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CIRO ESPOSITO
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Ciro Esposito 3.05.2014 La Vita
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CIRO VIVE Onlus
 
 

Tifoso ferito, condizioni restano critiche.

La madre: "Chiedo giustizia per mio figlio"

5 mag - Notte stabile per Ciro Esposito, ricoverato al policlinico Gemelli di Roma, dopo gli scontri avvenuti in occasione della finale di Coppa Italia nei pressi dello stadio Olimpico della Capitale. A quanto si apprende il decorso post operatorio di chirurgia vertebrale è regolare, ma le condizioni del paziente rimangono critiche e quindi la prognosi resta riservata. I PARENTI DEL TIFOSO - Antonella Leardi, madre del tifoso, lancia un appello: "Io adesso chiedo giustizia e tutela, voglio qualcuno che tuteli mio figlio. Ho saputo che mio figlio è piantonato - ha detto - inoltre ci è stato richiesto di non fargli visita. Ma il primario si è opposto dicendo che almeno i genitori dovevano vederlo. Non so per cosa, ma so che mio figlio è indagato. Le condizioni - ha concluso la mamma di Ciro - sono stazionarie, per ora la situazione è ancora molto critica". "E’ talmente palese che noi siamo le vittime, dopo l’appello della mamma di Ciro si sono presentati numerosi avvocati per tutelarlo, anche da Scampia", ha detto Eduardo Esposito, lo zio di Ciro. "In Italia non esiste la prevenzione - ha aggiunto - questo episodio si poteva prevenire, si poteva prendere questo personaggio e fermarlo prima della partita, visto che ha precedenti specifici".

5 maggio 2014

Fonte: Adnkronos

© Fotografia: Repubblica.it

Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, ringrazia

i tifosi della Lazio: "Ci hanno pagato due notti in albergo"

di Luigi Caputo

Ridotto in fin di vita dai romanisti, aiutato dai laziali. Alla fine anche la solidarietà rientra nella rivalità ultras. Così il derby della Capitale si sposta dal campo a una stanza d'ospedale. Ad assistere la famiglia di Ciro Esposito ci pensano gli antagonisti degli ultras giallorossi: "I tifosi della Lazio ci hanno pagato due notti in albergo - ha dichiarato la madre del giovane ricoverato in ospedale - Adesso credo che qualcun altro di loro provvederà anche per altre notti, ci stanno cercando un piccolo appartamento. Io non voglio niente, magari solo dove dormire". Nelle ultime ore la famiglia Esposito ha ricevuto l'assistenza anche di altre persone. Nella notte al tifoso del Napoli è giunta la comunicazione d'arresto per rissa. La madre del giovane Antonella Leardi aveva ammesso di non avere le risorse economiche per permettersi un avvocato. L'avvocato Angelo Pisani, che ha difeso Maradona nel processo Equitalia, si è così offerto gratuitamente: "La questura ci ha confermato che Ciro è un bravissimo ragazzo e chi lo conosce sa che lavora dalla mattina alla sera e che ha i calli alle mani per il lavaggio delle auto - ha dichiarato il legale - La mamma di questo ragazzo è l'esempio più bello che Napoli possa avere, è una donna splendida". Pisani ha poi aggiunto che informerà Maradona della vicenda, "e sicuramente sarà molto dispiaciuto per quanto accaduto a Ciro". Intanto Vincenzo Esposito, zio di Ciro Esposito, attacca i magistrati per la decisione di arrestarlo e farlo piantonare in ospedale: "Dato che viene da Scampia è considerato un criminale ed è stato arrestato. Ora voglio che mio nipote stia bene, poi difenderò l'onore di Ciro e dei napoletani. Non è possibile che i napoletani siano considerati camorristi.

5 maggio 2014

Fonte: Huffingtonpost.it

© Fotografia: Spazionapoli.it

Scampia prega per Ciro

"Altro che camorrista è finito in un tranello"

di Irene De Arcangelis

"Camorra ? Se Ciro fosse stato un camorrista, le cose non sarebbero andate così. Un camorrista, uno violento, non finisce in una trappola di cui non conosce neanche l'esistenza. La verità è che la Scampia di tutti i giorni, quella onesta, è e sarà sempre schiacciata sotto il marchio della camorra e della delinquenza". Alza un braccio come a mandare a quel paese chi cerca di fermarlo e tira via, il vicino di casa di Ciro. È lui a parlare. Arrabbiato come tanti altri, come gli amici e come quelli che gli scrivono su Facebook. Ciro, gridano, non ha nulla a che fare con la camorra, eppure l'aggressione e quel colpo di pistola cadono quasi in secondo piano rispetto alle scene viste in tv: un altro ultrà (figlio di un boss) a cavalcioni di una barriera e di fronte a lui l'impaurito capitano della squadra del cuore. E alla fine è Napoli, è Scampia, ad uscirne malissimo. A Scampia, intanto, c'è gente "normale" che fa capannello all'autolavaggio della famiglia Esposito, in via Ghisleri: tutti chiedono notizie. I suoi colleghi, quelli che lavorano con lui fianco a fianco all'autolavaggio, hanno voglia di sfogarsi. "Prima ci hanno detto che era uno "scissionista" dello sport - dicono alludendo all'espressione malavitosa - poi che era un delinquente. Subito lo hanno etichettato... Hanno visto il posto... Scampia, certo... Ma questo è il luogo dove Ciro lavora tutti i giorni, compreso il sabato e la domenica... Ogni giorno finisce di lavorare, posa la "pezza" e corre allo stadio cinque minuti prima della partita. Anche i presidenti delle due squadre la notizia ce l'hanno data dopo... Hanno minimizzato per far giocare la partita... Devono vergognarsi". Ciro, insomma, un onesto lavoratore con due sogni: sposare la fidanzata Simona e poi il Napoli. "Ma la fidanzata non era a Roma - racconta Gaetano, uno degli amici, testimone di quei momenti drammatici - Ero a duecento metri di distanza, ma qualcuno dei nostri che si trovava in un'altra auto aveva intuito l'agguato. Ci siamo telefonati da una macchina all'altra per avvertire di stare attenti agli ultras romanisti. Purtroppo, Ciro ci è finito in mezzo". Gaetano ha un negozio di parrucchiere al Vomero, in via Suarez. Lì ha fondato il club "Gli squali", aperto ai tifosi di ogni squadra. "Ci divertiamo, mangiamo qualcosa in compagnia e naturalmente si guarda tutti insieme la partita - spiega - E poi a Roma è successo quello che è successo. È stato un agguato premeditato, siamo stati accerchiati...". I tanti amici di Ciro attendono notizie da Roma, stanno pensando di organizzare una manifestazione contro il tifo violento. E intanto si sfogano su Facebook, postano messaggi e pregano. Il ragazzo ferito è iscritto ad otto gruppi, molti dei quali di tifosi del Napoli. C'è anche quello "Anti De Laurentiis", con una grande foto del presidente della squadra truccato da clown. Polemico, sì: ma nulla di violento o provocatorio. Da "RadioSca": "Preghiamo per Ciro". Da "Parco Corto Maltese": "Tieni duro Ciro. Ammainate le bandiere un figlio di Scampia e di un padre esemplare si trova in gravi condizioni". Il comitato Vele Scampia con uno striscione virtuale: "Tutti i tifosi e la gente per bene di Scampia ti aspettano, forza Ciro". Ciro figlio di un padre esemplare (infermiere che ha messo i soldi da parte per aprire l'autolavaggio e sistemare i figli) e gli altri familiari. Lo zio Enzo, che si è precipitato a Roma, in ospedale. Ex sindacalista Fiom-Cgil, un altro fratello ex consigliere di quartiere. "Il padre di Ciro ha messo su l'unico autolavaggio con le carte in regola di Scampia - spiega zio Enzo - grazie a un progetto di recupero dei sottopassi dell'epoca di Bassolino. Non abbiamo mai avuto problemi con nessuno, siamo onesti lavoratori, abbiamo sempre rispettato la legge. Ma poi da Napoli telefono in Questura a Roma e mi rispondono "Non siamo tenuti a dare informazioni". Ci precipitiamo qui e quelle informazioni le stiamo ancora aspettando. Tutto quello che abbiamo saputo è che Ciro è rimasto a terra per oltre un'ora ad aspettare l'ambulanza ed è per questo che le sue condizioni si sono aggravate tanto. A soccorrerlo c'era anche quel capo ultrà, Genny non so cosa. E alla fine la notizia diventa il capo ultrà e Napoli camorrista. E chi ha sparato sta nello stesso ospedale e la Questura dice che si tratta di episodi estranei al tifo ma intanto tratta con i tifosi: la cosa più importante è la partita. Ma che incubo è questo ?".

5 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Ansa.it

"Siamo di Scampia e siamo onesti"

di Irene De Arcangelis

"Non ho parole, per me è una mostruosità quella che ha fatto. Ma nel mio cuore già l'ho perdonato. No, non lo odio. Siamo tutti fratelli d'Italia, perché dovrei odiarlo ?". Le prime parole di Antonella Leardi, mamma di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito a colpi di pistola sabato sera a Roma prima della finale di Coppa Italia, sono di perdono per l'ultrà romanista che ha sparato al figlio. "Ciro è un ragazzo fantastico, che ama la vita e il Napoli. Siamo gente onesta di Scampia, sono orgogliosa di dirlo e di esserlo. Sono madre di tre lavoratori, tre ragazzi per bene, non mafiosi. Mio figlio non è un camorrista e non è un rapinatore". Da due giorni, Antonella aspetta notizie dall'ospedale in cui è ricoverato Ciro. Le sue parole rimbalzano fino alle strade di Scampia, semideserte nella domenica mattina.

5 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

Ciro Esposito rischia la paraplegia, lo conferma il Dott. Sabetta, colui che l'ha salvato

Il primo passaggio per Ciro Esposito è stato al Pronto Soccorso dell'Ospedale San Pietro, dove lo hanno letteralmente "resuscitato". Ha operato l'equipe composta dai chirurghi Gabriele Valenti, Alessandro Testa ed Emilio Gentile con gli anestesisti Valentina Fabbrini e Mauro Toncelli, il primo a soccorrere il ragazzo. Ad intervento riuscito la gioia si è sciolta in un abbraccio dell'equipe. Il professor Francesco Sabetta è il direttore del Dipartimento di emergenza dell'ospedale San Pietro e ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: Professore, ci racconta che ore sono state ? Il ragazzo è arrivato in choc ipovolemico da emorragia. Il cuore era fermo. Lo abbiamo dovuto rianimare e poi stabilizzare prima di procedere alla TAC per capire che non c'erano danni ai grandi vasi e al cuore". Che intervento è stato fatto ? "Il colpo è entrato dal pettorale di destra, ha perforato il polmone e ha frantumato la quinta vertebra dorsale creando le preoccupazioni maggiori per il midollo. Nel torace c'erano quasi tre litri di sangue, sarebbe morto di emorragia. È stata chiusa la breccia, poi il paziente è stato drenato su entrambi i polmoni e trasfuso". Teme per esiti di paraplegia ? "La natura può fare cose incredibili. Per esempio, il pallavolista Kirk Kilgour per una lesione minima è rimasto paralizzato. Ecco, quel proiettile può aver fatto grossi danni. Ma noi tifiamo per il ragazzo: la giovane età e la fibra forte hanno già fatto miracoli nel suo caso".

5 maggio 2014

Fonte: Calcionapoli24.it

© Fotografia: Secoloditalia.it

De Magistris: "È surreale arrestare ragazzo intubato". Avvocati: "Difesa gratis"

di Roberto Fuccillo

"La priorità ora - dice il sindaco - non è l'arresto, ma le condizioni di salute di Ciro Esposito". Sentimento di sconcerto che corre eccome, in città. Fino agli avvocati che già si offrono gratis per difendere Ciro. Si muove in tal senso l'associazione "Sos diritti" per bocca dell'avvocato Carmen Posillipo, la stessa che ha difeso ad esempio Rosaria Aprea, la giovane miss casertana violentemente picchiata dal suo fidanzato. Stessa disponibilità da parte di Sergio e Angelo Pisani (quest'ultimo anche presidente della Municipalità in cui risiedono gli Esposito), che accolgono un invito formulato dagli zii del ragazzo ferito. I due Pisani hanno anche mobilitato un medico legale. La mobilitazione per Ciro Esposito non vuole però essere una lettura facile dei fatti. "Al di là delle dinamiche dell'incidente, che saranno ricostruite dalla magistratura - aggiunge de Magistris - una rissa o un tentato omicidio fuori dallo stadio è inaccettabile. Seguiremo con attenzione questa vicenda, ma adesso Ciro ha bisogno di un medico più che di un avvocato. Poi si affronterà l'aspetto giuridico". Di sicuro non deve andarci di mezzo la città, forse mediaticamente sovraesposta dalla vicenda di Genny ‘a carogna. "Non ci sto - dice il sindaco - a far passare Napoli come città colpevole di quanto sta accadendo". C'era anche lui all'Olimpico, ha vissuto tutta l'incertezza sulle notizie che arrivavano, il suo riassunto è che "Napoli ha un ferito grave, è stata violentata, anche durante il silenzio dei suoi tifosi, da cori non certo positivi nei confronti della nostra città, per usare un eufemismo". Il sindaco critica anche i "comportamenti sbagliati" di parte napoletana, fra cui le bombe carta tirate in campo, ma la richiesta di sapere "se a Roma è filato veramente tutto liscio o se qualcosa non ha funzionato sotto il profilo dell'ordine pubblico sottende il bisogno di riconoscere a Napoli il ruolo di parte lesa, non di colpevole. Non deve cadere su Napoli una vergogna generale. Si spiega così anche lo sfogo di don Tonino Palmese, vicario episcopale dell'Arcidiocesi di Napoli: "Sono molto arrabbiato. Perché si insiste a dire che non c'è stata trattativa. È stato allora un dialogo interconfessionale ?". È quasi uno strappo istituzionale quello di Palmese: "Di fronte a un'Italia che tratta con il criminale di turno, penso sia meglio parlare di un'altra Repubblica. Che tristezza pensare che c'è un Papa che esalta l'importanza del gioco e poi c'è una disattenzione verso le tante persone che vanno lì per divertirsi". Infine "non isoliamo Napoli, può essere pericoloso - avverte il presidente della Provincia Antonio Pentangelo - La reazione dei più deboli potrà anche essere quella di rifugiarsi in chi è pronto ad approfittare di tali fratture". Mobilitazione che infine si fa frontista: "Si sta facendo strada una pericolosa deriva anti-napoletana - dice Pentangelo - eppure per un anno intero negli stadi di tutta Italia si è inneggiato al Vesuvio sterminatore, ed a Roma sono stati feriti con colpi di arma da fuoco proprio i supporters napoletani".

6 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Mediagol.it

PARLA PISANI

L'avvocato di Ciro Esposito: nessun arresto notificato

di Gabriella Martini

Fino ad ora, nonostante sia piantonato in ospedale da agenti, per Ciro Esposito non è arrivato nessun avviso di garanzia né mandato di cattura. Lo fanno sapere gli avvocati Sergio e Angelo Pisani che, con la piena e gratuita disponibilità di patrocinio alla famiglia Esposito anche della Camera Penale partenopea e di altri professionisti italiani, hanno assunto la difesa del tifoso napoletano sparato da un romanista, che tuttora è incosciente ed in pericolo di vita dopo gli scontri pre-partita di Coppa Italia. "Ci auguriamo anzi - spiega Pisani, che in qualità di presidente della Ottava Municipalità di Napoli, di cui fa parte Scampia, ha portato alla famiglia della vittima anche la solidarietà del quartiere - che i due esponenti delle forze dell’ordine siano stati inviati in ospedale a piantonare Ciro più per tutelare la sua incolumità da eventuali, ulteriori attacchi di altri malintenzionati e folli. Del resto - aggiunge l’avvocato - il giovane colpito quasi a morte muove a stento le palpebre e versa tuttora in condizioni molto gravi. Non si comprende quindi in che modo potrebbero scattare esigenze cautelari connesse a pericolo di fuga, inquinamento prove o di reiterazione del reato per un soggetto incosciente e speriamo che la madre ed il padre pensino solo alla salute del figlio non ad altro". In ogni caso, come giusto e doveroso "rispetteremo qualsiasi iniziativa e decisione della magistratura ed una volta esaminati gli atti tuteleremo la posizione di Ciro Esposito nelle sedi competenti, se sarà necessario, con tutte le opportune consulenze tecniche e indagini difensive previste dalla legge. Ricordiamo poi che a volte alcuni provvedimenti della A.G. possono essere anche a tutela delle parti o degli indagati". Per Pisani, inoltre, "va apprezzata l’iniziativa di due associazioni di tifosi della Lazio, come di cittadini romani e del club Roma azzurri, che hanno messo a disposizione dei familiari le strutture logistiche ed il vitto perché possano restare accanto al ragazzo in un momento così drammatico. Ora ci attendiamo perciò anche dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris e dal presidente del Napoli Aurelio de Laurentiis un segnale di intervento e sostegno per le necessità del caso. Sono sicuro che tali iniziative arriveranno presto e sarebbe un bel gesto verso una famiglia di lavoratori onesti di Scampia e, soprattutto, nei confronti una madre che, pur così duramente provata, ha già perdonato l’aggressore di suo figlio. E questo sarebbe anche un modo per unirsi a noi nel "tifo" più grande: quello per la vita di Ciro, perché possa superare e vincere la sua battaglia più difficile". Attualmente la famiglia di Ciro Esposito è in realtà all’Hotel Bella Mbriana di Roma, ospite di Pino Smiraglia e grazie anche all’interessamento di Mariano Palumbo e dell’avvocato Rocco Bruno Condoleo, che pure dovrebbe affiancare Pisani nel gratuito patrocinio. Che, in verità, sono tutti partenopei doc. Ps: Aggiornamento delle ore 23. Pare che le condizioni di Ciro Esposito si siano aggravate in tarda serata per sopraggiunte difficoltà renali e intestinali. La famiglia è stata convocata urgentemente per le condizioni di Ciro resesi critiche. Se siete credenti, pregate per lui. Se non lo siete, indirizzategli tutta la vostra energia positiva. FORZA CIRO, NON MOLLARE !

5 maggio 2014

Fonte: Identitainsorgenti.com

TIFO VIOLENTO

Si aggrava l'ultrà napoletano ferito, ma a sparare non è stato "Gastone"

Alla partita Napoli-Cagliari di stasera al San Paolo Gennaro De Tommaso, ormai noto come Genny 'a carogna, leader del gruppo di tifosi che si riconosce sotto la sigla Mastiff e uomo della presunta trattativa tra lo Stato e gli ultrà del Napoli all'Olimpico, non ci sarà. Il questore di Napoli Guido Marino ha firmato un provvedimento di daspo per 5 anni. De Tommaso era stato destinatario già in passato di analogo provvedimento, rispetto al quale aveva fatto ricorso vincendolo. Operato ancora Esposito - Intanto un problema ischemico derivante da un arresto cardiaco ha costretto i medici del Gemelli di Roma ad operare di nuovo Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito a colpi di arma da fuoco prima della finale di Coppa Italia. "La situazione è seria", ha detto la madre, Antonella Leardi raccontando dell'intervento di urgenza di questa notte durante la quale sono stati rimossi due centimetri di colon del figlio. La donna, visibilmente turbata da questo aggravarsi delle condizioni di Ciro, attraverso i giornalisti che da sabato stazionano al Policlinico, ha poi lanciato dure accuse al governo. "Non ha speso una parola per Ciro", ha tuonato. "Stanno discriminando i napoletani, altrimenti avrebbero speso una parola in più per chi, come noi, in questo momento sta soffrendo", ha aggiunto la madre del ventinovenne, definendo "assurdo il fatto che un altro tifoso del Napoli sia in carcere". La sfida allo Stato - Da parte loro i tifosi del Napoli si preparano a sfidare lo Stato. Tutta la curva A stasera, in occasione del posticipo contro il Cagliari, dovrebbe indossare la maglietta con la scritta "Speziale libero", la stessa che ha mostrato al mondo intero Genny 'a carogna per Fiorentina-Napoli. Ieri, secondo quanto riporta La Gazzetta dello Sport, i capi ultrà avrebbero contattato una tipografia ordinando 30mila magliette con quella scritta che dovrebbero essere distribuite agli ingressi della curva se il lavoro dovesse essere completato in tempo utile. Un'indiscrezione che, se dovesse essere confermata, rappresenterebbe un vero affronto alla memoria dell'ispettore Filippo Raciti, per il cui omicidio sta scontando la pena proprio l'ultrà catanese Antonino Speziale che da parte sua continua a proclamarsi innocente. "Io continuo a dispiacermi per il dolore dei familiari dell’ispettore Filippo Raciti, ma sono innocente e non smetterò mai di gridarlo al mondo intero e spero che prima o poi questa verità venga acclarata", ha detto Speziale, detenuto nel carcere di Agrigento.

Lo sdegno della vedova Raciti - Alla notizia che tutta la curva partenopea indosserebbe stasera la t-shirt di Genny 'a carogna la vedova di Filippo Raciti ha commentato: "È una vergogna, sentire anche questo". Marisa Grasso, ospite a 24 Mattino su Radio 24 ha detto: "A questa notizia dovrebbe una risposta il presidente del Consiglio. Deve dare una risposta". La risposta per la vedova Raciti è quella di "chiudere, non far giocare". "Uno Stato forte prende delle misure forti", ha spiegato la signora Grasso, "non è essenziale una partita di calcio, se ne può fare anche a meno. Ognuno sta a casa sua e si evitano problemi, vabbè, c’è una perdita economica ma non è colpa mia. Un lavoro non può creare così tanti problemi, il lavoro deve rendere a una persona dignità perché porta onestamente a casa i soldi, ma alcuni lavori tolgono serenità a chi dovrebbe svolgere un servizio che dovrebbe garantire sicurezza ai cittadini. Questa delle magliette invece è la risposta che incassa lo Stato". "Se lo Stato fosse forte, queste cose non sarebbero accadute", ha proseguito la vedova Raciti concludendo con un appello alle istituzioni: "Le telefonate di solidarietà mi stanno bene, ma io attendo risposte. Va bene che si faccia una nuova legge, forse dovremmo parlare della violenza degli stadi come di una nuova forma di terrorismo, il terrorismo da stadio. Comunque è un problema da sconfiggere, le risposte le vogliamo tutti, non solo io".

L'avvertimento della Questura - Questa sera la Questura esorta i supporter partenopei "a tenere comportamenti corretti e rispettosi del "Regolamento d’uso dell’impianto". Esibire striscioni e magliette offensive, ricorda la nota, ha come conseguenza, oltre la sospensione del match anche l’adozione di provvedimenti di daspo "nei confronti di singoli responsabili, che saranno individuati anche grazie al sistema di videosorveglianza attivo all’interno dell’impianto sportivo". Non ha sparato Gastone - È negativo l’esame dello stub che gli investigatori hanno effettuato sulle mani di Daniele De Santis allo scopo di sapere se l’uomo abbia sparato con la pistola Beretta con la matricola abrasa ritrovata sabato scorso a Tor di Quinto, dove è rimasto gravemente ferito il tifoso napoletano Ciro Esposito. La risposta è giunta dalla polizia scientifica ed è stata comunicata al pm Antonio Di Maio. Sulla mano dell'indagato sono state ritrovate solo due particelle sulle tre che sono necessarie per rendere positivo il test. Sarà comunque oggetto di valutazione del gip ma non è considerato da chi indaga un elemento tale da rivoluzionare la pista investigativa seguita sin dall'inizio. Ci sono, infatti, diversi testimoni pronti a giurare che sia stato De Santis a impugnare la pistola che poi una signora del locale accanto ha provveduto a far sparire quando l'ultrà romanista è stato massacrato di botte dai napoletani. Inoltre "Gastone" avrebbe potuto lanciare bombe carta o altri ordigni esplosivi. Infatti il gip ha chiesto la convalida degli arresti ed emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’ultrà giallorosso Daniele De Santis (accusato di tentato omicidio, porto e detenzione di arma abusiva e di rissa) e dei due tifosi napoletani, anche loro indagati per rissa, feriti in maniera lieve dai colpi di pistola sparati dal primo. La convalida dell’arresto, con permanenza in una struttura ospedaliera per gravi motivi di salute, è stata sollecitata anche nei riguardi di Ciro Esposito. Gli interrogatori del gip, salvo cambiamenti di programma, sono previsti per la giornata di domani.

6 maggio 2014

Fonte: Liberoquotidiano.it

© Fotografia: ilfattoquotidiano

"Papà, quando è che ce ne andiamo ?"

Ciro Esposito si risveglia dal coma: sospiro di sollievo per i familiari del ragazzo ferito durante gli scontri della partita di calcio Napoli-Fiorentina. Anche l’avvocato casertano Carmen Posillipo (nella foto a sx) è pronta a offrire patrocinio gratuito al tifoso: "Sono pronta a difenderlo e rispondo presente all’appello dei genitori del ragazzo, in maniera gratuita e per il bene della giustizia". Si era già occupata della miss di Macerata Campania Rosaria Aprea. Si sarebbe svegliato dal coma ed avrebbe pronunciato anche delle parole: "Papà, quando è che ce ne andiamo ?" Ciro Esposito, il ragazzo di Scampia colpito da un colpo d’arma da fuoco durante gli scontri di Roma prima della partita di calcio, finale di Coppa Italia, tra il Napoli e la Fiorentina. Il papà di Ciro, Giovanni, e anche lo zio, confermano che "è agitato perché inizia a sentire dolore, ha fatto segno di voler bere. Le condizioni sono stabili ma restano critiche, per il momento non ci sono novità. Serviranno altri esami perché la Tac che è stata fatta non è chiara". Qualcuno parla addirittura di miracolo di San Gennaro, dopo le ore di angoscia attesa per le gravi condizioni del ragazzo di Scampia, un ragazzo buono, a detta dei conoscenti, che lavora nell’autolavaggio di famiglia in quel rione napoletano di Scampia spesso denigrato. Lo zio Enzo Esposito racconta: "è stato un triplo miracolo. Mio nipote è arrivato al San Pietro tecnicamente morto e l’hanno ricondotto alla vita. È arrivato al Gemelli in coma e i medici hanno detto "se riusciamo ad operarlo è un miracolo". Poi hanno detto che l’operazione era molto rischiosa e che lo stato clinico di Ciro non deponeva a favore della sua riuscita. Adesso, le parole del medico sono state: "intervento perfetto". Ieri San Gennaro ha sciolto il sangue oggi ha salvato mio nipote". La madre del tifoso, intanto, aveva chiesto ieri sera alla società Napoli Calcio di offrire alla sua famiglia l’assistenza di un legale, giacché aveva scoperto che i poliziotti che erano in ospedale davanti al letto del figlio non erano lì per sincerarsi delle sue condizioni o per proteggerlo, bensì per piantonarlo, temendo pericolo di una sua fuga o reiterazione del reato.  Ora il legale è arrivato, tale Angelo Pisani, che con il fratello Sergio e con la Camera Penale partenopea ha assunto gratuitamente la difesa del tifoso: "Ciro Esposito muove a stento le palpebre e versa tuttora in condizioni molto gravi. Non si comprende quindi in che modo potrebbero scattare esigenze cautelari connesse a pericolo di fuga o di reiterazione del reato". Pisani ha fatto comunque sapere che nessun provvedimento di fermo è stato finora notificato a Esposito: "Ci auguriamo anzi che i due esponenti delle forze dell’ordine presenti in ospedale siano stati inviati a piantonare Ciro per tutelare la sua incolumità da eventuali, ulteriori attacchi. In ogni caso, rispetteremo qualsiasi iniziativa della magistratura e tuteleremo Ciro Esposito, se sarà necessario, con tutte le indagini difensive previste dalla legge. Va apprezzata l’iniziativa di due associazioni di tifosi della Roma e della Lazio, che hanno messo a disposizione dei familiari le strutture logistiche perché possano restare accanto al ragazzo in un momento così drammatico. Ora ci attendiamo perciò anche dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris e dal presidente del Napoli Aurelio de Laurentiis un segnale di solidarietà. Sarebbe un bel gesto verso una famiglia di lavoratori onesti di Scampia e, soprattutto, nei confronti una madre che, pur così duramente provata, ha già perdonato l’aggressore di suo figlio. E questo sarebbe anche un modo per unirsi a noi nel "tifò più grande: quello per la vita di Ciro, perché possa superare e vincere la sua battaglia più difficile".

6 maggio 2014

Fonte: Matesenews.it

© Fotografia: Iamnaples.it

La madre di Ciro

"Più morto che vivo ci vuole un miracolo"

di Lorenzo D'albergo

Gravi, disperate. Le condizioni di Ciro Esposito non accennano a migliorare e ora, come dice anche mamma Antonella: "Ci vuole un miracolo, mio figlio è più morto che vivo". Il tifoso napoletano colpito al polmone e alla spina dorsale sabato da uno dei quattro proiettili sparati prima dell'inizio della finale di Coppa Italia, continua a lottare contro la morte nel reparto di terapia intensiva del policlinico Gemelli. Una battaglia resa più difficile dall'intervento a cui il 30enne di Scampia è stato sottoposto nella notte tra lunedì e martedì: i medici hanno dovuto rimuovere parte del colon e il ragazzo, in coma farmacologico, è tenuto in vita dai macchinari. Impossibile fare previsioni. "Gli serve il nostro supporto - spiega il fratello minore Michele - stanno trattando Ciro peggio di un assassino. Deve avere noi accanto, non due guardie in assetto militare". Chiaro il riferimento alla battaglia legale sostenuta dal legale della famiglia, Angelo Pisani. L'avvocato ha dovuto presentare un ricorso urgente per permettere ai genitori di vedere il loro Ciro. Bandito l'ingresso degli altri parenti e della fidanzata Simona che ieri pomeriggio è svenuta. Mamma Antonella dedica un pensiero sul boss della curva del Napoli: "Il Daspo a Genny ‘a Carogna ? Quello che cercava di rianimare il mio Ciro è lui. Non ne parliamo solo male". Poche le parole riservate a Daniele De Santis, l'ex ultrà romanista che avrebbe sparato al giovane partenopeo: "Mi importa solo di mio figlio - spiega papà Giovanni - ci pensasse la polizia a quel criminale". De Santis ora è ricoverato all'Umberto I, piantonato dagli agenti della penitenziaria. Al Gemelli gli è stata operata la caviglia spezzata e nelle prossime ore dovrebbe essere ridotta la frattura al setto nasale. Prevista una nuova operazione anche alla gamba rotta, forse colpita da uno dei proiettili che il 48enne avrebbe esploso in quel maledetto sabato sera.

7 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Spazionapoli.it - Il messaggero

La fidanzata di Ciro Esposito

"Quando ho visto quello zainetto… De Santis non lo perdonerò mai"

di Alessandro Catapano

Ora Simona non riesce a stare ferma. Si alza, fa un paio di passi, torna indietro. Si sistema i capelli, mette a posto la giacca. Si risiede. Dietro la porta rossa della terapia intensiva, c’è il suo ragazzo, e lei freme come al primo appuntamento. Ciro Esposito e Simona Rainone, fidanzati da quasi cinque anni. "Non me lo fanno vedere da due giorni, ma sembra passato un secolo. Non ce la faccio più". Tutto intorno, scene di esultanza come se avesse segnato Maradona. Non ha una spiegazione logica, ma forse c’è anche la mano di Diego (oltre alla bravura degli avvocati e all’umanità del gip) dietro la scarcerazione di Ciro Esposito. Giovanni riferisce che è bastato nominare quella parola magica "Ma-ra-do-na" perché il figlio aprisse gli occhi e muovesse la testa. Crederlo, in effetti, fa stare meglio. Giovanna, per dire, si sente più sollevata, "mio figlio è libero !". Giusto, anche se tecnicamente ancora in arresto e con nuove ipotesi di reato: da rissa, detenzione di materiale pirotecnico e lancio di oggetti, a rissa e lesioni. A ben vedere, non è una buona notizia. Ma per una sera, questa sera, importa più che le condizioni di Ciro siano "leggermente migliorate, anche se restano critiche", che non sia più piantonato da due agenti e, finalmente, possa trarre conforto da tutti quelli che gli vogliono bene. Simona, innanzitutto. Che ora, finalmente, può entrare.

Simona, come l’hai trovato ? "Sta lottando il mio Ciro. Ho provato a parlargli e lui ha aperto un pochino gli occhi. Mi è bastato".

Da sabato sera sei qui, nella sala d’aspetto del Gemelli. "E non mi voglio muovere. Lui lo sa e questo può essergli d’aiuto. Devo dargli la forza di superare questo momento… Critico".

Come hai saputo che era Ciro il ragazzo gravemente ferito ? "Dalla tv, l’ho riconosciuto dallo zainetto. Ma non subito, all’inizio pensavo che quel ragazzo a terra avesse i capelli troppo scuri per essere Ciro. Lui è biondo".

Non sei riuscita a parlare con chi gli era vicino ? "Un suo amico mi aveva chiamato poco prima che lo riconoscessi per dirmi che gli era successo qualcosa, ma non era niente di grave".

Quando hai parlato l’ultima volta con Ciro ? "Appena parcheggiata l’auto, poco prima che… Insomma, l’ho chiamato, mi ha detto: "Amore, siamo arrivati, ma ti richiamo tra due minuti perché c’è un po’ di casino". Ecco".

Cosa pensi di Daniele De Santis ? "Dalle mie parti si dice che a offesa risponde difesa. Tradotto: io non lo perdonerò mai".

E del calcio, ora cosa pensi ? "A me non è mai piaciuto. Per me dovrebbero giocare tutte le partite a porte chiuse".

Sai che arriverà il giorno in cui Ciro ti dirà che tornerà allo stadio ? Almeno ce lo auguriamo… "(Sorride) Sarà difficile fermarlo, lui vede tutte le partite al San Paolo e spesso va in trasferta, soprattutto all’estero o per le finali di Coppa. Innamorato del Napoli".

Altre passioni ? "Cucina. Venerdì scorso, l’ultima volta che ci siamo visti prima che partisse per Roma, ha cucinato gli spaghetti alle vongole. E il basket, ci giocava prima di farsi male ad un ginocchio".

Una parola per descrivere Ciro ? "Dolce. È forte. Ce la farà".

8 maggio 2014

Fonte: Gazzetta dello Sport

© Fotografia: Identitainsorgenti.com

Le rivelazioni e la fuga

Ciro Esposito, tifoso del Napoli, si è svegliato: "Non ho fatto

nulla perché mi vogliono arrestare ? Io sono scappato"

Nove giorni di agonia tra la vita e la morte. Ora Ciro Esposito, tifoso del Napoli colpito dai colpi di arma da fuoco durante gli scontri tra ultras a via di Tor di Quinto a Roma prima della finale di Coppa Italia, si è svegliato. E ha cominciato a raccontare la sua verità. "Ciro sta meglio - afferma Antonella Leardi - comincia a respirare da solo e questa è già una grandissima cosa. La prima cosa che mi ha detto è stata "non ho fatto nulla". È ancora in stato confusionario e scambia gli infermieri per dei soldati che secondo lui lo hanno aggredito. Ripete di non aver fatto nulla e poi piange". La paura di Ciro - Nonostante l'effetto dei sedativi, Ciro vuole parlare e dal suo letto al policlinico Gemelli nel reparto di terapia intensiva, inizia a ricordare i minuti di guerriglia di quel 3 maggio, culminati con il ferimento di tre supporter azzurri (tra cui lui) e l’arresto di un ex ultrà della Roma, Daniele De Santis, accusato di tentato omicidio. Inizialmente scoppia in lacrime: "Zio, aiutami, mi vogliono portar via ! Perché mi vogliono arrestare ? Non ha fatto nulla di male", ha detto ad Eduardo, il fratello della madre che nella vita indossa la divisa. Il ragazzo è infatti sotto stato d'arrestato formale con l'accusa di rissa. Dopo la paura inizia il racconto. La rivelazione e la fuga - Un altro zio, Vincenzo Esposito riporta la verità di Ciro: "Mio nipote sostiene di essersi allontanato di corsa - racconta - è stata una delle prime cose che ha detto: "Zio, sono scappato. Poi non ricordo più niente". Sono parole confuse, è ancora frastornato dai medicinali. Però inizia a ricordare quei frangenti". La versione del ragazzo sarà inserita nei fascicoli aperti dai pm della Procura di Roma. Ciro, con ogni probabilità, sosterrà di esser scappato dopo i tafferugli e di esser stato poi colpito dall'uomo che avrebbe premuto il grilletto contro i tifosi del Napoli.

14 Maggio 2014

Fonte: Liberoquotidiano.it

Il padre nella stanza di Ciro

"Vuoi vedere Maradona? Lo faccio venire qui..."

di Lorenzo D'albergo

Un sorriso al posto degli occhi gonfi di lacrime. Le pacche sulle spalle di papà Giovanni e i baci a mamma Antonella, come se il peggio fosse passato per Ciro, il 29enne che continua a lottare tra la vita e la morte in un letto del reparto di terapia intensiva del policlinico Gemelli. Una 24 ore durante la quale, nonostante la situazione rimanga critica, ai parenti è stato finalmente permesso di vedere il ragazzo. Prima il fratello minore Michele, quindi l'immancabile visita della mamma Antonella e poi è arrivato il turno di papà Giovanni: "Gli ho visto muovere gli occhi. Poi gli ho detto "vuoi vedere Maradona ? Lo faccio venire qui..." e lui ha annuito con la testa. Un'emozione fortissima" è il tanto sospirato saluto di Simona, la fidanzata 25enne del paziente su cui sono puntati gli occhi di tutta Italia. La giovane è rimasta solo pochi secondi nella stanza, per poi lasciare spazio a zii, cugini e amici: "Gli ho parlato, ho provato a dirgli "amore mio" e lui ha fatto così (spiega mimando un battere di palpebre, ndr). Secondo me, lui mi ha sentito". "Se tornerà in trasferta ? Ci siamo messi insieme cinque anni fa - continua la ragazza di Ciro - e mi ha conquistato con la sua dolcezza. Da quando lo conosco poi l'ho visto andare ovunque per seguire il Napoli, anche in Europa. Però - conclude - ora basta. Non glielo permetterò più". Non solo parenti e genitori. Ieri mattina anche il gip Giacomo Ebner ha voluto vedere la vittima di quel sabato sera di follia. È entrato nella stanza lasciandosi alle spalle gli agenti che piantonano il giovane tifoso napoletano ed è uscito sospirando un "poverino". Quindi, l'incontro con i legali della famiglia Esposito per l'udienza di convalida dell'arresto anche se il giudice ha deciso di non applicare misure cautelari quindi Ciro non ha nemmeno l'obbligo di firma. Una notizia che la madre ha avuto dall'avvocato Angelo Pisani solo in tarda serata e che ha accolto saltando di gioia. Nel frattempo, fuori dal pronto soccorso dell'ospedale, ecco la processione degli ultrà. Sciarpe del Verona, della Fiorentina, quelle del Napoli, una maglia da Cosenza e l'albergo e un taxi gratuito messo a disposizione da tifosi partenopei trapiantati a Roma, dopo che per i primi due giorni erano stati supporter laziali a pagare vitto e alloggio agli Esposito. Assenti solo i romanisti: "Spero che qualcuno di loro si faccia avanti - auspica il fratello minore di Ciro, Michele - soprattutto per dire che la curva ha deciso di prendere le distanze da quello che è successo". Eppure, nonostante il buon umore che sembra aver pervaso l'intera famiglia Esposito, i medici non si sbilanciano: le condizioni di Ciro, ferito lo scorso sabato sera da uno dei quattro proiettili sparati prima dell'inizio della finale di Coppa Italia, continuano a essere critiche. Il ragazzo di Scampia respira solo grazie ai macchinari, è in dialisi ed è sedato. Per l'equipe che lo segue non è ancora possibile sciogliere la prognosi.

8 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: St.ilsole24ore.com

Ciro Esposito, tifoso del Napoli, si è svegliato e racconta la sua verità:

"Non ho fatto nulla perché mi vogliono arrestare ?"

Ciro Esposito, tifoso del Napoli ridotto in fin di vita durante gli scontri tra ultras a Roma, si è svegliato. E ha cominciato a raccontare la sua verità. Ancora sotto effetto dei sedativi, il giovane ha ripercorso gli ultimi momenti di quel maledetto 3 maggio: "Non ho fatto niente, ricordo di esser scappato via. Perché mi vogliono arrestare ?", ha detto Ciro allo zio prima di scoppiare a piangere. Come racconta il Mattino, i giorni difficili che l'hanno costretto in bilico tra la vita e la morte non hanno cancellato la sua memoria. Adesso respira autonomamente, ma rivolgendosi allo zio poliziotto non si capacita di come sono andate le cose: "È come se ricordasse gli ultimi attimi di quel sabato - dichiara Antonella Leardi, la madre di Ciro - per questo chiede aiuto allo zio poliziotto. Ha continuato a ripetere che non ha fatto nulla di male e poi è scoppiato in lacrime". Un altro zio, Vincenzo Esposito riporta la verità di Ciro: "Mio nipote sostiene di essersi allontanato di corsa - racconta - è stata una delle prime cose che ha detto: "Zio, sono scappato. Poi non ricordo più niente. Sono parole confuse, è ancora frastornato dai medicinali. Però inizia a ricordare quei frangenti". Le parole di Ciro Esposito saranno inserite nei fascicoli della Procura di Roma che sta indagando sul caso.

14 maggio 2014

Fonte: Huffingtonpost.it

Ciro sta meglio ma la prognosi resta riservata

Migliorano le condizioni di salute di Ciro Esposito, anche se la prognosi rimane riservata. Lo comunica il professor Massimo Antonelli, direttore del centro di Rianimazione del policlinico universitario Gemelli di Roma dove il tifoso del Napoli è ricoverato in seguito alle ferite riportate poco prima della finale di Coppa Italia dieci giorni fa. "Ciro Esposito respira ora spontaneamente senza nessuna assistenza ventilatoria meccanica - si legge nella nota - La persistenza di una falda di pneumotorace ha obbligato il mantenimento dell'aspirazione dei drenaggi. La dialisi rimane pur in presenza della ripresa di una diuresi spontanea".

14 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

"Io, ultras della Roma, sono andato da Ciro Esposito"

di Bruno Cortona

17 anni di curva Sud, una fede quasi religiosa, da quando da piccolo lo portava lo zio ultras a quando ha iniziato ad andare da solo, col cappuccio, talvolta a cercare scontri. Doppio taglio, orecchino, felpe della curva sud. Lo scorso sabato, quello del maledetto tentato omicidio di Ciro Esposito, qualcosa nel mondo degli ultras è cambiato. Un ultras della curva sud decide di accompagnare, stamattina, un suo amico di Napoli venuto a Roma per andare a trovare Ciro colpito quasi a morte, adesso ricoverato in gravi condizioni al Policlinico Gemelli. Noi lo abbiamo sentito e, seppure nell’assoluto anonimato, siamo riusciti a farlo parlare. Per scoprire le sensazioni, il racconto del suo incontro con i familiari di Ciro, cosa è cambiato da quel tragico giorno. "Siamo arrivati davanti all’Ospedale e abbiamo visto stavano intervistando la mamma di Ciro, per fortuna non avevamo neanche bisogno di cercarla. Finita l’intervista ci siamo avvicinati, ma la signora ha ricevuto una chiamata e abbiamo dovuto aspettare e seguirla fino al pronto soccorso, dov’è ricoverato Ciro". "Le dico: mi presento, sono un ragazzo romano della curva Sud, sono venuto per vedere suo figlio. Non so quanti romani siano andati a trovare Ciro, ma a lei non importava che fossi della fazione opposta a quella di suo figlio, era felice di trovarmi lì.  Lei ci dice subito che si è risvegliato, che l’operazione è andata bene, ma è ancora grave, e non si sa se resterà lì una settimana un mese o un anno. Ci dice che è rimasto stabile ma in condizioni molto gravi. E poi ci ha raccontato una storia particolare, che Ciro da quando si è risvegliato ha le allucinazioni, è rimasto sconvolto. Uno degli infermieri è grosso e pelato e gli ricorda Daniele De Santis, colui che ha sparato, e ogni volta che lo vede ha paura". Il racconto continua, dopo l’incontro con mamma Antonella l’ultras incontra anche il papà di Ciro, Giovanni, e la fidanzata, Simona. "Ci avviciniamo al pronto soccorso e c’era la fidanzata, il fratello di Ciro, e il papà. Nel frattempo io regalo una sciarpetta alla mamma, che mi dice che ha una busta enorme piena di sciarpette, gagliardetti, magliette regalati dai tifosi. Poi arriva il momento in cui ho avuto più paura, un ultras napoletano ha iniziato a insultare i romani, dicendo che quello contro Ciro è stato un atto di terrorismo, che i romani li volevano ammazzare, che era tutto deciso, che De Santis andava ad allenarsi al poligono di Tor di Quinto per sparare ai napoletani. Anche i genitori di Ciro prendono le sue stesse posizioni, dicendo che la cosa assurda era che nel tragitto da Tor di Quinto allo stadio non c’erano forze dell’ordine, se si poteva fare qualcosa neanche ci hanno provato. Poi la madre inizia a prendersela con la nostra curva, accusandoci degli striscioni pro De Santis, mentre in tutta Italia hanno scritto frasi per Ciro. Io a quel punto, un po’ contrariato, le ho risposto che non siamo tutti così, che a Roma non siamo tutti criminali, si tratta di poche decine di delinquenti. Lei mi capisce e mi risponde che se non fosse per ragazzi come me e Ciro i calciatori starebbero a zappare la terra, perché non sanno fare niente". E mentre il nostro amico ultras capisce che non c’è verso di salire in camera di Ciro per salutarlo di persona, ci racconta anche di uno sfogo del papà. "Il papà a un certo punto se l’è presa con la stampa. Dicendo che in tv sono tre giorni che già non ne parlano più, mentre invece sono stati una settimana a parlare inutilmente di Jenny ‘a carogna e che di Ciro sembra non importare più niente a nessuno. Poi aggiunge un ringraziamento al De Laurentiis che sta pagando l’albergo a tutta la famiglia di Ciro, mentre i primi due giorni l’hanno pagato gli ultras della Lazio". Più di qualsiasi racconto, indiscrezione, testimonianza, quello che ci ha colpito di più però del racconto di questo ragazzo è la sua conclusione. Quello che ci ha detto dopo averci raccontato la sua mattinata è l’unica cosa che ci ha dato speranza, ci ha fatto sperare che forse, dopo aver toccato il fondo, qualcosa nella testa degli ultras è cambiata davvero. Ci ha salutato così. "Cazzo, va bene tutto, l’odio, gli sfottò, la tradizione. Ma quando ti ritrovi davanti al padre e alla madre di un ragazzo a cui hanno sparato pensi: sono proprio tutte stronzate".

15 maggio 2014

Fonte: Theromanpost.com

© Fotografia: Wikipedia.org

Nella stanza di Ciro, buio e speranza

"Maledetto calcio, che è successo ?"

di Lorenzo D'albergo

ROMA - È sera, l'ora delle visite al policlinico Gemelli di Roma. Il primario di rianimazione si avvicina a Ciro. Dal colletto della camicia spunta la cravatta a righe rosse e blu. Gli occhi e le mani del 29enne di Scampia ricoverato dal giorno della finale di Coppa Italia corrono verso quel vessillo dai colori sconosciuti: "Dottore… Ma la maglia del Napoli ?". "Tranquillo Ciro - lo rassicura il professor Massimo Antonelli - è dietro di te, insieme alla sciarpetta". Le labbra del giovane tifoso si chiudono per poi tornare a muoversi. "Mia mamma dov'è ?", chiede senza voce. "Non ti ho sentito - ribatte il dottore - facci sentire meglio". "Mia mamma ?", si sforza Ciro. "È qui - gli sorride il camice bianco - non la riconosci ?". Il paziente guarda la madre e scuote la testa: "No". Poi, un cambio d'umore repentino: "Il calcio ? Ma che me ne frega a me ‘e chillo sport ‘e mmerda", dice con un forte accento napoletano. Per Ciro Esposito, colpito da un proiettile al torace nella sparatoria che dieci giorni fa ha sconvolto il mondo del calcio, la strada verso la guarigione è ancora lunga, un percorso a ostacoli. Non è più intubato, ma respira solo grazie alla mascherina verde che pende dietro al suo letto nella stanza numero 8 di terapia intensiva, sotto la foto di Papa Giovanni II. È in dialisi e i polmoni, forati dal colpo che sarebbe stato esploso dalla pistola dell'ex ultrà romanista Daniele De Santis, vengono costantemente drenati. E, soprattutto, è sempre sotto l'effetto stordente dei sedativi, che gli causano amnesie e sbalzi d'umore. "Papà, ma tu dove mi hai trovato ? Cosa mi è successo ? Non mi arrestano, vero ? Guarda come mi hanno ridotto", riprende Ciro in un momento di lucidità, guardandosi i bicipiti scolpiti da sei mesi di palestra che in ospedale si stanno velocemente sgonfiando. La schiena è chiazzata di lividi, una fila di ematomi che parte dal collo e scende lungo il fianco destro. Ricordi di una serata che la famiglia Esposito vorrebbe dimenticare al più presto. Prima tra tutti, mamma Antonella, seduta accanto al suo Ciro con gli occhi gonfi di lacrime. Il figlio non l'ha riconosciuta, durante la visita mattutina le aveva mandato baci. Decine di baci a lei e alla fidanzata Simona, alla quale il tifoso in terapia intensiva aveva stretto la mano per un'intera ora. Per i medici tutto normale, compresa la possibilità che i disturbi del 29enne di Scampia si trascinino a lungo. Ci vorrà tempo prima che smetta di avere allucinazioni, di vedere mostri e sconosciuti invece di mamma e papà, Antonella e Giovanni, che attendono notizie positive sulla ripresa del loro ragazzo. Dovranno attendere le fine delle terapie. Solo a quel punto i medici si sbilanceranno sulla completa ripresa della mobilità, se mai arriverà. Ciro per ora non riesce a sentire niente sotto la vita. E continua a chiedere ai genitori cosa ne sarà di lui. Poi, un nuovo cambio di umore e un Ciro mai visto e ascoltato prima da amici e parenti: imprecazioni in dialetto e occhiate cariche di ansia a chiunque si avvicini troppo al suo letto. "Di questo calcio non mi frega più niente".

15 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Napoli.repubblica.it

Ciro Esposito sta meglio

Sta meglio Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito gravemente con un colpo di pistola poco prima della finale di Coppa Italia allo stadio Olimpico e da allora ancora ricoverato all'ospedale romano Gemelli, continuamente assistito dai suoi familiari. "Il paziente - si legge nel bollettino medico - è cosciente e collaborante, la diuresi è ripresa e al momento è stato possibile sospendere la dialisi, la nutrizione enterale è ora integrata da una dieta leggera, i parametri epatici si avviano verso una lenta e progressiva normalizzazione. La persistenza di una falda di pneumotorace destro, nonostante i drenaggi pleurici in aspirazione, comporterà un approfondimento chirurgico nella giornata di domani (oggi, ndr)". "Nel complesso - riferisce il professor Massimo Antonelli, direttore del Centro di rianimazione del policlinico universitario romano - pur avendo raggiunto una più confortante stabilità, il paziente non ha ancora superato completamente la fase critica". Dunque buone notizie per Ciro, ma il periodo di degenza è tutt'altro che concluso.

19 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

Ciro Esposito è di nuovo grave

Torna in dialisi intubato e sedato

Di nuovo intubato. Un'altra volta sedato e in dialisi. Era stata una bella domenica per Ciro Esposito e la sua famiglia. Finalmente, dopo quindici giorni, il bollettino medico sembrava vicino a sciogliere la prognosi. "Lieve miglioramento" che aveva permesso di sospendere la dialisi e di parlare di una progressiva "normalizzazione dei parametri epatici". Un regalo arrivato dai medici del policlinico romano "Gemelli" nel giorno della festa al San Paolo per la Coppa Italia, uno stadio pieno di bambini e di striscioni colorati con la scritta "Ciro non sbagliare questo rigore per la vita". Ma è stata una festa durata poche ore. Fin dalla notte successiva quel bollettino medico finalmente ottimista le condizioni di Ciro sono, di nuovo, peggiorate all'improvviso. E a quindici giorni dagli scontri con gli ultrà romanisti prima dell'incontro all'Olimpico, durante i quali Ciro è stato ferito gravemente da un colpo di pistola, il suo incubo in quel letto della Rianimazione sembra non voler finire. Così ieri mattina il bollettino medico è completamente diverso da quello di poche ore prima: "Dopo l'iniziale miglioramento ottenuto nei giorni scorsi, il riaccendersi di un impegno respiratorio accompagnato da febbre e leucocitosi ha imposto il ripristino della ventilazione artificiale meccanica, della dialisi e della sedazione". "Come precedentemente sottolineato più volte, si conferma che le condizioni generali sono sostanzialmente rimaste sempre critiche", afferma il professor Massimo Antonelli, direttore del Centro rianimazione del Gemelli.

20 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Tuttonapoli.net

Maradona su Fb "Ciro tieni duro"

di Lorenzo D'albergo e Luca Monaco

"Ciro tieni duro !", firmato Maradona. Dopo gli amici e i tifosi, anche il campionissimo del Napoli ha deciso di esporre il suo striscione virtuale su Facebook per il giovane tifoso partenopeo ferito al torace da un colpo di pistola il 3 maggio, prima della finale di Coppa Italia. Un'altra sorpresa nell'altalena di emozioni da cui non sembrano più riuscire a scendere Antonella e Giovanni Esposito, i genitori del 29enne di Scampia ricoverato nel reparto di terapia intensiva del Gemelli. Dopo la ricaduta di domenica, Ciro continua il suo lento recupero: non è più intubato, i medici hanno individuato il batterio che continua a infettare la ferita al polmone e gli hanno prescritto una cura di antidepressivi. Se la situazione continuerà a migliorare, nei prossimi giorni i camici bianchi potranno decidere se asportare parte del polmone con una nuova operazione. In attesa di novità, la famiglia Esposito continua a incassare attestati di solidarietà. Ieri è stato il turno dei genitori di Sergio Ercolano, il tifoso del Napoli morto il 20 settembre 2003 allo stadio Partenio di Avellino. Le due mamme si sono abbracciate per diversi minuti per poi confortarsi a vicenda. Telefonata a sorpresa, poi, per papà Giovanni: "I colleghi della casa di cura per cui lavoro mi hanno ceduto 280 ore di straordinari. Così mi permettono di stare con Ciro". Una sola nota negativa al Gemelli: negli scorsi giorni, al piano dove è ricoverato Gennaro Fioretti, l'altro tifoso ferito durante la sparatoria, è apparsa una scritta sul muro dedicata all'ex ultrà giallorosso che avrebbe premuto il grilletto: "De Santis libero". Tre parole subito cancellate dagli inservienti del policlinico.

21 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

Il tifoso ferito peggiora di nuovo

Maradona: "Forza Ciro, tuo Diego"

di Lorenzo D'albergo

Ciro Esposito è di nuovo intubato. Il fisico del giovane tifoso del Napoli ferito da uno dei proiettili che sarebbero stati esplosi dalla pistola dell'ex ultrà romanista Daniele De Santis prima della finale di Coppa Italia del 3 maggio, però, continua a inviare messaggi discordanti ai medici che lo seguono nel reparto di terapia intensiva del policlinico Gemelli. La scorsa settimana, il 29enne di Scampia aveva reagito positivamente alla quarta operazione, durante la quale gli hanno asportato il lembo superiore del polmone sinistro. Tanto che i medici, guidati dal professor Massimo Antonelli, avevano cominciato a chiamarlo "roccia" e anche mamma Antonella aveva iniziato a essere ottimista sulla ripresa del figlio, soprattutto dopo averlo visto deglutire il primo sorso di aranciata e inghiottire, a fatica, un cucchiaino di yogurt. Di più, nei momenti in cui per respirare si era resa superflua addirittura la mascherina, Ciro aveva chiesto anche dell'amico Gennaro Fioretti (ferito al braccio nella sparatoria di Tor di Quinto e ricoverato al decimo piano del Gemelli). Da martedì sera, però, il quadro clinico del giovane napoletano ha fatto registrare un piccolo passo indietro. Dopo una crisi respiratoria, i camici bianchi che ne seguono ora dopo ora le condizioni hanno deciso di intubarlo di nuovo. "Il problema - spiega Giovanni, il padre - è sempre al polmone. Sembrava tutto migliorato, ma poi i medici hanno individuato ancora dei liquidi e hanno iniziato di nuovo le operazioni di drenaggio. Continuiamo a pregare". La notizia dello stop forzato nella tabella di marcia verso la ripresa ha scatenato una nuova gara di solidarietà sul web. Decine di tifosi napoletani hanno inviato messaggi di solidarietà alla famiglia Esposito ed è tornato a parlare anche l'idolo dello stadio San Paolo, Diego Armando Maradona. In un'intervista al Mattino, "El pibe de oro" ha spiegato i motivi dietro alla mancata visita (la vecchia gloria del calcio partenopeo e argentino era in Italia lo scorso fine settimana, ma non è passato al policlinico Gemelli): "Ciro non ha bisogno di show o di telecamere puntate su di me, ma di preghiere e di energie positive. Andrò a trovarlo quando starà bene, spero il prima possibile. Questo episodio mi ha scosso: non è calcio. Ho in mente una sorpresa per Ciro che gli darò appena si riprenderà". Il segreto è stato presto svelato sulla pagina ufficiale Facebook del campione. Maradona, infatti, ha postato in rete una sua foto con una maglietta dell'albiceleste, la nazionale Argentina, e una dedica per quello che ora considera a tutti gli effetti il suo fan numero 1: "Per Ciro, con tutto il mio cuore. Una pronta guarigione". Poi un'ultima incitazione e una firma bella grossa: "Forza, Diego".

29 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Calcio.fanpage.it

Coppa Italia, nuova operazione per il tifoso napoletano Ciro Esposito

Il supporter partenopeo ferito da un colpo di pistola prima della finale del 3 maggio ha subito un altro intervento al polmone. La prognosi resta ancora riservata.

Ancora un intervento per Ciro Esposito. Da un mese e mezzo il tifoso napoletano, ferito da uno dei proiettili che sarebbero stati esplosi dalla pistola dell'ex ultrà romanista Daniele De Santis prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina del 3 maggio, è ricoverato in terapia intensiva al policlinico Gemelli di Roma. Il suo fisico continua a inviare messaggi discordanti ai medici che lo seguono. Le sue condizioni, infatti, sono altalenanti tra miglioramenti e nuove operazioni. "Dopo la pregressa lobectomia superiore destra e l'intervento eseguito martedì, Ciro Esposito è stato ieri sottoposto a un'ulteriore operazione chirurgica", si apprende da fonti mediche dell'ospedale. Per il giovane, rimasto gravemente ferito al torace durante gli scontri che hanno preceduto il match di Coppa Italia, "prosegue la dialisi, il supporto ventilatorio parziale e la nutrizione artificiale. La prognosi - precisa il professor Massimo Antonelli, direttore del Centro di Rianimazione dell'ospedale - resta ancora riservata". Molti i messaggi di solidarietà arrivati alla famiglia Esposito in questo mese, compreso quello di Diego Armando Maradona. Che ha postato in rete una sua foto con una maglietta dell'albiceleste, la nazionale Argentina, e una dedica per quello che ora considera a tutti gli effetti il suo fan numero 1: "Per Ciro, con tutto il mio cuore. Una pronta guarigione". Poi un'ultima incitazione e una firma bella grossa: "Forza, Diego".

19 maggio 2014

Fonte: Roma.repubblica.it

Incidenti Coppa Italia, è grave Ciro Esposito

ROMA - Sono peggiorate le condizioni di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito a colpi di pistola prima della finale di Coppa Italia il 3 maggio scorso. Il giovane, ricoverato da quel giorno al Policlinico Gemelli di Roma, è stato più volte operato, l'ultima alcuni giorni fa. Nelle ultime ore le sue condizioni sono "repentinamente peggiorate" e si teme per la sua vita, secondo quanto si apprende.

24 giugno 2014

Fonte: Repubblica.it

NAPOLI DRAMMA

Ciro Esposito, estrema unzione e coma. Ma le macchine lo tengono in vita

di Marco Calabresi e Gianluca Monti

Condizioni disperate per il tifoso del Napoli ferito a Roma il 3 maggio. Lo zio: "Per i medici è finita, speriamo in un miracolo".

Una serie di drammatiche notizie che si rincorrono. Tra prime notizie dall'ospedale Gemelli che parlano di "estrema unzione", poi di "cuore che smette di battere" quindi "decesso", poi corretto in "clinicamente morto", per arrivare al "coma irreversibile" e alla flebile speranza di "solo le macchine lo tengono ancora in vita". In mezzo la disperazione della famiglia, le parole prima rassegnate e che poi si aggrappano alla possibilità di un miracolo. La vita di Ciro Esposito è appesa a un filo leggerissimo. Per i medici del Policlinico Gemelli di Roma non ci sono più speranze: è stata data poco dopo le 13.30 l'estrema unzione e al momento soltanto le macchine fanno battere il suo cuore. La madre gli resta accanto, il padre si è trincerato nel silenzio. Lo zio Enzo che prima aveva detto: "Siamo disperati, non c'è più niente da fare", ha poi ripreso coraggio "finché il suo cuore batte, Ciro c'è". Ma in serata, in tv, ha confermato: "Per i medici è finita, speriamo in un miracolo".

IL BOLLETTINO - "Ciro è sedato farmacologicamente. Le condizioni si sono ulteriormente aggravate nelle ultime 36 ore e i supporti vitali non riescono a tenere sotto controllo la funzionalità degli organi" si legge nel bollettino diramato intorno alle 18.20 dal professor Massimo Antonelli, direttore del Centro di Rianimazione del Policlinico.

IL FATTO - Il tifoso del Napoli era stato ferito da alcuni colpi di pistola esplosi dal tifoso romanista Daniele De Santis prima della finale di coppa Italia a Roma tra gli azzurri e la Fiorentina il 3 maggio scorso. I medici del Gemelli avevano convocato i familiari di Esposito al Policlinico perché la situazione si era improvvisamente e drammaticamente aggravata ed alle 13.30 un sacerdote era entrato nel reparto, mentre la madre di Ciro usciva con il volto straziato dal dolore e coperto dalle lacrime.

LO STRAZIO DEI GENITORI - "Non è possibile", avevano continuato a ripetere in mattinata i parenti di Ciro, fuori dal Pronto Soccorso del Gemelli, da cui si accede al reparto di Terapia Intensiva. Qualcuno già piangeva, come la fidanzata Simona; papà Giovanni, invece, con lo sguardo fisso nel vuoto, fumava una sigaretta dopo l'altra. "Stava bene - diceva con un filo di voce - ma nelle ultime ore si è aggravato". La mamma di Ciro, Antonella Leardi, è rimasta invece al capezzale del figlio in fin di vita. Anche il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, era già stato messo al corrente del peggioramento delle condizioni di Ciro. Alle iniziali complicazioni respiratorie di ieri, sarebbero sopraggiunte complicazioni multi-organo nelle ultime ore.

INTERVENTI - In queste ultime settimane Ciro Esposito era stato sottoposto ad una serie di interventi chirurgici che erano serviti a tenerlo in vita nonostante gli effetti della sparatoria avvenuta nella Capitale continuassero a creargli numerosi problemi, soprattutto di carattere polmonare. Napoli ha seguito con apprensione e con il fiato sospeso la vicenda di questo ragazzo di Scampia, che è morto per aver provato a difendere un pullman di tifosi azzurri assaltato a Tor di Quinto.

L'AVVOCATO - Così, in mattinata, l'avvocato della famiglia Esposito, Angelo Pisani, era intervenuto su Radio Crc: "Speriamo nel miracolo perché Ciro è in condizioni gravissime e merita di stare bene". "Nella vicenda relativa ai fatti di Tor di Quinto il vero fallimento è quello dello Stato - aggiunge Pisani - Sono morte le Istituzioni che non hanno voluto rispondere a questo attacco criminale. Se a sparare fosse stato un napoletano, ci sarebbe stata la strumentazione della vicenda e invece noi abbiamo dato dimostrazione di dignità. Le Istituzioni hanno fallito nella mancata risposta all'agguato, nell'organizzazione della finale di Coppa Italia, quando nella Capitale sono apparse scritte ignobili senza preoccuparsi di cancellarle. La città di Napoli deve unirsi per portare avanti una battaglia di civiltà".

LO SFOGO - Con la famiglia di Ciro, c'era anche Gino Di Resta, presidente del Napoli Club Roma. Si era sfogato contro le istituzioni: "Roma non ha il sindaco. Qui dal 3 maggio non è venuto nessuno, e qui non è arrivata una bottiglia d'acqua. Marino, in periodo di campagna elettorale, è passato qui a salutare i bambini, a 50 metri c'era Ciro. E non è venuto. Anche il Questore è complice: far parcheggiare i tifosi del Napoli a Roma Nord e non a Roma Sud (Tor Vergata, ndr) è stata una follia. Per la finale di due anni fa, il servizio d'ordine fu perfetto. Stavolta nullo". È stato proprio Di Resta a mettersi in contatto con De Laurentiis: "Mi ha detto che il Napoli è la famiglia di Ciro". Per motivi di ordine pubblico è stata così annullata la visita di Ignazio Marito in ospedale.

SOLIDARIETÀ - Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha rilasciato una dichiarazione in merito alla tragica vicenda di Ciro Esposito: "Tutta Napoli si stringe intorno alla famiglia di Ciro in queste ore drammatiche. La famiglia ci ha ribadito che Ciro è in gravissime condizioni ma il suo cuore batte ancora. Ci uniamo tutti all'appello che, proprio in questi momenti, la famiglia sta rivolgendo perché non si commettano violenze".

24 giugno 2014

Fonte: Gazzetta.it

© Fotografia: Affaritaliani.it

La famiglia di Esposito: "Ciro è vivo, il cuore batte ancora"

di Luca Romano

Il ragazzo ferito in una rissa prima della finale di Coppa Italia a Roma fra Fiorentina a Napoli è in fin di vita. Lo zio: "È in coma irreversibile".

Nel giorno in cui la Nazionale è chiamata alla prova dell'Uruguay, Ciro Esposito, il ragazzo ferito in una rissa prima della finale di Coppa Italia a Roma fra Fiorentina a Napoli, conclusa con il ferimento a colpi di pistola del giovane napoletano ricoverato al Policlinico Gemelli, è in fin di vita. Esposito, ricoverato nel reparto di terapia intensiva all'ospedale Gemelli di Roma, in queste settimane aveva subito numerosi interventi chirurgici. Gravemente ferito al torace, era stato operato l'ultima volta martedì scorso ed era stato sottoposto a dialisi, nutrizione artificiale e a supporto ventilatorio parziale. Considerate molto gravi sin dal primo giorno, le sue condizioni sono peggiorate nella notte. Ciro Esposito è "in fin di vita, attaccato a un macchinario. Ho parlato con la mamma che è ovviamente disperata", ha detto oggi l'avvocato del giovane tifoso. Fonti mediche del policlinico Gemelli di Roma hanno fatto sapere che la crisi odierna subita dal ragazzo ha provocato un'insufficienza multiorgano, subentrata in un quadro clinico già particolarmente fragile. "Siamo molto infastiditi dalle false notizie sulla morte di Ciro. Il suo cuore batte ancora anche se è in coma profondo, quindi, chi può pregare preghi per la sua salute. Non sappiamo cosa accadrà nelle prossime ore, ma ci sentiamo di fare un appello ad evitare ogni forma di violenza nel nome e nel rispetto di Ciro Esposito", si legge in un comunicato della famiglia del giovane. "Ciro non è morto. Il suo cuore batte ancora", ha detto il fratello Michele Esposito. "Ciro Esposito è ancora vivo, anche se in coma irreversibile, a nome di tutta la famiglia dico a tutti basta violenza", ha detto all'Ansa lo zio del giovane tifoso del Napoli, Vincenzo Esposito. Forze dell'ordine in allerta nella Capitale per l'eventuale arrivo di gruppi isolati di tifosi napoletani per l'aggravarsi delle condizioni di Ciro Esposito, in fin di vita al Gemelli. Si temono raid e vendette nei confronti della tifoseria romanista. Ma su questo rischio, lo zio di Esposito è stato chiaro: "Nessuno si azzardi ad usare il nome di mio nipote per compiere altre violenze, noi vogliamo solo giustizia e che De Santis (l'ultrà della Roma accusato di aver sparato i colpi che hanno ferito Esposito prima della finale di Coppa Italia, ndr) paghi qualora venga riconosciuto colpevole". "Le condizioni di Ciro Esposito si sono ulteriormente aggravate nelle ultime 36 ore e i supporti vitali non riescono a tenere sotto controllo la funzionalità degli organi", lo comunica il professor Massimo Antonelli, direttore del centro di rianimazione del Policlinico A. Gemelli, aggiungendo: "Esposito è cosciente, ma sedato farmacologicamente".

24 giugno 2014

Fonte: Ilgiornale.it

© Fotografia: Napoli.repubblica.it

Ciro in fin di vita, paura di vendette ultrà

di Massimo Lugli

ROMA - "Lo riporteremo a Napoli in un cappotto di legno". Parole crude quelle di padre Mariano Palumbo, cappellano dell'ospedale "Cristo Re", un prete che nel suo napoletano salace, esprime tutto il dolore, lo strazio e la rabbia di questa giornata interminabile. Non ci sono più speranze per Ciro Esposito, 30 anni, ferito a morte durante gli scontri del 3 maggio da Daniele "Gastone" De Santis, nell'esplosione di follia assassina che ha funestato la finale di Coppa Italia. Nel suo letto al reparto di rianimazione del Gemelli, Ciro si arrende lentamente, smette di lottare: i bollettini medici, sempre più lugubri, scandiscono una morte annunciata. "I supporti vitali non riescono a tenere sotto controllo la funzionalità degli organi, è cosciente ma sedato", elenca l'ultimo, poco dopo le 19, quando i pazienti in sala d'attesa, al pronto soccorso, stanno guardando la partita che conclude ingloriosamente il mondiale azzurro. Dato per morto già nel primo pomeriggio, il tifoso biancoceleste continua ad aggrapparsi agli ultimi aneliti di vita ma i parametri collassano sempre più velocemente: cuore, fegato, polmoni, reni non reggono più. Non è clinicamente morto perché l'elettroencefalogramma manda ancora segnali di coscienza sotto la coltre dei sedativi e, probabilmente, anche l'espianto degli organi sarà impossibile: troppo deteriorati da questi interminabili 53 giorni di agonia. "Venerdì abbiamo visto la partita dei mondiali insieme, gli abbiamo stretto la mano come tutti i giorni, gli abbiamo detto di non fare sforzi" singhiozza la madre, Antonella Leardi, il volto sfatto dal dolore e dalla stanchezza. "Che dicono i medici ? E che devono dire ?". Ma nessuno, dal primario Massimo Antonelli all'ultimo infermiere, tenta più di alimentare un briciolo di speranza. Davanti al lettino di Ciro, intrappolato nel suo groviglio di tubi, il viso irriconoscibile dietro la maschera dell'ossigeno, una sfilata silenziosa e dolente di amici e parenti che, due alla volta, vanno a dirgli addio. Fuori, il bivacco di giornalisti, fotografi, cameramen che aspettano l'inevitabile, in un tam tam di voci sempre più incontrollabili. Daniele De Santis, l'ultrà giallorosso che ha sparato con una vecchia calibro 7.65, verrà trasferito dal "Policlinico Umberto I" a un altro ospedale per paura di rappresaglie. Il pericolo di una spedizione punitiva in partenza da Napoli è incombente nonostante gli appelli dei genitori: "Nessuno compia violenze in nome di Ciro". Il padre, Giovanni, un uomo massiccio che zoppica vistosamente, ha lo sguardo vuoto e sfinito di chi non si aspetta più niente, piange a occhi asciutti. I genitori si aggrappano alla loro fede evangelica: davanti al letto d'agonia del figlio, Antonella Leardi intona un inno di lode. La fidanzata Simona, mostra una forza indomabile. L'annuncio arriva in mattinata: le condizioni di Ciro stanno precipitando. Le ogive che l'hanno centrato al torace, straziando i polmoni e frantumando due vertebre hanno causato danni irreparabili: inutili i dieci interventi chirurgici. Questione di ore. E, all'ospedale, è il giorno delle lacrime e delle accuse. "Vogliamo le dimissioni del questore, di chiunque abbia gestito l'ordine pubblico senza preoccuparsi di far passare i tifosi davanti a un covo di nazisti" tuona padre Mariano, che in questi giorni è diventato più un parente che un amico di questa famiglia di diversa confessione. "Dov'era il sindaco Marino ?" incalza Gino Di Resta, presidente dei Napoli club della capitale "durante la campagna elettorale è venuto al Gemelli a far visita ai bambini ricoverati ma non si è degnato di passare nella stanza di Ciro". All'ospedale arrivano il padre e il fratello di Gabriele Sandri, il tifoso ucciso sulla A1 nel 2007. Verso le 18, un'altra voce: il sindaco sta arrivando. Segue smentita nel giro di due ore: motivi di ordine pubblico, si temono tafferugli tra tifoserie. In realtà, a parte un tatuaggio di Maradona sul braccio di un parente, di tifosi, al Gemelli non si vede neanche l'ombra ma Ignazio Marino ha dato forfait perché l'accoglienza non sarebbe stata sicuramente calorosa. Al calare della sera mentre i cronisti che si affrettano verso le redazioni, l'atmosfera è più cupa, più tetra che mai.

25 giugno 2014

Fonte: La Repubblica

Ore di angoscia a Scampia per Ciro Esposito

Il silenzio di Scampia. Tutto il quartiere incollato a radio e tv, un giorno intero con il fiato sospeso. Ma non per la partita della Nazionale, bensì per Ciro Esposito, il trentenne vittima del pomeriggio di follia consumato il 3 maggio scorso alla vigilia della finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina. Il maxischermo che avrebbe dovuto trasmettere la gara dei Mondiali brasiliani viene smontato. Tante bandiere tricolori che, in mattinata, sventolavano nelle strade e dai balconi delle Vele, vengono riavvolte. Qui Italia-Uruguay non interessa più a nessuno. Sono ancora tutti al loro posto, invece, gli striscioni per Ciro. "Senza di te Napoli non può stare". Le voci che si accavallano dal Policlinico Gemelli rimbalzano in tutta la città. Quando arrivano le smentite dei familiari e dei sanitari del presidio capitolino, la notizia della presunta morte di Ciro è stata già incautamente rilanciata dalla rete e dai social. "Quello che è capitato a Ciro poteva capitare a ognuno di noi", ragiona Ciro Corona, anima dell'associazione Resistenza: "Siamo tutti con lui. Siamo ripiombati nell'incubo di quella sera. È assurdo rischiare di morire per una partita di calcio". Rosalba Rotondo, preside dell'istituto comprensivo Ilaria Alpi-Carlo Levi, quello dove Ciro Esposito ha studiato, lo definisce "un testimonial della lotta alla violenza, in uno sport che dovrebbe trasmettere valori positivi".

25 giugno 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Qdnapoli.it

Angoscia e preghiere Scampia si ferma

"Non può finire così"

di Dario Del Porto

Il cuore di Scampia batte forte per Ciro. "Aspettiamo e preghiamo", dicono gli amici riuniti nell'autorimessa dove le ore trascorrono in silenzio, mentre da Roma una vorticosa altalena di notizie rende ancor più amara una giornata carica di dolore e amarezza. Un quartiere incollato a radio e tv, ore intere con il fiato sospeso. Ma non per la partita della Nazionale, bensì per uno dei suoi ragazzi rimasto vittima di un pomeriggio di follia. Il maxischermo che avrebbe dovuto trasmettere la gara di Natal viene smontato. "È il momento di spegnere i televisori e accendere la speranza, confidiamo ancora in un miracolo", afferma l'avvocato Angelo Pisani, presidente della municipalità e legale della famiglia Esposito. Tante bandiere tricolori che, in mattinata, sventolavano a decine nelle strade e dai balconi delle Vele, vengono riavvolte. Qui Italia-Uruguay non interessa più a nessuno. Sono ancora tutti al loro posto, invece, gli striscioni per Ciro. "Senza di te Napoli non può stare", recita uno di quelli affissi sul cancello dell'autorimessa dove gli amici del trentenne si stanno alternando dopo quel tragico 3 maggio per dare sostegno e conforto a questa famiglia di lavoratori colpita negli affetti dalla sparatoria della capitale. "Quello che è capitato a Ciro poteva capitare a ognuno di noi", ragiona Ciro Corona, anima dell'associazione Resistenza che ogni giorno è presente sul territorio per promuovere iniziative a favore della legalità. "Siamo tutti con lui - sottolinea Corona - siamo ripiombati nell'incubo di quella sera. È assurdo rischiare di morire per una partita di calcio". Alle porte dell'autorimessa c'è anche una donna minuta. È Rosalba Rotondo, preside dell'istituto comprensivo "Ilaria Alpi-Carlo Levi", quello dove Ciro Esposito ha studiato. Prima di diventare dirigente, in quella stessa scuola Rosalba ha insegnato e Ciro è stato suo alunno. "Da quella sera ho il cuore pieno di dolore - racconta - quando ho saputo che era rimasto ferito ho ricordato i giorni in cui lo vedevo allegro e spensierato, mi è tornato alla memoria il suo sguardo tenero. Per noi Ciro è un testimonial della lotta alla violenza, in uno sport che dovrebbe trasmettere valori positivi, ma troppe volte diventa un baluardo delle delusioni esistenziali dell’individuo". Le voci che si accavallano dal Policlinico Gemelli rimbalzano in tutta la città. Quando arrivano le smentite dei familiari e dei sanitari del presidio capitolino, la notizia della presunta morte di Ciro è stata già incautamente rilanciata dalla rete e dai social, compreso un tweet del deputato Gennaro Migliore che esprime vicinanza alla famiglia e chiede di accertare "tutta la verità e le responsabilità". Il timore di possibili ritorsioni contro Daniele De Santis, l'ultrà della Roma soprannominato "Gastone", accusato di aver sparato a Ciro, induce le forze dell'ordine a intensificare le misure di sicurezza tra Roma e Napoli. Le questure delle due città sono in stretto contatto e tengono d'occhio anche i social network per individuare possibili segnali d'allarme. Ma dagli ambienti del tifo organizzato arriva la smentita: non ci sono gruppi in partenza da Napoli verso Roma, assicurano fonti della Curva B. Non si parla che di Ciro anche nella zona del centro storico, dove si radunano gli ultrà della Curva A guidati, fra gli altri, da Gennaro De Tommaso detto 'a carogna la cui immagine sulla balaustra dell'Olimpico, a colloquio con il capitano del Napoli Marek Hamsik prima della finale di Coppa Italia, ha fatto il giro del mondo più di quella di Daniele De Santis soprannominato "Gastone". "E ora vediamo se la vostra Nazionale farà un gesto per Ciro", attacca uno dei "duri" della Curva. Nessuno però parla di vendetta, non oggi almeno, il "codice ultrà" non prevede rappresaglie lontano dalle partite. Intanto in Brasile è cominciata Italia-Uruguay. Nelle strade di Scampia regna il silenzio, non si sentono trombe né dalle finestre aperte filtra l'eco delle telecronache. Il quartiere è in ansia solo per Ciro. "Ne ho parlato a lungo con i miei alunni - dice la preside Rotondo fanno tutti lo stesso commento: professoressa, non è giusto".

25 giugno 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Napoli.repubblica.it

Lacrime e preghiere l'ultima notte al Gemelli di mamma Antonella

di Lorenzo D'albergo e Luca Monaco

L'attesa silenziosa di mamma Antonella, le sigarette di papà Gianni e la sua camminata nervosa davanti al pronto soccorso del policlinico Gemelli, la prova di maturità della fidanzata Simona. Questo il set di istantanee che racconta le ultime ore di vita di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli che per 55 giorni ha combattuto contro la morte, contro quel proiettile che gli ha forato il polmone destro e lo ha costretto ad andare sotto i ferri otto volte in meno di due mesi. La maratona di emozioni inizia alle 22 di martedì. Gli obiettivi delle telecamere e i taccuini dei cronisti si sono allontanati già da diversi minuti dalla porta rossa del reparto di rianimazione. Dietro la maniglia antipanico ora c'è spazio solo per il dolore silenzioso e composto della famiglia di Scampia. Il primario Massimo Antonelli esce dalla stanza con il capo chino e a tenere in vita Ciro c'è solo il "bip" del macchinario che respira per lui. "I dottori ? Ma che devono dire ormai…". Per la prima volta Antonella Leardi non parla di "miracolo" e non chiede di "pregare il Signore". La strada per suo figlio è segnata. Anche Simona Rainone, la ragazza di Ciro, non si illude. Scansa la pila di cartoni di pizza che uno dei cugini del fidanzato ha appena portato in ospedale e si lascia andare: "Oddio, non riesco a guardare in faccia neanche Gianni. Solo Dio sa cosa stanno provando. Ma io gliel'ho detto all'avvocato. Se proprio deve finire così, allora voglio che Ciro abbia giustizia. Io che farò ? La vita mi ha già messo di fronte a delle prove dure (ha già perso il padre e la madre, ndr)". Sono le 2 di notte e i parenti iniziano a salutare. Anche zio Enzo si avvia verso l'albergo. Il suo "buonanotte", pronunciato con un filo di voce, si perde coperto dal rumore del gigantesco impianto di areazione dell'ospedale a cui nessuno, dopo tanti giorni di attesa, sembra far più caso. A presidiare l'ospedale restano zio Giacomo e zia Maria, il fratello Michele e le tante cugine che decidono di stringersi attorno a Simona. Le ore passano tra un'occhiata alla tv della sala d'attesa, su cui scorrono le immagini dell'eliminazione dell'Italia, e un passaggio davanti al reparto di Ciro, in quel corridoio dove l'odore di medicinali si fa insopportabile. Al primo sole di mercoledì, l'annuncio. E poi le lacrime, a segnare l'esplosione di tutta la tensione accumulata nelle ultime 24 ore.

27 giugno 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Identitainsorgenti.com

 

 
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