Disastro di
Hillsborough, ecco il libro
inchiesta in italiano
di Andrea Pettinello
Indro Pajaro, giovane
giornalista italiano, racconta
in un libro i retroscena della
morte dei 96 tifosi del
Liverpool in uno dei pomeriggi
più bui della storia del calcio.
Era il 15 aprile del 1989 quando
sugli spalti di Hillsborough,
casa dello Sheffield Wednesday,
quel pomeriggio teatro della
semifinale di FA Cup tra
Liverpool e Nottingham Forest,
morivano 96 tifosi dei Reds
schiacciati dal peso della ressa
che si era creata. Un giorno
nerissimo nella storia del
calcio inglese che ha segnato
per sempre un'epoca. Il disastro
di Hillsborough, però, non si
circoscrive a quelle ore di pura
follia, anzi. È quello che
succede sin dai giorni
successivi al fattaccio a
indignare, tuttora, appassionati
e amanti di questo splendido
sport. Le autorità e gli organi
di stampa, bravi a sfruttare il
fenomeno hooligans, addossano le
colpe di quanto accaduto ai
tifosi, omettendo sin da subito
delle scomode verità. Proprio
nelle settimane successive
all'evento comincerà una vera e
propria guerra tra i tifosi dei
Reds e il governo Thatcher fatta
di accuse continue, depistaggi e
false verità. I familiari delle
vittime costituirono da subito
un comitato che diede avvio a
una snervante battaglia legale,
la più lunga della storia
dell'Inghilterra, non solo con
lo scopo di ottenere giustizia
per i loro cari ma con il chiaro
obiettivo di fare chiarezza e
ribaltare l'idea di massa che
per anni la stampa, sostenuta
dalle autorità, aveva fatto
credere al popolo inglese. Il 26
aprile 2016, a distanza di quasi
25 anni dalla prima udienza, la
corte d'appello di Liverpool ha
stabilito che i tifosi quel
pomeriggio non ebbero nessuna
colpa, ma che al contrario, la
disorganizzazione totale della
polizia e dei responsabili alla
sicurezza fu una delle cause
principali che portarono al
decesso di 96 vite umane. Poco
dopo la storica sentenza l'MBNA
Northwest Football Awards
(riconoscimento assegnato al
miglior sportivo, calciatore o
giornalista, del Nord Ovest
d'Inghilterra) è stato assegnato
a David Conn, un giornalista del
Guardian che proprio per la sua
lunga inchiesta sul dramma di
Hillsborough ha ricevuto
l'ambito premio. Per 20 anni
Conn ha scritto e parlato delle
vicende di Hillsborough e con i
suoi articoli e interviste ha
aggiornato, spesso
quotidianamente, non solo gli
abitanti di Liverpool o i
familiari delle vittime ma
un'intera nazione. Ma se in
Inghilterra se n'è parlato
ovunque e per tantissimi anni,
nel resto d'Europa, oltre alle
immagini che si possono
comodamente trovare su YouTube e
alle notizie sommarie leggibili
su qualsiasi sito d'informazione
sportiva, non ci si è mai spinti
oltre per capire cosa realmente
sia accaduto quel giorno. Ad
arrivarci per primo, almeno in
Italia, è stato Indro Pajaro, un
giovanissimo giornalista
italiano classe '93, che ha ben
pensato di scrivere un libro
inchiesta su quella triste
pagina del calcio inglese e
mondiale.
15 APRILE 1989 - LA
VERITÀ SUL DISASTRO DI
HILLSBOROUGH
15 aprile 1989 - La verità sul
disastro di Hillsborough. È
questo il titolo del libro che
racconta in maniera diretta ed
emozionale l'evento, svelando
retroscena e avvalendosi di
testimonianze con lo scopo di
fare piena luce sulla vicenda,
all’indomani della fine del
processo che ha snervato per
decenni un intero paese.
Hillsborough non è sinonimo di
hooligans. Hillsborough non è
solo quel maledetto numero 96.
Hillsborough non è solo una
tragedia. Hillsborough è la
storia di una memoria
calpestata, di responsabilità
scaricate. Come ci spiega lo
stesso autore, lo scopo del
libro è proprio questo: fare
chiarezza. Il libro nasce come
proseguimento della mia tesi di
laurea triennale. Purtroppo in
Italia ci sono ancora poca
informazione e superficialità:
giornali e siti si sono giusto
limitati a riportare la notizia
della fine dei processi ma
nessuno si è mai preso la briga
di indagare sul reale andamento
dei fatti. Con il tempo e grazie
a molte letture in lingua
originale, ho scoperto verità a
lungo nascoste e ho deciso di
descrivere l'accaduto. Indro
spiega poi nei dettagli quali
sono state le varie fasi che gli
hanno permesso di effettuare le
fedeli ricostruzioni dei fatti e
raccontare nei dettagli gli
avvenimenti: per conferire
maggiore credibilità al lavoro,
durante la stesura della tesi
sono stato 3 giorni a Liverpool.
Ho parlato con la gente del
posto, tra cui Margaret
Aspinall, presidente del
comitato di sostegno ai parenti
delle vittime che a Sheffield
perse il figlio James di soli 18
anni. Ho anche conosciuto Kevin
Sampson, personaggio molto noto
e rispettato a Liverpool in
quanto autore di un libro
sull’argomento e ho anche
incontrato un tifoso che visse
in prima persona il dramma di
Hillsborough. In modo che non si
ripeta un'altra Hillsborough in
futuro, leggere e informarsi è
importante. Questo libro tratta
l'argomento in maniera chiara e
comprensibile per tutti, il modo
migliore per conoscere
dall'interno una triste vicenda
che col calcio non ha nulla a
che vedere.
15 aprile 2017
Fonte: Foxsports.it
"15 Aprile 1989: la
verità sul disastro di
Hillsborough"
Intervista ad Indro
Pajaro
di Gabriele Fumi
I nostri lettori storici e tutti
i fanatici del mondo britannico
che ci seguono quotidianamente,
ricorderanno sicuramente la
nostra intervista agli autori di
"Local derbies in the UK",
spettacolare libro a cura di
Indro Pajaro e Luca Garino. Ad
un anno o poco più di distanza,
il nostro amico Indro ha deciso
di intraprendere un lavoro
ambizioso ma al contempo
veramente affascinante;
l’umanità, con cui ha effettuato
le operazioni di ricerca
precedenti la stesura, ha
lasciato noi di Passione Premier
senza parole. L’opera,
intitolata "15 Aprile 1989: la
verità sul disastro di
Hillsborough", tratta ovviamente
il tema dell’immane tragedia che
mise in ginocchio due città,
Liverpool e Sheffield. Una delle
più truculente tragedie legate
al mondo del football
internazionale sta per essere
analizzata con puntiglio,
mettendo in luce numerosi
elementi medico-legali e
tecnico-organizzativi nascosti
all’opinione pubblica per
troppi, troppi anni. Ora,
utilizzando un gergo calcistico,
passiamo la palla ad Indro
Pajaro, grande esperto di calcio
britannico, con cui abbiamo
l’onore di parlare per la
seconda volta:
Innanzitutto ti voglio
dare il bentornato su Passione
Premier ad un anno di distanza,
periodo in cui tu e Luca Garino
ci parlaste della vostra opera,
"Local derbies in the UK". Quali
esperienze hai avuto da quel
giorno in poi ?
"Vi ringrazio per lo spazio
concesso attraverso questa
intervista. Dopo "Local derbies
in the UK" ho iniziato a
frequentare un master in
Giornalismo a Milano. Ho
terminato a giugno il primo e a
novembre comincerò il secondo.
Nel frattempo sto svolgendo uno
stage a Rivista Undici".
Quello di Hillsborough è
un argomento che mi sta molto a
cuore da sempre. Come nasce la
tua voglia di trattarlo ? Sei
tifoso del Liverpool ?
"Ho scelto di affrontare il
disastro di Hillsborough perché
sentivo il bisogno di raccontare
una vicenda poco conosciuta
all’estero, ma di vitale
importanza per l’impatto che ha
avuto sull’evoluzione del calcio
inglese. In Inghilterra è stato
infatti un tema molto discusso,
di cui tuttora si continua a
parlare. In Italia, invece, c’è
ancora poca informazione a
riguardo: giornali e siti
d’informazione si sono giusto
limitati a riportare la notizia
della fine dei processi lo
scorso mese di aprile, ma
nessuno si è mai preso la briga
di indagare sul reale andamento
dei fatti. Con il tempo e grazie
a molte letture in lingua
originale, ho scoperto verità a
lungo nascoste che ho deciso di
descrivere, senza i filtri e le
censure che a lungo avevano
dominato l’opinione pubblica
inglese. Stranamente, non sono
tifoso del Liverpool.
Simpatizzo, al contrario, per il
suo acerrimo rivale: il
Manchester United, passione nata
guardando le prime partite su
Sky Sport, quando nel club
giocavano i giovanissimi Rooney,
Cristiano Ronaldo e gente come
Van Nistelrooy, Scholes e
Ferdinand".
Perché le autorità
raccontarono una versione
completamente diversa da quella
dei testimoni oculari e dei
sopravvissuti ?
"Mentirono perché si accorsero
sin da subito di aver sbagliato,
trovando nei tifosi i soggetti
perfetti cui addossare ogni
responsabilità. Materialmente fu
David Duckenfield,
sovrintendente capo della
polizia a Sheffield che ordinò
di aprire il Gate C, a provocare
il disastro. Resosi conto
dell’errore commesso, anziché
scusarsi e riconoscere la
propria mancanza - gesto che
avrebbe sicuramente cambiato la
percezione assunta negli anni da
questa tragedia - scelse di
accusare i tifosi del Liverpool
di aver sfondato i cancelli.
All’epoca, in pieno clima
hooligan, era una mossa
conveniente perché per la stampa
e la politica ogni disordine che
accadeva negli stadi era
attribuibile ai tifosi ubriachi
e violenti. Spesso era
effettivamente così, ma a
Hillsborough le cose andarono in
maniera diversa".
Un tuo giudizio sulla
politica interna di Margareth
Thatcher.
"Difficile dare un giudizio
super partes, soprattutto perché
non ho potuto vivere quel
periodo. Come spesso accade un
po’ ovunque, la sua politica ha
favorito alcune classi sociali,
in questo caso quelle più
borghesi, sfavorendone altre,
nella fattispecie la working
class. La Thatcher era
fortemente conservatrice e una
convinta sostenitrice del
liberismo. Liverpool, al
contrario, era una città
proletaria, laburista e
fortemente legata alle attività
commerciali del suo porto.
L’Iron Lady si dimostrò
intransigente verso i sindacati,
rendendo addirittura quasi
illegale lo sciopero, e promosse
una serie di riforme rivolte
principalmente ai ceti abbienti
della società inglese. Sotto il
suo governo furono infatti
chiuse molte fabbriche e la
disoccupazione tra le fasce del
proletariato raggiunse picchi
mai visti prima, soprattutto nel
Merseyside, scatenando il
malcontento popolare. Nella
periferia di Toxteth, per
esempio, si registrarono
violenti scontri nel 1981 tra
manifestanti e polizia. Negli
anni seguenti, la Thatcher pensò
addirittura di abbandonare la
città ad un declino pilotato.
C’è però un fatto che più di
tutti spiega il suo tormentato
rapporto con Liverpool: a
partire dal 1979, la Thatcher
tolse lentamente i sussidi alle
città del Nord, storicamente
quelle meno ricche del Paese,
iniziando un programma di tagli
salariali. A farne maggiormente
le spese fu proprio Liverpool,
abbandonata al proprio destino
nel momento in cui le sue
industrie cominciarono ad andare
in declino e incapace di
inserirsi attivamente nel
meccanismo del libero mercato.
Per tutta risposta il governo,
anziché fornire aiuti statali,
preferì aumentare del 45% gli
stipendi delle forze
dell’ordine".
Parlando tra noi senza
filtri, cosa successe veramente
quel tragico 15 aprile del 1989
?
"Sarò sintetico, perché per
spiegarlo bene mi ci è voluto un
libro intero. Quel giorno
entrarono in azione, in maniera
più o meno diretta, i tre grandi
problemi che da tempo
affliggevano il calcio inglese:
il fenomeno hooligan, stadi
fatiscenti e la pessima gestione
dell’ordine pubblico. A
Hillsborough la polizia sbagliò
a controllare il flusso di
tifosi del Liverpool che si
stavano avvicinando alla
Leppings Lane, il settore loro
riservato, contribuendo alla
formazione di una pericolosa
ressa davanti ai tornelli. Per
alleviare la calca, ed evitare
il degenerare della situazione,
furono aperti tre grossi
cancelli d’acciaio, tra cui il
Gate C, che conduceva a un
tunnel lungo e stretto dove
entrarono migliaia di persone.
Molti furono calpestati dalla
folla che premeva per entrare,
altri ancora vennero schiacciati
contro le recinzioni del campo
da gioco. In quei tragici attimi
morirono 94 persone. Il resto è
una brutta storia fatta di
bugie, depistaggi e false
accuse, che vedevano negli
hooligan il perfetto capro
espiatorio da dare in pasto a
stampa e politica, scese in
prima linea a criminalizzare i
tifosi del Liverpool".
La teoria del capro
espiatorio è vecchia quanto lo è
il mondo: ma perché tutta questa
assenza di sensibilità ?
"Perché faceva comodo addossare
tutte le responsabilità ai
tifosi del Liverpool. Erano anni
difficili per il calcio inglese,
dove i disordini negli stadi
erano all’ordine del giorno.
C’erano giù stati dei morti in
passato, ma nessun episodio era
mai stato rilevante come
Hillsborough. Serviva dare una
scossa, impartire una lezione ai
tifosi, che all’epoca erano
considerati bestie che avevano
creato la loro tana all’interno
degli stadi".
Hai avuto modo di
confrontarti con qualche lads
del Mersey durante la stesura
del tuo libro ?
"Sì, e di questo ne vado molto
fiero. Per dare maggiore
autorevolezza e credibilità al
lavoro, sono andato qualche
giorno a Liverpool dove ho
parlato con la gente del posto,
tra cui Margaret Aspinall,
presidente del comitato di
sostegno ai parenti delle
vittime (Hillsborough Family
Support Group) che a Sheffield
perse il figlio James di soli 18
anni. Ho anche conosciuto Kevin
Sampson, personaggio molto noto
e rispettato a Liverpool in
quanto autore di libri
sull’argomento e ho anche
incontrato un tifoso che
sopravvisse al dramma di
Hillsborough. Inoltre, mi sono
avvalso delle testimonianze di
alcuni tra i più apprezzati
giornalisti e telecronisti
italiani, che ancora oggi non
smetto di ringraziare per la
loro disponibilità".
Potresti spiegare
brevemente ai nostri lettori
l’iter legale e burocratico
della vicenda, e la sua
conclusione ?
"Partirò dall’inizio: subito
dopo il disastro, un coroner
(pubblico ufficiale con funzioni
giudiziarie, spesso di
professione medico, che nei
paesi anglosassoni indaga sui
casi di morte violenta o per
cause ignote) si occupò del
caso. Dal momento che tutti
erano convinti della
colpevolezza dei tifosi del
Liverpool, la scelta di
affidarsi alla giurisdizione
speciale della coroner’s court
era volta esclusivamente a
comprendere le circostanze dei
decessi, non a trovare i
responsabili. Si cercava di
capire solo come le persone
avessero perso la vita, non chi
le avesse uccise. La prima
inchiesta del 1991 si concluse
con il verdetto di morte
accidentale. I parenti delle
vittime lamentarono la
manomissione delle prove - cosa
in effetti vera, come si
dimostrò parecchio tempo dopo -
e chiesero l’annullamento della
sentenza. La loro richiesta fu
respinta nel 1993. Quattro anni
più tardi, in seguito allo
scalpore destato dal
documentario Hillsborough, il
governo ordinò la raccolta di
nuove testimonianze per
verificare se ci fossero gli
estremi per riaprire il caso. Il
materiale ottenuto fu però
giudicato insufficiente. I
familiari ricorsero dunque
all’accusa privata contro
Duckenfield e il suo vice
Murray, ma senza successo.
Soltanto nel 2012, dopo una
petizione dei tifosi del
Liverpool, il governo Cameron
annunciò la riapertura del caso,
stavolta affidato a una
commissione d’inchiesta
indipendente che portò alla
stesura di un report dove si
confermò quanto a lungo
sostenuto invano dai parenti
delle vittime. Furono infatti
rivisti tutti gli atti
processuali, resi per la prima
volta di dominio pubblico, che
evidenziarono l’alterazione dei
documenti e chiarirono
definitivamente che i tifosi del
Liverpool non furono in alcun
modo responsabili del disastro.
Si appurarono invece le
responsabilità e la
manipolazione delle
testimonianze da parte della
polizia e i soccorsi tardivi.
Pochi mesi dopo venne annullata
la sentenza del 1991 e si fissò
l’apertura di una nuova e
definitiva inchiesta, cominciata
nel marzo 2014 e terminata
nell’aprile 2016. Il verdetto
stabilì che i tifosi del
Liverpool furono uccisi
illegalmente dalla polizia e che
i responsabili materiali
Duckenfield e Murray potrebbero
essere perseguiti penalmente
entro la fine dell’anno. Dopo 27
lunghi anni, era stata
finalmente resa giustizia verso
un’intera città".
29 settembre 2016
Fonte: Ukpremier.it
|