Tifoso ferito,
condizioni restano critiche.
La madre: "Chiedo
giustizia per mio figlio"
5 mag - Notte stabile
per Ciro Esposito, ricoverato al
policlinico Gemelli di Roma,
dopo gli scontri avvenuti in
occasione della finale di Coppa
Italia nei pressi dello stadio
Olimpico della Capitale. A
quanto si apprende il decorso
post operatorio di chirurgia
vertebrale è regolare, ma le
condizioni del paziente
rimangono critiche e quindi la
prognosi resta riservata. I
PARENTI DEL TIFOSO - Antonella
Leardi, madre del tifoso, lancia
un appello: "Io adesso chiedo
giustizia e tutela, voglio
qualcuno che tuteli mio figlio.
Ho saputo che mio figlio è
piantonato - ha detto - inoltre
ci è stato richiesto di non
fargli visita. Ma il primario si
è opposto dicendo che almeno i
genitori dovevano vederlo. Non
so per cosa, ma so che mio
figlio è indagato. Le condizioni
- ha concluso la mamma di Ciro -
sono stazionarie, per ora la
situazione è ancora molto
critica". "E’ talmente palese
che noi siamo le vittime, dopo
l’appello della mamma di Ciro si
sono presentati numerosi
avvocati per tutelarlo, anche da
Scampia", ha detto Eduardo
Esposito, lo zio di Ciro. "In
Italia non esiste la prevenzione
- ha aggiunto - questo episodio
si poteva prevenire, si poteva
prendere questo personaggio e
fermarlo prima della partita,
visto che ha precedenti
specifici".
5 maggio 2014
Fonte: Adnkronos
© Fotografia:
Repubblica.it
Antonella Leardi, madre
di Ciro Esposito, ringrazia
i tifosi della Lazio:
"Ci hanno pagato due notti in
albergo"
di Luigi Caputo
Ridotto in fin di vita
dai romanisti, aiutato dai
laziali. Alla fine anche la
solidarietà rientra nella
rivalità ultras. Così il derby
della Capitale si sposta dal
campo a una stanza d'ospedale.
Ad assistere la famiglia di Ciro
Esposito ci pensano gli
antagonisti degli ultras
giallorossi: "I tifosi della
Lazio ci hanno pagato due notti
in albergo - ha dichiarato la
madre del giovane ricoverato in
ospedale - Adesso credo che
qualcun altro di loro provvederà
anche per altre notti, ci stanno
cercando un piccolo
appartamento. Io non voglio
niente, magari solo dove
dormire". Nelle ultime ore la
famiglia Esposito ha ricevuto
l'assistenza anche di altre
persone. Nella notte al tifoso
del Napoli è giunta la
comunicazione d'arresto per
rissa. La madre del giovane
Antonella Leardi aveva ammesso
di non avere le risorse
economiche per permettersi un
avvocato. L'avvocato Angelo
Pisani, che ha difeso Maradona
nel processo Equitalia, si è
così offerto gratuitamente: "La
questura ci ha confermato che
Ciro è un bravissimo ragazzo e
chi lo conosce sa che lavora
dalla mattina alla sera e che ha
i calli alle mani per il
lavaggio delle auto - ha
dichiarato il legale - La mamma
di questo ragazzo è l'esempio
più bello che Napoli possa
avere, è una donna splendida".
Pisani ha poi aggiunto che
informerà Maradona della
vicenda, "e sicuramente sarà
molto dispiaciuto per quanto
accaduto a Ciro". Intanto
Vincenzo Esposito, zio di Ciro
Esposito, attacca i magistrati
per la decisione di arrestarlo e
farlo piantonare in ospedale:
"Dato che viene da Scampia è
considerato un criminale ed è
stato arrestato. Ora voglio che
mio nipote stia bene, poi
difenderò l'onore di Ciro e dei
napoletani. Non è possibile che
i napoletani siano considerati
camorristi.
5 maggio 2014
Fonte: Huffingtonpost.it
© Fotografia:
Spazionapoli.it
Scampia prega per Ciro
"Altro che camorrista è
finito in un tranello"
di Irene De Arcangelis
"Camorra ? Se Ciro fosse
stato un camorrista, le cose non
sarebbero andate così. Un
camorrista, uno violento, non
finisce in una trappola di cui
non conosce neanche l'esistenza.
La verità è che la Scampia di
tutti i giorni, quella onesta, è
e sarà sempre schiacciata sotto
il marchio della camorra e della
delinquenza". Alza un braccio
come a mandare a quel paese chi
cerca di fermarlo e tira via, il
vicino di casa di Ciro. È lui a
parlare. Arrabbiato come tanti
altri, come gli amici e come
quelli che gli scrivono su
Facebook. Ciro, gridano, non ha
nulla a che fare con la camorra,
eppure l'aggressione e quel
colpo di pistola cadono quasi in
secondo piano rispetto alle
scene viste in tv: un altro
ultrà (figlio di un boss) a
cavalcioni di una barriera e di
fronte a lui l'impaurito
capitano della squadra del
cuore. E alla fine è Napoli, è
Scampia, ad uscirne malissimo. A
Scampia, intanto, c'è gente
"normale" che fa capannello
all'autolavaggio della famiglia
Esposito, in via Ghisleri: tutti
chiedono notizie. I suoi
colleghi, quelli che lavorano
con lui fianco a fianco
all'autolavaggio, hanno voglia
di sfogarsi. "Prima ci hanno
detto che era uno "scissionista"
dello sport - dicono alludendo
all'espressione malavitosa - poi
che era un delinquente. Subito
lo hanno etichettato... Hanno
visto il posto... Scampia,
certo... Ma questo è il luogo
dove Ciro lavora tutti i giorni,
compreso il sabato e la
domenica... Ogni giorno finisce
di lavorare, posa la "pezza" e
corre allo stadio cinque minuti
prima della partita. Anche i
presidenti delle due squadre la
notizia ce l'hanno data dopo...
Hanno minimizzato per far
giocare la partita... Devono
vergognarsi". Ciro, insomma, un
onesto lavoratore con due sogni:
sposare la fidanzata Simona e
poi il Napoli. "Ma la fidanzata
non era a Roma - racconta
Gaetano, uno degli amici,
testimone di quei momenti
drammatici - Ero a duecento
metri di distanza, ma qualcuno
dei nostri che si trovava in
un'altra auto aveva intuito
l'agguato. Ci siamo telefonati
da una macchina all'altra per
avvertire di stare attenti agli
ultras romanisti. Purtroppo,
Ciro ci è finito in mezzo".
Gaetano ha un negozio di
parrucchiere al Vomero, in via
Suarez. Lì ha fondato il club
"Gli squali", aperto ai tifosi
di ogni squadra. "Ci divertiamo,
mangiamo qualcosa in compagnia e
naturalmente si guarda tutti
insieme la partita - spiega - E
poi a Roma è successo quello che
è successo. È stato un agguato
premeditato, siamo stati
accerchiati...". I tanti amici
di Ciro attendono notizie da
Roma, stanno pensando di
organizzare una manifestazione
contro il tifo violento. E
intanto si sfogano su Facebook,
postano messaggi e pregano. Il
ragazzo ferito è iscritto ad
otto gruppi, molti dei quali di
tifosi del Napoli. C'è anche
quello "Anti De Laurentiis", con
una grande foto del presidente
della squadra truccato da clown.
Polemico, sì: ma nulla di
violento o provocatorio. Da
"RadioSca": "Preghiamo per
Ciro". Da "Parco Corto Maltese":
"Tieni duro Ciro. Ammainate le
bandiere un figlio di Scampia e
di un padre esemplare si trova
in gravi condizioni". Il
comitato Vele Scampia con uno
striscione virtuale: "Tutti i
tifosi e la gente per bene di
Scampia ti aspettano, forza
Ciro". Ciro figlio di un padre
esemplare (infermiere che ha
messo i soldi da parte per
aprire l'autolavaggio e
sistemare i figli) e gli altri
familiari. Lo zio Enzo, che si è
precipitato a Roma, in ospedale.
Ex sindacalista Fiom-Cgil, un
altro fratello ex consigliere di
quartiere. "Il padre di Ciro ha
messo su l'unico autolavaggio
con le carte in regola di
Scampia - spiega zio Enzo -
grazie a un progetto di recupero
dei sottopassi dell'epoca di
Bassolino. Non abbiamo mai avuto
problemi con nessuno, siamo
onesti lavoratori, abbiamo
sempre rispettato la legge. Ma
poi da Napoli telefono in
Questura a Roma e mi rispondono
"Non siamo tenuti a dare
informazioni". Ci precipitiamo
qui e quelle informazioni le
stiamo ancora aspettando. Tutto
quello che abbiamo saputo è che
Ciro è rimasto a terra per oltre
un'ora ad aspettare l'ambulanza
ed è per questo che le sue
condizioni si sono aggravate
tanto. A soccorrerlo c'era anche
quel capo ultrà, Genny non so
cosa. E alla fine la notizia
diventa il capo ultrà e Napoli
camorrista. E chi ha sparato sta
nello stesso ospedale e la
Questura dice che si tratta di
episodi estranei al tifo ma
intanto tratta con i tifosi: la
cosa più importante è la
partita. Ma che incubo è questo
?".
5 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Ansa.it
"Siamo di Scampia e
siamo onesti"
di Irene De Arcangelis
"Non ho parole, per me è
una mostruosità quella che ha
fatto. Ma nel mio cuore già l'ho
perdonato. No, non lo odio.
Siamo tutti fratelli d'Italia,
perché dovrei odiarlo ?". Le
prime parole di Antonella
Leardi, mamma di Ciro Esposito,
il tifoso del Napoli ferito a
colpi di pistola sabato sera a
Roma prima della finale di Coppa
Italia, sono di perdono per
l'ultrà romanista che ha sparato
al figlio. "Ciro è un ragazzo
fantastico, che ama la vita e il
Napoli. Siamo gente onesta di
Scampia, sono orgogliosa di
dirlo e di esserlo. Sono madre
di tre lavoratori, tre ragazzi
per bene, non mafiosi. Mio
figlio non è un camorrista e non
è un rapinatore". Da due giorni,
Antonella aspetta notizie
dall'ospedale in cui è
ricoverato Ciro. Le sue parole
rimbalzano fino alle strade di
Scampia, semideserte nella
domenica mattina.
5 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
Ciro Esposito rischia la
paraplegia, lo conferma il Dott.
Sabetta, colui che l'ha salvato
Il primo passaggio per
Ciro Esposito è stato al Pronto
Soccorso dell'Ospedale San
Pietro, dove lo hanno
letteralmente "resuscitato". Ha
operato l'equipe composta dai
chirurghi Gabriele Valenti,
Alessandro Testa ed Emilio
Gentile con gli anestesisti
Valentina Fabbrini e Mauro
Toncelli, il primo a soccorrere
il ragazzo. Ad intervento
riuscito la gioia si è sciolta
in un abbraccio dell'equipe. Il
professor Francesco Sabetta è il
direttore del Dipartimento di
emergenza dell'ospedale San
Pietro e ha rilasciato
un'intervista al Corriere dello
Sport: Professore, ci racconta
che ore sono state ? Il ragazzo
è arrivato in choc ipovolemico
da emorragia. Il cuore era
fermo. Lo abbiamo dovuto
rianimare e poi stabilizzare
prima di procedere alla TAC per
capire che non c'erano danni ai
grandi vasi e al cuore". Che
intervento è stato fatto ? "Il
colpo è entrato dal pettorale di
destra, ha perforato il polmone
e ha frantumato la quinta
vertebra dorsale creando le
preoccupazioni maggiori per il
midollo. Nel torace c'erano
quasi tre litri di sangue,
sarebbe morto di emorragia. È
stata chiusa la breccia, poi il
paziente è stato drenato su
entrambi i polmoni e trasfuso".
Teme per esiti di paraplegia ?
"La natura può fare cose
incredibili. Per esempio, il
pallavolista Kirk Kilgour per
una lesione minima è rimasto
paralizzato. Ecco, quel
proiettile può aver fatto grossi
danni. Ma noi tifiamo per il
ragazzo: la giovane età e la
fibra forte hanno già fatto
miracoli nel suo caso".
5 maggio 2014
Fonte: Calcionapoli24.it
© Fotografia:
Secoloditalia.it
De Magistris: "È
surreale arrestare ragazzo
intubato". Avvocati: "Difesa
gratis"
di Roberto Fuccillo
"La priorità ora - dice
il sindaco - non è l'arresto, ma
le condizioni di salute di Ciro
Esposito". Sentimento di
sconcerto che corre eccome, in
città. Fino agli avvocati che
già si offrono gratis per
difendere Ciro. Si muove in tal
senso l'associazione "Sos
diritti" per bocca dell'avvocato
Carmen Posillipo, la stessa che
ha difeso ad esempio Rosaria
Aprea, la giovane miss casertana
violentemente picchiata dal suo
fidanzato. Stessa disponibilità
da parte di Sergio e Angelo
Pisani (quest'ultimo anche
presidente della Municipalità in
cui risiedono gli Esposito), che
accolgono un invito formulato
dagli zii del ragazzo ferito. I
due Pisani hanno anche
mobilitato un medico legale. La
mobilitazione per Ciro Esposito
non vuole però essere una
lettura facile dei fatti. "Al di
là delle dinamiche
dell'incidente, che saranno
ricostruite dalla magistratura -
aggiunge de Magistris - una
rissa o un tentato omicidio
fuori dallo stadio è
inaccettabile. Seguiremo con
attenzione questa vicenda, ma
adesso Ciro ha bisogno di un
medico più che di un avvocato.
Poi si affronterà l'aspetto
giuridico". Di sicuro non deve
andarci di mezzo la città, forse
mediaticamente sovraesposta
dalla vicenda di Genny ‘a
carogna. "Non ci sto - dice il
sindaco - a far passare Napoli
come città colpevole di quanto
sta accadendo". C'era anche lui
all'Olimpico, ha vissuto tutta
l'incertezza sulle notizie che
arrivavano, il suo riassunto è
che "Napoli ha un ferito grave,
è stata violentata, anche
durante il silenzio dei suoi
tifosi, da cori non certo
positivi nei confronti della
nostra città, per usare un
eufemismo". Il sindaco critica
anche i "comportamenti
sbagliati" di parte napoletana,
fra cui le bombe carta tirate in
campo, ma la richiesta di sapere
"se a Roma è filato veramente
tutto liscio o se qualcosa non
ha funzionato sotto il profilo
dell'ordine pubblico sottende il
bisogno di riconoscere a Napoli
il ruolo di parte lesa, non di
colpevole. Non deve cadere su
Napoli una vergogna generale. Si
spiega così anche lo sfogo di
don Tonino Palmese, vicario
episcopale dell'Arcidiocesi di
Napoli: "Sono molto arrabbiato.
Perché si insiste a dire che non
c'è stata trattativa. È stato
allora un dialogo
interconfessionale ?". È quasi
uno strappo istituzionale quello
di Palmese: "Di fronte a
un'Italia che tratta con il
criminale di turno, penso sia
meglio parlare di un'altra
Repubblica. Che tristezza
pensare che c'è un Papa che
esalta l'importanza del gioco e
poi c'è una disattenzione verso
le tante persone che vanno lì
per divertirsi". Infine "non
isoliamo Napoli, può essere
pericoloso - avverte il
presidente della Provincia
Antonio Pentangelo - La reazione
dei più deboli potrà anche
essere quella di rifugiarsi in
chi è pronto ad approfittare di
tali fratture". Mobilitazione
che infine si fa frontista: "Si
sta facendo strada una
pericolosa deriva
anti-napoletana - dice
Pentangelo - eppure per un anno
intero negli stadi di tutta
Italia si è inneggiato al
Vesuvio sterminatore, ed a Roma
sono stati feriti con colpi di
arma da fuoco proprio i
supporters napoletani".
6 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Mediagol.it
PARLA PISANI
L'avvocato di Ciro
Esposito: nessun arresto
notificato
di Gabriella Martini
Fino ad ora, nonostante
sia piantonato in ospedale da
agenti, per Ciro Esposito non è
arrivato nessun avviso di
garanzia né mandato di cattura.
Lo fanno sapere gli avvocati
Sergio e Angelo Pisani che, con
la piena e gratuita
disponibilità di patrocinio alla
famiglia Esposito anche della
Camera Penale partenopea e di
altri professionisti italiani,
hanno assunto la difesa del
tifoso napoletano sparato da un
romanista, che tuttora è
incosciente ed in pericolo di
vita dopo gli scontri
pre-partita di Coppa Italia. "Ci
auguriamo anzi - spiega Pisani,
che in qualità di presidente
della Ottava Municipalità di
Napoli, di cui fa parte Scampia,
ha portato alla famiglia della
vittima anche la solidarietà del
quartiere - che i due esponenti
delle forze dell’ordine siano
stati inviati in ospedale a
piantonare Ciro più per tutelare
la sua incolumità da eventuali,
ulteriori attacchi di altri
malintenzionati e folli. Del
resto - aggiunge l’avvocato - il
giovane colpito quasi a morte
muove a stento le palpebre e
versa tuttora in condizioni
molto gravi. Non si comprende
quindi in che modo potrebbero
scattare esigenze cautelari
connesse a pericolo di fuga,
inquinamento prove o di
reiterazione del reato per un
soggetto incosciente e speriamo
che la madre ed il padre pensino
solo alla salute del figlio non
ad altro". In ogni caso, come
giusto e doveroso "rispetteremo
qualsiasi iniziativa e decisione
della magistratura ed una volta
esaminati gli atti tuteleremo la
posizione di Ciro Esposito nelle
sedi competenti, se sarà
necessario, con tutte le
opportune consulenze tecniche e
indagini difensive previste
dalla legge. Ricordiamo poi che
a volte alcuni provvedimenti
della A.G. possono essere anche
a tutela delle parti o degli
indagati". Per Pisani, inoltre,
"va apprezzata l’iniziativa di
due associazioni di tifosi della
Lazio, come di cittadini romani
e del club Roma azzurri, che
hanno messo a disposizione dei
familiari le strutture
logistiche ed il vitto perché
possano restare accanto al
ragazzo in un momento così
drammatico. Ora ci attendiamo
perciò anche dal sindaco di
Napoli Luigi de Magistris e dal
presidente del Napoli Aurelio de
Laurentiis un segnale di
intervento e sostegno per le
necessità del caso. Sono sicuro
che tali iniziative arriveranno
presto e sarebbe un bel gesto
verso una famiglia di lavoratori
onesti di Scampia e,
soprattutto, nei confronti una
madre che, pur così duramente
provata, ha già perdonato
l’aggressore di suo figlio. E
questo sarebbe anche un modo per
unirsi a noi nel "tifo" più
grande: quello per la vita di
Ciro, perché possa superare e
vincere la sua battaglia più
difficile". Attualmente la
famiglia di Ciro Esposito è in
realtà all’Hotel Bella Mbriana
di Roma, ospite di Pino
Smiraglia e grazie anche
all’interessamento di Mariano
Palumbo e dell’avvocato Rocco
Bruno Condoleo, che pure
dovrebbe affiancare Pisani nel
gratuito patrocinio. Che, in
verità, sono tutti partenopei
doc. Ps: Aggiornamento delle ore
23. Pare che le condizioni di
Ciro Esposito si siano aggravate
in tarda serata per sopraggiunte
difficoltà renali e intestinali.
La famiglia è stata convocata
urgentemente per le condizioni
di Ciro resesi critiche. Se
siete credenti, pregate per lui.
Se non lo siete, indirizzategli
tutta la vostra energia
positiva. FORZA CIRO, NON
MOLLARE !
5 maggio 2014
Fonte:
Identitainsorgenti.com
TIFO VIOLENTO
Si aggrava l'ultrà
napoletano ferito, ma a sparare
non è stato "Gastone"
Alla partita
Napoli-Cagliari di stasera al
San Paolo Gennaro De Tommaso,
ormai noto come Genny 'a
carogna, leader del gruppo di
tifosi che si riconosce sotto la
sigla Mastiff e uomo della
presunta trattativa tra lo Stato
e gli ultrà del Napoli
all'Olimpico, non ci sarà. Il
questore di Napoli Guido Marino
ha firmato un provvedimento di
daspo per 5 anni. De Tommaso era
stato destinatario già in
passato di analogo
provvedimento, rispetto al quale
aveva fatto ricorso vincendolo.
Operato ancora Esposito -
Intanto un problema ischemico
derivante da un arresto cardiaco
ha costretto i medici del
Gemelli di Roma ad operare di
nuovo Ciro Esposito, il tifoso
del Napoli ferito a colpi di
arma da fuoco prima della finale
di Coppa Italia. "La situazione
è seria", ha detto la madre,
Antonella Leardi raccontando
dell'intervento di urgenza di
questa notte durante la quale
sono stati rimossi due
centimetri di colon del figlio.
La donna, visibilmente turbata
da questo aggravarsi delle
condizioni di Ciro, attraverso i
giornalisti che da sabato
stazionano al Policlinico, ha
poi lanciato dure accuse al
governo. "Non ha speso una
parola per Ciro", ha tuonato.
"Stanno discriminando i
napoletani, altrimenti avrebbero
speso una parola in più per chi,
come noi, in questo momento sta
soffrendo", ha aggiunto la madre
del ventinovenne, definendo
"assurdo il fatto che un altro
tifoso del Napoli sia in
carcere". La sfida allo Stato -
Da parte loro i tifosi del
Napoli si preparano a sfidare lo
Stato. Tutta la curva A stasera,
in occasione del posticipo
contro il Cagliari, dovrebbe
indossare la maglietta con la
scritta "Speziale libero", la
stessa che ha mostrato al mondo
intero Genny 'a carogna per
Fiorentina-Napoli. Ieri, secondo
quanto riporta La Gazzetta dello
Sport, i capi ultrà avrebbero
contattato una tipografia
ordinando 30mila magliette con
quella scritta che dovrebbero
essere distribuite agli ingressi
della curva se il lavoro dovesse
essere completato in tempo
utile. Un'indiscrezione che, se
dovesse essere confermata,
rappresenterebbe un vero
affronto alla memoria
dell'ispettore Filippo Raciti,
per il cui omicidio sta
scontando la pena proprio
l'ultrà catanese Antonino
Speziale che da parte sua
continua a proclamarsi
innocente. "Io continuo a
dispiacermi per il dolore dei
familiari dell’ispettore Filippo
Raciti, ma sono innocente e non
smetterò mai di gridarlo al
mondo intero e spero che prima o
poi questa verità venga
acclarata", ha detto Speziale,
detenuto nel carcere di
Agrigento.
Lo sdegno della vedova
Raciti - Alla notizia che tutta
la curva partenopea indosserebbe
stasera la t-shirt di Genny 'a
carogna la vedova di Filippo
Raciti ha commentato: "È una
vergogna, sentire anche questo".
Marisa Grasso, ospite a 24
Mattino su Radio 24 ha detto: "A
questa notizia dovrebbe una
risposta il presidente del
Consiglio. Deve dare una
risposta". La risposta per la
vedova Raciti è quella di
"chiudere, non far giocare".
"Uno Stato forte prende delle
misure forti", ha spiegato la
signora Grasso, "non è
essenziale una partita di
calcio, se ne può fare anche a
meno. Ognuno sta a casa sua e si
evitano problemi, vabbè, c’è una
perdita economica ma non è colpa
mia. Un lavoro non può creare
così tanti problemi, il lavoro
deve rendere a una persona
dignità perché porta onestamente
a casa i soldi, ma alcuni lavori
tolgono serenità a chi dovrebbe
svolgere un servizio che
dovrebbe garantire sicurezza ai
cittadini. Questa delle
magliette invece è la risposta
che incassa lo Stato". "Se lo
Stato fosse forte, queste cose
non sarebbero accadute", ha
proseguito la vedova Raciti
concludendo con un appello alle
istituzioni: "Le telefonate di
solidarietà mi stanno bene, ma
io attendo risposte. Va bene che
si faccia una nuova legge, forse
dovremmo parlare della violenza
degli stadi come di una nuova
forma di terrorismo, il
terrorismo da stadio. Comunque è
un problema da sconfiggere, le
risposte le vogliamo tutti, non
solo io".
L'avvertimento della
Questura - Questa sera la
Questura esorta i supporter
partenopei "a tenere
comportamenti corretti e
rispettosi del "Regolamento
d’uso dell’impianto". Esibire
striscioni e magliette
offensive, ricorda la nota, ha
come conseguenza, oltre la
sospensione del match anche
l’adozione di provvedimenti di
daspo "nei confronti di singoli
responsabili, che saranno
individuati anche grazie al
sistema di videosorveglianza
attivo all’interno dell’impianto
sportivo". Non ha sparato
Gastone - È negativo l’esame
dello stub che gli investigatori
hanno effettuato sulle mani di
Daniele De Santis allo scopo di
sapere se l’uomo abbia sparato
con la pistola Beretta con la
matricola abrasa ritrovata
sabato scorso a Tor di Quinto,
dove è rimasto gravemente ferito
il tifoso napoletano Ciro
Esposito. La risposta è giunta
dalla polizia scientifica ed è
stata comunicata al pm Antonio
Di Maio. Sulla mano
dell'indagato sono state
ritrovate solo due particelle
sulle tre che sono necessarie
per rendere positivo il test.
Sarà comunque oggetto di
valutazione del gip ma non è
considerato da chi indaga un
elemento tale da rivoluzionare
la pista investigativa seguita
sin dall'inizio. Ci sono,
infatti, diversi testimoni
pronti a giurare che sia stato
De Santis a impugnare la pistola
che poi una signora del locale
accanto ha provveduto a far
sparire quando l'ultrà romanista
è stato massacrato di botte dai
napoletani. Inoltre "Gastone"
avrebbe potuto lanciare bombe
carta o altri ordigni esplosivi.
Infatti il gip ha chiesto la
convalida degli arresti ed
emissione di un’ordinanza di
custodia cautelare in carcere
per l’ultrà giallorosso Daniele
De Santis (accusato di tentato
omicidio, porto e detenzione di
arma abusiva e di rissa) e dei
due tifosi napoletani, anche
loro indagati per rissa, feriti
in maniera lieve dai colpi di
pistola sparati dal primo. La
convalida dell’arresto, con
permanenza in una struttura
ospedaliera per gravi motivi di
salute, è stata sollecitata
anche nei riguardi di Ciro
Esposito. Gli interrogatori del
gip, salvo cambiamenti di
programma, sono previsti per la
giornata di domani.
6 maggio 2014
Fonte:
Liberoquotidiano.it
© Fotografia:
ilfattoquotidiano
"Papà, quando è che ce
ne andiamo ?"
Ciro Esposito si
risveglia dal coma: sospiro di
sollievo per i familiari del
ragazzo ferito durante gli
scontri della partita di calcio
Napoli-Fiorentina. Anche
l’avvocato casertano Carmen
Posillipo (nella foto a sx) è
pronta a offrire patrocinio
gratuito al tifoso: "Sono pronta
a difenderlo e rispondo presente
all’appello dei genitori del
ragazzo, in maniera gratuita e
per il bene della giustizia". Si
era già occupata della miss di
Macerata Campania Rosaria Aprea.
Si sarebbe svegliato dal coma ed
avrebbe pronunciato anche delle
parole: "Papà, quando è che ce
ne andiamo ?" Ciro Esposito, il
ragazzo di Scampia colpito da un
colpo d’arma da fuoco durante
gli scontri di Roma prima della
partita di calcio, finale di
Coppa Italia, tra il Napoli e la
Fiorentina. Il papà di Ciro,
Giovanni, e anche lo zio,
confermano che "è agitato perché
inizia a sentire dolore, ha
fatto segno di voler bere. Le
condizioni sono stabili ma
restano critiche, per il momento
non ci sono novità. Serviranno
altri esami perché la Tac che è
stata fatta non è chiara".
Qualcuno parla addirittura di
miracolo di San Gennaro, dopo le
ore di angoscia attesa per le
gravi condizioni del ragazzo di
Scampia, un ragazzo buono, a
detta dei conoscenti, che lavora
nell’autolavaggio di famiglia in
quel rione napoletano di Scampia
spesso denigrato. Lo zio Enzo
Esposito racconta: "è stato un
triplo miracolo. Mio nipote è
arrivato al San Pietro
tecnicamente morto e l’hanno
ricondotto alla vita. È arrivato
al Gemelli in coma e i medici
hanno detto "se riusciamo ad
operarlo è un miracolo". Poi
hanno detto che l’operazione era
molto rischiosa e che lo stato
clinico di Ciro non deponeva a
favore della sua riuscita.
Adesso, le parole del medico
sono state: "intervento
perfetto". Ieri San Gennaro ha
sciolto il sangue oggi ha
salvato mio nipote". La madre
del tifoso, intanto, aveva
chiesto ieri sera alla società
Napoli Calcio di offrire alla
sua famiglia l’assistenza di un
legale, giacché aveva scoperto
che i poliziotti che erano in
ospedale davanti al letto del
figlio non erano lì per
sincerarsi delle sue condizioni
o per proteggerlo, bensì per
piantonarlo, temendo pericolo di
una sua fuga o reiterazione del
reato.
Ora il
legale è arrivato, tale Angelo
Pisani, che con il fratello
Sergio e con la Camera Penale
partenopea ha assunto
gratuitamente la difesa del
tifoso: "Ciro Esposito muove a
stento le palpebre e versa
tuttora in condizioni molto
gravi. Non si comprende quindi
in che modo potrebbero scattare
esigenze cautelari connesse a
pericolo di fuga o di
reiterazione del reato". Pisani
ha fatto comunque sapere che
nessun provvedimento di fermo è
stato finora notificato a
Esposito: "Ci auguriamo anzi che
i due esponenti delle forze
dell’ordine presenti in ospedale
siano stati inviati a piantonare
Ciro per tutelare la sua
incolumità da eventuali,
ulteriori attacchi. In ogni
caso, rispetteremo qualsiasi
iniziativa della magistratura e
tuteleremo Ciro Esposito, se
sarà necessario, con tutte le
indagini difensive previste
dalla legge. Va apprezzata
l’iniziativa di due associazioni
di tifosi della Roma e della
Lazio, che hanno messo a
disposizione dei familiari le
strutture logistiche perché
possano restare accanto al
ragazzo in un momento così
drammatico. Ora ci attendiamo
perciò anche dal sindaco di
Napoli Luigi de Magistris e dal
presidente del Napoli Aurelio de
Laurentiis un segnale di
solidarietà. Sarebbe un bel
gesto verso una famiglia di
lavoratori onesti di Scampia e,
soprattutto, nei confronti una
madre che, pur così duramente
provata, ha già perdonato
l’aggressore di suo figlio. E
questo sarebbe anche un modo per
unirsi a noi nel "tifò più
grande: quello per la vita di
Ciro, perché possa superare e
vincere la sua battaglia più
difficile".
6 maggio 2014
Fonte: Matesenews.it
© Fotografia:
Iamnaples.it
La madre di Ciro
"Più morto che vivo ci
vuole un miracolo"
di Lorenzo D'albergo
Gravi, disperate. Le
condizioni di Ciro Esposito non
accennano a migliorare e ora,
come dice anche mamma Antonella:
"Ci vuole un miracolo, mio
figlio è più morto che vivo". Il
tifoso napoletano colpito al
polmone e alla spina dorsale
sabato da uno dei quattro
proiettili sparati prima
dell'inizio della finale di
Coppa Italia, continua a lottare
contro la morte nel reparto di
terapia intensiva del
policlinico Gemelli. Una
battaglia resa più difficile
dall'intervento a cui il 30enne
di Scampia è stato sottoposto
nella notte tra lunedì e
martedì: i medici hanno dovuto
rimuovere parte del colon e il
ragazzo, in coma farmacologico,
è tenuto in vita dai macchinari.
Impossibile fare previsioni.
"Gli serve il nostro supporto -
spiega il fratello minore
Michele - stanno trattando Ciro
peggio di un assassino. Deve
avere noi accanto, non due
guardie in assetto militare".
Chiaro il riferimento alla
battaglia legale sostenuta dal
legale della famiglia, Angelo
Pisani. L'avvocato ha dovuto
presentare un ricorso urgente
per permettere ai genitori di
vedere il loro Ciro. Bandito
l'ingresso degli altri parenti e
della fidanzata Simona che ieri
pomeriggio è svenuta. Mamma
Antonella dedica un pensiero sul
boss della curva del Napoli: "Il
Daspo a Genny ‘a Carogna ?
Quello che cercava di rianimare
il mio Ciro è lui. Non ne
parliamo solo male". Poche le
parole riservate a Daniele De
Santis, l'ex ultrà romanista che
avrebbe sparato al giovane
partenopeo: "Mi importa solo di
mio figlio - spiega papà
Giovanni - ci pensasse la
polizia a quel criminale". De
Santis ora è ricoverato
all'Umberto I, piantonato dagli
agenti della penitenziaria. Al
Gemelli gli è stata operata la
caviglia spezzata e nelle
prossime ore dovrebbe essere
ridotta la frattura al setto
nasale. Prevista una nuova
operazione anche alla gamba
rotta, forse colpita da uno dei
proiettili che il 48enne avrebbe
esploso in quel maledetto sabato
sera.
7 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Spazionapoli.it - Il messaggero
La fidanzata di Ciro
Esposito
"Quando ho visto quello
zainetto… De Santis non lo
perdonerò mai"
di Alessandro Catapano
Ora Simona non riesce a
stare ferma. Si alza, fa un paio
di passi, torna indietro. Si
sistema i capelli, mette a posto
la giacca. Si risiede. Dietro la
porta rossa della terapia
intensiva, c’è il suo ragazzo, e
lei freme come al primo
appuntamento. Ciro Esposito e
Simona Rainone, fidanzati da
quasi cinque anni. "Non me lo
fanno vedere da due giorni, ma
sembra passato un secolo. Non ce
la faccio più". Tutto intorno,
scene di esultanza come se
avesse segnato Maradona. Non ha
una spiegazione logica, ma forse
c’è anche la mano di Diego
(oltre alla bravura degli
avvocati e all’umanità del gip)
dietro la scarcerazione di Ciro
Esposito. Giovanni riferisce che
è bastato nominare quella parola
magica "Ma-ra-do-na" perché il
figlio aprisse gli occhi e
muovesse la testa. Crederlo, in
effetti, fa stare meglio.
Giovanna, per dire, si sente più
sollevata, "mio figlio è libero
!". Giusto, anche se
tecnicamente ancora in arresto e
con nuove ipotesi di reato: da
rissa, detenzione di materiale
pirotecnico e lancio di oggetti,
a rissa e lesioni. A ben vedere,
non è una buona notizia. Ma per
una sera, questa sera, importa
più che le condizioni di Ciro
siano "leggermente migliorate,
anche se restano critiche", che
non sia più piantonato da due
agenti e, finalmente, possa
trarre conforto da tutti quelli
che gli vogliono bene. Simona,
innanzitutto. Che ora,
finalmente, può entrare.
Simona, come l’hai
trovato ?
"Sta lottando il mio
Ciro. Ho provato a parlargli e
lui ha aperto un pochino gli
occhi. Mi è bastato".
Da sabato sera sei qui,
nella sala d’aspetto del
Gemelli.
"E non mi voglio
muovere. Lui lo sa e questo può
essergli d’aiuto. Devo dargli la
forza di superare questo
momento… Critico".
Come hai saputo che era
Ciro il ragazzo gravemente
ferito ?
"Dalla tv, l’ho
riconosciuto dallo zainetto. Ma
non subito, all’inizio pensavo
che quel ragazzo a terra avesse
i capelli troppo scuri per
essere Ciro. Lui è biondo".
Non sei riuscita a
parlare con chi gli era vicino ?
"Un suo amico mi aveva
chiamato poco prima che lo
riconoscessi per dirmi che gli
era successo qualcosa, ma non
era niente di grave".
Quando hai parlato
l’ultima volta con Ciro ?
"Appena parcheggiata
l’auto, poco prima che… Insomma,
l’ho chiamato, mi ha detto:
"Amore, siamo arrivati, ma ti
richiamo tra due minuti perché
c’è un po’ di casino". Ecco".
Cosa pensi di Daniele De
Santis ?
"Dalle mie parti si dice
che a offesa risponde difesa.
Tradotto: io non lo perdonerò
mai".
E del calcio, ora cosa
pensi ?
"A me non è mai
piaciuto. Per me dovrebbero
giocare tutte le partite a porte
chiuse".
Sai
che arriverà il giorno in cui
Ciro ti dirà che tornerà allo
stadio ?
Almeno ce lo auguriamo…
"(Sorride) Sarà
difficile fermarlo, lui vede
tutte le partite al San Paolo e
spesso va in trasferta,
soprattutto all’estero o per le
finali di Coppa. Innamorato del
Napoli".
Altre passioni ?
"Cucina. Venerdì scorso,
l’ultima volta che ci siamo
visti prima che partisse per
Roma, ha cucinato gli spaghetti
alle vongole. E il basket, ci
giocava prima di farsi male ad
un ginocchio".
Una parola per
descrivere Ciro ?
"Dolce. È forte. Ce la
farà".
8 maggio 2014
Fonte: Gazzetta dello
Sport
© Fotografia:
Identitainsorgenti.com
Le rivelazioni e la fuga
Ciro Esposito, tifoso
del Napoli, si è svegliato: "Non
ho fatto
nulla perché mi vogliono
arrestare ? Io sono scappato"
Nove giorni di agonia
tra la vita e la morte. Ora Ciro
Esposito, tifoso del Napoli
colpito dai colpi di arma da
fuoco durante gli scontri tra
ultras a via di Tor di Quinto a
Roma prima della finale di Coppa
Italia, si è svegliato. E ha
cominciato a raccontare la sua
verità. "Ciro sta meglio -
afferma Antonella Leardi -
comincia a respirare da solo e
questa è già una grandissima
cosa. La prima cosa che mi ha
detto è stata "non ho fatto
nulla". È ancora in stato
confusionario e scambia gli
infermieri per dei soldati che
secondo lui lo hanno aggredito.
Ripete di non aver fatto nulla e
poi piange". La paura di Ciro -
Nonostante l'effetto dei
sedativi, Ciro vuole parlare e
dal suo letto al policlinico
Gemelli nel reparto di terapia
intensiva, inizia a ricordare i
minuti di guerriglia di quel 3
maggio, culminati con il
ferimento di tre supporter
azzurri (tra cui lui) e
l’arresto di un ex ultrà della
Roma, Daniele De Santis,
accusato di tentato omicidio.
Inizialmente scoppia in lacrime:
"Zio, aiutami, mi vogliono
portar via ! Perché mi vogliono
arrestare ? Non ha fatto nulla
di male", ha detto ad Eduardo,
il fratello della madre che
nella vita indossa la divisa. Il
ragazzo è infatti sotto stato
d'arrestato formale con l'accusa
di rissa. Dopo la paura inizia
il racconto. La rivelazione e la
fuga - Un altro zio, Vincenzo
Esposito riporta la verità di
Ciro: "Mio nipote sostiene di
essersi allontanato di corsa -
racconta - è stata una delle
prime cose che ha detto: "Zio,
sono scappato. Poi non ricordo
più niente". Sono parole
confuse, è ancora frastornato
dai medicinali. Però inizia a
ricordare quei frangenti". La
versione del ragazzo sarà
inserita nei fascicoli aperti
dai pm della Procura di Roma.
Ciro, con ogni probabilità,
sosterrà di esser scappato dopo
i tafferugli e di esser stato
poi colpito dall'uomo che
avrebbe premuto il grilletto
contro i tifosi del Napoli.
14 Maggio 2014
Fonte:
Liberoquotidiano.it
Il padre nella stanza di
Ciro
"Vuoi vedere Maradona?
Lo faccio venire qui..."
di Lorenzo D'albergo
Un sorriso al posto
degli occhi gonfi di lacrime. Le
pacche sulle spalle di papà
Giovanni e i baci a mamma
Antonella, come se il peggio
fosse passato per Ciro, il
29enne che continua a lottare
tra la vita e la morte in un
letto del reparto di terapia
intensiva del policlinico
Gemelli. Una 24 ore durante la
quale, nonostante la situazione
rimanga critica, ai parenti è
stato finalmente permesso di
vedere il ragazzo. Prima il
fratello minore Michele, quindi
l'immancabile visita della mamma
Antonella e poi è arrivato il
turno di papà Giovanni: "Gli ho
visto muovere gli occhi. Poi gli
ho detto "vuoi vedere Maradona ?
Lo faccio venire qui..." e lui
ha annuito con la testa.
Un'emozione fortissima" è il
tanto sospirato saluto di
Simona, la fidanzata 25enne del
paziente su cui sono puntati gli
occhi di tutta Italia. La
giovane è rimasta solo pochi
secondi nella stanza, per poi
lasciare spazio a zii, cugini e
amici: "Gli ho parlato, ho
provato a dirgli "amore mio" e
lui ha fatto così (spiega
mimando un battere di palpebre,
ndr). Secondo me, lui mi ha
sentito". "Se tornerà in
trasferta ? Ci siamo messi
insieme cinque anni fa -
continua la ragazza di Ciro - e
mi ha conquistato con la sua
dolcezza. Da quando lo conosco
poi l'ho visto andare ovunque
per seguire il Napoli, anche in
Europa. Però - conclude - ora
basta. Non glielo permetterò
più". Non solo parenti e
genitori. Ieri mattina anche il
gip Giacomo Ebner ha voluto
vedere la vittima di quel sabato
sera di follia. È entrato nella
stanza lasciandosi alle spalle
gli agenti che piantonano il
giovane tifoso napoletano ed è
uscito sospirando un "poverino".
Quindi, l'incontro con i legali
della famiglia Esposito per
l'udienza di convalida
dell'arresto anche se il giudice
ha deciso di non applicare
misure cautelari quindi Ciro non
ha nemmeno l'obbligo di firma.
Una notizia che la madre ha
avuto dall'avvocato Angelo
Pisani solo in tarda serata e
che ha accolto saltando di
gioia. Nel frattempo, fuori dal
pronto soccorso dell'ospedale,
ecco la processione degli ultrà.
Sciarpe del Verona, della
Fiorentina, quelle del Napoli,
una maglia da Cosenza e
l'albergo e un taxi gratuito
messo a disposizione da tifosi
partenopei trapiantati a Roma,
dopo che per i primi due giorni
erano stati supporter laziali a
pagare vitto e alloggio agli
Esposito. Assenti solo i
romanisti: "Spero che qualcuno
di loro si faccia avanti -
auspica il fratello minore di
Ciro, Michele - soprattutto per
dire che la curva ha deciso di
prendere le distanze da quello
che è successo". Eppure,
nonostante il buon umore che
sembra aver pervaso l'intera
famiglia Esposito, i medici non
si sbilanciano: le condizioni di
Ciro, ferito lo scorso sabato
sera da uno dei quattro
proiettili sparati prima
dell'inizio della finale di
Coppa Italia, continuano a
essere critiche. Il ragazzo di
Scampia respira solo grazie ai
macchinari, è in dialisi ed è
sedato. Per l'equipe che lo
segue non è ancora possibile
sciogliere la prognosi.
8 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
St.ilsole24ore.com
Ciro Esposito, tifoso
del Napoli, si è svegliato e
racconta la sua verità:
"Non ho fatto nulla
perché mi vogliono arrestare ?"
Ciro Esposito, tifoso
del Napoli ridotto in fin di
vita durante gli scontri tra
ultras a Roma, si è svegliato. E
ha cominciato a raccontare la
sua verità. Ancora sotto effetto
dei sedativi, il giovane ha
ripercorso gli ultimi momenti di
quel maledetto 3 maggio: "Non ho
fatto niente, ricordo di esser
scappato via. Perché mi vogliono
arrestare ?", ha detto Ciro allo
zio prima di scoppiare a
piangere. Come racconta il
Mattino, i giorni difficili che
l'hanno costretto in bilico tra
la vita e la morte non hanno
cancellato la sua memoria.
Adesso respira autonomamente, ma
rivolgendosi allo zio poliziotto
non si capacita di come sono
andate le cose: "È come se
ricordasse gli ultimi attimi di
quel sabato - dichiara Antonella
Leardi, la madre di Ciro - per
questo chiede aiuto allo zio
poliziotto. Ha continuato a
ripetere che non ha fatto nulla
di male e poi è scoppiato in
lacrime". Un altro zio, Vincenzo
Esposito riporta la verità di
Ciro: "Mio nipote sostiene di
essersi allontanato di corsa -
racconta - è stata una delle
prime cose che ha detto: "Zio,
sono scappato. Poi non ricordo
più niente. Sono parole confuse,
è ancora frastornato dai
medicinali. Però inizia a
ricordare quei frangenti". Le
parole di Ciro Esposito saranno
inserite nei fascicoli della
Procura di Roma che sta
indagando sul caso.
14 maggio 2014
Fonte: Huffingtonpost.it
Ciro sta meglio ma la
prognosi resta riservata
Migliorano le condizioni
di salute di Ciro Esposito,
anche se la prognosi rimane
riservata. Lo comunica il
professor Massimo Antonelli,
direttore del centro di
Rianimazione del policlinico
universitario Gemelli di Roma
dove il tifoso del Napoli è
ricoverato in seguito alle
ferite riportate poco prima
della finale di Coppa Italia
dieci giorni fa. "Ciro Esposito
respira ora spontaneamente senza
nessuna assistenza ventilatoria
meccanica - si legge nella nota
- La persistenza di una falda di
pneumotorace ha obbligato il
mantenimento dell'aspirazione
dei drenaggi. La dialisi rimane
pur in presenza della ripresa di
una diuresi spontanea".
14 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
"Io, ultras della Roma,
sono andato da Ciro Esposito"
di Bruno Cortona
17 anni di curva Sud,
una fede quasi religiosa, da
quando da piccolo lo portava lo
zio ultras a quando ha iniziato
ad andare da solo, col
cappuccio, talvolta a cercare
scontri. Doppio taglio,
orecchino, felpe della curva
sud. Lo scorso sabato, quello
del maledetto tentato omicidio
di Ciro Esposito, qualcosa nel
mondo degli ultras è cambiato.
Un ultras della curva sud decide
di accompagnare, stamattina, un
suo amico di Napoli venuto a
Roma per andare a trovare Ciro
colpito quasi a morte, adesso
ricoverato in gravi condizioni
al Policlinico Gemelli. Noi lo
abbiamo sentito e, seppure
nell’assoluto anonimato, siamo
riusciti a farlo parlare. Per
scoprire le sensazioni, il
racconto del suo incontro con i
familiari di Ciro, cosa è
cambiato da quel tragico giorno.
"Siamo arrivati davanti
all’Ospedale e abbiamo visto
stavano intervistando la mamma
di Ciro, per fortuna non avevamo
neanche bisogno di cercarla.
Finita l’intervista ci siamo
avvicinati, ma la signora ha
ricevuto una chiamata e abbiamo
dovuto aspettare e seguirla fino
al pronto soccorso, dov’è
ricoverato Ciro". "Le dico: mi
presento, sono un ragazzo romano
della curva Sud, sono venuto per
vedere suo figlio. Non so quanti
romani siano andati a trovare
Ciro, ma a lei non importava che
fossi della fazione opposta a
quella di suo figlio, era felice
di trovarmi lì.
Lei ci
dice subito che si è
risvegliato, che l’operazione è
andata bene, ma è ancora grave,
e non si sa se resterà lì una
settimana un mese o un anno. Ci
dice che è rimasto stabile ma in
condizioni molto gravi. E poi ci
ha raccontato una storia
particolare, che Ciro da quando
si è risvegliato ha le
allucinazioni, è rimasto
sconvolto. Uno degli infermieri
è grosso e pelato e gli ricorda
Daniele De Santis, colui che ha
sparato, e ogni volta che lo
vede ha paura". Il racconto
continua, dopo l’incontro con
mamma Antonella l’ultras
incontra anche il papà di Ciro,
Giovanni, e la fidanzata,
Simona. "Ci avviciniamo al
pronto soccorso e c’era la
fidanzata, il fratello di Ciro,
e il papà. Nel frattempo io
regalo una sciarpetta alla
mamma, che mi dice che ha una
busta enorme piena di
sciarpette, gagliardetti,
magliette regalati dai tifosi.
Poi arriva il momento in cui ho
avuto più paura, un ultras
napoletano ha iniziato a
insultare i romani, dicendo che
quello contro Ciro è stato un
atto di terrorismo, che i romani
li volevano ammazzare, che era
tutto deciso, che De Santis
andava ad allenarsi al poligono
di Tor di Quinto per sparare ai
napoletani. Anche i genitori di
Ciro prendono le sue stesse
posizioni, dicendo che la cosa
assurda era che nel tragitto da
Tor di Quinto allo stadio non
c’erano forze dell’ordine, se si
poteva fare qualcosa neanche ci
hanno provato. Poi la madre
inizia a prendersela con la
nostra curva, accusandoci degli
striscioni pro De Santis, mentre
in tutta Italia hanno scritto
frasi per Ciro. Io a quel punto,
un po’ contrariato, le ho
risposto che non siamo tutti
così, che a Roma non siamo tutti
criminali, si tratta di poche
decine di delinquenti. Lei mi
capisce e mi risponde che se non
fosse per ragazzi come me e Ciro
i calciatori starebbero a
zappare la terra, perché non
sanno fare niente". E mentre il
nostro amico ultras capisce che
non c’è verso di salire in
camera di Ciro per salutarlo di
persona, ci racconta anche di
uno sfogo del papà. "Il papà a
un certo punto se l’è presa con
la stampa. Dicendo che in tv
sono tre giorni che già non ne
parlano più, mentre invece sono
stati una settimana a parlare
inutilmente di Jenny ‘a carogna
e che di Ciro sembra non
importare più niente a nessuno.
Poi aggiunge un ringraziamento
al De Laurentiis che sta pagando
l’albergo a tutta la famiglia di
Ciro, mentre i primi due giorni
l’hanno pagato gli ultras della
Lazio". Più di qualsiasi
racconto, indiscrezione,
testimonianza, quello che ci ha
colpito di più però del racconto
di questo ragazzo è la sua
conclusione. Quello che ci ha
detto dopo averci raccontato la
sua mattinata è l’unica cosa che
ci ha dato speranza, ci ha fatto
sperare che forse, dopo aver
toccato il fondo, qualcosa nella
testa degli ultras è cambiata
davvero. Ci ha salutato così.
"Cazzo, va bene tutto, l’odio,
gli sfottò, la tradizione. Ma
quando ti ritrovi davanti al
padre e alla madre di un ragazzo
a cui hanno sparato pensi: sono
proprio tutte stronzate".
15 maggio 2014
Fonte: Theromanpost.com
© Fotografia:
Wikipedia.org
Nella stanza di Ciro,
buio e speranza
"Maledetto calcio, che è
successo ?"
di Lorenzo D'albergo
ROMA - È sera, l'ora
delle visite al policlinico
Gemelli di Roma. Il primario di
rianimazione si avvicina a Ciro.
Dal colletto della camicia
spunta la cravatta a righe rosse
e blu. Gli occhi e le mani del
29enne di Scampia ricoverato dal
giorno della finale di Coppa
Italia corrono verso quel
vessillo dai colori sconosciuti:
"Dottore… Ma la maglia del
Napoli ?". "Tranquillo Ciro - lo
rassicura il professor Massimo
Antonelli - è dietro di te,
insieme alla sciarpetta". Le
labbra del giovane tifoso si
chiudono per poi tornare a
muoversi. "Mia mamma dov'è ?",
chiede senza voce. "Non ti ho
sentito - ribatte il dottore -
facci sentire meglio". "Mia
mamma ?", si sforza Ciro. "È qui
- gli sorride il camice bianco -
non la riconosci ?". Il paziente
guarda la madre e scuote la
testa: "No". Poi, un cambio
d'umore repentino: "Il calcio ?
Ma che me ne frega a me ‘e
chillo sport ‘e mmerda", dice
con un forte accento napoletano.
Per Ciro Esposito, colpito da un
proiettile al torace nella
sparatoria che dieci giorni fa
ha sconvolto il mondo del
calcio, la strada verso la
guarigione è ancora lunga, un
percorso a ostacoli. Non è più
intubato, ma respira solo grazie
alla mascherina verde che pende
dietro al suo letto nella stanza
numero 8 di terapia intensiva,
sotto la foto di Papa Giovanni
II. È in dialisi e i polmoni,
forati dal colpo che sarebbe
stato esploso dalla pistola
dell'ex ultrà romanista Daniele
De Santis, vengono costantemente
drenati. E, soprattutto, è
sempre sotto l'effetto stordente
dei sedativi, che gli causano
amnesie e sbalzi d'umore. "Papà,
ma tu dove mi hai trovato ? Cosa
mi è successo ? Non mi
arrestano, vero ? Guarda come mi
hanno ridotto", riprende Ciro in
un momento di lucidità,
guardandosi i bicipiti scolpiti
da sei mesi di palestra che in
ospedale si stanno velocemente
sgonfiando. La schiena è
chiazzata di lividi, una fila di
ematomi che parte dal collo e
scende lungo il fianco destro.
Ricordi di una serata che la
famiglia Esposito vorrebbe
dimenticare al più presto. Prima
tra tutti, mamma Antonella,
seduta accanto al suo Ciro con
gli occhi gonfi di lacrime. Il
figlio non l'ha riconosciuta,
durante la visita mattutina le
aveva mandato baci. Decine di
baci a lei e alla fidanzata
Simona, alla quale il tifoso in
terapia intensiva aveva stretto
la mano per un'intera ora. Per i
medici tutto normale, compresa
la possibilità che i disturbi
del 29enne di Scampia si
trascinino a lungo. Ci vorrà
tempo prima che smetta di avere
allucinazioni, di vedere mostri
e sconosciuti invece di mamma e
papà, Antonella e Giovanni, che
attendono notizie positive sulla
ripresa del loro ragazzo.
Dovranno attendere le fine delle
terapie. Solo a quel punto i
medici si sbilanceranno sulla
completa ripresa della mobilità,
se mai arriverà. Ciro per ora
non riesce a sentire niente
sotto la vita. E continua a
chiedere ai genitori cosa ne
sarà di lui. Poi, un nuovo
cambio di umore e un Ciro mai
visto e ascoltato prima da amici
e parenti: imprecazioni in
dialetto e occhiate cariche di
ansia a chiunque si avvicini
troppo al suo letto. "Di questo
calcio non mi frega più niente".
15 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Napoli.repubblica.it
Ciro Esposito sta meglio
Sta meglio Ciro
Esposito, il tifoso del Napoli
ferito gravemente con un colpo
di pistola poco prima della
finale di Coppa Italia allo
stadio Olimpico e da allora
ancora ricoverato all'ospedale
romano Gemelli, continuamente
assistito dai suoi familiari.
"Il paziente - si legge nel
bollettino medico - è cosciente
e collaborante, la diuresi è
ripresa e al momento è stato
possibile sospendere la dialisi,
la nutrizione enterale è ora
integrata da una dieta leggera,
i parametri epatici si avviano
verso una lenta e progressiva
normalizzazione. La persistenza
di una falda di pneumotorace
destro, nonostante i drenaggi
pleurici in aspirazione,
comporterà un approfondimento
chirurgico nella giornata di
domani (oggi, ndr)". "Nel
complesso - riferisce il
professor Massimo Antonelli,
direttore del Centro di
rianimazione del policlinico
universitario romano - pur
avendo raggiunto una più
confortante stabilità, il
paziente non ha ancora superato
completamente la fase critica".
Dunque buone notizie per Ciro,
ma il periodo di degenza è
tutt'altro che concluso.
19 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
Ciro Esposito è di nuovo
grave
Torna in dialisi
intubato e sedato
Di nuovo intubato.
Un'altra volta sedato e in
dialisi. Era stata una bella
domenica per Ciro Esposito e la
sua famiglia. Finalmente, dopo
quindici giorni, il bollettino
medico sembrava vicino a
sciogliere la prognosi. "Lieve
miglioramento" che aveva
permesso di sospendere la
dialisi e di parlare di una
progressiva "normalizzazione dei
parametri epatici". Un regalo
arrivato dai medici del
policlinico romano "Gemelli" nel
giorno della festa al San Paolo
per la Coppa Italia, uno stadio
pieno di bambini e di striscioni
colorati con la scritta "Ciro
non sbagliare questo rigore per
la vita". Ma è stata una festa
durata poche ore. Fin dalla
notte successiva quel bollettino
medico finalmente ottimista le
condizioni di Ciro sono, di
nuovo, peggiorate
all'improvviso. E a quindici
giorni dagli scontri con gli
ultrà romanisti prima
dell'incontro all'Olimpico,
durante i quali Ciro è stato
ferito gravemente da un colpo di
pistola, il suo incubo in quel
letto della Rianimazione sembra
non voler finire. Così ieri
mattina il bollettino medico è
completamente diverso da quello
di poche ore prima: "Dopo
l'iniziale miglioramento
ottenuto nei giorni scorsi, il
riaccendersi di un impegno
respiratorio accompagnato da
febbre e leucocitosi ha imposto
il ripristino della ventilazione
artificiale meccanica, della
dialisi e della sedazione".
"Come precedentemente
sottolineato più volte, si
conferma che le condizioni
generali sono sostanzialmente
rimaste sempre critiche",
afferma il professor Massimo
Antonelli, direttore del Centro
rianimazione del Gemelli.
20 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Tuttonapoli.net
Maradona su Fb "Ciro
tieni duro"
di Lorenzo D'albergo e
Luca Monaco
"Ciro tieni duro !",
firmato Maradona. Dopo gli amici
e i tifosi, anche il
campionissimo del Napoli ha
deciso di esporre il suo
striscione virtuale su Facebook
per il giovane tifoso partenopeo
ferito al torace da un colpo di
pistola il 3 maggio, prima della
finale di Coppa Italia. Un'altra
sorpresa nell'altalena di
emozioni da cui non sembrano più
riuscire a scendere Antonella e
Giovanni Esposito, i genitori
del 29enne di Scampia ricoverato
nel reparto di terapia intensiva
del Gemelli. Dopo la ricaduta di
domenica, Ciro continua il suo
lento recupero: non è più
intubato, i medici hanno
individuato il batterio che
continua a infettare la ferita
al polmone e gli hanno
prescritto una cura di
antidepressivi. Se la situazione
continuerà a migliorare, nei
prossimi giorni i camici bianchi
potranno decidere se asportare
parte del polmone con una nuova
operazione. In attesa di novità,
la famiglia Esposito continua a
incassare attestati di
solidarietà. Ieri è stato il
turno dei genitori di Sergio
Ercolano, il tifoso del Napoli
morto il 20 settembre 2003 allo
stadio Partenio di Avellino. Le
due mamme si sono abbracciate
per diversi minuti per poi
confortarsi a vicenda.
Telefonata a sorpresa, poi, per
papà Giovanni: "I colleghi della
casa di cura per cui lavoro mi
hanno ceduto 280 ore di
straordinari. Così mi permettono
di stare con Ciro". Una sola
nota negativa al Gemelli: negli
scorsi giorni, al piano dove è
ricoverato Gennaro Fioretti,
l'altro tifoso ferito durante la
sparatoria, è apparsa una
scritta sul muro dedicata all'ex
ultrà giallorosso che avrebbe
premuto il grilletto: "De Santis
libero". Tre parole subito
cancellate dagli inservienti del
policlinico.
21 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
Il tifoso ferito
peggiora di nuovo
Maradona: "Forza Ciro,
tuo Diego"
di Lorenzo D'albergo
Ciro Esposito è di nuovo
intubato. Il fisico del giovane
tifoso del Napoli ferito da uno
dei proiettili che sarebbero
stati esplosi dalla pistola
dell'ex ultrà romanista Daniele
De Santis prima della finale di
Coppa Italia del 3 maggio, però,
continua a inviare messaggi
discordanti ai medici che lo
seguono nel reparto di terapia
intensiva del policlinico
Gemelli. La scorsa settimana, il
29enne di Scampia aveva reagito
positivamente alla quarta
operazione, durante la quale gli
hanno asportato il lembo
superiore del polmone sinistro.
Tanto che i medici, guidati dal
professor Massimo Antonelli,
avevano cominciato a chiamarlo
"roccia" e anche mamma Antonella
aveva iniziato a essere
ottimista sulla ripresa del
figlio, soprattutto dopo averlo
visto deglutire il primo sorso
di aranciata e inghiottire, a
fatica, un cucchiaino di yogurt.
Di più, nei momenti in cui per
respirare si era resa superflua
addirittura la mascherina, Ciro
aveva chiesto anche dell'amico
Gennaro Fioretti (ferito al
braccio nella sparatoria di Tor
di Quinto e ricoverato al decimo
piano del Gemelli). Da martedì
sera, però, il quadro clinico
del giovane napoletano ha fatto
registrare un piccolo passo
indietro. Dopo una crisi
respiratoria, i camici bianchi
che ne seguono ora dopo ora le
condizioni hanno deciso di
intubarlo di nuovo. "Il problema
- spiega Giovanni, il padre - è
sempre al polmone. Sembrava
tutto migliorato, ma poi i
medici hanno individuato ancora
dei liquidi e hanno iniziato di
nuovo le operazioni di
drenaggio. Continuiamo a
pregare". La
notizia dello stop
forzato nella tabella di marcia
verso la ripresa ha scatenato
una nuova gara di solidarietà
sul web. Decine di tifosi
napoletani hanno inviato
messaggi di solidarietà alla
famiglia Esposito ed è tornato a
parlare anche l'idolo dello
stadio San Paolo, Diego Armando
Maradona. In un'intervista al
Mattino, "El pibe de oro" ha
spiegato i motivi dietro alla
mancata visita (la vecchia
gloria del calcio partenopeo e
argentino era in Italia lo
scorso fine settimana, ma non è
passato al policlinico Gemelli):
"Ciro non ha bisogno di show o
di telecamere puntate su di me,
ma di preghiere e di energie
positive. Andrò a trovarlo
quando starà bene, spero il
prima possibile. Questo episodio
mi ha scosso: non è calcio. Ho
in mente una sorpresa per Ciro
che gli darò appena si
riprenderà". Il segreto è stato
presto svelato sulla pagina
ufficiale Facebook del campione.
Maradona, infatti, ha postato in
rete una sua foto con una
maglietta dell'albiceleste, la
nazionale Argentina, e una
dedica per quello che ora
considera a tutti gli effetti il
suo fan numero 1: "Per Ciro, con
tutto il mio cuore. Una pronta
guarigione". Poi un'ultima
incitazione e una firma bella
grossa: "Forza, Diego".
29 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Calcio.fanpage.it
Coppa Italia, nuova
operazione per il tifoso
napoletano Ciro Esposito
Il supporter partenopeo
ferito da un colpo di pistola
prima della finale del 3 maggio
ha subito un altro intervento al
polmone. La prognosi resta
ancora riservata.
Ancora un intervento per
Ciro Esposito. Da un mese e
mezzo il tifoso napoletano,
ferito da uno dei proiettili che
sarebbero stati esplosi dalla
pistola dell'ex ultrà romanista
Daniele De Santis prima della
finale di Coppa Italia
Napoli-Fiorentina del 3 maggio,
è ricoverato in terapia
intensiva al policlinico Gemelli
di Roma. Il suo fisico continua
a inviare messaggi discordanti
ai medici che lo seguono. Le sue
condizioni, infatti, sono
altalenanti tra miglioramenti e
nuove operazioni. "Dopo la
pregressa lobectomia superiore
destra e l'intervento eseguito
martedì, Ciro Esposito è stato
ieri sottoposto a un'ulteriore
operazione chirurgica", si
apprende da fonti mediche
dell'ospedale. Per il giovane,
rimasto gravemente ferito al
torace durante gli scontri che
hanno preceduto il match di
Coppa Italia, "prosegue la
dialisi, il supporto
ventilatorio parziale e la
nutrizione artificiale. La
prognosi - precisa il professor
Massimo Antonelli, direttore del
Centro di Rianimazione
dell'ospedale - resta ancora
riservata". Molti i messaggi di
solidarietà arrivati alla
famiglia Esposito in questo
mese, compreso quello di Diego
Armando Maradona. Che ha postato
in rete una sua foto con una
maglietta dell'albiceleste, la
nazionale Argentina, e una
dedica per quello che ora
considera a tutti gli effetti il
suo fan numero 1: "Per Ciro, con
tutto il mio cuore. Una pronta
guarigione". Poi un'ultima
incitazione e una firma bella
grossa: "Forza, Diego".
19 maggio 2014
Fonte:
Roma.repubblica.it
Incidenti Coppa Italia,
è grave Ciro Esposito
ROMA - Sono peggiorate
le condizioni di Ciro Esposito,
il tifoso del Napoli ferito a
colpi di pistola prima della
finale di Coppa Italia il 3
maggio scorso. Il giovane,
ricoverato da quel giorno al
Policlinico Gemelli di Roma, è
stato più volte operato,
l'ultima alcuni giorni fa. Nelle
ultime ore le sue condizioni
sono "repentinamente peggiorate"
e si teme per la sua vita,
secondo quanto si apprende.
24 giugno 2014
Fonte: Repubblica.it
NAPOLI DRAMMA
Ciro Esposito, estrema
unzione e coma. Ma le macchine
lo tengono in vita
di Marco Calabresi e
Gianluca Monti
Condizioni disperate per
il tifoso del Napoli ferito a
Roma il 3 maggio. Lo zio: "Per i
medici è finita, speriamo in un
miracolo".
Una serie di drammatiche
notizie che si rincorrono. Tra
prime notizie dall'ospedale
Gemelli che parlano di "estrema
unzione", poi di "cuore che
smette di battere" quindi
"decesso", poi corretto in
"clinicamente morto", per
arrivare al "coma irreversibile"
e alla flebile speranza di "solo
le macchine lo tengono ancora in
vita". In mezzo la disperazione
della famiglia, le parole prima
rassegnate e che poi si
aggrappano alla possibilità di
un miracolo. La vita di Ciro
Esposito è appesa a un filo
leggerissimo. Per i medici del
Policlinico Gemelli di Roma non
ci sono più speranze: è stata
data poco dopo le 13.30
l'estrema unzione e al momento
soltanto le macchine fanno
battere il suo cuore. La madre
gli resta accanto, il padre si è
trincerato nel silenzio. Lo zio
Enzo che prima aveva detto:
"Siamo disperati, non c'è più
niente da fare", ha poi ripreso
coraggio "finché il suo cuore
batte, Ciro c'è". Ma in serata,
in tv, ha confermato: "Per i
medici è finita, speriamo in un
miracolo".
IL BOLLETTINO - "Ciro è
sedato farmacologicamente. Le
condizioni si sono ulteriormente
aggravate nelle ultime 36 ore e
i supporti vitali non riescono a
tenere sotto controllo la
funzionalità degli organi" si
legge nel bollettino diramato
intorno alle 18.20 dal professor
Massimo Antonelli, direttore del
Centro di Rianimazione del
Policlinico.
IL FATTO - Il tifoso del
Napoli era stato ferito da
alcuni colpi di pistola esplosi
dal tifoso romanista Daniele De
Santis prima della finale di
coppa Italia a Roma tra gli
azzurri e la Fiorentina il 3
maggio scorso. I medici del
Gemelli avevano convocato i
familiari di Esposito al
Policlinico perché la situazione
si era improvvisamente e
drammaticamente aggravata ed
alle 13.30 un sacerdote era
entrato nel reparto, mentre la
madre di Ciro usciva con il
volto straziato dal dolore e
coperto dalle lacrime.
LO STRAZIO DEI GENITORI
- "Non è possibile", avevano
continuato a ripetere in
mattinata i parenti di Ciro,
fuori dal Pronto Soccorso del
Gemelli, da cui si accede al
reparto di Terapia Intensiva.
Qualcuno già piangeva, come la
fidanzata Simona; papà Giovanni,
invece, con lo sguardo fisso nel
vuoto, fumava una sigaretta dopo
l'altra. "Stava bene - diceva
con un filo di voce - ma nelle
ultime ore si è aggravato". La
mamma di Ciro, Antonella Leardi,
è rimasta invece al capezzale
del figlio in fin di vita. Anche
il presidente del Napoli,
Aurelio De Laurentiis, era già
stato messo al corrente del
peggioramento delle condizioni
di Ciro. Alle iniziali
complicazioni respiratorie di
ieri, sarebbero sopraggiunte
complicazioni multi-organo nelle
ultime ore.
INTERVENTI - In queste
ultime settimane Ciro Esposito
era stato sottoposto ad una
serie di interventi chirurgici
che erano serviti a tenerlo in
vita nonostante gli effetti
della sparatoria avvenuta nella
Capitale continuassero a
creargli numerosi problemi,
soprattutto di carattere
polmonare. Napoli ha seguito con
apprensione e con il fiato
sospeso la vicenda di questo
ragazzo di Scampia, che è morto
per aver provato a difendere un
pullman di tifosi azzurri
assaltato a Tor di Quinto.
L'AVVOCATO - Così, in
mattinata, l'avvocato della
famiglia Esposito, Angelo
Pisani, era intervenuto su Radio
Crc: "Speriamo nel miracolo
perché Ciro è in condizioni
gravissime e merita di stare
bene". "Nella vicenda relativa
ai fatti di Tor di Quinto il
vero fallimento è quello dello
Stato - aggiunge Pisani - Sono
morte le Istituzioni che non
hanno voluto rispondere a questo
attacco criminale. Se a sparare
fosse stato un napoletano, ci
sarebbe stata la strumentazione
della vicenda e invece noi
abbiamo dato dimostrazione di
dignità. Le Istituzioni hanno
fallito nella mancata risposta
all'agguato, nell'organizzazione
della finale di Coppa Italia,
quando nella Capitale sono
apparse scritte ignobili senza
preoccuparsi di cancellarle. La
città di Napoli deve unirsi per
portare avanti una battaglia di
civiltà".
LO SFOGO - Con la
famiglia di Ciro, c'era anche
Gino Di Resta, presidente del
Napoli Club Roma. Si era sfogato
contro le istituzioni: "Roma non
ha il sindaco. Qui dal 3 maggio
non è venuto nessuno, e qui non
è arrivata una bottiglia
d'acqua. Marino, in periodo di
campagna elettorale, è passato
qui a salutare i bambini, a 50
metri c'era Ciro. E non è
venuto. Anche il Questore è
complice: far parcheggiare i
tifosi del Napoli a Roma Nord e
non a Roma Sud (Tor Vergata,
ndr) è stata una follia. Per la
finale di due anni fa, il
servizio d'ordine fu perfetto.
Stavolta nullo". È stato proprio
Di Resta a mettersi in contatto
con De Laurentiis: "Mi ha detto
che il Napoli è la famiglia di
Ciro". Per motivi di ordine
pubblico è stata così annullata
la visita di Ignazio Marito in
ospedale.
SOLIDARIETÀ - Il sindaco
di Napoli, Luigi De Magistris,
ha rilasciato una dichiarazione
in merito alla tragica vicenda
di Ciro Esposito: "Tutta Napoli
si stringe intorno alla famiglia
di Ciro in queste ore
drammatiche. La famiglia ci ha
ribadito che Ciro è in
gravissime condizioni ma il suo
cuore batte ancora. Ci uniamo
tutti all'appello che, proprio
in questi momenti, la famiglia
sta rivolgendo perché non si
commettano violenze".
24 giugno 2014
Fonte: Gazzetta.it
© Fotografia:
Affaritaliani.it
La famiglia di Esposito:
"Ciro è vivo, il cuore batte
ancora"
di Luca Romano
Il ragazzo ferito in una
rissa prima della finale di
Coppa Italia a Roma fra
Fiorentina a Napoli è in fin di
vita. Lo zio: "È in coma
irreversibile".
Nel giorno in cui la
Nazionale è chiamata alla prova
dell'Uruguay, Ciro Esposito, il
ragazzo ferito in una rissa
prima della finale di Coppa
Italia a Roma fra Fiorentina a
Napoli, conclusa con il
ferimento a colpi di pistola del
giovane napoletano ricoverato al
Policlinico Gemelli, è in fin di
vita. Esposito, ricoverato nel
reparto di terapia intensiva
all'ospedale Gemelli di Roma, in
queste settimane aveva subito
numerosi interventi chirurgici.
Gravemente ferito al torace, era
stato operato l'ultima volta
martedì scorso ed era stato
sottoposto a dialisi, nutrizione
artificiale e a supporto
ventilatorio parziale.
Considerate molto gravi sin dal
primo giorno, le sue condizioni
sono peggiorate nella notte.
Ciro Esposito è "in fin di vita,
attaccato a un macchinario. Ho
parlato con la mamma che è
ovviamente disperata", ha detto
oggi l'avvocato del giovane
tifoso. Fonti mediche del
policlinico Gemelli di Roma
hanno fatto sapere che la crisi
odierna subita dal ragazzo ha
provocato un'insufficienza
multiorgano, subentrata in un
quadro clinico già
particolarmente fragile. "Siamo
molto infastiditi dalle false
notizie sulla morte di Ciro. Il
suo cuore batte ancora anche se
è in coma profondo, quindi, chi
può pregare preghi per la sua
salute. Non sappiamo cosa
accadrà nelle prossime ore, ma
ci sentiamo di fare un appello
ad evitare ogni forma di
violenza nel nome e nel rispetto
di Ciro Esposito", si legge in
un comunicato della famiglia del
giovane. "Ciro non è morto. Il
suo cuore batte ancora", ha
detto il fratello Michele
Esposito. "Ciro Esposito è
ancora vivo, anche se in coma
irreversibile, a nome di tutta
la famiglia dico a tutti basta
violenza", ha detto all'Ansa lo
zio del giovane tifoso del
Napoli, Vincenzo Esposito. Forze
dell'ordine in allerta nella
Capitale per l'eventuale arrivo
di gruppi isolati di tifosi
napoletani per l'aggravarsi
delle condizioni di Ciro
Esposito, in fin di vita al
Gemelli. Si temono raid e
vendette nei confronti della
tifoseria romanista. Ma su
questo rischio, lo zio di
Esposito è stato chiaro:
"Nessuno si azzardi ad usare il
nome di mio nipote per compiere
altre violenze, noi vogliamo
solo giustizia e che De Santis
(l'ultrà della Roma accusato di
aver sparato i colpi che hanno
ferito Esposito prima della
finale di Coppa Italia, ndr)
paghi qualora venga riconosciuto
colpevole". "Le condizioni di
Ciro Esposito si sono
ulteriormente aggravate nelle
ultime 36 ore e i supporti
vitali non riescono a tenere
sotto controllo la funzionalità
degli organi", lo comunica il
professor Massimo Antonelli,
direttore del centro di
rianimazione del Policlinico A.
Gemelli, aggiungendo: "Esposito
è cosciente, ma sedato
farmacologicamente".
24 giugno 2014
Fonte: Ilgiornale.it
© Fotografia:
Napoli.repubblica.it
Ciro in fin di vita,
paura di vendette ultrà
di Massimo Lugli
ROMA - "Lo riporteremo a
Napoli in un cappotto di legno".
Parole crude quelle di padre
Mariano Palumbo, cappellano
dell'ospedale "Cristo Re", un
prete che nel suo napoletano
salace, esprime tutto il dolore,
lo strazio e la rabbia di questa
giornata interminabile. Non ci
sono più speranze per Ciro
Esposito, 30 anni, ferito a
morte durante gli scontri del 3
maggio da Daniele "Gastone" De
Santis, nell'esplosione di
follia assassina che ha
funestato la finale di Coppa
Italia. Nel suo letto al reparto
di rianimazione del Gemelli,
Ciro si arrende lentamente,
smette di lottare: i bollettini
medici, sempre più lugubri,
scandiscono una morte
annunciata. "I supporti vitali
non riescono a tenere sotto
controllo la funzionalità degli
organi, è cosciente ma sedato",
elenca l'ultimo, poco dopo le
19, quando i pazienti in sala
d'attesa, al pronto soccorso,
stanno guardando la partita che
conclude ingloriosamente il
mondiale azzurro. Dato per morto
già nel primo pomeriggio, il
tifoso biancoceleste continua ad
aggrapparsi agli ultimi aneliti
di vita ma i parametri
collassano sempre più
velocemente: cuore, fegato,
polmoni, reni non reggono più.
Non è clinicamente morto perché
l'elettroencefalogramma manda
ancora segnali di coscienza
sotto la coltre dei sedativi e,
probabilmente, anche l'espianto
degli organi sarà impossibile:
troppo deteriorati da questi
interminabili 53 giorni di
agonia. "Venerdì abbiamo visto
la partita dei mondiali insieme,
gli abbiamo stretto la mano come
tutti i giorni, gli abbiamo
detto di non fare sforzi"
singhiozza la madre, Antonella
Leardi, il volto sfatto dal
dolore e dalla stanchezza. "Che
dicono i medici ? E che devono
dire ?". Ma nessuno, dal
primario Massimo Antonelli
all'ultimo infermiere, tenta più
di alimentare un briciolo di
speranza. Davanti al lettino di
Ciro, intrappolato nel suo
groviglio di tubi, il viso
irriconoscibile dietro la
maschera dell'ossigeno, una
sfilata silenziosa e dolente di
amici e parenti che, due alla
volta, vanno a dirgli addio.
Fuori, il bivacco di
giornalisti, fotografi,
cameramen che aspettano
l'inevitabile, in un tam tam di
voci sempre più incontrollabili.
Daniele De Santis, l'ultrà
giallorosso che ha sparato con
una vecchia calibro 7.65, verrà
trasferito dal "Policlinico
Umberto I" a un altro ospedale
per paura di rappresaglie. Il
pericolo di una spedizione
punitiva in partenza da Napoli è
incombente nonostante gli
appelli dei genitori: "Nessuno
compia violenze in nome di
Ciro". Il padre, Giovanni, un
uomo massiccio che zoppica
vistosamente, ha lo sguardo
vuoto e sfinito di chi non si
aspetta più niente, piange a
occhi asciutti. I genitori si
aggrappano alla loro fede
evangelica: davanti al letto
d'agonia del figlio, Antonella
Leardi intona un inno di lode.
La fidanzata Simona, mostra una
forza indomabile. L'annuncio
arriva in mattinata: le
condizioni di Ciro stanno
precipitando. Le ogive che
l'hanno centrato al torace,
straziando i polmoni e
frantumando due vertebre hanno
causato danni irreparabili:
inutili i dieci interventi
chirurgici. Questione di ore. E,
all'ospedale, è il giorno delle
lacrime e delle accuse.
"Vogliamo le dimissioni del
questore, di chiunque abbia
gestito l'ordine pubblico senza
preoccuparsi di far passare i
tifosi davanti a un covo di
nazisti" tuona padre Mariano,
che in questi giorni è diventato
più un parente che un amico di
questa famiglia di diversa
confessione. "Dov'era il sindaco
Marino ?" incalza Gino Di Resta,
presidente dei Napoli club della
capitale "durante la campagna
elettorale è venuto al Gemelli a
far visita ai bambini ricoverati
ma non si è degnato di passare
nella stanza di Ciro".
All'ospedale arrivano il padre e
il fratello di Gabriele Sandri,
il tifoso ucciso sulla A1 nel
2007. Verso le 18, un'altra
voce: il sindaco sta arrivando.
Segue smentita nel giro di due
ore: motivi di ordine pubblico,
si temono tafferugli tra
tifoserie. In realtà, a parte un
tatuaggio di Maradona sul
braccio di un parente, di
tifosi, al Gemelli non si vede
neanche l'ombra ma Ignazio
Marino ha dato forfait perché
l'accoglienza non sarebbe stata
sicuramente calorosa. Al calare
della sera mentre i cronisti che
si affrettano verso le
redazioni, l'atmosfera è più
cupa, più tetra che mai.
25 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
Ore di angoscia a
Scampia per Ciro Esposito
Il silenzio di Scampia.
Tutto il quartiere incollato a
radio e tv, un giorno intero con
il fiato sospeso. Ma non per la
partita della Nazionale, bensì
per Ciro Esposito, il trentenne
vittima del pomeriggio di follia
consumato il 3 maggio scorso
alla vigilia della finale di
Coppa Italia fra Napoli e
Fiorentina. Il maxischermo che
avrebbe dovuto trasmettere la
gara dei Mondiali brasiliani
viene smontato. Tante bandiere
tricolori che, in mattinata,
sventolavano nelle strade e dai
balconi delle Vele, vengono
riavvolte. Qui Italia-Uruguay
non interessa più a nessuno.
Sono ancora tutti al loro posto,
invece, gli striscioni per Ciro.
"Senza di te Napoli non può
stare". Le voci che si
accavallano dal Policlinico
Gemelli rimbalzano in tutta la
città. Quando arrivano le
smentite dei familiari e dei
sanitari del presidio
capitolino, la notizia della
presunta morte di Ciro è stata
già incautamente rilanciata
dalla rete e dai social. "Quello
che è capitato a Ciro poteva
capitare a ognuno di noi",
ragiona Ciro Corona, anima
dell'associazione Resistenza:
"Siamo tutti con lui. Siamo
ripiombati nell'incubo di quella
sera. È assurdo rischiare di
morire per una partita di
calcio". Rosalba Rotondo,
preside dell'istituto
comprensivo Ilaria Alpi-Carlo
Levi, quello dove Ciro Esposito
ha studiato, lo definisce "un
testimonial della lotta alla
violenza, in uno sport che
dovrebbe trasmettere valori
positivi".
25 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Qdnapoli.it
Angoscia e preghiere
Scampia si ferma
"Non può finire così"
di Dario Del Porto
Il cuore di Scampia
batte forte per Ciro.
"Aspettiamo e preghiamo", dicono
gli amici riuniti
nell'autorimessa dove le ore
trascorrono in silenzio, mentre
da Roma una vorticosa altalena
di notizie rende ancor più amara
una giornata carica di dolore e
amarezza. Un quartiere incollato
a radio e tv, ore intere con il
fiato sospeso. Ma non per la
partita della Nazionale, bensì
per uno dei suoi ragazzi rimasto
vittima di un pomeriggio di
follia. Il maxischermo che
avrebbe dovuto trasmettere la
gara di Natal viene smontato. "È
il momento di spegnere i
televisori e accendere la
speranza, confidiamo ancora in
un miracolo", afferma l'avvocato
Angelo Pisani, presidente della
municipalità e legale della
famiglia Esposito. Tante
bandiere tricolori che, in
mattinata, sventolavano a decine
nelle strade e dai balconi delle
Vele, vengono riavvolte. Qui
Italia-Uruguay non interessa più
a nessuno. Sono ancora tutti al
loro posto, invece, gli
striscioni per Ciro. "Senza di
te Napoli non può stare", recita
uno di quelli affissi sul
cancello dell'autorimessa dove
gli amici del trentenne si
stanno alternando dopo quel
tragico 3 maggio per dare
sostegno e conforto a questa
famiglia di lavoratori colpita
negli affetti dalla sparatoria
della capitale. "Quello che è
capitato a Ciro poteva capitare
a ognuno di noi", ragiona Ciro
Corona, anima dell'associazione
Resistenza che ogni giorno è
presente sul territorio per
promuovere iniziative a favore
della legalità. "Siamo tutti con
lui - sottolinea Corona - siamo
ripiombati nell'incubo di quella
sera. È assurdo rischiare di
morire per una partita di
calcio". Alle porte
dell'autorimessa c'è anche una
donna minuta. È Rosalba Rotondo,
preside dell'istituto
comprensivo "Ilaria Alpi-Carlo
Levi", quello dove Ciro Esposito
ha studiato. Prima di diventare
dirigente, in quella stessa
scuola Rosalba ha insegnato e
Ciro è stato suo alunno. "Da
quella sera ho il cuore pieno di
dolore - racconta - quando ho
saputo che era rimasto ferito ho
ricordato i giorni in cui lo
vedevo allegro e spensierato, mi
è tornato alla memoria il suo
sguardo tenero. Per noi Ciro è
un testimonial della lotta alla
violenza, in uno sport che
dovrebbe trasmettere valori
positivi, ma troppe volte
diventa un baluardo delle
delusioni esistenziali
dell’individuo". Le voci che si
accavallano dal Policlinico
Gemelli rimbalzano in tutta la
città. Quando arrivano le
smentite dei familiari e dei
sanitari del presidio
capitolino, la notizia della
presunta morte di Ciro è stata
già incautamente rilanciata
dalla rete e dai social,
compreso un tweet del deputato
Gennaro Migliore che esprime
vicinanza alla famiglia e chiede
di accertare "tutta la verità e
le responsabilità". Il timore di
possibili ritorsioni contro
Daniele De Santis, l'ultrà della
Roma soprannominato "Gastone",
accusato di aver sparato a Ciro,
induce le forze dell'ordine a
intensificare le misure di
sicurezza tra Roma e Napoli. Le
questure delle due città sono in
stretto contatto e tengono
d'occhio anche i social network
per individuare possibili
segnali d'allarme. Ma dagli
ambienti del tifo organizzato
arriva la smentita: non ci sono
gruppi in partenza da Napoli
verso Roma, assicurano fonti
della Curva B. Non si parla che
di Ciro anche nella zona del
centro storico, dove si radunano
gli ultrà della Curva A guidati,
fra gli altri, da Gennaro De
Tommaso detto 'a carogna la cui
immagine sulla balaustra
dell'Olimpico, a colloquio con
il capitano del Napoli Marek
Hamsik prima della finale di
Coppa Italia, ha fatto il giro
del mondo più di quella di
Daniele De Santis soprannominato
"Gastone". "E ora vediamo se la
vostra Nazionale farà un gesto
per Ciro", attacca uno dei
"duri" della Curva. Nessuno però
parla di vendetta, non oggi
almeno, il "codice ultrà" non
prevede rappresaglie lontano
dalle partite. Intanto in
Brasile è cominciata
Italia-Uruguay. Nelle strade di
Scampia regna il silenzio, non
si sentono trombe né dalle
finestre aperte filtra l'eco
delle telecronache. Il quartiere
è in ansia solo per Ciro. "Ne ho
parlato a lungo con i miei
alunni - dice la preside Rotondo
fanno tutti lo stesso commento:
professoressa, non è giusto".
25 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Napoli.repubblica.it
Lacrime e preghiere
l'ultima notte al Gemelli di
mamma Antonella
di Lorenzo D'albergo e
Luca Monaco
L'attesa silenziosa di
mamma Antonella, le sigarette di
papà Gianni e la sua camminata
nervosa davanti al pronto
soccorso del policlinico
Gemelli, la prova di maturità
della fidanzata Simona. Questo
il set di istantanee che
racconta le ultime ore di vita
di Ciro Esposito, il tifoso del
Napoli che per 55 giorni ha
combattuto contro la morte,
contro quel proiettile che gli
ha forato il polmone destro e lo
ha costretto ad andare sotto i
ferri otto volte in meno di due
mesi. La maratona di emozioni
inizia alle 22 di martedì. Gli
obiettivi delle telecamere e i
taccuini dei cronisti si sono
allontanati già da diversi
minuti dalla porta rossa del
reparto di rianimazione. Dietro
la maniglia antipanico ora c'è
spazio solo per il dolore
silenzioso e composto della
famiglia di Scampia. Il primario
Massimo Antonelli esce dalla
stanza con il capo chino e a
tenere in vita Ciro c'è solo il
"bip" del macchinario che
respira per lui. "I dottori ? Ma
che devono dire ormai…". Per la
prima volta Antonella Leardi non
parla di "miracolo" e non chiede
di "pregare il Signore". La
strada per suo figlio è segnata.
Anche Simona Rainone, la ragazza
di Ciro, non si illude. Scansa
la pila di cartoni di pizza che
uno dei cugini del fidanzato ha
appena portato in ospedale e si
lascia andare: "Oddio, non
riesco a guardare in faccia
neanche Gianni. Solo Dio sa cosa
stanno provando. Ma io gliel'ho
detto all'avvocato. Se proprio
deve finire così, allora voglio
che Ciro abbia giustizia. Io che
farò ? La vita mi ha già messo
di fronte a delle prove dure (ha
già perso il padre e la madre,
ndr)". Sono le 2 di notte e i
parenti iniziano a salutare.
Anche zio Enzo si avvia verso
l'albergo. Il suo "buonanotte",
pronunciato con un filo di voce,
si perde coperto dal rumore del
gigantesco impianto di areazione
dell'ospedale a cui nessuno,
dopo tanti giorni di attesa,
sembra far più caso. A
presidiare l'ospedale restano
zio Giacomo e zia Maria, il
fratello Michele e le tante
cugine che decidono di
stringersi attorno a Simona. Le
ore passano tra un'occhiata alla
tv della sala d'attesa, su cui
scorrono le immagini
dell'eliminazione dell'Italia, e
un passaggio davanti al reparto
di Ciro, in quel corridoio dove
l'odore di medicinali si fa
insopportabile. Al primo sole di
mercoledì, l'annuncio. E poi le
lacrime, a segnare l'esplosione
di tutta la tensione accumulata
nelle ultime 24 ore.
27 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Identitainsorgenti.com
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