Spari a Roma, tifoso
giallorosso arrestato
per
tentato omicidio: è Daniele De
Santis
Il 48enne negli ambienti
del tifo è conosciuto come
Gastone: nel 2004, insieme ad
altre 6 persone, contribuì a non
far disputare il derby
Roma-Lazio a causa della falsa
notizia della morte di un
bambino nel pre-partita.
Tentato omicidio. È
questa l’accusa con cui la
polizia di Roma ha arrestato
Daniele De Santis, 48enne
romano, già noto alle forze
dell’ordine proprio perché già
protagonista di reati da stadio.
Le manette direttamente
nell’ospedale in cui è stato
ricoverato dopo che ieri aveva
riportato una frattura alla
gamba negli scontri con i tifosi
napoletani. Disordini che, a
sentire la questura, sono
partiti proprio dal vivaio in
cui De Santis lavora come
custode. Anzi. È stato lui ad
innescare la miccia che ha
scatenato il finimondo. De
Santis ha provocato alcuni
tifosi del Napoli lanciando
contro di loro dei fumogeni. I
tifosi azzurri hanno reagito e
l’uomo ha risposto esplodendo
quattro colpi d’arma da fuoco
(Ciro Esposito, 30 anni, di
Napoli, lotta ancora tra la vita
e la morte). Questo è quanto
sarebbe emerso dalle versioni di
alcuni testimoni e di alcune
immagini di telecamere a
circuito chiuso. Per gli
inquirenti, insomma, la dinamica
ormai è ricostruita
perfettamente.
Il capo della Digos: "De
Santis ha agito da solo.
dinamica semplice, ci sono
immagini"
"Si tratta di una
dinamica molto semplice quanto
folle". Il dirigente della
Digos, Diego Parente, non ha più
dubbi. E lo ha spiegato in
conferenza stampa: "E’ stato
tutto ricostruito in nottata
grazie alle testimonianze
raccolte sul posto di tifosi e
gente comune oltre alle immagini
attinenti a prima e dopo
l’episodio con il relativo
sonoro". I fatti, per lui, sono
stati questi: "De Santis, un
soggetto noto alle cronache di
polizia, si è portato da un
circolo ricreativo in viale di
Tor di Quinto dove passavano gli
autobus dei napoletani e ha
cominciato un lancio di artifizi
pirotecnici, la sua sfida è
stata raccolta. È stato
inseguito in un viottolo, il
soggetto è scivolato, e vista la
situazione ha esploso 4 colpi di
arma da fuoco con una 7.65 con
matricola punzonata e abrasa,
una Beretta. Terminato di
sparare, l’arma si è
probabilmente inceppata. È stato
malmenato in due tranches
successive. Si tratta di una
dinamica univoca e concordante
tra immagini e testimonianze".
Daniele "Gastone" De
Santis, la curva e quel derby
del 2004 deciso dalla curva
della Roma
Il nome di Daniele De
Santis, del resto, negli
ambienti di destra della curva
romanista dice poco: qui è
conosciuto come Gastone ed è un
punto di riferimento per tutto
il tifo giallorosso. Nel 2004,
lui ed altri sei tifosi
riuscirono a non far giocare il
derby Roma-Lazio. I fatti di
quei giorni sono tristemente
noti. Prima della stracittadina,
tra ultras laziali e romanisti
fu diffusa ad arte la notizia
(falsa) che durante i violenti
scontri tra fazioni opposte nei
pressi dello stadio Olimpico era
morto un bambino perché
schiacciato da una camionetta
della polizia. Non era vero, ma
i tifosi, dopo un conciliabolo
in campo con Francesco Totti,
impedirono l’inizio del match.
Come andò a finire quella storia
? Che il 25 settembre del 2008
il tribunale di Roma decise che
"non si doveva procedere" nei
confronti dei sette. Reato
andato in prescrizione: vittoria
dei tifosi e di Gastone, già
prescritto per altre
contestazioni specifiche. Quali
? Invasione di campo, violenza
privata e istigazione a
disobbedire alle leggi dello
Stato. Reati da stadio, reati da
ultras. Perché "Gastone", a
Roma, questo è: un capo ultras,
di destra, con amicizie
importanti anche nella curva
della Lazio. Da almeno due
decenni. Le forze dell’ordine lo
conoscevano bene già prima del
mancato derby del 2004. Nel
1996, ad esempio, De Santis fu
arrestato insieme ad altri
tifosi giallorossi e ad
esponenti di estrema destra
romana perché autori di una
serie di ricatti all’allora
presidente della As Roma Franco
Sensi. Biglietti omaggio o
diserzione e incidenti: questo
il ricatto di Gastone e gli
altri al petroliere capitolino.
La conferma della strategia in
un’intercettazione raccolta
dalla polizia: "Se non ci dai i
biglietti facciamo lo sciopero
del tifo, e allo stato non ci
verrà più nessuno. Oppure
sfasciamo tutto, vedi un po’ se
ti conviene". Nella stessa
inchiesta del 1996 saltano fuori
tra gli arrestati i nomi di
Marione Corsi e Giuseppe
Castellino, chi con un passato
nell’eversione nera e chi con un
presente negli ambienti
dell’estrema destra romana. Nel
pedigree di Daniele "Gastone" De
Santis c’è anche un altro
precedente: era il 20 novembre
1994 quando il 48enne fu
arrestato insieme ad altre 18
persone per gli scontri durante
Brescia-Roma, in cui fu
accoltellato il vice questore di
polizia Giovanni Selmin. In
quell’occasione per poco non ci
scappò il morto: i giallorossi
ferirono gravemente a colpi
d’ascia 16 agenti. De Santis (di
cui i tifosi romanisti
ascoltavano la voce nelle radio
private) fu assolto insieme ad
altri quattro tifosi per "non
aver commesso il fatto". Aveva
28 anni. Fu l’inizio "ufficiale"
della sua carriera da ultras:
dopo dieci anni è riuscito a non
far giocare un derby, dopo venti
ha fatto scoppiare l’inferno
prima di Napoli-Fiorentina.
La discoteca "Ciak": il
luogo degli spari non è un posto
qualsiasi
Il 57/b di Viale Tor di
Quinto, dove si trovano la
famosa discoteca Ciak Village e
il vivaio dove è stata ritrovata
la pistola che ha sparato ieri
contro i tifosi del Napoli, non
è un posto qualsiasi. Il locale
- cui a fine dello scorso marzo
sono stati messi i sigilli per
irregolarità amministrative - e
i campi sportivi erano gestiti
da Alfredo Iorio, fondatore del
movimento politico di estrema
destra Il Popolo della Vita e
animatore di quello che è
definito "il dissenso post
missino" di Prati, il quartiere
di Roma Nord delle occupazioni
dell’estrema destra. In questo
brodo di cultura gravita anche
Daniele De Santis. Non solo. Il
vivaio in questione, qualche
anno fa, fu teatro di un summit
tra le tifoserie di tutta Italia
per concordare una strategia
comune per dire no alla tessera
del tifoso voluta dall’ex
ministro degli Interni Roberto
Maroni. Che i tifosi del Napoli
siano passati di lì sarà anche
una casualità (ma le indagini
puntano a far chiarezza anche su
questo), ma di certo il 57/b di
via Tor di Quinto tutto è tranne
che un luogo come un altro.
La questura conferma:
"Partita iniziata in ritardo per
dare informazioni ai tifosi del
Napoli"
Al vaglio della polizia
anche le posizioni degli altri
protagonisti della rissa a cui
sarebbe seguita la sparatoria.
Il bilancio degli eventi che
ruotano intorno alla partita
conta anche sette feriti, cinque
agenti delle forze dell’ordine e
due steward, durante l’afflusso
dei tifosi allo stadio nel
tentativo di impedire che le
opposte tifoserie venissero a
contatto. Inoltre un 33enne
tifoso del Napoli è stato
arrestato per resistenza,
violenza e lesioni a pubblico
ufficiale: l’uomo è stato
sanzionato con un Daspo per
cinque anni. Altri due tifosi
del Napoli sono stati
denunciati, uno per resistenza a
pubblico ufficiale, l’altro per
possesso di un petardo: entrambi
sono stati sanzionati anche loro
con il Daspo. La questura,
intanto, ha diramato una nota in
cui ha confermato che la finale
di Coppa Italia tra Napoli e
Fiorentina è iniziata in ritardo
"in quanto ai supporter
napoletani sono state fornite
notizie circa lo stato di salute
dei feriti" che si sono
registrati nei disordini
avvenuti nei pressi dello stadio
prima della partita. Poi il
teatrino con Genny ‘a Carogna,
il capo ultras napoletano che ha
virtualmente (ma non solo)
deciso che si poteva giocare.
Ciro Esposito ancora in
gravi condizioni. La
testimonianza dello zio
Il più grave dei tifosi
feriti, Ciro Esposito, è stato
sottoposto ieri sera a
un’operazione all’ospedale
"Villa San Pietro" ed è stato
poi trasferito al Policlinico
Gemelli: le sue condizioni di
salute restano difficili dato
che un proiettile ha quasi
raggiunto la colonna vertebrale.
Il ragazzo è ricoverato nel
reparto di rianimazione. È
cosciente anche se sedato e
intubato e sarà sottoposto a un
altro, lungo intervento
chirurgico nel pomeriggio.
"Speriamo che l’amore per il
Napoli non gli costi la vita"
hanno detto Vincenzo e Giuseppe
Esposito, zii del 30enne ferito
e anche loro ieri a Roma per
seguire la finale di Coppa
Italia. "Ciro è in coma, ha
subito 3 arresti cardiaci e ha
una pallottola nella quinta
vertebra. Siamo fiduciosi che
possa uscire dal coma e in quel
caso sarà operato - hanno
spiegato - Non si sa la
situazione come sarà per quanto
riguarda la mobilità. Ciro -
hanno proseguito - è un ragazzo
di 30 anni che lavora per un
autolavaggio di famiglia a
Scampia. In un posto di
frontiera. Lava macchine dalla
mattina alla sera, l’unica colpa
che è ha è che gli piace il
Napoli". Gli zii di Esposito
precisano che "Ciro non fa parte
del tifo organizzato, non è
abbonato ma segue il Napoli
dovunque". Poi ricostruiscono
quanto accaduto ieri pomeriggio:
"Insieme ad un altro nostro
nipote avevano parcheggiato
l’auto nei pressi di Saxa Rubra,
quando sono stati colpiti dal
lancio di pietre e di una bomba
carta. Quindi è uscita questa
persona che insieme ad altre
hanno iniziato a sparare ad
altezza d’uomo colpendo Ciro ad
un polmone. È stata subito
allertata l’ambulanza che è
arrivata però dopo un’ora e
mezza e il ragazzo è arrivato
clinicamente morto
all’ospedale". "È stato un vero
e proprio agguato degli ultrà
della Roma - dichiara l’altro
zio del ragazzo ferito - che
hanno aggredito i tifosi del
Napoli. Ci aspettiamo dallo
stato un po’ di chiarezza". Ora
si attendono notizie sulle
condizioni di Ciro: "I medici
dicono che la situazione è
stazionaria, ci auguriamo che
migliori. Se esce dal coma e
possono operare festeggeremo,
vuol dire che la fase critica è
passata".
La Questura di Roma:
"Nessuna trattativa con tifosi"
Gli agenti hanno anche
provato a chiarire (con ritardo)
quanto accaduto all’interno
dello stadio olimpico. "Non c’è
stata nessuna trattativa con i
tifosi. I 45′ minuti di ritardo
sono stati richiesti dalla
società Napoli per far
riscaldare i calciatori" - ha
detto il questore Mazza in
conferenza stampa. Il motivo ?
"Società, federazione e forze
dell’ordine erano tutti concordi
sul fatto che la partita si
sarebbe giocata" è stato
sottolineato dal questore Mazza.
E cosa sarebbe successo quindi
sotto la curva degli ultras del
Napoli ? "I tifosi hanno chiesto
alla società Napoli di avere un
colloquio per avere informazioni
sulle condizioni del tifoso
perché si stava diffondendo la
notizia che fosse morto. Quindi
la società Napoli ci ha chiesto
se avevamo nulla in contrario a
che il giocatore (Marek Hamsik,
ndr) riferisse la situazione ai
tifosi" è stato spiegato. Tutto,
quindi, è nato per "un gesto di
un singolo, non c’entra la
tifoseria della Roma" ha detto
il questore di Roma, Massimo
Mazza, secondo cui "né i tifosi
della Roma né quelli della Lazio
si sono mai materializzati sulla
scena". Il questore Mazza, poi,
non accetta voti né critiche sul
funzionamento del servizio
d’ordine: "Il voto lo darei a De
Santis, quanto all’ordine
pubblico è andato tutto molto
bene, una persona che si mette a
sparare verso altre credo che
vada al di là di quello che si
può prevedere". Lo ha detto il
questore di Roma Massimo Maria
Mazza nel corso della conferenza
stampa in questura sui fatti
accaduti ieri prima della finale
di Coppa Italia tra Fiorentina e
Napoli, allo stadio Olimpico di
Roma. "Credo che una cosa del
genere sia senza precedenti da
qualsiasi parte - ha aggiunto -
Abbiamo uno che aggredisce,
prima comincia con quest’azione
di provocazione, poi c’è la
reazione violenta da parte dei
tifosi del Napoli che lo
rincorrono, lui cade e a questo
punto per sottrarsi
all’aggressione che si andava a
concretizzare nei suoi confronti
comincia a sparare".
Testimone napoletano:
"E’ stato agguato di tifosi
romanisti"
Gaetano Foria è un
tifoso del Napoli ed era a Roma
per la partita. È un testimone
di quanto accaduto. Per lui gli
ultrà romanisti "erano parecchie
decine". La voce di possibili
agguati dei rivali romanisti
circolava tra i tifosi del
Napoli diretti all’Olimpico. "Ho
ricevuto la telefonata di un
amico tifoso verso le 14.30,
mentre eravamo a pranzo a
Frosinone, con figlio e altri 7
amici. State attenti, ci hanno
detto. Ci stanno aspettando".
Foria ha smentito invece la voce
di un forte ritardo
dell’ambulanza che ha soccorso
Esposito. "Non saprei dire
esattamente quanto tempo ha
impiegato per arrivare sul
posto. Ma non è stata un’attesa
lunga".
4 maggio 2014
Fonte:
Ilfattoquotidiano.it
© Fotografia:
Gazzetta.it
Imboscata in stile
vietcong, tre testi accusano De
Santis
di Simone Di Meo
Una "imboscata" in stile
vietcong: gli inquirenti che
stanno ricostruendo la dinamica
del sabato di follia
all'Olimpico usano questa
espressione per spiegare com'è
che sono andate le cose in via
Tor di Quinto poco prima della
finale di Coppa Italia tra
Fiorentina e Napoli. A entrare
in azione sono stati il presunto
"pistolero" Daniele De Santis,
che ha agito a volto scoperto, e
tre complici con indosso invece
pesanti caschi da motociclista.
Hanno attirato in trappola il
gruppetto di tifosi napoletani
aggredendolo con lanci di
petardi, fumogeni e bombe carta
mentre, incolonnati, poco
distanti, sfilavano i pullman
provenienti dalla Campania. Alla
reazione dei partenopei, che
hanno cercato una carica di
"sfondamento" per proteggere i
bus, chi ha potuto, è fuggito.
De Santis, nella ritirata,
sarebbe scivolato e, per il
timore di finire nelle mani dei
rivali, avrebbe premuto cinque
volte il grilletto. Una delle
pallottole ha raggiunto al
polmone Ciro Esposito, 30enne di
Secondigliano ora ricoverato, in
condizioni critiche, in
ospedale. La pistola Beretta è
stata trovata in un'aiuola, e De
Santis è stato sottoposto
all'esame dello Stube alla
ricerca di eventuali tracce di
polvere da sparo sugli abiti e
sulle mani. Per ora i
provvedimenti restrittivi sono
quattro, ma potrebbero aumentare
nelle prossime ore. È in stato
di fermo per rissa, la vittima,
così come il suo feritore che
deve però rispondere del più
grave reato di tentato omicidio.
Per loro, e per altri due
giovani coinvolti negli scontri
del pre-partita, la Procura di
Roma ha chiesto la convalida del
fermo che sarà discussa
dopodomani davanti al gip. De
Santis, conosciuto nell'ambiente
del tifo organizzato col
soprannome di "Gastone", è un
vecchio arnese da stadio. Agli
investigatori ha ripetuto di non
aver fatto fuoco, anche se le
testimonianze di tre tifosi
partenopei sono ritenute assai
attendibili dai poliziotti che
l'hanno riportata nella
informativa inviata a Piazzale
Clodio. Ci sono poi i video
amatoriali degli attimi
immediatamente precedenti la
sparatoria che confermerebbero
la prima versione dei fatti: ad
aprire le ostilità sono stati i
quattro romanisti. E, a sparare,
sarebbe stato proprio "Gastone".
I precedenti, peraltro, sono
sfavorevoli a De Santis. Nel
1998, viene arrestato nei pressi
dello stadio "Romeo Menti" al
termine della partita
Vicenza-Roma con l'accusa di
aver preso a sprangate le auto
di cinque giornalisti. Quattro
anni prima, era rimasto agli
arresti per cinquanta giorni tra
galera e domiciliari: i pm lo
accusavano di aver fatto parte
del commando che, in occasione
della partita Brescia-Roma,
aveva accoltellato il
vicequestore Giovanni Selmin
durante un assedio a un blindato
della polizia. Quindici agenti
finirono in ospedale dopo i
corpo -a-corpo con i tifosi
della "Magica" armati di asce,
bastoni e bombe carta. Le
indagini sul raid si
indirizzarono su un doppio
binario: da un lato rilanciare
l'immagine e il "prestigio
criminale" del "Movimento
politico Occidentale", sciolto
per incitamento all'odio
razziale, nel quale orbitavano
alcuni degli ultras arrestati, e
dall'altro ricattare il
presidente della Roma Franco
Sensi che aveva deciso di
sospendere i biglietti omaggio
per i gruppi organizzati.
"Gastone" fu assolto e risarcito
con tre milioni di lire per
ingiusta detenzione. Da sempre
considerato vicino agli ambienti
dell'ultradestra, De Santis finì
pure nel fascicolo giudiziario
sul derby sospeso il 21 marzo
del 2004 quando, insieme ad
altri sei tifosi, convinse
Francesco Totti a chiedere
all'arbitro la sospensione della
partita perché si era sparsa la
notizia (smentita anche dalla
polizia agli altoparlanti
dell'Olimpico) della morte di un
bambino investito da una
camionetta della polizia. La
giustizia italiana non ha fatto
in tempo a processarlo per quei
fatti perché è intervenuta,
provvidenziale, la prescrizione.
Una "mitragliata" di Daspo lo
ha, però, negli ultimi tempi
allontanato sempre più dal
calcio fino a isolarlo del
tutto: da qualche anno, faceva
il custode di un campo sportivo
con annesso chiosco proprio a
poca distanza dallo stadio. Ma
le indagini sono appena
all'inizio. La Procura di Roma
sta valutando, insieme agli
agenti della Digos, anche il
ruolo del capo della curva A,
Gennaro De Tommaso,
soprannominato Genny 'a carogna,
negli scontri in via Tor di
Quinto. Il leader dei "Mastiffs"
era infatti presente sul luogo
della sparatoria ed è stato
proprio tra i primi a soccorrere
Esposito in attesa
dell'ambulanza. Coincidenza o
fatalità ?
5 maggio 2014
Fonte: Ilsole24ore.com
La Beretta e le altre
armi quei troppi misteri della
battaglia fra ultrà
di Massimo Lugli
"Ma chi sono questi, la
polizia ?". "No sono
romanisti... Romanisti di m…".
Dalle finestre del pullman, il
cellulare riprende un gruppo di
teppisti, quasi tutti col viso
coperto, che impugnano spranghe
e bastoni. Pochi istanti carichi
di tensione, poi gli spari e la
scia rosa scuro di un petardo
che vola a mezz'altezza
lasciandosi dietro una voluta di
fumo bianco. Voci sempre più
allarmate: "Ah fatt'è bbuona a'
Ciro". "A' polizia non vene"
"Nun ven'a polizia". "Chiudete
sta c… e' pporta". Un video che
smentisce in modo plateale la
versione della questura sulla
ricostruzione, ancora piena di
lacune e di punti oscuri, di un
sabato di sangue, violenza e
paura. I tifosi del Napoli erano
a bordo di un pullman proprio
alle 18.10, nel momento in cui
quattro pallottole calibro 7.65
hanno trasformato la finale di
coppa Italia in un incubo. Le
domande senza risposta, i dubbi,
le perplessità sono ancora
tantissime e pesano come
macigni. Quello di "Gastone" è
stato veramente il gesto isolato
di un folle ? Daniele De Santis
è andato da solo all'assalto di
un'intera tifoseria con una
pistola in tasca e una voglia
disperata di ammazzare e farsi
ammazzare ? E dopo i tafferugli
agli autogrill, a ponte Duca
d'Aosta e a ponte della Musica
nessuno ha pensato di presidiare
un ritrovo come il "Ciack",
frequentato da estremisti di
destra, spesso legati alle
frange più dure del tifo
capitolino ? Nel silenzio
tombale della polizia (che dopo
una sbrigativa conferenza stampa
di domenica mattina ha abbassato
una saracinesca di silenzio) non
resta che ricostruirla fin
dall'inizio, questa giornata di
violenza, esaminando una ad una
le incongruenze che ancora la
punteggiano.
I primi disordini
risalgono alle 10.30 del
mattino, durante le soste dei
tifosi biancoazzurri agli
autogrill di Ponzano e di
Poggiano, in provincia di Rieti.
Sono brevi focolai, subito
domati, qualche petardo, qualche
danneggiamento e poi tutti in
pullman, ma rendono l'idea di un
clima che si sta velocemente
arroventando. Nel primo
pomeriggio, le due tifoserie
sono tutte a Roma e i tafferugli
continuano, concentrandosi, come
al solito, nelle zone vicine
allo stadio. Alle 17.50, un
gruppo di supporter napoletani
risale il lungotevere,
attraversa ponte Duca d'Aosta ed
entra in contatto con un piccolo
plotone di fiorentini. Le due
fazioni si affrontano con l'arma
tradizionale degli ultrà: la
cinghia. Staffilate da entrambe
le parti, calci, pugni, qualche
sciarpa strappata come trofeo di
guerra poi sopraggiungono le
divise ed è il fuggi fuggi.
Stessa scena, anche se più
rapida, al ponte della Musica,
dove i teppisti arrivano da
piazza Bainsizza. Per una volta,
niente coltelli, sono mani nude
e bastoni. Nel frattempo, la
maggior parte dei tifosi sta
arrivando all'Olimpico, mentre
il traffico, in tutta la zona
nord, va in tilt. Una colonna di
pullman e una fila interminabile
di macchine fluisce, a passo
d'uomo, lungo viale di Tor di
Quinto, a quasi un chilometro
dallo stadio, l'unico punto dove
si può ancora sperare di trovare
un parcheggio. Sono passate da
poco le 18 e siamo a pochi
minuti dalla sparatoria.
Panoramica sulla scena: la
stradina dove si apre il
cancello del "Ciak", dei campi
sportivi dove i bambini imparano
a giocare a calcetto e del
chiosco gestito da "Gastone"
sbocca sul vialone alberato a
poche decine di metri dal
poligono di tiro e lambisce la
recinzione del reggimento
Carabinieri a cavallo. Il
"Ciak", almeno in passato, era
un ritrovo di neonazi, chiuso e
riaperto di recente per un
problema di abusivismo. Daniele
De Santis è quello che in
verbalese si definisce "persona
nota", vecchio cliente di
polizia e carabinieri, una
sfilza di precedenti per
violenze da stadio. L'uomo vive
lì, in una sorta di baracca,
assieme ai tre cani. Possibile
che a nessuno sia venuto in
mente di presidiare la zona o
quantomeno di "avvertirlo"
amichevolmente ? Eppure una
provocazione degli ultrà
giallorossi contro gli odiati
nemici napoletani era più che
prevedibile: la Procura sta
ragionando attorno all'ipotesi
di un "gruppetto" di supporter
romanisti. Non ci vogliono i
servizi segreti per intuire che
quel chiosco, in quel momento,
era una polveriera.
L'inferno inizia alle
18,05. E a questo punto le varie
versioni non combaciano. Ecco la
ricostruzione che esce da
ambienti ultrà della Roma: un
gruppo di tifosi napoletani
conosce De Santis e sa dove
vive. I teppisti, armati di
bastoni e petardi, assaltano
l'ingresso, sfondano il cancello
e si avventano sul
quarantottenne. Il pestaggio è
brutale: l'uomo viene sbattuto a
terra, sprangato selvaggiamente,
pestato con un montacarichi. Per
difendersi, le gambe già
spezzate, l'osso della tibia che
esce dalla carne, "Gastone"
impugna la pistola e fa fuoco.
Gli assalitori scappano e
qualcuno trasporta De Santis
dentro il Ciak ma pochi minuti
dopo il gruppo torna, abbatte la
porta, si scaglia contro
"Gastone", lo trascina fuori e
continua a picchiarlo mentre
l'uomo urla alternativamente.
"Mi ammazzano", "Vi ammazzo" e
"Chiamate la polizia".
Una ricostruzione di
parte, ovviamente, ma che
contrasta con quella di San
Vitale. Ricordiamola: De Santis
esce da solo dal chiosco,
attraversa la strada e si
avvicina a un gruppo di
napoletani appena scesi dalla
macchina. Urla, insulti, scaglia
petardi, minaccia gli avversari
che reagiscono e si lanciano
all'inseguimento. "Gastone" gira
sui tacchi e fugge ma, arrivato
alla stradina, scivola e cade. È
un attimo, i napoletani gli sono
addosso e l'uomo impugna la
Beretta e fa fuoco. Tutto da
solo, quindi, l'azione folle di
un kamikaze pronto a lasciarci
la pelle. Nessun piano
preordinato, nessun complice. E
chi sono i due personaggi col
casco in testa che compaiono in
un video in mano alla polizia e,
guarda caso, mai reso pubblico ?
"Nelle immagini si vedono due
persone, ma non risulta che
abbiano avuto un ruolo negli
scontri" dice il questore
Massimo Maria Mazza. E i
teppisti ripresi dal pullman ?
Tutti napoletani ? E perché
quella voce spaventata che
chiede all'autista di chiudere
la porta ? "Sono romanisti di
m...".
Sul fatto che a fare
fuoco sia stato proprio De
Santis non sembrano esserci
dubbi anche se l'uomo, fin
dall'inizio, ha negato. Ma forse
la Beretta non era l'unica arma.
Una testimone, di cui scriviamo
oggi su queste pagine, assicura
di aver visto uno dei napoletani
sparare in pieno viso a De
Santis, steso a terra, con una
lanciarazzi. Un'arma che nessun
ultrà porterebbe allo stadio,
troppo pericoloso. Sta di fatto
che i risultati dello stub su
Daniele De Santis non sono stati
ancora resi noti anche il test
per rilevare tracce di polvere
da sparo sulla pelle o sui
vestiti è quasi istantaneo. La
spiegazione della questura ("Ci
vuole tempo per avere i
riscontri") aggiunge dubbi a
dubbi e rientra nella strategia
di chiusura verso i media e
blindatura delle notizie già
vista in passato. Difficile
pensare che qualcun altro abbia
fatto fuoco ma, tra notizie
smentite e informazioni
contraddittorie, niente si può
escludere. E quella pistola con
la matricola punzonata da dove
veniva ? Un pregiudicato, di
solito, non tiene mai un'arma
clandestina in casa perché teme
di essere controllato (cosa che
dovrebbe accadere spesso) e di
finire dritto in galera. La
pistola viene affidata a una
"retta", un incensurato e tirata
fuori solo quando serve. Negli
scontri tra ultrà, finora, non
era mai comparsa un'arma da
fuoco che tra l'altro i teppisti
da stadio disprezzano, nel loro
delirante culto del "coraggio" e
della rissa.
Ma torniamo a viale Tor
di Quinto perché la giornata è
ancora lontana dalla
conclusione. A terra ci sono
quattro feriti: "Gastone", Ciro
Esposito e gli altri due ragazzi
napoletani colpiti agli arti e
meno gravi. I romanisti (se
c'erano) si sono dileguati, i
napoletani sono sul posto in
forze e sempre più imbestialiti.
L'ambulanza, imbrigliata nel
traffico, ritarda (qualcuno
parla di un'ora), molti chiedono
aiuto, bestemmiano, imprecano e,
alla fine, si scagliano contro
la polizia. Una funzionaria,
Agnese Cedrone, se la vede
brutta. Un suo collega, Massimo
Improta, accorre a difenderla
spalleggiato da pochi uomini,
sferrando manganellate a raffica
per disperdere gli aggressori.
Gli ultrà lo aggrediscono a
sprangate, il funzionario di
difende coraggiosamente e sono
per miracolo se la caverà con un
dito steccato. Per
quell'episodio, nessun fermo.
Dov'erano i rinforzi ? Il
seguito è al centro delle
polemiche più aspre. Dentro lo
stadio, tensione al diapason,
rimbombare di petardi, cori da
guerra. Il calcio d'inizio
ritarda ma la partita, è già
deciso, si giocherà comunque
anche perché annullare il match
avrebbe conseguenze
catastrofiche. Inizia il
capitolo più discusso: la
trattativa con gli ultrà
napoletani rappresentati da un
personaggio inquietante come
"Genny ‘a carogna" che sembra
l'immagine stessa di tutto
quello che il tifo non dovrebbe
essere. Il day after è fatto di
buone intenzioni: mano dura con
gli ultrà, Daspo a vita, nessun
cedimento, tolleranza zero. E
intanto la Supercoppa del 24
agosto sembra destinata a
emigrare verso lidi più sicuri.
Perché è fin troppo facile
immaginare il futuro: alla prima
occasione, altri scontri, altri
tafferugli, altre polemiche.
Resta solo da sperare che almeno
qualcuno non tiri fuori la
pistola.
6 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
Ciro Esposito migliora
ed è "libero". Il gip: niente
obbligo di firma
di Gianluca Monti
Nessuna misura
restrittiva nei confronti del
tifoso del Napoli ferito a Roma.
Le verità dello zio: "Soccorsi
lenti, usate due pistole".
NAPOLI - "Giustizia è
fatta", urlano i legali. "Che
sollievo", esulta la mamma. Ciro
Esposito è "libero", per quanto
possa definirsi tale un ragazzo
di 30 anni costretto in un letto
di ospedale per un colpo di
pistola al petto e non ancora
fuori pericolo. Il giudice per
le indagini preliminari di Roma,
infatti, respingendo la misura
dei domiciliari, ha accolto le
richieste della difesa: nessuna
misura restrittiva nei confronti
del tifoso napoletano, neppure
l'obbligo di firma. La
diposizione del gip prevede
perciò anche la revoca del
piantonamento, senza alcuna
limitazione per i familiari che
sono al fianco del ragazzo.
Grande la soddisfazione dei
difensori Angelo e Sergio
Pisani: "Ha vinto la giustizia -
commenta il primo - ed ora
vincerà anche Ciro, impegnato
nella battaglia più difficile".
DIEGO e arresto - Nel
pomeriggio altre buone notizie
erano arrivate sulle condizioni
di salute del ragazzo,
ricoverato al Gemelli in terapia
intensiva. Il papà Giovanni
all'uscita dalla rianimazione ha
spiegato che "Ciro ha aperto gli
occhi e ha risposto con cenno
della testa. L'ho visto, mi ha
riconosciuto. Sembra stia
meglio, spero che migliori ogni
giorno di più. Gli ho chiesto se
vuole vedere Maradona - ha
aggiunto il papà - e lui mi ha
fatto cenno di sì con la testa".
Provvedimenti - Il gip
ha invece disposto l'obbligo di
firma per gli altri due tifosi
del Napoli, Alfonso Esposito e
Gennaro Fioretti, accusati di
rissa aggravata e lesioni
personali, mentre c'è
l'ordinanza di custodia
cautelare in carcere, invece,
per Daniele De Santis, l'ex
ultrà romanista accusato di aver
sparato almeno quattro colpi di
pistola.
Le verità - In mattinata
Enzo Esposito, lo zio di Ciro,
ha raccontato le sue verità. Ha
la faccia provata, ma la voce
ferma. I suoi amici hanno
organizzato per lui una
conferenza stampa per spiegare
cosa è realmente accaduto a Roma
ed Enzo Esposito ci va giù duro:
"La macchina del fango è già in
moto, noi vogliamo giustizia.
Per questo abbiamo organizzato
una manifestazione sabato a
piazza Dante". Intanto, le
condizioni di Ciro migliorano:
"Stamattina all’alba ci hanno
dato notizie positive, ma non è
ancora fuori pericolo. A me
interessa la sua salute, ma
anche tutelarne la dignità". Lo
zio riprende: "Le ricostruzioni
ufficiali sono false. Il
Questore di Roma dovrebbe
dimettersi o essere dimissionato
perché non è possibile che in
una zona sensibile come quella
dove sono avvenuti gli scontri
non ci fossero poliziotti,
ambulanze e vie di fuga. I
soccorsi per mio nipote sono
arrivati dopo oltre un’ora".
Testimoni cercasi - La
famiglia di Ciro Esposito ha
attivato un indirizzo-email per
ricevere filmati e testimonianze
sull’accaduto (omissis).
"Secondo un testimone che
resterà anonimo perché è tra
coloro che hanno picchiato De
Sanctis, le pistole sulla scena
erano due - continua lo zio di
Ciro - quella che poi si è
inceppata ha sparato a mio
nipote, l’altra probabilmente a
Gennaro Fioretti (ferito al pari
di Alfonso Esposito ndr). Loro
tre sono scesi dalle auto per
soccorrere un pullman che era
stato oggetto del raid di De
Sanctis ed altri romanisti. I
primi a soccorrere mio nipote
sono stati Genny ‘a carogna e
Massimiliano Mantice, proprio i
due tifosi che ora sono
sottoposti a Daspo. Li ho
ringraziati di persona per
quanto hanno fatto per Ciro".
Amara la chiosa finale: "Ci ha
chiamato il sindaco, ma non lo
ha fatto il Napoli se non nella
persona del suo medico sociale
Alfonso De Nicola. Ci saremmo
aspettati una telefonata da
parte del club per un tifoso
ferito gravemente".
Parla de Laurentiis -
Nel pomeriggio arriva anche un
gesto di attenzione e vicinanza
da parte del presidente del club
partenopeo, Aurelio De
Laurentiis, che in una nota
pubblicata sul sito del club si
pronuncia sui fatti di Roma,
spiegando che "in questi giorni
non ho avuto voglia né di
commentare né di divulgare
un'analisi delle varie
responsabilità. Ma una cosa mi
ha colpito e non mi ha lasciato
indifferente. La grande dignità
della signora Antonella Leardi.
Le sue parole di amore per il
prossimo e di perdono mi hanno
profondamente colpito. A lei
vanno il mio rispetto, la mia
devozione e il mio totale
affetto".
7 maggio 2014
Fonte: Gazzetta.it
Scontri all'Olimpico,
una trappola per i napoletani,
nel commando anche i laziali
di Sara Menafra e
Riccardo Tagliapietra
La pista del kamikaze
solitario, sconfessata da video
e testimonianze, non è l’unica.
C’è un disegno che ricalca una
trama diversa, quella della
trappola, con Daniele De Santis
che fugge ma non spara. A
sparare, invece, sarebbe stato
un amico di "Gastone",
nell’estremo tentativo di
salvare l’ultrà dal linciaggio.
Una ricostruzione dove ci sono
almeno una quindicina di tifosi
romanisti e laziali appostati
nel vicolo in attesa della
preda. I vestiti strappati a
forza di botte. Il volto
tumefatto. De Santis è vivo per
miracolo. Dice di non aver
sparato a nessuno. Forse ha
ragione, la prova dello Stub non
dimostra quasi nulla. Servono
altri elementi per collegare
l’ultrà romanista alla
sparatoria che sabato pomeriggio
ha ridotto in fin di vita
l’ultrà partenopeo Ciro
Esposito, arrivato in città per
seguire la finale di Coppa
Italia Fiorentina-Napoli e
finito in Rianimazione. Ma la
sua azione è stata una trappola.
Un testimone dice di aver visto
l’uomo sparare, ma è un racconto
confuso. Da ambienti
investigativi trapela altro. È
un’alleanza già vista quella tra
giallorossi e biancocelesti,
accumunati dalla passione per
l’ultradestra che è poi uno dei
principali tratti distintivi di
De Santis, legato fraternamente
ad alcuni tra i maggiori leader
estremisti romani. Come accadde
nel violento raid di Campo de’
Fiori contro gli inglesi tifosi
del Tottenham, il 22 novembre
del 2012 al pub Drunken Ship,
quando una ventina di ultrà
misti aggredirono a bastonate e
coltellate dieci ragazzi
stranieri, ferendone gravemente
un paio.
L’APPUNTAMENTO - Così
sarebbe accaduto sabato scorso.
L’appuntamento per gli ultrà
romani è nei pressi del circolo
Ciak. Una zona ben conosciuta da
De Santis che lavora al circolo
sportivo accanto. Stradine che
scorrono nel quartiere e vicino
al Tevere, che i militanti di
una certa frangia del tifo
violento conoscono bene. Perché
proprio quella zona era stata
nota alle forze dell’ordine come
luogo di ritrovo di estremisti
del tifo romano, che avevano
allestito un "campo di
addestramento" per teppisti, con
lancio di sassi, bombe carta e
cariche simulate. Un fortino che
doveva servire anche sabato
scorso. Ecco quindi De Santis
uscire allo scoperto. Fare il
pazzo verso i torpedoni carichi
di tifo e di rabbia violenta.
L’IMPREVISTO - Quando
una cinquantina di ultrà
napoletani scendono dai bus,
l’ultrà romanista corre verso la
salvezza, inseguito dai rivali.
Ma accade qualcosa che non aveva
previsto. "Gastone" inciampa e
viene raggiunto nel vicolo. Le
dichiarazioni dei testimoni sono
discordanti. Qualcuno racconta
di ragazzi con i caschi neri in
testa, registrati in un video.
Altri travisati. Dai pullman (ci
sono le riprese dai telefonini)
sono in molti a urlare contro i
romanisti che spariscono dietro
la siepe che costeggia il viale.
De Santis è solo a terra quando
il primo calcio in testa lo fa
stramazzare al suolo. L’uomo
cerca di ripararsi, ma il
pestaggio è brutale. Poi la
ritirata tra bombe carta che
esplodono. Forse, è allora che
"Gastone" estrae la pistola e fa
fuoco a casaccio, temendo
d’essere ammazzato. È
un’ipotesi. Appurato, invece, il
ritorno dopo pochi secondi del
branco che ha finito di
massacrare l’ultrà romanista,
prima di raggiungere il gruppo
all’urlo delle sirene.
L’ALTRA VERSIONE -
Esiste, però, un’altra
possibilità, ovvero che a
sparare non sia stato De Santis.
La pistola viene trovata molto
lontano da dove giace immobile
l’ultrà romanista con una gamba
rotta. È in un cestino. A
mettercela è stata la titolare
del Ciak che ha assistito alla
scena. Così dichiara davanti
agli investigatori lei stessa
sabato notte. Ma il giorno
seguente la versione cambia.
Pare sia stato il marito della
donna a trovare la pistola.
Ancora più lontano da dove aveva
indicato la moglie. La signora,
però, spaventata, ha deciso di
consegnarla ai poliziotti. Chi
ha spostato la pistola da dove
stava De Santis ? Perché nessuno
degli ultrà napoletani, che
hanno perfino colpito il rivale
con un carrello in testa, ha
preso la pistola ? Una testimone
dice di aver visto addirittura
un altro uomo sparare a De
Santis in faccia con un
lanciarazzi. Forse la Beretta
7,65 senza matricola non è mai
stata in mano a De Santis. E chi
ha sparato ha pensato bene prima
di filare, di lasciarla dentro
un vaso lungo la via di fuga,
per evitare di essere pizzicato
per strada con l’arma al
seguito.
7 maggio 2014
Fonte: Ilmessaggero.it
Il gip: "De Santis
violento". I pm: "Con lui
commando di 4 persone"
Il magistrato descrive
la personalità dell'ex ultrà
accusato di tentato omicidio:
"Non sa misurare la gravità
delle proprie azioni. Lui è
l'autore dei colpi d'arma da
fuoco". E viene fuori la
ricostruzione della sparatoria.
"Non ho sparato io, ma
non sono nelle condizioni di
poter ricordare cosa è
accaduto". Così l'ex ultrà della
Roma Daniele De Santis, accusato
di tentato omicidio, ha risposto
al gip nell'ambito
dell'interrogatorio di garanzia.
L'uomo è accusato di tentato
omicidio per aver ferito tre
tifosi del Napoli nel prepartita
di Coppa Italia. De Santis ha
affermato di non ricordare
quanto avvenuto nella zona di
Tor Di Quinto e di non essere
nelle condizioni fisiche per
poter ricordare le fasi degli
scontri.
NATURA VIOLENTA - Il gip
di Roma Giacomo Erbert, dopo
avere convalidato il fermo per
De Santis, disponendone
l'ordinanza di custodia
cautelare in carcere, ha
sottolineato che l'ex ultrà
della Roma mostra una "natura
incontenibile e specialmente
violenta e la comprovata
incapacità a misurare la gravità
delle proprie azioni".
Riferendosi a De Santis il
giudice scrive, inoltre, che
presenta "un generale
atteggiamento di sfida nei
confronti dell'ordinamento e
delle sue regole". Un
comportamento che fonda, nel
giudice, "il convincimento che
ogni altra misura, al di fuori
della custodia cautelare in
carcere, risulti inadeguata".
Per il gip la misura cautelare
in carcere è legata all'
esigenza di evitare che "possano
essere commessi reati dello
stesso tipo di quello contestato
e per la violenza della
condotta, la futilità dei motivi
dell'azione, l'assoluta mancanza
di controllo e la totale
incapacità di ponderazione della
misura e del senso del pericolo
per sé e per gli altri". Il
giudice, infine, fa riferimento
alla "manifesta tendenza" di De
Santis a farsi "giustizia da sé
e i gravi, reiterati e specifici
precedenti penali e carichi
pendenti". Il gip di Roma,
afferma infine che "allo stato
della documentazione in atti, si
ritiene individuato in De Santis
l'autore dei colpi d'arma da
fuoco". Il magistrato, a
conferma di questo, cita la
testimonianza di un testimone,
un tifoso del Napoli.
LA VICENDA - I pm, dopo
aver ascoltato i testimoni,
hanno intanto formulato una
prima ricostruzione: almeno
quattro persone, con il casco in
testa, erano con l'ex ultrà
romanista Daniele De Santis
quando è avvenuta la sassaiola,
con lancio di petardi, contro un
bus con i tifosi del Napoli in
transito verso lo stadio
Olimpico in vista della finale
di Coppa Italia di sabato
scorso. Il gruppo di aggressori
si è dileguato al primo accenno
di reazione dei napoletani in
una direzione diversa a quella
di De Santis. Il quale,
raggiunto da un primo gruppo di
supporter azzurri, ha fatto
fuoco quattro volte.
7 maggio 2014
Fonte: Gazzetta.it
"Un agguato per rivalità
calcistiche": così Gastone
decise di sparare
di Marco Mensurati e
Fabio Tonacci
ROMA - Le prime certezze
dell'inchiesta, rese ufficiali
dalle parole di un giudice,
contraddicono in maniera
clamorosa la versione ufficiale
della questura. "Non c'entrano
niente le dinamiche ultrà",
avevano dichiarato gli uomini
del Viminale nell'immediatezza
dei fatti (e l'hanno ripetuto
nei giorni successivi). "De
Santis ha agito per futili
motivi, in specie per ragioni di
rivalità calcistica " e "tutto è
avvenuto per un regolamento di
conti", scrive invece il giudice
per le indagini preliminari di
Roma Giacomo Ebner
nell'ordinanza di custodia
cautelare in carcere emessa ieri
nei confronti dell'ex ultrà
giallorosso, sfilando di fatto
un altro mattoncino da quel
piccolo castello di bugie e
mezze verità costruito in questi
giorni intorno alla sparatoria
di Tor di Quinto.
IL REGOLAMENTO DI CONTI
- Nell'ordinanza, che accoglie
in pieno le tesi proposte dai pm
Eugenio Albamonte e Antonino Di
Maio, il giudice fornisce una
prima ricostruzione ragionata di
quei minuti drammatici, tra le
righe della quale si "smaschera"
un'altra suggestione delle prime
ore: quella sparatoria non è
stato il gesto isolato di un
folle, ma l'esito prevedibile di
un conflitto tra fazioni. In
strada, vicino al circolo
ricreativo Ciak Village, poco
prima degli spari si erano
infatti affrontati due distinti
gruppi: quello dei napoletani,
composto verosimilmente da nove
persone (tre delle quali rimaste
ferite dai colpi di pistola) e
quello dei "romani", composto
oltre che da Daniele De Santis,
in arte "Gastone", anche da
"altri soggetti nei confronti
dei quali sono in corso attività
di identificazione". Uno dei
testimoni chiave dell'inchiesta,
Raffaele Punzone, "ha fatto
riferimento in particolare ad
altre tre persone munite di
casco, che uscivano dal viottolo
insieme a De Santis, unico a
capo scoperto". Insomma, ad
attendere gli "ospiti"
napoletani nei parcheggi
dedicati, a un chilometro e
mezzo dallo stadio, c'era un
gruppetto di persone armate di
pistola e con il volto coperto.
LA RICOSTRUZIONE DEL GIP
- Ecco dunque quello che è
successo, così come è stato
possibile appurare finora,
descritto nell'ordinanza con il
burocratese del tempo
imperfetto. I tifosi napoletani
appartenenti al club "Area Nord"
- e tra questi anche Ciro
Esposito e il fratello Alfonso -
"percorrevano viale Tor di
Quinto a piedi nel momento in
cui una persona (De Santis, ndr)
usciva da un viottolo laterale
inveendo contro i passeggeri di
un autobus di colore bianco e
lanciando contro al mezzo un
fumogeno". Il giudice Ebner non
chiarisce, in questa fase, dove
fossero né cosa stessero facendo
i tre presunti complici di De
Santis. Secondo la ricostruzione
dei magistrati, tuttavia, questi
si sarebbero dileguati quasi
subito, forse perché si erano
accorti che nel frattempo erano
accorsi numerosi altri tifosi
napoletani. De Santis, invece,
riconosciuto chiaramente anche
da alcuni video sequestrati
("corpulento e con la barba"),
"colpiva con calci e pugni
l'autobus e provocava i tifosi
del Napoli che camminavano
intorno". A quel punto si
scatena una caccia all'uomo: "I
tifosi partenopei si mettevano
all'inseguimento di De Santis
che intanto si dava alla fuga.
Nel video si vede chiaramente
che la reazione dei tifosi
napoletani e l'inseguimento è
avvenuto in modo compatto e
all'unisono. In un momento
ancora non meglio precisato,
l'individuo (De Santis, ndr)
estraeva una pistola di marca
Benelli B80 calibro 7,65 priva
di matricola e sparava ad
altezza uomo". E qui, il giudice
Ebner mette un altro punto fermo
in questa vicenda. A sparare è
stato De Santis, nonostante
questi, interrogato ancora ieri,
abbia continuato a negare, e
nonostante l'esito dell'esame
del guanto di paraffina abbia
lasciato qualche dubbio. Scrive
infatti il gip: "È attendibile
la dichiarazione di Punzone, il
quale riferiva di avere visto
con certezza la scena appena
descritta e di essere sicuro che
l'uomo che aveva sparato era lo
stesso che veniva picchiato e
che veniva poi identificato nel
De Santis", del quale Punzone
"forniva anche una descrizione
dei vestiti poi sequestrati a
Gastone".
IL PASSATO NEOFASCISTA -
Non è la prima volta che De
Santis si trova in tafferugli
del genere. Faceva parte del
gruppo dei Boys, di cui Mario
Corsi, ex Nar e ora voce
radiofonica del ventre della
Sud, è stato uno dei leader.
Entrambi condividono un passato
nero. Perché raccontare
Danielino in curva, è
raccontarlo a metà. Prima di
essere ultras, è un fascista.
Militante convinto. Di quelli
duri e puri, che andava a fare
le spedizioni punitive.
Conquista il "disonore" della
cronaca per la prima volta nel
1994, quando si fa arrestare con
altri 18 sodali a Brescia. Lo
aveva convinto Maurizio
Boccacci, fondatore del
Movimento Politico Occidentale.
Su quel bus che li porta in
Lombardia siedono anche
Massimiliano D'Alessandro detto
"er polpetta", di Opposta
Fazione (un gruppo di violenti,
slogan "meno calcio e più
calci"), e Giuseppe Meloni,
altro leader dei Boys. Amici di
una vita. Fascisteria impastata
con il tifo, un mix che il
giudice Ebner descrive con
parole molto dure: "Assoluta
mancanza di controllo, totale
incapacità di ponderazione della
misura e del senso del pericolo
per sé e per gli altri,
manifesta tendenza a farsi
giustizia da sé ed un generale
atteggiamento di sfida nei
confronti dell'ordinamento e
delle sue regole". Un compendio
della più becera filosofia
curvaiola che "rendono concreto
il pericolo" che Danielino possa
sparare ancora. (Fonte: La
Repubblica)
8 maggio 2014
Fonte: Laroma24.it
Scontri Coppa Italia e
ultrà, i pm:
"C'era commando, con De Santis almeno 4 persone"
Ne sono convinti i pm
dopo aver ascoltato i testimoni.
Ieri Alfano aveva spiegato che
su questo punto le indagini
erano ancora in corso.
Napolitano: "Intransigenza
assoluta con violenti". E Pansa:
"Stop a chi si maschera nei
cortei".
ROMA - Almeno quattro
persone, con il casco in testa,
erano con l'ex ultrà romanista
Daniele De Santis quando è
avvenuta la sassaiola, con
lancio di petardi, contro un bus
con i tifosi del Napoli in
transito verso lo stadio
Olimpico in vista della finale
di Coppa Italia di sabato
scorso. Ne sono convinti i pm
dopo aver ascoltato i testimoni.
Il gruppo di aggressori si è
dileguato al primo accenno di
reazione dei napoletani in una
direzione diversa a quella di De
Santis. Il quale, raggiunto da
un primo gruppo di supporter
azzurri, ha fatto fuoco quattro
volte. Ieri il ministro
dell'Interno, Angelino Alfano,
in audizione davanti alle Camere
aveva spiegato che le
indicazioni sulla
"partecipazione all'azione
violenta" delle persone "con i
caschi" date da un testimone
erano smentite da altri, e gli
inquirenti stavano ancora
indagando. E mentre gli
inquirenti della procura di Roma
dispongono una consulenza
balistica per ricostruire, tra
l'altro, le distanze tra De
Santis e i tre napoletani feriti
(l'accertamento sarà utile per
stabilire anche se questi ultimi
abbiamo effettivamente preso
parte al pestaggio di De
Santis), dal Quirinale arriva il
monito: "Chi si presenta con le
spranghe, chi si presenta con le
bombe-carta, chi attacca, e
attacca senza scrupolo anche
sapendo di poter colpire molto
gravemente, e chi incendia e
devasta: su questo ci deve
essere una intransigenza
assoluta, un rigore di cui voi
siete l'espressione più
importante e nello stesso tempo
più esposta. E meritate, le
forze di polizia meritano, il
riconoscimento e rispetto che la
grande maggioranza degli
italiani nutre per loro". A
dirlo è il capo dello Stato,
Giorgio Napolitano, incontrando
gli allievi degli istituti di
formazione della Polizia di
Stato, nel 162esimo anniversario
della sua costituzione.
Intanto, il prefetto
Alessandro Pansa dedica un
passaggio del suo discorso per
la celebrazione del 162°
anniversario della fondazione
della Polizia di Stato, di cui è
capo, alle violenze e alle
tensioni che sabato scorso hanno
preceduto, dentro e fuori dello
Stadio Olimpico di Roma, la
finale di Coppa Italia tra
Napoli e Fiorentina. Pansa
definisce i violenti
"delinquenti" più che tifosi e
annuncia l'adozione a breve di
nuove misure di contrasto perché
simili situazioni non si
verifichino più. "Si deve fare
ancora di più - ha scandito
Pansa - per individuare nuove e
più incisive forme di
contrasto". Il capo della
polizia ha poi ricordato che,
sul piano del contrasto alla
violenza negli stadi, nel corso
dell'anno sono stati arrestati
128 supporter, un dato in
crescita rispetto al 2013.
"Contro la violenza negli stadi
- ha detto Pansa nel suo
discorso - è già stato innalzato
il livello di contrasto",
infatti gli arresti sono passato
dai 41 dello scorso campionato
ai 128 di quello attuale. "Si
tratta di tifosi - ha aggiunto
Pansa - che io definirei in
realtà delinquenti". Tra le
misure di carattere generale
auspicate da Pansa, "non
dovrebbe essere più tollerabile
che a manifestazioni autorizzate
prendano parte impunemente
persone mascherate e armate.
Servono sanzioni anche se non
spetta a noi tale decisione".
Pansa ha confermato che è in
dirittura d'arrivo "un
regolamento con valore normativo
capace di prevedere con certezza
e omogeneità i comportamenti
delle forze dell'ordine in
occasione di controlli, fermi e
manifestazioni. Saranno regole
note a tutti, chiare e
vincolanti, e serviranno a
tutelare i cittadini, ma anche e
soprattutto gli agenti che oggi
operano spesso senza sapere in
che modo la loro condotta sarà
valutata dall'Autorità
giudiziaria e dai superiori.
Questo vogliamo che non accada
mai più". "Il mio obiettivo - ha
concluso il capo della polizia -
è quello di continuare a
garantire a tutti il diritto di
manifestare liberamente le
proprie opinioni, ma nel
rispetto del diritto dei
cittadini a non vedere
danneggiati i propri beni e le
proprie attività e il diritto
degli operatori dell'ordine
pubblico a non rischiare ogni
giorno l'incolumità e la
carriera".
Elogi alle forze
dell'ordine erano giunti ieri da
Alfano, durante la ricostruzione
dei fatti svolta in audizione
alla Camera. Un racconto da cui,
secondo il ministro, è emerso
come lo svolgimento della
partita non sia mai stato in
discussione, che la polizia ha
contenuto la reazione dei tifosi
napoletani dopo il grave
ferimento di Ciro Esposito e che
con gli ultrà della curva
partenopea non c'è stata alcuna
trattativa. Piuttosto divergente
la disamina del giudice
sportivo, che sanzionando le
società Napoli e Fiorentina ha
evidenziato come, in base alle
segnalazioni degli steward, i
tifosi del Napoli avessero
manifestato l'intenzione di
invadere il terreno di gioco,
furiosi per il ferimento di Ciro
Esposito, se il capitano della
squadra, Marek Hamsik, non si
fosse recato sotto la curva a
parlare con i capi ultrà.
Per il presunto
sparatore di Esposito - De
Santis - il gip di Roma ha
convalidato l'arresto e disposto
la detenzione in carcere.
Nell'ordinanza, il magistrato
Giacomo Ebner scrive come De
Santis mostri una "natura
incontenibile e specialmente
violenta", "la comprovata
incapacità a misurare la gravità
delle proprie azioni" e "un
generale atteggiamento di sfida
nei confronti dell'ordinamento e
delle sue regole". Comportamento
che fonda, nel giudice, "il
convincimento che ogni altra
misura, al di fuori della
custodia cautelare in carcere,
risulti inadeguata" vista
l'esigenza di evitare che
"possano essere commessi reati
dello stesso tipo di quello
contestato". Il giudice, infine,
fa riferimento alla "manifesta
tendenza" di De Santis a farsi
"giustizia da sé e i gravi,
reiterati e specifici precedenti
penali e carichi pendenti". Per
tutto questo, e "allo stato
della documentazione in atti, si
ritiene individuato in De
Santis, l'autore dei colpi di
arma da fuoco". E il magistrato
cita la testimonianza di un
testimone, un tifoso del Napoli.
8 maggio 2014
Fonte: Repubblica.it
Ultrà, caccia ai quattro
del commando
di Fabio Tonacci
ROMA - Ci sono quattro
ombre che si muovono nella
storia della sparatoria di Tor
di Quinto. Quattro persone con
il casco modello Jet sfuggite ai
due filmati girati con i
telefonini, acquisiti dalla
polizia. Ma ancora ieri, durante
un nuovo sopralluogo degli
investigatori e dei magistrati,
alcuni testimoni ne hanno
ricordato la presenza accanto a
Daniele De Santis durante
l'assalto al pullman del Napoli,
gli abiti scuri, la fuga al
momento della reazione degli
ultras partenopei. La Digos sta
indagando tra le amicizie
dell'arrestato, frugando in
quello stagno di neofascismo
impastato di tifo da stadio in
cui "Gastone" nuota da anni. La
cronaca dei fatti del 3 maggio è
imperfetta. Mancano altri
protagonisti e dettagli. Ma è
sufficiente a convincere il
prefetto di Roma - la decisione
è di ieri - ad anticipare di tre
ore, alle 17.45, la partita
Roma-Juventus, per motivi di
sicurezza. La procura ha
disposto una perizia balistica
per verificare la distanza tra
De Santis, accusato di tentato
omicidio, e i tre napoletani
feriti, anche per valutare se
sono stati loro ad aggredire
"Gastone". I bossoli ritrovati a
terra modello gfl 7.65, sono 5,
tra questi uno è una cartuccia
inesplosa. È scritto
nell'informativa della polizia,
su cui si basa l'ordinanza di
convalida degli arresti del Gip
Giacomo Ebner e di cui ha dato
conto ieri Repubblica. In uno
dei video degli scontri, poi,
"si sentono chiaramente quattro
colpi di arma da fuoco, esplosi
in rapida successione". E però
un tifoso intervistato a volto
coperto da Anno Uno su La 7,
dichiara che "le pistole che
hanno sparato erano più di una".
Il sopralluogo di ieri al Ciak -
a quanto si apprende - conferma
la ricostruzione dei fatti dei
pm Eugenio Albamonte e Antonino
Di Maio. Sul posto, nel
pomeriggio, è andato anche
Damiano De Rosa, uno dei due
legali di Ciro Esposito, il
tifoso napoletano ricoverato al
Gemelli in condizioni
stazionarie. "È verosimile che
tutti i feriti fossero nel
gruppo di testa che ha dato
luogo alla rissa con il De
Santis" e altri nove soggetti
"di eguale fede calcistica sono
in corso di identificazione", si
legge nell'informativa della
Digos. "Faremo indagini
parallele - dice De Rosa - per
raccogliere testimonianze tra
chi era con Ciro quel giorno". E
intanto per De Sanctis,
ricoverato nell'infermeria del
Regina Coeli, si è attivato una
sorta di "soccorso giallorosso".
Gli altri pazienti di fede
romanista infatti se ne prendono
cura. Dal presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano
arriva un altro monito perché ci
sia "intransigenza assoluta
verso chi usa spranghe e bombe".
E mentre il capo della procura
romana Giuseppe Pignatone
precisa che "non ci può essere
un'indagine sulla trattativa,
perché non esiste il reato", sul
tavolo dei pm è arrivata la
relazione della procura
sportiva, in cui si ricostruisce
il dialogo tra il capitano del
Napoli Hamsik e Genny ‘a Carogna
ai piedi della Curva Nord e in
cui gli steward dello stadio
segnalano la possibilità
dell'invasione di campo. Sarà
dall'analisi di questa carta, e
delle altre relazioni di Lega e
arbitri, che sarà valutato se
accusare Genny e Massimiliano
Mantice, i due leader della
curva napoletana indagati, anche
di minacce e violenza privata.
9 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
Morte Ciro Esposito, per
l'ultras della Roma Daniele De
Santis l'accusa diventa omicidio
volontario.
L'autopsia sul corpo di
Ciro Esposito nel pomeriggio
I pubblici ministeri
faranno notificare la nuova
imputazione all'ultrà
giallorosso ricoverato, in stato
di arresto, in una struttura
medica penitenziaria.
Con la morte di Ciro
Esposito, si fa più pesante la
posizione processuale di Daniele
De Santis, l'ex ultrà
giallorosso accusato dalla
procura di Roma di aver esploso
diversi colpi di pistola (almeno
cinque) all'indirizzo di alcuni
tifosi partenopei, durante la
rissa scoppiata in viale Tor di
Quinto nel prepartita della
finale di Coppa Italia. De
Santis, che da quel 3 maggio
scorso è piantonato all'ospedale
in stato d'arresto per tentato
omicidio oltre che per porto e
detenzione di arma da sparo, è
ora indagato dai pm Eugenio
Albamonte e Antonino Di Maio non
più per tentato omicidio, ma per
omicidio volontario.
L'autopsia sul corpo di
Esposito nel pomeriggio - Sarà
effettuata al Policlinico
Umberto I di Roma l'autopsia sul
corpo di Ciro Esposito, lo ha
reso noto uno dei legali della
famiglia, Damiano De Rosa. Alle
14 in Procura a Roma sarà
conferito l'incarico per l'esame
autoptico al professor
Costantino Ciallella. La
famiglia Esposito ha nominato
come perito di parte Giuseppe
Cenname. Il corpo di Ciro
Esposito sarà quindi trasferito
dal Policlinico Gemelli
all'Istituto di Medicina legale
dell'Umberto I.
Camera mortuaria a
Scampia - È stata allestita
nell'auditorium di Scampia, a
Napoli, la camera ardente che
dovrebbe accogliere la salma di
Ciro Esposito, lo fa sapere
Angelo Pisani, presidente della
Municipalità nel cui territorio
cade anche il rione di Scampia.
Pisani, che è anche uno degli
avvocati di Esposito, ha avviato
una raccolta firme per chiedere
al Presidente Napolitano la
medaglia al valore civile per
Ciro: "Non dimentichiamo che è
stato ferito e poi è morto dopo
una lunga agonia per avere
cercato di difendere donne e
bambini da un attacco con bombe
carta a un pullman di supporter
partenopei". L’avvocato ha anche
fatto sapere che è stata
inoltrata alla magistratura
l’istanza di rilascio della
salma.
25 giugno 2014
Fonte: Rainews.it
"È stato il chiattone"
Così Ciro ha riconosciuto
l’ultrà romanista
di Valeria Di Corrado e
Vincenzo Imperitura
Prima di morire Ciro
Esposito ha identificato il suo
killer e i suoi complici. La
voce del giovane tifoso
napoletano è stata
cristallizzata in una
registrazione. "Mi ha sparato il
chiattone", avrebbe detto dal
letto di ospedale ai genitori
che gli mostravano le foto di
Daniele De Santis apparse sui
giornali.
La svolta nelle indagini
potrebbe venire da questo
prezioso file audio registrato
un paio di settimane fa da una
criminologa e una psicologa che
in questi lunghi 50 giorni hanno
seguito la famiglia Esposito. In
un momento di lucidità, Ciro
avrebbe fatto la cronaca di quel
maledetto 3 maggio, una giornata
che doveva essere di festa e che
invece l’ha condotto alla morte.
Ieri pomeriggio, con gli occhi
ancora gonfi di lacrime, la
madre, il padre, il fratello
minore e lo zio Pino, insieme
alla criminologa Angela Tibullo,
si sono recati negli uffici
della Digos della Questura di
Roma in qualità di persone
informate sui fatti. In un
colloquio durato circa tre ore,
hanno riferito del
riconoscimento fatto da Ciro
dell’uomo che gli ha sparato,
identificato nell’ex ultrà
romanista De Santis. Una
testimonianza "de relato", già
pienamente utilizzabile dalla
Procura dopo la morte del
testimone diretto. Ma c’è di
più. I familiari di Ciro hanno
consegnato nelle mani degli
agenti un file audio in cui è lo
stesso ragazzo a riferire in
prima persona l’identità del suo
attentatore e a riconoscerne i
complici. "Si ricordava tutto di
quella giornata - racconta a Il
Tempo Angela Tibullo - Prima
abbiamo verificato la sua
attendibilità: gli abbiamo
chiesto dove abitava, come si
chiamavano i genitori, se
riconosceva la sua fidanzata. Ha
dimostrato di essere pienamente
cosciente. Poi gli abbiamo posto
domande aperte sulla dinamica
dei fatti. Ciro ha detto dove
aveva parcheggiato la macchina,
ha spiegato che è intervenuto
perché aveva sentito le urla dei
bambini provenienti dal pullman
dei tifosi napoletani preso di
mira dalle bombe carta, ha
identificato in De Santis l’uomo
che gli ha sparato e ha
riconosciuto anche i suoi
complici". "La registrazione fa
parte degli accertamenti
investigativi fatti da noi in
via preventiva per capire se
Ciro era in grado di riconoscere
il suo attentatore - precisa
l’avvocato Damiano De Rosa,
legale della famiglia Esposito -
Abbiamo aspettato a farlo
ascoltare dagli inquirenti
perché pensavamo che si
riprendesse. Chiederemo alla
Procura che venga acquisito
questo documento vocale e che si
proceda nei confronti di De
Santis anche per il reato di
tentata strage. Se non ci fosse
stato Ciro in quel momento,
chissà cosa sarebbe successo ai
tifosi napoletani del pullman".
Alla luce di questa
testimonianza diretta, la
posizione di Danielino "Gastone"
si aggrava ancora di più. Dopo
la morte di Esposito, i pm hanno
cambiato l’ipotesi di reato da
tentato omicidio a omicidio
volontario. Ieri per motivi di
sicurezza De Santis è stato
trasferito dal policlinico
Umberto I, dove si trovava in
stato di arresto, nella
struttura protetta dell’ospedale
Belcolle di Viterbo. Nel reparto
di medicina legale de La
Sapienza verrà eseguita
stamattina l’autopsia sul corpo
di Ciro, che servirà per
ricostruire la dinamica del
ferimento, a cominciare dalla
traiettoria del proiettile. Il
colpo che ha provocato
l’emorragia al polmone, e la
conseguente infezione letale,
sembra non sia stato ancora
estratto. Solo al termine
dell’esame autoptico i pm
firmeranno il nulla osta per la
riconsegna della salma ai
familiari e Ciro potrà tornare
nella sua Napoli.
26 giugno 2014
Fonte: Iltempo.it
IL PROVVEDIMENTO: LA
PAURA DI RAPPRESAGLIE
Il presunto aggressore
trasferito nell’ospedale dei
mafiosi al 41 bis
di Rinaldo Frignani
Si temono rappresaglie e
vendette. A Napoli sono comparse
scritte come: "Ciro non faremo
festa finché di Gastone non
avremo la testa".
ROMA - L’hanno
trasferito di corsa, alle 3 del
pomeriggio, portandolo via dal
reparto ortopedia del
Policlinico Umberto I per una
destinazione che doveva restare
segreta. Invece, poche ore più
tardi, le agenzie hanno battuto
il nuovo rifugio di Daniele De
Santis, ora di dominio pubblico,
proprio come il primo:
l’ospedale Belcolle di Viterbo,
quello dove vengono assistiti
anche i mafiosi in regime di 41
bis. Un reparto seminterrato
blindato, con accessi
selezionati (perfino quelli dei
medici e degli infermieri di
turno), ospiterà l’ultrà
romanista accusato di aver
ucciso volontariamente Ciro
Esposito. "Facciamo in modo di
non avercelo sulla coscienza",
si raccomanda uno dei suoi
avvocati, Michele D’Urso, che
con il collega Tommaso Politi,
segue il cinquantenne. A questo
punto rappresaglie e vendette
sono più di semplici voci. Nelle
settimane scorse a Napoli erano
già comparse scritte contro De
Santis e i tifosi giallorossi:
"Ciro non faremo festa finché di
Gastone non avremo la testa".
Qualcuno aveva anche impiccato
al Rione Sanità un manichino con
la maglietta della Roma.
Mercoledì il legale non ha fatto
in tempo - "Soltanto per un
quarto d’ora" - a incontrare De
Santis a Roma. La Penitenziaria
l’aveva già portato via, poco
dopo l’arrivo della salma di
Ciro al vicino istituto di
medicina legale della Sapienza
dove stamattina verrà eseguita
l’autopsia. Un atroce incrocio
di destini. "Probabilmente sa
che Ciro è morto", spiega ancora
D’Urso. Un infermiere, un altro
ricoverato, il tam tam
dell’ospedale, potrebbero
avergli rivelato quello che -
secondo il legale - "De Santis
sperava non accadesse mai: non
abbiamo mai affrontato
l’argomento, lui non ha mai
chiesto, non si è mai informato,
anche se è ovvio che fosse
dispiaciuto quando si rendeva
conto che Ciro stava male e un
po’ più sollevato quando intuiva
che c’erano buone notizie". Ora
tutto è crollato, il peggio è
arrivato. Anche per lui. Dal 3
maggio scorso l’ultrà
giallorosso vive piantonato a
vista da un agente. Altri sono
fuori dalla sua stanza. A
Viterbo dovrebbe essere lo
stesso. Poco più di mese dopo
gli scontri a Tor di Quinto, il
gip Giacomo Ebner aveva emesso
un’ordinanza per far tornare De
Santis all’Umberto I dopo un
periodo trascorso
nell’infermeria di Regina Coeli.
Divieto di guardare la
televisione, di leggere i
giornali. Come in isolamento, e
anche immobilizzato a letto.
Uniche visite quelle dei
genitori e del fratello.
All’udienza di convalida, sempre
in carcere, fu portato in
barella. "Non ho sparato", disse
al giudice. Da allora non ha più
parlato. "Era sotto effetto di
sedativi, in precarie condizioni
di salute", aggiunge l’avvocato.
"Non era in grado di alzarsi,
come ancora oggi - spiega D’Urso
- l’infezione alla gamba
fratturata quel pomeriggio è
seria, ha rischiato un’altra
operazione. All’Umberto I c’era
un’apparecchiatura che lo faceva
stare meglio e gli ha evitato
l’intervento. Ora non sappiamo
come andrà a finire".
26 giugno 2014
Fonte: Roma.corriere.it
Omicidio Esposito la
procura indaga sulla gestione
della sicurezza
di Federica Angeli
"C'è più di un colpevole
nella morte di Ciro Esposito".
Lo dice il sindaco di Napoli e
lo sostengono i familiari del
tifoso partenopeo. Ed è per
questo che la procura di Roma ha
chiesto alla Questura di
acquisire agli atti del
procedimento per l'omicidio di
Esposito, "i piani di sicurezza"
del 3 maggio scorso. "Perché se
è vero che l'esecutore materiale
dell'omicidio del tifoso
napoletano - sostiene l'avvocato
Sergio Pisani, legale dei
genitori di Ciro - è l'ultrà
della Roma Daniele De Santis, è
vero anche che la rissa sfociata
in omicidio, forse, non sarebbe
successa se, in quello spicchio
di città ci fosse stato un
servizio di ordine pubblico
capace di governare gli
scontri". L'attacco lanciato dal
sindaco di Napoli Luigi De
Magistris, nel corso dei
funerali del ragazzo partenopeo
ieri a Scampia "L'ordine
pubblico non ha funzionato quel
giorno a Roma, ora paghi anche
chi non lo ha garantito" non
cadrà nel vuoto. Tutte le carte
che raccontano come era stato
organizzato per la finale di
Coppa Italia Napoli-Fiorentina
dalla questura il servizio di
ordine pubblico in città, prima
della partita, durante e dopo
sono al vaglio della procura. E
se qualcuno ha sbagliato finirà
nel registro degli indagati. "Le
falle sono state tante. C'è poco
da dire: la zona non era
sorvegliata - dice l'avvocato
Pisani - e questa mi pare una
cosa abbastanza grave". A
cominciare - ed è su questo che
i pubblici ministeri Eugenio
Albamonte e Antonino Di Maio
stanno lavorando - dalla
mancanza di poliziotti nel
parcheggio di Tor di Quinto dove
era previsto l'arrivo dei
pullman dei tifosi del Napoli.
Quanti agenti di polizia erano
presenti lì, proprio nel
quadrante in cui si era
pianificato arrivassero i tifosi
? Top secret. Gli inquirenti
stanno vagliando le carte. Altro
punto su cui i magistrati
lavorano: il ritardo dei
soccorsi a Ciro, steso
sull'asfalto, per via del
cordone dei poliziotti che
impediva a chiunque di entrare
nell'area transennata dove c'era
il corpo del tifoso partenopeo.
Dal racconto di sette testimoni
ascoltati dalla Digos è emerso
che, nei drammatici istanti
degli scontri scoppiati a Tor di
Quinto, Ciro Esposito venne
raggiunto anche da un altro
proiettile, oltre a quello
mortale, di striscio alla mano.
Insomma eventuali errori e
"falle" nella gestione
dell'ordine pubblico sono al
vaglio della procura. I
familiari di Ciro Esposito, che
più volte oralmente in presenza
dei loro legali, hanno
rappresentato la problematica
della gestione del prepartita,
si sono riservati di sporgere
denuncia nei confronti dei
responsabili della sicurezza in
città. C'è infine un altro punto
su cui si chiede chiarezza: i
cellulari che hanno smesso di
funzionare allo stadio prima
dell'inizio della partita. Tanto
che neanche il prefetto di Roma
Giuseppe Pecoraro, come ha
dichiarato in un'intervista a
Repubblica, è riuscito a
telefonare e ad avere notizie in
tempo reale sulle condizioni di
Esposito, ricoverato in
ospedale, perché il suo
apparecchio non era funzionante.
Potrebbe essere successo
qualcosa per impedire alle
tifoserie di usare i cellulari
per conoscere quanto era
accaduto fuori e quindi
infervorare gli animi e la
tensione, già alle stelle.
28 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
Omicidio Ciro Esposito,
altri 4 ultrà indagati
Lo rivela "Il
Messaggero": avrebbero
partecipato all’aggressione a
fianco di Daniele De Santis,
l'uomo che ha sparato il colpo
fatale.
Milano - Ci sono novità
sul fronte delle indagini per
l'omicidio di Ciro Esposito, il
tifoso napoletano morto il 25
giugno dopo essere stato ferito
a colpi di pistola il 3 maggio
scorso nell'immediata vigilia
della finale di Coppa Italia fra
Napoli e Fiorentina. L’accusa,
come riporta il Messaggero, è di
concorso in omicidio volontario.
Si tratta di quattro ragazzi tra
i 23 e i 25 anni, che avrebbero
partecipato all’aggressione a
fianco di Daniele De Santis,
l'uomo che ha sparato a Ciro.
Interrogatorio -
Mercoledì 16 luglio i pm
Antonino Di Maio e Eugenio
Albamonte hanno aperto un
fascicolo sui presunti tifosi, a
cui sono stati sequestrati
telefonini e computer. I quattro
ragazzi sono romani e vivono
vicino al Circolo Boreale di Tor
di Quinto, proprio dove avvenne
l’aggressione. Secondo le prime
ricostruzioni, il gruppo avrebbe
avvicinato il pullman dei tifosi
del Napoli insieme a De Santis,
che avrebbe poi lanciato i
petardi per primo. Gli altri
sarebbero scappati dopo il primo
contatto. Nelle prossime ore è
previsto l'interrogatorio degli
indagati per cercare di
ricostruire tutte le dinamiche
dell'aggressione.
17 luglio 2014
Fonte: Gazzetta dello
Sport
Delitto Esposito
"L'unico indagato è De Santis"
"L'unico indagato per
l'omicidio di Ciro Esposito
rimane De Santis". La
precisazione arriva dal
procuratore Giuseppe Pignatone
che ha smentito le notizie
relative ad altri indagati per
la morte del giovane tifoso del
Napoli. Alcuni ultrà giallorossi
sono stati invece identificati e
oggetto di una serie di
perquisizioni. La loro posizione
è ora al vaglio dei magistrati
che decideranno se procedere
all'iscrizione. Potrebbe essere
dunque vicina ad una svolta
l'inchiesta sugli scontri,
culminati con il ferimento e la
morte dopo 52 giorni di agonia
di Ciro Esposito, avvenuti poche
ore prima della finale di Coppa
Italia Fiorentina- Napoli del 3
maggio scorso. A perquisire le
abitazioni di quattro ultras
giallorossi è stata la Digos.
Presto per dire se si tratti dei
complici di Daniele De Santis,
soprannominato "Gastone", l'uomo
che fece fuoco su tre tifosi
azzurri che gli si erano
avventati contro dopo averlo
notato tirare petardi ed altri
oggetti contro un pullman di
tifosi. In ambienti della
procura c'è grande riserbo sulle
perquisizioni e, soprattutto,
sull'ipotesi che i destinatari
delle ispezioni possano essere
le persone con casco in testa
fuggite al primo accenno di
reazione di quei napoletani che,
a distanza, avevano notato
l'assalto al pullman. A parlare
di presunti complici di
"Gastone" sono stati diversi
testimoni. Lo stesso Esposito,
in un momento di lucidità, dal
letto del Policlinico Gemelli,
aveva confidato a parenti ed
amici di aver riconosciuto in De
Santis il giovane che gli aveva
sparato e che questi, quando
lanciò oggetti contro il bus era
in compagnia di altre persone
con il casco. In attesa di dare
un nome ai complici di Gastone,
pm e Digos attendono ora anche i
risultati della perizia disposta
sulla pistola e su una serie di
reperti che arriveranno tra
circa due mesi.
18 luglio 2014
Fonte: La Repubblica
Scontri Coppa Italia,
indagati altri 4 romanisti per
la morte di Ciro Esposito
La procura di Roma ha
iscritto nel registro gli ultrà
giallorossi perquisiti due
settimane fa dalla Digos.
Sono stati iscritti nel
registro degli indagati della
procura di Roma, per concorso in
omicidio, i 4 ultrà giallorossi
perquisiti due settimane fa
dalla Digos negli accertamenti
sulla morte di Ciro Esposito.
Sono sospettati di essere i
complici di Daniele De Santis,
l'uomo accusato di aver ucciso
il tifoso napoletano. Il tifoso
partenopeo era stato ferito a
colpi d'arma da fuoco prima
della partita tra Fiorentina e
Napoli a Roma, preceduta da
violenti scontri. Per questo è
stato arrestato Daniele De
Santis, ex ultrà della Roma
legato agli ambienti
dell'estrema destra e gestore di
un chiosco in viale Tor di
Quinto. Con la morte di Esposito
la sua posizione si aggrava: non
più tentato omicidio, ma la
nuova ipotesi di reato
contestata è omicidio
volontario. Gli inquirenti
stanno valutando la possibilità
di trasferirlo in una struttura
protetta, forse anche fuori
Roma. "Oggi è la giornata del
dolore. Come persona la morte di
Esposito mi addolora", ha
osservato l'avvocato Tommaso
Politi che oggi incontra il suo
assistito, Daniele De Santis.
Gli
inquirenti ritengono che i
quattro ultrà giallorossi
fossero gli stessi che il 3
maggio scorso, con il casco in
testa, si trovavano con
"Gastone" durante l'assalto ad
un pullman di tifosi azzurri
diretto all'Olimpico per la
finale di Coppa Italia
Fiorentina-Napoli. Al primo
accenno di reazione dei tifosi
napoletani che, a distanza,
avevano notato l'assalto al bus,
gli assalitori fuggirono. De
Santis fu raggiunto in un
vialetto adiacente viale Tor di
Quinto e qui avvenne la
sparatoria culminata nel
ferimento di Ciro Esposito, poi
deceduto dopo 52 giorni di
agonia, e di altri due
sostenitori partenopei. I
complici di "Gastone" fecero
invece perdere le loro tracce. I
nuovi indagati saranno
interrogati prossimamente dai pm
Eugenio Albamonte e Antonino Di
Maio, titolari dell'inchiesta
giudiziaria. L'avvocato di De
Santis, Michele D' Urso, intanto
fa sapere che "è ancora in gravi
condizioni, la gamba che ha
rischiato di perdere ha ancora
in corso un'infezione. Da lui
non ci saranno commenti sui
quattro indagati di oggi". De
Santis si trova in una struttura
ospedaliera protetta a Viterbo,
dove viene curato per le ferite
frutto del pestaggio subito
dagli ultrà partenopei dopo il
suo assalto ai pullman del
Napoli, secondo quanto
ricostruito finora dagli
inquirenti. "Le sue condizioni
non ci hanno ancora permesso un
vero colloquio difensivo - ha
detto D'Urso - è in una stanza
sterilizzata e bisogna
avvicinarsi con le mascherine".
I legali della famiglia di Ciro
Esposito, Sergio Pisani e
Damiano De Rosa, precisano che
"l'iscrizione nel registro degli
indagati è segno evidente che la
Procura continua incessantemente
il suo lavoro di approfondimento
investigativo per far emergere
tutti gli aspetti (anche i più
nascosti) di questa tragica e
dolorosa vicenda. Attendiamo di
conoscere il ruolo ed i singoli
contributi causali forniti da
ciascuno".
1 agosto 2014
Fonte:
Roma.repubblica.it
Omicidio Ciro Esposito
indagati altri quattro ultrà
di Federica Angeli
Quattro ultrà
giallorossi indagati per
concorso nell'omicidio di Ciro
Esposito. Il commando che il
pomeriggio del 3 maggio scorso
era al fianco di Daniele De
Santis, pochi istanti prima che
ferisse il tifoso del Napoli, è
stato iscritto nel registro
degli indagati ieri, dopo una
perquisizione avvenuta due
settimane fa nelle rispettive
abitazioni. I pubblici ministeri
Eugenio Albamonte e Antonino Di
Maio, che li ascolteranno tra
qualche giorno, ritengono che i
quattro ultrà giallorossi siano
gli stessi che nel prepartita
Napoli-Fiorentina, con il casco
in testa, si trovavano con
Gastone durante l'assalto a un
pullman di tifosi azzurri
diretto all'Olimpico per la
finale di Coppa Italia. Al primo
accenno di reazione dei tifosi
napoletani che, a distanza,
aveva notato l'assalto al bus,
gli assalitori fuggirono. De
Santis fu raggiunto in un
vialetto adiacente viale Tor di
Quinto, e qui avvenne la
sparatoria culminata nel
ferimento di Ciro Esposito,
morto dopo 52 giorni di agonia.
Oltre alle celle telefoniche che
li inchiodano a Tor di Quinto,
nell'ora della sparatoria, a
parlare di presunti complici di
De Santis, che è ancora detenuto
nel carcere di Viterbo, sono
stati diversi testimoni. Lo
stesso Esposito, in un momento
di lucidità sul letto del
Policlinico Gemelli, aveva
confidato a parenti e amici non
solo di riconoscere De Santis
("’o chiattone") che gli aveva
sparato, ma anche altre persone
con il casco. Agli atti
dell'inchiesta c'è anche,
acquisita in sede di incidente
probatorio, la versione di un
tifoso azzurro, Raffaele Puzone,
che parla dettagliatamente della
presenza di altre persone
accanto a De Santis. Intanto
ieri si è svolta la prima
riunione dell'Osservatorio per
la sicurezza delle
manifestazioni sportive e il suo
neo presidente, l'ex questore di
Latina Alberto Intini, ha deciso
che, proprio alla luce di quanto
accaduto nella finale di Coppa
Italia, nel prossimo campionato
le gare tra Napoli e Roma si
svolgeranno solo di giorno. Così
come il derby della Capitale. Il
lavoro e l'impegno che si assume
per questo nuovo incarico, a cui
arriva dopo una carriera di
lungo corso in polizia, sarà di
"giusto equilibrio tra sicurezza
e accoglienza. Sono convinto -
ha detto Intini - che la via
maestra sia quella del dialogo,
anche con i tifosi, e della
valorizzazione di quanto di
positivo esiste nei nostri
stadi. Per fare questo occorre
lavorare sui tifosi e sugli
impianti".
2 agosto 2014
Fonte: La Repubblica
Ciro Esposito, una morte
e tanti dubbi. L'inchiesta
aspetta la svolta
di Alessandro Catapano
Dopo l'ultima perizia,
favorevole a De Santis, si
prospetta una battaglia legale.
Prossima tappa il 24 settembre;
davanti al gip ci sarà
l'incidente probatorio.
Milano - Centotrentadue
giorni dopo, il dolore è ancora
intatto. Come i dubbi, enormi,
alcuni laceranti, che
accompagnano la tragedia di Tor
di Quinto, e che più di quattro
mesi di indagini non hanno
chiarito, mettendo in
discussione certezze che si
pensavano solide, minacciando di
riscrivere le circostanze in cui
l'ex ultrà romanista Daniele De
Santis ha tirato fuori la
Benelli 7.65 con matricola
abrasa, sparando ai tifosi
napoletani che gli erano
addosso.
Perché non parla ? -
Centotrentadue giorni di
interrogatori dei pm,
perquisizioni della Digos,
deposizioni dei testimoni, video
spediti in Procura, fino alle
recenti perizie disposte dal gip
ed effettuate dai carabinieri,
non sono bastati a illuminare la
scena. Ci mancano le versioni
dei due protagonisti, la vittima
e il carnefice: Ciro Esposito,
morto dopo 53 giorni di agonia,
non ha fatto in tempo a
raccontare la sua verità agli
inquirenti, se non attraverso
una registrazione raccolta dai
suoi cari. Daniele De Santis, il
solo indagato per l'omicidio
volontario del 29enne
napoletano, non ha ancora potuto
e voluto farlo. Le sue uniche
parole su quanto avvenuto quel
pomeriggio sono ferme
all'interrogatorio di garanzia
del 7 maggio, quando biascicò
poche frasi sconnesse: "Ho
sentito vari botti, non so
quello che ho fatto, ho preso un
sacco di mazzate, non sono
andato io a Napoli, non ricordo
se ho sparato, con tutte quelle
botte...". Non è stato più
ascoltato, o forse è meglio dire
che non si è fatto più
interrogare. Né è stato ancora
fissato un nuovo appuntamento.
Con tutto il rispetto per le
gravi condizioni in cui ancora
versa nell'ospedale di Viterbo
in cui resta piantonato, non si
capisce il perché. Fatto sta
che, tra tanti elementi ancora
da chiarire, c'è quello
fondamentale in ogni indagine,
il movente: perché alle 18 circa
del 3 maggio Daniele De Santis -
pluripregiudicato, da sempre
legato all'estrema destra
romana, ma da un po' fuori dal
giro - esce dalla sua
abitazione, collocata in un
centro sportivo al civico 57/b
di viale Tor di Quinto, e a
volto scoperto comincia a
inveire e a lanciare bombe carta
contro un pullman di
normalissimi tifosi del Napoli
(famiglie, bambini, perfino un
disabile) incolonnato sul viale
in direzione dello stadio
Olimpico, dove tre ore dopo si
sarebbe giocata la finale di
Coppa Italia tra Napoli e
Fiorentina ?
Quei secondi mancanti -
È "la prima fase della dinamica
delittuosa", come sta scritto
nella relazione dei carabinieri
del Racis, l'azione ancora
immotivata ("Un agguato", per i
legali della famiglia Esposito;
"una reazione a scontri già
esplosi", la tesi degli avvocati
difensori) che innesca la
rincorsa di Ciro Esposito e dei
suoi compagni, che di corsa
attraversano la careggiata,
piombano su De Santis nel
frattempo riparato all'interno
(mentre i suoi quattro complici
sono già scappati), lo
raggiungono, Ciro lo placca e...
stop. La prima fase, su cui
grosso modo convergono
ricostruzioni dei pm, relazioni
dei periti e testimonianze (ma
non video, perché nessuno ha
ripreso questa scena), termina
qui. È su quanto accade dopo che
ci si divide. Sui secondi che
trascorrono dal "placcaggio" ai
quattro spari in rapida
sequenza: quanti ne sono passati
? Cosa è realmente accaduto
prima che De Santis impugnasse
la pistola e sparasse ? La
perizia del Racis ipotizza che
prima di sparare Gastone è stato
"sopraffatto dai suoi
aggressori", "ferito e
sanguinante", forse perfino
"accoltellato" dal gruppo di
Ciro. Il che consente ai suoi
legali di chiedere il "tentato
omicidio per i tifosi
napoletani" e ipotizzare la
"legittima difesa" per il loro
assistito. La ricostruzione dei
carabinieri si basa su due
campioni di sangue: la pozza
rilevata nel punto della
sparatoria e le tracce sulla
pistola, tutte riconducibili al
De Santis, che a quel punto,
"con le mani sporche del suo
stesso sangue, probabilmente da
terra", ha sparato. La tesi dei
pm Eugenio Albamonte e Antonino
Di Maio, confermata anche alla
luce della ricostruzione del
Racis, è un'altra e sposta il
ferimento di De Santis dalla
colluttazione (che comunque c'è
stata) alla fase successiva, la
terza, quando Gastone, dopo aver
sparato ("E da in piedi",
sostiene il medico legale
incaricato dalla Procura), viene
ripetutamente e selvaggiamente
picchiato dai napoletani tornati
sulla scena con i rinforzi
(alcuni dei quali in procinto di
essere identificati dalla Digos
e indagati per rissa e lesioni).
I pm ipotizzano che la pistola
possa essersi sporcata del
sangue che c'era a terra in
qualsiasi momento e spostano
anche le tracce ematiche
rilevate sulle mani di De Santis
alla fase successiva, perché
altrimenti - ne sono convinti -
del sangue sarebbe stato
rinvenuto anche sui guanti con
cui ha sparato. Ecco l'altro
elemento che li divide dai
periti, più propensi invece a
ipotizzare che il De Santis
avesse con sé i guanti, ma non
li indossasse.
Pronti - Insomma, se non
fosse morto un ragazzo di 29
anni, la tragedia di Tor di
Quinto avrebbe più i contorni di
un pasticciaccio brutto, anche
considerando le responsabilità
di Questore e Prefetto e la
trattativa tra Genny 'a Carogna
e Marek Hamsik. Certamente dal
24 settembre, giorno in cui
ripartirà l'incidente probatorio
davanti al gip Giacomo Ebner,
comincerà una lunga battaglia
legale, che finirà per ruotare
intorno ad una domanda: De
Santis sparò per legittima
difesa ? E, nel caso, perché non
lo raccontò subito ai pm ?
12 settembre 2014
Fonte: Gazzetta.it
Ciro Esposito il giallo
dei guanti
di Lorenzo D'albergo
Due rebus da risolvere e
il testimone chiave da ascoltare
al più presto. La procura
accelera sul caso di Ciro
Esposito, il tifoso partenopeo
ferito a morte lo scorso 3
maggio in viale di Tor di
Quinto, tre ore prima della
finale di Coppa Italia
Fiorentina-Napoli, e deceduto
dopo 53 giorni di agonia al
Gemelli. L'inchiesta, dopo la
perizia del Ris, ora ruota
intorno ai guanti di Daniele De
Santis, l'ultrà romanista che i
pm sentiranno dopo l'incidente
probatorio.
12 settembre 2014
Fonte: La Repubblica
"Ciro assalì De Santis
prima degli spari"
di Francesco Salvatore
Un ragazzo con lo
zainetto che rincorre De Santis
e gli salta addosso lo fa cadere
mentre corre nel vialetto e poi,
dopo gli spari, viene portato
via ferito. È una testimonianza
inedita quella che spunta fra le
oltre 600 pagine di perizia del
Racis: per i periti quel
ragazzo, in base al racconto,
sarebbe Ciro Esposito, il 29enne
di Scampia morto dopo essere
stato colpito dai proiettili
esplosi lo scorso 3 maggio,
prima della finale di Coppa
Italia. La versione è fornita da
una guardia giurata che si
trovava a bordo del pullman dei
supporter del Napoli preso
d'assalto da De Santis a colpi
di fumogeno. Le dichiarazioni
sono inserite dai tecnici della
scientifica dei carabinieri fra
le testimonianze utilizzate per
ricostruire gli attimi in cui ha
perso la vita Ciro. Il testimone
è l'unico a riferire del
particolare. Altre persone
presenti sul posto raccontano,
invece, tutta un'altra storia:
di aver visto "Gastone" correre
e di aver udito gli spari prima
che i tifosi del Napoli lo
raggiungessero. "La persona che
ci aveva tirato i petardi,
voltandosi verso la stradina da
dove era venuto, cercò quindi di
guadagnare una via di fuga ma la
sua corsa era particolarmente
lenta a differenza dei tifosi
che lo stavano raggiungendo -
racconta la guardia giurata il
12 maggio in questura - Tra
questi uno di loro
particolarmente agile con un
piccolo zaino a tracolla di
colore beige, con le bretelle
color arancione, riusciva a
placcarlo ed a farlo cadere a
terra". Il testimone poi
racconta che altri tifosi del
Napoli li raggiungono e dopo
10-15 secondi gli spari: "Dopo
qualche minuto di incertezza
(...) hanno trasportato per le
braccia e per le gambe una
persona ferita, che io ho
riconosciuto per il ragazzo che
correva con lo zainetto beige".
Il racconto si scontra con
quelli di altri testimoni, fra i
quali R.P. che dà una versione
opposta: "Quando siamo arrivati
a qualche metro da lui (De
Santis ndr) urlandogli di
andarsene e di lasciare stare le
persone sull'autobus questi ha
smesso di fronteggiarci ed ha
iniziato a correre verso
l'interno della stradina
inseguito. Percorsi alcuni
metri, quando questi è giunto
all'altezza di un vivaio è
caduto a terra e improvvisamente
si è rialzato girandosi verso di
noi puntandoci contro una
pistola, facendo fuoco con la
stessa ad altezza uomo
esplodendo alcuni colpi. In tale
contesto ho notato il mio amico
che so chiamarsi Ciro che si
trovava sulla mia destra che
accusava un forte dolore al
petto". Voci discordanti. Come
sono contraddittori alcuni
elementi all'interno della
perizia stessa del Racis che,
comunque, racconta di
un'aggressione ai danni di De
Santis precedente agli spari che
hanno ucciso Ciro. "È più logica
e verosimile una ricostruzione -
ha detto l'avvocato Angelo
Pisani, legale della famiglia
Esposito - che vede il De Santis
sano ed integro in grado di
mirare e sparare".
13 settembre 2014
Fonte: La Repubblica
Ciro, il giallo dei
referti le 4 coltellate a De
Santis scoperte due mesi dopo
di Lorenzo D'albergo e
Francesco Salvatore
ROMA - Quattro ferite,
quattro tagli sul corpo di
Daniele De Santis. Dopo la
perizia del Racis dei
carabinieri che ha rimescolato
le carte in mano alla procura di
Roma sulla sparatoria di viale
di Tor di Quinto dove lo scorso
3 maggio venne ferito il tifoso
napoletano Ciro Esposito, è
giallo sulle cartelle cliniche
dell'ultrà romanista indagato
per omicidio volontario e
accusato di aver ucciso il
29enne di Scampia, morto dopo
un'agonia di 53 giorni al
policlinico Gemelli. È lo stesso
ospedale dove, subito dopo gli
scontri, venne portato De
Santis. Ma nella diagnosi
stilata quella notte non si fa
alcun cenno alle quattro
coltellate inferte dai tifosi
del Napoli sul corpo dell'ultrà
romanista. A certificarne la
presenza sono stati i medici del
Belcolle di Viterbo, la terza
struttura in cui l'ultrà
romanista è stato ricoverato
dopo due mesi e in cui si trova
ancora oggi. Anche se qui c'è
un'altra stranezza: il referto
sarebbe stato compilato solo
dieci giorni fa. In procura, per
sciogliere il rebus, si attende
il deposito delle cartelle
stilate dall'ospedale in cui De
Santis lotta per non perdere la
gamba maciullata durante gli
scontri. E non è escluso che i
pm Eugenio Albamonte e Antonino
Di Maio chiedano di sentire i
chirurghi che il 3 maggio
medicarono l'ultrà romanista nel
pronto soccorso del Gemelli per
poi vederselo requisire dalla
polizia. Dopo poche ore dagli
scontri di Tor di Quinto,
infatti, De Santis viene
trasferito in una struttura
protetta per evitare il contatto
con i tifosi del Napoli, che in
massa attendono notizie su Ciro
Esposito fuori dall'ospedale di
Roma nord. Nel cuore della
notte, "Gastone" finisce al
policlinico Umberto I. Lì
l'ultrà romanista resterà fino
alla morte di Ciro Esposito. Il
25 giugno, per motivi di
sicurezza, la penitenziaria lo
porta via in sedia a rotelle e
lo trasferisce nel reparto
bunker del Belcolle di Viterbo,
dove il primario che lo ha in
cura individua le quattro
ferite. I pm non escludono che i
medici del policlinico Gemelli,
presi dal continuo arrivo di
feriti da Tor di Quinto, si
siano semplicemente dimenticati
di mettere a referto i tagli sul
corpo di De Santis. Difficile
ipotizzare un'omissione
intenzionale. I primi in
assoluto a segnalare i tagli sul
corpo di "Gastone" sono stati i
suoi legali: "Il nostro
assistito - spiegano gli
avvocati Tommaso Politi e
Michele D'Urso - è stato colpito
da quattro coltellate. Ce lo
hanno segnalato il nostro medico
e lo confermano anche i medici
del Belcolle. Lo abbiamo
comunicato noi ai periti, visto
che non ne erano a conoscenza".
In ogni caso, la procura non
sembrerebbe orientata a dare
troppo peso a ciò che potrebbe
trovare nella nuova cartella
clinica. Anche in presenza delle
ferite, il referto medico non
chiarirebbe l'esatta dinamica
dei fatti di Tor di Quinto. Il
vero nodo da sciogliere rimane
quello degli spari: i proiettili
sono stati esplosi prima che De
Santis venisse aggredito (e, a
questo punto, accoltellato) o
dopo ? Nella perizia consegnata
al gip Giacomo Ebner in vista
dell'incidente probatorio del 24
settembre, i tecnici del Racis
propendono per la prima pista.
Una tesi che ha aperto uno
spiraglio per la legittima
difesa ed è stata rafforzata dal
ritrovamento del sangue di
"Gastone" sul cappellino di Ciro
Esposito. Il legale della
famiglia del tifoso napoletano,
però, continua a raccogliere
elementi che confermerebbero la
seconda dinamica: "Stanno
emergendo troppe stranezze
controbatte l'avvocato Angelo
Pisani - per chi ha ucciso Ciro
non si può invocare
assolutamente la legittima
difesa. Abbiamo in mano il
racconto della signora Baglivo,
che era presente al momento
degli scontri. Assicura di aver
visto De Santis coinvolto in tre
scontri solo dopo gli spari".
L'unica certezza è che a ferirlo
sia stato il coltello a
serramanico trovato sul luogo
della sparatoria.
16 settembre 2014
Fonte: La Repubblica
Morte di Ciro Esposito,
spunta un terzo referto: De
Santis accoltellato ai fianchi.
E per la Procura "l'arma
era dei tifosi del Napoli"
Gli scontri dello scorso
3 maggio a Roma prima della
finale di Coppa Italia. Le
ferite dell'ultrà romanista
accusato di aver ucciso il
tifoso napoletano non erano
state rilevate al Gemelli. Ora,
dopo l'ospedale di Viterbo,
emerge che anche la struttura
sanitaria di Regina Coeli, l'8
maggio, refertò la presenza di
ferite d'arma da taglio, di
proprietà di supporter
partenopei. Rinviata la prima
udienza dell'incidente
probatorio: la madre di Ciro
abbraccia il legale di
"Gastone". Già l'8 maggio
scorso, a cinque giorni dalla
rissa scoppiata in viale Tor di
Quinto alla vigilia della finale
di Coppa Italia, la struttura
sanitaria del carcere di Regina
Coeli, dove l'ex ultrà romanista
Daniele De Santis si trovava da
24 ore per sostenere
l'interrogatorio di garanzia
davanti al gip che lo aveva
arrestato, refertò la presenza
di ferite d'arma da taglio sui
suoi fianchi. E le ferite,
scrive la Procura "sono
riconducibili dunque a un
coltello che apparteneva ai
tifosi del Napoli e furono
sottoposte ''a medicazione''
come si legge anche nel diario
clinico del carcere. Spuntano
nuove carte nelle indagini per
la morte del tifoso napoletano
Ciro Esposito. Dopo il referto
del Gemelli (che negava presenze
di ferite su De Santis, accusato
di aver sparato a morte contro
il giovane di Scampia) poi
quello dell'ospedale di Viterbo
(che invece parlava di presenza
di ferite di arma da taglio),
adesso emergono anche i verbali
dei medici di Regina Coeli che
accreditano la versione della
difesa di De Santis "costretto a
sparare perché aggredito e
ferito". Ma c'è di più: il
coltello che avrebbe ferito
l'ultrà romanista era certamente
dei supporter del Napoli, "che
presero parte alla prima delle
tre aggressioni contro Daniele
De Santis". È la stessa procura
di Roma a sostenerlo: nel capo
di imputazione relativo al
concorso nel reato di rissa,
contestato a Ciro Esposito,
Alfonso Esposito e Gennaro
Fioretti si legge infatti che i
tre tifosi partenopei "hanno
portato in luogo pubblico un
coltello a serramanico di colore
argento con manico in simil
legno". Su questo coltello,
recuperato dagli investigatori
sulla scena della rissa avvenuta
in viale Tor di Quinto, gli
esperti del Racis hanno
individuato anche la presenza di
tracce ematiche riconducibili a
De Santis. Le ferite di De
Santis però non erano state
rilevate dal personale medico
dell'ospedale Gemelli dove De
Santis era stato trasportato in
condizioni d'urgenza dai
poliziotti lo stesso pomeriggio
del 3 maggio: evidentemente la
presenza di una serie di
fratture, emerse in varie parti
del corpo a seguito di una tac,
venne ritenuta prioritaria
rispetto al resto, tanto è vero
che De Santis fu sottoposto
subito a un intervento
chirurgico a una gamba. Oltre
alle ferite d'arma da taglio, a
Regina Coeli venne rilevata
anche una grossa ferita
lacerocontusa alla fronte di De
Santis, forse riconducibile al
calcio di una pistola, per la
quale si rese necessaria
l'applicazione di alcuni punti.
Tutte queste lesioni, per la
prima volta, erano state
riscontrate dai medici
dell'ospedale Belcolle di
Viterbo il 25 giugno dove De
Santis fu trasferito per motivi
di sicurezza quando era
diventata di pubblico dominio la
notizia della morte di Ciro
Esposito. Martedì scorso i
familiari di Ciro Esposito
avevano lanciato un appello:
"Circolano fantasiosi versioni
col chiaro obiettivo di
trasformare il carnefice in
vittima ma ora diciamo basta
fango sulla morte di Ciro e odio
contro Napoli". Intanto la prima
udienza d'incidente probatorio
davanti al gip Giacomo Ebner per
l'audizione degli esperti del
Racis che hanno svolto una
perizia sulla pistola e sugli
altri reperti per capire quanto
accaduto il pomeriggio del 3
maggio scorso è stata
riaggiornata, a causa
dell'assenza di alcuni esperti,
al 3 ottobre prossimo. In aula i
genitori di Ciro, il padre
Giovanni e la madre Antonella
Leardi che, al termine
dell'udienza ha scambiato un
abbraccio con uno dei difensori
di Daniele De Santis. L'avvocato
Tommaso Politi, uno dei legali
del supporter giallorosso non ha
voluto commentare. È stata
un'udienza tecnica - ha detto la
signora Esposito - Un viaggio
inutile da Napoli ? Beh ne
abbiamo fatti tanti, non
importa. Ogni volta comunque è
sempre presente il dolore per
quanto accaduto".
24 settembre 2014
Fonte: Repubblica.it
De Santis: ferite
riscontrate in carcere. "L'arma
era dei tifosi del Napoli"
Dalla perizia del Racis
emerge che i medici del carcere
notarono i tagli ai fianchi del
romano indagato per la morte di
Ciro Esposito, mai evidenziati
dal Gemelli. La Procura: "Il
coltello apparteneva agli ultrà
partenopei".
Milano - Emergono novità
importanti dall'indagine sulla
morte di Ciro Esposito, il
tifoso del Napoli ferito da un
colpo di arma da fuoco il 3
maggio e morto dopo 50 giorni.
Nuovo referto - Le ferite di
arma da taglio riscontrate
nell'addome di Daniele De
Santis, indagato per l'omicidio
del ragazzo, erano state
riscontrate dai medici di Regina
Coeli prima ancora che ne
parlassero i medici
dell'ospedale Belcolle di
Viterbo: è quanto emerge dalla
perizia redatta dal Racis su
tutti i fatti che accaddero il 3
maggio scorso nell'imminenza
della finale di Coppa Italia
Fiorentina-Napoli. In
particolare i medici del centro
clinico del carcere di Regina
Coeli refertarono la mattina
dell'8 maggio, quando Daniele De
Santis fu trasferito al carcere,
di ferite da taglio ai fianchi
oltre ad una ferita lacero
contusa alla fronte. Le ferite
non furono invece riscontrate al
Gemelli, dove fu portato De
Santis dopo gli incidenti,
mentre solo 9 giorni fa è venuta
fuori la perizia dell'ospedale
di Viterbo che riscontrò tali
ferite il 25 giugno, quando
l'indagato fu trasferito in
seguito alla morte di Ciro
Esposito. Secondo la Procura,
inoltre, il coltello a
serramanico trovato sulla scena
della rissa scoppiata il 3
maggio in viale di Tor di Quinto
apparterrebbe al gruppo di
tifosi napoletani che prese
parte alla prima fase
dell'aggressione a Daniele De
Santis. Il dettaglio emerge dal
capo di imputazione a carico di
Ciro Esposito, Alfonso Esposito
e Gennaro Fioretti. Rinvio - Per
l'assenza di alcuni dei periti
del Racis che hanno redatto la
perizia sulla pistola e sui
reperti raccolti dagli
investigatori, è slittato al 3
ottobre l’incidente probatorio
davanti al gip. Al termine
dell'udienza la madre di Ciro
Esposito che era al Palazzo di
Giustizia per assistere all'atto
istruttorio ha abbracciato uno
dei difensori di Daniele De
Santis, l'ultrà accusato d'aver
ucciso suo figlio. "È stata
un'udienza tecnica - ha detto la
Leardi - Un viaggio inutile da
Napoli ? Ne abbiamo fatti tanti,
non importa. Ogni volta comunque
è sempre presente il dolore per
quanto accaduto".
24 settembre 2014
Fonte: Gazzetta.it
Morte Ciro Esposito,
ferite al ventre di De Santis
erano già state refertate
Le ferite di arma da
taglio riscontrate nell'addome
di Daniele De Santis erano state
riscontrate dai medici di Regina
Coeli prima ancora che ne
parlassero i medici
dell'ospedale Belcolle di
Viterbo. La circostanza emerge
oggi nell'imminenza dell'esame,
in incidente probatorio, della
perizia redatta dal Racis su
tutti i fatti che accaddero il 3
maggio scorso quando ci furono
gli scontri e i ferimenti
nell'imminenza della partita di
Coppa Italia Fiorentina-Napoli.
In particolare i medici del
centro clinico del carcere di
Regina Coeli refertarono la
mattina dell'8 maggio, quando De
Santis fu trasferito al carcere,
che il tifoso giallorosso
tragicamente protagonista degli
scontri - essendo stato lui a
sparare contro l'ultrà
napoletano Ciro Esposito che poi
morì - aveva ferite da taglio ai
fianchi oltre a una ferita
lacero contusa alla fronte. La
circostanza emerge dall'esame
della documentazione clinica
acquisita dalla Procura della
Repubblica di Roma nell'ambito
dell'inchiesta sugli scontri.
Documentazione da cui emerge che
De Santis dopo gli scontri fu
trasferito al Policlinico
Gemelli, che dopo poche ore per
motivi di sicurezza fu
trasferito al Policlinico
Umberto I e poi dopo diversi
giorni a Viterbo all'ospedale di
Belcolle. Durante il ricovero al
Gemelli i medici diagnosticarono
dopo una tac soltanto le
fratture riportate durante gli
scontri. Particolarmente grave
era quella a una caviglia che ha
richiesto un intervento
operatorio. A confermare
l'esistenza di ferite da taglio
ai fianchi furono poi i medici
dell'ospedale Belcolle quando il
25 giugno (quel giorno De Santis
venne trasferito a Viterbo per
motivi di sicurezza in seguito
alla morte di Ciro Esposito)
sottoposero a medicazione
l'ultrà giallorosso. Quanto poi
al possesso del coltello a
serramanico raccolto dagli
investigatori sul luogo della
sparatoria, è stato attribuito
dagli investigatori ai tifosi
partenopei. È quanto si legge
nel capo di imputazione che la
Procura della Repubblica di Roma
ha contestato nell'ambito
dell'inchiesta a Ciro Esposito,
Alfonso Esposito e Gennaro
Fioretti. A loro i pubblici
ministeri hanno contestato,
oltre al concorso in rissa,
d'aver portato in luogo pubblico
il coltello a serramanico di
colore argento con il manico di
simil legno. Gli accertamenti
del Racis hanno rilevato su
questo oggetto tracce ematiche
del solo De Santis. Non è
escluso che questo fatto sia tra
quelli presi oggi in
considerazione nell'incidente
probatorio che si svolgerà
davanti al gip Giacomo Ebner.
24 settembre 2014
Fonte: Adnkronos.com
OMICIDIO CIRO ESPOSITO
di Floriana Tortora
Ieri l’incidente
probatorio: Alfonso Esposito
avrebbe tentato di strappare
l’arma a De Santis.
Si è tenuto ieri a Roma,
dopo il rinvio per assenza dei
periti del 24 settembre scorso,
l’incidente probatorio sugli
scontri avvenuti a Tor di Quinto
poco prima che si giocasse la
finale di Coppa Italia tra
Fiorentina e Napoli e che hanno
poi provocato la morte, dopo
circa due mesi di agonia, di
Ciro Esposito. A sparare, sembra
ormai fuor di dubbio, fu l’ex
tifoso romanista Daniele De
Santis, ben noto alle cronache
giudiziarie romane e non solo e
più conosciuto col soprannome di
"Gastone" perché, come ci fa
notare Vincenzo Esposito, lo zio
di Ciro, costui riuscirebbe
sempre a farla franca, uscendo
"pulito" da ogni situazione
potenzialmente pericolosa per la
sua "libertà", tanto per usare
un eufemismo. Angelo Pisani,
legale della famiglia Esposito,
da noi raggiunto telefonicamente
di ritorno da Roma, si è così
espresso:
Avvocato, cosa sarebbe
emerso di rilevante
dall’incidente probatorio
tenutosi oggi al tribunale di
Roma ? "Abbiamo ascoltato i
periti e ci siamo fatti spiegare
la relazione del Racis.
Incalzati di domande, dalla
perizia a nostro avviso sono
emerse tante contraddizioni e in
più, rispetto al coltello
"trovato" per terra, non dalla
scientifica ma da altro
personale, è emerso che lo
stesso non era macchiato di
sangue ma presentava solo un
alone di macchie ematiche.
Dovranno quindi dimostrare,
ammesso che intendano ancora
sostenere la tesi che De Santis
abbia sparato solo dopo esser
stato ferito, come poteva tale
coltello causare ben 4
(invisibili) ferite e non
riportare tracce ematiche più
evidenti. La tesi difensiva che
lamentava le suddette coltellate
inizia così a vacillare, mentre
è emerso che la pistola
maneggiata dal De Santis è
l’arma che ha sparato (e poi
ucciso) Ciro".
Un Suo bilancio
complessivo su quanto accaduto
oggi in aula ? "È andato tutto
molto bene, a mio avviso. Siamo
fiduciosi sulla possibilità che
molto presto possa emergere la
verità sull’intera vicenda e sui
nomi dei complici di De Santis".
Ulteriore novità emersa
ieri alla presenza del gip
Giacomo Ebner, riguarderebbe il
tentativo, da parte di Alfonso
Esposito, di afferrare la canna
della pistola di De Santis con
l’intenzione di strappargliela.
Tale gesto giustificherebbe le
tracce trovate sull’arma e
riconducibili ad Alfonso
appunto. In udienza si è
discusso anche dei guanti usati
dal De Santis e poi ritrovati
abbandonati in terra e bagnati
all’interno del Ciak Village. Il
9 ottobre i pm Eugenio Albamonte
e Antonino Di Maio
interrogheranno invece De
Santis, ancora ricoverato presso
l’ospedale di Belcolle a
Viterbo, e che fin qui si è
avvalso della facoltà di non
rispondere.
4 ottobre 2014
Fonte:
Identitainsorgenti.com
Fax alla Procura
De Santis ammette di
aver sparato a Ciro Esposito:
"Ho avuto paura"
L'ultrà romanista,
accusato di omicidio volontario,
fornisce la sua versione dei
fatti del 3 maggio: "Ho temuto
per la mia vita".
"Sono stato coinvolto in
una rissa e ho temuto per la mia
vita, dunque ho avuto paura e ho
sparato". Per la prima volta
Daniele De Santis afferma di
avere premuto il grilletto.
L’uomo accusato di avere sparato
a Ciro Esposito lo scrive in una
ricostruzione dei fatti del 3
maggio consegnata agli
inquirenti in un fax. "Ho
sparato per paura" - De Santis,
accusato di omicidio volontario,
afferma di essere stato
coinvolto in una rissa con
alcuni tifosi del Napoli e di
avere temuto per la sua
incolumità e quindi di aver
deciso di "sparare per paura".
Nella perizia del Ris i tecnici
sostengono che De Santis fu
prima "sopraffatto dagli
aggressori" e poi sparò. A
maggio negò di aver sparato Nel
corso dell'interrogatorio di
garanzia nel maggio scorso De
Santis negò di avere sparato.
Nel testo l'ultrà romanista
spiega anche di non essere nelle
condizioni fisiche di sostenere
l'interrogatorio fissato per il
9 ottobre.
7 ottobre 2014
Fonte: Rainews.it
Ciro Esposito, parla De
Santis: "Ho sparato per paura.
Non sono un mostro"
di Davide Manlio Ruffolo
ROMA - "Ho avuto paura e
ho sparato", ma "non sono un
mostro e la verità su quanto
accaduto sta lentamente
emergendo". Questa la
confessione di Daniele De
Santis, l’ex ultras romanista
accusato di omicidio volontario
di Ciro Esposito, affidata ad un
fax inviato agli investigatori.
Due pagine per spiegare la sua
versione dei fatti e ammettere,
per la prima volta, di essere
stato lui a premere il grilletto
della 7.65 che ha ferito a morte
il 31enne tifoso napoletano.
Nella lettera, inoltre, De
Santis avrebbe spiegato di
volersi avvalere della facoltà
di non rispondere
nell’interrogatorio del 9
ottobre prossimo, programmato
all’ospedale Belcolle di Viterbo
dov’è tuttora ricoverato in
attesa di un delicato
intervento. "Non sono pronto per
affrontare l'interrogatorio",
avrebbe scritto, perché "voglio
prima risolvere i miei problemi
di salute" (rischia
l’amputazione della gamba e, in
più, sarebbe sopraggiunta
un’ischemia) e perché "ho
intenzione di riflettere su
quanto accaduto" il 3 maggio
scorso. Una decisione, quella di
non parlare, che non avrebbe
sorpreso i Pm Albamonte e Di
Maio perché la stessa scelta fu
compiuta da De Santis in
occasione dell’interrogatorio di
garanzia per il perdurare del
suo stato di shock. Per questo i
pm sono intenzionati a
presentarsi al Belcolle per
mettere a verbale quanto
affermato nel fax. La lettera,
in ultimo, si chiude con la
preoccupazione di De Santis
perché "su internet è
rintracciabile anche l’indirizzo
di casa dei miei genitori". Nel
frattempo l’indagine prosegue
con la richiesta di una
consulenza medica sulle cartelle
cliniche dell’ex tifoso
romanista e sulle 8 foto,
depositate agli atti dai legali
del tifoso, in cui sarebbero
evidenti i segni delle
coltellate.
8 ottobre 2014
Fonte: Leggo.it
Morte Ciro Esposito, De
Santis confessa: "Sparai per
paura, non sono un mostro"
In una lunga lettera
inviata agli inquirenti,
"Danielino" confessa le sue
responsabilità: "Ho sparato
perché ero spaventato". Poi la
richiesta di rinviare
l'interrogatorio per "riflettere
ancora su quanto accaduto".
ROMA - Ha confessato.
Dopo mesi di silenzio, di esami
"misteriosi" - come lo stub che
inizialmente diede esito
parzialmente negativo -, di
referti medici discordanti tra
loro sulle presunte coltellate,
è stato Daniele De Santis a
raccontare la verità. La sua. Lo
ha fatto in una lettera invitata
via fax agli inquirenti per
spiegare di non "essere ancora
pronto per l'interrogatorio" e
per ammettere, finalmente, di
essere stato lui a sparare. L'ex
ultrà giallorosso ha ricostruito
i momenti prima di quel tragico
Napoli-Fiorentina che portarono
alla morte di Ciro Esposito,
spentosi in un letto d'ospedale
quasi due mesi dopo per ferite
da arma da fuoco. Le
provocazioni, i fumogeni,
l'aggressione, gli spari. "Ho
avuto paura e ho sparato", ha
scritto "Danielino". De Santis,
accusato di omicidio volontario,
ha spiegato - nella stessa
lettera - di essere stato
coinvolto in una rissa con
alcuni tifosi del Napoli e di
aver aperto il fuoco perché
spaventato. Una versione,
questa, confermata per il
momento dalla perizia del Ris i
cui tecnici sostengono che
l'uomo fu prima "sopraffatto
dagli aggressori" e poi sparò.
Il prossimo passo dovrebbe
essere una piena confessione
davanti agli inquirenti, che lo
aspettano per giovedì nove
ottobre. Anche se a
quell'appuntamento Daniele De
Santis non dovrebbe presentarsi
perché, ha scritto agli
inquirenti, "non sono pronto" e
"voglio riflettere ulteriormente
su quanto avvenuto". Lo stesso
tifoso romanista ha poi motivato
la sua richiesta con la volontà
di "risolvere prima i miei
problemi di salute". La lettera
inviata ai pm sarebbe lunga
almeno due pagine. Una sorta di
memoriale, secondo i suoi
difensori, gli avvocati Tommaso
Politi e Michele D'Urso, che
hanno chiesto di secretare
l'atto. "Non sono un mostro e la
verità su quanto accaduto sta
emergendo" ha scritto ancora De
Santis. "Sono preoccupato - ha
aggiunto - per il fatto che su
internet è rintracciabile
l'indirizzo dei miei genitori".
La lettera è "una spiegazione
abbastanza articolata di quello
che in questo momento sta
vivendo. Il mio assistito, che è
stato di recente colpito da
ischemia, ha chiesto la massima
riservatezza della lettera", ha
sottolineato Politi.
"L'originale - hanno concluso i
legali - verrà presto messo a
disposizione degli inquirenti".
8 ottobre 2014
Fonte: Today.it
De Santis: "Disperato
per Ciro, se dico tutto scateno
la guerra"
Mamma Esposito: "Non
gli credo"
di Alessandro Catapano
L'omicida reo-confesso
del tifoso del Napoli
ricostruisce la vicenda del 3
maggio ai pm: "Mi stavano
ammazzando, non ho tirato nessun
bombone. Mi hanno messo una
città contro, ma ora la verità
sta emergendo da sola". La madre
del napoletano: "Dice bugie".
Ha scritto, sostiene di
essere stato frainteso e perciò
ora divulga tutto il contenuto
della sua lettera-memoriale,
senza omettere. Parla finalmente
Daniele De Santis, l’omicida, a
questo punto reo-confesso, di
Ciro Esposito. "Voglio dire che
è vero, alla fine i colpi li ho
esplosi io, ma senza mirare. Ero
pieno di sangue dappertutto. Mi
stavano ammazzando punto e
basta". Gastone lo scrive nella
lettera di due pagine consegnata
nei giorni scorsi ai pm di Roma
e ora resa pubblica dallo stesso
ex ultrà romanista per "fare
chiarezza".
RICOSTRUZIONE - Ecco il
suo racconto di quel pomeriggio
del 3 maggio, dall’inizio, da
quando cioè la figura di questo
omone, che i testimoni hanno
definito un "pazzo", compare
sulla scena, all’altezza del
civico 57 di viale Tor di
Quinto. "Sono uscito dalla
Boreale (il circolo sportivo,
ndr), dove vivo, per chiudere il
cancello, perché si sentiva un
casino di bomboni e fumogeni e
dentro stavano giocando i
ragazzi. Hanno detto che ho
attaccato donne e bambini, ma
non l’ho mai fatto in vita mia.
Non ho tirato nessun bombone,
quando sono uscito ho solo
raccolto un fumogeno che stava
per terra e l'ho tirato e ho
strillato al conducente del
pullman di levarsi da là quando
ho visto che c'erano già casini.
A quel punto mi hanno rincorso
in trenta o forse anche di più".
DISPERAZIONE - Una
ricostruzione inedita, che
contrasta con tutte le
testimonianze acquisite finora
dagli investigatori, secondo le
quali sarebbe stato De Santis ad
"attaccare" il pullman di tifosi
napoletani incolonnato sul
viale, provocando la reazione
del gruppo di Ciro Esposito che
passava di lì proprio in quel
momento. "Io ho provato a
scappare - prosegue il racconto
De Santis - e già di spalle mi
hanno preso a bastonate, mi
hanno dato le prime tre
coltellate e altre bastonate.
Poi ho provato a chiudere il
primo cancello ma non ci sono
riuscito. Mi sono rotto la gamba
sotto il cancello e loro hanno
continuato comunque". A quel
punto, deve aver estratto la
pistola e fatto fuoco. "Sì, ma
non volevo uccidere proprio
nessuno, però purtroppo alla
fine un ragazzo è morto e io
sono disperato per Ciro
Esposito".
ATTENZIONE - Non
chiarisce oltre, De Santis. "Non
posso farlo ora, tutte le parole
su quello che è accaduto
realmente alimenterebbero un
clima di odio e scatenerebbero
qualche altro pazzo, visto che
mi hanno messo contro una città
intera come se fosse una guerra.
Ma per fortuna la verità sta
emergendo da sola". Al momento,
però, è ancora la sua verità.
LA REPLICA - Antonella
Leardi, madre di Ciro Esposito,
ha subito replicato a De Santis:
"Dice che ha sparato perché
aveva paura, ma io non gli
credo, è una bugia. È uscito
attrezzato per fare del male.
Dice anche che è disperato per
la morte di Ciro ? Mi fa
piacere, significa che allora ha
una coscienza".
9 ottobre 2014
Fonte: Gazzetta.it
Morte Ciro Esposito,
l'ultima ricostruzione.
I pm: "De Santis sparò
prima di essere aggredito"
La procura ha
ricostruito la dinamica degli
scontri avvenuti prima della
finale di Coppa Italia, il 3
maggio scorso. Ma secondo la
perizia del Racis l'ex ultrà
giallorosso avrebbe esploso i
colpi dopo essere stato
accoltellato dai tifosi
partenopei.
Daniele De Santis, l'ex
ultrà giallorosso accusato
dell'omicidio di Ciro Esposito,
avrebbe sparato ai napoletani
che gli si avventavano contro
prima di essere ferito. Lo
sostiene la procura di Roma che
nell'incidente probatorio ha
ricostruito così la dinamica,
confutando la maxi perizia del
Racis che collocava gli spari
dopo l'aggressione. Per il Racis
De Santis sparò perché si
sentiva in pericolo ed era stato
ormai sopraffatto dagli
aggressori. Gli stessi esperti,
però, su sollecitazione della
procura, hanno dovuto tenere
conto che su quei guanti è stata
trovata una elevatissima
presenza di polvere da sparo e
non, invece, di sangue. Dunque,
De Santis li ha indossati al
momento di fare fuoco perché
braccato dagli assalitori
(contaminati anche loro dalla
polvere da sparo) e se li
sarebbe sfilati in qualche modo
dopo aver subito un'aggressione
da parte dei tifosi del Napoli,
quando è stato trascinato via e
soccorso dai proprietari del
Ciak, teatro della rissa.
Secondo quanto emerso in
udienza, la pistola di De
Santis, trovata col carrello
indietro e la canna esposta, si
sarebbe sporcata del sangue di
Alfonso Esposito, uno dei
feriti, che ha strappato l'arma
dalla mano dello sparatore dopo
l'esplosione dei colpi. Tracce
ematiche di De Santis sono state
invece trovate sul calcio della
pistola e sono legate alla
ferita che l'indagato ha
riportato sulla fronte. Quanto
alla pozza di sangue sempre
attribuibile a De Santis, gli
esperti del Racis, inizialmente
convinti che fosse spiegabile
con le coltellate, non hanno
escluso che possa avere un nesso
con la grave ferita alla gamba
riportata. La procura, infatti,
ritiene che De Santis abbia
subito soltanto 4-5 innocue
"puncicate" al gluteo sinistro
come refertato, in un secondo
certificato, all'ospedale
Gemelli la sera stessa del suo
ingresso al pronto soccorso.
Nessuna lesione, dunque, ai
fianchi o all'addome, come vanno
sostenendo i difensori
dell'arrestato. I difensori dei
tifosi del Napoli, indagati per
rissa, hanno sollevato al gip
un'eccezione per sostenere che
venga disposta un'integrazione
alla perizia nella parte
ricostruttiva dell'accaduto. La
procura ha espresso parere
negativo e una decisione del gip
è attesa per il 21 ottobre
prossimo.
13 ottobre 2014
Fonte:
Roma.repubblica.it
Morte Ciro Esposito,
chiuso l'incidente probatorio
I difensori di De
Santis: "Il nostro cliente fu
aggredito". L'avvocato del
tifoso napoletano: "La perizia
non spiega nulla".
Il giudice dell'indagine
preliminare Giacomo Ebner ha
dichiarato concluso l'incidente
probatorio disposto per
esaminare la perizia del Racis
sugli incidenti accaduti il 3
maggio scorso in margine
all'incontro Fiorentina-Napoli
di Coppa Italia. Nell'udienza di
oggi il giudice ha esaminato
respingendola la richiesta
dell'avvocato Angelo Pisani che
rappresenta la famiglia di Ciro
Esposito il quale aveva chiesto
un supplemento di perizia
riguardante la condizioni di
Daniele De Santis, l'ultrà
giallorosso che sparò contro i
tifosi del Napoli e provocò la
morte di Ciro Esposito. Di
conseguenza l'atto istruttorio è
stato dichiarato concluso.
Secondo Pisani la perizia "non
serve a nulla. È stato un
incidente probatorio quello
compiutosi oggi che spiega
niente della dinamica dei fatti
che è invece chiara per quanto
riguarda Daniele De Santis: ha
sparato contro i tifosi del
Napoli e ha provocato la morte
di Ciro Esposito". Secondo il
penalista "il giudice Ebner ha
respinto le richieste ma avremo
modo di chiarire nel processo
quella che è la nostra versione
dei fatti". Diverso invece è il
commento dei difensori di
Daniele De Santis i quali hanno
dichiarato: "Siamo molto
soddisfatti dei risultati della
perizia. Stando così le cose
bisogna chiarire che quel 3
maggio il nostro cliente fu
aggredito. In seguito al suo
ferimento furono esplosi dei
colpi di pistola ed Esposito
perse la vita".
21 ottobre 2014
Fonte:
Napoli.repubblica.it
Nell'inchiesta "Mafia
capitale" forse la verità sulla
morte di Ciro Esposito
I difensori del tifoso
napoletano assassinato chiedono
l'acquisizione delle
intercettazioni: "Contatti tra
Carminati e ultrà della Roma".
Un'istanza per
l'acquisizione delle
intercettazioni dell'inchiesta
romana "Mafia capitale",
riguardanti, in particolare, i
contatti tra Massimo Carminati e
soggetti appartenenti alla
tifoseria della Roma, ritenuti
suoi fiancheggiatori, è stata
inoltrata al sostituto
procuratore della Repubblica di
Roma Eugenio Albamonte dagli
avvocati Angelo e Sergio Pisani,
difensori di Ciro Esposito, il
tifoso del Napoli ferito a morte
prima della scorsa finale di
Coppa Italia e morto dopo 53
giorni in ospedale. Gli avvocati
chiedono che il magistrato
disponga l'acquisizione, dal
fascicolo sul procedimento
"Mafia capitale", di tutte le
intercettazioni intercorse nei
giorni precedenti e successivi
ai fatti dell'Olimpico "tra
Carminati ed i soggetti
appartenenti alla tifoseria
della Roma ritenuti suoi
fiancheggiatori". È notoria -
spiegano infatti i legali -
l'appartenenza del De Santis sia
alle frange più violente della
tifoseria, sia agli ambienti di
estrema destra". Inoltre,
proseguono gli avvocati,
"proprio per tale motivo non si
esclude che i fatti per cui si
procede possano essere stati
commentati con dovizia di
particolari da soggetti
"attenzionati" sia nella fase di
preparazione che nei momenti
successivi ai noti eventi che
videro coinvolto il povero Ciro
Esposito". "In caso di esito
positivo - concludono gli
avvocati Pisani - si
acquisirebbero importanti spunti
investigativi, soprattutto al
fine di identificare i complici
di De Santis. Così finalmente
dalle intercettazioni potrebbe
emergere la verità sulla morte
di Ciro".
16 dicembre 2014
Fonte:
Napoli.repubblica.it
Morte di Ciro, chiuse le
indagini: ipotesi di omicidio
volontario per De Santis
di Alessandro Catapano
Dopo 11 mesi
d'inchiesta, "Gastone" è
indagato per omicidio
volontario, porto abusivo d’arma
da fuoco, rissa aggravata,
lesioni e lancio di materiale
pirotecnico. Negli atti finali
non c’è traccia delle altre 4
persone che con De Santis
aggredirono il pullman
napoletano.
Milano - Ci sono voluti
quasi 11 mesi per chiudere le
indagini sui fatti tragici di
Tor di Quinto, che lasciarono a
terra il 29enne napoletano Ciro
Esposito, morto dopo 53 giorni
di agonia. Il tempo necessario
per chi ha dovuto barcamenarsi
tra testimoni silenti, perizie
complicate e prove
insufficienti. Testimonianza ne
è la sparizione dall’avviso di
chiusura indagini inviato ieri
dai pm Eugenio Albamonte e
Antonino Di Maio dei 4 elementi,
presumibilmente romanisti,
vestiti di nero e coperti da
caschi integrali che avrebbero
sostenuto l’azione aggressiva di
Daniele De Santis nei confronti
del pullman di tifosi
napoletani, innescando la miccia
poi degenerata in rissa e
sparatoria. La posizione di quei
4 è "momentaneamente
accantonata", spiegano dalla
Procura, perché gli elementi
raccolti sono insufficienti.
Bastano, invece, quelli
riscontrati a carico di De
Santis perché "Gastone", ancora
detenuto nell’infermeria di
Regina Coeli, risulti indagato
per omicidio volontario, porto
abusivo d’arma da fuoco, rissa
aggravata, lesioni e lancio di
materiale pirotecnico. Mentre a
Gennaro Fioretti e Alfonso
Esposito, i compagni di Ciro
feriti dagli spari, la Procura
contesta la rissa aggravata e le
lesioni, che sarebbero state
inferte (anche con un’arma da
taglio) a De Santis.
E le coltellate ? - Sono
gli unici tre indagati per cui i
pm nel giro di un paio di
settimane chiederanno il rinvio
a giudizio. Sulla chiusura delle
indagini l’avvocato Tommaso
Politi, difensore di "Gastone",
che ha ammesso di aver sparato,
afferma che "era quello che ci
aspettavamo, ma è importante che
sia stato riconosciuto che De
Santis è stato oggetto, a sua
volta, di una aggressione
brutale. Faremo chiarezza al
processo, ma va messo in risalto
come la Procura abbia
riconosciuto che è stato
raggiunto da alcune coltellate".
Il Gup dovrà cominciare a
chiarire quando sono arrivate. E
questo, probabilmente, sarà lo
snodo principale del processo.
24 marzo 2015
Fonte: Gazzetta.it
Ciro, la Procura chiude
l'inchiesta: De Santis verso il
processo
Gli scontri del 3 maggio
scorso tra tifosi diretti allo
stadio Olimpico per la finale di
Coppa Italia.
"Vi ammazzo tutti, vi
faccio saltare in aria, scendete
giù", gridava Daniele De Santis
detto Gastone il 3 maggio
scorso, al passaggio
dell'autobus che trasportava 80
tifosi del Napoli, fra cui
donne, bambini e un disabile,
diretti allo stadio Olimpico per
assistere alla finale di Coppa
Italia. In quel momento, l'ultrà
della Roma era in possesso di un
"numero imprecisato di bombe
carta, certamente più di tre",
lanciate all'indirizzo del
pullman. Comincia così, il
pomeriggio d'inferno costato la
vita al giovane sostenitore del
Napoli, Ciro Esposito, ferito a
colpi di pistola e morto il
successivo 25 giugno in
ospedale. La Procura di Roma ha
chiuso l'inchiesta contestando a
De Santis l'accusa di omicidio
aggravato dai futili motivi,
vale a dire l'aver "agito per
ragioni di rivalità calcistica".
A Gastone viene contestato anche
il reato di lesioni nei
confronti di altri due tifosi
del Napoli, Alfonso Esposito e
Gennaro Fioretti, colpiti
durante la sparatoria dai
proiettili della pistola
semiautomatica Benelli impugnata
da De Santis. Esposito e
Fioretti devono rispondere
invece di rissa in concorso con
l'ultrà della Roma e di lesioni
personali ai suoi danni. Gastone
infatti fu colpito con calci,
pugni e da una "possibile arma
da taglio", riportando varie
fratture e lesioni, compreso uno
sfregio permanente al volto e un
indebolimento della funzione
deambulatoria. La parola passa
ora alla difesa degli indagati,
che ha venti giorni di tempo per
chiedere interrogatori, porre
supplementi d'indagine o
depositare memorie. L'avvocato
Tommaso Politi, difensore di
Gastone, commenta: "Era quello
che ci aspettavamo, ma è
importante che sia stato
riconosciuto che De Santis è
stato oggetto, a sua volta, di
una aggressione brutale. Faremo
chiarezza al processo - conclude
Politi - ma va messo in risalto
come la Procura abbia
riconosciuto che in quelle fasi
drammatiche il mio assistito è
stato raggiunto da alcune
coltellate come da noi detto fin
dal primo momento". L'avvocato
Angelo Pisani che assiste la
famiglia Esposito con gli
avvocati Damiano De Rosa e
Sergio Pisani, argomenta: "La
chiusura delle indagini è un
passo importante e determinante
per lo sviluppo della vicenda e
per assicurare giustizia alla
famiglia dell'eroico tifoso
azzurro, alla città di Napoli ed
allo sport del calcio. Siamo
sempre stati fiduciosi
nell'operato della magistratura.
Restiamo fermamente convinti che
il pestaggio dell'indagato sia
successivo - logicamente e
cronologicamente - alla sua
folle azione omicida ed alla
precedente aggressione sferrata
all'autobus di tifosi indifesi".
(d. d. p.)
24 marzo 2015
Fonte: La Repubblica
Chiusa l'inchiesta
Prima di sparare De
Santis fu aggredito
ROMA - De Santis fece
fuoco in direzione dei tifosi
del Napoli solamente dopo essere
stato raggiunto da alcune
coltellate all'addome,
"sopraffatto dagli aggressori".
È questo il passaggio chiave
della perizia conclusiva
dell'indagine della procura di
Roma sui fatti del 3 maggio
dell'anno scorso quando, prima
della finale di Coppa Italia tra
Napoli e Fiorentina, De Santis,
noto alle forze dell'ordine con
il nome di "Gastone", ferì con
un colpo di pistola il tifoso
napoletano Ciro Esposito, morto
dopo 53 giorni di agonia. De
Santis, per il quale è pronta la
richiesta di rinvio a giudizio,
è oggi accusato dalla procura di
omicidio volontario, rissa
aggravata e porto abusivo
d'armi. Insieme a lui, però, con
ogni probabilità la procura
chiederà di processare anche i
tifosi napoletani Gennaro
Fioretti e Alfonso Esposito per
il reato di rissa aggravata.
Stralciate, invece, le posizioni
di quattro persone (durante lo
svolgimento dei fatti avevano
indosso caschi integrali) che
avevano partecipato al fianco di
De Santis alla rissa e a quella
sorta di blitz violento per le
strade del quartiere Tor di
Quinto che l'aveva preceduta. De
Santis e i suoi complici
innescarono infatti la rissa
lanciando petardi contro il
pullman dei tifosi napoletani
che si dirigeva verso l'area di
parcheggio. "È importante che
sia stato riconosciuto che De
Santis è stato oggetto, a sua
volta, di una aggressione
brutale", ha commentato
l'avvocato di "Gastone" Tommaso
Politi. "Faremo chiarezza al
processo conclude Politi ma va
messo in risalto come la procura
abbia riconosciuto che in quelle
fasi drammatiche il mio
assistito è stato raggiunto da
alcune coltellate come da noi
detto fin dal primo momento".
24 marzo 2015
Fonte: La Repubblica
Omicidio Esposito
chiesto processo per De Santis
di Francesco Salvatore
Chiusa l'inchiesta sulla
morte di Ciro Esposito e sui
disordini che ne hanno fatto da
cornice alla partita di Coppa
Italia fra Napoli e Fiorentina
del 3 maggio dello scorso anno.
Verso il processo l'ultrà della
Roma Daniele De Santis, accusato
dai pm Eugenio Albamonte e
Antonino Di Maio dell'omicidio
del 29enne di Scampia con
l'aggravante dei futili motivi:
la rivalità calcistica.
Contestate anche le lesioni nei
confronti di altri due tifosi
napoletani: Alfonso Esposito e
Gennaro Fioretti. Questi ultimi
due, a loro volta, sono accusati
di concorso in rissa aggravata e
del ferimento di De Santis.
"Importante che sia stato
riconosciuto che De Santis è
stato oggetto di una aggressione
brutale" commenta il suo
avvocato Tommaso Politi.
24 marzo 2015
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Gazzetta.it
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