del Cessna.
"Sto sorvolando None, la
visibilità è molto scarsa per
nebbia. Mi trovo a 2300 piedi
(circa 750 metri di altezza,
ndr) e riporto su Rivoli". Due
minuti dopo, sorvolando Rivoli,
il pilota avrebbe dovuto
richiamare la torre prima di
entrare nel circuito di
atterraggio verso la pista. Ma
questa comunicazione, attesa
alle 11.38, non arriva. Dopo 5
minuti di ritardo
l'operatore-radio si allarma e
chiama l'Elinucleo dei
carabinieri, a Volpiano. Da qui
si alza un AB 412, un poderoso
mezzo capace di operare anche in
condizioni particolarmente
difficili. Raggiunge subito la
zona di Piossasco, guidato dalla
telefonata di un uomo che
afferma di avere sentito il
rumore di un aereo e poi un
botto sulle pendici del Monte
San Giorgio. Alle 12.30
all'elicottero dei carabinieri
si aggiunge anche quello dei
vigili del fuoco. Alle 13,
presso la stazione carabinieri
di Piossasco, si costituisce il
coordinamento delle operazioni
di soccorso, lo dirige il
capitano Mauro Tornatore,
comandante della compagnia di
Moncalieri, competente per
territorio. Si concentrano gli
sforzi sul Monte San Giorgio.
Una squadra di vigili del fuoco
raggiunge la vetta prima delle
15 ma intanto i due elicotteri
devono posarsi: la visibilità
peggiora e, nonostante l'abilità
dei piloti, non è possibile
proseguire le ricerche.
Intervengono intanto 70 uomini
del Battaglione mobile dei
carabinieri, una decina di
squadre del Soccorso alpino del
Cai (con un centinaio di
uomini), cinque squadre di
vigili del fuoco, volontari
della Croce Rossa e della Croce
Bianca. Alle 16 una nuova
telefonata, più precisa, sposta
gli sforzi dei soccorritori
cinque chilometri più lontano,
verso Cumiana, in frazione
Maritano. Qui Giuseppe
Cirigliano, 51 anni, racconta:
"Ho visto un aereo immergersi
nelle nuvole, a ridosso della
montagna. Poi uno schianto". Si
cerca fino alle 18.30, poi
sopraggiunge l'oscurità e
la
nebbia si fa più fitta. Si
decide di sospendere le ricerche
ma è proprio in questi attimi
che arriva trafelato al campo
base, istituito in regione
Colonie di Allivellatori, Walter
Boniscontro, 25 anni,
agricoltore. Racconta di avere
ritrovato l'aereo: "Ho sentito
anch'io quel rumore e poi il
botto. Insieme al mio amico
Livio Ronchi ho deciso di salire
a dare un'occhiata sotto un
costone di roccia, ad un'ora di
marcia da qui. Abbiamo notato un
bosco di querce come arato
dall'aereo, al fondo, proprio
contro la roccia c'erano le due
ali, una completamente
distrutta. Abbiamo atteso
qualche minuto prima di
avvicinarci, eravamo impauriti
dalla scena che avevamo di
fronte: poi ci siamo fatti
coraggio e ci siamo avvicinati
all'abitacolo. Dentro c'è una
persona anziana, con le gambe
troncate. Siamo subito ritornati
indietro ed abbiamo cercato di
attirare l'attenzione accendendo
fuochi". I soccorritori decidono
di ripartire subito. Arrivano
all'aereo verso le 20 e trovano
anche il secondo corpo, a poche
decine di metri dal relitto. Si
lavora sino alle 22 per
recuperare i cadaveri, ancora
incastrati tra i rottami. Poi,
nel cuore della notte, comincia
il trasporto a valle. Sulle
cause dell'incidente si possono,
al momento, solo avanzare
ipotesi. La più probabile è un
errore di rotta: Baretti e
Puglisi, con l'aereo avvolto
nella nebbia avrebbero creduto
di sorvolare None quando in
realtà erano su Piscina.
Compiuta l'esatta correzione di
rotta per raggiungere il
sentiero di discesa non si
sarebbero però diretti verso
Rivoli ma seguendo una rotta
parallela a quella prevista,
verso i primi contrafforti
montuosi. Erano a poco più di
650 metri di quota quando si
sono trovati di fronte il
massiccio della Montagnassa. È
probabile che se ne siano
accorti solo per tentare una
manovra disperata: dare tutta
manetta al motore e cercare di
salire. Ma la cresta era 200
metri più in su: troppi. Ed il
Cessna si è infilato nel
boschetto di querce.
6 dicembre 1987
Fonte: La Stampa
"Non volare è brutto
tempo" ultimo appello da Firenze
L'ultimo colloquio con
Firenze è stato con il
segretario della sua squadra che
gli diceva: "Non volare è brutto
tempo". Un appello inascoltato.
Ora la sua città d’adozione è in
lutto e si moltiplicano i
messaggi di cordoglio. È una
grave perdita e non solo per il
mondo sportivo. Sono rimasto
sempre colpito dalla sua
personalità e dal suo modo di
affrontare i problemi, ha
dichiarato il presidente della
giunta regionale toscana
Gianfranco Bartolini quando ha
appreso della morte di Pier
Cesare Baretti. "Un uomo di
profonda umanità" ha detto Fino
Fini, direttore del settore
tecnico della Federcalcio. "I
rapporti con lui erano sempre
improntati alla lealtà". Il
presidente del Coni Arrigo
Gattai è stato tra i primi ad
apprendere la notizia della
morte di Baretti. "Un dirigente
di grandi capacità - ha detto
Gattai - che meritava di
raggiungere le prestigiose
posizioni cui aspirava". Ranieri
Pontello che ha seguito da
Firenze le notizie che
arrivavano da Torino si è
limitato a dire: "Ho perduto un
amico prima ancora di un
collaboratore". Il presidente
della Lega Calcio, Luciano
Nizzola, è scoppiato in lacrime
quando ha appreso della morte di
Baretti: "Era un fraterno amico,
era stato lui a propormi di
entrare nel consiglio della
Lega".
6 dicembre 1987
Fonte: La Repubblica
Il presidente che amava
il brivido
MILANO - La notizia
della morte di Baretti è stata
accolta con sgomento dal mondo
dello sport, riunito a Milano
per la partita della nazionale.
"Un lucido interprete del grande
sistema calcio, con la chiarezza
e la modestia del vero signore",
così l'ex commissario della
Federcalcio, Andrea Manzella, ha
commentato la scomparsa del
presidente della Fiorentina. Il
presidente del Coni, Gattai, non
riusciva ad accettare la
notizia: "Era mio amico da
quando faceva il giornalista e
l'ho sempre trovato corretto e
preciso, una dote non comune di
questi tempi". Baretti,
corridore di rally da giovane,
aveva preso con orgoglio il
brevetto d'aereo. Era un uomo
che amava la velocità.
6 dicembre 1987
Fonte: La Stampa
"Non vedo nulla, torno
indietro"
di Enrico Bonerandi
CUMIANA - Si è levato la
canottiera, l’unica cosa
asciutta che gli restava, e ne
ha fatto un falò. Per dare un
segnale, per far capire a quelli
più sotto che era lì, che
bisognava cercare. Da mezz’ora
il ragazzo sedicenne del
Soccorso alpino provava
inutilmente a comunicare, ma
nessuno lo vedeva o poteva
ascoltarlo. Erano le 18 di ieri:
davanti a lui, nel canalone di
Cascina Maritano, sul Monte
Croce coperto di neve e nascosto
nella nebbia, c’era il relitto
del Cessna 172 di Piercesare
Baretti. Schiacciato contro la
parete di roccia, la cabina
accartocciata, sbriciolata l’ala
destra. Un metro e mezzo più in
là, un corpo, poveri resti umani
con gli arti inferiori troncati
di netto: il cadavere di Oreste
Puglisi, amico del presidente
della Fiorentina. Scatta
l’allarme. Un’ora dopo,
l’allarme è arrivato giù, ai
carabinieri di Cumiana, dove
facevano capo le ricerche. Ci
sono degli alberi, l’aereo li ha
colpiti e poi si è andato a
schiantare, spiega un militare.
E il corpo ? Non so, non so,
ripete, col cuore in gola, il
ragazzo che è corso fin qui ad
avvertire i compagni era un uomo
di più di 50 anni...
Immediatamente è partita la
squadra: si sono messi in marcia
una decina. Per quei sentieri,
con 30 centimetri di neve
fresca, stretti, con la nebbia e
le tenebre, era l’unico modo di
muoversi. Ferme le campagnole,
inutilizzabili gli elicotteri.
Fino a notte, queste sono state
le uniche notizie: sufficienti,
purtroppo, per capire che ormai
non c’erano più speranze.
Baretti e il suo amico, e
copilota, Oreste Puglisi, sono
morti nello schianto del loro
aereo. Anche il corpo di
Piercesare
Baretti è stato
trovato più tardi all’interno
della carlinga: una sbarra di
ferro gli aveva frantumato la
testa. Per tutto il pomeriggio,
invece, le notizie si erano
rincorse contraddittorie. Si
aveva sperato di trovarli vivi,
perché qualcuno aveva udito
gridare aiuto e la nebbia aveva
confuso l’orientamento dei
soccorritori. Ma erano stati
solo dei ragazzi che si erano
perduti sulla montagna. Decine
di carabinieri, poliziotti,
finanzieri, uomini del Soccorso
alpino, guide alpine si erano
buttati su questi monti a pochi
chilometri da Torino, che
dividono la Valle di Susa dalla
Val Chisone, sotto la pioggia e,
man mano che salivano di quota,
sotto la neve. Si erano alzati
anche elicotteri, poi la
prudenza ha consigliato di non
farli volare: inutile
aggiungere, tragedia a tragedia.
L’allarme è scattato poco dopo
le 11,30 di ieri mattina.
Piercesare Baretti da tempo non
guidava un aereo. Gli era
scaduto il brevetto, e allora
aveva deciso di macinare un po'
di ore di volo per poterlo
rinnovare. Con sé aveva voluto
un suo vecchio amico, Oreste
Puglisi, 71 anni, anche lui
pilota. Alle 11 di ieri mattina
sono andati all’Aeroclub di via
Briglia, a fianco degli
stabilimenti Aeritalia, al campo
Edoardo Agnelli e, qualche
minuto più tardi, terminate le
procedure di imbarco, sono
decollati. Doveva essere un volo
breve, al massimo di un’ora e
mezzo, intorno a Torino. In quel
momento sulla città pioveva a
dirotto e c’erano banchi di
nebbia. Il segno luminoso del
Cessna 172 è rimasto sugli
schermi radar dell’aeroporto
solo mezz’ora. Alle 11.34
Baretti ha avvertito la centrale
di controllo: Mi trovo sopra
None, la visibilità è scarsa
torno indietro. La posizione era
già diversa da quella prevista.
Ed ha aggiunto: Dirigo per
Rivoli, fra due minuti vi do le
nuove coordinate. Poi il
silenzio. Alle 11,38
dall’Aeroclub è stato dato il
segnale di scomparsa. La zona
dove doveva trovarsi il velivolo
era quella compresa fra i comuni
di Piossasco e Cumiana, una
ventina di chilometri da Torino
sulla dorsale prealpina. La
visibilità, decente nella
mattinata, si restringeva sempre
più. Si è alzato un elicottero
dei carabinieri, che ha compiuto
un ampio giro di perlustrazione,
ma era impresa disperata
distinguere i contorni delle
rocce. Allora si è deciso di
organizzarsi a piedi, o con le
camionette, dividendosi in
squadre. Ma erano ricerche
cieche, con un arco troppo vasto
da scandagliare. Poi un
contadino si è messo in contatto
coi militari: Ho sentito il
rombo di un motore volare a
bassa quota, e poi uno schianto,
ha riferito. Gli ha fatto eco un
ragazzino: Ho visto un aereo
infilarsi in un canalone. La
direzione era quella di
Allivellatori, un paese non
lontano da Piossasco, frazione
di Cumiana. Un altro contadino,
più tardi, ha dato ai
soccorritori la sicurezza che la
zona era giusta: Nel bosco,
prima di mezzogiorno, ho sentito
un rumore come di ferro, di
lamiere. Ma era difficile
avvicinarsi. I collegamenti con
le varie squadre si
interrompevano, alcuni punti
impervi venivano per forza
scartati. Alle 16,30 da Torino
rimbalzava a Roma e veniva
ripresa dalle agenzie di stampa,
la notizia che erano stati
ritrovati i corpi dei due
passeggeri e i rottami
dell’aereo poi, la smentita.
Alle 18,10 la segretaria
dell’Aeroclub smentiva di nuovo
tutto quanto: Li hanno trovati,
sono vivi. Sono feriti, li
stanno riportando a valle. Ma
anche questa volta non era vero.
Una squadra di soccorritori
aveva udito delle grida sulla
montagna, lontano, ed aveva dato
via radio il ritrovamento dei
feriti. Per localizzare e
raggiungere il punto da dove
veniva la richiesta di soccorso
ci hanno impiegato quasi mezz'
ora: erano i ragazzi che si
erano persi nella nebbia. La
speranza è crollata, e ormai è
stato chiaro che ben
difficilmente si sarebbero
trovati Baretti e Puglisi ancora
in vita. Lunghe ore
d’incertezza. Per ore si è
rimasti nell’incertezza. Con le
torce, ci si è arrampicati sulla
costa della montagna,
sprofondando fino a mezza gamba
nella neve. Qualcuno ha pensato
che, ormai, prima dell’alba
sarebbe stato impossibile
trovare qualcosa. Alle 19, al
centro di raccolta è arrivato un
ragazzo del Soccorso alpino,
trafelato. Un’ora di marcia dal
luogo dello schianto. L’ala
sinistra è ancora intera, quella
destra no. L’aereo è
schiacciato, appiattito contro
la roccia... Dove ? Su a Monte
Croce, a Cascina Maritano.
Seicento metri di altezza. E poi
il racconto di quei poveri corpi
martoriati. Una squadra della
Croce bianca è partita subito,
seguendo la segnalazione della
guida. Alle 20, la conferma: Ci
sono i due corpi. Li portiamo
giù. Ancora non si è compreso
quale sia stata la dinamica
dell’incidente. In un primo
tempo, si era ipotizzato uno
scoppio in volo del velivolo, ma
ora questo sembra improbabile.
Forse la rottura del motore,
forse un errore del pilota, che
si è trovato di fronte a
condizioni meteorologiche
impreviste e difficili da
governare. Lo potranno stabilire
le inchieste, che saranno aperte
dal sostituto procuratore della
Repubblica di Torino, Giuseppe
Marabotti, e in sede civile.
6 dicembre 1987
Fonte: La Repubblica
Pier Cesare Baretti
tradito a 48 anni dalla grande
passione per il volo
Il presidente che amava
il brivido
di Gianni Romeo
In gioventù corse nei
rally, poi prese con orgoglio il
brevetto aereo. Dalla direzione
di Tuttosport a quella di Lega,
Fiorentina e Casinò di
St-Vincent.
TORINO - Pier Cesare
Baretti, dopo anni di brillante
scalata, era arrivato in cima
alla salita. O forse no,
certamente no. Presidente della
Fiorentina Calcio,
amministratore delegato della
società che gestisce il casinò
di Saint-Vincent. Ora toccava ai
giornali occuparsi quasi
quotidianamente di lui dopo che
lui, sui giornali, aveva parlato
per lunghi anni degli altri. Era
entrato nel giornalismo appena
ventenne, quando dalla sua
Dronero, approdando a Torino
dove il papà magistrato l'aveva
mandato a studiare legge, era
andato a bussare alla porta di
Tuttosport. Antonio Ghirelli, il
direttore, aveva gettato subito
in mischia quel giovane
estroverso, appassionato di
calcio, con tanta voglia di
curiosare nei fatti della vita.
Alla solidità del cuneese
riflessivo, accoppiava una
vivacità di interessi
decisamente fuori dal comune.
Nel giornalismo sportivo si era
fatto rapidamente conoscere ed
il suo direttore successivo,
Giglio Panza, l'aveva promosso
inviato speciale. A 21 anni,
accantonando definitivamente
l'idea di laurearsi, Pier Cesare
Baretti raccontava già
dall'Inghilterra l'eliminazione
degli azzurri contro la Corea in
quegli infelici campionati del
mondo di calcio. Il suo stile
era asciutto, concedeva poco
all'immaginifico, preferiva
privilegiare i fatti. Non
cercava approvazioni ed
amicizie, scrivendo di sport, ma
esercitava con gusto il senso
critico, la difesa della verità.
Una carriera rapida.
Vicedirettore, sempre a
Tuttosport, sotto la direzione
di Giampaolo Ormezzano, poi
direttore a sua volta dal 1978
sino al 1982, l’anno del
successo azzurro al Mundial
spagnolo. Un successo personale
anche per Pier Cesare Baretti,
che era stato fra i pochissimi a
difendere fin dall'inizio
Bearzot e i suoi giocatori, a
sostenerli con i suoi scritti.
Dopo il Mundial, Baretti
cambiava rotta. Il giornalismo
l'aveva appagato, cercava altri
stimoli, altri spazi. Così
l'esperienza come direttore
generale della Lega calcio
veniva colta al volo, quando
Matarrese gliela offriva. E dopo
la Lega, un anno e mezzo fa, la
Fiorentina. Era di poche
settimane la nomina ad
amministratore delegato della
società che gestisce il casinò
di Saint Vincent e proprio
alcuni giorni fa, in una delle
conversazioni telefoniche che
tenevano salda un'antica
amicizia ci aveva detto che non
necessariamente avrebbe dovuto
abbandonare la Fiorentina, che
due fronti sui quali combattere
lo avrebbero tenuto più in forma
che uno soltanto. Si era fatto
in Lega Calcio, a Milano, la
fama di amministratore attento e
oculato. Perciò, dopo aver
scritto tanti articoli e aver
ottenuto collocazione nobile nel
giornalismo, veniva ora conteso
da chi voleva far quadrare i
bilanci, fosse una società di
calcio, oppure un casinò. Era
una di quelle persone alle quali
piace scalare in fretta
l'esistenza, una di quelle
persone che non hanno nel loro
vocabolario parole come pensione
o tranquillità. Gli piaceva
correre. Correre in auto,
nell'età più verde, quando si
divertiva a tentare emozionanti
gare di rally. Poi aveva
scoperto il piacere dell'aereo,
il brevetto da pilota era una
delle cose cui teneva di più,
che mostrava con più orgoglio.
Soltanto qualche partita di golf
rallentava un'esistenza con
l'acceleratore sempre a
tavoletta, la spola continua tra
Firenze e Torino, dove
l'attendeva il sorriso del
figlio Alessandro. Con gli aerei
da turismo, diceva sovente,
posso almeno volare qualche
volta sulla mia Dronero, vedere
quel puntino che è la casa dove
sono nato. Lo diceva con il
piacere di chi sta bevendo dalla
vita i sorsi migliori, non con
il rimpianto di chi si volta ad
osservare malinconicamente le
proprie radici. Su un aereo da
turismo ha troncato la sua
esistenza, pochi giorni dopo
aver compiuto i 48 anni. Non ha
fatto in tempo a portare avanti
nel calcio la sua opera di
moralizzazione contro il
teppismo, che aveva Intrapreso
con il solito impegno totale che
metteva in tutte le sue cose.
Non ha fatto in tempo a salutare
ancora una volta Alessandro.
6 dicembre 1987
Fonte: La Stampa
La vana speranza dei
familiari
Il caos nelle
informazioni ha fatto credere
per qualche ora che Baretti
fosse ancora vivo - Il figlio di
11 anni ancora all'oscuro.
TORINO - Il caos
d’informazioni - che per tutta
la giornata di ieri ha
trascinato nell'incertezza e più
volte nella speranza, le
redazioni dei giornali - ha
colpito anche la famiglia di
Baretti: a Torino, dove vivono
la moglie Adriana Farsella
(separata da qualche anno) e il
figlio Alessandro, di 11 anni; a
Dronero, dove sono la sorella di
Cesare, Maria 41 anni, e la zia
Ada Derossi, sorella della
madre. Sono stati amici di
famiglia a dare la notizia a
Maria Baretti: lei era a scuola
alle medie di Carmagnola come
tutti i giorni. Quand'è tornata
le hanno detto quel che era
successo. In via Servais
(omissis), la moglie, Adriana
Farsella ha saputo nel
pomeriggio: rientrata a casa, è
stata avvertita da amici che
avevano visto la televisione.
Per ore ha atteso accanto al
telefono: "Lasciatemi la linea
libera, ha detto ai cronisti, e
ha spiegato: "Mi serve per avere
notizie aggiornate". Così fino a
sera quando ancora sperava:
"Hanno trovato l'aereo ? Ho
sentito dire che loro erano
feriti e li portavano in
ospedale... E poi: "Alessandro
per fortuna è via con zii e la
cugina. L'importante è che non
veda la televisione, sarebbe,
sarebbe...". Poi Adriana
Farsella ha di nuovo voluto
libero il telefono. Il caos
nelle informazioni ha ingannato
anche la compagna di Baretti,
Laura che aveva telefonato da
Torino al conte Flavio Pontello:
"E' vivo, sta bene, lo stanno
portando all'ospedale: ha
urlato. Il conte Pontello le ha
detto che stava mettendosi in
viaggio. "No, non parta - ha
detto Laura: le faccio
telefonare io da Pier Cesare
appena gli hanno fatto la visita
di controllo". Poi la speranza e
caduta. m. nel.
6 dicembre 1987
Fonte: La Stampa
"Il calcio gli deve
molto"
di Nino Sormani
Manzella: "Un
protagonista sempre lucido e
corretto". Nizzola: "Listata a
lutto la vittoria sul
Portogallo".
MILANO - La notizia del
tragico incidente aereo che è
costato la vita al presidente
della Fiorentina Pier Cesare
Baretti è arrivata nella tribuna
d'onore di San Siro pochi minuti
dopo l'inizio della gara tra la
nazionale italiana e quella
portoghese. Il primo ad essere
informato è stato il nuovo
presidente della Federcalcio
Antonio Matarrese che con
Baretti direttore generale aveva
diretto per alcuni anni la Lega
calcio. Matarrese, profondamente
colpito, ha subito lasciato il
suo posto ed è rientrato in
albergo. In attesa di notizie
più precise sull'Incidente. "Ho
visto Matarrese sconvolto e l’ho
consigliato di andarsene - ha
spiegato Luciano Nizzola,
attuale presidente della Lega -
capisco il suo dolore e il suo
turbamento per aver perso un
amico prezioso, punto di forza
dei suoi successi alla guida del
calcio. La morte di Baretti è
stata la più grossa perdita
degli ultimi anni. Devo proprio
a lui il fatto di essere entrato
in questo mondo. Questa
disgrazia ha listato a lutto la
vittoria con il Portogallo".
Commosso il commento dell'ex
commissario straordinario della
Federcalcio, Andrea Manzella:
"Pier Cesare Baretti riusciva ad
essere protagonista di prima
linea e, ad un tempo, lucido
interprete del grande sistema
calcio. L'intreccio tra sport e
cultura popolare, da un lato, e
organizzazioni amministrative e
finanziarie sempre più
complesse, dall'altro, veniva
colto da Baretti con una
felicità di sintesi e di
equilibrio. Di questa sua fredda
capacità di valutazione, tanto
più straordinaria in quanto
proveniva da un dirigente
impegnato interamente in una
difficilissima "piazza"
calcistica, molto si sono
avvalsi gli uomini chiamati dal
di fuori alla gestione
commissariale della Figc da poco
conclusasi. Ricorderemo le sue
tesi, nutrite di esempi e nomi
concreti, chiarissime e
tracciate con la gentilezza e la
modestia del vero signore. Ci
resta, esemplare, il rigore del
suo modello di gestione a
Firenze. La perdita per il
calcio è irreparabile". Arrigo
Gattai, presidente del Coni, non
riesce a rendersi conto della
scomparsa improvvisa di un così
caro amico. "L'avevo sentito
pochi giorni fa - spiega -,
l’avevo chiamato per
complimentarmi per la sua nuova
carica nell'amministrazione del
Casinò di Saint-Vincent. Lo
conoscevo da quando faceva il
giornalista e l'ho sempre
trovato corretto e preciso nel
suo lavoro, una dote non comune
di questi tempi". Enzo Bearzot,
ex ct della nazionale azzurra
ricorda il Baretti giovane,
cronista sportiva. "Lo rammento
quando era ragazzino e arrivava
al campo dove si allenava il
Torino a bordo di una fiammante
spider rossa - dice. Già allora
sembrava un signore d'altri
tempi per gentilezza e
correttezza. È una grande
perdita per lo sport Italiano".
"Una grave perdita per il calcio
professionistico - ha affermato
Cestani, presidente della lega
caldo semipro - era l'unico che
conosceva bene i regolamenti e
sarebbe stato un validissimo
aiuto per noi dirigenti per
affrontare e risolvere questi
problemi". Anche Arrigo Sacchi,
allenatore del Milan, ha voluto
ricordare con parole accorate il
suo dirigente di quando allenava
i giovani della Fiorentina. "È
stato un grande intellettuale
del calcio e uomo di profonda
cultura - ha detto - grande
conoscitore di uomini. Capace di
intraprendere iniziative
coraggiose come quella di pochi
giorni fa quando ha affrontato
II problema della violenza negli
stadi attaccando i sostenitori
della sua Fiorentina". "Ricordo
Baretti dai tempi della mia
militanza nel Torino quando ci
vedevamo quasi tutti i giorni -
ha concluso Maldini, c.t.
dell'Under 21 - un cronista
molto attento e preparato che ha
saputo navigare benissimo in
questo ambiente difficile e
tormentato. Con lui i contatti
sono ripresi da quando è giunto
alla Fiorentina". Infine
l'attuale commissario tecnico
della nazionale Vicini: "Una
notizia che mi addolora molto,
l'ho appresa nell'intervallo,
andavamo d'accordo sul piano
umano e calcistico. Ci sentivamo
più adesso che era presidente
della Fiorentina che non ai
tempi della sua direzione del
giornale.
6 dicembre 1987
Fonte: La Stampa
L'addio di Torino a
Baretti e Puglisi
I funerali di Pier
Cesare Baretti e di Oreste
Puglisi morti nell'incidente
aereo di sabato si celebrano
alle 18 nella chiesa
parrocchiale di "Gesù Nazareno"
in piazza Benefica. I parenti
hanno chiesto una cerimonia
breve e semplice, senza
l'Eucarestia. Poi Baretti verrà
sepolto nel cimitero di Dronero
dove c'è la tomba di famiglia.
Puglisi verrà portato a
Piossasco. È in lutto il mondo
dei giornali e del calcio perché
Baretti era stato direttore di
"Tuttosport" e direttore della
Lega Nazionale Calcio ed era,
attualmente, presidente della
Fiorentina. Piangono anche i
piloti e gli appassionati di
volo. Puglisi era stato uno di
loro fin da giovane quando era
collaudatore della Marchetti e
quando è diventato istruttore di
volo. L'inchiesta è stata
affidata al sostituto
Procuratore della Repubblica
Giuseppe Marabotto, lo stesso
che aveva seguito l'inchiesta
sul totocalcio clandestino e
sulle partite "combinate". Ma in
questo caso il magistrato ha
poco da fare e poco da dire. Le
cause sembrano ovvie: il brutto
tempo e la nebbia. Le colline
della Montagnassa non si
vedevano e quando il pilota si è
accorto di essergli addosso era
troppo tardi.
7 dicembre 1987
Fonte: Stampa Sera
Alle 16 la cerimonia
nella chiesa del Nazzareno
Oggi l'addio a Baretti
Ci saranno migliaia di
amici sportivi.
Ore 16 nella chiesa di
"Gesù Nazzareno" in piazza
Benefica, un rito semplice senza
l'Eucarestia, per benedire Pier
Cesare Baretti e Oreste Puglisi.
Poi le salme proseguiranno per
il cimitero: Dronero per Baretti
e Piossasco per Puglisi. Sono
migliaia i tifosi della
Fiorentina che partecipano ai
funerali. Una quarantina di
pullman messi a disposizione
dalla società "viola" sono
riservati per chi vuole
partecipare al momento
dell'addio al Presidente del
loro Club. "Un uomo eccezionale
- dicono. Riusciva a portare nel
calcio quella carica di umanità
indispensabile per non correre
il rischio di trasformare una
contesa di calciatori in una
disputa fra robot. Credeva nei
giovani: nel computer del suo
ufficio aveva messo in memoria
centinaia di schede di
ragazzini. Diceva che erano i
campioni di domani". Pier Cesare
Baretti era anche il presidente
della società di gestione del
Casinò di Saint-Vincent. Perciò
anche dalla Val d'Aosta arrivano
centinaia di automobili con
amici, estimatori, colleghi.
Dolore e cordoglio. Ancora prima
del funerale è stato un
pellegrinaggio di persone: prima
nella camera mortuaria del
cimitero di Piossasco e poi
nella sede dell'Associazioni
arbitri di corso San Martino
dove è stata allestita la camera
ardente. Baretti era conosciuto
nel mondo del calcio e del
giornalismo: era stato direttore
di "Tuttosport" e direttore
della Lega Nazionale Calcio.
Puglisi era stato collaudatore
di aerei e istruttori di volo
per quarant'anni: una vita negli
aeroporti. L'incidente di sabato
si spiega con le condizioni del
tempo straordinariamente brutto.
Nessun aereo è decollato
dall'Aeroclub di corso Marche.
Solo Pier Cesare Baretti e
Oreste Puglisi si sono messi
alla cloche. Dovevano arrivare a
Levaldigi per proseguire in
automobile verso Albenga. "E' un
viaggio che posso fare a occhi
chiusi". In realtà la visibilità
era ridotta a zero e l'aeroplano
si è trovato fuori rotta di una
dozzina di chilometri. Quando il
pilota ha virato per tornare
alla base si è trovato davanti
la montagna della Montagnassa e
non c'è stato più nulla da fare.
"Volava "a vista" - precisano
gli esperti - evidentemente si
sentiva molto sicuro perché
altrimenti avrebbe scelto il
volo "strumentale". Se si
fossero resi conto di essere in
pericolo avrebbero potuto
chiedere l'assistenza della
torre di controllo di Caselle e
utilizzare le indicazioni del
radiofaro nella rotta di
avvicinamento".
7 dicembre 1987
Fonte: Stampa Sera
Addio, Presidente senza
paura
di Roberto Patruno
TORINO - Il lungo addio
dello sport e del giornalismo a
Pier Cesare Baretti, presidente
della Fiorentina e al suo amico,
l’istruttore-pilota Oreste
Puglisi, morti sabato su una
montagna del Pinerolese,
precipitati con un "Cessna 172",
su un costone immerso nella
nebbia, è cominciato ieri
mattina quando le due bare sono
state esposte in una
improvvisata camera ardente
allestita nella sede torinese
dell’Associazione arbitri. Per
tutta la giornata le casse di
noce chiaro, ricoperte di fiori
e di cuscini di rose, sono state
il punto di riferimento per
centinaia di personaggi dello
sport, dirigenti, calciatori,
giornalisti, semplici tifosi che
hanno voluto rendere omaggio a
Baretti. Nel pomeriggio, poi, la
funzione funebre nella chiesa di
Gesù Nazareno, in piazza
Benefica. Da ore, decine di
persone erano in attesa dei
carri che lentamente si sono
mossi da via San Martino, sede
dell’Associazione degli arbitri,
fino alla chiesa. Un corteo
silenzioso con le bandiere viola
dei club Fiorentini listate a
lutto. Per accompagnare il
presidente della Fiorentina gli
striscioni della curva Fiesole
sono stati tenuti tesi, fermi da
"ultras" in lacrime, giunti in
mattinata con i pullman. Con
loro c’erano don Ezio Massella,
padre spirituale della squadra
toscana e tutti i giocatori con
l’allenatore Eriksson. La
funzione funebre è stata
concelebrata proprio da due
sacerdoti dello sport, don Ezio
e don Aldo Rabino, il cappellano
del Torino. Entrambi, con la
voce rotta dall’emozione hanno
benedetto le salme e letto le
Scritture (lettera di San Paolo
ai Romani) e hanno cantato
assieme ai presenti in chiesa
l’Alleluja pasquale. Quando le
bare di Pier Cesare Baretti e di
Oreste Puglisi, portate a
spalla, hanno fatto il loro
ingresso in Gesù Nazareno, la
gente è ammutolita. Con gli
occhi bassi il presidente
Antonio Matarrese, l’avvocato
Luciano Nizzola, il ct Azeglio
Vicini, Gigi Riva, Dino Zoff,
Eugenio Bersellini, Gigi Radice,
giocatori della Juventus e del
Torino. E poi i calciatori della
Fiorentina, con l’ex Giancarlo
Antognoni, giunto dalla
Svizzera. Mentre don Aldo Rabino
svolgeva la sua omelia-ricordo
di Baretti dicendo di lui: "Sei
stato un presidente-coraggio non
solo nello sport ma anche un
uomo che ha pensato agli altri,
ai drogati e agli handicappati",
dalle prime file si sono sentiti
i singhiozzi della vedova
Adriana Farsella che aveva
accanto a sé il piccolo
Alessandro, della compagna di
"Pierce" (come era
soprannominato Baretti), Laura
Leone, un posto più indietro.
Quando il figlio del presidente
della Fiorentina che aveva
seguito il feretro è scoppiato
in lacrime, anche i giocatori,
con il fazzoletto viola al
collo, hanno cominciato a
piangere: Contratto, Onorati,
Landucci, tutti gli altri,
alcuni ragazzi delle
"giovanili". Contratto avrebbe
dovuto leggere un passo delle
Scritture ma non se l’è sentita.
All’ultimo momento ha
sussurrato: "Non ce la faccio".
È toccato quindi al giornalista
di "Tuttosport" (di cui Baretti
è stato direttore), Marco
Bernardini e a Renato Zaccarelli
(ex giocatore del Torino e della
Nazionale) ricordare che cosa
disse San Paolo: "Sarò più
bianco della neve...". Poi, la
benedizione delle salme.
8 dicembre 1987
Fonte: La Repubblica
A Torino tanta gente
attorno al presidente della
Fiorentina e a Oreste Puglisi
L'abbraccio dello sport
a Baretti
La benedizione delle
salme fra la commozione della
folla - Il dolore di Cattai,
Matarrese e Nizzola - Riva: "E'
morto perché era troppo
coraggioso".
A casa sua per sempre
Il viaggio di Pier Cesare
Baretti si conclude questo
pomeriggio nella sua Dronero, la
cittadina della provincia di
Cuneo che il presidente della
Fiorentina aveva lasciato a
diciott'anni per intraprendere a
Torino gli studi di
Giurisprudenza e poi nel 1960 il
giornalismo. Alle 14,45 partendo
dalla casa paterna di via
Lantermino il feretro andrà a
sostare nella chiesa
parrocchiale di stile romanico
che sta al centro del paese, poi
l'ultima tappa, verso la tomba
di famiglia, dove lo aspettano
Giuseppe e Gina, papà e mamma.
Dopo il saluto ufficiale
tributatogli ieri a Torino da
tanta folla, Pier Cesare Baretti
riceverà oggi quello più
raccolto degli amici di un
tempo, i famigliari respireranno
intimità. Si chiude così
l'ultima pagina di un libro
troppo breve. Una persona deve
morire perché vi accorgiate
delle sue gran capacità, ha
detto ieri una voce anonima nel
corteo. No, qualcuno se n'era
già accorto a Firenze, a
Saint-Vincent. E prima a Torino
fra di noi. Ma quel maledetto
aereo ha impedito a tanti di
scoprirlo per conto loro.
8 dicembre 1987
Fonte: La Stampa
In chiesa Contratto non
regge all'emozione
di Angelo Conti
TORINO - Gigli bianchi e
sciarpe viola sulla bara di Pier
Cesare Baretti, il presidente
della Fiorentina ed ex direttore
di Tuttosport perito sabato sul
suo aereo caduto sui monti di
Piossasco. Lo hanno stretto, in
un commosso abbraccio, le
quattromila persone che hanno
affollato la chiesa di Gesù
Nazareno, nel quartier Cit
Turin, a pochi passi da Porta
Susa. Erano lì per dire addio
anche ad Oreste Puglisi,
inseparabile compagno di volo
del "Pierce", che lo aveva
affiancato ai comandi del Cessna
anche nell'ultimo decollo. Il
funerale aveva avuto un prologo,
in mattinata e nel primo
pomeriggio, nella camera ardente
allestita nella sede
dell'Associazione arbitri, in
corso San Martino, dove le due
bare erano state collocate,
affiancate, in una sala del
secondo piano. Nel locale si
sono via via alternati, fra i
molti, i componenti della
famiglia Pontello. Il
vicepresidente della Fiorentina
Lombardi, il presidente della
Federcalcio Matarrese e quello
della Lega Nizzola. Il
presidente del Torino Mario
Gerbi con l'amministratore
delegato De Finis, Gigi Radice,
il vice presidente della
Juventus Giordanetti, il
presidente dell'Empoli Bini.
L'ex presidente della Lega
calcio, Righetti. Nel primissimo
pomeriggio sono arrivati, in
pullman, i giocatori della
Fiorentina. Erano seguiti da
automezzi partiti in mattinata
dalla Toscana con centinaia di
tifosi. Altri su un pullman. I
portici antistanti corso San
Martino hanno lentamente
cambiato colore: alle 15.30,
quando le bare sono uscite dal
portone, apparivano come una
gran macchia viola. Poi si è
formato un corteo, diretto verso
la chiesa di Gesù Nazareno, in
piazza Benefica, distante poche
centinaia di metri, dove
attendeva una folla imponente:
presenti il presidente del Coni
Gattai e tutti i "nomi" del
calcio nazionale. Nella chiesa,
addobbata con fiori viola e
bianchi, i feretri sono entrati
alle 16.05. Sono stati i
giocatori della Fiorentina a
portare a spalle quello del loro
presidente: commossi, al collo
la sciarpa viola della squadra,
c'erano Contratto, Landucci e
Carobbi affiancati da tre
tifosi, Patrizio, Davide e
Giulio. La bara di Puglisi era
invece sorretta da un gruppo di
piloti Alitalia, suoi allievi in
passato. Nelle prime file di
banchi sedevano la moglie di
Baretti, Adriana, dalla quale
era separato, il figlio
Alessandro, 11 anni, la sorella
del giornalista, Maria e, poco
più Indietro, la sua compagna,
Laura Leone. Sul lato sinistro
la famiglia di Oreste Puglisi:
la moglie Adelaide, il figlio
Alvaro con la moglie Silvana ed
i nipoti Barbara e Davide. La
cerimonia è stata semplice e
breve, un momento di preghiera
collettiva con la benedizione
delle salme (la messa verrà
celebrata oggi in forma privata,
a Dronero per Baretti e a
Villarbasse per Puglisi). Don
Aldo Rabino, cappellano del
Torino, e padre Ezio Massella,
cappellano dei viola, hanno
tratteggiato le figure di
Baretti e Puglisi. Don Aldo, da
anni amico personale del
presidente della Fiorentina, lo
ha ricordato come "un messaggio
vivente di professionalità
giornalistica rispettosa
dell'Uomo", e poi come
"presidente-coraggio, un amico
sul quale i giocatori potevano
sempre contare" Ha poi
sottolineato due aspetti più
intimi: "il grande affetto per
il figlio Alessandro, per
incontrare il quale era sempre
pronto a fatiche e a lunghe
corse in autostrada" e il
fattivo apporto alla lotta
contro la droga, concretizzata
nei frequenti contatti con
un'associazione per il recupero
dei tossicodipendenti. Gli amici
più cari di Baretti e Puglisi si
sono alternati accanto
all'altare per leggere alcuni
passi delle Epistole di San
Paolo. Tra di loro doveva
esserci il capitano della
Fiorentina Contratto, ma
all'ultimo momento la commozione
ha avuto il sopravvento, e il
giocatore non è riuscito a
lasciare il suo banco. Il suo
posto è stato preso dal
giornalista di Tuttosport, la
testata che Baretti aveva
diretto dal ‘78 all'82, Marco
Bernardini e dall’ex capitano
del Torino Renato Zaccarelli.
All'uscita dalla chiesa amici e
colleghi dei due scomparsi si
sono affollati intorno alle
famiglie. Il presidente della
Federcalcio Antonio Matarrese ha
abbracciato a lungo, in un
momento di grande commozione, il
piccolo Alessandro, che piangeva
disperato. Poi i feretri si sono
allontanati.
8 dicembre 1987
Fonte: La Stampa (Foto
di Renzo
Contratto: Maremmapress.it)
Il pianto di Antognoni
di Bruno Perucca
TORINO - In un'altra
giornata di sole splendido,
quanto era stato buio e nuvoloso
il tragico sabato, il mondo
dello sport e la città hanno
salutato Pier Cesare Baretti.
Oggi, al cimitero di Dronero,
l’addio della sua gente. Tanta
ieri nel lungo tratto dalla
camera ardente nella sezione
arbitri alla chiesa di Gesù
Nazareno. Commozione profonda,
nessuna delle solite parole di
circostanza. Tra amici che
conoscevano bene sia Pier Cesare
che Oreste Puglisi, ricordi di
episodi e sensazioni come ultimo
omaggio. Parlando di loro ci si
illudeva di averli ancora tra
noi. Torino e Firenze unite in
un solo affetto per Baretti. I
giocatori viola, tutti meno
Baggio, bloccato dalla nebbia
attorno a Vicenza, i bianconeri
e granata, molti fianco a fianco
senza parlarsi. Non serviva,
purtroppo. Un ricordo delicato
quello di don Enzo il sacerdote
vicino alla Fiorentina. "Tornare
a Torino così che dolore. Ci
sono stato due anni, dal 63 al
Real Collegio di Moncalieri
conobbi allora Pier Cesare,
venne con Ormezzano a tenere una
conferenza sui giovani e Io
sport. Non l’avevo più visto
sino al suo arrivo a Firenze da
presidente. Gli dissi della
Messa alla vigilia delle
partite. Mi rispose cercherò di
non mancare per dare il buon
esempio. E di esempi buoni ne ha
dati in un mondo strano e
difficile come quello del
calcio. Un groppo nella gola dei
giocatori viola, i volti tesi,
gli occhi arrossati. Hysen
pallido, immobile sulla
scalinata della chiesa
aspettando il corteo.
L’allenatore Sven Goran Eriksson
a ripetere "perdiamo un
presidente senza eguali". Carlo
Vittori, il profondo conoscitore
dell’atletica, voluto alla
Fiorentina da Baretti per
iniziare un discorso di cacio
nuovo "Una disgrazia, una
terribile doppia disgrazia".
Paolo Conti, con già alle spalle
una vita nel football, "Baretti
era un uomo unico. Fra la
squadra e il presidente non
c’era solo un rapporto
di lavoro
ma una intesa perfetta sotto
ogni profilo. Nel calcio non ho
mai visto qualcosa di simile".
Ormai senza parole i Pontello
Claudio, Luca, Nicolò,
Gianluigi, Ranieri. II
neopresidente dell'Empoli, Bini
"Alla mia elezione ho ricevuto
molti auguri. Ma solo i suoi
contenevano anche dei consigli".
Giovanni Anconetani "Papà era
negli Stati Uniti non sapeva
nulla sino a ieri. Abbiamo perso
un grande avversario, un
dirigente rivolto al domani".
Affranti i tifosi venuti in
rappresentanza dei viola club.
Fedelissimi. Sette Bello.
Collettivo. Le tre
organizzazioni della curva
Fiesole che dovevano fare i
conti con il rigore antiviolenza
di Pier Cesare Baretti. Mario
Fantechi, La Sales Casalguidi si
erano trovati prima dell'alba
allo stadio fiorentino, partenza
alle sei. Oggi alle 15 ci
torneranno per l'allenamento. I
giocatori hanno chiesto a
Eriksson di non saltarlo "Ci
aiuta a soffrire di meno".
Vicino a Claudio Gentile,
Giancarlo Antognoni in chiesa
non ha potuto frenare le
lacrime. E dopo "La Fiorentina e
il calcio italiano perdono un
grande uomo, un esempio. Mi
aveva rinnovato il contratto
senza sapere se ce l’avrei fatta
a tornare in campo. Mi aveva
promesso un futuro da dirigente
ma adesso non ci penso. Più che
mai so che la nostra vita e
legata ad un filo". Gigi Riva,
accorso a Torino malgrado la
febbre "La notizia arrivata a
Milano a metà della partita ci
ha distrutti. L'alternarsi delle
informazioni, sino a sera ci ha
fatto sperare. Invece siamo qui
a piangere un uomo coraggioso. E
a pensare che se avesse avuto
meno coraggio, sarebbe ancora
vivo". Senza più lacrime e senza
voce, Antonio Matarrese Luciano
Nizzola, con a fianco l’addetto
stampa Tigani, a cercare le
parole giuste. "In Lega faremo
qualcosa che fissi nel tempo un
personaggio come Baretti, che
proprio in Lega ha lasciato il
segno". Gattai, presidente del
Coni obbligato al formale "si
apre un vuoto nell’organico
dirigenziale dello sport
italiano oltre che negli affetti
degli amici del giornalismo.
Sconvolto Orfeo Pianelli "Morti
nelle nubi basse contro una
collina come a Superga".
8 dicembre 1987
Fonte: La Stampa
Fiorentina - Inter
comincia in silenzio
FIRENZE - Una triste,
strana domenica per Firenze e la
sua gente. Una domenica fatta di
poco calcio e molti ricordi
tristi. Comincerà con una Messa
nella chiesa di San Gervasio,
poche centinaia di metri alle
spalle della curva Fiesole.
Proseguirà con uno striscione di
novanta metri, tela bianca,
parole rosse alte quasi due
metri. Il messaggio correrà
mesto nella curva dei tifosi
viola: "Piercesare, senza di te
saremo più soli". Sono le ultime
parole del pensiero dedicato a
Baretti. Nessuno canterà né
griderà prima della partita,
prima di quel minuto di silenzio
con i giocatori in mezzo al
campo, uniti da una fascetta
nera intorno al braccio.
"Guardando la poltroncina vuota,
in mezzo alla balaustra, molti
avranno i lucciconi agli occhi",
ha detto Paolo Conti, il più
anziano della Fiorentina, uno
che ne ha viste di tutti i
colori in venti anni di serie A.
Sarà la domenica del ricordo di
Baretti. La squadra si è riunita
ieri pomeriggio per una Messa,
officiata alla Certosa,
nell’albergo del ritiro viola, i
tifosi celebreranno oggi l’addio
di un presidente che li aveva
compresi, aiutati e, per certe
esasperazioni, anche criticati.
"Non lo dimenticheremo mai", è
stata la promessa di Eriksson.
Per la Fiorentina è stata una
settimana molto difficile, da
cui può però saltar fuori una
nuova grande solidarietà.
"All’inizio della settimana
c’era molto silenzio, molta
tristezza. Poi, per fortuna, è
rispuntato il sorriso, è tornata
un po' di allegria", ha detto
l’allenatore. Oggi, quando il
calcio per un’ora e mezzo
prenderà il posto dei tristi
ricordi, Fiorentina e Inter
giocheranno per non staccarsi
dalla zona Uefa. Una battaglia
in campo, non in tribuna dove
l’opera di Baretti contro la
violenza troverà una nuova
valida conferma. In curva
Ferrovia, infatti, i tifosi
interisti mostreranno questo
striscione ai fiorentini:
"Uniti, ricordiamo Baretti".
13 dicembre 1987
Fonte: La Repubblica
Sta per concludersi
l'inchiesta sull'incidente aereo
del 5 dicembre
Il "direzionale" del
Cessna ha tradito Baretti e
Puglisi
Dubbi di un pilota sul
funzionamento degli strumenti di
bordo - Sparito il libretto di
volo.
Perché è caduto il
Cessna di Baretti e Puglisi ? A
due mesi dall'incidente, la
Commissione ministeriale è
ancora al lavoro: i periti
dovrebbero ultimare le indagini
entro febbraio e poi consegnare
una relazione al sostituto
procuratore dottor Marabotto. A
quel punto il magistrato potrà
stabilire eventuali
responsabilità. A mente fredda i
tecnici stanno cercando di dare
una spiegazione all'incidente
accaduto il 5 dicembre sulle
colline di Piossasco. Si è
tornati a parlare della
strumentazione del Cessna. Fanno
discutere i dati forniti dal
cosiddetto "direzionale": si
tratta di un indicatore di
facile lettura, utilizzato su
ogni tipo di velivolo, che può
sostituirsi alla bussola. È
un’apparecchiatura che può
"precettare", cioè stararsi, con
una certa facilità. Di solito è
sufficiente compiere una manovra
manuale ogni 30 minuti di volo
per correggere l'eventuale
errore. Pare che il direzionale
del Cessna caduto fosse più
instabile di altri. "Avevo
volato su quell'apparecchio
appena qualche giorno prima -
racconta un pilota dell'Aeroclub
- rilevando errori sino a 15
gradi. Del fatto avevo anche
informato i tecnici, ma non mi
risulta che l'anomalia fosse
stata riparata". Riflettendo
sull'accaduto il pilota ha anche
una sua spiegazione: "Quando
Baretti e Puglisi hanno deciso
di fare rotta 330° e ritornare
verso Rivoli forse si sono
fidati troppo del direzionale,
che potrebbe aver aperta un po'
di più la virata, dando una
rotta reale di 315° e mettendo
la prua dell'aereo verso la
Montagnassa. Puglisi e Baretti
erano in mezzo alle nuvole e
presi dalla tensione del volo
cieco potrebbero aver trascurato
di fare un riscontro sulla
bussola". Altri piloti hanno
invece riserve su questa
interpretazione: "E' impossibile
che un uomo esperto come
Puglisi, che pure sapeva del
difetto a quel direzionale, non
abbia fatto affidamento
soprattutto sulla bussola, il
solo strumento sicuro". Acqua
sul fuoco butta anche Ferruccio
Vignoli, direttore dell'Aeroclub
Torino, proprietario del Cessna:
"La staratura del direzionale di
15 o più gradi non rappresenta
un difetto, sono anzi
caratteristica d'uno strumento
che, in pratica, si stara a ogni
virata". Toccherà al dott.
Marabotto valutare questi
elementi, come andrà anche
chiarito ogni passo del dialogo
intrecciato fra il Cessna e la
torre di controllo. C'è anche un
piccolo giallo. È sparito il
libretto di volo di Baretti.
Secondo l'Aeroclub Torino "era
sull'aereo ed è stato rubato da
qualche sciacallo". I
carabinieri pensano anche ad
altre ipotesi e hanno cercato al
campo di corso Marche, in casa
dell'ex presidente della
Fiorentina e nell'abitazione del
comandante Puglisi. Per il
direttore aeroportuale di
Torino, Mario Bianchi, i
documenti erano comunque
regolari: "La visita medica era
stata positiva, il libretto
sarebbe scaduto solo il 22
gennaio".
6 febbraio 1988
Fonte: La Stampa
Per il legale della
famiglia l'incidente provocato
da strumenti difettosi
Il giudice riapre
l'inchiesta sul Cessna in cui
morì Baretti
di Angelo Conti
Nell'incidente di un
anno fa alla Montagnassa perse
la vita anche il comandante
Puglisi.
Ad un anno dalla
sciagura della Montagnassa si
toma ad indagare sul Cessna a
bordo del quale persero la vita
il presidente della Fiorentina,
Pier Cesare Baretti, ed il
comandante Oreste Puglisi. A
bordo del velivolo (di proprietà
dell'Aeroclub Torino) gli
strumenti difettosi sarebbero
stati addirittura due: volare
fra le nuvole, in quelle
condizioni, era particolarmente
rischioso. Il sostituto
procuratore Marabotto ha
riaperto l'inchiesta dopo aver
ricevuto una memoria
dall'avvocato Selis, il legale
che cura gli interessi di
Adriana Farsella e Alessandro
Baretti, moglie e figlio dell'ex
presidente della Fiorentina. La
vicenda giudiziaria sembrava
destinata a finire con
l'archiviazione del caso: la
commissione ministeriale ed il
perito nominato dal giudice
avevano, infatti, concluso le
loro indagini spiegando la morte
con "l'imprudenza dei due
piloti" che non avrebbero mai
dovuto levarsi in volo con
quelle condizioni
meteorologiche. La carenza di
visibilità avrebbe portato i
piloti a confondere "gli
stabilimenti Riv Skf sulla
statale 23 vicino a Piscina con
la Indesit di None". Ma proprio
l'esame dei dati e dei documenti
del Cessna 172 "Delta Kilo",
raccolti dalla commissione
ministeriale, ha portato alla
riapertura del caso. E',
infatti, emerso che uno degli
strumenti necessari per "fare il
punto" (il Vor 1 Localizer,
l'unico realmente affidabile in
condizioni di visibilità
critica) era fuori uso da
parecchi mesi. Dell'avaria c'è
riscontro a pagina 1 del
capitolo 3 della relazione
tecnica dell'ingegner Gianfranco
D’Amario, perito d’ufficio. Vi
si legge che sul libretto della
stazione radio del Cessna c'è
un'annotazione del 26/9/87 in
cui è riportata "un'inefficienza
dell'apparato Nav. 1 ed una
lieve anomalia nella stazione
ricevente della radio
ricetrasmittente 1". Anomalie
che non risultano essere state
mai riparate (lo strumento, fra
l'altro, ha un costo
particolarmente elevato - oltre
4000 dollari - e non viene
utilizzata nella stragrande
maggioranza dei voli che
avvengono a visione diretta del
suolo). E che l'apparecchiatura
fornisse dati errati ai due
piloti è confermato dal fatto
che è stata poi trovata accesa,
sintonizzata sull'indicatore di
pista di Torino Caselle. A
peggiorare l'affidabilità del
volo sarebbe, poi, intervenuta
anche una seconda anomalia:
quella al direzionale che
"processionava" (cioè sbagliava)
di una quindicina di gradi.
Questo particolare (che non è
stato possibile accertare nella
perizia perché lo strumento è
andato in gran parte distrutto)
è emerso dalle dichiarazioni di
alcuni piloti che hanno volato
sul Cessna nei giorni precedenti
la sciagura. L'affermazione
contenuta nella perizia
contrasta con le dichiarazioni
del presidente dell'Aeroclub
Torino, Ferruccio Vignoli, che
si è detto "del tutto all'oscuro
di anomalie all'apparato di
navigazione del Cessna". L'esame
dei documenti forniti al
magistrato, apre però, un grave
interrogativo. Perché la
Commissione ministeriale non ha
fatto cenno al guasto del Vor ?
E perché il perito d'ufficio,
dopo averne accertato
l'esistenza, ha concluso che
sull'aereo non c'erano avarie ?
Anche questa incongruenza dovrà
essere chiarita dal magistrato.
29 novembre 1988
Fonte: La Stampa
Un'avaria provocò la
sciagura in cui morì Baretti ?
TORINO - È stata
riaperta l’inchiesta sulla
sciagura aerea in cui morì, nel
dicembre dell’anno scorso, il
giornalista Pier Cesare Baretti,
presidente della Fiorentina
calcio. Secondo il sostituto
procuratore della Repubblica di
Torino Giuseppe Marabotto, al
momento della caduta sulle
colline di Frossasco l’aereo sul
quale viaggiava Baretti, il
Cessna, non sarebbe stato
perfettamente funzionante.
Stando ai risultati di alcune
perizie, infatti, due strumenti
del velivolo non sarebbero stati
in grado di dare garanzie
sufficienti al pilota nel volo a
vista. In particolare non
avrebbero funzionato il
direzionale (che dà al pilota il
punto esatto in cui si trova
l’aereo) e un altro strumento
simile. Le perizie sono state
sollecitate dalla vedova di
Baretti, Adriana Farsella e dal
figlio Alessandro. Le
conclusioni presentate al dottor
Marabotto hanno convinto
quest’ultimo a riaprire
l’inchiesta sulla sciagura. Il
Cessna era di proprietà
dell’Aeroclub di Torino. Secondo
i periti di parte, il velivolo
da tempo aveva quei due
strumenti fuori uso. Pier Cesare
Baretti e Oreste Puglisi, un
pilota che fece anche parte
della pattuglia acrobatica, non
sarebbero stati a conoscenza
dell’avaria. Baretti e Puglisi
erano partiti da Torino ed erano
diretti all’aeroporto di Cuneo
Levaldigi. Pochi minuti dopo il
decollo si interruppero le
comunicazioni con la torre di
controllo. L' aereo precipitò in
località Montagnassa, a circa
800 metri di altitudine sulle
colline di Frossasco nel
Torinese. I rottami dell’aereo
furono avvistati alcune ore dopo
la caduta, in piena notte.
29 novembre 1988
Fonte: La Repubblica
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