Privacy Policy Cookie Policy
CIRO ESPOSITO
www.saladellamemoriaheysel.it   Sala della Memoria Heysel   Museo Virtuale Multimediale
Ciro Esposito 3.05.2014 Urla e Voci
   CIRO   Pagine della Memoria    Morire di Calcio    Superga 1949    Tragedia Stadio Ballarin  
 

CIRO VIVE Onlus
 
 

Tifoso ferito, madre: non posso pagare avvocato

I pm sospettano azione di commando romanista

Antonella Leardi: "Dateci un legale. Mio figlio vittima e arrestato come un delinquente". Alfano: "La partita si sarebbe giocata comunque" e apre a punizioni più severe. Il ministro della Giustizia più cauto. Prandelli: "Su incidenti non facciamo finta di niente". Tre testi incastrano l'ultrà romanista Daniele De Santis, mentre i magistrati ipotizzano azione organizzata di gruppo: "Con lui almeno altre tre persone".

ROMA - "Se qualcuno ha un po' di cuore ci mandasse un avvocato per tutelare mio figlio perché noi non abbiamo la possibilità economica". Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli che è stato ferito sabato pomeriggio e che ora si trova ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma in gravissime condizioni, non si fa una ragione dell'arresto del figlio: "Solo oggi ho saputo che mio figlio al quale hanno sparato si trova in stato di arresto e viene trattato come un delinquente. Sono arrabbiatissima. Ieri pensavo che tutta quella polizia c'era per proteggerlo e invece no", ha detto. Appello subito accolto. La richiesta di Antonella Leardi ha ottenuto una risposta rapidissima: i membri della Camera penale di Napoli hanno deciso di mettere a disposizione della famiglia la totale consulenza legale. Si è offerto anche Angelo Pisani, l'avvocato di Diego Armando Maradona. Situazione ancora grave. Per quanto riguarda le condizioni del giovane, la madre ha riferito che la sua situazione, a detta dei medici, "è ancora molto complicata". Esposito, che è stato raggiunto da un proiettile al polmone ed alla spina dorsale, ieri è stato sottoposto a un lungo e delicato intervento. Ha trascorso una "notte stabile e un decorso post operatorio regolare". Per il ferimento è stato arrestato Daniele De Santis, anche lui ricoverato al Policlinico Gemelli. Napolitano: rompere con i facinorosi - Giorgio Napolitano ha commentato i fatti di sabato, a margine della presentazione della mostra "La Nazionale tra emozione e storia": "Le società calcistiche devono rompere i legami con certi capi. Quello che abbiamo visto è il segno di una crisi morale: Sono vicino alla vedova Raciti". Anche il premier Renzi annuncia provvedimenti.

Caccia al commando - Novità sul piano delle indagini. I magistrati che indagano sullo scontro che ha fatto da preludio al ferimento di Esposito sono convinti che Daniele De Santis non fosse solo quando ha dato il via alla "provocazione" contro i tifosi del Napoli: almeno tre le persone erano con lui allo scoppio dei primi tafferugli nella zona di Tor di Quinto nel prepartita di Coppa Italia. Prende dunque corpo l'ipotesi che fosse un gruppo di ultrà romanisti quello entrato in azione con "Gastone", il soprannome di De Santis. Il racconto di un supertestimone, supporter del Napoli, ritenuto attendibile, e alcune immagini in mano alla scientifica collocano in viale di Tor di Quinto, non lontano dallo stadio Olimpico, almeno tre persone con dei caschi neri integrali. Sarebbero, secondo i pm, ultrà della Roma che avrebbero spalleggiato De Santis nell'assalto ai pullman della tifoseria napoletana e che poi sarebbero stati più veloci di lui a scappare davanti alla reazione in massa dei partenopei. Si cerca ora di identificarli analizzando i filmati della fase iniziale degli scontri. Gli inquirenti vogliono dunque chiarire se quello contro i tifosi azzurri sia stato un vero e proprio blitz premeditato e se per questo De Santis avesse portato con sé la pistola. Tre testi incastrano De Santis - A inchiodare l'ultrà giallorosso ci sono tre testimoni che lo hanno visto prendere la pistola e sparare. Il suo ruolo per gli investigatori è chiaro anche se lui ha negato di aver fatto fuoco. La certezza che sia stato lui a usare la pistola, esplodendo quattro o cinque colpi, dovrà darla l'esame Stub, che serve per verificare la presenza di polvere da sparo sulla mano del sospettato.

Raddoppio Daspo ai recidivi - Daspo raddoppiato ai recidivi e allargamento dei reati per i quali è prevista la possibilità di applicazione del provvedimento: sarebbero queste alcune delle misure alle quali sta lavorando il Viminale per inasprire la normativa sulla violenza negli stadi. Il provvedimento potrebbe approdare al Cdm già la prossima settimana. La versione di Genny 'a carogna - Nessuna trattativa all'interno dello stadio. "State sbagliando: non è di me che dovete preoccuparvi, ma del ragazzo che è stato ferito". Genny 'a carogna, ovvero Gennaro De Tommaso, il capo ultrà, racconta la sua versione dei fatti, dopo gli scontri nei pressi dello stadio Olimpico di Roma e al Mattino di Napoli, smentisce qualsiasi trattativa per fare iniziare la partita. "Quelle che sono state scritte sono tutte sciocchezze - precisa - Hamsik è venuto da noi solo per rassicurarci sulle condizioni del nostro amico, per dirci che stava meglio, che poteva farcela. Lo stesso messaggio che ci hanno dato le forze dell'ordine. Noi abbiamo parlato con tutti con calma e rispetto, senza minacce o provocazioni. Non c'è stata alcuna trattativa tra la Digos e la curva partenopea sull'opportunità di giocare o meno la partita. Il resto sono invenzioni dei giornalisti". La maglietta - A proposito della maglietta con su scritto 'Speziale libero", Genny 'a carogna spiega: "L'unica cosa importante di questa storia ormai è diventata la maglietta che io e gli altri tifosi indossiamo. "Speziale libero" c'è scritto. Ma attenti: la maglietta è in onore di una città dove abbiamo tanti amici e nei confronti di un ragazzo che sta chiedendo attraverso i suoi legali la revisione del processo. È una richiesta di giustizia, non un'offesa contro una persona deceduta o contro i suoi familiari". Speziale: "Dolore per Raciti, ma io innocente" - Sulla vicenda della maglietta è intervenuto Antonino Speziale, condannato per l'omicidio preterintenzionale dell'ispettore capo di polizia Filippo Raciti: "Sono addolorato per la famiglia Raciti" ma "io sono innocente" e "voglio gridarlo a tutto il mondo".

Alfano favorevole a Daspo a vita, Orlando più cauto - Nonostante gli eventi e in qualsiasi caso la partita di sabato si sarebbe giocata. Lo dice il ministro dell'Interno, Angelino Alfano: "Nello stadio Olimpico si è determinata una tensione nella curva per fatti che erano accaduti a 3-4 chilometri dallo stadio. Per questo Hamsik è andato dai tifosi e ha detto: "Guardate che abbiamo saputo che il tifoso del Napoli non è stato ferito in un contesto legato alla partita". Quando hanno capito, si è avviata la partita, che comunque si sarebbe avviata perché l'ordine pubblico era stato assicurato. C'è stato anche un certo fair play fra le tifoserie". Alfano non esclude un inasprimento della punizione per i violenti: "A fine campionato ci riuniremo assieme alle società per prendere decisioni in vista del nuovo campionato. Abbiamo già fatto alcune cose, se non bastano siamo pronti a lavorare per estendere l'uso del daspo fino ad arrivare al Daspo a vita", ha annunciato. Sulla proposta del ministro dell'Interno non si sbilancia il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: "Non voglio fare valutazioni prima di capire quale è la proposta del Viminale e quali siano i presupposti per attuare questa misura. L'episodio di sabato sera e la proposta di un Daspo a vita riguarda anche questo ministero, non solo quello dell'Interno. Il tema non è solo quello della violenza negli stadi c'è anche il tema del rapporto tra frange di tifoserie e criminalità organizzata. C'è un ragionamento che deve essere fatto", ha aggiunto.

Berlusconi: ci sono ultrà e delinquenti - Parlando in un'intervista al Tg4, Silvio Berlusconi ha voluto distinguere: "Quando si parla di ultrà - ha detto - bisogna distinguere, perché ci sono i delinquenti e ci sono gli ultrà. Gli ultrà sono tifosi, appassionati, con degli ideali, che vedono negli atleti in campo quasi la personificazione di sé stessi. Bisogna parlare di delinquenti". Prandelli: "Non facciamo finta di niente" - L'episodio di sabato, solo l'ultimo e tra i più gravi di una lunga serie, non può passare nell'indifferenza: "Non dobbiamo far finta di nulla, quando Capello parlò di calcio in mano agli ultrà probabilmente voleva essere da stimolo. Gli stadi devono essere luoghi di aggregazione propositiva, non di minacce. La realtà rispecchia il Paese e il calcio fa da cassa di risonanza in tutto il mondo di una situazione che non ci rappresenta. Noi italiani abbiamo bisogno di essere governati, indirizzati", ha detto l'allenatore della nazionale italiana di calcio, intervenendo a Radio anch'io lo sport. Vedova Raciti: "Capo ultrà andava arrestato" - Offesa e indignata per la t-shirt di Genny 'a carogna, la vedova dell'ispettore Filippo Raciti, ucciso in incidenti con alcuni tifosi nel 2007, ritiene che il capo degli ultrà dovesse essere arrestato: "Il capo ultrà del Napoli doveva essere arrestato, aveva una maglietta offensiva anche per lo Stato", ha detto Maria Grasso Raciti, intervenendo ai microfoni di Sky Tg24. "Non ho saputo più nulla di lui, è ancora un libero cittadino che può anche rilasciare interviste ?", si chiede. La vedova Raciti si rivolge poi alle istituzioni: "Nel 2007 vennero tutti a rendere omaggio a mio marito e mi dissero di non piegarmi. Io dopo otto anni sono ancora qui e non mi arrendo. In queste ore ho ricevuto tante telefonate dalla società civile. Lo Stato deve rispondere e non deve piegarsi". In riferimento alle immagini delle alte cariche dello Stato presenti in tribuna all'Olimpico, conclude: "Sarebbe stato giusto che le istituzioni si fossero alzate per andare via".

5 maggio 2014

Fonte: Repubblica.it

© Fotografia: Napolitoday.it - Huffingtonpost.it

"Ma quale trattativa Come è andata allo stadio minuto per minuto"

di Federica Angeli

"Ma quale trattativa con Genny ? L'ho deciso io che si giocava la partita - dice il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro - Al leader della curva del Napoli abbiamo soltanto comunicato come stavano le cose, come stava il ferito". Della trattativa fantasma ne hanno parlato i giornali, discusso sui social network, dibattuto in tribune televisive. E, a quattro giorni da quella partita per molti restano ancora misteri e dubbi. La verità però è una, anticipata peraltro da Repubblica tre giorni fa: Genny ‘a carogna non ha avuto alcun potere decisionale nel match Fiorentina Napoli disputato all'Olimpico sabato sera. La moviola dei minuti che hanno preceduto il fischio racconta questo. ORE 20.25 IL SILENZIO IN CURVA - Il prefetto Pecoraro è seduto in Tribuna, la curva è in silenzio, non ci sono striscioni. Non si sente un coro. "Mi avvicino al comandante provinciale dei carabinieri e chiedo per quale motivo la curva del Napoli è in silenzio. Mi dice che si è sparsa la voce che Esposito è morto e i tifosi tacciono in segno di lutto". La situazione è drammatica e rischia di trasformarsi in un inferno. ORE 20.55 LA SALUTE DEL FERITO - Il prefetto Pecoraro inizia a informarsi sulle condizioni di salute di Ciro Esposito. Il suo cellulare non prende. Raggiunge un telefono fisso dentro lo stadio e parla col questore di Roma: "Come sta il ragazzo ?" - chiede. E riceve tutte le informazioni necessarie. Esposito non è morto, è grave, lo stanno operando. ORE 20.58 VIA COL COMUNICATO - Il prefetto ordina al questore di preparare un comunicato da far leggere allo stadio per spiegare la situazione delle condizioni del giovane ferito. Quanto accaduto a 4 chilometri dall'Olimpico potrebbe ripetersi, la tensione è alle stelle. ORE 21.07 COMUNICAZIONE ALLA CURVA - "Vedo Hamsik parlare sotto la curva: non sono stato io a mandarlo lì e sinceramente non so chi ha deciso che lui dovesse parlare con la curva. Io, dal canto mio, dico a un poliziotto di andare anche lui sotto la curva e di spiegare bene, di dare informazioni precise sullo stato di salute di Esposito". Era quello che la curva del Napoli voleva sapere a tutti i costi. ORE 21.11 ILVERO DIALOGO - "Gennaro, Ciro Esposito non è morto. Sta male, è ricoverato, ha un proiettile nella spina dorsale ma c'è un'équipe di specialisti che lo sta operando. La partita si gioca". A quel punto Genny si gira verso la curva, spalanca le braccia e comunica alla tifoseria azzurra: "Si gioca". Una comunicazione, non una decisione. Perché a decidere è stato il Prefetto. Lo aveva già deciso in precedenza e anche comunicato a Repubblica alle 19.26.

6 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Secoloditalia.it

Tifosi della Sud "Un gesto isolato lui non è uno di noi"

"I prossimi Roma-Napoli rischiano di diventare guerriglie". Dopo la sparatoria di sabato pomeriggio, le forze dell'ordine guardano con timore al futuro della sfida tra i due club: le tensioni sono antiche, ma il colpo che ha colpito Ciro Esposito, sparato da Daniele De Santis potrebbe aprire una nuova pagina della rivalità a causa dei trascorsi di questo, noto ultrà romanista. Eppure, il tifo organizzato giallorosso prende le distanze da lui e dal suo gesto: "Non fa parte da anni della curva Sud, non è di certo uno di noi", spiegano i pochi che accettano di parlare della vicenda. Nella giornata si era sparsa persino la notizia di una telefonata di un ultrà romanista alla famiglia di Esposito per manifestare solidarietà, voce però smentita da tutti: "Nessuno lo avrebbe mai fatto, non entrerebbe più in curva". Questo non esclude ovviamente l'iniziativa di un singolo tifoso, a titolo personale, magari lontano dagli ambienti più caldi della tifoseria organizzata. Una versione dei fatti di sabato sera l'ha fornita Mario Corsi, speaker radiofonico di Centro Suono Sport, nella sua trasmissione "Te la do io Tokio". Anche per Corsi, capo popolo romanista meglio noto come Marione, Gastone non è più un ultrà della curva: "Per noi lui era Danielino, ed è fuori da anni dal circuito del tifo romanista, ormai fa una vita appartata. Vive in una baracca nel circolo con tre cani. Sabato, da quello che so, quando ha visto i tifosi del Napoli lì vicino è andato a chiudere il cancello per precauzione. Non so se avesse con sé la pistola: a loro serve per difendere il circolo dagli zingari, accampati a poche centinaia di metri, anche perché lì ci sono i campi della Boreale e i bambini della scuola calcio. Il primo errore aver fatto parcheggiare il pullman di tifosi in cui c'è anche Genny ‘a carogna. I due si conoscono e non si amano, probabilmente scatta qualcosa, Daniele scappa e per difendersi spara. Ma non si parli di agguati, nessuno farebbe un agguato sotto casa propria. E poi Danielino era solo: bisogna escludere fosse un atto premeditato". Ma De Santis era un volto conosciuto ad alcuni ultrà del Napoli, soprattutto all'ormai arcinoto Gennaro, e qualcuno ipotizza che tra i due fossero rimaste questioni in sospeso: "Potrebbe essersi trattato di un regolamento di conti tra loro", sussurra una voce fuori dal coro. Intanto, quasi in opposizione alle responsabilità dell'ex ultrà romanista, alcuni tifosi della Lazio si sono fatti avanti per aiutare i genitori di Esposito, costretti a Roma per assistere il figlio in ospedale: "I tifosi laziali - ha spiegato la madre del supporter napoletano ricoverato al Policlinico Gemelli - ci hanno pagato due notti in albergo. Adesso credo che qualcun altro di loro provvederà anche per altre notti, ci stanno cercando un piccolo appartamento. Io non voglio niente, magari solo dove dormire".

6 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Napoli.fanpage.it

LA POLEMICA

di Irene De Arcangelis

Ciro vittima della violenza, ridotto in fin di vita dai tifosi romanisti. Vittima e basta. Una ricostruzione molto diversa da quella fornita dalla polizia su quanto accaduto a Roma prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina. E soprattutto una conferenza stampa per chiedere le dimissioni del questore di Roma Massimo Mazza. È l'iniziativa di uno degli zii di Ciro Esposito, il sindacalista Cgil Vincenzo, in apertura di una conferenza stampa ieri mattina alla galleria Principe di Napoli. Non usa mezzi termini, punta il dito contro "le false ricostruzioni dell'accaduto del questore di Roma" del quale chiede le dimissioni. Sottolinea "le defaillances nella gestione dell'ordine pubblico". "In un paese civile - dice Vincenzo Esposito - sarebbe già stato rimosso. Il ministro dell'Interno avrebbe avuto il dovere immediato di rimuoverlo. Non si mandano macchine e autobus in una strada dove non ci sono ambulanze e forze dell'ordine". Esposito ha però anche detto che nella fase successiva agli incidenti, all'interno dello stadio, "non c'è stata trattativa tra forze dell'ordine e ultrà del Napoli. Chiedo ad Hamsik di spiegarlo". Fin dalle prime ore dopo il grave incidente Esposito aveva sottolineato la mancanza di notizie su quanto accaduto al nipote, aveva ricordato di aver telefonato in questura ma gli era stato risposto: "Non siamo tenuti a dare informazioni". Con il passare dei giorni è stata la sostanza dei fatti più che la forma a spingere Vincenzo Esposito a parlare, a entrare nel merito a proposito degli scontri e della sparatoria di Tor di Quinto raccogliendo in prima persona le testimonianze di chi aveva assistito ai fatti. "Abbiamo testimoni oculari - ha detto - A sparare sono stati in due e gli ultrà romanisti erano almeno cinque o sei. Hanno aspettato che gli ultrà del Napoli fossero passati e poi hanno attaccato un pullman di napoletani sul quale c'erano donne e bambini. Ciro li ha difesi, ecco perché è stato colpito". Un racconto fatto da un ultrà del Napoli ai genitori di Ciro che però "non parlerà con la polizia". Dunque da un lato il racconto di Vincenzo Esposito sulla base delle testimonianze e che considera anche la presenza di una seconda pistola, dall'altra la ricostruzione del Viminale, secondo cui l'ultrà romanista Daniele De Santis "Gastone" avrebbe provocato i tifosi napoletani venendo poi inseguito e ferito anche da Ciro fino a sparare per difendersi. E infine la girandola di notizie nuove e dettagli postate sui social network. I commenti di chi ha visto Ciro insanguinato ed esanime. Il club di tifosi napoletani di Milano, ad esempio: "E' normale che il nostro autista abbia dovuto chiamare la polizia e farli correre sul posto ? (nel video girato dal pullman si sente una voce maschile con accento settentrionale chiamare il 113, ndr). È normale che ci siano voluti dieci minuti per vedere un'auto in borghese e due agenti che si sono resi conto della gravità e hanno chiamato ambulanza e rinforzi ? Fortunatamente subito dopo il traffico si è sbloccato e ci siamo allontanati". Mentre spuntano un po' ovunque i video - ma nessuno riprende chi ha sparato, come conferma lo stesso ministro dell'Interno Angelino Alfano - Vincenzo Esposito insiste sulla seconda pistola (che però non è stata trovata) e dichiara: "La battaglia che facciamo va oltre Ciro, è una battaglia di verità, in difesa della dignità di tutti quelli che abitano a Scampia". Così sabato parteciperà a una manifestazione del centro sociale Insurgencia a piazza Dante, mentre non risparmia neanche i mass media: "Hanno spostato tutta l'attenzione su Genny ‘a carogna invece che sulla sparatoria. Io voglio ringraziarlo. È stato lui a soccorrere per primo Ciro e a chiamare la polizia che ha fatto intervenire l'ambulanza. La maglietta con la scritta "Speziale libero" ? Sono un garantista. Chiedere la revisione del processo è un diritto". Intanto si spera per Ciro, in Rianimazione all'ospedale Gemelli di Roma. Un'altra giornata trascorsa tra alti e bassi "critici" la falsa notizia della sua morte, martedì, che è arrivata in ospedale provocando grande angoscia nei familiari. Ma anche la madre Antonella Leardi che si dice "fiduciosa", e la visita di solidarietà di tifosi di altre squadre. Intanto, un lieve miglioramento nelle condizioni di salute del trentenne tifoso di Scampia, che ieri ha anche aperto gli occhi e fatto un cenno con la testa come a dire sì quando il padre Giovanni gli ha chiesto: "Vuoi vedere Maradona ?". Speranza che non ferma il cammino giudiziario. Ieri la convalida dell'arresto di Ciro per rissa. Il gip lo ha visto in ospedale, naturalmente non è stato possibile interrogarlo. Ma Ciro ora è di nuovo libero, sono state rigettate le richieste di ogni misura cautelare ai domiciliari, gli altri due tifosi feriti hanno avuto l'obbligo di firma. "Oggi ha vinto la giustizia umana - commenta Angelo Pisani, uno dei legali del pool di avvocati che difendono gratuitamente il ragazzo - Vincerà anche Ciro nella partita per la vita e dedichiamo questa prima buona notizia alla madre Antonella, che per noi è l'esempio della civiltà, della speranza e della fede di Scampia e di Napoli".

8 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Ilfattoquotidiano

Ciro, si accende la speranza ma l'odio dilaga sul web.

Indagine sui Daspo violati

di Dario Del Porto

Le condizioni di Ciro Esposito, lievemente, migliorano. "I medici non si sbilanciano, ma è stato fatto un passettino in avanti", dicono i genitori del trentenne ferito a colpi di pistola sabato sera a Roma prima della finale di Coppa Italia. Ma mentre si moltiplicano le manifestazioni di solidarietà per il giovane e i suoi familiari, sul web scorrono purtroppo anche messaggi intrisi di odio e stupidità. Come nel caso della pagina facebook intitolata "Sparare ai napoletani", corredata dal disegno di un sicario che spara e da una piccola foto, contrapposta, di Mario Merola che impugna una pistola. La pagina è stata poi rimossa e sostituita con una intitolata "Napoletani infami e spie". Follie della rete, dove si possono trovare addirittura in vendita una t shirt con la scritta "Speziale libero" e il mezzobusto di Gennaro De Tommaso detto ‘a carogna, il capo degli ultrà della Curva A immortalato con quella maglietta mentre, allo stadio Olimpico, parlamentava con il capitano Napoli Marek Hamsik. Sul ferimento di Ciro e sui fatti avvenuti allo stadio indaga la Procura di Roma. I pm di Napoli Antonello Ardituro, Stefano Capuano, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri, del pool coordinato dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, si stanno occupando invece già da tempo delle questioni legate alle frange più estreme e violente della tifoseria. Oltre a rileggere i verbali del pentito Salvatore Russomagno, che ha parlato di rapine a scopo di ritorsione commesse ai danni dei calciatori del Napoli, i pm verificano anche altri aspetti: come la vendita dei biglietti e i rapporti fra la società e la tifoseria organizzata. Oppure come il caso dei numerosi destinatari d Daspo che non rispettano le prescrizioni del provvedimento. Uno screening che potrebbe aggiungere nuovi elementi alla ricostruzione investigativa sulla mappa dei violenti. Sui fatti di sabato sera interviene anche il cardinale Crescenzio Sepe, che li definisce "la negazione non solo del tifo, del calcio, dello sport, ma anche dell'umanità. Quando uno dice di amare lo sport e poi usa metodi di violenza così efferata - ha aggiunto il presule - siamo fuori da qualsiasi parametro non solo sportivo ma anche umano". Ma c'è una Napoli che vuole reagire alla violenza. A questa si rivolge Enzo Esposito, lo zio di Ciro, che ha organizzato per domani alle 16 in piazza Dante una manifestazione intitolata "Giustizia e verità per Ciro, Alfredo e Gennaro", i tre ragazzi feriti a Roma. "Spero che venga tanta gente - dice Esposito - donne, bambini, intellettuali. Aspettiamo quella Napoli orgogliosa che non fa notizia. Ma che esiste e vuole far sentire la propria voce".

9 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Ansa.it

La mamma di Ciro: "Dedicate la partita a lui"

di Lorenzo D'albergo e Luca Monaco

La difesa degli amici di De Santis: "Danielino è uscito quando ha sentito le bombe carta".

"A tutti i tifosi faccio un appello: non fate che a Ciro sparino di nuovo. Siate uniti nello sport, dedicando a Ciro una partita priva di violenza". L'appello, a poche ore dal fischio di inizio di Roma - Juventus, è di Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito, il tifoso napoletano ferito gravemente negli scontri della finale di Coppa Italia e ricoverato al policlinico Gemelli. "Ciro apre gli occhi - racconta il padre Gennaro - e ci riconosce. Siamo fiduciosi". Oltre ai familiari, in ospedale ecco ultrà da tutta Italia. Si avvicinano in silenzio ai genitori di Ciro, li baciano. Poi si lasciano andare a un commento sui proiettili di viale di Tor di Quinto: "Quell'agguato - spiega un tifoso partenopeo - ha una matrice razzista. In Italia molti odiano Napoli". Ma chi conosce bene "Gastone" non ne fa una questione territoriale. Per Alfredo Iorio, leader di Roma Sociale e amico di De Santis, "con la Juve si rischia il remake. Daniele qui si è sempre comportato bene". Interviene anche il gestore del bar del circolo Trifoglio, Luigi Proietti: "Daniele aveva bevuto un paio di birre, ha sentito le bombe carta e ha detto "vado a vedere che succede"". Poi, gli spari. Intanto, lo zio di Ciro fa sapere che "per le spese mediche è stata organizzata una colletta sul conto intestato al papà".

11 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

De Rossi: "Rispetto per Ciro Esposito,

brutta storia la solidarietà a De Santis"

Daniele De Rossi si appresta a disputare il suo terzo Mondiale e spiega il suo rapporto con la città. "Roma ti strega. I tifosi ti amano, ti seguono, se cadi, aspettano il tuo riscatto. Per questo è quasi impossibile partire", dice De Rossi in un'intervista a Repubblica. De Rossi però non riserva solo parole di elogio alla tifoseria e parlando della solidarietà nei confronti di Daniele De Santis, sospettato di aver sparato a Ciro Esposito, afferma: "Brutta storia, anche se gli ultrà hanno i loro codici. Dico: c'è uno, ancora in ospedale, che lotta tra la vita e la morte e tu non lo rispetti ? Ti fai subito giudice, ti schieri sulla pelle di un ragazzo intubato a letto ? Sarebbe meglio prima verificare la ricostruzione dei fatti, aspettare che il ferito esca dalla rianimazione. E sono anche preoccupato per quello che potrà succedere nel prossimo Roma-Napoli e anche Roma-Fiorentina, per i rapporti non magnifici tra le due tifoserie".

6 Giugno 2014

Fonte: Ilmattino.it

© Fotografia: Juventusnews24.com

Lo zio in lacrime: "Basta violenza, vogliamo solo giustizia"

di Lorenzo D'albergo e Luca Monaco

ROMA - "È inutile rispondere alla violenza con la violenza. Vogliamo solo che sia fatta giustizia, non una guerra tra ultrà". Dopo essersi precipitato da Napoli a Roma, Enzo Esposito appare provato. Ieri è scoppiato più volte in lacrime. Una novità per chi lo conosce bene: da quando suo nipote Ciro è ricoverato nel reparto di rianimazione del policlinico Gemelli, è stato sempre lui a tenere le redini della famiglia, a suggerire di affrontare la situazione con calma e logica. "Ma alla fine non ce l'ho fatta più, sono crollato anche io".

Per l'intera giornata si è vociferato di un arrivo in ospedale del sindaco di Roma Ignazio Marino. "Ci ha detto che voleva venire. Ma abbiamo deciso di vivere questo momento solo con chi ci è stato sempre accanto. Del resto, quando abbiamo fatto annunci pubblici, Marino non ha mai risposto. E pensare che al Gemelli ci è anche passato. Un mese fa era qui per un convegno, ma ha deciso di non salutare Ciro. Non parliamo poi del questore e del prefetto di Roma, dovrebbero dimettersi. E anche Totti avrebbe potuto fare qualcosa".

Cosa intende ? "Sarebbe bastato poco. Personalmente ho apprezzato molto De Rossi quando ha chiesto ai tifosi giallorossi di rispettare mio nipote. Le sue parole sono state un sollievo. Come quelle dei tanti napoletani e non che ci hanno mostrato solidarietà".

A chi si riferisce ? "Al sindaco De Magistris, al senatore del Pd Enzo Cuomo e al sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano. Ma anche a Pino Smiraglio, il proprietario dell'albergo che ci ha ospitati durante queste settimane, ai poliziotti della Digos di Napoli e di Roma e a tutti quelli che mi hanno fermato per strada per chiedermi di Ciro".

Cosa può insegnare la storia di suo nipote ? "Che il terzo tempo del calcio è violenza pura: si gioca a chi lascia in strada la prima vittima. E poi è Ciro a finire indagato per rissa".

Secondo alcune ricostruzioni degli scontri di Tor di Quinto, suo nipote avrebbe partecipato a un'aggressione. "Impossibile. Gli hanno sparato. Più chiaro di così… Il rammarico più grande è che non abbia fatto in tempo a parlare con i pm. Ha raccontato la sua versione alla nostra criminologa. Le ha confermato che tutto è partito dalle bombe carta di De Santis. Una settimana fa le ha spiegato che sono due i colpi che lo hanno centrato. Uno di striscio, l'altro è quello che lo ha ridotto così".

Vicino ha sua madre Antonella. La conosce da anni, si aspettava di vedere una donna così forte ? "Non recita, è proprio come la vedete. Ha il coraggio di un leone e la sua fede è incrollabile. È evangelica e quando parla del bisogno di un miracolo, lo fa perché è davvero una credente. La nostra è una famiglia cresciuta in un posto di frontiera, a Scampia, per scelta. Per questo teniamo alta la bandiera della legalità. Lo hanno capito tutti, anche i poliziotti che in questi giorni fanno la fila all'autolavaggio di Ciro".

25 giugno 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Ansa.it

I genitori di "Gastone"

"Non l'ha ucciso lui ieri ha anche pianto"

di Federica Angeli

ROMA - "Mio figlio non ha sparato. Lo dice anche il primo esame dello stub a cui è stato sottoposto. Non è stato lui a uccidere Ciro Esposito". A parlare è Ivo De Santis, il padre di Daniele.

Cosa vi ha raccontato di quel pomeriggio di follia suo figlio ? "Lui ha detto che gli hanno menato, poi non si ricorda più niente. Quel taglio che ha qui (indica il sopracciglio, ndr), il giudice ha detto che è stato il calcio di una pistola che gliel'hanno spaccato in testa. La pistola ce l'avevano in mano gli altri. Non Daniele".

Quando arrivarono al Ciak i tifosi del Napoli, Daniele dov'era ? "Lui ha le chiavi del cancello del centro Ciak, dove l'hanno picchiato. Quando ha visto che stavano arrivando quei tifosi, s'è fatto accompagnare da una persona per un pezzo di strada, perché lui non riesce a camminare. È zoppo dopo un incidente col motorino. Cercava di chiudere il cancello col lucchetto, c'erano due squadre di bambini che giocavano al campo di pallone lì dentro. Ha visto e capito quello che stava succedendo e che ci sarebbero state le botte e allora ha cercato di impedire ai tifosi di entrare lì. Questo ha fatto".

Lui ha sostenuto con gli inquirenti di non aver sparato. Un testimone dice di averlo visto impugnare una pistola. A voi cosa ha detto ? "Lui ha sempre detto a noi che non c'entra niente e che non ha mai sparato. L'abbiamo spinto a parlare: cosa crede che la passava così senza dare spiegazioni a noi genitori ? E lui ha detto: "A pa' quanno m'hanno acchiappato io non ho visto più niente". Mio figlio non aveva la pistola. E se voleva fare una rissa, si sarebbe messo una scialletta in faccia quantomeno, non pensa ? Invece no, a volto scoperto era. Un jeans e una maglietta, così tutto sbracciato".

E se suo figlio, signor Ivo, le avesse mentito ? L'uomo prima di rispondere dà un pugno contro la porta di casa. "Io vi dico la verità: se mio figlio l'ha ammazzato è giusto faccia 30 anni di carcere. Mio figlio ha detto: "Io non sono stato papà". A me basta. Io ci credo. Poi tireranno fuori le prove e vediamo queste prove. Se mio figlio m'ha detto una cazzata, quanto è vero Dio ci penso io a lui. Ma non è mai successo da quando è nato. A me quando lo guardo mi parla, pure con gli occhi mi parla".

Un pensiero ora da genitore a genitore. Alla mamma di Ciro, cosa vuole dire ? "Mio figlio questa mattina, quando siamo andati a trovarlo, si è messo a piangere come un ragazzino e mi ha detto: "Dovevo morire io e invece è morto lui". Era distrutto, come lo siamo sia io che mia moglie. Alla mamma di Ciro dico: speriamo che trovino presto il colpevole, perché Ciro è anche figlio mio. E non doveva morire così, per una partita. Proprio non doveva".

26 giugno 2014

Fonte: La Repubblica

"Non finisce qui", gli ultrà giurano vendetta

Il Viminale prepara la stretta: stop alle trasferte

di Dario Del Porto e Conchita Sannino

NAPOLI - Vietato farli incontrare. Non solo ora, non solo qui. "Rischio di ritorsioni a medio e lungo termine" tra napoletani e romanisti, scrivono gli specialisti della Digos di Napoli nelle informative inviate al Viminale. Vietato minimizzare dopo la morte di Ciro Esposito: un tifoso disarmato ucciso, a pochi metri dall'Olimpico in quel dannato 3 maggio, da un ultrà con la pistola. L'ipotesi allo studio dell'intelligence e del governo è di inedita drasticità: uno stop alle trasferte sull'asse Napoli-Roma, per scongiurare contatti tra le tifoserie già storicamente contrapposte e ora divise dall'odio per l'uccisione del trentenne operaio di Scampia. Ma esiste un'opzione anche più severa: proibire ai supporter giallorossi di seguire la squadra anche in altre tappe considerate a rischio - sempre che valutazioni di altra natura, politica o economica, non abbiano la meglio sugli obiettivi di prevenzione e sicurezza disegnati in queste ore. Intanto resta altissima la vigilanza sugli "umori" del mondo ultrà napoletano. Rabbia, indignazione, rancore. E sete di giustizia sommaria. Sentimenti che, per ora, corrono sul web ma vengono presi in seria considerazione dagli inquirenti. Sotto la lente di chi sta monitorando anche i social network finisce l'hashtag: #nonfiniscecosi". Significa: vendetta. Qualcuno ha già lanciato su twitter, rivolto ai romanisti, una minaccia: "State attenti, vi consiglio di fare i bagni ad Ostia e Fregene". Sottinteso: quest'estate non potrete girare in vacanza tranquillamente. Ecco perché, dalla questura di Napoli dove il questore Guido Marino e il capo della Digos Luigi Bonagura sono in costante contatto con i colleghi della capitale, si disegnano due scenari. La ritorsione a "medio termine", che potrebbe essere innescata da incontri più o meno casuali, persino in un villaggio turistico, tra le tifoserie che se la sono giurata; e lo spettro di una vendetta a "lungo termine", alla ripresa della stagione sportiva, magari in pieno campionato, con incroci dei rispettivi pullman su autostrade, arterie periferiche o autogrill. Nella galassia ultrà, c'è chi ostenta calma ma pronuncia parole di fuoco. Come C. un capo della curva A napoletana, imprenditore, 45 anni, padre di famiglia che dice a Repubblica: "I bastardi come quell'assassino romanista muoiono ogni giorno, appena aprono gli occhi. Noi no. Gli uomini veri, come gli ultrà, o come Ciro, muoiono una sola volta. E poi i romani, come la storia ci insegna, hanno sempre lottato per prevaricare e conquistare potere. Noi napoletani abbiamo sempre subìto, accettato dominazioni. Ma poi arriva la disperazione. E quella diventa il nostro riscatto, la nostra arma". Eppure la madre di Ciro, Antonella, sta pregando tutti i suoi amici, da quel giorno: "Nel nome di Ciro basta violenza, ve lo vieto". C'è una Napoli affranta che aspetta di salutare Ciro, domani, a Scampia, nel giorno dei suoi funerali. La celebrazione, che si svolgerà con rito evangelico ai piedi delle Vele, stessa piazza del quartiere che ospitò la storica visita di Papa Giovanni Paolo II, è annunciata anche la presenza di delegazioni di ultrà delle squadre gemellate con il Napoli: Genoa, Catania, Ancona. Sono attesi anche i sostenitori della Lazio: la pluriennale ostilità fra biancocelesti e napoletani si è trasformata in amicizia proprio dopo la tragica sequenza del 3 maggio. Il sindaco Luigi de Magistris annuncia il lutto cittadino. "Napoli è profondamente colpita dalla morte di Ciro e lo sono anche io. No alla violenza, no alla vendetta, sì alla giustizia. Questo è il modo migliore per dare una risposta alla famiglia di Ciro e alla città", sottolinea il sindaco. Che poi chiede alla magistratura e al governo "di accertare tutte le responsabilità per quanto accaduto quel giorno. Se c'è qualcuno che ha sbagliato, come pare del tutto evidente, paghi". Scampia ora vuole solo ricordare il suo "eroe". Gli striscioni che invitavano Ciro a non mollare vengono riavvolti fra le lacrime. Al loro posto, un lungo drappo nero, davanti all'autorimessa dove il tifoso lavorava: "Ciao eroe" e la grande foto dove sorride. Poi con la vernice spray: "Ciro per sempre ultrà". In serata, al San Carlo, la replica del Requiem di Mozart si apre con un minuto di silenzio.

26 giugno 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Lettera43.it

De Magistris proclama lutto cittadino

"Lacune evidenti a Roma quel giorno"

di Roberto Fuccillo

Il primo tweet è andato in rete poco dopo le 8.30. Circa un'ora prima era arrivata la notizia del decesso di Ciro Esposito e il sindaco Luigi de Magistris ha immediatamente comunicato la decisione, peraltro presa la sera prima con una riunione di giunta: "Lutto cittadino. Per Ciro, per i familiari, per il nostro popolo. Per dire no al binomio calcio-violenza". Più tardi il sindaco ha tenuto un incontro a Palazzo San Giacomo, dove le bandiere sono già a mezz'asta da ieri. De Magistris ha spiegato che il giorno di lutto è proclamato per la giornata dei funerali, probabilmente domani. Ha poi esternato uno stato d'animo "profondamente colpito, anche sul piano personale, mi torna in mente il ricordo dell'incontro con Ciro". Partendo da qui, de Magistris ha poi lanciato "un abbraccio particolare alla mamma Antonella e alla fidanzata Simona, simbolo delle donne di Napoli, che hanno affrontato con grande dignità giornate difficili e complicate", poi ha ribadito "un no forte alla violenza, stop alla equazione calcio-violenza". Fin qui il sentimento e la costernazione. Poi però c'è anche il de Magistris sdegnato, che non vuole che la vicenda finisca nel dimenticatoio: "La giunta e la città di Napoli chiedono ai magistrati romani di ricostruire nei dettagli quella giornata e al governo di accertare le responsabilità, qualora esistenti, in merito all'ordine pubblico che fu predisposto. Vogliamo giustizia, se c'è qualcuno che ha sbagliato, come pare del tutto evidente, paghi. È il modo migliore per ricordare Ciro e risarcire moralmente la città di Napoli, che si sente ferita e che qualcuno ha voluto far passare sul banco degli imputati". Ritorna così la recriminazione di quei giorni, i primi di maggio, quando Napoli avvertì come una offesa che si parlasse più di Genny ‘a carogna che dei colpi di pistola contro Ciro. "Ho trovato vergognoso - ricorda il sindaco come nei giorni successivi si sia cercato, con operazioni mediatiche, di mettere Napoli sul banco degli imputati". Il tutto fa sì che oggi il Comune prospetta di costituirsi parte civile nel processo agli assassini di Ciro. "Napoli - dice ancora de Magistris - si è sempre schierata, da quando sono sindaco, dalla parte dei cittadini in tutti i processi in cui un cittadino e Napoli sono stati danneggiati". Inoltre "le lacune di quei giorni mi paiono evidenti, ricordo che si tentava di dire che andava tutto bene mentre c'era un ragazzo sparato a terra, ma non sappiamo ancora dal governo se considera adeguata la gestione dell'ordine pubblico quel giorno. Un silenzio che dopo 53 giorni sta diventato assordante". Ad ogni modo "la città è arrabbiata, ma ha anche una grande dignità e fierezza. Credo che possa reagire con grande senso di responsabilità, che sia matura per dare un segnale forte di civiltà e dimostrare con i fatti il no alla violenza". Cordoglio e dolore anche in altri palazzi istituzionali - "Non si può morire per una partita di calcio - dice sconsolato il presidente della Regione Stefano Caldoro - Ai familiari di Ciro, ai suoi affetti più cari, la vicinanza della intera giunta regionale e della comunità campana". Chiede "pene severe" il presidente della Provincia Antonio Pentangelo, per il quale "la morte di Ciro è un dolore che tutti i napoletani devono condividere con i suoi genitori e la sua famiglia". Parla di "morte ingiusta e crudele, vera tragedia del calcio italiano", anche l'ex sindaco e ex ministro dell'Interno Rosa Russo Iervolino. Che aggiunge: "Partecipo con tutto il cuore al dolore della famiglia e al lutto cittadino e invio maternamente una carezza al ragazzo defunto".

26 giugno 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Iamnaples.it

#CiaoCiro, l'hashtag fa il giro del web messaggi da tutti, ma anche minacce

di Paolo De Luca

C'erano due top hashtag fino a martedì su Twitter: #CiroEsposito e #ForzaCiro. Il secondo, purtroppo, è sparito ieri mattina, sostituito da #CiaoCiro, rimbalzata tra una pagina e l'altra dei social network. Il drappo nero steso davanti all'autolavaggio di Scampia dove il giovane tifoso lavorava, spiega tutto. È un tam tam continuo, da Facebook a Twitter fin da martedì. Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris ha dichiarato il lutto cittadino e il presidente del club azzurro, Aurelio De Laurentiis, così come tutta la squadra del Napoli e l'allenatore Rafa Benitez, hanno postato le loro condoglianze sul loro profilo ufficiale. Anche la Serie A e gli altri team italiani come Milan, Inter e Fiorentina hanno pubblicamente manifestato il loro abbraccio alla famiglia Esposito, seguite da tifosi (inclusi quelli della Roma) e migliaia di altri utenti. Il rapper Clementino dedica un brano su Facebook a Ciro, titolo, "La luce". Scrive su Fb anche Edoardo Bennato. È intervenuto pure Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei deputati, postando "un abbraccio alla famiglia di Ciro Esposito e sentite condoglianze. Con Ciro il calcio italiano ha perso davvero, altro che Uruguay !". Non è il solo a twittare tra i politici. Fin da martedì sono attivi anche Giorgia Meloni, Gennaro Migliore, Antonio Bassolino, Matteo Salvini, Nunzia De Girolamo, Mara Carfagna. "Non c'è bisogno di mettere per forza un hashtag solo per farsi indicizzare - commenta piccato un utente Twitter, Gabriele - Chi vuole lasciare un pensiero può anche scrivere nel proprio post Ciro Esposito, così, per esteso senza aggiungere cancelletti per farsi notare". Ma qualcuno, su Facebook, minaccia vagamente: "Adesso canta insieme a noi, non finisce così".

26 giugno 2014

Fonte: La Repubblica (Testo © Fotografia)

"Temo che il sacrificio di Ciro non basti a fermare la violenza"

di Antonio Di Costanzo

NAPOLI - "Non trovo le parole per descrivere tutto quello che provo dopo l'incredibile dimostrazione di affetto che la gente ha voluto dare a Ciro". Simona Rainone, 25 anni, è la fidanzata di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito prima dell'inizio della finale di Coppa Italia e morto dopo 53 giorni di agonia. La ragazza è nella sua casa di Soccavo, vicino allo stadio San Paolo. Ma a Simona il calcio non interessa: "Non sono mai andata a una partita. Non mi piace l'ambiente. Glielo dicevo a Ciro. E litigavamo". La ragazza dubita che la tragedia possa servire per sconfiggere la violenza legata al calcio. "Me lo auguro - dice - ma ho molti dubbi. Non giurerei sul fatto che il sacrificio di Ciro possa essere servito davvero. Temo che sia stato inutile. C'è troppa violenza e le istituzioni devono fare di più. Ciro deve essere un esempio". Venerdì Simona ha parlato davanti a 20mila persone arrivate da tutta Italia a Scampia per i funerali. "Certe volte - confessa ora - mi domando come faccio a trovare le energie. La morte di Ciro segue quella dei miei genitori. Sono lutti difficili da superare. Ci volevamo sposare. Adesso tutto è cambiato e come prima cosa devo cercarmi un lavoro".

29 giugno 2014

Fonte: La Repubblica (Testo © Fotografia)

Higuain: "Morte assurda, sono addolorato"

Messaggio del "Pipita" su twitter. E Bassolino promuove con riserva De Magistris.

"Sono molto addolorato per la morte assurda di Ciro. Un saluto alla tua famiglia". Anche Gonzalo Higuain si unisce al dolore per la tragedia di Ciro Esposito, deceduto dopo essere stato ferito a Roma lo scorso 3 maggio in occasione della finale di Coppa Italia. Dal Brasile dove è impegnato con la nazionale Argentina ai Mondiali di calcio, il pipita scrive un twitter per esprimere le proprie condoglianze per la scomparsa del giovane tifoso azzurro. Commenta la cerimonia funebre, svoltasi nella piazza Grandi Eventi di Scampia, rinominata per l'occasione "Piazza Ciro Esposito", anche l'ex governatore della Campania Antonio Bassolino, che in questa occasione approva il comportamento del sindaco Luigi de Magistris, anche se non gli risparmia una critica: "Peccato per i toni da comizio - scrive su twitter Bassolino ma nell'insieme de Magistris ha ben rappresentato in giorni difficili il dolore della città per Ciro Esposito". Intanto, striscioni in ricordo del tifoso del Napoli sono stati esposti dai gruppi ultrà in Puglia a Bari, Molfetta e Terlizzi. Nel capoluogo il saluto del mondo ultrà biancorosso è stato affisso sotto il ponte di corso Alcide De Gasperi, ma ci sono altri teli all'ingresso di Molfetta e a Terlizzi. Una delegazione di ultrà del Bari, composta da una trentina di tifosi, ha partecipato al funerale del ragazzo svoltosi venerdì a Scampia davanti a oltre 20 mila persone. Presenti anche delegazioni di provenienti da Catania, Milano, Ancona, Genova ma anche da molte altre città che hanno voluto partecipare al dolore della famiglia Esposito. Ieri i bambini dello Junior Summer camp che si sta svolgendo ad Agnano hanno osservato spontaneamente un minuto di raccoglimento per ricordare la scomparsa del giovane di 29 anni.

29 giugno 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Corrieredellosport.it

Ultras Roma: "Addolorati per la tragedia di Ciro"

Ma resta la solidarietà per De Santis

di Lorenzo D'albergo e Luca Monaco

In un comunicato, la Sud giallorossa si stringe attorno alla famiglia del tifoso napoletano morto ("la morte non ha né colori né bandiere") senza però prendere le distanze dal presunto omicida. La mamma di Ciro: "Non posso cambiare la loro mentalità".

ROMA - La curva sud della Roma, a distanza di quasi due mesi dai fatti di viale Tor di Quinto, dimostra la propria vicinanza alla famiglia di Ciro Esposito. Dopo gli striscioni di solidarietà nei confronti di Daniele De Santis, il presunto omicida del tifoso partenopeo, esposti in occasione di Roma - Juventus dell'11 maggio scorso ("Daje Daniè") i gruppi storici del tifoso organizzato giallorosso ora si affidano a un comunicato per far arrivare il messaggio di cordoglio ai familiari della vittima. "Rimaniamo colpiti e addolorati dal tragico epilogo di questa brutta vicenda - si legge nella nota diffusa in rete - la morte non ha colori né bandiere", assicurano citando il testo di uno striscione esposto in curva sud nel marzo scorso, dopo che in città erano apparse delle scritte ingiuriose alla memoria di Vincenzo Paparelli, il sostenitore laziale ucciso da un razzo esploso dai tifosi romanisti durante il derby del 28 ottobre 1979. Nonostante la solidarietà dimostrata, il comunicato, firmato "gli ultras della Roma" e pubblicato sul sito Asromaultras.org, curato da Lorenzo Contucci (avvocato penalista esperto in materia di reati da stadio, che ne conferma l'autenticità) ha suscitato subito un vespaio di polemiche. A urtare la sensibilità di molti altri tifosi della Roma sono state le prime righe, dedicate proprio a "Gastone" De Santis. "La curva sud rimane e rimarrà sempre al fianco di un suo figlio - recita il testo - non rinnegheremo mai un nostro fratello, giusto o sbagliato che sia. Questo ci hanno insegnato la vita e la strada". "Questa frase è inaccettabile - dice un commentatore di forzaroma.info - i gruppi organizzati rappresentano un decimo di tutto il tifo, nemmeno tutta la curva. Ci dissociamo completamente dalla vicinanza a De Santis". La risposa arriva dalla curva. "Daniele non frequentava più lo stadio da 10 anni - dice una fonte qualificata nell'ambiente del tifo - ma resta un tifoso romanista. Le parole del comunicato parlano chiaro: nessuna apologia. Si tratta del resto di un fatto increscioso, talmente assurdo da essere incommentabile. Il nostro dispiacere per l'accaduto è chiaro e dimostrato dalla piena vicinanza alla famiglia Esposito. Non spetta a noi condannare, sarà la magistratura a fare luce su quanto accaduto a Tor di Quinto". Secco il commento di Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito che più volte negli ultimi due mesi ha chiesto ai tifosi di abbassare i toni e non lasciarsi trasportare da uno spirito di vendetta per quanto successo al figlio: "Vengo solo ora a conoscenza del comunicato della curva sud della Roma. Se hanno deciso di non prendere le distanze da De Santis - spiega la signora Antonella con rassegnazione - si vede che io non posso cambiare la loro mentalità, le loro dinamiche. Per il resto non ho altro da aggiungere sul messaggio". Enzo Esposito, lo zio di Ciro, aggiunge "Noi accettiamo le condoglianze da tutti i tifosi in buona fede, ma indicare un assassino come un "fratello" svuota di significato qualsiasi attestato di solidarietà. La massa del tifo romanista si faccia avanti e scelga in maniera netta da che parte stare".

1 luglio 2014

Fonte: Repubblica.it (Testo © Fotografia)

Vendetta per Ciro Esposito: terra bruciata degli ultras contro i romanisti

di Alessandro Catapano

Le frange estreme del tifo del Napoli stanno "avvisando" le altre tifoserie. Dal Viminale: "Vogliono vendicare il morto e ci riusciranno".

Roma - C’è un incontro, andato in scena il 27 giugno a Scampia, che illustra benissimo quali devastanti effetti sull’ordine pubblico negli stadi italiani produrrà la morte di Ciro Esposito. A margine dei funerali del ragazzo, cui hanno partecipato i rappresentanti delle tifoserie di mezza Italia, i capi ultrà del Napoli hanno dato udienza ai leader della curva della Lazio, scesi a Scampia per omaggiare Ciro, incassare la gratitudine dei colleghi per il sostegno offerto alla famiglia e provare a trattare, per conto dei romanisti (proprio così), una resa onorevole, senza ulteriore spargimento di sangue. Il rifiuto dei napoletani è stato netto e anzi gli stessi laziali sono stati messi in guardia: da oggi in poi, gli hanno raccomandato, fatevi gli affari vostri. E chi dal 3 maggio scorso monitora il lavoro delle "diplomazie ultrà", racconta pure di altri inquietanti segnali inviati dai napoletani alle tifoserie in buoni rapporti con la curva romanista, per esempio i palermitani: "L’anno prossimo scegliete bene da che parte stare - gli hanno intimato - altrimenti pure voi finirete nei casini". Fuori controllo - "Preparano la guerra facendo terra bruciata intorno ai romanisti - racconta una fonte accreditata del Viminale -. Cercheranno in tutti i modi di vendicare il morto e se non faremo qualcosa di eclatante ci riusciranno. Anche perché - conclude - presto questa guerra potrebbe coinvolgere anche l’estrema destra romana e la sinistra antagonista napoletana (una delle piste che gli inquirenti seguono per l’accoltellamento di Federico Sartucci, ndr)". In questo quadro va letto il piano della Questura di Roma, suggerito proprio dal ministero: chiudere di notte e nei giorni festivi la metà dei commissariati della Capitale e destinare parte del personale all’ordine pubblico in piazze e stadi. E in questo quadro, ormai sfuggito di mano, sposta poco perfino l’identificazione e la perquisizione nelle abitazioni dei quattro ultrà romanisti (esponenti della curva Nord pronti a tornare in Sud, tutti con precedenti da stadio) che erano con Daniele De Santis a Tor di Quinto prima che sparasse a Esposito: gli sono stati sequestrati i telefonini e i caschi, del modello di quelli che indossavano sulla scena del crimine. I pm Albamonte e Di Maio sono pronti a iscriverli nel registro degli indagati per concorso in omicidio volontario.

18 luglio 2014

Fonte: Gazzetta.it

© Fotografia: Ansa.it

Ciro Esposito, il sindaco accusa: "La sua morte poteva essere evitata"

di Stella Cervasio

"La morte di Ciro poteva essere evitata". Il sindaco Luigi de Magistris, che oggi consegnerà alla famiglia del tifoso ucciso la medaglia al valor civile, ha preso parte al dibattito pubblico nell'auditorium di Scampia a un mese dalla morte del ragazzo. "Attendiamo - ha detto il primo cittadino - verità, giustizia e l'accertamento delle responsabilità con la stessa ansia di quei giorni". Scampia darà così il via a un laboratorio di idee, possibili soluzioni per una situazione gravemente degenerata dentro e fuori dai campi di calcio. Proposte recepite dal governo, rappresentato dal sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano, secondo il quale "l'indagine sulla morte di Ciro Esposito va chiusa: bisogna individuare chi è responsabile, e chi penalmente colpevole". Una piazza intitolata a Ciro o un intervento strutturale di riqualificazione del quartiere le possibilità con strumenti come il Pon Sicurezza, che scade nel 2015, e il Pon Legalità 2014-2020, "misure - ha aggiunto Alfano - idonee per investire nella sicurezza, anche sportiva". Proposte vecchie e nuove all'incontro dal titolo "Ciro vive. 25 giugno-25 luglio per non dimenticare. Sport vs. violenza, quale uscita di sicurezza ?" che ha visto alternarsi al microfono veterani dello sport nei quartieri difficili, come Gianni Maddaloni, il presidente della Municipalità Angelo Pisani, don Aniello Manganiello, lo stesso sindaco de Magistris, lo zio del tifoso, il sindacalista Vincenzo Esposito, che ha creato l'associazione Vittime della violenza sportiva Ciro vive, il procuratore in pensione Giandomenico Lepore, moderati da Antonio Polito. Un tavolo di proposte inedite e salde come la rivista "Tifo Magazine" del giovanissimo italo-canadese Martino Simcik Arese, il quale parla di "differenze" territoriali alla base del tifo violento da vivere non come colpe o negatività ma come identità. Proposte belle e formative, come quella della madre di Ciro, Antonella, la cui voce pacata sembra cullare le coscienze, anche le più inquiete: "Le istituzioni ci devono aiutare a portare l'educazione sportiva nelle scuole". Ma anche idee come quella dello zio di Ciro, "di istituire un fondo nazionale in cui far confluire tutti i soldi delle multe da infliggere alle società di calcio ogni qual volta allo stadio compaiano striscioni razzisti". Mercoledì il presidente del Coni aveva ricevuto la famiglia del tifoso a Roma: "Sono rimasti colpiti dalla funzionalità delle strutture sportive ha spiegato Angelo Pisani - perché non possiamo averne così anche qui ?". Con il suo intervento, infine, don Manganiello ha ricordato che non si scontrano soltanto le tifoserie delle grandi città ma anche quelle delle squadre in promozione, "ed è dalle scuole di calcio, che vanno tanto di moda, che bisogna cominciare a bonificare".

25 luglio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Ansa.it

Il tifoso ucciso: pronta una petizione per la

sospensione di prefetto e questore di Roma

di Gianni Valentino

Una petizione popolare indirizzata al presidente Giorgio Napolitano e al ministro Angelino Alfano per chiedere la sospensione cautelativa del prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, e del questore, Massimo Maria Mazza, in merito agli incidenti avvenuti nel giorno della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Quella sera, due proiettili colpirono il tifoso napoletano Ciro Esposito, morto dopo 52 giorni di ricovero. L'iniziativa è dell'associazione "Campania in movimento", di cui è presidente Chiara Giordano, e tra un paio di giorni sarà presentata in una conferenza stampa a cui parteciperà pure il sindaco Luigi de Magistris. Che ha affermato che quella sera, a di Tor di Quinto, la presenza delle forze dell'ordine era insufficiente rispetto alla portata dell'evento sportivo. "Ciro Esposito è morto - dice Giordano - e una famiglia convive con un dolore insopportabile. Non ha senso che questi funzionari dello Stato siano ancora al proprio posto". Il documento verrà caricato sulla piattaforma internet www.firmiamo.it

31 luglio 2014

Fonte: La Repubblica

I parenti di Ciro "De Santis aggredito dopo aver sparato"

A questa azione, un gruppo di napoletani avrebbe reagito inseguendo De Santis.

"Si ritiene - scrivono i periti - che l'uomo (sopraffatto, ferito e sanguinante) con le mani sporche del suo stesso sangue abbia impugnato l'arma ed esploso quattro colpi ferendo i tifosi napoletani", uno dei quali, il povero Ciro, morirà dopo quaranta giorni di agonia. "De Santis aggredito ? Certo, lo abbiamo sempre detto anche noi - sottolinea Vincenzo Esposito - solo che è stato aggredito dopo aver sparato e dopo aver perso l'arma. Non appena emergono dettagli sulla colpevolezza di De Santis, arriva subito una svolta che potrebbe favorirlo", argomenta lo zio della vittima, ipotizzando che possa trattarsi di "messaggi" rivolti all'indagato "per fargli capire che non rischia tanti anni di carcere e si convinca a non parlare". Di certo, rimarca Esposito, "la nostra è una casa di cristallo, siamo stati trasparenti fin dal primo giorno. Abbiamo sempre detto che De Santis ha sparato a mio nipote e poi la pistola gli è caduta e solo a quel punto i tifosi napoletani lo hanno aggredito". Il 24 settembre la perizia sarà discussa in contraddittorio tra le parti nell'incidente probatorio in programma davanti al giudice di Roma. La difesa di De Santis chiede di effettuare indagini anche su quello che definisce come "il tentativo di omicidio nei confronti" di "Gastone". Replica l'avvocato Sergio Pisani, che con il fratello Angelo assiste la famiglia Esposito: "Le conclusioni non tengono assolutamente conto del fatto che, dalle tracce biologiche evidenziate sulla pistola, sono stati estrapolati profili genetici riferibili a più soggetti, in cui appaiono nettamente maggioritari, e quindi chiaramente individuabili, quelli di De Santis". Secondo il penalista, "ciò vuol dire che la pistola fu toccata da più persone ed è quindi verosimile ritenere che De Santis abbia prima sparato e successivamente sia stato aggredito da soggetti che, ferendolo, si siano macchiati le mani del suo sangue e poi abbiano cercato di sfilargli la pistola". Nella valutazione dell'avvocato della famiglia Esposito, "allo stato, ciò che conta è che giuridicamente non cambia nulla. I tifosi napoletani sono già indagati per rissa aggravata. Seppure fosse confermata la tesi del Racis, De Santis non potrà invocare né lo stato di necessità né la legittima difesa, dal momento che, aggredendo violentemente i passeggeri del bus in presenza di numerosissimi avventori diretti verso lo stadio, non poteva non prevedere di dover fronteggiare una reazione. In casi del genere - conclude l'avvocato Sergio Pisani - è pacificamente esclusa la legittima difesa, non parliamo poi dello stato di necessità, inapplicabile nei confronti di chi si pone in una situazione di pericolo". (d. d. p.)

11 settembre 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Corrieredellosport.it

LA LETTERA

"Chi era con Ciro si faccia avanti"

"Ci auguriamo che il campionato prosegua all'insegna della pace, dei valori dello sport e del rispetto delle regole. Speriamo che quest'anno non ci siano scontri tra tifoserie, che l'amore per i colori delle proprie città e squadre prevarichi sull'odio", lo scrivono i genitori di Ciro Esposito, Antonella Leardi e Giovanni Esposito, in una lettera ai tifosi. Poi, un appello: "Confidiamo negli amici di Ciro affinché, una volta e per tutte, affiori la verità. Ci rivolgiamo a chi era con Ciro quel pomeriggio, a chi ha visto, ai suoi amici e compagni di tifoseria: fatevi avanti, testimoniate e raccontate la realtà dei fatti, solo così la memoria di Ciro non sarà violata e chi lo ha ucciso avrà la punizione che merita".

14 settembre 2014

Fonte: La Repubblica

Ciro Esposito morto. Parla il padre di Daniele De Santis:

"Mio figlio non è un mostro, è stata legittima difesa"

"Questo le sembra un covo di estremisti di destra ? Io e mia moglie siamo di sinistra". Ivo De Santis è il padre di "Gastone", nome di "battaglia" di Daniele De Santis, l'ultrà romanista accusato dell'omicidio volontario del tifoso napoletano Ciro Esposito, ferito a morte da un proiettile vagante sparato nei dintorni dello stadio Olimpico di Roma, prima dell'ultima finale di Coppa Italia. Dopo quattro mesi di indagini, a riaprire la partita è la perizia del Ris, che potrebbe riscrivere la storia di quanto accaduto il 3 maggio scorso. "Rispettiamo il dolore dei parenti di Ciro, siamo genitori e capiamo cosa si prova a perdere un figlio". "Per la prima volta abbiamo visto la luce" dice Ivo De Santis, commentando la perizia. "Daniele è stato dipinto in questi mesi come un mostro. Ma quelle descrizioni non corrispondono a nostro figlio. Lo conosciamo, non poteva essere vero". Daniele è "un ragazzo forse esuberante, ma buono e generoso. Ha avuto qualche problema in passato, ma non è mai andato oltre la scazzottata. E non chiamatelo Gastone, lui per noi è Danielino". Il padre assicura che "non lo abbiamo mai visto maneggiare armi. Poi c'è la ferita che ha in fronte. Gliela hanno fatta con il calcio di una pistola. Vogliamo sapere cosa è successo veramente". I genitori credono alle testimonianze secondo cui "furono i napoletani ad aggredirlo". Non poteva essere un agguato, "uno che pensa a un agguato non si comporta così, per di più accanto ai Carabinieri (la caserma Salvo D'Acquisto è a meno di un chilometro, ndr). E poi se avesse voluto sparare a qualcuno, perché non avrebbe dovuto farlo subito ? E invece Daniele è scappato, cercando di chiudersi il cancello del centro sportivo alle spalle. Poi lo hanno massacrato". Ora Daniele De Santis è all'ospedale di Viterbo, "sta male. L'ultima volta che lo abbiamo visto era ricoperto di bubboni. Ora è di nuovo sotto antibiotici e sarà rioperato". E non parla, "se gli chiediamo qualcosa, si ripete, poi piange o si chiude nel mutismo".

14 settembre 2014

Fonte: Huffingtonpost.it

© Fotografia: Calcioweb.eu

Ivo De Santis: "Daniele aggredito mentre scappava,

mio figlio è innocente, ora voglio la verità"

di Lorenzo D'albergo

ROMA - "Questo le sembra un covo di estremisti di destra ? Io e mia moglie siamo di sinistra". Ivo, il padre 73enne di Daniele De Santis, è seduto ai tavolini del circolo Boreale. "Devo badare ai cani di mio figlio, altrimenti in questo posto maledetto non ci tornerei più". Gli occhi si fanno subito lucidi: "Siamo distrutti. Ogni giorno la situazione cambia e non sappiamo più cosa aspettarci". Accanto a Ivo siede Franca, la madre dell'ultrà romanista. Negli sguardi che si lancia la coppia si legge tutto lo stress accumulato in 4 mesi di inchiesta a carico del figlio, indagato per omicidio volontario e accusato di aver ucciso Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito a morte da un proiettile sparato in viale Tor di Quinto prima dell'ultima finale di Coppa Italia. A riaprire la partita, però, è arrivata la perizia del Ris. Un documento che potrebbe spingere i magistrati a rivedere la ricostruzione dei fatti del 3 maggio.

Per la prima volta si ipotizza una dinamica diversa sul ruolo di suo figlio negli scontri. "E noi per la prima volta abbiamo visto la luce. In questi mesi abbiamo letto di tutto. Daniele è stato dipinto come un mostro. Ma quelle descrizioni non corrispondono a nostro figlio. Lo conosciamo, non poteva essere vero. Gli avvocati cercavano di tranquillizzarci, ci dicevano che nelle carte c'erano scritte altre cose. Siamo andati avanti così, sperando nel lavoro dei magistrati".

Chi è, allora, Daniele De Santis ? "Un ragazzo forse esuberante, ma buono e generoso. Ha avuto qualche problema in passato, ma non è mai andato oltre la scazzottata. E non chiamatelo "Gastone", lui per noi è "Danielino"".

E la pistola ? "Non l'abbiamo mai visto maneggiare armi. Poi c'è la ferita che ha in fronte. Gliel'hanno fatta con il calcio di una pistola. Vogliamo sapere cos'è successo veramente".

Contro Daniele ci sono molte testimonianze inequivocabili. "Ma uno dei testimoni ha già detto che furono i napoletani ad aggredirlo. E spero che ce ne siano altri. Ripeto, Daniele non è un orco e ci addolora che si sia detto che voleva aggredire donne e bambini. Impossibile. E poi che razza di agguato sarebbe ? Era a casa sua e i testimoni dicono che è uscito da solo, che cinque minuti prima stava mangiando un panino e che era a volto scoperto".

E gli altri quattro tifosi della Roma individuati dalla Digos ? "Non ne sappiamo nulla. Ma mi lasci finire. Sa cosa dice il suo vicino ? Che ha parlato con Daniele un'ora prima che si scatenasse l'inferno e che si erano messi d'accordo per la cena. Gli aveva chiesto anche di comprare il cibo per i cani. Ci sono le telefonate, controllate".

Torniamo agli spari e al pestaggio. "Uno che pensa a un agguato non si comporta così, per di più accanto ai carabinieri (la caserma Salvo D'Acquisto è a meno di un chilometro, ndr). E poi, se avesse voluto sparare a qualcuno, perché non avrebbe dovuto farlo subito ? Daniele invece è scappato, cercando di chiudersi il cancello del centro sportivo alle spalle. Poi lo hanno massacrato".

Da quel 3 maggio, com'è cambiata la vostra vita ? "Se solo potessimo cancellare quel giorno... La nostra vita è stata stravolta da una tragedia enorme. Un ragazzo è morto e nostro figlio è stato ridotto in fin di vita. Ancora rischia di perdere una gamba".

Avete visitato vostro figlio da quando è stato trasferito all'ospedale di Viterbo ? "Ci fidiamo dei medici, ma Daniele sta male. L'ultima volta che lo abbiamo visto era ricoperto di bubboni. Ora è di nuovo sotto antibiotici e sarà rioperato. Speriamo in buone notizie".

Siete riusciti a parlargli ? "Macché... È impossibile. Se gli chiediamo qualcosa, si ripete, poi piange o si chiude nel mutismo. Non è nemmeno riuscito a realizzare cosa gli sia successo. È svenuto due o tre volte mentre lo picchiavano".

Avete mai provato a contattare la famiglia di Ciro Esposito ? "No, rispettiamo il loro dolore. Abbiamo avuto paura che qualcuno pensasse a un gesto strumentale. Abbiamo pianto tanto anche noi. Siamo genitori e capiamo cosa si prova a perdere un figlio".

14 settembre 2014

Fonte: Repubblica.it (Testo © Fotografia)

I parenti di Ciro: "Genny ha evitato una carneficina, andrebbe ringraziato"

di Anna Laura De Rosa

La mamma e lo zio del ragazzo morto dopo 50 giorni di agonia: "I suoi assassini sono ancora fuori".

"Hanno arrestato Genny ? Il mostro non è lui, dovrebbero pensare a cose più gravi, gli assassini di mio figlio sono ancora fuori mentre Ciro è in una tomba". Parla Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, il ragazzo napoletano che ha perso la vita in seguito agli scontri a Tor di Quinto del 3 maggio scorso, in occasione della finale di coppa Italia all'Olimpico. Arrestato Genny ‘a carogna per gli incidenti all'Olimpico di Roma - "Sono sempre più sconcertata da quel che succede - continua Antonella, comprensibilmente provata dalle notizie di queste settimane - Dovrebbero arrestare i tifosi che hanno esposto cartelli offensivi quando Ciro stava male, dovrebbero arrestare i complici di De Santis ancora liberi visto che la persona che ha assalito l'autobus non era sola. Continuano le montature come è accaduto con mio figlio: hanno detto che c'erano state pugnalate, e le coltellate poi sono diventate lacerazioni che non ci sono state. Dovrebbero pensare a cose più serie invece di rovinare la vita a un ragazzo solo perché ha parlato con un calciatore - continua Antonella - Non sono di parte, non conosco Genny personalmente, l'ho visto solo una volta ai funerali di Ciro e mi ha abbracciato come hanno fatto altri ragazzi. Genny non ha invaso il campo all'Olimpico e non ha deciso se si doveva giocare o meno la partita, è stato Hamsik a chiamarlo. Me l'hanno detto persone autorevoli. Non è Genny, ripeto, il mostro, ma gli altri complici di De Santis che sono fuori a piede libero mentre mio figlio è in una tomba". Genny la carogna "ha evitato una carneficina - aggiunge lo zio di Ciro, Vincenzo - Lo Stato dovrebbe ringraziarlo e invece lo arresta. Ogni volta che le indagini arrivano a una svolta si cerca di inquinare la verità lanciando una cortina fumogena attorno a De Santis, e spostando l'attenzione sul napoletano cattivo. Ora che regge il quadro di un raid organizzato, si pesca nel torbido e si nasconde la verità. C'è un fatto oggettivo: Genny ha evitato incidenti allo stadio, qualcuno ha il coraggio di dire che è stata una cosa utile per l'ordine pubblico al di là della maglietta che indossava ? No, lo si premia con una denuncia. Genny ha parlato con la Digos come hanno fatto i tifosi della Fiorentina, a nome della città lo ringrazio per aver evitato incidenti dal punto di vista dell’ordine pubblico". Domani la famiglia di Ciro Esposito terrà una conferenza stampa a Napoli per annunciare una manifestazione organizzata per venerdì "per sapere chi protegge De Santis e chi sono i suoi complici", conclude Vincenzo.

22 settembre 2014

Fonte: Repubblica.it

© Fotografia: Sport.sky.it

Omicidio di Tor di Quinto dopo l’arresto per resistenza di "Genny la carogna".

Ultrà, la famiglia di Ciro Esposito:

"Chi è Daniele De Santis e chi lo protegge ?"

Lo zio: "A ogni passo avanti delle indagini sull’assassinio di mio nipote si alza una cortina fumogena".

NAPOLI - "Fare chiarezza sulla figura di Daniele De Santis e sulle protezioni e le coperture di cui godrebbe e spingere la stampa nazionale ad approfondire tutti i lati oscuri che ancora rimangono su quanto accaduto prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina, nei dintorni dello Stadio Olimpico". Lo chiede la famiglia di Ciro Esposito, il ragazzo colpito da un proiettile e morto in ospedale a Roma, dopo 50 giorni di agonia, prima della finale di Coppa Italia il 3 maggio scorso.

"FALSE RAPPRESENTAZIONI DI NAPOLI" - Oggi durante una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato la mamma di Ciro, Antonella Leardi, il padre Giovanni, lo zio Enzo ed il legale della famiglia, l’avvocato Angelo Pisani, i familiari hanno anche presentato il testo di un appello sottoscritto da alcune decine di rappresentanti del mondo della società civile, dello spettacolo, dello sport e della politica nel quale, oltre a "verità e giustizia per Ciro Esposito" si chiede anche che finiscano le "false rappresentazioni di Napoli".

IL FORTUNATO "GASTONE" - Al centro dell’attenzione dei familiari del ragazzo morto c’è soprattutto la posizione di Daniele De Santis "quello che si deve ancora oggi definire il presunto assassino di mio nipote - ha detto Enzo Esposito -. Riteniamo che stia ripartendo la macchina del fango ed è per questo che dobbiamo riprendere la battaglia per Ciro e per il rispetto della nostra città. Ogni volta che c’è un passo avanti nelle indagini riparte la cortina fumogena. Rimane il buco nero di De Santis. È stato ricoverato in tre ospedali e non sono mai state trovate ferite da coltello". "Le domande che ci poniamo - ha detto ancora Enzo Esposito - sono tante: perché è stato espulso dagli ultrà della curva della Roma ? Chi era con lui quando è stato ferito Ciro ?". Ma gli interrogativi si riferiscono anche ad altri aspetti della vicenda. "Come mai - si è domandato Enzo Esposito - i dirigenti della passata gestione del Coni non si sono mai posti il problema di sapere che cosa avveniva e come era utilizzata una struttura di loro proprietà ? (il riferimento è alle strutture sportive occupate dalla estrema destra a Tor di Quinto e in parte "sanate" durante la giunta Alemanno, in una di queste De Santis prestava "servizio" facendo il custode, ndr). Come mai a Brescia De Santis viene visto accoltellare un funzionario di polizia ed alla fine viene assolto ?". "Ecco perché noi riteniamo - spiega lo zio di Ciro testualmente alle agenzie di stampa - che De Santis sia protetto da servizi deviati collusi con la destra eversiva. Sapete perché è soprannominato Gastone ? Perché esce indenne da tutti i processi...". Esposito, poi, chiede "alla stampa nazionale di approfondire questi temi e di chiedersi, ad esempio, se e quali rapporti esistano tra De Santis e l’ex sindaco Alemanno o da chi venisse regolarmente frequentata la discoteca in cui lavorava l’ultrà". Il Ciak Village, struttura già sotto sequestro per abusivismo ma dove la pistola usata per uccidere Esposito è stata raccolta e spostata ben due volte dai titolari, un regista e la sua ragazza (ndr). "Ciro era lucido - ha detto Antonella Leardi, la mamma del ragazzo morto - e mi ha raccontato tutto quello che è accaduto. Quando sento tirar fuori notizie come quella dei tagli sul corpo di De Santis (un solo referto, l’ultimo di Viterbo, "cozza" con gli altri due del Gemelli e di Regina Coeli dove i medici non hanno visto le 4 coltellate refertate all’ultim’ora, ndr) mi sono sentita ferita come donna, come mamma e come cittadina. Noi comunque ci fidiamo della giustizia e siamo sicuri che alla fine la verità verrà a galla". "Io mi domando - ha detto il padre di Ciro, Giovanni Esposito - come mai hanno ucciso mio figlio a Roma ed hanno chiuso lo stadio di Napoli, mentre quando a Roma hanno accoltellato due tifosi russi non è successo niente".

MAMMA CIRO: NON HO DEFINITO UN EROE GENNY "’A CAROGNA" - "Non ho definito Genny De Tommaso un eroe. Ho solo detto che se è stato arrestato perché aveva fatto invasione di campo non è giusto. Lo hanno chiamato per parlare con Hamsik e lui si è prestato, mettendosi a cavalcioni sul divisorio. Lo hanno fatto anche i capi tifosi della Fiorentina nell’altra curva". Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito chiarisce il suo giudizio sull’arresto del capo tifoso del Napoli dopo le valutazioni fatte ieri. "Il premio di cui ho parlato e che gli dovrebbero dare ? Ci pensate - aggiunge - che cosa sarebbe successo se quella partita non si fosse disputata ? Mio figlio è morto ed io in suo nome chiedo che negli stadi non ci siano più discriminazioni ed insulti. Tutte le tifoserie dovrebbero essere gemellate. Da mamma di un tifoso sano vorrei che tutti quelli che vanno negli stadi possano essere sani. E per questo mi batterò".

"MALE LA MAGLIETTA "SPEZIALE LIBERO"" - "Indossare la maglietta con la scritta "Speziale Libero" - dice invece lo zio di Ciro, Enzo Esposito - è stato un gravissimo errore perché quella maglietta inneggiava alla morte di Raciti. Sarebbe stato meglio scrivere: "Chiediamo la revisione del processo per Speziale", perché in quel processo ci sono elementi ambigui come ad esempio i due evidenziati sul sito dell’Associazione Enzo Tortora, in cui è riportata la testimonianza di un collega di Raciti ed un rapporto del Ris secondo il quale il lancio del lavandino effettuato da Speziale è incompatibile con la morte dell’ispettore. Lo stesso rigore - conclude - va applicato anche ai tifosi della curva della Roma nella quale sono comparsi due striscioni inneggianti alla morte di Ciro".

23 settembre 2014

Fonte: Corrieredelmezzogiorno.corriere.it

© Fotografia: Giornalettismo.com

Ciro Esposito, parla la fidanzata: "Al San Paolo per

Lui, vedrò la partita in Curva B con i suoi occhi"

di Antonio Fusco

Simona Rainone, fidanzata di Ciro Esposito, ha lasciato il suo personale messaggio sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno per questa giornata speciale: "Oggi pomeriggio sarò in curva B, nel posto che era di Ciro. Il mio Ciro. Insieme con i suoi amici, col tifo sano di questa città. Pronta a esultare ad ogni gol del Napoli. A sorridere se la squadra del cuore di Ciro vincerà la partita. Sono sicura che lui apprezzerà, io vedrò la partita con i suoi occhi e questo mi aiuterà a essergli ancora più vicino. Non so se è stato giusto o sbagliato vietare la trasferta ai tifosi della Roma, vorrei solto che Ciro, attraverso me, assistesse a un bello spettacolo di sport. La festa migliore per lui. Prima che Ciro morisse non ci andavo quasi mai allo stadio, e non so quante volte mi ha pregata. Mi diceva: dai Simona, vieni che ti diverti. Gli dicevo sempre di no. Credo che in cinque anni di fidanzamento le uniche liti avvenivano per il Napoli. Il mio fidanzato era davvero innamorato della sua squadra e ora mi torna in mente l’immagine gioiosa di Ciro la sera prima del 3 maggio. Mi aveva accompagnata a casa e come sempre gli rompevo l’anima con mille raccomandazioni. Mi ascoltava e poi un po’ seccato mi disse: Simo, ma vado soltanto a vedere una partita, non è possibile che tutte le volte mi dici sempre le stesse cose>. Mi baciò sulla bocca e andò via, sarebbe partito per Roma l’indomani mattina. Non l’ho più visto come quella sera. I cinquanta giorni di agonia al Gemelli sono stati terribili, ma il suo sorriso bastava ad illuminare le mie giornate più tristi. Ha cercato di vivere in tutti i modi. Non perdonerò mai il suo assassino, ha tolto la vita a lui e anche a me. Ma di lui mi interessa poco, penso invece che il sacrificio di Ciro sia valso a poco. In questo momento non riesco a credere in un futuro migliore. Mi auguro di sbagliare, ma Ciro non è stato il primo a perdere la vita per una partita di calcio e non sarà neanche l’ultimo. Mi piacerebbe che oggi pomeriggio i capitani delle due squadre si abbracciassero in nome di Ciro e contro la violenza, sarebbe un bell’esempio. Il mio fidanzato è sempre con me: al mattino sento il suo buongiorno e la sera mi dà la buonanotte, qualsiasi cosa faccio durante il giorno penso sempre di farla con lui. Resterà il mio fidanzato per sempre. Certo, la vita andrà avanti e probabilmente un giorno anch’io avrò una famiglia ma sarà anche la famiglia di Ciro. La vita non è stata tenera con me: all’età di 17 anni ho perso mia madre, due anni più tardi anche il mio papà se ne andò per sempre. Vivo con la nonna e miei due fratelli, lottiamo insieme e andiamo avanti. Ogni giorno combatto anche contro la mancanza più grande: Ciro. Lo conobbi qualche giorno dopo la morte di mio padre e mi aiutò a superare il grande lutto. Elaborai con lui la perdita dei miei genitori, lui era fiero di me e della mia solarità, nonostante tutto. Adesso sono sola e a volte non so neanche come trovo la forza di andare avanti. Oggi sono felice però. Faccio a Ciro un grande regalo: vado al San Paolo anche per tutte le volte che gli avevo detto di no".

1 novembre 2014

Fonte: Iamnaples.it

© Fotografia: Napolitoday.it

Morte Ciro Esposito, lo zio del tifoso: "I media hanno sbagliato"

di Eugenio D'Alessio

"Il 3 maggio 2014 è successo un fatto gravissimo: la televisione ha deciso la notizia e quanto accaduto in occasione di quella finale non è stato raccontato". La voce di Vincenzo Esposito, lo zio di Ciro - il tifoso azzurro ferito nella capitale da un colpo di pistola prima di Napoli-Fiorentina e morto dopo 50 giorni in ospedale - risuona nell’aula T-2 del Dipartimento di Scienze Sociali, a Napoli. Il ruolo svolto dai media nel racconto dei fatti di Roma è stato il tema della tavola rotonda moderata da Luca Bifulco mercoledì 4 novembre, dove hanno preso parte, oltre allo zio di Ciro Esposito, alcuni esponenti degli organi di informazione.

L’ALTRA STORIA - Il processo che vede il supporter giallorosso Daniele De Santis accusato di omicidio e lesioni è ancora in corso, e la dinamica di quanto successo non è completamente chiara. Lo zio del tifoso ucciso ha curato il libro "Ciro Esposito. Ragazzo di Scampia" per offrire un'altra narrazione sulla storia di Ciro e su quanto accaduto quel giorno a Roma. "La verità - ha detto Vincenzo Esposito - è un'altra: Ciro viene sparato; quando i soccorsi arrivano, dopo 45 minuti, per il medico mio nipote è morto perché viene caricato in ambulanza in arresto cardiaco. Cosa succede dopo allo stadio ? Due funzionari della Digos si interfacciano con alcuni esponenti delle tifoserie di Napoli e Fiorentina, spiegano che il ragazzo non è morto ma non vengono subito creduti da Gennaro De Tommaso, noto come Genny ‘a Carogna; ecco perché si richiede l’intervento del capitano azzurro Marek Hamsik, per una maggiore intesa tra le parti. I media hanno condannato questo episodio, ma funzionari di polizia e tifosi hanno evitato un possibile precipitare degli eventi: questo è mancato nella narrazione mediatica". Una narrazione sulla quale, secondo lo zio di Ciro, avrebbe pesato anche un insieme di luoghi comuni sulla zona di Napoli da dove proveniva il tifoso, ovvero Scampia: "Dobbiamo essere contro gli stereotipi senza negare che la realtà è complessa. Dico che Scampia è Gomorra, un posto dove rischi di essere sparato, ma è anche la zona della città con il più alto numero di associazioni che si spendono per offrire una storia diversa". I MEDIA - Per Guido Trombetti, professore ordinario all'Università Federico II di Napoli, "quanto accaduto è il frutto di una violenza belluina, dove soggetti e gruppi hanno scelto lo stadio come il proprio war game". Poi è stato il turno dei media: "Abbiamo sbagliato tutti, nessuno di noi ha svolto il compito proprio degli organi d'informazione - ha detto il giornalista Dario Del Porto del quotidiano La Repubblica. Il racconto dei fatti è spazzato via dalla violenza dell’immagine. Gennaro De Tommaso ci ha fatto dimenticare l’aggressione: l’epicentro della storia non era l’uomo sulla balaustra ma l’uomo a terra. E poi ci sono gli stereotipi. Un ragazzo di Scampia non è necessariamente un delinquente, ma i media non sono riusciti a trasmettere questo. Molti si aspettavano da Antonella, la mamma di Ciro, una chiamata alla vendetta. È accaduto l’esatto contrario e questo è stato da noi giustamente enfatizzato, una scelta che oggi difendo".  Anche Pietro Treccagnoli, de Il Mattino, si è espresso su questa linea: "Il taglio dei servizi giornalistici del giorno dopo è stato dettato dalla televisione. Ero all’Olimpico, ma la verità è che dalla mia posizione Genny ‘a Carogna non lo vedevamo. Dopo, le immagini televisive ci hanno sconvolto. È in quel momento che la figura di Genny mangia tutto, perché non racconta il resto: è una parte per il tutto, una sineddoche". Massimiliano Gallo, direttore responsabile de Il Napolista, ha sottolineato l’importanza di quanto accaduto: "Ciro è morto nell’ambito di una battaglia, i media non lo hanno raccontato e il fatto è stato dimenticato, preferendo ad esso alcuni luoghi comuni, Scampia ma anche la figura di Genny. Scampia è stata associata al tema della vendetta e Napoli è stata travolta da questo. Su Genny ‘a Carogna ha prevalso uno stereotipo d’immagine, dove una persona viene giudicata prevalentemente dal suo aspetto. Intanto, dopo oltre un anno ci sono cose ancora poco chiare: chi è Daniele De Santis o perché originariamente era emersa la notizia di alcune ferite da arma da taglio sul suo corpo che poi sarebbero sparite, ma anche, più in generale, la dinamica di quanto accaduto al Ciak Village".

5 novembre 2015

Fonte: Cinquecolonne.it

© Fotografia: Fondazionerrideluca.com

Ciro Esposito, a Napoli marcia contro sconto pena De Santis

La mamma, "vogliamo giustizia e verità, i futili motivi ci sono".

Dalla trasferta per seguire il suo Napoli, Ciro non è più tornato. Lui, 31 anni, fu coinvolto negli scontri, davanti allo stadio Olimpico di Roma, prima della finale di Colpa Italia tra Napoli e Fiorentina, colpito dai proiettili esplosi da un ultrà della Roma, Daniele De Santis, detto "Gastone". Ciro morì dopo 50 giorni, trascorsi nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Gemelli. La sentenza di primo grado contro De Santis, giunta nel 2016, ha stabilito una pena a 26 anni. Il 27 giugno prossimo ci sarà il processo d'appello, per il quale è stata chiesta una riduzione della pena a 20 anni per colui che è stato individuato come responsabile. Una richiesta contro la quale oggi in tanti, in corteo a Napoli, hanno detto no. L'Associazione Ciro Vive, voluta dalla madre Antonella, ha organizzato una marcia che ha sfilato per le strade della città fino alla Prefettura. "Non ci sarebbe dovuta essere alcuna marcia - dice oggi mamma Antonella - così come non avrebbe dovuto esserci la mia esposizione mediatica in quei primi giorni, quando si cercava di infangare il nome di mio figlio e tutta la città". La richiesta di Antonella Leardi e delle persone che oggi hanno sfilato per le strade della città "è la stessa che da sempre facciamo con grande umiltà: giustizia e verità". "Una giustizia che non vuole arrivare, che ora vuole essere cambiata, e una verità che è stata sempre occultata", dice la mamma di Ciro. Ad aprire la marcia lo striscione "Verità e giustizia per Ciro", con la sua foto. In prima fila ci sono i bambini. E poi altri slogan "La legge dovrebbe essere uguale per tutti ? Quindi perché ridurre la pena a una persona che ha compiuto un omicidio ? La legge esiste sì o no ?". Non si sente sola, Antonella, "ci sono tante persone intorno a me, in questa battaglia, tutte hanno sposato la causa della non violenza". "Mi sento sbandata - racconta - perché è ovvio che una mamma, una persona, che si sente dire, dopo tre anni, che non sussistono futili motivi per l'omicidio del proprio figlio si senta così. Chiunque, al mio posto, si sentirebbe così". La richiesta del pg Vincenzo Saveriano, nel corso dell'udienza del processo d'appello, è una riduzione di pena da 26 a 20 anni per l’ultrà romanista, escludendo l'aggravante dei futili motivi. "Ci sono le parole di Ciro, lui dice che erano in tanti ad essere scesi con i caschi. Ci sono i video in cui si vedono i petardi che sono stati lanciati - afferma la madre - Scusate ma a cosa serviva un video in cui si vedeva la mano di Daniele de Santis con la pistola mentre spara ?". "Sono tre anni che ancora non riesco a mettere la testa sul cuscino di mio figlio - conclude - e piangere".

27 giugno 2017

Fonte: Ansa.it

© Fotografia: Napoli.repubblica.it

La mamma di Ciro Esposito: "L’omicidio fu un agguato non una bravata"

di Valentina Trifiletti

Secondo i giudici della Corte d’Appello di Roma quella fu "una bravata", non un agguato durante il quale Ciro Esposito, 31 anni di Scampia, ha perso la vita. Così, è stato definito l’omicidio del tifoso napoletano. L’ultras della Roma Daniele De Santis, quel 3 maggio 2014, prima della finale di Coppa Italia a Roma tra Napoli e Fiorentina, non commise un agguato ma una "scomposta azione dimostrativa". Dopo la sentenza della Corte d’Appello di Roma, che lo scorso 27 giugno ridimensionava la pena di Gastone da 26 a 16 anni di carcere, ecco le motivazioni. "Hanno ucciso mio figlio un’altra volta" ha detto Antonella Leardi, la mamma di Ciro, che di quel 3 maggio ricorda bene ogni particolare.

Antonella, secondo i giudici quella di Daniele De Santis è stata una "bravata", lei cosa ha provato quando ha sentito quelle parole ? "Non volevo crederci. Ho provato un dolore agghiacciante, come se avessero ucciso mio figlio un’altra volta. Un insulto alla memoria di Ciro e alla nostra tragedia. Mi sono sentita sconcertata, smarrita. Questi sono stati i sentimenti più forti che ho provato".

Cosa avrebbe desiderato che i giudici dicessero ? "Io avrei voluto solo una cosa: la verità, tutta la verità. La verità è che Daniele ha organizzato un agguato. E questo non lo dico solo io ma ci sono le testimonianze delle persone che erano sull’autobus insieme a mio figlio a Tor di Quinto che hanno visto tutto e conoscono la dinamica dell’accaduto. A me non importa quanto tempo lui rimarrà in galera, ormai mio figlio è morto e nulla purtroppo lo riporterà in vita. Quello che mi preme è che la sua memoria e il suo onore non vengano feriti e umiliati con parole come "bravata".

Cosa vorrebbe dire a Gastone se avesse l’opportunità di parlargli ? E ai suoi familiari ? "A Daniele De Santis direi semplicemente di chiedere perdono a Dio. Ai suoi familiari, invece, gli chiederei di cambiare atteggiamento, mi lanciano sguardi infelici. Se mio figlio avesse ucciso qualcuno io avrei abbassato lo sguardo, mi sarei umiliata".

E al giudice che ha scritto nella sentenza che quella è stata una "bravata" ? "Sentendo questa espressione io ho formulato una riflessione: l’associazione "Ciro Vive" è impegnata a parlare di non violenza, di giustizia, e io stessa, spesso, vado nelle scuole a raccontare cosa è successo a Ciro, quanto è importante la legalità. Quando quei ragazzi mi chiedono cos’è una bravata io direi al giudice di andarci lui nelle scuole a spiegare agli allievi cos’è una bravata. La bravata è quella di un adolescente, non quella di un uomo di 50 anni con precedenti penali che esce di casa con una pistola con matricola abrasa e proiettili e che premedita un agguato. Questa non è una bravata".

A cosa è servita la morte di Ciron ? "Mi auguro solo che Ciro non sia morto invano, anzi spero che quello che è successo a lui possa servire ad altre persone affinché non si ripetano più i fatti di Tor di Quinto. L’odio ha ucciso Ciro ma l’amore dovrà salvare i giovani".

Lei perdonerà Daniele De Santis ? "Io non lo perdono adesso, l’ho già perdonato tre anni fa. Ora lui il perdono lo dovrà chiedere a Dio".

11 Settembre 2017

Fonte: Anteprima24.it

© Fotografia: Ansa.it - Lettera43.it
 
 
www.saladellamemoriaheysel.it  Domenico Laudadio  ©  Copyrights  22.02.2009  (All rights reserved)