In Inghilterra un'altra
tragedia sui campi di calcio: le
vittime schiacciate da migliaia
di tifosi entrati senza
biglietto.
Inferno allo stadio, 93
morti
di Mario Ciriello
A Sheffield, all'inizio
della partita
Liverpool-Nottingham - Il
cancello aperto dalla polizia ai
"portoghesi", che premono la
folla - I parapetti d'acciaio si
piegano come latta - "I vivi
correvano sui cadaveri" - Uccisi
molti bambini, 200 feriti.
DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE LONDRA -
Novantatré morti, quasi tutti
ragazzi e adolescenti, almeno
duecento feriti. D'improvviso,
la felice partita di calcio, a
Sheffield, sotto un sole
mediterraneo, subisce una
trasformazione mostruosa,
diventa una tragedia, la più
crudele, la più efferata mai
avutasi su un campo sportivo
inglese. Non per un incendio,
non per il crollo di una tribuna
e nemmeno per un'ondata di
selvaggia brutalità. Un massacro
per sovraffollamento, ecco la
prima diagnosi delle autorità;
le vittime sono rimaste
schiacciate nel disperato
vortice umano creato
dall'irruzione nella loro
gradinata di centinaia di
tifosi, privi di biglietto: "I
vivi schiacciavano i morti" ha
raccontato un testimone. Hanno
forzato un cancello o qualcuno
l'ha aperto ? Ieri sera tardi,
il capo della polizia del South
Yorkshire, Peter Wright, ha
sciolto l'interrogativo: sono
stati gli agenti a sbloccare
un'entrata -per alleggerire la
pressione della folla sulle
porte girevoli d'accesso: Torna
subito alla mente il ricordo
dell'Heysel, in Belgio, con i
suoi 39 morti, quasi tutti
italiani. Ci si sovviene di quel
dramma perché anche a Sheffield,
come all'Heysel, i fan del
Liverpool erano sul proscenio,
ma con una differenza: questa
volta hanno ricevuto, non
inflitto, dolore e morte.
L'Inghilterra tutta, che da
oltre un anno è scossa da una
serie di disastri, in mare, in
cielo, sulle ferrovie, sulla
metropolitana, è stordita dalla
sciagura di ieri: ma a Liverpool
si piange. Morti e feriti erano
nel "Settore" riservato ai suoi
tifosi, quelli del Nottingham
Forest erano all'altra estremità
del campo, all'inizio non si
sono neppure accorti di quanto
stava accadendo. Abbiamo detto
che le prime notizie escludono
episodi di hooliganismo.
Semplicemente, qualcuno degli
800 poliziotti presenti
nell'impianto ha spalancato un
ingresso, sia pure abbastanza
piccolo: 5 metri di larghezza.
Wright ha aggiunto di "non
essere al corrente di alcuna
relazione fra questo fatto e
quanto avvenuto sulle
gradinate", ma un addetto al
controllo delle entrate sostiene
invece che gli agenti fecero
aprire più di una cancellata:
"Se no morirà qualcuno nella
calca" avrebbero spiegato
all'operatore. Così sono entrati
tutti, tifosi con e senza
biglietto. Un fatto è chiaro ed
è confermato da tutti.
L'organizzazione è stata
difettosa. Dirigenti e
poliziotti non hanno fatto nulla
per indicare ai giovani che i
posti erano esauriti. La verità
verrà presto alla luce, le
inchieste britanniche sono
rapide ed esaurienti. Ma il
ricordo di ieri non si
dissolverà in pochi giorni. Il
ricordo di quella deliziosa
giornata di sole che diviene una
sagra dell'orrore, con
poliziotti vaganti come zombie
sul campo di gioco, ancora
incapaci di valutare la
tragedia, con quelle cifre che
salgono inarrestabili.
Novantatré è l'ultima stima dei
morti. Aumenteranno ? Molti sono
i feriti gravi tra i duecento e
più in vari ospedali.
"Sheffield, dunque, stadio di
Hillsborough. Sono di scena, per
la semifinale della Coppa
d'Inghilterra, il Liverpool e il
Nottingham Forest. Non c'è
tensione nell'aria, la polizia
segnala soddisfatta: "Nessun
incidente". Com'è ormai
consuetudine negli stadi
britannici, i tifosi delle due
squadre sono in due diversi
"settori". Kick-off, calcio
d'inizio, ma quasi subito, dopo
pochi minuti, gli sguardi
abbandonano i giocatori (la
partita sarà comunque sospesa) e
si dirigono, sempre più ansiosi,
verso le scalinate che ospitano
le schiere dei tifosi del
Liverpool. Che avviene ? Il
torrente dei nuovi arrivati
tenta di aprirsi un varco tra la
folla, preme, spinge, urta. Non
c'è violenza, ma il panico rende
esplosiva la mistura. Intere
file di spettatori cominciano a
cadere e sui loro corpi se ne
abbattono altri. Il terrore ha
raggiunto frattanto i più vicini
alle altissime "reti di
sicurezza", che separano le
gradinate dal campo vero e
proprio. I ragazzi di Liverpool
cominciano a urlare e a chiamare
i poliziotti: "Lasciateci
uscire. Si ammazzano, alle
nostre spalle". Gli agenti non
valutano la gravità di quanto
sta accadendo; pensano subito a
disordini, a scontri fra gang di
teppisti; si preoccupano di
circoscrivere le presunte
battaglie. Ma sugli spalti si
muore per altri motivi. Si muore
perché centinaia di corpi,
migliaia, ne stanno schiacciando
altri, soffocandoli,
schiantandoli. E le barriere di
ferro si piegano come latta. Un
sopravvissuto narra: "Mi sono
trovato dinanzi a tre cadaveri,
uno sopra l'altro". Le
testimonianze: "Era un groviglio
umano, era impossibile muoversi.
Chi perdeva l'equilibrio era
perduto: non si rialzava più".
"Stavo per soffocare. Poi ho
alzato lo sguardo verso una
tribuna, proprio sopra il mio
capo. Qualcuno mi grida:
"Afferra la mia mano" e mi tira
su, salvandomi. Molti altri sono
scampati nello stesso modo".
"Avevo accanto a me un
ragazzino, pallido e fragile.
Chissà chi era. Ho fatto il
possibile per proteggerlo. Ma
l'ho visto scomparire sotto una
marea umana". Si potrebbe
continuare, ma sono poche le
variazioni sul tema, che è
sempre: terrore, caos, dolore.
Con molti casi di abnegazione,
di straordinario coraggio. Erano
così tanti i morti e i feriti
che non si sapeva come
raccoglierli. E, all'inizio
almeno, sono stati adagiati e
trasportati sui tabelloni della
pubblicità, divelti e coperti
alla bell'e meglio. Poche ore
più tardi, Margaret Thatcher
diceva: "Sono sconvolta
dall'orrore". Sono gli stessi
sentimenti di tutti gli inglesi.
16 aprile 1989
Fonte: La Stampa
Il primo ministro ha
seguito la tragedia di Sheffield
davanti al televisore
Thatcher sconvolta dal
massacro
"Ha chiesto di essere
costantemente aggiornata". I
laboristi sollecitano
un'inchiesta - Il dolore della
regina.
Abbiamo gli stadi più
insicuri del mondo"
di Carlo Ricono
NOSTRO SERVIZIO LONDRA -
Orrore e costernazione nel mondo
politico inglese per la tragedia
di Sheffield ma ancora nessun
provvedimento concreto, in
attesa di conoscere meglio le
cause del massacro. Il primo
ministro britannico Margaret
Thatcher, finora "lady di ferro"
anche nella guerra alla violenza
negli stadi, ha seguito alla
televisione, come milioni di
inglesi, le agghiaccianti
immagini dell’Hillsborough, lo
stadio di Sheffield teatro della
più grave sciagura nella storia
dello sport inglese. "La signora
Thatcher è rimasta sconvolta -
ha detto un portavoce - e ha
condiviso l'incredulità generale
di fronte ad un simile orrore.
Ha chiesto di essere
costantemente informata e
sollecitato un rapporto
urgente". Sul posto la Thatcher
ha inviato il ministro dello
sport Colin Moynihan, che nei
giorni scorsi aveva manifestato
la sua perplessità sulla
decisione dell'Uefa di
riammettere le squadre inglesi
alle coppe. "Sconvolta e
addolorata" anche la regina
Elisabetta che "ha espresso la
più profonda simpatia alle
famiglie dei morti e dei
feriti". Ma nel coro di dolore,
spiccano le prime polemiche.
"Gli stadi inglesi sono i più
insicuri del mondo", sostengono
da tempo gli esperti britannici.
E il grande sforzo di questi
anni è stato volto più alla
repressione degli hooligans che
all'ammodernamento degli
impianti. Si sono studiate varie
soluzioni per combattere i
violenti, sono sorte staccionate
intorno al recinto di gioco,
sono state poste
telecamere per
filmare e schedare i teppisti.
Ma si è fatto pochissimo - è
l'opinione espressa oggi da
molti quotidiani inglesi - per
adeguare gli impianti, dotarli
di misure di sicurezza e
incrementare la sorveglianza. I
giornali inglesi rievocano tutti
la strage dell'Heysel, che
attende ancora giustizia dopo
quattro anni, ma tutti
sottolineano che questa volta è
stata l'inefficienza dei
sorveglianti, più che la
violenza di gruppi di tifosi, la
causa della carneficina. Le
responsabilità delle forze di
polizia emergono dalle
dichiarazioni di molti
testimoni, a cominciare dal
capitano del Liverpool, Kenny
Dalglish, già presente
all'Heysel: "Fuori c'era tanta
gente che voleva entrare. Il
problema era quello di
trasferirli nel modo più
intelligente dentro lo stadio.
|
Ognuno ha potuto vedere il
risultato che ne è uscito". "È
la seconda volta in pochi anni -
ha aggiunto poi fra le lacrime
il popolare ex campione inglese
- che devo assistere a queste
scene allucinanti. Pensavo che
la tragedia dell'Heysel avesse
insegnato qualcosa". Vari
presenti hanno dichiarato che i
servizi di emergenza erano
totalmente inadeguati. Per
esempio, ha detto un
sostenitore, "fui costretto a
servirmi di una bombola
d'ossigeno che era vuota per
cercare di far rivivere un
ferito". Attraverso la voce di
Neil Kinnock il partito
laborista ha chiesto l'apertura
di un'inchiesta. Il leader
dell'opposizione ha dichiarato:
"Dobbiamo scoprire le cause
della tragedia e ricavarne gli
insegnamenti al più presto". Il
deputato laborista della zona,
Flannery, ha affermato che i
responsabili dovranno essere
identificati e processati al più
presto. La notizia del massacro
di Sheffield è rimbalzata anche
a Grenada, dove si svolgeva la
sessione del Consiglio dei
ministri della Cee. Il ministro
degli Esteri britannico, sir
Geoffrey Howe, ha espresso il
suo "profondo senso di choc per
questo spaventoso disastro". Il
presidente del Parlamento
europeo, lord Plumb, che si
trovava assieme a Howe ha in
sostanza ricalcato le sue
dichiarazioni aggiungendo: "È
una tragedia che sia potuto
accadere una cosa simile in un
momento in cui il calcio è così
importante". Il presidente
francese Francois Mitterrand ha
inviato alla signora Thatcher un
messaggio: "Signora primo
ministro - scrive il Capo dello
Stato francese - le esprimo la
mia commozione per il dramma di
Sheffield e la prego ai
presentare alle famiglie delle
vittime le mie personali
condoglianze". Anche la
televisione sovietica, nel corso
del telegiornale "Vremija", e
l'agenzia Tass hanno riferito
subito la notizia, riportando
ampi commenti e le varie
versioni fornite dagli organi
d'informazione occidentali sulle
possibili cause.
16 aprile 1989
Fonte: La Stampa
Prime testimonianze:
"Sulle tribune eravamo già
ammassati come sardine"
"Pazzi, hanno aperto i
cancelli"
"Sono entrati altri 2000
tifosi: un rullo compressore"
-"Spaventoso il servizio
d'ordine: nessuno controllava i
biglietti" - Accuse alla
polizia.
"Finalmente una bombola
d'ossigeno, ma era vuota"
LONDRA - È un coro di
accuse. Le prime testimonianze
raccolte sulla tragedia parlano
di migliaia di persone lasciate
fuori dallo stadio anche se
munite di biglietto e di
cancelli esterni aperti
all'improvviso lasciando che
un'onda umana si abbattesse
sulla gradinata già stracolma di
gente. Soltanto la versione
ufficiale dei fatti data dalla
Federazione Calcio lascia ancora
in piedi la possibilità che i
cancelli siano stati sfondati
dalla folla. Quelli che hanno
visto parlano invece di una
"irresponsabile decisione" presa
da qualcuno. La polizia ? Gli
addetti agli impianti sportivi ?
Non si sa ancora. "C'erano circa
duemila persone fuori dallo
stadio - ha detto Gary Stanley,
tifoso ventenne del Liverpool -
Molti non avevano il biglietto.
Da quello che sono riuscito a
vedere, le cancellate che
normalmente si aprono all'uscita
sono state spalancate, non so se
dalla polizia o dal personale
dello stadio". "Negli ultimi
minuti prima del calcio di
inizio - ha continuato -
l'atmosfera fuori dallo stadio
era di pazzia pura. La gente era
andata completamente fuori
giri". "Non si può concepire una
scena più caotica", ha detto un
dottore, Glyn Phillips, che era
alla partita col figlio e il
fratello. La sua testimonianza
riguarda l'interno della tragica
gradinata: "Non c’è dubbio che
c'era una folla eccessiva per
questo stadio - ha dichiarato -
eravamo tutti schiacciati come
sardine". "Il servizio d'ordine
era spaventoso - accusa ancora
Gary Stanley - Il mio biglietto
è ancora intatto. Nessuno me lo
ha chiesto quando sono entrato.
La folla sembrava impazzita:
quando qualcuno ha aperto
le
porte. La gente che premeva
all'ingresso non si poteva più
fermare. Sarebbe stato
necessario controllare i
biglietti prima, sulle strade di
accesso allo stadio. Ma nessuno
ci ha pensato, finché è stato
troppo tardi". Paradossalmente,
quello di Hillsborough è
ritenuto uno degli stadi più
sicuri d'Inghilterra. Nel 1979
era stato speso l'equivalente di
400 milioni. "Era una bolgia -
racconta un altro testimone – I
tifosi erano già ammassati come
sardine quando le porte si sono
aperte e la situazione è
sfuggita a ogni possibilità di
controllo. Vecchi, ragazzi sono
stati travolti". La pressione
dei corpi era tale da aver
ragione di una barriera
d'acciaio costruita per
sopportare duecento chili per
ogni trenta centimetri di
lunghezza. "L'acciaio si è
piegato come una banana - ha
detto Bill Eastwood, l'ingegnere
responsabile delle strutture di
sicurezza - Chi era nel mezzo si
è trovato come sotto un rullo
compressore". Il punto più
incandescente era, secondo
Eastwood, il settore della
gradinata proprio dietro alla
porta del Liverpool. "La polizia
- ha aggiunto - ha consentito ai
tifosi di riempire
all'inverosimile il settore
centrale della gradinata mentre
altre parti più angolate erano
quasi vuote". La partita stava
per cominciare quando i tifosi
che erano ancora fuori sono
entrati "di corsa", riversandosi
soprattutto, attraverso i tunnel
di accesso, nella parte centrale
della gradinata. "Nessuno poteva
muoversi - ha concluso - Nessuno
poteva scappare. Alla fine hanno
aperto le cancellate lasciando
che la calca si sfogasse sul
campo di gioco. Era tardi". John
Alley, un giornalista, ha
puntato il dito anche sul fatto
che la partita sia cominciata
regolarmente in quella
situazione. "È incredibile - ha
detto - la partita continuava
mentre la gente lottava per
salvare la pelle". I più abili e
fortunati erano riusciti a
saltare i recinti trovando
scampo sul terreno di gioco.
"C'era gente che camminava sul
campo coperto di sangue", nel
momento in cui un ufficiale di
polizia è corso verso l'arbitro
per fargli interrompere la
partita. I testimoni parlano di
"dieci minuti" trascorsi prima
dell'entrata della prima
autoambulanza direttamente sul
terreno di gioco. In quel breve
periodo di tempo molti
spettatori si sono dati da fare
per aiutare le persone rimaste
schiacciate. "State calmi -
gridava uno speaker dagli
altoparlanti dello stadio - per
favore state calmi. Siamo in una
situazione molto difficile". Il
dottor Phillips era fra quelli
che si sono dati da fare sul
campo di gioco, facendo la
respirazione bocca a bocca o
addirittura il massaggio
cardiaco agli spettatori che la
polizia mano a mano recuperava
dalla fossa lungo la recinzione.
"Un ragazzo non dava segni di
vita era clinicamente morto. Con
l'aiuto di un suo amico gli
abbiamo praticato il massaggio
cardiaco. Dopo dieci minuti il
suo cuore ha ripreso a battere".
II medico ha però aggiunto di
aver chiesto invano un apparato
per la defibrillazione. "Mi
hanno portato una bombola di
ossigeno ma era completamente
vuota. Mi sono messo a
piangere". Le staccionate blu
dello stadio hanno macchie di
sangue.
16 aprile 1989
Fonte: La Stampa
"Colpa degli
organizzatori"
BRUXELLES - "La tragedia
allo stadio di Sheffield sembra
dovuta non a episodi di vero e
proprio teppismo, ma piuttosto a
deficienze organizzative e forse
a carenze nella struttura stessa
dello stadio". È stato questo il
commento a caldo alla radio e
alla televisione belga, dopo
l'annuncio dei gravissimi
incidenti avvenuti nello stadio.
Si sottolinea che una soluzione
durevole potrà essere trovata
solo se in tutti gli stadi il
numero delle persone ammesse
sarà rigorosamente uguale a
quello dei posti a sedere
disponibili. "Sarà anche da
rivedere - è stato aggiunto - la
recente decisione dell'Uefa che
riammette a giocare le squadre
inglesi dalla stagione 1990-91".
Secondo i commentatori, nessun
parallelo è possibile con gli
incidenti dell'Heysel, quando,
nel maggio del 1985, 39 tifosi,
di cui 32 italiani, morirono per
le cariche dei teppisti
britannici. La sentenza per i
teppisti identificati è attesa
al tribunale di Bruxelles per il
28 aprile.
16 aprile 1989
Fonte: La Stampa
La Juventus: "Terribile
come allora"
di Franco Badolato
TORINO - Giampiero
Boniperti, presidente della
Juventus, è rimasto visibilmente
scosso quando la televisione ha
diramato ieri le prime immagini
dei tragici fatti avvenuti nello
stadio inglese di Sheffield.
Troppo vivo è in lui, come in
tutta la squadra, il ricordo
della notte dell'Heysel, di una
Coppa dei Campioni vinta con il
cuore affranto. "È una cosa
terribile - ha detto Boniperti -
non ci sono purtroppo parole di
fronte a queste tragedie". Non è
riuscito ad aggiungere altro. Il
presidente juventino è sempre
stato uno dei primi fautori del
ritorno in Europa delle squadre
inglesi, annunciato proprio
questa settimana dall'esecutivo
Uefa di Lisbona. E proprio
l'altro giorno, nel commentare
la novità, aveva ribadito: "Ora
tocca al Liverpool, speriamo in
un'amnistia". La gloriosa
formazione della città di
Liverpool infatti non rientra in
Europa nel '90, come gli altri
club inglesi, a causa di una
condanna suppletiva. Antonio
Cabrini sottolinea: "Questa è la
più brutta pubblicità che il
calcio potrebbe mai ricevere.
Sembra una jella, a pochi giorni
dalla decisione di riaprire le
porte europee ai club inglesi.
Non è possibile neppure
spiegarsela, forse hanno venduto
biglietti in eccesso rispetto
alla capienza di quello stadio".
L'allenatore della Juventus,
Zoff, ricorda: "In Italia
l'ordine pubblico e la sicurezza
negli stadi sono migliorati
anche in seguito alla tragedia
dell'Heysel e tra le misure
prese c'è la drastica riduzione
della capienza negli stadi. A
Torino è stata decurtata di un
terzo. Ora, in vista dei
mondiali, probabilmente saranno
aumentati i controlli sulla
capienza. Ma ci sarà comunque un
calo di spettatori dovuto agli
effetti di questa disgrazia in
Inghilterra". Il portiere
Tacconi cerca di scindere i due
avvenimenti: "Non ci sono punti
in comune tra Bruxelles e
Sheffield. All'Heysel ci fu la
provocazione da parte degli
hooligans, questa è invece una
disgrazia provocata
probabilmente dal
sovraffollamento e
dall'inadeguatezza dello stadio
britannico". E il viceallenatore
Scirea si pone dinanzi al
quesito più amaro: "Sembra
incredibile che si possa morire
per il calcio. Non resta che
trovare i colpevoli, allora come
oggi".
16 aprile 1989
Fonte: La Stampa
Calpestati da una
valanga umana
di Paolo Filo Della
Torre e Daniele Mastrogiacomo
SHEFFIELD - È una
strage, un nuovo massacro sugli
spalti insanguinati del calcio
inglese. Novantacinque, forse
cento, morti accertati. Tutti
ragazzi, giovanissimi. Molti
sono bambini. Centinaia di
feriti. Migliaia di persone
travolte, calpestate, spinte,
stritolate sotto il peso di una
folla presa dal panico. A pochi
giorni dalla sentenza Uefa che
riammette le squadre inglesi nel
continente europeo, la Gran
Bretagna vive una giornata di
morte e di paura. Le notizie si
accavallano in modo confuso. Ma
mentre l’urlo delle sirene delle
ambulanze spezza il tranquillo
sabato di Sheffield, le crude
immagini della Bbc mostrano la
dimensione del dramma. Il
ricordo del massacro di Heysel,
in Belgio, torna a vivere come
un incubo. Quattro anni fa, la
scintilla fu provocata
dall’assalto dei tifosi del
Liverpool. Ci furono 39 morti
italiani. Ieri la miccia è stata
accesa dai supporter della
stessa squadra impegnata nella
partita di semifinale della
coppa d’Inghilterra con il
Nottingham Forest. Secondo una
prima versione ufficiale,
centinaia di persone, rimaste
senza biglietto, avevano
abbattuto la porta d’ingresso di
una curva. Ma poco dopo ecco la
dichiarazione del capo di
polizia: sono stati gli agenti
ad aprire i cancelli di
Hillsborough ai tifosi; erano
convinti che in questo modo
avrebbero allentato la tensione
fuori dello stadio, avrebbero
evitato incidenti. L’invasione
invece ha travolto gli
spettatori già stipati sulle
scalinate. L’urto è stato
violentissimo. Molti, per
trovare riparo, sono fuggiti
verso il campo, calpestando i
tifosi che si trovavano in prima
fila. La rete di recinzione,
ancorata a terra, ha creato una
barriera. Indistruttibile. Era
stata impiantata dopo la
tragedia di Heysel. Destino
beffardo. Un deterrente per
scoraggiare i più scalmanati e
per evitare le invasioni di
campo, trasformato in trappola
mortale per i tifosi del
Liverpool. La polizia, presente
in forze, ha tentato di
controllare la situazione.
Inutilmente. L’incontro è stato
sospeso sei minuti dopo il
fischio d’inizio. I giocatori
delle due squadre hanno
assistito alla scena e sono
fuggiti negli spogliatoi. Dagli
altoparlanti, i responsabili
della sicurezza hanno iniziato a
lanciare messaggi rassicuranti,
invitando la gente alla calma.
Sono state spalancate altre
porte, per allentare la
pressione della folla. Ma la
tragedia era già avvenuta. Ai
bordi degli spalti, tra le
gradinate fatte a pezzi,
cartelloni pubblicitari
distrutti, vetrate infrante, si
sono contati i primi morti.
Corpi devastati dalla furia e
dal panico. Schiacciati dal peso
dei tifosi mentre lottavano per
cercare di salvarsi. A tarda
sera si soccorrevano i feriti,
si lottava contro il tempo, tra
mezzi di fortuna, per salvare i
moribondi. Scene di panico e di
disperazione. Medici che
praticavano la respirazione
artificiale, corpi sollevati e
adagiati sul campo d’erba.
Appelli, grida, urla, in un
clima frenetico e convulso.
L’elenco delle vittime è stato
aggiornato di ora in ora. E la
cifra, impressionante, si è
fermata a 95. Ma potrebbe
crescere ancora. La rabbia e
l’angoscia hanno scatenato
subito le polemiche sulle
responsabilità. Perché le
versioni sul massacro sono
contrastanti. Gli spalti sono
gremiti di folla già un’ora
prima dell’incontro. Si calcola
che almeno 54 mila persone sono
accorse allo stadio di
Hillsborough per assistere alla
semifinale della coppa
d’Inghilterra. Per ragioni di
sicurezza è stata scelta la
città di Sheffield, un campo
neutro che si trova proprio a
metà strada tra Manchester e
Nottingham. I responsabili del
Liverpool, prima dell’incontro,
si lamentano con gli
organizzatori. Sostengono che
per i supporter della squadra
sono stati riservati seimila
biglietti in meno. All’esterno
dello stadio c’è molta tensione.
Migliaia di giovani premono per
entrare. Poi, sei minuti dopo il
fischio d’inizio della partita,
succede qualcosa. S’intrecciano
le testimonianze, mentre la Bbc
continua a trasmettere le
agghiaccianti immagini. Era una
bolgia, racconta un ragazzo di
vent’anni, i tifosi erano già
ammassati come sardine quando le
porte si sono aperte e la
situazione è sfuggita a ogni
possibilità di controllo. Vecchi
e ragazzi sono stati travolti.
Corpi ammassati gli uni sugli
altri, mentre quelli in prima
fila, ai bordi del campo,
urlavano ai poliziotti di
abbattere la recinzione. Ma non
c’è stato niente da fare. Ogni
intervento era inutile... La
forza d’urto è stata così
potente da piegare la barriera
d’acciaio che divide il terreno
di gioco dagli spalti. Una
barriera in grado di sopportare
ben duecento chili ogni trenta
centimetri di lunghezza.
L’acciaio si è piegato come una
banana, ha confermato,
sconvolto, Bill Eastwood,
l’ingegnere responsabile delle
strutture di sicurezza. Chi era
in mezzo si è trovato come sotto
un rullo compressore.
L’atteggiamento dei poliziotti
addetti al servizio d’ordine e
le versioni contrastanti sulla
causa del massacro, rinfocolano
le polemiche sulla violenza
negli stadi inglesi e sul
teppismo dei tifosi del
Liverpool. Una ferita appena
rimarginata. Si poteva evitare,
adesso dicono in molti, anche
questa volta tutte le misure di
sicurezza hanno fallito. Ma solo
nelle prossime ore, superata
l’emozione e l’orrore del
momento, si saprà esattamente
come sono andate le cose. Le
testimonianze, comunque,
coincidono. Non so cosa sia
successo, racconta un altro
ragazzo, so soltanto che quando
qualcuno ha aperto le porte la
folla sembrava impazzita.
Due-trecento persone sono
entrare nello stadio e hanno
costretto gli altri, già
schiacciati come sardine, ad
avanzare verso la rete
metallica. La gente che premeva
all’ingresso non si poteva più
fermare. Una valanga umana che
premeva, premeva, spingeva.
Qualcuno, stretto in una morsa,
è svenuto. Altri sono caduti a
terra. Altri ancora sono stati
letteralmente sollevati sopra le
teste. C’era chi gridava aiuto,
chi cercava scampo sulle
gradinate superiori. La maggior
parte dei racconti, raccolti dai
cronisti e trasmessi dalla tv,
puntano il dito sugli
organizzatori dell’incontro.
Migliaia di persone erano state
lasciate fuori dallo stadio in
una bolgia incredibile. Molti
avevano il biglietto ma non sono
riusciti ad arrivare agli
ingressi. Nonostante la versione
ufficiale che continua a parlare
di cancelli sfondati, ci sono
molti testimoni oculari che
insistono sulla fatale decisione
di aprire le porte. Chi ? La
polizia, o gli addetti alla
sicurezza esterna ? Negli ultimi
minuti prima del calcio
d’inizio, ricorda un altro
ragazzo, l’atmosfera all’esterno
era di pura pazzia. La gente era
andata completamente fuori giri.
Urlava e gridava. Spingeva,
protestava. Poi è successo il
finimondo. Un’apocalisse. I vivi
calpestavano i corpi dei morti,
racconta un superstite, il viso
pallido, gli occhi stravolti, in
una lotta disperata. Io ero in
prima fila. Ero schiacciato
contro le sbarre di recinzione.
Ho creduto di morire. Mi sono
salvato per miracolo.
16 aprile 1989
Fonte: La Repubblica
Liverpool vive in un
incubo: almeno una ventina di
cadaveri non hanno ancora un
nome
"Il servizio d'ordine
non s'è visto"
Il Pronto soccorso dello
stadio non ha saputo assistere
tempestivamente i feriti - Un
medico che era alla partita:
"Gli spettatori sono stati
trattati come animali e il
risultato è stata la loro morte"
- Si dice anche che siano stati
messi in vendita biglietti
falsi.
LONDRA - Il servizio
d'ordine è sotto accusa: la
tragedia di Sheffield non è, se
non in minima parte, colpa del
teppismo sportivo. Il fatto è
che la polizia a cavallo - come
ha raccontato un testimone -
spingeva i tifosi nello stadio,
quando sulle gradinate la folla
cercava disperatamente una via
di uscita. Mentre continua a
crescere il numero delle vittime
(le fonti ufficiali parlano di
94 morti, ma secondo gli
ospedali sarebbero 108) questa
rivelazione aggiunge un altro
angoscioso tassello al quadro
della maggiore sciagura nella
storia del calcio britannico.
Non si capisce perché siano
state fatte entrare nello stadio
migliaia di persone in più dei
54 mila posti, senza neppure
controllare i biglietti. Non è
chiaro perché a un certo punto
la polizia abbia spalancato le
porte. Liverpool vive come in un
incubo: almeno una ventina di
cadaveri non hanno ancora un
nome; molte famiglie non hanno
notizie dei parenti che si erano
recati a Sheffield per la
partita. Tra
le 24 vittime di
cui sono stati resi noti i nomi
ci sono 12 adolescenti. Due
sorelle, Victoria e Sarah Hicks,
di 15 e 19 anni, sono morte
abbracciate, calpestate dalla
folla impazzita. Corre anche la
voce, non confermata, che a
Liverpool siano stati messi in
vendita anche biglietti falsi.
Fatto sta che la maggior parte
delle gradinate dello stadio era
riservata ai sostenitori del
Nottingham Forest che ci stavano
larghi, mentre nel settore più
piccolo erano compresse decine
di migliaia di persone e altre
migliaia di persone si
accalcavano all’entrata. Molti
tra i superstiti hanno mostrato
ai cronisti i loro biglietti
intatti: la confusione era tale
che nessuno si curava di
staccare la matrice e tenere
fuori gli abusivi. "L’ingresso
era libero a tutti - racconta un
custode - Un momento prima che
la partila cominciasse la
polizia ha spalancato un
cancello e altre migliaia di
persone si sono precipitate
dentro. Ho domandato agli
agenti: Perché fate questo ? Uno
mi ha risposto: Altrimenti
qualcuno verrà ucciso". La
conferma di questa decisione
assurda viene dallo stesso capo
della polizia del South
Yorkshire, Peter Wright, il
quale ha ribadito che l'apertura
dei cancelli era sembrata il
solo modo per scaricare la
pressione all’esterno. Sospinti
dagli agenti a cavallo, i tifosi
si sono infilati in un corridoio
che conduce sulle gradinate
dietro la porta del Liverpool, e
qui si sono scontrati con coloro
che cercavano di uscire dallo
stadio sovraffollato. "La calca
era tale - dice un testimone -
che i superstiti si battevano
per guadagnare l'uscita,
calpestando uno strato di
cadaveri". Le riprese televisive
hanno mostrato come la polizia
premesse dalle due parti:
dall'interno per opporsi
all’invasione del campo, e
dall’esterno per dare sfogo agli
esclusi che tentavano di entrare
con la forza. Paradossalmente,
lo stadio di Sheffield era
ritenuto tra i più sicuri.
Proprio per questo era stato
scelto come campo neutro per la
semifinale della Coppa
d'Inghilterra. Si era pensato
che servissero strutture
eccezionalmente solide per
tenere ingabbiati i tifosi del
Liverpool, responsabili di molte
violenze, a cominciare dal
massacro dell'85 nello stadio
Heysel di Bruxelles. Ma proprio
le strutture erette per
prevenire disordini si sono
trasformate allora in strumenti
di morte. Gli spettatori che
cercavano una via di scampo sono
rimasti intrappolati tra le
sbarre di acciaio poste intorno
al terreno di gioco e le
barriere che tenevano separati i
seguaci delle due squadre. Ad
aggravare le accuse contro gli
organizzatori vi è la
testimonianza di medici e
barellieri, secondo i quali le
strutture di pronto soccorso
nello stadio erano del tutto
inadeguate. "Praticamente il
servizio d'ordine non esisteva -
afferma John Ashton, docente di
medicina all'Università di
Liverpool, che si trovava fra il
pubblico. Ho dovuto prendere io
stesso la direzione dei soccorsi
e dividere in tre gruppi i
morti, i feriti gravi e quelli
che potevano aspettare. Gli
spettatori sono stati trattati
come animali e il risultato è
stata la loro morte".
17 aprile 1989
Fonte: Stampa Sera
La Thatcher ordina
un'inchiesta sull'agghiacciante
serie di errori che ha causato
la catastrofe
Mandati al macello dalla
polizia
di Mario Ciriello
Il bilancio delle
vittime è di 94 morti, ma molti
feriti non potranno
sopravvivere; parecchi altri
hanno subito danni irreversibili
al cervello - Atroci
testimonianze sulla fine degli
spettatori schiacciati contro la
rete.
DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE LONDRA -
L'Inghilterra non dimenticherà
presto quel sabato di sangue, a
Sheffield. Non soltanto perché
le infernali scene nello stadio
di Hillsborough e tutti quei
morti, che potrebbero anche
essere ben più di 94, hanno
sconvolto e inorridito la
nazione, come la tragedia
all'Heysel in Belgio: ma anche
perché la sciagura ha rivelato
un quadro di errori, di
negligenze. A differenza di
tanti altri disastri, questo era
evitabile. Ieri, durante la sua
visita a Hillsborough, Margaret
Thatcher ha confermato che una
"pubblica inchiesta" esaminerà
tutti gli aspetti dell’"atroce
vicenda" e che si studieranno
"nuove misure". Ci si rende
conto ora che l'hooliganismo,
oltre a turbare l'ordine
pubblico, ha sviato l'attenzione
del governo e delle società
calcistiche dai "mali profondi"
del football britannico. Mali
che traggono origine dalle
pietose condizioni degli stadi
inglesi, senza dubbio i più
pericolosi del mondo, vecchi,
trascurati, sporchi, senza posti
a sedere per tutti gli
spettatori, ma ancora fieri
delle loro terraces, quelle
gradinate scomparse altrove.
Gradinate, che le alte reti
anti-hooligan hanno trasformato
in gabbioni. Questa la scena,
dunque, della tragedia,
all'inizio dell'incontro
Liverpool-Nottìngham Forest. Il
numero dei morti è salito a 94,
ma le notizie dagli ospedali
indicano che potrebbe presto
superare i 100. Dei 70 feriti,
18 sono gravissimi e due "in
condizioni estremamente
critiche". I medici riferiscono
altresì: "Parecchi feriti hanno
subito danni irreversibili al
cervello. Non per traumi, ma
perché, schiacciati, rimasero a
lungo privi di ossigeno.
Vivranno, ma con conseguenze
penose". I morti sono in
maggioranza giovani e
giovanissimi, quasi tutti di
Liverpool. Non si ha ancora un
elenco, ma si sa che tra le
vittime vi sono un bambino di
dieci anni e una bambina di
dodici. Come e perché perirono ?
Le risposte sono incomplete, ma
una ricostruzione abbastanza
accurata è ormai possibile. Come
consuetudine, i fan delle due
squadre erano stati confinati a
settori opposti dello stadio: e
a quelli del Liverpool si era
assegnata la gradinata meno
ampia. Fu il primo dei molti
errori, perché migliaia di
tifosi giunti da Liverpool
cominciarono a protestare fuori
dell'arena. Alcuni avevano già
il biglietto, altri no, perché
lo stadio aveva chiuso gli
sportelli prima del loro arrivo.
Le proteste divennero ancora più
rabbiose quando i fan
all'esterno cominciarono a udire
le grida eccitate di chi
assisteva alla partita. Fu a
questo punto che la polizia
prese la sua tragica decisione.
Un ufficiale notò che la
temperatura stava salendo:
calcolò che, se la collera si
fosse trasformata in violenza, i
suoi uomini non avrebbero potuto
estinguerla: ricordò che vi
erano ancora posti liberi sugli
spalti del Liverpool: e ordinò
di aprire uno o più cancelli. Un
testimone afferma che la polizia
"spinse i giovani verso
l'entrata con i cavalli", ma è
l'unico a sostenerlo. L'impatto
è immediato. L'iper-affollamento
diviene mortale. Un
sopravvissuto narra:
"All'improvviso, mi trovai in
una morsa fatta di corpi umani.
Non potevo muovere che la testa.
Vidi un gruppo di ragazzi che,
compressi contro una sbarra
metallica, la piegarono urlando
dal dolore. Chi cadeva era
morto". I giovani più in basso,
quelli sospinti contro l'alta
rete metallica di sicurezza,
alle spalle del portiere,
invocano aiuto. "Ci stanno
schiacciando, lasciateci
uscire". Accorrono poliziotti e
soccorritori: scoprono, l'altro
anello in questa atroce catena
di errori. La rete, come quasi
tutte le altre, nei vari stadi,
non ha un cancello, un'apertura,
rinchiude i tifosi in un
recinto, come tanti animali.
Bisogna trovare delle poderose
pinze tagliafili e aprire una
breccia nelle maglie. Passano i
minuti. Un chirurgo racconta:
"C'era una ragazzina con la
faccia premuta contro la rete.
Mi supplicava di liberarla.
Avevo quel volto dinnanzi al mio
e non potevo fare nulla. La vidi
morire, sorretta solo dagli
altri corpi". Ieri, dunque,
Margaret Thatcher ha promesso
una "pubblica inchiesta" e
l'associazione che raggruppa
tutte le società di calcio ha
detto: "Sembra giunta l'ora di
eliminare le gradinate. Sono una
tradizione, molti tifosi
preferiscono seguire una partita
in piedi dagli spalti, è quasi
un rito. Ma quell'epoca è
finita". In un feroce articolo
di fondo, il Sunday Times
tuonava ieri: "Un disastro dopo
l'altro, ma nulla scuote coloro
che dirigono il più popolare
sport nazionale. Gli stadi di
calcio e i loro amministratori
sono una vergogna". Il giornale
esortava il governo ad agire,
"perché il football sembri
incapace di riformare sé
stesso". I suoi boss trovano
soldi per gli ingaggi, ma non
per costruire tribune sicure.
Liverpool è in lutto. Si sono
celebrate messe in tutte le sue
chiese. Nella immensa cattedrale
anglicana, il Decano di
Liverpool, il reverendo Derrick
Walters, ha detto dal pulpito:
"Questa ferita non si chiuderà
mai. Non possiamo che piangere".
17 aprile 1989
Fonte: Stampa Sera
Quasi la metà delle
vittime aveva meno di ventidue
anni
SHEFFIELD -
Quarantaquattro delle
novantaquattro vittime della
tragedia dello stadio di
Hillsborough avevano meno di
ventidue anni. La circostanza
emerge dall’elenco ufficiale
diffuso dalla polizia dopo
l’identificazione dei corpi. La
più giovane delle vittime, John
Paul Gilooley, aveva dieci anni,
la più anziana, Gerard Baron,
65. Intanto quarantaquattro dei
duecento tifosi del Liverpool
rimasti feriti sono ancora
ricoverati all’ospedale.
Diciassette di loro sono
sottoposti a terapia intensiva.
Nove adolescenti vengono
definiti dai sanitari in stato
critico. Secondo quanto ha detto
un anestesista, sei dei
ricoverati hanno subito danni al
cervello. Intanto, nella
giornata di ieri, i feriti più
leggeri hanno lasciato
l’ospedale.
18 aprile 1989
Fonte: La Repubblica
"Come animali li
trattano, come animali sono
morti"
di Mario Ciriello
(Novantaquattro vittime,
32 erano adolescenti: che cosa
ci insegna il massacro allo
stadio)
DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE LONDRA - Era
evitabile il massacro allo
stadio di Sheffield ? Domanda
difficile. Certo, si può dare
una risposta circoscritta e,
allo stesso tempo, corretta: e
dire che, se la polizia non
avesse aperto quel cancello, se
non avesse esortato i tifosi del
Liverpool ad abbandonare le
strade e ad entrare nell'arena,
l'Inghilterra non sarebbe oggi
in lutto, non piangerebbe
l'atroce fine di 94 persone.
Novantaquattro, tra le quali 32
ragazzi adolescenti, persino due
sorelle, una di 19, l'altra di
15 anni, morte sotto gli occhi
del padre. È stata, dunque, la
polizia a premere il grilletto,
a far partire il proiettile. E
tuttavia non è, né può essere,
la sola imputata. Il male è più
profondo, più antico. Parziale,
anche se accurata, è pure la
diagnosi che vede nelle
gradinate lo strumento
principale di morte. Le
terraces, gli spalti, con tutti
quei tifosi in piedi, possono
trasformarsi rapidamente in
sanguinose trappole, è già
avvenuto e non soltanto qui: ma
oltre Manica e oltre Atlantico
s'è appresa da tempo la lezione.
La tetra lista delle concause
continua. Vi sono le
responsabilità dell'alta rete di
sicurezza anti-hooligans, contro
cui morirono schiacciati,
soffocati, decine di fans. Vi
sono le gravi
pecche rivelate
dai servizi di soccorso. Nonché
gli errori commessi dai
dirigenti dello stadio,
colpevoli di aver offerto al
Liverpool un numero
insufficiente di biglietti. Ma
anche se sommiamo tutti questi
fattori, l'equazione resta
incompleta. Sì, perché questa
tragedia è come un fiume formato
da mille torrenti e bisogna
indicarli tutti se non si vuole
ripetere gli sbagli di chi
lancia giudizi senza conoscere
l'astruso animo di questi
isolani. Primo
capitolo, dunque:
l'Inghilterra è l'unica nazione
occidentale che ancora ha una
working-class con una sua
"cultura" sanguigna, muscolosa,
grintosa. Il ceto operaio,
spesso benestante, comincia a
sgretolarsi, a evolversi in ceto
medio: ma vastissime sono
tuttora le isole urbane, dove
gli inglesi non rinunciano ai
loro riti tribali, alle loro
tradizioni nate nei ghetti
industriali. E ne sono fieri,
come se la loro rozzezza fosse
una gloriosa medaglia. Sono
sempre esistiti questi giovani
violenti, irriverenti,
anarchici. Ecco perché la
disciplina militare è qui
ferrea, più che in ogni altra
nazione: ecco perché il duca di
Wellington, dopo aver passato in
rivista i suoi soldati alla
vigilia di una battaglia, disse:
"Se terrorizzano il nemico come
terrorizzano me, vinceremo". Il
celebre football inglese è nato
per questa rude "tribù". Tra i
gasometri e le fabbriche, tra
gli squallori industriali, nella
sporcizia, nella povertà. E fu
questa tribù a volere le
gradinate. Perché ? Per un
masochistico piacere di libertà;
perché così esige il rito; per
fondersi, in urlante coagulo,
con i compagni; per sfidare
piogge e bufere con il proprio
machismo. Oggi, l'Inghilterra
accusa le società calcistiche,
ricorda che nulla hanno mai
fatto per "civilizzare" i fans
con stadi più accoglienti, più
sicuri. È una requisitoria
comprensibile: basti pensare
agli agi offerti dagli sport
"borghesi", ai campi di cricket
e di tennis, alle fragole con la
panna di Wimbledon. Un abbandono
delle gradinate sembra adesso
certo, il governo pare deciso a
imporre tribune coperte, posti a
sedere. Ma non sarà facile. Si
tentò vari anni or sono, dopo
un'altra sciagura, ma i tifosi
preferivano stare in piedi,
zuppi, sotto torrenti d'acqua.
Quelli nelle tribune sradicavano
i sedili e li usavano come
proiettili. E non erano ancora i
giorni degli hooligans, delle
loro torme selvagge. A questo
punto, il "giallo" di sabato si
fa meno scuro, si scorgono i
vari raccordi. I tifosi giungono
da Liverpool, molti a piedi,
alcuni con biglietti, altri
pronti a comprarli, dai
bagarini. Non è una folla truce,
minacciosa, ma potrebbe
divenirla e, comunque, intasa le
vie. La polizia teme esplosioni
di teppismo, osserva quei
ragazzi che beffeggiano gli
agenti a cavallo, sente salire
la temperatura, decide di aprire
un cancello. Un tremendo errore,
senza dubbio, anche perché non
v'erano poliziotti all'interno,
pronti a incanalare la fiumana.
Non era tuttavia la prima volta,
quasi ogni sabato, in qualche
stadio, le autorità accettano
schiere di ritardatari. Nello
humour anglo-irlandese c'è la
Legge di Murphy. Decreta: "Tutto
ciò che può andar male, male
vada". A Sheffield, Murphy's Law
ha dominato gli eventi. La
reazione degli inglesi è unanime
e intelligente. Si è insistito
troppo sugli hooligans, fino a
vedere in ogni tifoso un
potenziale teppista. I fans
rappresentano una sottocultura,
cui bisogna insegnare usanze
diverse. Si cominci dagli stadi,
luoghi quasi sacri per la loro
tribù. "È l’ora di portare un
po’ di civiltà nei campi di
calcio", chiede il Daily
Telegraph. E l’Independent
conclude: "Raramente i tifosi si
comportano come animali, ma come
animali noi li trattiamo. E,
questa volta, come animali sono
morti, prigionieri in un recinto
metallico".
18 aprile 1989
Fonte: La Stampa
Dall'85 disertava i
campi di calcio
Tra le vittime un
giovane reduce dell'Heysel
LONDRA - Fra i morti
dell'Hillsborough c'è anche un
ragazzo che quattro anni fa era
nello stadio Heysel la sera
della tragedia e che da allora
non era più andato a vedere una
partita. Paul Hewitson, muratore
di 22 anni, è morto in ospedale
dopo che i suoi amici erano
riusciti a strapparlo dalla
calca contro i recinti, ma
troppo tardi. Uno di loro, nei
giorni precedenti, era riuscito
a convincere Paul a tornare a
vedere una partita del
Liverpool, la sua squadra del
cuore, dopo quattro anni di
astinenza calcistica. "L'ultima
volta che era andato allo stadio
era stato all’Heysel - ha
raccontato suo padre Bill - Era
rimasto così sconvolto da quello
che aveva visto da giurare che
non sarebbe mai più andato ad
una partita. Ma sabato aveva
messo da parte il suo proposito,
per la prima volta. Era molto
contento di tornare allo
stadio". (Ansa)
18 aprile 1989
Fonte: La Stampa
Un modesto indennizzo
per i minori
Le famiglie delle
vittime della tragedia di
Sheffield riceveranno, sulla
base di una legge del 1975, ben
pochi soldi, fatti salvi i loro
diritti in un successivo
processo, sulla base
dell'accertamento di eventuali
responsabilità. Per adesso, i
parenti dei maggiori di diciotto
anni avranno soltanto il denaro
per i funerali. Per i familiari
dei minori, è previsto un
ulteriore indennizzo immediato
di 3500 sterline al massimo,
poco più di otto milioni. Blaise
Smith, un avvocato che ha curato
gli interessi delle vittime
dell'incendio della tribuna di
Bradford, avvenuto nel 1985, ha
fatto presente che nel caso di
un "single" potrebbero non
esserci indennizzi di sorta:
"Può apparire ingiusto, ma è
così". Ovviamente l'accertamento
di responsabilità aprirebbe un
procedimento di richiesta-danni,
verso la Federcalcio o lo Stato
(polizia).
18 aprile 1989
Fonte: La Stampa
Il commissario Marshall,
ieri in ufficio, aprì il
cancello
Tace il bobby sotto
accusa
I colleghi lo difendono:
"Temeva che il muro crollasse" -
Sarah e Victoria, due sorelle di
19 e 15 anni, calpestate dalla
folla - La disperata attesa d'un
padre: allo stadio ha perso due
figli.
LONDRA - Roger Marshall,
46 anni, padre di due figli,
laureato in legge e commissario
di polizia dal 1962, è l'uomo
che ordinò di aprire il cancello
dello stadio di Sheffield e
permise così a migliaia di
tifosi di precipitarsi sulle
gradinate, provocando una bolgia
mortale. Ieri, il giorno dopo la
tragedia, era sul lavoro. "Non
ho nulla da dichiarare", ha
risposto ieri ai giornalisti. I
suoi colleghi hanno però parlato
per lui con il giornale locale
Sheffield Star. "La polizia -
scrive il giornale - temeva che
il muro stesse per crollare
sotto la pressione dei tifosi
esasperati. Aveva chiesto
inutilmente che l'inizio della
partita fosse rinviato, per far
entrare con ordine coloro che
avevano il biglietto. La calca
era così fitta che un cavallo
era stato sollevato". Ieri il
commissario Marshall era al
lavoro e i superiori lo hanno
difeso. Ma un collega afferma:
"È un uomo rovinato. Nessuno di
noi vorrebbe essere al suo
posto". La versione dello
Sheffield Star è stata però
smentita in parte dalla
Federazione del calcio inglese.
Un portavoce ha detto che
nessuna richiesta di ritardare
l'inizio della partita è stata
fatta dalla polizia alla
federazione, che l'avrebbe
accolta. Ieri, identificate
tutte le 94 vittime, sono emerse
anche alcune tragiche storie,
per lo più vicende di grande
passione per il calcio e di
dedizione assoluta alla squadra,
il Liverpool. Uno dei morti, che
era anche il più anziano, era
fratello di un calciatore che
aveva indossato i colori del
Liverpool negli Anni 40 e 50 e
aveva giocato nella finale della
Coppa d'Inghilterra del 1950.
Gerald Baron, 67 anni, ispettore
postale in pensione, era andato
a Sheffield insieme al figlio di
28 anni per seguire la squadra
in cui suo fratello Kevin si era
distinto. "Il calcio - ha detto
la figlia Catherine Ellis - era
la vita per mio padre. Era un
gran tifoso, come mio fratello,
che gli aveva regalato il
biglietto della partita". Ma
durante la ressa padre e figlio
sono stati separati. "Mio padre
è morto mentre mio fratello
cercava di tirarlo su - ha
aggiunto la donna - e mentre un
poliziotto chiudeva a chiave la
recinzione metallica per
impedire alla folla che gridava
aiuto di uscire sul campo di
gioco". Per Linda Howard, che
nella tragedia ha perso il
marito e il figlio di 14 anni, è
stata la tv a farle capire che
la tragedia si era abbattuta
sulla sua famiglia. "Quando ho
visto le immagini all'inizio -
ha detto la signora Howard - mi
sono sentita mancare il respiro.
Sapevo che mio marito cercava di
arrivare presto allo stadio per
assicurarsi i posti in prima
fila per dar modo a mio figlio
Thomas di vedere meglio". Il
cadavere del marito, ha
aggiunto, aveva il palmo delle
mani rivolto all'insù, come se
avesse disperatamente tentato di
spingere il figlio in alto. In
molte famiglie, come in quella
di Sarah e Victoria Hicks, le
due sorelle di 19 e 15 anni
uccise a Hillsborough, si piange
più di un morto. Come le due
sorelle Hicks, anche due
ragazzi, Cari, 18 anni, e
Nicholas Hewitt, 16 anni, di
Leicester, erano andati insieme
a Sheffield per seguire il
"loro" Liverpool, di cui non
perdevano una partita. Erano
partiti - ha ricordato il padre
- in una corriera piena in un
tripudio di sciarpe e bandiere.
"Quando sono andato a
riprenderli al ritorno, e non li
ho visti scendere, ho capito che
la mia famiglia era stata
distrutta". (Ansa)
18 aprile 1989
Fonte: La Stampa
Dopo la tragedia di
Sheffield il governo deciso a
stroncare le violenze
Londra schederà tutti i
tifosi
Il ministro degli
Interni: allo stadio ognuno
dovrà avere un posto - Aperte
due inchieste - Decine di
persone ancora negli ospedali.
La polizia: "È colpa
degli spettatori"
LONDRA - Il governo
britannico è deciso a schedare
tutti gli spettatori del calcio,
e spera di fare in modo che
ognuno abbia un posto a sedere
negli stadi. Lo ha dichiarato
ieri in Parlamento il ministro
degli Interni Douglas Hurd,
annunciando la nomina di una
commissione con pieni poteri
giudiziari per la tragedia nello
stadio di Sheffield. Capo della
commissione sarà Lord Taylor, un
alto magistrato di 58 anni, che
è stato anche presidente
dell’Ordine degli avvocati, il
suo compito, ha spiegato il
ministro, sarà di chiarire le
cause degli incidenti e di
"formulare raccomandazioni sul
modo di controllare la folla e
assicurare la sicurezza". "Dopo
la devastante esperienza di
Sheffield - ha detto - dobbiamo
guardare in alto, e trovare una
strada migliore per il calcio
inglese. Il futuro del calcio
sarà nel tesseramento per
controllare i tifosi, ci sembra
ora, nell’assicurare posti a
sedere per tutti". Il portavoce
dell'opposizione laborista Roy
Hattersley ha immediatamente
replicato che il tesseramento "è
irrazionale e non tiene conto
della volontà del Paese". II
progetto di legge sulla
schedatura avrebbe dovuto essere
discusso lunedì prossimo nella
Camera dei Lord. Il ministro
Hurd ha annunciato che vi sarà
un "breve rinvio", ma ha
ribadito che ilha annunciato che
vi sarà un "breve rinvio", ma ha
ribadito che il governo lo farà
approvare e applicare nonostante
tutte le critiche. Parecchie
associazioni di tifosi hanno
sostenuto che il controllo delle
tessere provocherebbe
all'entrata degli stadi
assembramenti ancora peggiori di
quelli di Sheffield. L'inchiesta
del giudice Taylor sarà
indipendente da quella della
polizia. Dovrà rispondere fra
l'altro a tre domande scottanti.
Perché sono state aperte le
porte dello stadio, lasciando
che tre migliaia di tifosi
irrompessero sulle gradinate
sovraffollate ? Perché il
governo lo farà approvare e
applicare nonostante tutte le
critiche. Parecchie associazioni
di tifosi hanno sostenuto che il
controllo delle tessere
provocherebbe all'entrata degli
stadi assembramenti ancora
peggiori di quelli di Sheffield.
L'inchiesta del giudice Taylor
sarà indipendente da quella
della polizia. Dovrà rispondere
fra l'altro a tre domande
scottanti. Perché sono state
aperte le porte dello stadio,
lasciando che tre migliaia di
tifosi irrompessero sulle
gradinate sovraffollate ? Perché
i sostenitori del Liverpool, più
numerosi, sono stati ingabbiati
nel settore più piccolo ? Perché
nello stadio mancavano
elementari strutture di pronto
soccorso ? Il custode addetto
alla porta, Jack Stone, ha
confermato di essersi rifiutato
di aprire. Gli agenti della
polizia lo hanno spinto da
parte, mentre implorava: "Non
fatelo, ci sarà una bolgia se
aprite". Dirigeva il servizio
d'ordine pubblico il commissario
David Duckenfield. La decisione
di aprire venne presa da un suo
collaboratore, il commissario
Roger Marshall. Secondo una voce
raccolta dal giornale locale
Sheffield Star, il commissario
temeva che un muro stesse per
crollare sui tifosi ammassati
all’ingresso e fece aprire i
cancelli per scaricare la
pressione. Ai testimoni che
accusano la polizia ha risposto
ieri un irritato portavoce del
sindacato degli agenti: "Che
altro si sarebbe potuto fare ?
Come far fronte a gente che
correva sotto il ventre dei
cavalli e forzava gli steccati ?
Se i tifosi non sanno
comportarsi bene, se non si può
giocare una partita senza
mettere in pericolo la vita
degli altri spettatori, non si
può dare la colpa a noi". I
racconti di quanti hanno visto
le forze dell'ordine perdere la testa davanti all’emergenza
diventano però sempre più
precisi. Stephen Hendry, un
ragazzo di 19 anni finito
all'ospedale, ha inviato al
Times una relazione scritta. Se
c'era calca all'entrata,
sostiene, "non era per
impazienza, ma per sfuggire ai
cavalli della polizia". E
ancora: "Sulla gradinata gli
spettatori erano schiacciati al
punto da non poter respirare, ma
la polizia rifiutava di aprire
un varco nella barriera intorno
al terreno di gioco per lasciare
loro scampo... La gente stava
morendo e la barriera ancora non
si apriva... La colpa è dei
poliziotti, che sono stati
ingenui come scolaretti".
William Eastwood, l'ingegnere
responsabile delle strutture di
sicurezza nello stadio di
Sheffield, ha dichiarato che la
barriera eretta per prevenire
invasioni di campo dovrebbe
essere abbattuta. "In casi di
emergenza - ha detto - gli
spettatori devono potersi
riversare sul terreno di gioco.
La sicurezza è più importante di
tutto". Il dibattito è aperto,
anche in vista dei mondiali di
calcio che l'anno prossimo
richiameranno in Italia decine
di migliaia di tifosi da tutto
il mondo. Come tenere a bada
queste folle eccitate senza
rinchiuderle in trappole mortali
? Tra coloro che si dicono
pessimisti è il professor Alf
Keller, un perito cui fu chiesto
nel 1985 di appurare le ragioni
dell'incendio con 53 morti nello
stadio di Bradford. "Avevamo
formulato - spiega - quattro
semplici raccomandazioni: varchi
di emergenza nelle barriere che
isolano i tifosi,
identificazione degli
spettatori, controllo rigoroso
dei biglietti, divieto di
portare alcol nello stadio. Se
fossero state osservate tutte,
probabilmente a Sheffield ci
sarebbero stati molti morti di
meno". La squadra del Liverpool
ieri ha fatto ritorno a
Sheffield per visitare I feriti.
"Volevamo bene a ognuno di
loro", ha detto l'allenatore
Kenny Dalglish. Le persone
ricoverate sono ancora 42,
sedici nei reparti rianimazione.
I calciatori hanno anche deposto
una corona di fiori nello stadio
di Hillsborough. (Ansa)
18 aprile 1989
Fonte: La Stampa
Il Vaticano: gli affari
uccidono lo sport
CITTÀ DEL VATICANO – "Di
tragedia in tragedia, lo sport
sta ormai uccidendo anche sé
stesso". Così, in un corsivo,
l'Osservatore Romano
sottolineava ieri che, dopo la
tragedia di Sheffield e quella
dell'85 a Heysel, è stata
sradicata l'immagine di un
evento agonistico come
manifestazione sportiva e di uno
stadio come luogo se non di
festa, almeno di sana ed onesta
competizione". Di ciò, secondo
il quotidiano della Santa Sede,
deve prendere atto tutto il
mondo sportivo e in particolare
la stampa specializzata. "Il
vorticoso giro di interessi e di
affari che sempre più ruota
attorno al mondo dello sport -
si legge nella nota - ha ormai
divelto da tempo i cancelli
dello stadio, e la forza d'urto
di questa tremenda, ma sempre
più annunciata irruzione,
continua a lasciar vittime per
strada. Vittime vere, cioè
persone, corpi umani e non
entità astratte, come
l'immaginifico e equivoco
linguaggio di un certo mondo
sportivo ha sempre lasciato
consolatoriamente pensare".
Dolore e commozione anche alla
Cee. "È con grande tristezza che
ho appreso la notizia della
terribile tragedia nello stadio
di Sheffield", si legge nel
telegramma che il presidente
della Commissione europea
Jacques Delors ha inviato al
primo ministro Margaret
Thatcher. Delors esprime a nome
della Commissione "profonda
partecipazione" al lutto e
chiede al premier di trasmettere
le condoglianze alle famiglie
delle vittime. (Agi-Ansa)
18 aprile 1989
Fonte: La Stampa
A Sheffield c'è un muro
del pianto
di Leonardo Coen
SHEFFIELD - La Jaguar
color bordeaux targata 860 DHL
arriva puntuale alle 16,30
davanti all’ingresso numero 5
del Royal Hallamshire Hospital,
dove sono ricoverati 25
sopravvissuti al massacro dello
stadio di Sheffield. Lady Diana
e il principe Carlo rispondono
al saluto della piccola folla,
vengono accolti dal primario
dell’ospedale e dall’assistente
generale agli ospedali della
contea, Brian Ibell, nominato
appena due settimane fa. Subito
si dirigono verso il grande
atrio, il tempo di stringere la
mano a qualche infermiera. Poche
parole di convenevoli, poi gli
otto ascensori inghiottono il
piccolo corteo reale e lo
portano al secondo piano. Su un
tavolino, bene in mostra,
l’ultima edizione del quotidiano
locale Star, il titolo cubitale
della prima pagina è Fateful
moment, il momento fatale, la
foto di un poliziotto, l’uomo
che avrebbe dato materialmente
l’ordine ai suoi colleghi di
lasciar entrare i tifosi del
Liverpool dentro lo stadio. Ian
Clark è un ragazzo fortunato:
l’avevano dato per spacciato.
Otto amici, a turno, con la
respirazione bocca a bocca, lo
hanno riportato in vita.
Domenica ha raccontato la sua
piccola grande storia a Margaret
Thatcher, ieri l’ha ripetuta al
principe Carlo: Queste cose non
devono più ripetersi gli ha
promesso il futuro re
d’Inghilterra. Stanza dopo
stanza, prima al secondo e dopo
al terzo piano di questo
ospedale grigio come grigia è la
città di Sheffield, la coppia
reale ha rivissuto i lunghi
terribili minuti del massacro.
Mani fasciate, schiacciamenti
del torace, soffocamenti,
lesioni permanenti al cervello.
Lady Diana sfoggia a fatica il
suo sorriso, ogni tanto lancia
uno sguardo smarrito a Carlo,
forse avrebbe voglia di dire
anche lei qualcosa sulla
vicenda, come con la consueta
ruvidità ha fatto domenica il
primo ministro, la lady di ferro
Margaret Thatcher: Questa è una
tragedia che nessuno di noi si
aspettava di vedere e ne siamo
sconvolti. È un disastro senza
proporzioni. Peggio: una follia
che mi lascia con un gran vuoto
dentro. Proprio per questo
voglio un’inchiesta severa e dei
provvedimenti efficaci per
garantire la sicurezza a chi
vuole che lo sport, e il calcio,
siano divertimento e non
violenza. Ma non è fra gli
immacolati corridoi dell’immenso
ospedale, coi suoi sedici piani
e uno stuolo di medici (eroici
li ha definiti la Thatcher) che
si può capire la tragedia di
Sheffield. Bisogna piuttosto
andar laggiù, ad Hillsborough,
nel quartiere che circonda lo
stadio dello Sheffield
Wednesday, chiamato così perché
cent' anni fa la squadra locale
giocava sempre di mercoledì.
Casette modeste, polvere di
carbone delle ferriere che si
attacca ovunque, scenari da
archeologia industriale:
Sheffield è la quarta città
d’Inghilterra col suo mezzo
milione d' abitanti, ed è stata
la culla della Rivoluzione
Industriale. È una città rossa:
laburisti sono cinque su sei
deputati eletti nella
Circoscrizione alla Camera dei
Comuni, tre su tre al Parlamento
europeo, sessantasei consiglieri
su ottantasette in Municipio. Il
football è nato proprio da
queste parti: la prima società
di calcio del mondo venne
infatti fondata in questo
quartiere, nel 1857, dentro un
pub che non c' è più. Lo stadio
era l’orgoglio della città: nel
1979, quando venne terminata la
modernizzazione delle sue
strutture, la Footballnato
proprio da queste parti: la
prima società di calcio del
mondo venne infatti fondata in
questo quartiere, nel 1857,
dentro un pub che non c' è più.
Lo stadio era l’orgoglio della
città: nel 1979, quando venne
terminata la modernizzazione
delle sue strutture, la Football
Association dichiarò che era il
più sicuro d' Europa. Dopo
l’Heysel, i dirigenti dello
Sheffield Wednesday decisero di
migliorarne le protezioni, con
una recinzione a bordo campo in
acciaio ultra resistente. Non
arrivarono agli eccessi dello
stadio di Chelsea, dove la
recinzione è percorsa dalla
corrente elettrica.
Leppings Lane è lo
slargo in cui si erano ammassati
sabato i duemila tifosi del
Liverpool che non erano riusciti
ad entrare in tempo per vedere
la partita. C'è un negozietto in
cui si vendono caramelle e
sigarette, un parrucchiere per
signora, e una cancellata
azzurra in stile primo
Novecento. È diventato il muro
del pianto di Sheffield.
Migliaia di persone hanno
lasciato per terra, addossati
alle sbarre, mazzi di fiori e
messaggi di dolore. Un
pellegrinaggio popolare,
autenticamente popolare: c' è
chi piange e chi pensa che sia
doveroso fermarsi anche soltanto
un momento. Il calcio è la
nostra vita leggo su un
biglietto scritto in
stampatello, è un tripudio di
maglie, cappellini, sciarpe,
gagliardetti coi colori
biancorossi del Liverpool, con
quelli del Leeds, dei Rangers di
Glasgow, con l’alberello simbolo
del Nottingham Forest, i rivali
del Liverpool nella semifinale
di Coppa che è costata 94
vittime e 200 feriti. È qui che
trovo il sindaco, l’anziana
signora Phillys Smith, nervosa e
tesa come non mai. Ha timore che
si proceda con la caccia alle
streghe, dice che c' erano 800
poliziotti e tutti con una
grossa esperienza in fatto di
partite calde: aspetta che
arrivino i calciatori del
Liverpool, che già sono andati
negli ospedali a visitare i
sopravvissuti sarebbe un gesto
di grande significato, aggiunge,
la visita ai cancelli
dell’inferno, un omaggio alla
memoria di tifosi che ancora non
possono essere seppelliti perché
il coroner di Sheffield ha
bisogno di procedere con le
autopsie. Aspetterà inutilmente.
Così guardiamo per terra, due
nomi: scritti in stampatello, su
un mazzo di rose rosse: Sarah e
Victoria Hicks, due sorelle di
un sobborgo della zona
nord-ovest di Londra, Pinner,
figlie di un uomo d' affari,
fanatiche della squadra di
Liverpool. Per Sarah, 19 anni,
la partita di sabato era stato
il regalo di compleanno.
Victoria, invece, è spirata fra
le braccia del padre che cercava
disperatamente di rianimarla. Le
foto delle due sorelle sono
appoggiate sopra centinaia di
altri mazzi di fiori, e molti
dei bigliettini di condoglianze
sono firmati semplicemente a
local family, quasi una parola
d' ordine. La rabbia della gente
di questo quartiere si traduce
in un polemico silenzio: e nella
solidarietà alle vittime di
Liverpool, i cui amici vivi sono
in stragrande maggioranza
bollati dall’epiteto infame di
tifosi animals. Altro foglietto,
altra chiave di lettura: Siete
morti senza colpa per colpa di
altri. A fianco, il ritratto di
una civetta. Che è la mascotte
portafortuna della squadra di
Sheffield. Liverpool ha
decretato una settimana di
lutto. La città si sente
perseguitata da una maledizione,
ormai. Nelle scuole dello
Yorkshire si susseguono
assemblee e dibattiti sulla
violenza e lo sport. Nei pubs si
sono aperte sottoscrizioni,
grande rilievo giornali e
televisione hanno dato al mezzo
milione di sterline che la
Thatcher ha devoluto al fondo di
solidarietà del football
disaster appeal. In meno di
dodici ore sono arrivati oltre 2
miliardi di lire, 100 mila
sterline dalla stessa squadra di
calcio del Liverpool. I parenti
delle vittime si costituiranno
parte civile, lo fecero a suo
tempo anche gli italiani che
persero i familiari a Bruxelles.
Il processo contro gli eventuali
responsabili dovrà essere
esemplare, hanno dichiarato
parecchi ministri, a cominciare
da quello dello Sport, Colin
Moynihan. Ogni ora la Bbc
trasmette le immagini della
morte in diretta. Leggi nuove
sono annunciate per schedare i
tifosi e dotarli di tesserini di
identità, un vecchio progetto
caro alla Thatcher e più volte
abortito perché antidemocratico.
Il calcio è demonizzato in
questi giorni: per questo,
dietro il dolore e il piano
della gente comune per le
vittime, colpite da un destino
assurdo come John Paul
Gilhooney, dieci anni appena, c'
è pure un senso di grande
frustrazione. Perché il calcio
in queste regioni dove la
disoccupazione è il vero
spettro, è forse l’unico dei
divertimenti che ancora
appassiona i giovani. E
tuttavia, nessuno può
dimenticare la foto che ritrae
il ragazzino di dieci anni
sollevato tra le braccia di un
poliziotto, e per terra il suo
orsacchiotto portafortuna, coi
colori del Liverpool.
18 aprile 1989
Fonte: La Repubblica
Grobbelaar a Sheffield
salva dei tifosi
LONDRA - Bruce
Grobbelaar, lo stravagante
portiere sudafricano del
Liverpool, si era subito reso
conto che nello stadio di
Hillsborough stava accadendo una
tragedia e si era messo a
gridare ai poliziotti di aprire
i cancelli verso il campo per
dare sfogo alla pressione contro
le recinzioni. Una donna
poliziotto gli aveva dato retta
aprendo un cancello e salvando
così la vita a una trentina di
tifosi. Poi altri poliziotti
purtroppo richiusero quel
cancello. Lo ha raccontato ieri
un testimone nel terzo giorno
dell'inchiesta in corso sugli
incidenti allo stadio di
Sheffield che il 15 aprile
scorso causarono la morte di 95
persone.
18 maggio 1989
Fonte: La Stampa
La polizia mentì sulla
strage
LONDRA - Il commissario
di polizia incaricato di far
rispettare l'ordine allo stadio
Hillsborough di Sheffield, David
Duckenfield, ha ammesso ieri
dinanzi ai responsabili della
Commissione d'inchiesta sulla
tragedia allo stadio di aver
mentito circa gli avvenimenti
che portarono alla morte di 95
tifosi del Liverpool il 15
aprile scorso e si è scusato
pubblicamente per aver fallo
erroneamente credere, nella sua
deposizione, che la tragedia era
stata causata dal comportamento
dei tifosi. Il commissario ha
ammesso di non avere rivelato ai
responsabili dell'"Associazione
Calcio Britannica" e al suo
superiore che il cancello di
accesso allo stadio era stato
aperto por ordine della polizia
e non divelto dai tifosi del
Liverpool. David Duckenfield ha
aggiunto: "Chiedo pubblicamente
scusa per aver fatto credere che
il comportamento dei tifosi sia
stato la causa di quei decessi".
27 maggio 1989
Fonte: Stampa Sera
"La polizia colpevole a
Sheffield"
LONDRA - La causa
principale del disastro è stata
l’incapacità di controllare la
situazione da parte della
polizia: non fu in grado di
rendersi conto di quello che
stava succedendo, né di prendere
le contromisure necessarie. È
stata questa la conclusione alla
quale è arrivata la Commissione
governativa che ha indagato
sulla tragedia dello stadio di
Hillsborough del 15 aprile
scorso, nella quale morirono 95
spettatori. Secondo il rapporto,
solo in piccola misura alla
tragedia contribuì una minoranza
di tifosi ubriachi e la
confusione determinatasi sul
numero dei biglietti rilasciati
dal Liverpool e dal Nottingham
Forest. Il rapporto si conclude
con un invito a ridurre del 15
per cento il tasso di
occupabilità delle tribune,
giudicando il limite attuale di
5,4 spettatori per metro quadro
troppo elevato.
5 agosto 1989
Fonte: La Repubblica
22 miliardi per le
vittime di Sheffield
LIVERPOOL - Ha raggiunto
le dieci milioni di sterline
(circa 22 miliardi di lire) la
raccolta di fondi a favore dei
familiari delle vittime e dei
feriti della tragedia di
Hillsborough (95 morti lo scorso
aprile nello stadio di
Sheffield). Mezzo milione di
sterline è stato già consegnato
alle famiglie per le spese
funerarie. Il resto andrà ai 600
feriti che hanno chiesto un
risarcimento.
22 settembre 1989
Fonte: La Repubblica
Gli Inglesi ricordano la
strage di Sheffield
LIVERPOOL -
Novantacinque palloncini rossi
nel cielo sopra lo stadio. In
memoria dei nostri amici che non
ci sono più diceva uno
striscione dei tifosi del
Liverpool. Per un gioco del caso
nello stadio della strage di un
anno fa (15 aprile 1989, 95
morti schiacciati contro le
griglie di sicurezza chiuse, 170
feriti) si giocava ancora
Liverpool-Nottigham Forrest,
come l’anno scorso. Oggi 30mila
persone assisteranno ad una
cerimonia nella chiesa di
Anfield. Le famiglie delle
vittime si riuniranno, da sole,
davanti al cippo in memoria dei
loro morti eretto proprio
davanti allo stadio. Sono state
pubblicate ricostruzioni
accurate, testimonianze
commoventi. La più intensa è
quella del calciatore del
Liverpool Ray Houghton ed è
stata pubblicata dal Times: Un
ragazzo, un tifoso, con la
sciarpa e la maglia rossa era
scappato da quell’inferno e con
gli occhi sbarrati mi raggiunse
in mezzo al campo: Ray, Ray, fai
qualcosa, là dentro stanno
morendo tutti. In questi dodici
mesi è cambiato molto e molto
cambierà, all’Hillsborough Park
e negli stadi inglesi. Il
giudice che ha condotto
l’inchiesta ha concluso
indicando nella vetustà delle
strutture e nell’organizzazione
antiquata delle gradinate le
cause principali della tragedia,
provocata da sovraffollamento e
dalla pressione della gente.
Quelle parole del giudice Taylor
hanno assunto adesso forza di
legge. Il governo ha inserito
nella legge finanziaria un
capitolo di spesa per il rinnovo
degli stadi.
15 aprile 1990
Fonte: La Repubblica
Esce dal coma dopo 7
anni un ferito di Sheffield
LONDRA - Erano tra gli
altri sulle gradinate dello
stadio di Hillsborough a
Sheffield, quando, sette anni
fa, 95 tifosi morirono e altri
170 rimasero feriti nella
drammatica ressa della partita
del Liverpool.
Andrew Devine e Tony
Bland, all’epoca poco più che
ventenni, calpestati da un’orda
umana e schiacciati contro le
grate metalliche, vennero
ricoverati in preda ad una
fortissima commozione cerebrale.
I medici dissero che Andrew e
Tony non si sarebbero mai più
ripresi, e sarebbero stati
destinati al PVS (Persistent
Vegetative State), il loro
cervello non avrebbe più
funzionato. Invece i progressi
della scienza hanno permesso a
Stanley e Margaret Devine di
assistere al seppure
impercettibile ritorno in vita
del figlio. Andrew, curato
nell’ospedale di Sheffield, ha
cominciato a riconoscere di
nuovo tutto quello che lo
circonda. Con un pulsante sotto
la mano può rispondere con un sì
con un solo suono e un no
premendo lo stesso pulsante due
volte. È praticamente
risuscitato dalla morte
cerebrale. Per ora si tratta di
un risultato limitato ma si
spera in clamorosi progressi. Il
cervello del giovane è stato
riattivato. Certamente adesso è
in grado di sentire le domande,
interpretarle e rispondere
positivamente o negativamente.
Meno felice è la storia di Tony
Bland. Le sue condizioni
cerebrali apparivano disperate.
Per molti anni non si era avuto
alcun progresso. Il ragazzo
appariva anche in condizioni
fisiche generali disperate. Così
i medici d’accordo con i
genitori hanno chiesto ed
ottenuto il permesso del
tribunale per spegnere la
macchina che lo teneva in vita.
Nessuno di loro aveva però
avanzato l’ipotesi della
possibilità di un ritorno
all’uso delle facoltà mentali da
parte del giovane, così come è
accaduto per Andrew Devine. I
Bland continuano però a
difendere la loro decisione.
"Per nostro figlio non c’erano
speranze. Ce ne siamo resi
conto. I medici hanno fatto
tutto il possibile e certamente
non criticherò la loro decisione
di spegnere la macchina che
artificialmente teneva in vita
il nostro ragazzo".
27 marzo 1997
Fonte: La Repubblica
Hillsborough, dieci anni
dopo
di Giancarlo Galavotti
LONDRA - (g.c.g.)
Ricorre oggi il 10° anniversario
della strage di Sheffield. Il 15
aprile 1989, allo stadio
Hillsborough, 96 tifosi del
Liverpool morirono soffocati e
schiacciati contro le barriere
della gradinata di Leppings
Lane, all’inizio della
semifinale di coppa
d’Inghilterra tra i "reds" e il
Nottingham Forest.
Nell’imminenza del calcio
d’inizio la ressa ai cancelletti
girevoli indusse la polizia a
far aprire i portoni
d’emergenza. Ma non c’erano
poliziotti né inservienti a
incanalare la fiumana di folla
in corsa, che si stipò tutta
nelle entrate alla Leppings
Lane, schiacciando quelli delle
prime file. Hillsborough ha
cambiato radicalmente il volto
del calcio inglese. Il rapporto
Taylor sulla strage portò alle
leggi che hanno eliminato i
posti in piedi da tutti gli
impianti di prima e seconda
serie, al rinnovamento e alla
ricostruzione di stadi vecchi di
decenni. E a un nuovo rapporto
tra società e calcio, oscurato
per anni dalle violenze degli
hooligans. Il rinnovamento si è
compiuto con la nascita della
Premier League nel '92, tra i
mega miliardi della tv di
Murdoch e dei finanzieri della
City. Oggi lo stadio del
Liverpool, Anfield, si riempirà
di familiari delle vittime,
cittadini e tifosi, per
l’annuale commemorazione. Alle
15,06 (l’ora della sospensione
della partita nell’89) saranno
accese 96 candele sugli spalti,
con un minuto di silenzio. Ma 10
anni dopo le famiglie dei morti
non hanno avuto giustizia: ogni
inchiesta ha scandalosamente
esonerato le alte sfere della
polizia, e non ci sono stati
risarcimenti. Ma la battaglia
legale continua.
15 aprile 1999
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Da anni viveva come un
vegetale: i genitori hanno messo
fine all’agonia
Morto Tony, il ragazzo
di Hillsborough
di Gaia Servadio
La corte costituzionale
inglese ha concesso
l’autorizzazione a staccare la
macchina che teneva in vita Tony
Bland, 22 anni, in coma dopo gli
incidenti allo stadio di
Sheffield.
LONDRA - È stata una
decisione storica quella presa
un mese fa dai Law Lord e cioè
di lasciar morire Tony Bland,
una delle vittime del disastro
di Hillsborough. Nel 1989 Tony
Bland era rimasto schiacciato
durante una partita di calcio
allo stadio di Sheffield e
ridotto a uno stato vegetale.
Ieri, al momento della sua
morte, aveva 22 anni. L’ospedale
di Keighley nello Yorkshire ha
dichiarato che "il dottor Jim
Howe, medico di Tony Bland, ha
tagliato la terapia il 22
febbraio scorso". Allan e
Barbara Bland, i genitori di
Tony, avevano fatto ricorso alla
legge perché al loro figlio
fosse permesso di morire con
dignità. È la prima volta che un
caso del genere viene discusso
prima dal tribunale e poi dai
Pari legislativi e cioè dalla
Corte Costituzionale inglese.
Dal giorno del disastro di
Hillsborough, Tony ormai non
poteva più pensare, parlare,
sentire. "Abbiamo cercato nel
più profondo del nostro cuore,
ha detto il padre di Tony, prima
di decidere". Nel corso di una
lunga battaglia legale iniziata
il 5 novembre dello scorso anno
dai genitori di Tony, furono
loro spiegati i vantaggi e gli
svantaggi di chiudere la
macchina che dava la linfa
vitale a quello che era
altrimenti un corpo
potenzialmente morto. Alla fine
del processo la coppia Bland,
che ha anche una figlia, si
disse soddisfatta della
decisione presa dall’Alta Corte
e poi dalla Corte d’Appello, Il
National Health Service, e cioè
le autorità sanitarie pubbliche,
avrebbe potuto legalmente
cessare di mantenere la vita nel
corpo di Tony. Il suo dottore
aveva dichiarato durante il
processo che a tutti gli effetti
il ragazzo era morto a
Hillsborough quando i polmoni
gli erano stati perforati e al
cervello era mancato l’ossigeno.
"Tony non è cosciente, non
soffrirà". Ma la morte di Tony
apre molti interrogativi. La
Società per la Vita farà causa
ai medici dell’ospedale dello
Yorkshire. Il problema è dovuto
a una tecnologia medica
avanzatissima che può e deve,
per etica, preservare la vita
anche di chi non la vuole.
Un’ulteriore possibilità aperta
al pubblico inglese è un
documento che sta in bilico tra
la legalità e non, e cioè il
"Live Will", il testamento vivo.
Si tratta di un documento, da
molti giudicato pericoloso, che
viene depositato presso un
avvocato e che autorizza a
tagliare i legami con la vita in
casi simili a quello di Tony.
5 marzo 1993
Fonte: Corriere della
Sera
In coma dall'89. È morto
per ordine del giudice
LONDRA - Tony Bland, il
giovane in coma da quattro anni,
quando fu travolto nella ressa
dello stadio di HILLSBOROUGH, a
Sheffield, nell'89, è morto ieri
notte. I genitori, che si
trovavano al suo capezzale al
momento del trapasso, si erano
battuti in tribunale per
ottenere la sospensione
dell'alimentazione artificiale
che manteneva in vita il figlio.
Il giovane aveva perduto ogni
facoltà intellettiva e sensoria,
senza possibilità di recupero, e
viveva in uno stato puramente
vegetativo: "La vita di Tony
Bland è finita il 15 aprile 1989
allo stadio di Sheffield - ha
detto il suo medico, Jim Howe -
ed ora finalmente riposa in
pace". Dopo la sentenza del
tribunale che permetteva a Bland
di morire, i medici smisero, il
22 febbraio scorso, di
alimentarlo e così il giovane si
è spento praticamente di inedia.
La vicenda ha sollevato molte
polemiche nel Paese per
l'opposizione di vari gruppi
"pro-vita" e di parte
dell'opinione pubblica.
Nell'aprile dell'89, nello
stadio di Sheffield, erano morte
93 persone e altre duecento
erano rimaste ferite. La
tragedia non fu causata da un
crollo dello stadio o da un
incendio, o da un assalto di
hooligan, ma dal fatto che
qualcuno (probabilmente gli
stessi servizi di sicurezza)
aprì i cancelli e lasciò entrare
migliaia di tifosi senza
biglietto nelle tribune già
gremite. Quel giorno avrebbe
dovuto svolgersi la partita
Liverpool- Nottingham. La ressa
fu spaventosa e causò uno dei
peggiori massacri che si siano
mai verificati in uno stadio di
calcio.
5 marzo 1993
Fonte: Ansa
Hillsborough: si
risveglia dopo 8 anni
LONDRA - Un
sopravvissuto di Hillsborough,
per otto anni ridotto alla sola
vita vegetativa (dopo le lesioni
cerebrali riportate nel 1989
negli incidenti allo stadio nel
quale morirono 95 spettatori), è
ritornato cosciente e ora è in
grado di comunicare con i
familiari. Lo scrive il
"Guardian". Per Andrew Devine,
che ora ha 30 anni, i medici
avevano diagnosticato lo stesso
danno cerebrale di Tony Bland,
un'altra vittima della ressa
scatenata da spettatori fatti
entrare dalla polizia in uno
stadio già affollato fino
all'ultimo posto. Solo che i
genitori di Devine, dopo pochi
mesi in ospedale se lo sono
ripreso a casa e lo hanno
assistito per tutto questo
tempo, mentre quelli di Bland
hanno ottenuto da un tribunale
il permesso di spegnere la
macchina che teneva in vita il
figlio. Stanley e Margaret
Devine, che vivono ad Allerton,
vicino a Liverpool, in una casa
adatta ai bisogni del figlio
costruita con i soldi del
risarcimento provvisorio finora
ottenuto dalle assicurazioni,
sono all'apice della gioia.
"Andrew ha cominciato a
riconoscere ciò che lo circonda
- ha reso noto l'avvocato di
famiglia Robin Makin - e il duro
lavoro investito nella sua cura
comincia ora a dare risultati".
Per ora Andrew comunica premendo
un pulsante posto sotto la sua
mano, una volta per un "sì" e
due volte per il "no". Ma altri
progressi, secondo i medici, non
mancheranno.
27 marzo 1997
Fonte: La Gazzetta Dello
Sport
Ora riesce a rispondere
sì e no con una macchina. I
genitori avevano sempre
rifiutato di staccare la spina.
Risorge dal coma dopo 8
anni
di Fabio Galvano
Era stato travolto allo
stadio di Sheffield
DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE LONDRA - Dopo
otto anni in uno stato
vegetativo ritenuto
irreversibile, una delle vittime
dello stadio di Hillsborough ha
dato i primi tenui segni di vita
e ha cominciato a comunicare con
il mondo esterno azionando un
pulsante posto sotto la sua
mano: un colpo per dire sì e due
per dire no. È la prima volta
che si verifica un "risveglio"
di questo genere oltre i cinque
anni di vita vegetativa, quando
si ritiene che il cervello non
abbia più modo di
reagire; e la
vicenda di Andrew Devine, che ha
oggi 30 anni, è destinata a
rinfocolare il dibattito sul
diritto alla morte di chi, come
lui, è ridotto a larva umana.
Dopo la decisione del tribunale,
che nel 1993 aveva accolto
la
richiesta dei familiari di
spegnere le macchine con le
quali si teneva in vita un'altra
vittima di HILLSBOROUGH, Tony
Bland, ci sono state numerose
richieste analoghe. Le norme in
base alle quali si decide
dovranno forse essere
modificate. La tragedia dello
stadio di Sheffield, la più
grave nella storia dello sport
britannico, risale al 15 aprile
1989. La calca per la partita Liverpool-Nottingham Forest,
semifinale di Coppa
d'Inghilterra, fece 96 morti e
160 feriti e indusse le autorità
calcistiche a rivedere tutti i
sistemi di sicurezza negli
stadi. Ma anche dopo la
battaglia legale con la quale
era stato ottenuto il "diritto
alla morte" per Tony Bland, i
genitori di Andrew Devine
avevano rifiutato di seguire la
stessa via, di abbandonare
l'alimentazione forzata e tutte
le attenzioni possibili nella
loro abitazione di Allerton,
vicino a Liverpool, studiata in
funzione delle condizioni del
figlio e modificata con i soldi
del risarcimento provvisorio
ottenuto dalle assicurazioni. I
fatti hanno dato loro ragione.
Andrew, ha detto ieri l'avvocato
di famiglia Robin Makin,
"continua a migliorare nella sua
capacità di comunicare a livello
elementare". Purtroppo "si
ignorano le possibilità di
ulteriore miglioramento", ha
proseguito l'avvocato; ma i
risultati già raggiunti sono
"straordinari". "Le sue
condizioni - ha spiegato -
restano gravissime: abbisogna di
attenzioni continue". Più
esplicito il dottor Keith
Andrews, lo specialista che dal
1992 si occupa del caso. "Non so
di altri casi analoghi nella
letteratura medica
internazionale", ha detto ieri:
"Inevitabilmente questo sviluppo
solleverà molti interrogativi.
Ci si domanderà, per esempio, se
quanto è accaduto ad Andrew
Devine sarebbe potuto accadere
anche a Tony Bland. La verità è
che non abbiamo mai visto altre
persone emergere dopo tanto
tempo dallo stato vegetativo. E
se questo è un caso unico,
vogliamo davvero tenere in vita
con tubi e macchine migliaia di
altri sventurati nella speranza
che un giorno possano svegliarsi
?". Stanley e Hilary Devine non
hanno voluto commentare
l'accaduto. Lodati dall'avvocato
Makin per la "devozione e
l'amore" con cui anno dopo anno
hanno assistito il figlio, hanno
preferito tacere. Ha parlato,
invece, il padre di Tony Bland:
per esprimere ai Devine la sua
felicità, ma anche per spiegare
che il caso di suo figlio era
ben diverso, che la diagnosi
indicava una vita vegetativa
molto più radicata. "Questo
nuovo sviluppo - egli ha detto -
non modifica il nostro
atteggiamento: non abbiamo
nessun rimpianto perché abbiamo
agito sulla base di pareri
medici confermati poi
dall'autopsia di Tony". Ma altri
si domandano quali altre
sorprese possano riservare alla
scienza medica i pazienti come
Andrew. Dopo la sentenza su Tony
Bland emessa dalla Camera dei
Lord - tribunale supremo nelle
isole britanniche - sempre più
frequenti sono le richieste di
lasciar morire i pazienti in
quelle condizioni. Ora le
resistenze sono destinate ad
aumentare.
27 marzo 1997
Fonte: La Stampa
I 96 morti nella
tragedia di Hillsborough
Il ricordo del cronista
25 anni dopo
di Gabriele De Bari
Sono passati 25 anni
dalla terribile tragedia di
Hillsborough ma la commozione, i
brividi e il ricordo nitido sono
gli stessi di quella caliginosa
domenica mattina di aprile
quando arrivai nel centro di
Sheffield. È come se il tempo si
fosse fermato e, dagli archivi
della memoria, tornano tante
immagini agghiaccianti di quella
che doveva essere una festa di
calcio e che
divenne la più
grande sciagura in uno stadio
inglese. Sheffield era una città
fantasma, che si svegliava
ancora attonita e incredula per
quello che era accaduto la notte
prima allo stadio, nei minuti
antecedenti alla semifinale di
Coppa, tra il Nottingham e il
Liverpool. Non c'era un taxi e
dovetti arrivare a piedi in
hotel, dopo aver viaggiato
un'intera notte, attraverso
mezza Europa: partenza da Liegi,
in Belgio, fino a Parigi dove
riuscii, alle 6 del mattino, a
fare il biglietto per imbarcarmi
su un volo diretto a Londra. Per
poi raggiungere la città del
disastro a bordo di un'auto a
noleggio, in compagnia di un
collega francese. Le notizie,
che arrivavano frammentarie
dall'Inghilterra, parlavano di
una sciagura dalle dimensioni
incredibili ma non erano chiare
le cause che l'avevano
provocata. Si parlava di un
crollo allo stadio, però non era
così e non si conosceva neppure
il numero dei morti, che saliva
di ora in ora. In totale persero
la vita 96 persone, 94 allo
stadio, altre 2 in ospedale. La
responsabilità venne addossata
alla Polizia, colpevole di aver
gestito male la situazione
davanti all'impianto sportivo. I
tifosi del Liverpool, caricati,
a causa di un ordine sbagliato
del responsabile alla sicurezza,
cercarono di sfuggire alle
cariche entrando di corsa nel
loro settore che, purtroppo, era
già quasi pieno. Fu una
carneficina. Quelli che avevano
preso posto, nel tentativo di
trovare una via di fuga,
morirono soffocati e schiacciati
contro la rete metallica, molti erano donne e bambini. Si
salvarono soltanto quelli che
riuscirono a scavalcarla,
saltando all'interno del campo
da gioco. Erano tutti tifosi del
Liverpool. Non capita spesso a
un giornalista sportivo dover
commentare un evento tragico di
queste dimensioni, che ti lascia
senza parole, sbigottito e
distrutto. Con immagini, momenti
e ricordi che ti porti dentro
per tutta la vita e che, ogni
tanto, tornano persino ad
agitare i sogni. L'immagine più
agghiacciante che mi porto
dentro è quella vista entrando
negli spogliatoi dello stadio,
alle 10 del mattino:
un'interminabile fila di bare
affiancate, morti che
aspettavano di essere pianti da
parenti e amici. Una scena
sconvolgente davanti alla quale
piansi a lungo, un pianto
spontaneo che mi colse di
sorpresa, un groppo alla gola
che mi torturò per l'intera
giornata e che tornò, insieme
alle lacrime due giorni dopo
allo stadio del Liverpool. Il
prato dell'Anfield Road,
infatti, non si vedeva perché
era tutto coperto di fiori,
sciarpe e bandiere portate dai
tifosi e dai loro parenti. Una
commozione che non puoi
contenere, così anche io
acquistai un mazzetto di gerbere
e le posai sul terreno.
Liverpool era una città ferita,
quasi tutte le famiglie,
infatti, erano interessate alla
sciagura: o perché parenti o
perché amici dei morti. I feriti
furono centinaia, ricoverati in
2 ospedali di Sheffield, alcuni
subirono menomazioni permanenti.
I feriti ricevettero la visita
del principe Carlo e della
Principessa Diana. Mentre la
Lady di ferro, Margareth
Thatcher, premier inglese,
effettuò personalmente un
sopralluogo allo stadio di
Hillsborough, bersagliata da
centinaia di flashes, con un
rumore assordante che arrivava
fin sulle tribune riservate ai
giornalisti. Anche Blatter e
Platini hanno ricordato l'immane
tragedia, che ha segnato per
sempre le città di Sheffield e
Liverpool dove sono stati
effettuati 96 rintocchi di
campane per ricordare le vittime
di quell'indimenticabile 15
aprile 1989. Una data da
ricordare anche per evitare che
si ripetano eventi tragici e
perché lo stadio resti comunque
un luogo di gioia per gli
appassionati.
15 aprile 2015
Fonte: Ilmessaggero.it
Eutanasia in UK: il
trionfo della morte, da
Bland ad Alfie
di Luca Scalise
Una trentina di anni
fa si verificò un triste
evento che diede inizio alla
legalizzazione
dell’eutanasia nel Regno
Unito. Lo ricorda Life Site
News in un suo articolo.
Il 15 aprile 1989,
il diciottenne Anthony Bland
si recò presso lo stadio di
Hillsborough per la
semifinale di calcio tra il
Liverpool ed il Nottingham
Forest. Fu in
quell’occasione si verificò
"Il disastro di
Hillsborough", il peggiore
nella storia sportiva
britannica. A causa di
alcuni errori da parte della
polizia nel dirigere i
movimenti della folla,
infatti, ben novantacinque
persone restarono uccise,
schiacciate dalle pressioni
di quella ingestibile
moltitudine di persone.
Altre centinaia restarono
ferite. Al giovane Tony si
ruppero due costole che, a
loro volta, perforarono
entrambi i polmoni. Questi
ultimi non potevano, così,
mandare ossigeno al
cervello. Il ragazzo cadde,
dunque, in quello che i
dottori chiamavano uno
"stato vegetativo
persistente" e la sua
corteccia cerebrale alla
fine si trasformò in una
sorta di "massa acquosa". Il
suo sistema cerebrale
funzionava ancora: aveva un
battito cardiaco e una
digestione funzionante,
poteva respirare, ma aveva
bisogno di essere alimentato
artificialmente e di
assistenza continua. I
medici persero la speranza
che potesse recuperare la
coscienza. Quattro mesi dopo
il disastro, con il permesso
dei genitori di Tony, il
dottor J.G. Howe, consultò
un medico legale locale per
porre fine alla vita del
ragazzo ritirando le
terapie. Ma l’eutanasia non
era ancora legale e si
poteva essere arrestati per
aver commesso un fatto
simile. Infine, però, la
High Court e la Court of
Appeal accettano il ritiro
dei trattamenti che lo
tenevano in vita e diedero
come motivo della
legalizzazione
dell’eutanasia il "migliore
interesse" del paziente. Da
Bland ad Alfie l’eutanasia
ha fatto il suo corso nel
Regno Unito, macchiandosi di
innumerevoli omicidi. Per
non parlare di come, spiega
un articolo del Fatto
Quotidiano, a ben 40mila
persone sia stata staccata
la spina senza consultare
neanche i parenti. Insomma,
sembra che per i promotori
dell’eutanasia ciò che conti
sia far morire a tutti i
costi, riempiendosi, però,
la bocca di parole come "il
miglior interesse", o
"autodeterminazione"…
7 maggio 2018
Fonte:
Notizieprovita.it
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