Tifoso ferito, madre:
non posso pagare avvocato
I pm sospettano azione
di commando romanista
Antonella Leardi:
"Dateci un legale. Mio figlio
vittima e arrestato come un
delinquente". Alfano: "La
partita si sarebbe giocata
comunque" e apre a punizioni più
severe. Il ministro della
Giustizia più cauto. Prandelli:
"Su incidenti non facciamo finta
di niente". Tre testi incastrano
l'ultrà romanista Daniele De
Santis, mentre i magistrati
ipotizzano azione organizzata di
gruppo: "Con lui almeno altre
tre persone".
ROMA - "Se qualcuno ha
un po' di cuore ci mandasse un
avvocato per tutelare mio figlio
perché noi non abbiamo la
possibilità economica".
Antonella Leardi, la madre di
Ciro Esposito, il tifoso del
Napoli che è stato ferito sabato
pomeriggio e che ora si trova
ricoverato al Policlinico
Gemelli di Roma in gravissime
condizioni, non si fa una
ragione dell'arresto del figlio:
"Solo oggi ho saputo che mio
figlio al quale hanno sparato si
trova in stato di arresto e
viene trattato come un
delinquente. Sono
arrabbiatissima. Ieri pensavo
che tutta quella polizia c'era
per proteggerlo e invece no", ha
detto. Appello subito accolto.
La richiesta di Antonella Leardi
ha ottenuto una risposta
rapidissima: i membri della
Camera penale di Napoli hanno
deciso di mettere a disposizione
della famiglia la totale
consulenza legale. Si è offerto
anche Angelo Pisani, l'avvocato
di Diego Armando Maradona.
Situazione ancora grave. Per
quanto riguarda le condizioni
del giovane, la madre ha
riferito che la sua situazione,
a detta dei medici, "è ancora
molto complicata". Esposito, che
è stato raggiunto da un
proiettile al polmone ed alla
spina dorsale, ieri è stato
sottoposto a un lungo e delicato
intervento. Ha trascorso una
"notte stabile e un decorso post
operatorio regolare". Per il
ferimento è stato arrestato
Daniele De Santis, anche lui
ricoverato al Policlinico
Gemelli. Napolitano: rompere con
i facinorosi - Giorgio
Napolitano ha commentato i fatti
di sabato, a margine della
presentazione della mostra "La
Nazionale tra emozione e
storia": "Le società calcistiche
devono rompere i legami con
certi capi. Quello che abbiamo
visto è il segno di una crisi
morale: Sono vicino alla vedova
Raciti". Anche il premier Renzi
annuncia provvedimenti.
Caccia al commando -
Novità sul piano delle indagini.
I magistrati che indagano sullo
scontro che ha fatto da preludio
al ferimento di Esposito sono
convinti che Daniele De Santis
non fosse solo quando ha dato il
via alla "provocazione" contro i
tifosi del Napoli: almeno tre le
persone erano con lui allo
scoppio dei primi tafferugli
nella zona di Tor di Quinto nel
prepartita di Coppa Italia.
Prende dunque corpo l'ipotesi
che fosse un gruppo di ultrà
romanisti quello entrato in
azione con "Gastone", il
soprannome di De Santis. Il
racconto di un supertestimone,
supporter del Napoli, ritenuto
attendibile, e alcune immagini
in mano alla scientifica
collocano in viale di Tor di
Quinto, non lontano dallo stadio
Olimpico, almeno tre persone con
dei caschi neri integrali.
Sarebbero, secondo i pm, ultrà
della Roma che avrebbero
spalleggiato De Santis
nell'assalto ai pullman della
tifoseria napoletana e che poi
sarebbero stati più veloci di
lui a scappare davanti alla
reazione in massa dei
partenopei. Si cerca ora di
identificarli analizzando i
filmati della fase iniziale
degli scontri. Gli inquirenti
vogliono dunque chiarire se
quello contro i tifosi azzurri
sia stato un vero e proprio
blitz premeditato e se per
questo De Santis avesse portato
con sé la pistola. Tre testi incastrano De
Santis - A inchiodare l'ultrà
giallorosso ci sono tre
testimoni che lo hanno visto
prendere la pistola e sparare.
Il suo ruolo per gli
investigatori è chiaro anche se
lui ha negato di aver fatto
fuoco. La certezza che sia stato
lui a usare la pistola,
esplodendo quattro o cinque
colpi, dovrà darla l'esame Stub,
che serve per verificare la
presenza di polvere da sparo
sulla mano del sospettato.
Raddoppio Daspo ai
recidivi - Daspo raddoppiato ai
recidivi e allargamento dei
reati per i quali è prevista la
possibilità di applicazione del
provvedimento: sarebbero queste
alcune delle misure alle quali
sta lavorando il Viminale per
inasprire la normativa sulla
violenza negli stadi. Il
provvedimento potrebbe approdare
al Cdm già la prossima
settimana. La versione di Genny 'a
carogna - Nessuna trattativa
all'interno dello stadio. "State
sbagliando: non è di me che
dovete preoccuparvi, ma del
ragazzo che è stato ferito".
Genny 'a carogna, ovvero Gennaro
De Tommaso, il capo ultrà,
racconta la sua versione dei
fatti, dopo gli scontri nei
pressi dello stadio Olimpico di
Roma e al Mattino di Napoli,
smentisce qualsiasi trattativa
per fare iniziare la partita.
"Quelle che sono state scritte
sono tutte sciocchezze - precisa
- Hamsik è venuto da noi solo
per rassicurarci sulle
condizioni del nostro amico, per
dirci che stava meglio, che
poteva farcela. Lo stesso
messaggio che ci hanno dato le
forze dell'ordine. Noi abbiamo
parlato con tutti con calma e
rispetto, senza minacce o
provocazioni. Non c'è stata
alcuna trattativa tra la Digos e
la curva partenopea
sull'opportunità di giocare o
meno la partita. Il resto sono
invenzioni dei giornalisti". La maglietta - A
proposito della maglietta con su
scritto 'Speziale libero", Genny
'a carogna spiega: "L'unica cosa
importante di questa storia
ormai è diventata la maglietta
che io e gli altri tifosi
indossiamo. "Speziale libero"
c'è scritto. Ma attenti: la
maglietta è in onore di una
città dove abbiamo tanti amici e
nei confronti di un ragazzo che
sta chiedendo attraverso i suoi
legali la revisione del
processo. È una richiesta di
giustizia, non un'offesa contro
una persona deceduta o contro i
suoi familiari". Speziale: "Dolore per
Raciti, ma io innocente" - Sulla
vicenda della maglietta è
intervenuto Antonino Speziale,
condannato per l'omicidio
preterintenzionale
dell'ispettore capo di polizia
Filippo Raciti: "Sono addolorato
per la famiglia Raciti" ma "io
sono innocente" e "voglio
gridarlo a tutto il mondo".
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Alfano favorevole a
Daspo a vita, Orlando più cauto
- Nonostante gli eventi e in
qualsiasi caso la partita di
sabato si sarebbe giocata. Lo
dice il ministro dell'Interno,
Angelino Alfano: "Nello stadio
Olimpico si è determinata una
tensione nella curva per fatti
che erano accaduti a 3-4
chilometri dallo stadio. Per
questo Hamsik è andato dai
tifosi e ha detto: "Guardate che
abbiamo saputo che il tifoso del
Napoli non è stato ferito in un
contesto legato alla partita".
Quando hanno capito, si è
avviata la partita, che comunque
si sarebbe avviata perché
l'ordine pubblico era stato
assicurato. C'è stato anche un
certo fair play fra le
tifoserie". Alfano non esclude
un inasprimento della punizione
per i violenti: "A fine
campionato ci riuniremo assieme
alle società per prendere
decisioni in vista del nuovo
campionato. Abbiamo già fatto
alcune cose, se non bastano
siamo pronti a lavorare per
estendere l'uso del daspo fino
ad arrivare al Daspo a vita", ha
annunciato. Sulla proposta del
ministro dell'Interno non si
sbilancia il ministro della
Giustizia, Andrea Orlando: "Non
voglio fare valutazioni prima di
capire quale è la proposta del
Viminale e quali siano i
presupposti per attuare questa
misura. L'episodio di sabato
sera e la proposta di un Daspo a
vita riguarda anche questo
ministero, non solo quello
dell'Interno. Il tema non è solo
quello della violenza negli
stadi c'è anche il tema del
rapporto tra frange di tifoserie
e criminalità organizzata. C'è
un ragionamento che deve essere
fatto", ha aggiunto.
Berlusconi: ci sono
ultrà e delinquenti - Parlando
in un'intervista al Tg4, Silvio
Berlusconi ha voluto
distinguere: "Quando si parla di
ultrà - ha detto - bisogna
distinguere, perché ci sono i
delinquenti e ci sono gli ultrà.
Gli ultrà sono tifosi,
appassionati, con degli ideali,
che vedono negli atleti in campo
quasi la personificazione di sé
stessi. Bisogna parlare di
delinquenti". Prandelli: "Non facciamo
finta di niente" - L'episodio di
sabato, solo l'ultimo e tra i
più gravi di una lunga serie,
non può passare
nell'indifferenza: "Non dobbiamo
far finta di nulla, quando
Capello parlò di calcio in mano
agli ultrà probabilmente voleva
essere da stimolo. Gli stadi
devono essere luoghi di
aggregazione propositiva, non di
minacce. La realtà rispecchia il
Paese e il calcio fa da cassa di
risonanza in tutto il mondo di
una situazione che non ci
rappresenta. Noi italiani
abbiamo bisogno di essere
governati, indirizzati", ha
detto l'allenatore della
nazionale italiana di calcio,
intervenendo a Radio anch'io lo
sport. Vedova Raciti: "Capo
ultrà andava arrestato" - Offesa
e indignata per la t-shirt di
Genny 'a carogna, la vedova
dell'ispettore Filippo Raciti,
ucciso in incidenti con alcuni
tifosi nel 2007, ritiene che il
capo degli ultrà dovesse essere
arrestato: "Il capo ultrà del
Napoli doveva essere arrestato,
aveva una maglietta offensiva
anche per lo Stato", ha detto
Maria Grasso Raciti,
intervenendo ai microfoni di Sky
Tg24. "Non ho saputo più nulla
di lui, è ancora un libero
cittadino che può anche
rilasciare interviste ?", si
chiede. La vedova Raciti si
rivolge poi alle istituzioni:
"Nel 2007 vennero tutti a
rendere omaggio a mio marito e
mi dissero di non piegarmi. Io
dopo otto anni sono ancora qui e
non mi arrendo. In queste ore ho
ricevuto tante telefonate dalla
società civile. Lo Stato deve
rispondere e non deve piegarsi".
In riferimento alle immagini
delle alte cariche dello Stato
presenti in tribuna
all'Olimpico, conclude: "Sarebbe
stato giusto che le istituzioni
si fossero alzate per andare
via".
5 maggio 2014
Fonte: Repubblica.it
© Fotografia:
Napolitoday.it -
Huffingtonpost.it
"Ma quale trattativa
Come è andata allo stadio minuto
per minuto"
di Federica Angeli
"Ma quale trattativa con
Genny ? L'ho deciso io che si
giocava la partita - dice il
prefetto di Roma Giuseppe
Pecoraro - Al leader della curva
del Napoli abbiamo soltanto
comunicato come stavano le cose,
come stava il ferito". Della
trattativa fantasma ne hanno
parlato i giornali, discusso sui
social network, dibattuto in
tribune televisive. E, a quattro
giorni da quella partita per
molti restano ancora misteri e
dubbi. La verità però è una,
anticipata peraltro da
Repubblica tre giorni fa: Genny
‘a carogna non ha avuto alcun
potere decisionale nel match
Fiorentina Napoli disputato
all'Olimpico sabato sera. La
moviola dei minuti che hanno
preceduto il fischio racconta
questo.
ORE 20.25 IL SILENZIO IN
CURVA - Il prefetto Pecoraro è
seduto in Tribuna, la curva è in
silenzio, non ci sono
striscioni. Non si sente un
coro. "Mi avvicino al comandante
provinciale dei carabinieri e
chiedo per quale motivo la curva
del Napoli è in silenzio. Mi
dice che si è sparsa la voce che
Esposito è morto e i tifosi
tacciono in segno di lutto". La
situazione è drammatica e
rischia di trasformarsi in un
inferno. ORE 20.55 LA SALUTE DEL
FERITO - Il prefetto Pecoraro
inizia a informarsi sulle
condizioni di salute di Ciro
Esposito. Il suo cellulare non
prende. Raggiunge un telefono
fisso dentro lo stadio e parla
col questore di Roma: "Come sta
il ragazzo ?" - chiede. E riceve
tutte le informazioni
necessarie. Esposito non è
morto, è grave, lo stanno
operando. ORE 20.58 VIA COL
COMUNICATO - Il prefetto ordina
al questore di preparare un
comunicato da far leggere allo
stadio per spiegare la
situazione delle condizioni del
giovane ferito. Quanto accaduto
a 4 chilometri dall'Olimpico
potrebbe ripetersi, la tensione
è alle stelle. ORE 21.07 COMUNICAZIONE
ALLA CURVA - "Vedo Hamsik
parlare sotto la curva: non sono
stato io a mandarlo lì e
sinceramente non so chi ha
deciso che lui dovesse parlare
con la curva. Io, dal canto mio,
dico a un poliziotto di andare
anche lui sotto la curva e di
spiegare bene, di dare
informazioni precise sullo stato
di salute di Esposito". Era
quello che la curva del Napoli
voleva sapere a tutti i costi. ORE 21.11 ILVERO DIALOGO
- "Gennaro, Ciro Esposito non è
morto. Sta male, è ricoverato,
ha un proiettile nella spina
dorsale ma c'è un'équipe di
specialisti che lo sta operando.
La partita si gioca". A quel
punto Genny si gira verso la
curva, spalanca le braccia e
comunica alla tifoseria azzurra:
"Si gioca". Una comunicazione,
non una decisione. Perché a
decidere è stato il Prefetto. Lo
aveva già deciso in precedenza e
anche comunicato a Repubblica
alle 19.26.
6 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Secoloditalia.it
Tifosi della Sud "Un
gesto isolato lui non è uno di
noi"
"I prossimi Roma-Napoli
rischiano di diventare
guerriglie". Dopo la sparatoria
di sabato pomeriggio, le forze
dell'ordine guardano con timore
al futuro della sfida tra i due
club: le tensioni sono antiche,
ma il colpo che ha colpito Ciro
Esposito, sparato da Daniele De
Santis potrebbe aprire una nuova
pagina della rivalità a causa
dei trascorsi di questo, noto
ultrà romanista. Eppure, il tifo
organizzato giallorosso prende
le distanze da lui e dal suo
gesto: "Non fa parte da anni
della curva Sud, non è di certo
uno di noi", spiegano i pochi
che accettano di parlare della
vicenda. Nella giornata si era
sparsa persino la notizia di una
telefonata di un ultrà romanista
alla famiglia di Esposito per
manifestare solidarietà, voce
però smentita da tutti: "Nessuno
lo avrebbe mai fatto, non
entrerebbe più in curva". Questo
non esclude ovviamente
l'iniziativa di un singolo
tifoso, a titolo personale,
magari lontano dagli ambienti
più caldi della tifoseria
organizzata. Una versione dei
fatti di sabato sera l'ha
fornita Mario Corsi, speaker
radiofonico di Centro Suono
Sport, nella sua trasmissione
"Te la do io Tokio". Anche per
Corsi, capo popolo romanista
meglio noto come Marione,
Gastone non è più un ultrà della
curva: "Per noi lui era
Danielino, ed è fuori da anni
dal circuito del tifo romanista,
ormai fa una vita appartata.
Vive in una baracca nel circolo
con tre cani. Sabato, da quello
che so, quando ha visto i tifosi
del Napoli lì vicino è andato a
chiudere il cancello per
precauzione. Non so se avesse
con sé la pistola: a loro serve
per difendere il circolo dagli
zingari, accampati a poche
centinaia di metri, anche perché
lì ci sono i campi della Boreale
e i bambini della scuola calcio.
Il primo errore aver fatto
parcheggiare il pullman di
tifosi in cui c'è anche Genny ‘a
carogna. I due si conoscono e
non si amano, probabilmente
scatta qualcosa, Daniele scappa
e per difendersi spara. Ma non
si parli di agguati, nessuno
farebbe un agguato sotto casa
propria. E poi Danielino era
solo: bisogna escludere fosse un
atto premeditato". Ma De Santis
era un volto conosciuto ad
alcuni ultrà del Napoli,
soprattutto all'ormai arcinoto
Gennaro, e qualcuno ipotizza che
tra i due fossero rimaste
questioni in sospeso: "Potrebbe
essersi trattato di un
regolamento di conti tra loro",
sussurra una voce fuori dal
coro. Intanto, quasi in
opposizione alle responsabilità
dell'ex ultrà romanista, alcuni
tifosi della Lazio si sono fatti
avanti per aiutare i genitori di
Esposito, costretti a Roma per
assistere il figlio in ospedale:
"I tifosi laziali - ha spiegato
la madre del supporter
napoletano ricoverato al
Policlinico Gemelli - ci hanno
pagato due notti in albergo.
Adesso credo che qualcun altro
di loro provvederà anche per
altre notti, ci stanno cercando
un piccolo appartamento. Io non
voglio niente, magari solo dove
dormire".
6 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Napoli.fanpage.it
LA POLEMICA
di Irene De Arcangelis
Ciro vittima della
violenza, ridotto in fin di vita
dai tifosi romanisti. Vittima e
basta. Una ricostruzione molto
diversa da quella fornita dalla
polizia su quanto accaduto a
Roma prima della finale di Coppa
Italia Napoli-Fiorentina. E
soprattutto una conferenza
stampa per chiedere le
dimissioni del questore di Roma
Massimo Mazza. È l'iniziativa di
uno degli zii di Ciro Esposito,
il sindacalista Cgil Vincenzo,
in apertura di una conferenza
stampa ieri mattina alla
galleria Principe di Napoli. Non
usa mezzi termini, punta il dito
contro "le false ricostruzioni
dell'accaduto del questore di
Roma" del quale chiede le
dimissioni. Sottolinea "le
defaillances nella gestione
dell'ordine pubblico". "In un
paese civile - dice Vincenzo
Esposito - sarebbe già stato
rimosso. Il ministro
dell'Interno avrebbe avuto il
dovere immediato di rimuoverlo.
Non si mandano macchine e
autobus in una strada dove non
ci sono ambulanze e forze
dell'ordine". Esposito ha però
anche detto che nella fase
successiva agli incidenti,
all'interno dello stadio, "non
c'è stata trattativa tra forze
dell'ordine e ultrà del Napoli.
Chiedo ad Hamsik di spiegarlo".
Fin dalle prime ore dopo il
grave incidente Esposito aveva
sottolineato la mancanza di
notizie su quanto accaduto al
nipote, aveva ricordato di aver
telefonato in questura ma gli
era stato risposto: "Non siamo
tenuti a dare informazioni". Con
il passare dei giorni è stata la
sostanza dei fatti più che la
forma a spingere Vincenzo
Esposito a parlare, a entrare
nel merito a proposito degli
scontri e della sparatoria di
Tor di Quinto raccogliendo in
prima persona le testimonianze
di chi aveva assistito ai fatti.
"Abbiamo testimoni oculari - ha
detto - A sparare sono stati in
due e gli ultrà romanisti erano
almeno cinque o sei. Hanno
aspettato che gli ultrà del
Napoli fossero passati e poi
hanno attaccato un pullman di
napoletani sul quale c'erano
donne e bambini. Ciro li ha
difesi, ecco perché è stato
colpito". Un racconto fatto da
un ultrà del Napoli ai genitori
di Ciro che però "non parlerà
con la polizia". Dunque da un
lato il racconto di Vincenzo
Esposito sulla base delle
testimonianze e che considera
anche la presenza di una seconda
pistola, dall'altra la
ricostruzione del Viminale,
secondo cui l'ultrà romanista
Daniele De Santis "Gastone"
avrebbe provocato i tifosi
napoletani venendo poi inseguito
e ferito anche da Ciro fino a
sparare per difendersi. E infine
la girandola di notizie nuove e
dettagli postate sui social
network. I commenti di chi ha
visto Ciro insanguinato ed
esanime. Il club di tifosi
napoletani di Milano, ad
esempio: "E' normale che il
nostro autista abbia dovuto
chiamare la polizia e farli
correre sul posto ? (nel video
girato dal pullman si sente una
voce maschile con accento
settentrionale chiamare il 113,
ndr). È normale che ci siano
voluti dieci minuti per vedere
un'auto in borghese e due agenti
che si sono resi conto della
gravità e hanno chiamato
ambulanza e rinforzi ?
Fortunatamente subito dopo il
traffico si è sbloccato e ci
siamo allontanati". Mentre
spuntano un po' ovunque i video
- ma nessuno riprende chi ha
sparato, come conferma lo stesso
ministro dell'Interno Angelino
Alfano - Vincenzo Esposito
insiste sulla seconda pistola
(che però non è stata trovata) e
dichiara: "La battaglia che
facciamo va oltre Ciro, è una
battaglia di verità, in difesa
della dignità di tutti quelli
che abitano a Scampia". Così
sabato parteciperà a una
manifestazione del centro
sociale Insurgencia a piazza
Dante, mentre non risparmia
neanche i mass media: "Hanno
spostato tutta l'attenzione su
Genny ‘a carogna invece che
sulla sparatoria. Io voglio
ringraziarlo. È stato lui a
soccorrere per primo Ciro e a
chiamare la polizia che ha fatto
intervenire l'ambulanza. La
maglietta con la scritta
"Speziale libero" ? Sono un
garantista. Chiedere la
revisione del processo è un
diritto". Intanto si spera per
Ciro, in Rianimazione
all'ospedale Gemelli di Roma.
Un'altra giornata trascorsa tra
alti e bassi "critici" la falsa
notizia della sua morte,
martedì, che è arrivata in
ospedale provocando grande
angoscia nei familiari. Ma anche
la madre Antonella Leardi che si
dice "fiduciosa", e la visita di
solidarietà di tifosi di altre
squadre. Intanto, un lieve
miglioramento nelle condizioni
di salute del trentenne tifoso
di Scampia, che ieri ha anche
aperto gli occhi e fatto un
cenno con la testa come a dire
sì quando il padre Giovanni gli
ha chiesto: "Vuoi vedere
Maradona ?". Speranza che non
ferma il cammino giudiziario.
Ieri la convalida dell'arresto
di Ciro per rissa. Il gip lo ha
visto in ospedale, naturalmente
non è stato possibile
interrogarlo. Ma Ciro ora è di
nuovo libero, sono state
rigettate le richieste di ogni
misura cautelare ai domiciliari,
gli altri due tifosi feriti
hanno avuto l'obbligo di firma.
"Oggi ha vinto la giustizia
umana - commenta Angelo Pisani,
uno dei legali del pool di
avvocati che difendono
gratuitamente il ragazzo -
Vincerà anche Ciro nella partita
per la vita e dedichiamo questa
prima buona notizia alla madre
Antonella, che per noi è
l'esempio della civiltà, della
speranza e della fede di Scampia
e di Napoli".
8 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Ilfattoquotidiano
Ciro, si accende la
speranza ma l'odio dilaga sul
web.
Indagine sui Daspo
violati
di Dario Del Porto
Le condizioni di Ciro
Esposito, lievemente,
migliorano. "I medici non si
sbilanciano, ma è stato fatto un
passettino in avanti", dicono i
genitori del trentenne ferito a
colpi di pistola sabato sera a
Roma prima della finale di Coppa
Italia. Ma mentre si
moltiplicano le manifestazioni
di solidarietà per il giovane e
i suoi familiari, sul web
scorrono purtroppo anche
messaggi intrisi di odio e
stupidità. Come nel caso della
pagina facebook intitolata
"Sparare ai napoletani",
corredata dal disegno di un
sicario che spara e da una
piccola foto, contrapposta, di
Mario Merola che impugna una
pistola. La pagina è stata poi
rimossa e sostituita con una
intitolata "Napoletani infami e
spie". Follie della rete, dove
si possono trovare addirittura
in vendita una t shirt con la
scritta "Speziale libero" e il
mezzobusto di Gennaro De Tommaso
detto ‘a carogna, il capo degli
ultrà della Curva A immortalato
con quella maglietta mentre,
allo stadio Olimpico,
parlamentava con il capitano
Napoli Marek Hamsik. Sul
ferimento di Ciro e sui fatti
avvenuti allo stadio indaga la
Procura di Roma. I pm di Napoli
Antonello Ardituro, Stefano
Capuano, Danilo De Simone e
Vincenzo Ranieri, del pool
coordinato dal procuratore
aggiunto Vincenzo Piscitelli, si
stanno occupando invece già da
tempo delle questioni legate
alle frange più estreme e
violente della tifoseria. Oltre
a rileggere i verbali del
pentito Salvatore Russomagno,
che ha parlato di rapine a scopo
di ritorsione commesse ai danni
dei calciatori del Napoli, i pm
verificano anche altri aspetti:
come la vendita dei biglietti e
i
rapporti fra la società e la
tifoseria organizzata. Oppure come il caso dei numerosi
destinatari d Daspo che non
rispettano le prescrizioni del
provvedimento. Uno screening che
potrebbe aggiungere nuovi
elementi alla ricostruzione
investigativa sulla mappa dei
violenti. Sui fatti di sabato
sera interviene anche il
cardinale Crescenzio Sepe, che
li definisce "la negazione non
solo del tifo, del calcio, dello
sport, ma anche dell'umanità.
Quando uno dice di amare lo
sport e poi usa metodi di
violenza così efferata - ha
aggiunto il presule - siamo
fuori da qualsiasi parametro non
solo sportivo ma anche umano".
Ma c'è una Napoli che vuole
reagire alla violenza. A questa
si rivolge Enzo Esposito, lo zio
di Ciro, che ha organizzato per
domani alle 16 in piazza Dante
una manifestazione intitolata
"Giustizia e verità per Ciro,
Alfredo e Gennaro", i tre
ragazzi feriti a Roma. "Spero
che venga tanta gente - dice
Esposito - donne, bambini,
intellettuali. Aspettiamo quella
Napoli orgogliosa che non fa
notizia. Ma che esiste e vuole
far sentire la propria voce".
9 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Ansa.it
La mamma di Ciro:
"Dedicate la partita a lui"
di Lorenzo D'albergo e
Luca Monaco
La difesa degli amici di
De Santis: "Danielino è uscito
quando ha sentito le bombe
carta".
"A tutti i tifosi faccio
un appello: non fate che a Ciro
sparino di nuovo. Siate uniti
nello sport, dedicando a Ciro
una partita priva di violenza".
L'appello, a poche ore dal
fischio di inizio di Roma -
Juventus, è di Antonella Leardi,
la madre di Ciro Esposito, il
tifoso napoletano ferito
gravemente negli scontri della
finale di Coppa Italia e
ricoverato al policlinico
Gemelli. "Ciro apre gli occhi -
racconta il padre Gennaro - e ci
riconosce. Siamo fiduciosi".
Oltre ai familiari, in ospedale
ecco ultrà da tutta Italia. Si
avvicinano in silenzio ai
genitori di Ciro, li baciano.
Poi si lasciano andare a un
commento sui proiettili di viale
di Tor di Quinto: "Quell'agguato
- spiega un tifoso partenopeo -
ha una matrice razzista. In
Italia molti odiano Napoli". Ma
chi conosce bene "Gastone" non
ne fa una questione
territoriale. Per Alfredo Iorio,
leader di Roma Sociale e amico
di De Santis, "con la Juve si
rischia il remake. Daniele qui
si è sempre comportato bene".
Interviene anche il gestore del
bar del circolo Trifoglio, Luigi
Proietti: "Daniele aveva bevuto
un paio di birre, ha sentito le
bombe carta e ha detto "vado a
vedere che succede"". Poi, gli
spari. Intanto, lo zio di Ciro
fa sapere che "per le spese
mediche è stata organizzata una
colletta sul conto intestato al
papà".
11 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
De Rossi: "Rispetto per
Ciro Esposito,
brutta storia la
solidarietà a De Santis"
Daniele De Rossi si
appresta a disputare il suo
terzo Mondiale e spiega il suo
rapporto con la città. "Roma ti
strega. I tifosi ti amano, ti
seguono, se cadi, aspettano il
tuo riscatto. Per questo è quasi
impossibile partire", dice De
Rossi in un'intervista a
Repubblica. De Rossi però non
riserva solo parole di elogio
alla tifoseria e parlando della
solidarietà nei confronti di
Daniele De Santis, sospettato di
aver sparato a Ciro Esposito,
afferma: "Brutta storia, anche
se gli ultrà hanno i loro
codici. Dico: c'è uno, ancora in
ospedale, che lotta tra la vita
e la morte e tu non lo rispetti
? Ti fai subito giudice, ti
schieri sulla pelle di un
ragazzo intubato a letto ?
Sarebbe meglio prima verificare
la ricostruzione dei fatti,
aspettare che il ferito esca
dalla rianimazione. E sono anche
preoccupato per quello che potrà
succedere nel prossimo
Roma-Napoli e anche
Roma-Fiorentina, per i rapporti
non magnifici tra le due
tifoserie".
6 Giugno 2014
Fonte: Ilmattino.it
© Fotografia:
Juventusnews24.com
Lo zio in lacrime:
"Basta violenza, vogliamo solo
giustizia"
di Lorenzo D'albergo e
Luca Monaco
ROMA - "È inutile
rispondere alla violenza con la
violenza. Vogliamo solo che sia
fatta giustizia, non una guerra
tra ultrà". Dopo essersi
precipitato da Napoli a Roma,
Enzo Esposito appare provato.
Ieri è scoppiato più volte in
lacrime. Una novità per chi lo
conosce bene: da quando suo
nipote Ciro è ricoverato nel
reparto di rianimazione del
policlinico Gemelli, è stato
sempre lui a tenere le redini
della famiglia, a suggerire di
affrontare la situazione con
calma e logica. "Ma alla fine
non ce l'ho fatta più, sono
crollato anche io".
Per
l'intera giornata si è
vociferato di un arrivo in
ospedale del sindaco di Roma
Ignazio Marino. "Ci ha
detto che voleva venire. Ma
abbiamo deciso di vivere questo
momento solo con chi ci è stato
sempre accanto. Del resto,
quando abbiamo fatto annunci
pubblici, Marino non ha mai
risposto. E pensare che al
Gemelli ci è anche passato. Un
mese fa era qui per un convegno,
ma ha deciso di non salutare
Ciro. Non parliamo poi del
questore e del prefetto di Roma,
dovrebbero dimettersi. E anche
Totti avrebbe potuto fare
qualcosa".
Cosa
intende ? "Sarebbe
bastato poco. Personalmente ho
apprezzato molto De Rossi quando
ha chiesto ai tifosi giallorossi
di rispettare mio nipote. Le sue
parole sono state un sollievo.
Come quelle dei tanti napoletani
e non che ci hanno mostrato
solidarietà".
A chi si riferisce ?
"Al sindaco De
Magistris, al senatore del Pd
Enzo Cuomo e al sottosegretario
alla Difesa Gioacchino Alfano.
Ma anche a Pino Smiraglio, il
proprietario dell'albergo che ci
ha ospitati durante queste
settimane, ai poliziotti della
Digos di Napoli e di Roma e a
tutti quelli che mi hanno
fermato per strada per chiedermi
di Ciro".
Cosa può insegnare la
storia di suo nipote ?
"Che il terzo tempo del
calcio è violenza pura: si gioca
a chi lascia in strada la prima
vittima. E poi è Ciro a finire
indagato per rissa".
Secondo alcune
ricostruzioni degli scontri di
Tor di Quinto, suo nipote
avrebbe partecipato a
un'aggressione.
"Impossibile. Gli hanno
sparato. Più chiaro di così… Il
rammarico più grande è che non
abbia fatto in tempo a parlare
con i pm. Ha raccontato la sua
versione alla nostra
criminologa. Le ha confermato
che tutto è partito dalle bombe
carta di De Santis. Una
settimana fa le ha spiegato che
sono due i colpi che lo hanno
centrato. Uno di striscio,
l'altro è quello che lo ha
ridotto così".
Vicino ha sua madre
Antonella. La conosce da anni,
si aspettava di vedere una donna
così forte ?
"Non recita, è proprio
come la vedete. Ha il coraggio
di un leone e la sua fede è
incrollabile. È evangelica e
quando parla del bisogno di un
miracolo, lo fa perché è davvero
una credente. La nostra è una
famiglia cresciuta in un posto
di frontiera, a Scampia, per
scelta. Per questo teniamo alta
la bandiera della legalità. Lo
hanno capito tutti, anche i
poliziotti che in questi giorni
fanno la fila all'autolavaggio
di Ciro".
25 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Ansa.it
I genitori di "Gastone"
"Non l'ha ucciso lui
ieri ha anche pianto"
di Federica Angeli
ROMA - "Mio figlio non
ha sparato. Lo dice anche il
primo esame dello stub a cui è
stato sottoposto. Non è stato
lui a uccidere Ciro Esposito". A
parlare è Ivo De Santis, il
padre di Daniele.
Cosa vi ha raccontato di
quel pomeriggio di follia suo
figlio ?
"Lui ha detto che gli
hanno menato, poi non si ricorda
più niente. Quel taglio che ha
qui (indica il sopracciglio,
ndr), il giudice ha detto che è
stato il calcio di una pistola
che gliel'hanno spaccato in
testa. La pistola ce l'avevano
in mano gli altri. Non Daniele".
Quando arrivarono al
Ciak i tifosi del Napoli,
Daniele dov'era ?
"Lui ha le chiavi del
cancello del centro Ciak, dove
l'hanno picchiato. Quando ha
visto che stavano arrivando quei
tifosi, s'è fatto accompagnare
da una persona per un pezzo di
strada, perché lui non riesce a
camminare. È zoppo dopo un
incidente col motorino. Cercava
di chiudere il cancello col
lucchetto, c'erano due squadre
di bambini che giocavano al
campo di pallone lì dentro. Ha
visto e capito quello che stava
succedendo e che ci sarebbero
state le botte e allora ha
cercato di impedire ai tifosi di
entrare lì. Questo ha fatto".
Lui ha sostenuto con gli
inquirenti di non aver sparato.
Un testimone dice di averlo
visto impugnare una pistola. A
voi cosa ha detto ?
"Lui ha sempre detto a
noi che non c'entra niente e che
non ha mai sparato. L'abbiamo
spinto a parlare: cosa crede che
la passava così senza dare
spiegazioni a noi genitori ? E
lui ha detto: "A pa' quanno
m'hanno acchiappato io non ho
visto più niente". Mio figlio
non aveva la pistola. E se
voleva fare una rissa, si
sarebbe messo una scialletta in
faccia quantomeno, non pensa ?
Invece no, a volto scoperto era.
Un jeans e una maglietta, così
tutto sbracciato".
E se suo figlio, signor
Ivo, le avesse mentito ?
L'uomo prima di
rispondere dà un pugno contro la
porta di casa. "Io vi dico la
verità: se mio figlio l'ha
ammazzato è giusto faccia 30
anni di carcere. Mio figlio ha
detto: "Io non sono stato papà".
A me basta. Io ci credo. Poi
tireranno fuori le prove e
vediamo queste prove. Se mio
figlio m'ha detto una cazzata,
quanto è vero Dio ci penso io a
lui. Ma non è mai successo da
quando è nato. A me quando lo
guardo mi parla, pure con gli
occhi mi parla".
Un pensiero ora da
genitore a genitore. Alla mamma
di Ciro, cosa vuole dire ?
"Mio figlio questa
mattina, quando siamo andati a
trovarlo, si è messo a piangere
come un ragazzino e mi ha detto:
"Dovevo morire io e invece è
morto lui". Era distrutto, come
lo siamo sia io che mia moglie.
Alla mamma di Ciro dico:
speriamo che trovino presto il
colpevole, perché Ciro è anche
figlio mio. E non doveva morire
così, per una partita. Proprio
non doveva".
26 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
"Non finisce qui", gli
ultrà giurano vendetta
Il Viminale prepara la
stretta: stop alle trasferte
di Dario Del Porto e
Conchita Sannino
NAPOLI - Vietato farli
incontrare. Non solo ora, non
solo qui. "Rischio di ritorsioni
a medio e lungo termine" tra
napoletani e romanisti, scrivono
gli specialisti della Digos di
Napoli nelle informative inviate
al Viminale. Vietato minimizzare
dopo la morte di Ciro Esposito:
un tifoso disarmato ucciso, a
pochi metri dall'Olimpico in
quel dannato 3 maggio, da un
ultrà con la pistola. L'ipotesi
allo studio dell'intelligence e
del governo è di inedita
drasticità: uno stop alle
trasferte sull'asse Napoli-Roma,
per scongiurare contatti tra le
tifoserie già storicamente
contrapposte e ora divise
dall'odio per l'uccisione del
trentenne operaio di Scampia. Ma
esiste un'opzione anche più
severa: proibire ai supporter
giallorossi di seguire la
squadra anche in altre tappe
considerate a rischio - sempre
che valutazioni di altra natura,
politica o economica, non
abbiano la meglio sugli
obiettivi di prevenzione e
sicurezza disegnati in queste
ore. Intanto resta altissima la
vigilanza sugli "umori" del
mondo ultrà napoletano. Rabbia,
indignazione, rancore. E sete di
giustizia sommaria. Sentimenti
che, per ora, corrono sul web ma
vengono presi in seria
considerazione dagli inquirenti.
Sotto la lente di chi sta
monitorando anche i social
network finisce l'hashtag:
#nonfiniscecosi". Significa:
vendetta. Qualcuno ha già
lanciato su twitter, rivolto ai
romanisti, una minaccia: "State
attenti, vi consiglio di fare i
bagni ad Ostia e Fregene".
Sottinteso: quest'estate non
potrete girare in vacanza
tranquillamente. Ecco perché,
dalla questura di Napoli dove il
questore Guido Marino e il capo
della Digos Luigi Bonagura sono
in costante contatto con i
colleghi della capitale, si
disegnano due scenari. La
ritorsione a "medio termine",
che potrebbe essere innescata da
incontri più o meno casuali,
persino in un villaggio
turistico, tra le tifoserie che
se la sono giurata; e lo spettro
di una vendetta a "lungo
termine", alla ripresa della
stagione sportiva, magari in
pieno campionato, con incroci
dei rispettivi pullman su
autostrade, arterie periferiche
o autogrill. Nella galassia
ultrà, c'è chi ostenta calma ma
pronuncia parole di fuoco. Come
C. un capo della curva A
napoletana, imprenditore, 45
anni, padre di famiglia che dice
a Repubblica: "I bastardi come
quell'assassino romanista
muoiono ogni giorno, appena
aprono gli occhi. Noi no. Gli
uomini veri, come gli ultrà, o
come Ciro, muoiono una sola
volta. E poi i romani, come la
storia ci insegna, hanno sempre
lottato per prevaricare e
conquistare potere. Noi
napoletani abbiamo sempre
subìto, accettato dominazioni.
Ma poi arriva la disperazione. E
quella diventa il nostro
riscatto, la nostra arma".
Eppure la madre di Ciro,
Antonella, sta pregando tutti i
suoi amici, da quel giorno: "Nel
nome di Ciro basta violenza, ve
lo vieto". C'è una Napoli
affranta che aspetta di salutare
Ciro, domani, a Scampia, nel
giorno dei suoi funerali. La
celebrazione, che si svolgerà
con rito evangelico ai piedi
delle Vele, stessa piazza del
quartiere che ospitò la storica
visita di Papa Giovanni Paolo
II, è annunciata anche la
presenza di delegazioni di ultrà
delle squadre gemellate con il
Napoli: Genoa, Catania, Ancona.
Sono attesi anche i sostenitori
della Lazio: la pluriennale
ostilità fra biancocelesti e
napoletani si è trasformata in
amicizia proprio dopo la tragica
sequenza del 3 maggio. Il
sindaco Luigi de Magistris
annuncia il lutto cittadino.
"Napoli è profondamente colpita
dalla morte di Ciro e lo sono
anche io. No alla violenza, no
alla vendetta, sì alla
giustizia. Questo è il modo
migliore per dare una risposta
alla famiglia di Ciro e alla
città", sottolinea il sindaco.
Che poi chiede alla magistratura
e al governo "di accertare tutte
le responsabilità per quanto
accaduto quel giorno. Se c'è
qualcuno che ha sbagliato, come
pare del tutto evidente, paghi".
Scampia ora vuole solo ricordare
il suo "eroe". Gli striscioni
che invitavano Ciro a non
mollare vengono riavvolti fra le
lacrime. Al loro posto, un lungo
drappo nero, davanti
all'autorimessa dove il tifoso
lavorava: "Ciao eroe" e la
grande foto dove sorride. Poi
con la vernice spray: "Ciro per
sempre ultrà". In serata, al San
Carlo, la replica del Requiem di
Mozart si apre con un minuto di
silenzio.
26 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Lettera43.it
De Magistris proclama lutto cittadino
"Lacune evidenti a Roma
quel giorno"
di Roberto Fuccillo
Il primo tweet è andato
in rete poco dopo le 8.30. Circa
un'ora prima era arrivata la
notizia del decesso di Ciro
Esposito e il sindaco Luigi de
Magistris ha immediatamente
comunicato la decisione,
peraltro presa la sera prima con
una riunione di giunta: "Lutto
cittadino. Per Ciro, per i
familiari, per il nostro popolo.
Per dire no al binomio
calcio-violenza". Più tardi il
sindaco ha tenuto un incontro a
Palazzo San Giacomo, dove le
bandiere sono già a mezz'asta da
ieri. De Magistris ha spiegato
che il giorno di lutto è
proclamato per la giornata dei
funerali, probabilmente domani.
Ha poi esternato uno stato
d'animo "profondamente colpito,
anche sul piano personale, mi
torna in mente il ricordo
dell'incontro con Ciro".
Partendo da qui, de Magistris ha
poi lanciato "un abbraccio
particolare alla mamma Antonella
e alla fidanzata Simona, simbolo
delle donne di Napoli, che hanno
affrontato con grande dignità
giornate difficili e
complicate", poi ha ribadito "un
no forte alla violenza, stop
alla equazione calcio-violenza".
Fin qui il sentimento e la
costernazione. Poi però c'è
anche il de Magistris sdegnato,
che non vuole che la vicenda
finisca nel dimenticatoio: "La
giunta e la città di Napoli
chiedono ai magistrati romani di
ricostruire nei dettagli quella
giornata e al governo di
accertare le responsabilità,
qualora esistenti, in merito
all'ordine pubblico che fu
predisposto. Vogliamo giustizia,
se c'è qualcuno che ha
sbagliato, come pare del tutto
evidente, paghi. È il modo
migliore per ricordare Ciro e
risarcire moralmente la città di
Napoli, che si sente ferita e
che qualcuno ha voluto far
passare sul banco degli
imputati". Ritorna così la
recriminazione di quei giorni, i
primi di maggio, quando Napoli
avvertì come una offesa che si
parlasse più di Genny ‘a carogna
che dei colpi di pistola contro
Ciro. "Ho trovato vergognoso -
ricorda il sindaco come nei
giorni successivi si sia
cercato, con operazioni
mediatiche, di mettere Napoli
sul banco degli imputati". Il
tutto fa sì che oggi il Comune
prospetta di costituirsi parte
civile nel processo agli
assassini di Ciro. "Napoli -
dice ancora de Magistris - si è
sempre schierata, da quando sono
sindaco, dalla parte dei
cittadini in tutti i processi in
cui un cittadino e Napoli sono
stati danneggiati". Inoltre "le
lacune di quei giorni mi paiono
evidenti, ricordo che si tentava
di dire che andava tutto bene
mentre c'era un ragazzo sparato
a terra, ma non sappiamo ancora
dal governo se considera
adeguata la gestione dell'ordine
pubblico quel giorno. Un
silenzio che dopo 53 giorni sta
diventato assordante". Ad ogni
modo "la città è arrabbiata, ma
ha anche una grande dignità e
fierezza. Credo che possa
reagire con grande senso di
responsabilità, che sia matura
per dare un segnale forte di
civiltà e dimostrare con i fatti
il no alla violenza". Cordoglio
e dolore anche in altri palazzi
istituzionali - "Non si può
morire per una partita di calcio
- dice sconsolato il presidente
della Regione Stefano Caldoro -
Ai familiari di Ciro, ai suoi
affetti più cari, la vicinanza
della intera giunta regionale e
della comunità campana". Chiede
"pene severe" il presidente
della Provincia Antonio
Pentangelo, per il quale "la
morte di Ciro è un dolore che
tutti i napoletani devono
condividere con i suoi genitori
e la sua famiglia". Parla di
"morte ingiusta e crudele, vera
tragedia del calcio italiano",
anche l'ex sindaco e ex ministro
dell'Interno Rosa Russo
Iervolino. Che aggiunge:
"Partecipo con tutto il cuore al
dolore della famiglia e al lutto
cittadino e invio maternamente
una carezza al ragazzo defunto".
26 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Iamnaples.it
#CiaoCiro, l'hashtag fa
il giro del web messaggi da
tutti, ma anche minacce
di Paolo De Luca
C'erano due top hashtag
fino a martedì su Twitter:
#CiroEsposito e #ForzaCiro. Il
secondo, purtroppo, è sparito
ieri mattina, sostituito da
#CiaoCiro, rimbalzata tra una
pagina e l'altra dei social
network. Il drappo nero steso
davanti all'autolavaggio di
Scampia dove il giovane tifoso
lavorava, spiega tutto. È un tam
tam continuo, da Facebook a
Twitter fin da martedì. Il
sindaco di Napoli, Luigi de
Magistris ha dichiarato il lutto
cittadino e il presidente del
club azzurro, Aurelio De
Laurentiis, così come tutta la
squadra del Napoli e
l'allenatore Rafa Benitez, hanno
postato le loro condoglianze sul
loro profilo ufficiale. Anche la
Serie A e gli altri team
italiani come Milan, Inter e
Fiorentina hanno pubblicamente
manifestato il loro abbraccio
alla famiglia Esposito, seguite
da tifosi (inclusi quelli della
Roma) e migliaia di altri
utenti. Il rapper Clementino
dedica un brano su Facebook a
Ciro, titolo, "La luce". Scrive
su Fb anche Edoardo Bennato. È
intervenuto pure Luigi Di Maio,
vicepresidente della Camera dei
deputati, postando "un abbraccio
alla famiglia di Ciro Esposito e
sentite condoglianze. Con Ciro
il calcio italiano ha perso
davvero, altro che Uruguay !".
Non è il solo a twittare tra i
politici. Fin da martedì sono
attivi anche Giorgia Meloni,
Gennaro Migliore, Antonio
Bassolino, Matteo Salvini,
Nunzia De Girolamo, Mara
Carfagna. "Non c'è bisogno di
mettere per forza un hashtag
solo per farsi indicizzare -
commenta piccato un utente
Twitter, Gabriele - Chi vuole
lasciare un pensiero può anche
scrivere nel proprio post Ciro
Esposito, così, per esteso senza
aggiungere cancelletti per farsi
notare". Ma qualcuno, su
Facebook, minaccia vagamente:
"Adesso canta insieme a noi, non
finisce così".
26 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
(Testo © Fotografia)
"Temo che il sacrificio
di Ciro non basti a fermare la
violenza"
di Antonio Di Costanzo
NAPOLI - "Non trovo le
parole per descrivere tutto
quello che provo dopo
l'incredibile dimostrazione di
affetto che la gente ha voluto
dare a Ciro". Simona Rainone, 25
anni, è la fidanzata di Ciro
Esposito, il tifoso del Napoli
ferito prima dell'inizio della
finale di Coppa Italia e morto
dopo 53 giorni di agonia. La
ragazza è nella sua casa di
Soccavo, vicino allo stadio San
Paolo. Ma a Simona il calcio non
interessa: "Non sono mai andata
a una partita. Non mi piace
l'ambiente. Glielo dicevo a
Ciro. E litigavamo". La ragazza
dubita che la tragedia possa
servire per sconfiggere la
violenza legata al calcio. "Me
lo auguro - dice - ma ho molti
dubbi. Non giurerei sul fatto
che il sacrificio di Ciro possa
essere servito davvero. Temo che
sia stato inutile. C'è troppa
violenza e le istituzioni devono
fare di più. Ciro deve essere un
esempio". Venerdì Simona ha
parlato davanti a 20mila persone
arrivate da tutta Italia a
Scampia per i funerali. "Certe
volte - confessa ora - mi
domando come faccio a trovare le
energie. La morte di Ciro segue
quella dei miei genitori. Sono
lutti difficili da superare. Ci
volevamo sposare. Adesso tutto è
cambiato e come prima cosa devo
cercarmi un lavoro".
29 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
(Testo © Fotografia)
Higuain: "Morte assurda,
sono addolorato"
Messaggio del "Pipita"
su twitter. E Bassolino promuove
con riserva De Magistris.
"Sono molto addolorato
per la morte assurda di Ciro. Un
saluto alla tua famiglia". Anche
Gonzalo Higuain si unisce al
dolore per la tragedia di Ciro
Esposito, deceduto dopo essere
stato ferito a Roma lo scorso 3
maggio in occasione della finale
di Coppa Italia. Dal Brasile
dove è impegnato con la
nazionale Argentina ai Mondiali
di calcio, il pipita scrive un
twitter per esprimere le proprie
condoglianze per la scomparsa
del giovane tifoso azzurro.
Commenta la cerimonia funebre,
svoltasi nella piazza Grandi
Eventi di Scampia, rinominata
per l'occasione "Piazza Ciro
Esposito", anche l'ex
governatore della Campania
Antonio Bassolino, che in questa
occasione approva il
comportamento del sindaco Luigi
de
Magistris, anche se non gli risparmia una critica: "Peccato
per i toni da comizio - scrive
su twitter Bassolino ma
nell'insieme de Magistris ha ben
rappresentato in giorni
difficili il dolore della città
per Ciro Esposito". Intanto,
striscioni in ricordo del tifoso
del Napoli sono stati esposti
dai gruppi ultrà in Puglia a
Bari, Molfetta e Terlizzi. Nel
capoluogo il saluto del mondo
ultrà biancorosso è stato
affisso sotto il ponte di corso
Alcide De Gasperi, ma ci sono
altri teli all'ingresso di
Molfetta e a Terlizzi. Una
delegazione di ultrà del Bari,
composta da una trentina di
tifosi, ha partecipato al
funerale del ragazzo svoltosi
venerdì a Scampia davanti a
oltre 20 mila persone. Presenti
anche delegazioni di provenienti
da Catania, Milano, Ancona,
Genova ma anche da molte altre
città che hanno voluto
partecipare al dolore della
famiglia Esposito. Ieri i
bambini dello Junior Summer camp
che si sta svolgendo ad Agnano
hanno osservato spontaneamente
un minuto di raccoglimento per
ricordare la scomparsa del
giovane di 29 anni.
29 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Corrieredellosport.it
Ultras Roma: "Addolorati
per la tragedia di Ciro"
Ma resta la solidarietà
per De Santis
di Lorenzo D'albergo e
Luca Monaco
In un comunicato, la Sud
giallorossa si stringe attorno
alla famiglia del tifoso
napoletano morto ("la morte non
ha né colori né bandiere") senza
però prendere le distanze dal
presunto omicida. La mamma di
Ciro: "Non posso cambiare la
loro mentalità".
ROMA - La curva sud
della Roma, a distanza di quasi
due mesi dai fatti di viale Tor
di Quinto, dimostra la propria
vicinanza alla famiglia di Ciro
Esposito. Dopo gli striscioni di
solidarietà nei confronti di
Daniele De Santis, il presunto
omicida del tifoso partenopeo,
esposti in occasione di Roma -
Juventus dell'11 maggio scorso
("Daje Daniè") i gruppi storici
del tifoso organizzato
giallorosso ora si affidano a un
comunicato per far arrivare il
messaggio di cordoglio ai
familiari della vittima.
"Rimaniamo colpiti e addolorati
dal tragico epilogo di questa
brutta vicenda - si legge nella
nota diffusa in rete - la morte
non ha colori né bandiere",
assicurano citando il testo di
uno striscione esposto in curva
sud nel marzo scorso, dopo che
in città erano apparse delle
scritte ingiuriose alla memoria
di Vincenzo Paparelli, il
sostenitore laziale ucciso da un
razzo esploso dai tifosi
romanisti durante il derby del
28 ottobre 1979. Nonostante la
solidarietà dimostrata, il
comunicato, firmato "gli ultras
della Roma" e pubblicato sul
sito Asromaultras.org, curato da
Lorenzo Contucci (avvocato
penalista esperto in materia di
reati da stadio, che ne conferma
l'autenticità) ha suscitato
subito un vespaio di polemiche.
A urtare la sensibilità di molti
altri tifosi della Roma sono
state le prime righe, dedicate
proprio a "Gastone" De Santis.
"La curva sud rimane e rimarrà
sempre al fianco di un suo
figlio - recita il testo - non
rinnegheremo mai un nostro
fratello, giusto o sbagliato che
sia. Questo ci hanno insegnato
la vita e la strada". "Questa
frase è inaccettabile - dice un
commentatore di forzaroma.info -
i gruppi organizzati
rappresentano un decimo di tutto
il tifo, nemmeno tutta la curva.
Ci dissociamo completamente
dalla vicinanza a De Santis". La
risposa arriva dalla curva.
"Daniele non frequentava più lo
stadio da 10 anni - dice una
fonte qualificata nell'ambiente
del tifo - ma resta un tifoso
romanista. Le parole del
comunicato parlano chiaro:
nessuna apologia. Si tratta del
resto di un fatto increscioso,
talmente assurdo da essere
incommentabile. Il nostro
dispiacere per l'accaduto è
chiaro e dimostrato dalla piena
vicinanza alla famiglia
Esposito. Non spetta a noi
condannare, sarà la magistratura
a fare luce su quanto accaduto a
Tor di Quinto". Secco il
commento di Antonella Leardi, la
madre di Ciro Esposito che più
volte negli ultimi due mesi ha
chiesto ai tifosi di abbassare i
toni e non lasciarsi trasportare
da uno spirito di vendetta per
quanto successo al figlio:
"Vengo solo ora a conoscenza del
comunicato della curva sud della
Roma. Se hanno deciso di non
prendere le distanze da De
Santis - spiega la signora
Antonella con rassegnazione - si
vede che io non posso cambiare
la loro mentalità, le loro
dinamiche. Per il resto non ho
altro da aggiungere sul
messaggio". Enzo Esposito, lo
zio di Ciro, aggiunge "Noi
accettiamo le condoglianze da
tutti i tifosi in buona fede, ma
indicare un assassino come un
"fratello" svuota di significato
qualsiasi attestato di
solidarietà. La massa del tifo
romanista si faccia avanti e
scelga in maniera netta da che
parte stare".
1 luglio 2014
Fonte: Repubblica.it
(Testo © Fotografia)
Vendetta per Ciro
Esposito: terra bruciata degli
ultras contro i romanisti
di Alessandro Catapano
Le frange estreme del
tifo del Napoli stanno
"avvisando" le altre tifoserie.
Dal Viminale: "Vogliono
vendicare il morto e ci
riusciranno".
Roma - C’è un incontro,
andato in scena il 27 giugno a
Scampia, che illustra benissimo
quali devastanti effetti
sull’ordine pubblico negli stadi
italiani produrrà la morte di
Ciro Esposito. A margine dei
funerali del ragazzo, cui hanno
partecipato i rappresentanti
delle tifoserie di mezza Italia,
i capi ultrà del Napoli hanno
dato udienza ai leader della
curva della Lazio, scesi a
Scampia per omaggiare Ciro,
incassare la gratitudine dei
colleghi per il sostegno offerto
alla famiglia e provare a
trattare, per conto dei
romanisti (proprio così), una
resa onorevole, senza ulteriore
spargimento di sangue. Il
rifiuto dei napoletani è stato
netto e anzi gli stessi laziali
sono stati messi in guardia: da
oggi in poi, gli hanno
raccomandato, fatevi gli affari
vostri. E chi dal 3 maggio
scorso monitora il lavoro delle
"diplomazie ultrà", racconta
pure di altri inquietanti
segnali inviati dai napoletani
alle tifoserie in buoni rapporti
con la curva romanista, per
esempio i palermitani: "L’anno
prossimo scegliete bene da che
parte stare - gli hanno intimato
- altrimenti pure voi finirete
nei casini". Fuori controllo -
"Preparano la guerra facendo
terra bruciata intorno ai
romanisti - racconta una fonte
accreditata del Viminale -.
Cercheranno in tutti i modi di
vendicare il morto e se non
faremo qualcosa di eclatante ci
riusciranno. Anche perché -
conclude - presto questa guerra
potrebbe coinvolgere anche
l’estrema destra romana e la
sinistra antagonista napoletana
(una delle piste che gli
inquirenti seguono per
l’accoltellamento di Federico
Sartucci, ndr)". In questo
quadro va letto il piano della
Questura di Roma, suggerito
proprio dal ministero: chiudere
di notte e nei giorni festivi la
metà dei commissariati della
Capitale e destinare parte del
personale all’ordine pubblico in
piazze e stadi. E in questo
quadro, ormai sfuggito di mano,
sposta poco perfino
l’identificazione e la
perquisizione nelle abitazioni
dei quattro ultrà romanisti
(esponenti della curva Nord
pronti a tornare in Sud, tutti
con precedenti da stadio) che
erano con Daniele De Santis a
Tor di Quinto prima che sparasse
a Esposito: gli sono stati
sequestrati i telefonini e i
caschi, del modello di quelli
che indossavano sulla scena del
crimine. I pm Albamonte e Di
Maio sono pronti a iscriverli
nel registro degli indagati per
concorso in omicidio volontario.
18 luglio 2014
Fonte: Gazzetta.it
© Fotografia: Ansa.it
Ciro Esposito, il
sindaco accusa: "La sua morte poteva
essere evitata"
di Stella Cervasio
"La morte di Ciro poteva
essere evitata". Il sindaco
Luigi de Magistris, che oggi
consegnerà alla famiglia del
tifoso ucciso la medaglia al
valor civile, ha preso parte al
dibattito pubblico
nell'auditorium di Scampia a un
mese dalla morte del ragazzo.
"Attendiamo - ha detto il primo
cittadino - verità, giustizia e
l'accertamento delle
responsabilità con la stessa
ansia di quei giorni". Scampia
darà così il via a un
laboratorio di idee, possibili
soluzioni per una situazione
gravemente degenerata dentro e
fuori dai campi di calcio.
Proposte recepite dal governo,
rappresentato dal
sottosegretario alla Difesa
Gioacchino Alfano, secondo il
quale "l'indagine sulla morte di
Ciro Esposito va chiusa: bisogna
individuare chi è responsabile,
e chi penalmente colpevole". Una
piazza intitolata a Ciro o un
intervento strutturale di
riqualificazione del quartiere
le possibilità con strumenti
come il Pon Sicurezza, che scade
nel 2015, e il Pon Legalità
2014-2020, "misure - ha aggiunto
Alfano - idonee per investire
nella sicurezza, anche
sportiva". Proposte vecchie e
nuove all'incontro dal titolo
"Ciro vive. 25 giugno-25 luglio
per non dimenticare. Sport vs.
violenza, quale uscita di
sicurezza ?" che ha visto
alternarsi al microfono veterani
dello sport nei quartieri
difficili, come Gianni
Maddaloni, il presidente della
Municipalità Angelo Pisani, don
Aniello Manganiello, lo stesso
sindaco de Magistris, lo zio del
tifoso, il sindacalista Vincenzo
Esposito, che ha creato
l'associazione Vittime della
violenza sportiva Ciro vive, il
procuratore in pensione
Giandomenico Lepore, moderati da
Antonio Polito. Un tavolo di
proposte inedite e salde come la
rivista "Tifo Magazine" del
giovanissimo italo-canadese
Martino Simcik Arese, il quale
parla di "differenze"
territoriali alla base del tifo
violento da vivere non come
colpe o negatività ma come
identità. Proposte belle e
formative, come quella della
madre di Ciro, Antonella, la cui
voce pacata sembra cullare le
coscienze, anche le più
inquiete: "Le istituzioni ci
devono aiutare a portare
l'educazione sportiva nelle
scuole". Ma anche idee come
quella dello zio di Ciro, "di
istituire un fondo nazionale in
cui far confluire tutti i soldi
delle multe da infliggere alle
società di calcio ogni qual
volta allo stadio compaiano
striscioni razzisti". Mercoledì
il presidente del Coni aveva
ricevuto la famiglia del tifoso
a Roma: "Sono rimasti colpiti
dalla funzionalità delle
strutture sportive ha spiegato
Angelo Pisani - perché non
possiamo averne così anche qui
?". Con il suo intervento,
infine, don Manganiello ha
ricordato che non si scontrano
soltanto le tifoserie delle
grandi città ma anche quelle
delle squadre in promozione, "ed
è dalle scuole di calcio, che
vanno tanto di moda, che bisogna
cominciare a bonificare".
25 luglio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Ansa.it
Il tifoso ucciso: pronta
una petizione per la
sospensione di
prefetto e questore di Roma
di Gianni Valentino
Una petizione popolare
indirizzata al presidente
Giorgio Napolitano e al ministro
Angelino Alfano per chiedere la
sospensione cautelativa del
prefetto di Roma, Giuseppe
Pecoraro, e del questore,
Massimo Maria Mazza, in merito
agli incidenti avvenuti nel
giorno della finale di Coppa
Italia tra Napoli e Fiorentina.
Quella sera, due proiettili
colpirono il tifoso napoletano
Ciro Esposito, morto dopo 52
giorni di ricovero. L'iniziativa
è dell'associazione "Campania in
movimento", di cui è presidente
Chiara Giordano, e tra un paio
di giorni sarà presentata in una
conferenza stampa a cui
parteciperà pure il sindaco
Luigi de Magistris. Che ha
affermato che quella sera, a di
Tor di Quinto, la presenza delle
forze dell'ordine era
insufficiente rispetto alla
portata dell'evento sportivo.
"Ciro Esposito è morto - dice
Giordano - e una famiglia
convive con un dolore
insopportabile. Non ha senso che
questi funzionari dello Stato
siano ancora al proprio posto".
Il documento verrà caricato
sulla piattaforma internet
www.firmiamo.it
31 luglio 2014
Fonte: La Repubblica
I parenti di Ciro "De
Santis aggredito dopo aver
sparato"
A questa azione, un
gruppo di napoletani avrebbe
reagito inseguendo De Santis.
"Si ritiene - scrivono i
periti - che l'uomo
(sopraffatto, ferito e
sanguinante) con le mani sporche
del suo stesso sangue abbia
impugnato l'arma ed esploso
quattro colpi ferendo i tifosi
napoletani", uno dei quali, il
povero Ciro, morirà dopo
quaranta giorni di agonia. "De
Santis aggredito ? Certo, lo
abbiamo sempre detto anche noi -
sottolinea Vincenzo Esposito -
solo che è stato aggredito dopo
aver sparato e dopo aver perso
l'arma. Non appena emergono
dettagli sulla colpevolezza di
De Santis, arriva subito una
svolta che potrebbe favorirlo",
argomenta lo zio della vittima,
ipotizzando che possa trattarsi
di "messaggi" rivolti
all'indagato "per fargli capire
che non rischia tanti anni di
carcere e si convinca a non
parlare". Di certo, rimarca
Esposito, "la nostra è una casa
di cristallo, siamo stati
trasparenti fin dal primo
giorno. Abbiamo sempre detto che
De Santis ha sparato a mio
nipote e poi la pistola gli è
caduta e solo a quel punto i
tifosi napoletani lo hanno
aggredito". Il 24 settembre la
perizia sarà discussa in
contraddittorio tra le parti
nell'incidente probatorio in
programma davanti al giudice di
Roma. La difesa di De Santis
chiede di effettuare indagini
anche su quello che definisce
come "il tentativo di omicidio
nei confronti" di "Gastone".
Replica l'avvocato Sergio
Pisani, che con il fratello
Angelo assiste la famiglia
Esposito: "Le conclusioni non
tengono assolutamente conto del
fatto che, dalle tracce
biologiche evidenziate sulla
pistola, sono stati estrapolati
profili genetici riferibili a
più soggetti, in cui appaiono
nettamente maggioritari, e
quindi chiaramente
individuabili, quelli di De
Santis". Secondo il penalista,
"ciò vuol dire che la pistola fu
toccata da più persone ed è
quindi verosimile ritenere che
De Santis abbia prima sparato e
successivamente sia stato
aggredito da soggetti che,
ferendolo, si siano macchiati le
mani del suo sangue e poi
abbiano cercato di sfilargli la
pistola". Nella valutazione
dell'avvocato della famiglia
Esposito, "allo stato, ciò che
conta è che giuridicamente non
cambia nulla. I tifosi
napoletani sono già indagati per
rissa aggravata. Seppure fosse
confermata la tesi del Racis, De
Santis non potrà invocare né lo
stato di necessità né la
legittima difesa, dal momento
che, aggredendo violentemente i
passeggeri del bus in presenza
di numerosissimi avventori
diretti verso lo stadio, non
poteva non prevedere di dover
fronteggiare una reazione. In
casi del genere - conclude
l'avvocato Sergio Pisani - è
pacificamente esclusa la
legittima difesa, non parliamo
poi dello stato di necessità,
inapplicabile nei confronti di
chi si pone in una situazione di
pericolo". (d. d. p.)
11 settembre 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Corrieredellosport.it
LA LETTERA
"Chi era con Ciro si
faccia avanti"
"Ci auguriamo che il
campionato prosegua all'insegna
della pace, dei valori dello
sport e del rispetto delle
regole. Speriamo che quest'anno
non ci siano scontri tra
tifoserie, che l'amore per i
colori delle proprie città e
squadre prevarichi sull'odio",
lo scrivono i genitori di Ciro
Esposito, Antonella Leardi e
Giovanni Esposito, in una
lettera ai tifosi. Poi, un
appello: "Confidiamo negli amici
di Ciro affinché, una volta e
per tutte, affiori la verità. Ci
rivolgiamo a chi era con Ciro
quel pomeriggio, a chi ha visto,
ai suoi amici e compagni di
tifoseria: fatevi avanti,
testimoniate e raccontate la
realtà dei fatti, solo così la
memoria di Ciro non sarà violata
e chi lo ha ucciso avrà la
punizione che merita".
14 settembre 2014
Fonte: La Repubblica
Ciro Esposito morto.
Parla il padre di Daniele De
Santis:
"Mio figlio non è un
mostro, è stata legittima
difesa"
"Questo le sembra un
covo di estremisti di destra ?
Io e mia moglie siamo di
sinistra". Ivo De Santis è il
padre di "Gastone", nome di
"battaglia" di Daniele De
Santis, l'ultrà romanista
accusato dell'omicidio
volontario del tifoso napoletano
Ciro Esposito, ferito a morte da
un proiettile vagante sparato
nei dintorni dello stadio
Olimpico di Roma, prima
dell'ultima finale di Coppa
Italia. Dopo quattro mesi di
indagini, a riaprire la partita
è la perizia del Ris, che
potrebbe riscrivere la storia di
quanto accaduto il 3 maggio
scorso. "Rispettiamo il dolore
dei parenti di Ciro, siamo
genitori e capiamo cosa si prova
a perdere un figlio". "Per la
prima volta abbiamo visto la
luce" dice Ivo De Santis,
commentando la perizia. "Daniele
è stato dipinto in questi mesi
come un mostro. Ma quelle
descrizioni non corrispondono a
nostro figlio. Lo conosciamo,
non poteva essere vero". Daniele
è "un ragazzo forse esuberante,
ma buono e generoso. Ha avuto
qualche problema in passato, ma
non è mai andato oltre la
scazzottata. E non chiamatelo
Gastone, lui per noi è
Danielino". Il padre assicura
che "non lo abbiamo mai visto
maneggiare armi. Poi c'è la
ferita che ha in fronte. Gliela
hanno fatta con il calcio di una
pistola. Vogliamo sapere cosa è
successo veramente". I genitori
credono alle testimonianze
secondo cui "furono i napoletani
ad aggredirlo". Non poteva
essere un agguato, "uno che
pensa a un agguato non si
comporta così, per di più
accanto ai Carabinieri (la
caserma Salvo D'Acquisto è a
meno di un chilometro, ndr). E
poi se avesse voluto sparare a
qualcuno, perché non avrebbe
dovuto farlo subito ? E invece
Daniele è scappato, cercando di
chiudersi il cancello del centro
sportivo alle spalle. Poi lo
hanno massacrato". Ora Daniele
De Santis è all'ospedale di
Viterbo, "sta male. L'ultima
volta che lo abbiamo visto era
ricoperto di bubboni. Ora è di
nuovo sotto antibiotici e sarà
rioperato". E non parla, "se gli
chiediamo qualcosa, si ripete,
poi piange o si chiude nel
mutismo".
14 settembre 2014
Fonte: Huffingtonpost.it
© Fotografia:
Calcioweb.eu
Ivo De Santis: "Daniele
aggredito mentre scappava,
mio figlio è innocente,
ora voglio la verità"
di Lorenzo D'albergo
ROMA - "Questo le sembra
un covo di estremisti di destra
? Io e mia moglie siamo di
sinistra". Ivo, il padre 73enne
di Daniele De Santis, è seduto
ai tavolini del circolo Boreale.
"Devo badare ai cani di mio
figlio, altrimenti in questo
posto maledetto non ci tornerei
più". Gli occhi si fanno subito
lucidi: "Siamo distrutti. Ogni
giorno la situazione cambia e
non sappiamo più cosa
aspettarci". Accanto a Ivo siede
Franca, la madre dell'ultrà
romanista. Negli sguardi che si
lancia la coppia si legge tutto
lo stress accumulato in 4 mesi
di inchiesta a carico del
figlio, indagato per omicidio
volontario e accusato di aver
ucciso Ciro Esposito, il tifoso
del Napoli ferito a morte da un
proiettile sparato in viale Tor
di Quinto prima dell'ultima
finale di Coppa Italia. A
riaprire la partita, però, è
arrivata la perizia del Ris. Un
documento che potrebbe spingere
i magistrati a rivedere la
ricostruzione dei fatti del 3
maggio.
Per
la prima volta si ipotizza una
dinamica diversa sul ruolo di
suo figlio negli scontri.
"E noi per la prima volta
abbiamo visto la luce. In questi
mesi abbiamo letto di tutto.
Daniele è stato dipinto come un
mostro. Ma quelle descrizioni
non corrispondono a nostro
figlio. Lo conosciamo, non
poteva essere vero. Gli avvocati
cercavano di tranquillizzarci,
ci dicevano che nelle carte
c'erano scritte altre cose.
Siamo andati avanti così,
sperando nel lavoro dei
magistrati".
Chi è, allora, Daniele
De Santis ?
"Un ragazzo forse
esuberante, ma buono e generoso.
Ha avuto qualche problema in
passato, ma non è mai andato
oltre la scazzottata. E non
chiamatelo "Gastone", lui per
noi è "Danielino"".
E la pistola ?
"Non l'abbiamo mai visto
maneggiare armi. Poi c'è la
ferita che ha in fronte.
Gliel'hanno fatta con il calcio
di una pistola. Vogliamo sapere
cos'è successo veramente".
Contro Daniele ci sono molte
testimonianze inequivocabili.
"Ma uno dei testimoni ha già
detto che furono i napoletani ad
aggredirlo. E spero che ce ne
siano altri. Ripeto, Daniele non
è un orco e ci addolora che si
sia detto che voleva aggredire
donne e bambini. Impossibile. E
poi che razza di agguato sarebbe
? Era a casa sua e i testimoni
dicono che è uscito da solo, che
cinque minuti prima stava
mangiando un panino e che era a
volto scoperto".
E gli altri quattro
tifosi della Roma individuati
dalla Digos ?
"Non ne sappiamo nulla.
Ma mi lasci finire. Sa cosa dice
il suo vicino ? Che ha parlato
con Daniele un'ora prima che si
scatenasse l'inferno e che si
erano messi d'accordo per la
cena. Gli aveva chiesto anche di
comprare il cibo per i cani. Ci
sono le telefonate,
controllate".
Torniamo agli spari e al
pestaggio.
"Uno che pensa a un
agguato non si comporta così,
per di più accanto ai
carabinieri (la caserma Salvo
D'Acquisto è a meno di un
chilometro, ndr). E poi, se
avesse voluto sparare a
qualcuno, perché non avrebbe
dovuto farlo subito ? Daniele
invece è scappato, cercando di
chiudersi il cancello del centro
sportivo alle spalle. Poi lo
hanno massacrato".
Da quel 3 maggio, com'è
cambiata la vostra vita ?
"Se solo potessimo
cancellare quel giorno... La
nostra vita è stata stravolta da
una tragedia enorme. Un ragazzo
è morto e nostro figlio è stato
ridotto in fin di vita. Ancora
rischia di perdere una gamba".
Avete visitato vostro
figlio da quando è stato
trasferito all'ospedale di
Viterbo ?
"Ci fidiamo dei medici,
ma Daniele sta male. L'ultima
volta che lo abbiamo visto era
ricoperto di bubboni. Ora è di
nuovo sotto antibiotici e sarà
rioperato. Speriamo in buone
notizie".
Siete riusciti a
parlargli ?
"Macché... È
impossibile. Se gli chiediamo
qualcosa, si ripete, poi piange
o si chiude nel mutismo. Non è
nemmeno riuscito a realizzare
cosa gli sia successo. È svenuto
due o tre volte mentre lo
picchiavano".
Avete mai provato a
contattare la famiglia di Ciro
Esposito ?
"No, rispettiamo il loro
dolore. Abbiamo avuto paura che
qualcuno pensasse a un gesto
strumentale. Abbiamo pianto
tanto anche noi. Siamo genitori
e capiamo cosa si prova a
perdere un figlio".
14 settembre 2014
Fonte: Repubblica.it
(Testo © Fotografia)
I parenti di Ciro:
"Genny ha evitato una
carneficina, andrebbe
ringraziato"
di Anna Laura De Rosa
La mamma e lo zio del
ragazzo morto dopo 50 giorni di
agonia: "I suoi assassini sono
ancora fuori".
"Hanno arrestato Genny ?
Il mostro non è lui, dovrebbero
pensare a cose più gravi, gli
assassini di mio figlio sono
ancora fuori mentre Ciro è in
una tomba". Parla Antonella
Leardi, madre di Ciro Esposito,
il ragazzo napoletano che ha
perso la vita in seguito agli
scontri a Tor di Quinto del 3
maggio scorso, in occasione
della finale di coppa Italia
all'Olimpico. Arrestato Genny ‘a
carogna per gli incidenti
all'Olimpico di Roma - "Sono
sempre più sconcertata da quel
che succede - continua
Antonella, comprensibilmente
provata dalle notizie di queste
settimane - Dovrebbero arrestare
i tifosi che hanno esposto
cartelli offensivi quando Ciro
stava male, dovrebbero arrestare
i complici di De Santis ancora
liberi visto che la persona che
ha assalito l'autobus non era
sola. Continuano le montature
come è accaduto con mio figlio:
hanno detto che c'erano state
pugnalate, e le coltellate poi
sono diventate lacerazioni che
non ci sono state. Dovrebbero
pensare a cose più serie invece
di rovinare la vita a un ragazzo
solo perché ha parlato con un
calciatore - continua Antonella
- Non sono di parte, non conosco
Genny personalmente, l'ho visto
solo una volta ai funerali di
Ciro e mi ha abbracciato come
hanno fatto altri ragazzi. Genny
non ha invaso il campo
all'Olimpico e non ha deciso se
si doveva giocare o meno la
partita, è stato Hamsik a
chiamarlo. Me l'hanno detto
persone autorevoli. Non è Genny,
ripeto, il mostro, ma gli altri
complici di De Santis che sono
fuori a piede libero mentre mio
figlio è in una tomba". Genny la
carogna "ha evitato una
carneficina - aggiunge lo zio di
Ciro, Vincenzo - Lo Stato
dovrebbe ringraziarlo e invece
lo arresta. Ogni volta che le
indagini arrivano a una svolta
si cerca di inquinare la verità
lanciando una cortina fumogena
attorno a De Santis, e spostando
l'attenzione sul napoletano
cattivo. Ora che regge il quadro
di un raid organizzato, si pesca
nel torbido e si nasconde la
verità. C'è un fatto oggettivo:
Genny ha evitato incidenti allo
stadio, qualcuno ha il coraggio
di dire che è stata una cosa
utile per l'ordine pubblico al
di là della maglietta che
indossava ? No, lo si premia con
una denuncia. Genny ha parlato
con la Digos come hanno fatto i
tifosi della Fiorentina, a nome
della città lo ringrazio per
aver evitato incidenti dal punto
di vista dell’ordine pubblico".
Domani la famiglia di Ciro
Esposito terrà una conferenza
stampa a Napoli per annunciare
una manifestazione organizzata
per venerdì "per sapere chi
protegge De Santis e chi sono i
suoi complici", conclude
Vincenzo.
22 settembre 2014
Fonte: Repubblica.it
© Fotografia:
Sport.sky.it
Omicidio di Tor di
Quinto dopo l’arresto per
resistenza di "Genny la
carogna".
Ultrà, la famiglia di
Ciro Esposito:
"Chi è Daniele De Santis
e chi lo protegge ?"
Lo zio: "A ogni passo
avanti delle indagini
sull’assassinio di mio nipote si
alza una cortina fumogena".
NAPOLI - "Fare chiarezza
sulla figura di Daniele De
Santis e sulle protezioni e le
coperture di cui godrebbe e
spingere la stampa nazionale ad
approfondire tutti i lati oscuri
che ancora rimangono su quanto
accaduto prima della finale di
Coppa Italia Napoli-Fiorentina,
nei dintorni dello Stadio
Olimpico". Lo chiede la famiglia
di Ciro Esposito, il ragazzo
colpito da un proiettile e morto
in ospedale a Roma, dopo 50
giorni di agonia, prima della
finale di Coppa Italia il 3
maggio scorso.
"FALSE RAPPRESENTAZIONI
DI NAPOLI" - Oggi durante una
conferenza stampa, alla quale
hanno partecipato la mamma di
Ciro, Antonella Leardi, il padre
Giovanni, lo zio Enzo ed il
legale della famiglia,
l’avvocato Angelo Pisani, i
familiari hanno anche presentato
il testo di un appello
sottoscritto da alcune decine di
rappresentanti del mondo della
società civile, dello
spettacolo, dello sport e della
politica nel quale, oltre a
"verità e giustizia per Ciro
Esposito" si chiede anche che
finiscano le "false
rappresentazioni di Napoli".
IL FORTUNATO "GASTONE" -
Al centro dell’attenzione dei
familiari del ragazzo morto c’è
soprattutto la posizione di
Daniele De Santis "quello che si
deve ancora oggi definire il
presunto assassino di mio nipote
- ha detto Enzo Esposito -.
Riteniamo che stia ripartendo la
macchina del fango ed è per
questo che dobbiamo riprendere
la battaglia per Ciro e per il
rispetto della nostra città.
Ogni volta che c’è un passo
avanti nelle indagini riparte la
cortina fumogena. Rimane il buco
nero di De Santis. È stato
ricoverato in tre ospedali e non
sono mai state trovate ferite da
coltello". "Le domande che ci
poniamo - ha detto ancora Enzo
Esposito - sono tante: perché è
stato espulso dagli ultrà della
curva della Roma ? Chi era con
lui quando è stato ferito Ciro
?". Ma gli interrogativi si
riferiscono anche ad altri
aspetti della vicenda. "Come mai
- si è domandato Enzo Esposito -
i dirigenti della passata
gestione del Coni non si sono
mai posti il problema di sapere
che cosa avveniva e come era
utilizzata una struttura di loro
proprietà ? (il riferimento è
alle strutture sportive occupate
dalla estrema destra a Tor di
Quinto e in parte "sanate"
durante la giunta Alemanno, in
una di queste De Santis prestava
"servizio" facendo il custode,
ndr). Come mai a Brescia De
Santis viene visto accoltellare
un funzionario di polizia ed
alla fine viene assolto ?".
"Ecco perché noi riteniamo -
spiega lo zio di Ciro
testualmente alle agenzie di
stampa - che De Santis sia
protetto da servizi deviati
collusi con la destra eversiva.
Sapete perché è soprannominato
Gastone ? Perché esce indenne da
tutti i processi...". Esposito,
poi, chiede "alla stampa
nazionale di approfondire questi
temi e di chiedersi, ad esempio,
se e quali rapporti esistano tra
De Santis e l’ex sindaco
Alemanno o da chi venisse
regolarmente frequentata la
discoteca in cui lavorava
l’ultrà". Il Ciak Village,
struttura già sotto sequestro
per abusivismo ma dove la
pistola usata per uccidere
Esposito è stata raccolta e
spostata ben due volte dai
titolari, un regista e la sua
ragazza (ndr). "Ciro era lucido
- ha detto Antonella Leardi, la
mamma del ragazzo morto - e mi
ha raccontato tutto quello che è
accaduto. Quando sento tirar
fuori notizie come quella dei
tagli sul corpo di De Santis (un
solo referto, l’ultimo di
Viterbo, "cozza" con gli altri
due del Gemelli e di Regina
Coeli dove i medici non hanno
visto le 4 coltellate refertate
all’ultim’ora, ndr) mi sono
sentita ferita come donna, come
mamma e come cittadina. Noi
comunque ci fidiamo della
giustizia e siamo sicuri che
alla fine la verità verrà a
galla". "Io mi domando - ha
detto il padre di Ciro, Giovanni
Esposito - come mai hanno ucciso
mio figlio a Roma ed hanno
chiuso lo stadio di Napoli,
mentre quando a Roma hanno
accoltellato due tifosi russi
non è successo niente".
MAMMA CIRO: NON HO
DEFINITO UN EROE GENNY "’A
CAROGNA" - "Non ho definito
Genny De Tommaso un eroe. Ho
solo detto che se è stato
arrestato perché aveva fatto
invasione di campo non è giusto.
Lo hanno chiamato per parlare
con Hamsik e lui si è prestato,
mettendosi a cavalcioni sul
divisorio. Lo hanno fatto anche
i capi tifosi della Fiorentina
nell’altra curva". Antonella
Leardi, la mamma di Ciro
Esposito chiarisce il suo
giudizio sull’arresto del capo
tifoso del Napoli dopo le
valutazioni fatte ieri. "Il
premio di cui ho parlato e che
gli dovrebbero dare ? Ci pensate
- aggiunge - che cosa sarebbe
successo se quella partita non
si fosse disputata ? Mio figlio
è morto ed io in suo nome chiedo
che negli stadi non ci siano più
discriminazioni ed insulti.
Tutte le tifoserie dovrebbero
essere gemellate. Da mamma di un
tifoso sano vorrei che tutti
quelli che vanno negli stadi
possano essere sani. E per
questo mi batterò".
"MALE LA MAGLIETTA
"SPEZIALE LIBERO"" - "Indossare
la maglietta con la scritta
"Speziale Libero" - dice invece
lo zio di Ciro, Enzo Esposito -
è stato un gravissimo errore
perché quella maglietta
inneggiava alla morte di Raciti.
Sarebbe stato meglio scrivere:
"Chiediamo la revisione del
processo per Speziale", perché
in quel processo ci sono
elementi ambigui come ad esempio
i due evidenziati sul sito
dell’Associazione Enzo Tortora,
in cui è riportata la
testimonianza di un collega di
Raciti ed un rapporto del Ris
secondo il quale il lancio del
lavandino effettuato da Speziale
è incompatibile con la morte
dell’ispettore. Lo stesso rigore
- conclude - va applicato anche
ai tifosi della curva della Roma
nella quale sono comparsi due
striscioni inneggianti alla
morte di Ciro".
23 settembre 2014
Fonte:
Corrieredelmezzogiorno.corriere.it
© Fotografia:
Giornalettismo.com
Ciro Esposito, parla la
fidanzata: "Al San Paolo
per
Lui, vedrò la
partita in Curva B con i suoi
occhi"
di Antonio Fusco
Simona Rainone,
fidanzata di Ciro Esposito, ha
lasciato il suo personale
messaggio sulle pagine del
Corriere del Mezzogiorno per
questa giornata speciale: "Oggi
pomeriggio sarò in curva B, nel
posto che era di Ciro. Il mio
Ciro. Insieme con i suoi amici,
col tifo sano di questa città.
Pronta a esultare ad ogni gol
del Napoli. A sorridere se la
squadra del cuore di Ciro
vincerà la partita. Sono sicura
che lui apprezzerà, io vedrò la
partita con i suoi occhi e
questo mi aiuterà a essergli
ancora più vicino. Non so se è
stato giusto o sbagliato vietare
la trasferta ai tifosi della
Roma, vorrei solto che Ciro,
attraverso me, assistesse a un
bello spettacolo di sport. La
festa migliore per lui. Prima
che Ciro morisse non ci andavo
quasi mai allo stadio, e non so
quante volte mi ha pregata. Mi
diceva: dai Simona, vieni che ti
diverti. Gli dicevo sempre di
no. Credo che in cinque anni di
fidanzamento le uniche liti
avvenivano per il Napoli. Il mio
fidanzato era davvero innamorato
della sua squadra e ora mi torna
in mente l’immagine gioiosa di
Ciro la sera prima del 3 maggio.
Mi aveva accompagnata a casa e
come sempre gli rompevo l’anima
con mille raccomandazioni. Mi
ascoltava e poi un po’ seccato
mi disse: Simo, ma vado soltanto
a vedere una partita, non è
possibile che tutte le volte mi
dici sempre le stesse cose>. Mi
baciò sulla bocca e andò via,
sarebbe partito per Roma
l’indomani mattina. Non l’ho più
visto come quella sera. I
cinquanta giorni di agonia al
Gemelli sono stati terribili, ma
il suo sorriso bastava ad
illuminare le mie giornate più
tristi. Ha cercato di vivere in
tutti i modi. Non perdonerò mai
il suo assassino, ha tolto la
vita a lui e anche a me. Ma di
lui mi interessa poco, penso
invece che il sacrificio di Ciro
sia valso a poco. In questo
momento non riesco a credere in
un futuro migliore. Mi auguro di
sbagliare, ma Ciro non è stato
il primo a perdere la vita per
una partita di calcio e non sarà
neanche l’ultimo. Mi piacerebbe
che oggi pomeriggio i capitani
delle due squadre si
abbracciassero in nome di Ciro e
contro la violenza, sarebbe un
bell’esempio. Il mio fidanzato è
sempre con me: al mattino sento
il suo buongiorno e la sera mi
dà la buonanotte, qualsiasi cosa
faccio durante il giorno penso
sempre di farla con lui. Resterà
il mio fidanzato per sempre.
Certo, la vita andrà avanti e
probabilmente un giorno anch’io
avrò una famiglia ma sarà anche
la famiglia di Ciro. La vita non
è stata tenera con me: all’età
di 17 anni ho perso mia madre,
due anni più tardi anche il mio
papà se ne andò per sempre. Vivo
con la nonna e miei due
fratelli, lottiamo insieme e
andiamo avanti. Ogni giorno
combatto anche contro la
mancanza più grande: Ciro. Lo
conobbi qualche giorno dopo la
morte di mio padre e mi aiutò a
superare il grande lutto.
Elaborai con lui la perdita dei
miei genitori, lui era fiero di
me e della mia solarità,
nonostante tutto. Adesso sono
sola e a volte non so neanche
come trovo la forza di andare
avanti. Oggi sono felice però.
Faccio a Ciro un grande regalo:
vado al San Paolo anche per
tutte le volte che gli avevo
detto di no".
1 novembre 2014
Fonte: Iamnaples.it
© Fotografia:
Napolitoday.it
Morte Ciro Esposito, lo
zio del tifoso: "I media hanno
sbagliato"
di Eugenio D'Alessio
"Il 3 maggio 2014 è
successo un fatto gravissimo: la
televisione ha deciso la notizia
e quanto accaduto in occasione
di quella finale non è stato
raccontato". La voce di Vincenzo
Esposito, lo zio di Ciro - il
tifoso azzurro ferito nella
capitale da un colpo di pistola
prima di Napoli-Fiorentina e
morto dopo 50 giorni in ospedale
- risuona nell’aula T-2 del
Dipartimento di Scienze Sociali,
a Napoli. Il ruolo svolto dai
media nel racconto dei fatti di
Roma è stato il tema della
tavola rotonda moderata da Luca
Bifulco mercoledì 4 novembre,
dove hanno preso parte, oltre
allo zio di Ciro Esposito,
alcuni esponenti degli organi di
informazione.
L’ALTRA STORIA - Il
processo che vede il supporter
giallorosso Daniele De Santis
accusato di omicidio e lesioni è
ancora in corso, e la dinamica
di quanto successo non è
completamente chiara. Lo zio del
tifoso ucciso ha curato il libro
"Ciro Esposito. Ragazzo di
Scampia" per offrire un'altra
narrazione sulla storia di Ciro
e su quanto accaduto quel giorno
a Roma. "La verità - ha detto
Vincenzo Esposito - è un'altra:
Ciro viene sparato; quando i
soccorsi arrivano, dopo 45
minuti, per il medico mio nipote
è morto perché viene caricato in
ambulanza in arresto cardiaco.
Cosa succede dopo allo stadio ?
Due funzionari della Digos si
interfacciano con alcuni
esponenti delle tifoserie di
Napoli e Fiorentina, spiegano
che il ragazzo non è morto ma
non vengono subito creduti da
Gennaro De Tommaso, noto come
Genny ‘a Carogna; ecco perché si
richiede l’intervento del
capitano azzurro Marek Hamsik,
per una maggiore intesa tra le
parti. I media hanno condannato
questo episodio, ma funzionari
di polizia e tifosi hanno
evitato un possibile precipitare
degli eventi: questo è mancato
nella narrazione mediatica". Una
narrazione sulla quale, secondo
lo zio di Ciro, avrebbe pesato
anche un insieme di luoghi
comuni sulla zona di Napoli da
dove proveniva il tifoso, ovvero
Scampia: "Dobbiamo essere contro
gli stereotipi senza negare che
la realtà è complessa. Dico che
Scampia è Gomorra, un posto dove
rischi di essere sparato, ma è
anche la zona della città con il
più alto numero di associazioni
che si spendono per offrire una
storia diversa". I MEDIA - Per Guido
Trombetti, professore ordinario
all'Università Federico II di
Napoli, "quanto accaduto è il
frutto di una violenza belluina,
dove soggetti e gruppi hanno
scelto lo stadio come il proprio
war game". Poi è stato il turno
dei media: "Abbiamo sbagliato
tutti, nessuno di noi ha svolto
il compito proprio degli organi
d'informazione - ha detto il
giornalista Dario Del Porto del
quotidiano La Repubblica. Il
racconto dei fatti è spazzato
via dalla violenza
dell’immagine. Gennaro De
Tommaso ci ha fatto dimenticare
l’aggressione: l’epicentro della
storia non era l’uomo sulla
balaustra ma l’uomo a terra. E
poi ci sono gli stereotipi. Un
ragazzo di Scampia non è
necessariamente un delinquente,
ma i media non sono riusciti a
trasmettere questo. Molti si
aspettavano da Antonella, la
mamma di Ciro, una chiamata alla
vendetta. È accaduto l’esatto
contrario e questo è stato da
noi giustamente enfatizzato, una
scelta che oggi difendo".
Anche
Pietro Treccagnoli, de Il
Mattino, si è espresso su questa
linea: "Il taglio dei servizi
giornalistici del giorno dopo è
stato dettato dalla televisione.
Ero all’Olimpico, ma la verità è
che dalla mia posizione Genny ‘a
Carogna non lo vedevamo. Dopo,
le immagini televisive ci hanno
sconvolto. È in quel momento che
la figura di Genny mangia tutto,
perché non racconta il resto: è
una parte per il tutto, una
sineddoche". Massimiliano Gallo,
direttore responsabile de Il
Napolista, ha sottolineato
l’importanza di quanto accaduto:
"Ciro è morto nell’ambito di una
battaglia, i media non lo hanno
raccontato e il fatto è stato
dimenticato, preferendo ad esso
alcuni luoghi comuni, Scampia ma
anche la figura di Genny.
Scampia è stata associata al
tema della vendetta e Napoli è
stata travolta da questo. Su
Genny ‘a Carogna ha prevalso uno
stereotipo d’immagine, dove una
persona viene giudicata
prevalentemente dal suo aspetto.
Intanto, dopo oltre un anno ci
sono cose ancora poco chiare:
chi è Daniele De Santis o perché
originariamente era emersa la
notizia di alcune ferite da arma
da taglio sul suo corpo che poi
sarebbero sparite, ma anche, più
in generale, la dinamica di
quanto accaduto al Ciak
Village".
5 novembre 2015
Fonte: Cinquecolonne.it
© Fotografia:
Fondazionerrideluca.com
Ciro Esposito, a Napoli
marcia contro sconto pena De
Santis
La mamma, "vogliamo
giustizia e verità, i futili
motivi ci sono".
Dalla trasferta per
seguire il suo Napoli, Ciro non
è più tornato. Lui, 31 anni, fu
coinvolto negli scontri, davanti
allo stadio Olimpico di Roma,
prima della finale di Colpa
Italia tra Napoli e Fiorentina,
colpito dai proiettili esplosi
da un ultrà della Roma, Daniele
De Santis, detto "Gastone". Ciro
morì dopo 50 giorni, trascorsi
nel reparto di Rianimazione
dell'ospedale Gemelli. La
sentenza di primo grado contro
De Santis, giunta nel 2016, ha
stabilito una pena a 26 anni. Il
27 giugno prossimo ci sarà il
processo d'appello, per il quale
è stata chiesta una riduzione
della pena a 20 anni per colui
che è stato individuato come
responsabile. Una richiesta
contro la quale oggi in tanti,
in corteo a Napoli, hanno detto
no. L'Associazione Ciro Vive,
voluta dalla madre Antonella, ha
organizzato una marcia che ha
sfilato per le strade della
città fino alla Prefettura. "Non
ci sarebbe dovuta essere alcuna
marcia - dice oggi mamma
Antonella - così come non
avrebbe dovuto esserci la mia
esposizione mediatica in quei
primi giorni, quando si cercava
di infangare il nome di mio
figlio e tutta la città". La
richiesta di Antonella Leardi e
delle persone che oggi hanno
sfilato per le strade della
città "è la stessa che da sempre
facciamo con grande umiltà:
giustizia e verità". "Una
giustizia che non vuole
arrivare, che ora vuole essere
cambiata, e una verità che è
stata sempre occultata", dice la
mamma di Ciro. Ad aprire la
marcia lo striscione "Verità e
giustizia per Ciro", con la sua
foto. In prima fila ci sono i
bambini. E poi altri slogan "La
legge dovrebbe essere uguale per
tutti ? Quindi perché ridurre la
pena a una persona che ha
compiuto un omicidio ? La legge
esiste sì o no ?". Non si sente
sola, Antonella, "ci sono tante
persone intorno a me, in questa
battaglia, tutte hanno sposato
la causa della non violenza".
"Mi sento sbandata - racconta -
perché è ovvio che una mamma,
una persona, che si sente dire,
dopo tre anni, che non
sussistono futili motivi per
l'omicidio del proprio figlio si
senta così. Chiunque, al mio
posto, si sentirebbe così". La
richiesta del pg Vincenzo
Saveriano, nel corso
dell'udienza del processo
d'appello, è una riduzione di
pena da 26 a 20 anni per l’ultrà
romanista, escludendo
l'aggravante dei futili motivi.
"Ci sono le parole di Ciro, lui
dice che erano in tanti ad
essere scesi con i caschi. Ci
sono i video in cui si vedono i
petardi che sono stati lanciati
- afferma la madre - Scusate ma
a cosa serviva un video in cui
si vedeva la mano di Daniele de
Santis con la pistola mentre
spara ?". "Sono tre anni che
ancora non riesco a mettere la
testa sul cuscino di mio figlio
- conclude - e piangere".
27 giugno 2017
Fonte: Ansa.it
© Fotografia:
Napoli.repubblica.it
La mamma di Ciro
Esposito: "L’omicidio fu un
agguato non una bravata"
di Valentina Trifiletti
Secondo i giudici della
Corte d’Appello di Roma quella
fu "una bravata", non un agguato
durante il quale Ciro Esposito,
31 anni di Scampia, ha perso la
vita. Così, è stato definito
l’omicidio del tifoso
napoletano. L’ultras della Roma
Daniele De Santis, quel 3 maggio
2014, prima della finale di
Coppa Italia a Roma tra Napoli e
Fiorentina, non commise un
agguato ma una "scomposta azione
dimostrativa". Dopo la sentenza
della Corte d’Appello di Roma,
che lo scorso 27 giugno
ridimensionava la pena di
Gastone da 26 a 16 anni di
carcere, ecco le motivazioni.
"Hanno ucciso mio figlio
un’altra volta" ha detto
Antonella Leardi, la mamma di
Ciro, che di quel 3 maggio
ricorda bene ogni particolare.
Antonella, secondo i giudici
quella di Daniele De Santis è
stata una "bravata", lei cosa ha
provato quando ha sentito quelle
parole ? "Non volevo
crederci. Ho provato un dolore
agghiacciante, come se avessero
ucciso mio figlio un’altra
volta. Un insulto alla memoria
di Ciro e alla nostra tragedia.
Mi sono sentita sconcertata,
smarrita. Questi sono stati i
sentimenti più forti che ho
provato".
Cosa avrebbe desiderato
che i giudici dicessero ?
"Io avrei voluto solo
una cosa: la verità, tutta la
verità. La verità è che Daniele
ha organizzato un agguato. E
questo non lo dico solo io ma ci
sono le testimonianze delle
persone che erano sull’autobus
insieme a mio figlio a Tor di
Quinto che hanno visto tutto e
conoscono la dinamica
dell’accaduto. A me non importa
quanto tempo lui rimarrà in
galera, ormai mio figlio è morto
e nulla purtroppo lo riporterà
in vita. Quello che mi preme è
che la sua memoria e il suo
onore non vengano feriti e
umiliati con parole come
"bravata".
Cosa vorrebbe dire a
Gastone se avesse l’opportunità
di parlargli ? E ai suoi
familiari ?
"A Daniele De Santis
direi semplicemente di chiedere
perdono a Dio. Ai suoi
familiari, invece, gli chiederei
di cambiare atteggiamento, mi
lanciano sguardi infelici. Se
mio figlio avesse ucciso
qualcuno io avrei abbassato lo
sguardo, mi sarei umiliata".
E
al giudice che ha scritto nella
sentenza che quella è stata una
"bravata" ?
"Sentendo questa
espressione io ho formulato una
riflessione: l’associazione
"Ciro Vive" è impegnata a
parlare di non violenza, di
giustizia, e io stessa, spesso,
vado nelle scuole a raccontare
cosa è successo a Ciro, quanto è
importante la legalità. Quando
quei ragazzi mi chiedono cos’è
una bravata io direi al giudice
di andarci lui nelle scuole a
spiegare agli allievi cos’è una
bravata. La bravata è quella di
un adolescente, non quella di un
uomo di 50 anni con precedenti
penali che esce di casa con una
pistola con matricola abrasa e
proiettili e che premedita un
agguato. Questa non è una
bravata".
A
cosa è servita la morte di Ciron
?
"Mi auguro solo che Ciro
non sia morto invano, anzi spero
che quello che è successo a lui
possa servire ad altre persone
affinché non si ripetano più i
fatti di Tor di Quinto. L’odio
ha ucciso Ciro ma l’amore dovrà
salvare i giovani".
Lei perdonerà Daniele De
Santis ?
"Io non lo perdono
adesso, l’ho già perdonato tre
anni fa. Ora lui il perdono lo
dovrà chiedere a Dio".
11 Settembre 2017
Fonte: Anteprima24.it
© Fotografia:
Ansa.it - Lettera43.it
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