Egitto, incidenti tra
tifosi: 73 morti
Follia al termine di una
partita
È gravissimo il bilancio degli
scontri scoppiati a Port Said
dopo il match tra Al-Masry e
Al-Ahly. Il Ministero della
Salute ha riferito che ci
sarebbero anche circa 200
feriti. Arrestate 47 persone.
Milano, 01 febbraio 2012
- Sarebbero almeno 73 i
morti e circa 200 i feriti in
seguito agli scontri avvenuti
dopo una partita di calcio in
Egitto. Lo ha rivelato il
Ministero della Salute egiziano.
Gli incidenti sono scoppiati al
fischio finale del match Al
Masry-Al-Ahly, a Port Said. I
violenti scontri sarebbero
legati a motivi calcistici e non
a ragioni di altro genere e sono
esplosi dopo un'invasione di
campo di alcuni facinorosi. Le
forze dell'ordine nordafricane
hanno già fermato 47 persone
coinvolte nella gigantesca
"mattanza".
FEROCE INVASIONE - Il
dramma si è consumato alla fine
dell'incontro: i tifosi
dell’Al-Masry, che ha vinto il
match per 3-1, hanno invaso il
campo per cercare lo scontro con
gli ultras avversari, acerrimi
rivali da sempre. I funzionari
di pubblica sicurezza, secondo
un cronista egiziano in numero
troppo esiguo, sono stati presi
in mezzo e bersagliati con
lancio di bottiglie e pietre,
mentre le vittime sarebbero
decedute, per la maggior parte,
per soffocamento o ferite alla
testa. Supporter e giocatori
dell’Al-Ahly hanno poi cercato
rifugio negli spogliatoi per
scampare alla furia degli ultras
locali.
CAMPIONATO STOP - La
Federazione calcistica egiziana
ha immediatamente sospeso a
tempo indeterminato tutte le
partite della Premier League, la
Serie A egiziana. La televisione
di Stato ha annunciato una
riunione straordinaria per
affrontare il problema della
violenza. Nel corso degli
scontri, secondo Al Jazeera,
sarebbero rimasti feriti anche
tre giocatori dell'Al-Ahly. Da
qui anche la decisione di
inviare almeno due elicotteri
per evacuare giocatori e tifosi
ospiti dallo stadio di Port
Said. Decisione presa, secondo
le fonti, dal capo del Consiglio
militare attualmente alla guida
dell'Egitto post-Mubarak,
maresciallo Mohamed Hussein
Tantawi. Gli elicotteri
porteranno anche i feriti negli
ospedali militari.
CHIUSI NEGLI SPOGLIATOI
- "Tutti noi siamo stati
brutalmente aggrediti", ha
raccontato Ahmedi Fathi,
laterale dell'Al Alhi. "Non
c'era nessuno a proteggerci - il
racconto del compagno di
squadra, Mohamed Barakat - La
nostra colpa è stata quella di
giocare. Le autorità temevano di
cancellare il campionato perché
pensano solo ai soldi, non si
curano della vita delle
persone". Scioccante il racconto
dell'allenatore, il portoghese
Manuel Josè: "Mi hanno preso a
calci e pugni e poi sono finito
in una stanza. So che alcuni dei
nostri tifosi sono entrati negli
spogliatoi e che i miei
giocatori stanno bene, io non
sono riuscito a raggiungerli".
GUERRA PIANIFICATA - Del
resto che fosse una partita a
rischio lo ricorda anche il sito
del quotidiano "Egypt
indipendent" online: "Le due
squadre di calcio egiziane El
Masry e Al Ahly hanno una lunga
storia di ostilità alle spalle,
sfociata spesso in scontri
violenti fra opposte tifoserie.
Ed è successo anche in tempi
recenti". Commentando quanto
accaduto allo stadio, il medico
della squadra dell'Al Ahly, Ehab
Ali, ha parlato di "una guerra
pianificata" e ha chiesto
l'apertura di un'inchiesta. The
Egyptian Gazette online, invece,
citando fonti di polizia anonime
nell'obitorio dell'ospedale di
Port Said, ha aggiunto che
"molte delle vittime sono uomini
delle forze dell'ordine".
LO CHOC DI BLATTER - In
tarda serata arriva poi il
messaggio di condanna e
cordoglio del presidente della
Fifa Joseph Blatter: "Sono
scioccato e rattristato
nell'apprendere la notizia della
tragedia del calcio egiziano.
Questo è un giorno nero per il
nostro sport, si è creata una
situazione inimmaginabile e che
non deve più accadere. Il mio
pensiero va alle famiglie di
coloro che stasera hanno perso
la vita".
1 febbraio 2012
Fonte: Gazzetta.it
© Fotografia: Ilpost.it
La federazione
calcistica ha sospeso tutte le
partite a tempo indeterminato
Egitto, scontri allo
stadio a Port Said: 73 morti
Le violenze scoppiate
dopo una partita. Arrestate 47
persone. Il premier: "pronto a
rendere conto". Oltre 70 morti
allo stadio. Blatter: "Una
vergogna".
MILANO - Il premier
egiziano, Kamal al-Ganzouri, si
è detto pronto a rendere conto
della strage avvenuta mercoledì
nello stadio di Port Said
"perché so che sono responsabile
politicamente". "Sono disposto
ad adempiere qualsiasi direttiva
mi sia impartita", ha affermato
Ganzouri in Parlamento,
alludendo a un'eventuale
rinuncia all'incarico. La
dichiarazione arriva dopo che
mercoledì almeno 73 persone sono
morte e un migliaio rimaste
ferite a Port Said, al nord del
Paese, in seguito a una partita
di calcio. I tifosi della
squadra al-Masri, al termine
della partita, hanno cominciato
a tirare pietre e bottiglie sui
giocatori e gli avversari, in
protesta per aver perso il
match. Poi le violenze e gli
scontri. I giocatori sono stati
evacuati con elicotteri. Intanto
al Cairo, lo stadio è andato
fuoco dopo che l'arbitro ha
sospeso la partita tra il
Zamalek e l'Ismaili.
GLI SCONTRI- Secondo una
prima ricostruzione, a Port
Said, dopo il fischio finale
della partita, i tifosi
dell'al-Masri, la squadra
locale, hanno invaso il campo
attaccando i giocatori della
squadra rivale, l'al-Ahly, e
inseguendoli fin dentro gli
spogliatoi. E gli scontri tra
tifosi e poliziotti sono
proseguiti anche all'esterno.
ARRESTI - In serata il
ministro dell'Interno egiziano,
Mohamed Ibrahim, ha annunciato
che 47 persone sono state
arrestate per la sanguinosa
invasione del campo di calcio di
Port Said. "Molte vittime - ha
detto- sono morte nella calca. E
la ricerca di persone coinvolte
sta continuando".
STOP ALLE PARTITE - La
federazione calcistica egiziana
ha sospeso a tempo indeterminato
tutte le partite della Premier
League, la Serie A egiziana,
dopo i violenti scontri di Port
Said, dove ci sono almeno 73
morti e un migliaio di feriti.
Lo dice la tv di stato. Il
premier egiziano Kamal el
Ganzuri ha rimosso dall'incarico
il presidente e il Consiglio
della Federazione calcio e ha
deciso di sottoporli a inchiesta
per i violenti incidenti
avvenuti ieri sera a Port Said.
Lo ha detto lo stesso Ganzuri
intervenendo in Parlamento.
1 febbraio 2012
Fonte: Corriere.it
Scontri dopo una partita
di calcio almeno 73 morti e
centinaia di feriti
Le violenze al termine
della partita tra la squadra
locale e l'Al Ahli del Cairo.
Invasione di campo e poi una
vera e propria battaglia. Scene
simili nella capitale, senza
vittime. "Rinviati a data da
destinarsi" tutti i match del
campionato maggiore. Arrestate
47 persone. I Fratelli Musulmani
accusano i sostenitori di
Mubarak.
IL CAIRO - Almeno 74
persone persone hanno perso la
vita e centinaia sono rimaste
ferite nelle violenze scoppiate
dopo una partita di calcio a
Port Said, nel Nord-Est
dell'Egitto. Gli scontri
sarebbero esplosi per motivi
calcistici, dopo un'invasione di
campo, al termine della gara di
campionato tra la squadra del
posto, l'Al Masri, e l'Al Ahli,
formazione del Cairo. Secondo la
ricostruzione fornita dalla tv
Al Arabiya, alla fine del match
vinto per 3-1 dall'Al Masri, i
tifosi locali sono entrati in
campo per inseguire i giocatori
dell'Al Ahli spingendosi fino al
tunnel che porta agli
spogliatoi. A quel punto si è
scatenata una vera e propria
battaglia, sia con i tifosi
avversari che con le forze
dell'ordine. Ci sono stati fitti
lanci di bottiglie e pietre. I
tafferugli sono proseguiti anche
fuori dall'impianto. "Lo
spogliatoio si è trasformato in
un obitorio", ha raccontato un
testimone. Un altro dei presenti
ha riferito che prima del
fischio d'inizio il clima era
buono, ma poi durante l'incontro
ci sono stati scambi di insulti
tra le due tifoserie e ogni gol
era seguito da un'invasione di
campo. In città è stato
schierato anche l'esercito che
ha inviato i suoi elicotteri per
portare via dallo stadio
giocatori e tifosi della squadra
ospite. Il ministro dell'Interno
Mohamed Ibrahim ha reso noto che
molte delle vittime sono morte
nella calca e che dopo gli
incidenti sono state arrestate
47 persone. La scena si è
ripetuta al Cairo, dove
l'arbitro ha sospeso l'incontro
una volta avuta notizia delle
violenze di Port Said. Una
decisione cui i tifosi hanno
reagito appiccando il fuoco ad
alcuni settori dello stadio. In
questo caso per fortuna non ci
sono state vittime. Dopo questi
gravissimi episodi la
Federcalcio egiziana ha deciso
di "rinviare a data da
destinarsi" tutte le partite del
campionato maggiore e il
Parlamento è stato convocato per
domani in seduta straordinaria.
I Fratelli Musulmani, la
maggiore forza politica
nell'Egitto del dopo-Mubarak,
non credono che gli incidenti
siano scoppiati soltanto per la
follia di gruppi di ultrà e
accusano i sostenitori del
presidente deposto un anno fa
dalla protesta di piazza. "Gli
eventi di Port Said sono stati
pianificati e sono un messaggio
dei sostenitori dell'ex regime",
ha affermato il deputato Essam
al-Erian in un comunicato
pubblicato sul sito internet del
Partito della libertà e della
giustizia (Plj), la formazione
politica della Fratellanza.
1 febbraio 2012
Fonte: Repubblica.it
Egitto, strage allo
stadio di Port Said 73 morti e
quasi mille feriti
La tragedia si è
consumata in seguito agli
scontri fra le due tifoserie
rivali durante il match. Il
Paese è sotto choc. I Fratelli
musulmani: "Sono gli ex
partigiani di Hosni Mubarak ad
aver pianificato gli scontri".
Una vera e propria
battaglia su un campo di calcio
ha lasciato sul terreno 73 morti
e quasi mille feriti, secondo un
bilancio che potrebbe ancora
salire. "E’ il peggiore disastro
nella storia del calcio
egiziano", ha dichiarato il vice
ministro della sanità Hesham
Sheiha parlando alla televisione
di Stato. Gli scontri di questa
sera nello stadio di Porto Said,
nel nord dell’Egitto, tra le
tifoserie la squadra ospite di
el Ahly e quella locale di al
Masry ripropongono
drammaticamente la questione
della sicurezza nell’Egitto del
dopo rivoluzione, dove la
polizia gioca un ruolo di basso
profilo e le partite di calcio
sono diventate un avvenimento ad
alto rischio anche per la
violenza delle tifoserie. Ed in
questo clima si sono subito
inseriti i Fratelli musulmani
che hanno accusato i sostenitori
dell’ex presidente Hosni Mubarak
"di aver pianificato gli
scontri". Teatro delle violenze
lo stadio di Porto Said, città
portuale, dove si giocava questa
sera la partita di premier
League fra el Ahly, la squadra
della capitale, una delle due
principali del paese, e il team
locale al Masry. Con un
risultato a sorpresa ha prevalso
per 3-1 la squadra di casa, ma
questo non ha impedito una
furibonda invasione di campo dei
sostenitori del Masry che hanno
dato la caccia ai giocatori
avversari, dai quali li divide
una accesa ostilità di lunga
data. Per il medico dell’Ahly,
Ehab Ali, non è stato altro che
"una guerra pianificata". Le
immagini della televisione di
stato egiziana mostrano
centinaia di supporter invadere
il campo non appena fischiata la
fine del match, mentre la
polizia in assetto antisommossa
appare incapace di gestire la
situazione e si tiene
sostanzialmente a bordo campo.
Da un primo bilancio di sette
morti si è saliti in meno di
un’ora a oltre settanta e mille
feriti. Drammatiche alcune delle
testimonianze dei giocatori
dell’Ahly raccolte dalla tv del
club. "Le forze di sicurezza ci
hanno abbandonato, non ci hanno
protetto. Un supporter mi è
appena morto davanti agli occhi
negli spogliatori", ha urlato al
telefono il veterano Mohamed
Abou-Treika implorando che
venissero mandati aiuti. Dopo
poco l’esercito ha inviato due
elicotteri per evacuare dallo
stadio, dove erano rimasti
intrappolati, giocatori e tifosi
della squadra ospite. Mentre
ancora si contano le vittime la
Federazione calcio egiziana ha
sospeso i match sine die mentre
il Parlamento è convocato domani
in seduta urgente. La tifoseria
dell’Ahly, nota con nome di
Ultras era nei mesi scorsi in
piazza Tahrir quando si sono
verificati gli scontri fra
sostenitori e oppositori della
rivoluzione. "E’ un messaggio
dei partigiani dell’ex regime",
hanno commentato sul loro sito i
Fratelli musulmani subito dopo
la strage.
1 febbraio 2012
Fonte:
Ilfattoquotidiano.it
LA TRAGEDIA
Egitto, strage allo
stadio
Scontri fra tifosi,
almeno 74 morti. Arrestate 47
persone.
Una strage per il mondo
del calcio, ma anche un punto di
non ritorno per il futuro
politico dell'Egitto. Almeno 74
persone sono morte durante
violenti scontri tra tifosi al
termine di una partita di calcio
nello Stato nord-africano. La
tragedia è avvenuta a Porto
Said, nel Nord del Paese. I
Fratelli Musulmani hanno
accusato i sostenitori del
presidente destituito Hosni
Mubarak di essere i responsabili
delle violenze che hanno causato
la strage. Nella località
portuale nel nord dell'Egitto, è
stato dispiegato l'esercito. Le
violenze hanno coinvolto
sostenitori delle squadre
dell'Al-Masri e dell'Al-Ahly,
due fra i club più popolari del
Paese, causando anche un
migliaio di feriti. Il ministro
dell'Interno egiziano, Mohamed
Ibrahim, ha reso noto che 47
persone sono state arrestate in
relazione alla sanguinosa
invasione. Molte persone, ha
detto, sono morte nella calca.
Gli scontri sono avvenuti dopo
l'invasione di campo al termine
del match (vinto 3-1 dal meno
blasonato Al-Masri), dove i
tifosi locali hanno dato vita a
una vera e propria caccia ai
giocatori avversari per poi
innescare una battaglia con gli
ultras dell'Al-Ahly e con le
forze dell'ordine.
COLTELLI E INCENDI -
Molti di loro erano armati di
coltelli e la mancanza di
controlli avrebbe favorito il
loro ingresso allo stadio.
Diverse parti dello stadio sono
state date alle fiamme. Le
vittime sarebbero decedute, per
la maggior parte, per
soffocamento o ferite alla
testa.
ELICOTTERI IN CAMPO -
L'esercito egiziano ha inviato
elicotteri a Port Said per
portare via dallo stadio i
giocatori e i tifosi della
squadra ospite, ancora bloccati
all'interno della struttura. I
supporters e i giocatori
dell’Ahly avrebbero cercato
rifugio negli spogliatoi per
scampare alla furia degli ultras
locali, ma un testimone ha
raccontato che "lo spogliatoio
si è trasformato in un
obitorio".
IL PRESIDENTE DELLA FIFA
BLATTER: "GIORNATA NERA PER IL
CALCIO" - Il presidente della
Fifa (Federazione internazionale
calcio), Sepp Blatter, ha
dichiarato in serata che si è
trattato per il calcio di "una
giornata nera". "Sono molto
scioccato e triste di sentire,
stasera, che un gran numero di
tifosi di calcio sono morti o
sono stati feriti. Una
catastrofe così è inimmaginabile
e non dovrebbe mai accadere". Un
giocatore: "È una guerra, la
gente è morta davanti ai nostri
occhi". Le due squadre, ha
scritto l'Egypt Independent,
hanno una "lunga storia di
ostilità alle spalle, sfociata
spesso in scontri violenti fra
opposte tifoserie". Anche in
tempi recenti i supporter dei
due club si sono affrontati
violentemente. Commentando
quanto accaduto allo stadio, il
medico della squadra Ahly, Ehab
Ali, ha parlato di "una guerra
pianificata" e ha chiesto
l'apertura di un'inchiesta. Ali
ha descritto "scene di completo
caos all'interno del campo
invaso dai tifosi". Mohamed Abo
Treika, centrocampista
dell'Al-Ahly, ha spiegato al
canale tivù della sua squadra:
"Questo non è il calcio, è una
guerra e la gente è morta
davanti ai nostri occhi. Non ho
visto nessuna ambulanza e
neanche forze di polizia". Fonti
di polizia hanno riferito che
"molte delle vittime sono uomini
delle forze dell'ordine, oltre
ai tifosi".
SOSPESO IL CAMPIONATO -
Si tratta di una delle peggiori
tragedie legate al mondo del
calcio. La federazione
calcistica egiziana ha sospeso a
tempo indeterminato tutte le
partite del campionato e il
neo-eletto parlamento egiziano
ha fissato una seduta di
emergenza per giovedì 2
febbraio. "Tutto ciò è
profondamente triste", ha detto
Hesham Sheiha, vice ministro
della Salute, spiegando che si
tratta del "più grande disastro
nella storia del calcio in
Egitto". Legame con la
rivoluzione ? C'è un'aspra
rivalità fra i due club, ma i
tifosi sono stati coinvolti
direttamente nella recente
protesta in Egitto e non si
esclude che questo sia un
episodio di valenza politica ad
essa legato. Secondo Al Jazeera,
dalla rivoluzione in poi è
aumentato il numero degli
scontri durante le partite di
calcio, a causa di una notevole
diminuzione del numero di forze
dell’ordine. Inoltre per diversi
media locali i tifosi delle
squadre di calcio erano presenti
a Piazza Tahrir nei mesi scorsi.
FRATELLI MUSULMANI
ACCUSANO PRO-MUBARAK - I
Fratelli Musulmani hanno
accusato i sostenitori del
presidente destituito Hosni
Mubarak di essere i responsabili
delle violenze che hanno causato
la strage. "Gli eventi di Port
Said sono stati pianificati e
sono un messaggio dei
sostenitori dell'ex regime", ha
affermato il deputato Essam
al-Erian in un comunicato
pubblicato sul sito internet del
Partito della libertà e della
giustizia (Plj), la formazione
politica della Fratellanza.
Essam el Eryan, esponente di
primo piano dei Fratelli
Musulmani, ha accusato
l'esercito per quanto accaduto e
ha puntato il dito contro la
polizia che avrebbe consentito
l'accesso di "persone con armi e
petardi, mettendo a rischio
tutti gli spettatori".
1 febbraio 2012
Fonte: Lettera43.it
Calcio, in Egitto oltre
70 morti
Sono almeno 73 i morti e
centinaia i feriti causati dagli
scontri avvenuti al termine di
una partita di calcio in Egitto.
I gravissimi disordini si sono
verificati a Port Said tra le
tifoserie dell'al-Masry, la
formazione di casa, e l'al-Ahli,
la squadra del Cairo, una delle
più forti del campionato
egiziano. Lo hanno confermato i
medici di quattro diversi
ospedali della zona. Tra le due
tifoserie c'è "una lunga storia
di ostilità". Già nel corso
della partita, secondo alcuni
testimoni, si erano verificate
alcune invasioni di campo, poi
al termine della partita gli
ultras della squadra locale -
nonostante la vittoria dei loro
colori per 3 a 1 - hanno
scavalcato le barriere
protettive e si sono riversati
nel terreno di gioco. In una
vera caccia all'uomo hanno
inseguito i giocatori
dell'al-Ahli fin nello
spogliatoio lanciando sassi e
bottiglie. I fanatici al seguito
dell'Al-Ahli hanno risposto alle
provocazioni: il prato dello
stadio si è trasformato in un
campo di battaglia, con risse e
pestaggi. Le vittime
riporterebbero ferite da arma da
taglio, segni di soffocamento e
forti traumi alla testa. I
tragici fatti di Port Said hanno
costretto la Federazione a
sospendere a tempo indeterminato
tutte le partite del massimo
campionato. Il Parlamento
nazionale si riunirà oggi in
seduta straordinaria. Sempre
ieri nel corso di un altro match
al Cairo, i tifosi hanno dato
alle fiamme interi settori dello
stadio. Secondo l'emittente
al-Jazeera da "quando è
scoppiata la rivoluzione nel
Paese, in molte partite di
calcio si sono registrati
episodi di violenza per la
mancanza delle forze
dell'ordine". I Fratelli
Musulmani hanno accusato per le
violenze i nostalgici del
presidente destituito Hosni
Mubarak e l'esercito. (R. Es.)
2 febbraio 2012
Fonte: Ilsole24ore.com
© Fotografia:
AFP
STRAGE IN EGITTO
Follia a Port Said:
guerriglia allo stadio 75 morti,
200 feriti
di Roberto Pelucchi
Gli ultrà di casa hanno
scatenato una caccia all' uomo
Arrestate dalla polizia 47
persone Scontri tra tifosi dopo
la partita tra Al Masry e Al
Ahly Giocatori ospiti liberati
nella notte dagli elicotteri.
MILANO - Una
carneficina. Un' altra assurda
strage per una partita di
calcio, provocata dalla stupida
rivalità tra gruppi di tifosi.
Il teatro del dramma, questa
volta, è l' Egitto. La
guerriglia si è scatenata ieri
sera a Port Said, città del
nordest del Paese, vicino al
tratto terminale del canale di
Suez, al termine della sfida di
Premier League tra Al Masry e Al
Ahly, la Juventus d' Africa,
partita terminata 3-1 per i
padroni di casa. I morti
accertati, in nottata, erano 75
(di cui 7 non identificati), i
feriti "sicuri" 200, alcuni dei
quali in gravi condizioni (fonte
ministero della Salute), ma il
bilancio potrebbe essere
peggiore. Al Jazeera ha parlato
addirittura di mille feriti.
Arrestati 47 teppisti. Assalto
Attraverso le immagini e il
racconto degli inviati della tv
Al Arabya è stato possibile
ricostruire la cronaca della
strage. Appena terminata la
partita, i tifosi dell’Al Masry
hanno invaso il terreno di gioco
- prima a decine, poi a
centinaia - e si sono messi a
rincorrere i giocatori dell' Al
Ahly. I filmati mostrano questi
ultimi, in maglia rossa, che
terrorizzati corrono verso
l’imbocco degli spogliatoi,
passando tra due ali di
poliziotti inspiegabilmente
immobili. I giocatori, a fatica,
sono riusciti a mettersi al
sicuro nei corridoi e negli
stanzoni sotto l’impianto,
mentre in superficie, in campo e
soprattutto a ridosso di una
curva, ci sono stati scontri
furiosi tra le opposte tifoserie
e le forze dell’ordine in
assetto antisommossa. L'
allenatore dell’Al Ahly, il
portoghese Manuel Josè, ha
dichiarato sotto choc all'
emittente lusitana Sic: "Sto
bene, mi hanno preso a calci e
pugni e poi sono finito in una
stanza. Alcuni nostri tifosi
sono entrati negli spogliatoi, i
miei giocatori stanno bene, ma
non sono riuscito a
raggiungerli. La colpa è dei
soldati e dei poliziotti, erano
a decine, poi sono spariti ed è
scoppiato il caos". Lo stadio
poteva ospitare 18 mila persone
e gli agenti in servizio erano
tremila. "Siamo stati
brutalmente aggrediti", ha detto
Ahmedi Fathi, laterale dell’Al
Ahly. E il suo compagno Mohamed
Barakat ha rincarato la dose:
"Non c’era nessuno a
proteggerci. La nostra colpa è
stata quella di giocare. Le
autorità temevano di cancellare
il campionato perché pensano
soltanto ai soldi, non si curano
della vita delle persone". E
Sayed Hamdi: "Era un’atmosfera
di terrorismo". Pietre e
bottiglie La guerriglia è stata
lunghissima. Un funzionario
della sicurezza ha detto che i
tifosi hanno lanciato pietre e
bottiglie, usato bastoni. Il
vice ministro della Salute,
Hesham Sheiha, ha rivelato che
molti feriti sono stati
ricoverati per trauma cranico e
tagli profondi: "E' il peggior
disastro nella storia del calcio
egiziano". Il bilancio dei
morti, aggiornato di minuto in
minuto, si è fatto sempre più
grave. Prima 7, poi 25, 35, 51,
fino a 75. Medhat El-Esnawy,
direttore dell’ospedale El-Amiry
di Port Said, ha raccontato che
"alcuni tifosi sono morti
schiacciati, altri soffocati".
Secondo Al Jazeera tra i feriti
lievi ci sarebbero anche un paio
di giocatori. Un manager dell’Al
Ahly è stato salvato mentre
veniva picchiato selvaggiamente
dai tifosi. In tarda serata i
giocatori e lo staff tecnico
dell’Al Ahly erano ancora
bloccati negli spogliatoi. Per
liberarli e per poter soccorrere
i feriti sono dovuti intervenire
gli elicotteri. Già nel corso
della partita, a metà del
secondo tempo, i tifosi dell’Al
Masry avevano costretto
l’arbitro a sospendere
l’incontro con un fitto lancio
di petardi. Erano soltanto il
preludio di quanto è accaduto
poi al termine della partita.
Basta calcio - La strage è
diventata affare di Stato, le tv
hanno mostrato al Paese gli
scontri e le dimensioni del
dramma. La Federcalcio egiziana
ha sospeso il campionato a tempo
indeterminato, è stata
costituita una commissione d'
inchiesta e il Parlamento è
stato convocato per oggi in
seduta urgente. Secondo Essam el
Eryan, esponente del partito dei
Fratelli musulmani "Giustizia e
Libertà" e presidente della
commissione Esteri
dell’Assemblea del popolo, la
responsabilità degli incidenti è
da attribuire all' esercito e
alla polizia, che hanno
consentito l’accesso allo stadio
di "persone con armi e petardi,
mettendo a rischio tutti gli
spettatori".
2 febbraio 2012
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Egitto, scontri allo
stadio: oltre 70 morti
di Marco Bresolin
I Fratelli musulmani
accusano: violenze scatenate dai
sostenitori di Mubarak.
Una folla impazzita che
corre. Volano calci, pugni,
pietre, razzi, bottiglie e
persino alcune coltellate. Il
bilancio finale ha i contorni di
una strage: almeno 74 morti,
oltre mille i feriti (180 sono
gravi). A poco più di un anno
dalla rivolta di piazza Tahrir,
l’Egitto si ritrova a contare i
cadaveri. Ma questa volta il
desiderio di libertà e la sete
di giustizia non c’entrano
nulla. Dietro c’è
l’incomprensibile follia ultras
che si scatena per un gol
segnato, un rigore fischiato
oppure senza nessuno di questi
motivi. Rabbia che esplode
chissà perché, spinta forse da
una frustrazione interna. Il
branco, come molla o come scudo,
fa il resto. È successo in
Egitto, ma potrebbe succedere
(ed è già successo, seppur con
proporzioni diverse) anche da
noi ogni domenica. A meno che
l’inquietante denuncia dei
Fratelli Musulmani non nasconda
una verità: "Gli scontri sono
stati aizzati dai sostenitori di
Mubarak". Stadio di Port Said,
si gioca la quindicesima
giornata di campionato. I
padroni di casa dell’Al Masry,
squadra di medio-alta
classifica, sfidano i campioni
dell’Al Ahly. Con trentadue
titoli nazionali alle spalle, la
formazione del Cairo è tra le
più forti del calcio arabo. E
infatti, anche sul campo, tutto
sembra scorrere verso la
normalità. Gli ospiti, ancora
imbattuti, passano in vantaggio
dopo dieci minuti e dominano. Ma
a meno di venti minuti dalla
fine arriva il pareggio. Sugli
spalti scoppia l’euforia. Ne
passano dieci e l’Al Marsy passa
in vantaggio. Alcuni tifosi
scavalcano la recinzione e
scendono in campo per
festeggiare. La polizia guarda,
ma la situazione sembra essere
ancora sotto controllo. In pieno
recupero l’incredibile gol del
3-1. Poi la follia. Gli ultras
della squadra di casa iniziano
una vera e propria caccia
all’uomo. Inseguono i giocatori
avversari e vanno verso i
tifosi. Centinaia di persone
sono in campo, le immagini
raccontano alcuni minuti di
sangue e follia. Gli scontri
proseguono anche all’esterno
dello stadio e il loro eco
arriva fino al Cairo, dove nello
stadio in cui si sta giocando
Zamalek-Ismaili viene appiccato
un incendio. A Port Said
l’esercito manda gli elicotteri
per mettere in salvo giocatori
(almeno due sono rimasti feriti)
e tifosi ospiti, intrappolati
negli spogliatoi e sugli spalti.
La Lega Calcio egiziana sospende
il campionato, il parlamento
egiziano convoca per oggi una
seduta straordinaria. Un intero
Paese che, mentre ancora ci si
lecca le ferite della
rivoluzione, si chiede come sia
possibile assistere a una
tragedia di simili dimensioni
per una partita di calcio. E
subito tornano alla mente le
immagini dell’Heysel (39 morti,
di cui 32 italiani, nel 1985) e
delle altre principali tragedie
che hanno visto uno stadio come
campo di battaglia: 56 vittime a
Bradford nel 1982, 95 a
Sheffield nel 1989, 89 in
Guatemala nel ’96, fino a tristi
primati di Lima (320 morti nel
1964) e Mosca (340 nel 1982).
Secondo i media egiziani, gli
scontri erano stati pianificati
dai tifosi delle due squadre,
che hanno una lunga storia di
ostilità alle spalle e che
recentemente si sono
fronteggiati. La violenza nel
campionato dei "faraoni" non è
certo una novità. Del resto
anche il mondo ultras egiziano
aveva partecipato in maniera
attiva agli scontri di piazza
Tahrir, con i tifosi dell’Al
Ahly in prima linea. E ora,
secondo i Fratelli Musulmani, i
nostalgici del regime potrebbero
aver soffiato sul fuoco.
2 febbraio 2012
Fonte: La Stampa.it
Egitto: massacro allo
stadio di Porto Said. 74 morti e
decine di feriti
di Anna Mazzone
Al fischio finale
dell'arbitro nello stadio di
Porto Said si è scatenato
l'inferno. Le due tifoserie
opposte hanno dato inizio a una
vera e propria guerra, che ha
lasciato sul campo più di
settanta morti. Dito puntato
contro l'inefficienza delle
forze di sicurezza. Ma i
militari accusano: "è stata una
guerra pianificata".
74 morti e decine di
feriti. È il drammatico bilancio
del massacro che si è consumato
ieri allo stadio di Porto Said,
in Egitto. Questa volta non
c'entra il regime. Le violenze
sono esplose al termine di una
partita di calcio, quando alcuni
tifosi hanno invaso il campo.
Polemiche sull'intervento delle
forze di sicurezza. La trama è
quella che siamo tristemente
abituati a vedere anche in
Occidente. Un campo di calcio,
una partita "calda" e tifosi
facinorosi. Le violenze
esplodono al fischio finale
dell'arbitro. La partita, che si
gioca nello stadio di Porto
Said, è tra la squadra di casa,
al Masry, e i rivali del Cairo,
al Ahly. Vince la prima (a
sorpresa) per 3-1. Ed è caos.
Decine di tifosi invadono il
campo per festeggiare, altri li
attaccano. Si scatena l'inferno.
Le forze di sicurezza reagiscono
in maniera inefficace. Secondo
testimoni oculari sentiti dal
quotidiano al Masry al Youm, gli
agenti presenti allo stadio sono
rimasti fermi durante gli
scontri, come se non ci fossero.
In molti puntano il dito contro
di loro, ma nel bilancio dei
morti si contano anche dei
poliziotti. Subito dopo la
partita, le strade di Porto Said
sono state letteralmente
occupate dai militari, per
garantire la sicurezza della
città e impedire che gli scontri
si trasferissero dallo stadio
all'esterno. Ma in molti, tra
politici e commentatori,
sottolineano la strana relazione
tra le violenze allo stadio e
quello che sta succedendo nel
neo Parlamento egiziano, dove i
deputati stanno da giorni
cercando di mettere fine allo
stato di emergenza dichiarato
dai vertici militari del Paese.
Stato di emergenza che,
recentemente, il maresciallo
Hussein Tantawi, ha detto che
resterà in piedi per tutti i
reati legati alla "criminalità".
Tantawi ha poi aggiunto che i
militari useranno il pugno di
ferro contro i facinorosi e si è
detto convinto che quello di
ieri allo stadio non è stato
solo uno scontro tra tifoserie
concorrenti, ma una vera e
propria "guerra pianificata".
Intanto, sono già stati disposti
tre giorni di lutto nazionale
per le vittime dello stadio. Il
più elevato numero di morti
dalla fine dell'epoca di Hosni
Mubarak.
2 febbraio 2012
Fonte: Panorama.it
Egitto, strage dopo la
partita scontri fra tifosi:
almeno 73 morti
di Fabio Scuto
GERUSALEMME - Era una
partita a rischio, ad alto
rischio, quella fra l’Al Masry
di Port Said che ospitava l’Al
Ahly del Cairo, squadra star
della capitale egiziana. Lo
sapevano le autorità, lo
sapevano i tifosi. Rinviare il
match nonostante le gravi
tensioni e le violente
avvisaglie sarebbe stato uno
smacco per la Giunta militare.
La partita si è giocata finendo
in tragedia, oltre settanta
morti e mille feriti, lo stadio
in fiamme, guerriglia per le
strade, una città impazzita dove
si è scatenata la caccia al
tifoso nemico, ospedali in tilt
per il numero di feriti. L'
edizione di ieri mattina di Al
Ahram, il diffuso quotidiano d'
Egitto avvertiva: sarà
battaglia, in campo per il
risultato e fuori fra i tifosi.
Perché le due tifoserie hanno
una lunga storia di ostilità
alle spalle, sfociata spesso in
scontri violenti. La tragedia è
iniziata quando i tifosi dell’Al
Masry, squadra vittoriosa sul
terreno per 3 a 1, hanno invaso
il campo dopo il fischio finale
della partita. Un funzionario
della sicurezza ha raccontato
che i tifosi hanno inseguito i
giocatori e i loro sostenitori
sia sul campo che attorno allo
stadio, lanciando sassi e
bottiglie. Nell' impianto
stracolmo sugli spalti è stato
il panico, come nella tragedia
dell’Heysel nel 1985 in Belgio
nella finale di Coppa dei
Campioni fra Juventus e
Liverpool, molte delle vittime
sono morte soffocate o per
ferite riportate alla testa.
Altre - come invece riportano i
medici degli ospedali della
città - sono state uccise a
coltellate. I giocatori dell’Al
Ahly si sono barricati negli
spogliatoi con un centinaio di
loro tifosi. Lì si sarebbe
scatenata una battaglia con i
tifosi dell’Al Masry all'
assalto e le forze dell’ordine a
difendere i calciatori in maglia
rossa. Ci sono stati fitti lanci
di bottiglie e pietre.
Drammatiche le telefonate in
diretta dei giocatori sul canale
tv della squadra cairota. "Siamo
stati minacciati da subito,
tutti lo sapevano che sarebbe
finita male ma le autorità hanno
avuto paura di rinviare la
partita", ha urlato via telefono
in diretta tv Mohammed Abu
Treira, capitano dell’Al Ahly.
"Questo non è calcio, c' è una
guerra e la gente sta morendo
davanti a noi", ha raccontato
"non ci sono ambulanze, non c' è
sicurezza. È una situazione
orribile e questa giornata non
potrà mai essere dimenticata". È
stata battaglia anche fuori
dello stadio dove le forze
anti-sommossa, nonostante
l’ampio uso di lacrimogeni, non
sono riuscite a disperdere i
tifosi dell’Al Masry che si sono
dati alla guerriglia urbana. L'
esercito per evacuare il team
cairota e il suo seguito hanno
dovuto mandare gli elicotteri
per trasferirli dall' impianto
sportivo in fiamme all'
aeroporto. Al Cairo, dov' era in
corso la partita fra lo Zamalek,
squadra blasonata della
capitale, e l’Al Ismailiya,
l’arbitro, venuto a sapere di
quanto accaduto a Port Said, ha
interrotto la partita per lutto,
scatenando le ire dei tifosi che
hanno cominciato ad appiccare le
fiamme in alcuni settori dello
stadio. Ieri notte la
Federazione calcistica egiziana
ha deciso di sospendere a tempo
indeterminato tutte le partite
della Premier League mentre, il
neoeletto Parlamento - dominato
dalla maggioranza islamica - ha
convocato per oggi una riunione
di emergenza.
2 febbraio 2012
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
AFP
"Siamo in guerra, assurdo
giocare"
di Filippo Maria Ricci
La rivalità tra le due
tifoserie ha radici lontane e la
politica l’ha aggravata Treika,
il leader dell’Al Ahly: "La
polizia non ci protegge,
campionato da sospendere".
"E' colpa nostra. Sì, è
colpa nostra perché abbiamo
giocato e questa partita non si
doveva giocare. Le autorità
dovrebbero sospendere il
campionato, ma non lo fanno
perché pensano solo ai soldi. A
loro delle vite della gente non
interessa nulla". Urla, Mohamed
Abou Treika. È spaventato a
morte mentre parla al telefono
con la tv dell’Al Ahly, il suo
club, la Juventus d' Africa, la
squadra più titolata d' Egitto e
del continente africano. È una
guerra "Se ci sono dei morti ?
Certo che ci sono dei morti.
Questo non è calcio, è una
guerra e questa giornata non
sarà mai più dimenticata.
Possiamo vedere i corpi della
gente ammazzata da qui. E non ci
sono forze di sicurezza a
proteggerci. Le forze
dell’ordine ci hanno
abbandonato, non ci hanno
protetto. Ho appena visto un
tifoso morire davanti a me, alla
porta degli spogliatoi". Abou
Treika è un’istituzione del
calcio africano, se il suo club
è paragonato alla Juve, lui è il
Del Piero egiziano. Ed è
scappato dal campo in tutta
fretta, cercando di raggiungere
gli spogliatoi inseguito da
centinaia di tifosi dell’Al
Masry. Dalle immagini diffuse
dallo stadio di Port Said
effettivamente non sembra che i
poliziotti presenti si siano
mossi con grande solerzia per
proteggere i giocatori del
Cairo. E gli scontri erano nell'
aria.
Crisi di Suez - Perché
la rivalità tra le squadre di
Port Said, Al Masry e Ismaily,
con quelle del Cairo, Al Ahly e
Zamalek, è storicamente
conosciuta e ha radici che vanno
indietro fino al 1956, anno
della Crisi di Suez: quando i
campi delle squadre di Port Said
furono distrutti i club del
Cairo non cedettero le loro
strutture. Da quando è
cominciata l’opposizione al
regime di Mubarak gli Ultras
hanno messo da parte le rivalità
calcistiche e si sono uniti
guidando le proteste più
violente dei ribelli, la polizia
si è defilata dai campi da
calcio, che sono diventati terra
di conquista per i tifosi
violenti. E quando l’unione
politica è scemata, è rimasta
solo la violenza. Ecco perché
Abou Treika dice che il
campionato andrebbe cancellato.
A fuoco - E a dargli
ragione ieri c' è stato un altro
episodio grave: al Cairo, dove
l’assurdo calendario aveva
fissato l’altra sfida incrociata
tra le due città:
Zamalek-Ismaily, la partita è
stata sospesa alla fine del
primo tempo quando i giocatori
si sono rifiutati di rientrare
in campo temendo per la propria
incolumità dopo che una tribuna
aveva preso fuoco causa incendio
doloso. A Port Said si è
giocato, e poi è partita la
mattanza. Premeditata, secondo
diversi osservatori e testimoni
oculari. L' Al Masry aveva vinto
3-1, ma ai suoi tifosi
evidentemente non bastava.
Perché in ballo c' era molto di
più di un campionato o di una
partita. Ieri i tifosi dell’Al
Ahly sembra abbiano mostrato uno
striscione che diceva: "Non ci
sono uomini in questa città",
benzina sul fuoco di una
rivalità storico-calcistica che
ieri ha ammazzato il calcio
egiziano.
2 febbraio 2012
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Continua la
protesta, almeno 4 morti
Scontri al Cairo,
Suez e Alessandria
Nuova ondata di
manifestazioni
anti-governative dopo la
morte di 74 persone allo
stadio di Port Said. Per il
ministero della Sanità i
feriti accertati degli
ultimi due giorni di
guerriglia sono oltre 1.600.
Nella capitale continuano ad
affluire centinaia di
dimostranti, la polizia
risponde coi lacrimogeni.
IL CAIRO - Non si
ferma l'ondata di protesta
anti-governativa in Egitto,
dopo la morte di 74 persone
negli scontri allo stadio di
Port Said alla fine della
partita tra Al Masri e Al
Ahli. Ieri centinaia di
persone sono scese in piazza
al Cairo, poi nella notte
duri scontri tra
manifestanti e polizia sono
avvenuti a Suez dove sono
morte due persone, forse per
colpi d'arma da fuoco.
Secondo il racconto di un
testimone durante la notte:
"I manifestanti stanno
cercando di sfondare ed
entrare nella stazione di
polizia, mentre gli agenti
sparano". Al Cairo, le
vittime degli scontri sono
state due, probabilmente
asfissiate dai gas
lacrimogeni lanciati dalla
polizia intervenuta in
assetto antisommossa. A
renderlo noto sono fonti
ospedaliere della capitale
egiziana. Tuttavia fonti del
ministero della Sanità
confermano, per oggi, un
solo morto per asfissia da
lacrimogeni oltre all'uomo
ucciso con un colpo d'arma
da fuoco stamattina, lo
scultore Ali Hassan Ali
Makhlouf, di 32 anni, padre
di due bambini. Potrebbe
esserci una terza vittima
che, sempre secondo il
ministero della sanità
risalirebbe a ieri sera: è
un soldato che sarebbe
rimasto schiacciato tra un
blindato e un'automobile
durante gli scontri
cominciati ieri sera nei
pressi del ministero
dell'Interno. Anche a Suez
le vittime potrebbero essere
di più, tre invece di due.
La situazione è comunque
molto confusa ed è difficile
controllare le notizie sia
per la facilità con cui si
diffondono voci non sempre
attendibili sia per la
reticenza delle fonti
ufficiali, dalle quali le
informazioni vengono rese
note spesso molto dopo
rispetto ai siti web
egiziani. Il ministero della
Sanità ha anche reso noto
che i feriti accertati degli
ultimi due giorni di
protesta sono in totale
1.689, molti hanno ricevuto
le cure mediche sul posto, a
centinaia sono stati
ricoverati negli ospedali da
campo allestiti
nell'adiacente piazza
Tahrir, o direttamente
trasferiti in centri
sanitari della capitale.
Sulla piazza sono state
inviate 45 ambulanze e
quattro unità mobili di
prima assistenza. I soldati
feriti sono 16. Secondo
quanto si legge in un
comunicato diffuso dal
ministero dell'Interno
egiziano, sono ferite da
arma da fuoco. La nota non
precisa però chi sia stato a
sparare contro di loro. Al
Cairo continuano ad affluire
centinaia di dimostranti. La
nuova manifestazione è stata
indetta contro il Supremo
Consiglio delle Forze
Armate, la giunta militare
che ha preso il potere dopo
la caduta del regime di
Hosni Mubarak, poco meno di
un anno fa. Si sono già
verificate alcune sassaiole,
gli agenti in assetto
anti-sommossa hanno risposto
coi lacrimogeni. Davanti al
ministero degli Interni, i
manifestanti hanno occupato
la sede dell'agenzia per la
riscossione delle tasse
sugli immobili che si trova
lì accanto. È quanto si
legge sul sito del
ministero, in cui si spiega
che i manifestanti hanno
invaso gli uffici
dell'agenzia, hanno preso i
mobili e li hanno portati
sul tetto dell'edificio, da
dove li hanno lanciati in
strada, insieme a pietre e
bombe molotov. Un incendio
si è sviluppato per cause
poco chiare in un palazzo
governativo al centro del
Cairo, anche di fronte alla
sede del ministero
dell'Interno. Forte tensione
anche ad Alessandria, dove
secondo valutazioni di
testimoni locali circa
diecimila persone hanno
circondato la sede centrale
del dipartimento della
Sicurezza e lanciano slogan
contro il Consiglio Supremo
delle Forze Armate. La folla
si è raccolta intorno al
palazzo durante le ultime
ore ed ha bloccato tutte le
strade che consentono di
raggiungerlo. Sul posto non
sono presenti - secondo
testimoni - né agenti di
polizia né reparti di
militari, ma si teme che il
loro eventuale arrivo possa
provocare scontri. Dopo la
caduta del regime di Hosni
Mubarak, che ha avuto come
conseguenza un allentamento
della vigilanza, diverse
zone dell'Egitto sono
diventate particolarmente
pericolose. Sono state
liberate le due turiste
americane rapite dai beduini
con la loro guida egiziana,
vicino al monastero di Santa
Caterina, nella zona del
Monte Sinai. La liberazione
è avvenuta dopo trattative
tra le forze di sicurezza e
la tribù dei Karakesha, alla
quale apparterrebbero i
rapitori. Gli uomini, armati
e a volto coperto, avevano
bloccato un bus su cui
viaggiava il gruppo di
turisti, sequestrando i tre
ostaggi, sulla strada che da
Santa Caterina porta
attraverso il deserto a
Sharm-el-Sheikh. Le due
donne sono ora in viaggio -
secondo le fonti di
sicurezza - verso
l'ambasciata statunitense al
Cairo, che aveva inviato sul
posto suoi rappresentanti.
3 febbraio 2012
Fonte: Repubblica.it
Scontri a piazza
Tahrir, almeno 12 vittime
La protesta degli
studenti: Via i militari
IL CAIRO - È di
almeno 12 morti il bilancio
degli scontri in Egitto tra
polizia e manifestanti scesi
in piazza per protestare
dopo la strage dello stadio
di Port Said. I dati delle
vittime sono stati
confermati dal ministero
della Sanità egiziano, che
precisa che cinque morti si
sono registrati al Cairo e
sette a Suez. I manifestanti
ritengono le forze di
polizia responsabili della
morte dei tifosi e molti
chiedono al Consiglio
supremo delle Forze Armate
di dimettersi e di
consegnare i poteri a
un’autorità civile. Gli
studenti dell’Università del
Cairo e della più piccola
Università tedesca del Cairo
hanno dichiarato che
diserteranno le lezioni e
manifesteranno in piazza il
prossimo 11 febbraio nel
giorno del primo
anniversario delle
dimissioni di Hosni Mubarak.
Durante la manifestazione si
chiederà al Consiglio
supremo delle Forze Armate
di trasferire i poteri a
un’autorità civile e di
consegnare alla giustizia i
responsabili delle violenze
di mercoledì sera a Port
Said.
5 febbraio 2012
Fonte: La Repubblica
Egitto,
campionato sospeso "sine
die"
La decisione
della federazione
egiziana, che non ha
avuto ancora il via
libera dai servizi di
sicurezza, dopo la
strage di Port Said in
cui a febbraio avevano
perso la vita 73
persone, con centinaia
di feriti.
ROMA - La
federazione calcio
egiziana ha deciso un
rinvio sine die della
ripresa del campionato
perché non ha ancora
avuto il via libera dei
servizi di sicurezza.
Secondo quanto
comunicato dalla massima
autorità calcistica, il
ministero dell'Interno
finora non ha fornito le
garanzie richieste.
L'inizio del campionato
era previsto per il 17
settembre. Tutte le
attività calcistiche nel
Paese sono state
bloccate dopo la
tragedia del primo
febbraio allo stadio di
Port Said. LA STRAGE DI
PORT SAID - In occasione
delle violenze scoppiate
al termine della gara di
campionato tra la
squadra del posto, l'Al
Masri, e l'Al Ahli,
formazione del Cairo,
almeno 73 persone hanno
perso la vita, oltre a
centinaia di feriti. Gli
scontri erano esplosi
per motivi calcistici,
dopo un'invasione di
campo, successiva al
fischio finale. Gli
ultras di el Alhi hanno
sempre accusato le forze
di sicurezza di non
avere impedito quella
che si è rivelata la
peggiore tragedia del
calcio egiziano e ora
sostengono che il
campionato non possa
riprendere fino a quando
i responsabili non
saranno condannati. A
settembre i supporter
della squadra, avevano
anche preso d'assalto la
sede della federazione
calcio per protestare
contro la ripresa del
campionato.
15 ottobre 2012
Fonte:
Repubblica.it
© Fotografia:
Sport.sky.it
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