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Finale Coppa Italia, spari contro tifosi del Napoli: uno grave. Fermato ultrà Roma

Altissima tensione nei pressi dello stadio Olimpico per la finale: i supporter delle due squadre sono venuti a contatto. In azione anche ultras giallorossi. Sarebbero loro i responsabili degli spari. La partita ritardata di 45 minuti dopo la trattativa tra i capi ultras del Napoli, il capitano della squadra Hamsik e le forze dell'ordine.

Dieci feriti, partita iniziata con 45 minuti di ritardo, trattativa della Questura con un capo ultras per dare il via alla partita. La finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina sarà ricordata soprattutto per questo. Il bilancio: 10 persone ferite, quasi tutti tifosi napoletani, tre dei quali feriti da colpi di pistola esplosi nel tragitto verso lo stadio, in zona Tor di Quinto. Tra questi, uno è stato ricoverato in codice rosso: si chiama Ciro Esposito, 30 anni. Un proiettile è entrato dal torace e arrivato alla colonna vertebrale. Operato in serata è stato trasferito all’ospedale Gemelli. Tutta da chiarire la dinamica della sparatoria e degli scontri successivi, con i tifosi del Napoli che hanno assediato alcuni mezzi della polizia, distruggendone un paio. Fin qui la cronaca del delirio pre-calcistico. All’interno dello stadio situazione simile: tensione alle stelle e match iniziato con 45 minuti di ritardo solo dopo che il capitano del Napoli Marek Hamsik e le autorità hanno quasi dovuto "concordare" l’avvio della gara con un capo ultras partenopeo, visto che la curva azzurra pretendeva che la partita non venisse disputata. Qui, oltre al danno d’immagine, per la Questura c’è stata anche la beffa: per evitare di creare ulteriori problemi di ordine pubblico, sono stati costretti a un conciliabolo con un rappresentante della curva campana, Gennaro De Tommaso. È stato lui a dare il "via libera" all’inizio delle ostilità. Il suo è un nome noto negli ambienti da stadio e tra le forze dell’ordine: "Genny la carogna" (prima leader del gruppo Mastiffs e oggi capo dell’intera Curva A del Napoli) è figlio di Ciro De Tommaso, considerato affiliato al clan Misso. Già destinatario di Daspo ha alle spalle vari precedenti giudiziari (fu arrestato per droga). Non solo. Nella improvvisata "trattativa" in diretta tv, non è passata inosservata la scritta gialla che campeggiava sulla maglia nera del capo ultras: "Speziale libero", in riferimento ad Antonino Speziale, tifoso catanese condannato per la morte del poliziotto Filippo Raciti, ucciso dopo il derby Catania-Palermo del 2 febbraio 2007. I dirigenti della Questura, in pratica, hanno dovuto concordare con lui il via alla partita. Tutto in tv, davanti a 60mila spettatori e milioni di italiani collegati in diretta Rai. Non una parola, dai telecronisti, su quello "Speziale libero" e sugli agenti costretti a scendere ad accordi con chi inneggiava all’assassino di un loro collega.

La cronaca: dieci feriti, due gravissimi, fermato un tifoso della Roma - In totale, sono dieci le persone rimaste ferite prima della finale di Coppa Italia. Di certo si sa che è stata ritrovata una pistola in un vivaio a Tor di Quinto e che in serata è stato fermato un tifoso giallorosso. Ma le circostanze degli scontri sono ancora da chiarire. Tra le ipotesi, si parla di una lite tra alcuni tifosi del Napoli e ultras della Roma degenerata come una delle possibili cause del ferimento dei tre giovani napoletani, anche se l’esatta ricostruzione è ancora al vaglio degli investigatori. Un gruppo di tifosi partenopei si sarebbe avvicinato a un’area verde - dove c’è il "Ciak", un ex locale - vicino allo stadio Olimpico, dove si trovava Daniele De Santis, l’ultrà della Roma interrogato e successivamente fermato in serata in ospedale dove era stato ricoverato con una gamba rotta. L’uomo, riconosciuto da alcuni tatuaggi avrebbe provocato gli ultras partenopei e sarebbe stato aggredito, quindi avrebbe esploso i colpi di pistola. Al vaglio della polizia c’è però anche un’altra versione, quella secondo cui l’ultrà della Roma avrebbe esploso i colpi di arma da fuoco prima e che poi sia stato colpito dai tifosi napoletani, che avrebbero reagito picchiandolo.

Gli altri scontri - Le tensioni erano cominciate alcune ore prima dell’inizio della partita. Prima alcuni ultras hanno lanciato bottiglie e oggetti contro le forze dell’ordine, nei pressi di Ponte Milvio. Poi altri momenti di tensione lungo la pista ciclabile che costeggia il Tevere sotto ponte Duca d’Aosta: due gruppi di tifosi di Napoli e Fiorentina si sono fronteggiati, con brevi tafferugli. Scontri anche in un autogrill vicino a Rieti. Almeno 3 tifosi napoletani che stavano per raggiungere la capitale, sono rimasti feriti nel corso di alcuni tafferugli tra opposte tifoserie nell’area di servizio di Pongiano, in provincia di Rieti. Il pullman con i tifosi napoletani, secondo quanto accertato fino ad ora, sarebbe stato aggredito da tifosi della Fiorentina. Al temine dei tafferugli tre tifosi del Napoli sono stati medicati dal 118. Dalla violenza fuori dallo stadio al teatrino del confronto con gli ultras dentro l’Olimpico. I supporter del Napoli, infatti, hanno a lungo chiesto al club di De Laurentiis di non scendere in campo. In tribuna ad assistere anche il premier Matteo Renzi e il presidente del Senato Pietro Grasso. Non è servito l’appello del presidente della Lega di serie A Maurizio Beretta: "Chiedo a tutti di avere un atteggiamento di responsabilità". Mentre Alessandra Amoroso eseguiva l’Inno di Mameli sono piovuti fischi, in particolar modo dal settore occupato dai supporter partenopei.

Grasso: "Delinquenti". Beretta: "Appello alla responsabilità" - Il primo commento è stato quello di Pietro Grasso, presidente del Senato: "Sto andando all’Olimpico per premiare #FiorentinaNapoli. Scontri con feriti gravi. Questi non sono tifosi ma solo delinquenti !". E ha aggiunto arrivando allo stadio: "Una partita di calcio non si può trasformare in una guerra tra bande. Veniamo qua per vedere uno spettacolo e gioire per chi vince in maniera sportiva. Questo dev’essere lo scopo di queste manifestazioni. Qualsiasi altra cosa è fuori dallo sport. Ci indigna che ci siano ancora queste manifestazioni di violenza".

3 maggio 2014

Fonte: Ilfattoquotidiano.it

© Fotografia: Roma.repubblica.it

Coppa Italia, scontri all'Olimpico

Tifoso del Napoli gravissimo, fermo in ospedale per ultrà della Roma

di Federica Angeli e Lorenzo D'albergo

È stato sottoposto a provvedimento restrittivo Daniele De Santis. Secondo gli inquirenti sarebbe lui ad aver fatto fuoco contro i 3 partenopei, uno dei quali in fin di vita. Dieci le persone ferite negli scontri. In tribuna il premier Renzi. Dopo attimi di tensione anche all'interno dello stadio, la decisione di giocare la partita dopo l'ok dei tifosi. Il sindaco: "Roma non merita di essere oltraggiata".

Colpi di pistola, feriti, lanci di petardi e scontri. A poca distanza dall'inizio della finale di Coppa Italia Fiorentina Napoli, allo stadio Olimpico è guerriglia. Tre tifosi del Napoli sono stati raggiunti da colpi di pistola, in viale di Tor di Quinto, uno è molto grave. Ritrovata la pistola e 9 bossoli. In totale negli scontri sono rimaste ferite una decina di persone. Ma per i tre feriti da colpi di arma da fuoco le attenzioni degli inquirenti si sono concentrate su un ultrà della Roma, Daniele De Santis ricoverato all'ospedale Gemelli per frattura. L'uomo è stato interrogato dalla polizia ed è poi stato sottoposto a provvedimento restrittivo. De Santis, noto come "Gastone", era uno dei tifosi che entrò in campo e impedì lo svolgimento del derby di Roma del 2004, dopo che era stata diffusa la falsa notizia di un bambino investito da un'auto della polizia. È proprietario di un chiosco vicino all'Olimpico che sarebbe stato preso d'assalto dai tifosi del Napoli. E nello stesso ospedale è stato trasportato, dopo un intervento di urgenza Ciro Esposito, 27 anni, il supporter partenopeo ferito gravemente, colpito alla colonna vertebrale. È stato ricoverato in codice rosso all'ospedale Villa San Pietro, operato, stabilizzato e poi trasferito al policlinico Gemelli. Qui le condizioni sanitarie, fanno sapere i familiari, non consentono però ancora l'intervento. Gli altri coinvolti sono Alfredo Esposito di 43 anni, colpito alla mano destra e Gennaro Fioretti di 32 anni, colpito ad un braccio e ad una mano.

Gli scontri - Roma è stata "invasa" da decine di migliaia di tifosi giunti da Napoli e Firenze. La giornata è stata caratterizzata da incidenti tra i tifosi e tafferugli. La tensione è salita nel tardo pomeriggio, quando sono cominciati gli scontri tra i supporters delle due squadre, cui avrebbero partecipato anche ultras della Roma, e tra questi e le forze dell'ordine. Contro gli agenti che scortavano le tifoserie perché non venissero a contatto, nei pressi di Ponte Milvio, sono stati lanciati bottiglie ed oggetti vari. Tafferugli tra i gruppi di sostenitori si sono verificati in altre zone vicino all'Olimpico. Anche nello stadio, poi, ci sono stati lanci di petardi e bombe carta. Poco prima delle 19 gli spari, nei pressi di un vivaio. All'altezza del Ponte della Musica gli ultrà di Fiorentina e Napoli si sono fronteggiati per qualche minuto lanciando petardi contro le tifoserie avversarie e la polizia schierata in assetto antisommossa. I due gruppi di tifosi, incappucciati, erano anche armati di bastoni.

Tensione nello stadio - Episodi drammatici che hanno rischiato di far saltare il fischio di inizio della finale di Coppa. Dopo una lunga trattativa, con lanci di fumogeni anche all'interno dello stadio Olimpico, le due società e le tifoserie hanno deciso di giocare la partita, vinta dal Napoli, seguendo il match in silenzio. Qualche minuto prima dell'inizio della partita, allo stadio Olimpico è arrivato anche il premier Matteo Renzi con la moglie e i figli, scortato da un picchetto di polizia e carabinieri. Tensione nelle curve, i tifosi del Napoli chiedono di non giocare. Il centrocampista del Napoli Marek Hamsik è andato sotto la curva nord per parlare con i tifosi, mentre venivano esplosi grossi petardi. Un vigile del fuoco è stato colpito da un petardo ed è rimasto stordito. Prima della partita, poco dopo l'ingresso delle squadre in campo, il pubblico ha fischiato l'Inno d'Italia cantato dal vivo da Alessandra Amoroso. E in serata il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha commentato: "Le violenze che si sono verificate nei pressi dello stadio Olimpico sono vergognose e intollerabili. Hanno rovinato il clima di festa che dovrebbe caratterizzare questi eventi. Roma e il Paese non meritano di essere oltraggiati da chi approfitta di una partita di calcio per dare libero sfogo alla propria aggressività. In attesa che si faccia piena chiarezza sull'accaduto e si individuino i responsabili di questo gesto criminale, assicurandoli alla giustizia, il mio augurio è che questo evento sportivo possa immediatamente tornare al suo giusto spirito".

3 maggio 2014

Fonte: Roma.repubblica.it

Coppa Italia, Fiorentina-Napoli: scontri tra tifosi. 10 feriti: uno è grave

Agguato a tifosi del Napoli (forse da ultrà romani) nella zona dell'Olimpico. Incidenti anche tra sostenitori azzurri e viola. Trasportato al Gemelli il tifoso colpito alla spina dorsale.

Dieci persone, una in condizioni gravissime, sono state ferite nel corso di scontri tra ultrà a Roma, prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli. Tra i feriti anche cinque appartenenti alle Forze dell'Ordine, oltre a due steward, che hanno tentato di impedire che le opposte tifoserie venissero a contatto. Nella notte, poi, è stato eseguito un arresto per tentato omicidio. In manette è finito Daniele De Santis, un 48enne romano con precedenti, titolare di un esercizio commerciale. La polizia sta valutando le posizioni di altri individui che avrebbero partecipato agli scontri. Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, sembra che Daniele De Santis abbia provocato i tifosi napoletani lanciando loro dei fumogeni. Alla reazione di questi l'uomo avrebbe esploso alcuni colpi d'arma da fuoco. Un tifoso napoletano 33enne è stato arrestato per resistenza violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Nei loro confronti è stato emesso un Daspo per cinque anni, mentre altri due supporters del Napoli sono stati denunciati, uno per resistenza a P.U. L'altro per possesso di petardo. Anche per loro è scattato il Daspo.

L'EPISODIO PIÙ GRAVE - Secondo le prime ricostruzioni due tifosi del Napoli erano in auto e sono stati accerchiati nella zona di Tor di Quinto da un gruppo di ultrà dall'accento romani: i due sono scesi dalla vettura e sono stati aggrediti vicino a un vivaio. Sarebbe stato il titolare, o comunque una persona che lavora nell'esercizio commerciale, ad aver sparato (in una dinamica ancora da chiarire) e a subire successivamente il pestaggio ad opera dei tifosi presenti che l'avrebbero ferito alla testa. La pistola sarebbe stata ritrovata nella zona della sparatoria e l'uomo. Uno dei due uomini feriti (Alfonso Esposito) è stato colpito alla mano destra ed è ricoverato al Santo Spirito, l'altro (Ciro Esposito, 30 anni) è stato colpito al petto, ed è stato ricoverato prima a Villa San Pietro e poi trasferito al Gemelli dov'è stato operato nella notte: la pallottola, sparata da distanza ravvicinata, gli si è conficcata nella spina dorsale. Ora è in rianimazione, ha perso molto sangue e le sue condizioni restano gravi. Entrambi sono di Secondigliano, quartiere alla periferia di Napoli. Una quarta persona di 31 anni (Gennaro Fioretti di Mugnano), ferita da colpo di arma da fuoco a braccio e polso, è ricoverata al Santo Spirito. "Al momento - è la nota della questura - il triplice ferimento non sembra essere collegato agli scontri tra tifosi, ma avrebbe cause occasionali".

PRIME RICOSTRUZIONI - Secondo una prima ricostruzione della questura il ferimento non sarebbe "collegato a scontri tra tifosi, ma avrebbe cause occasionali". Ma con il passar del tempo si è concretizzata la pista della lite tra ultrà che è poi drammaticamente degenerata. In particolare, secondo una delle versioni che si stanno verificando, alcuni tifosi partenopei si sarebbero avvicinati a un'area verde - dove c'è il "Ciak", un ex locale - vicino allo stadio Olimpico. Qui avrebbero riconosciuto un ultrà della Roma da alcuni tatuaggi e lo avrebbero prima offeso, poi aggredito. L'uomo avrebbe quindi sparato. Al vaglio della polizia c'è però anche un'altra versione, quella secondo cui l'ultrà della Roma avrebbe prima esploso i colpi di arma da fuoco e poi sarebbe stato colpito dai tifosi napoletani, che avrebbero reagito picchiandolo. Quindi un'ultima ipotesi: un ultrà della Roma sarebbe stato accerchiato e picchiato e un altro sarebbe intervenuto sparando, forse per difenderlo. L'ultrà è stato interrogato a lungo nell'ospedale dove è ricoverato e per lui, a notte, veniva dato per imminente un provvedimento di fermo. Gli investigatori, infatti, ritengono di aver raccolto elementi sufficienti per indiziarlo del triplice ferimento. L'uomo non è sconosciuto alle forze di polizia. Fu infatti coinvolto, secondo quanto si è appreso, in una vicenda giudiziaria, poi prescritta, sulla sospensione del derby Lazio-Roma del 21 marzo 2004. La partita venne fermata in seguito alle pressanti richieste dei leader delle curve per le voci, poi rivelatesi infondate, della morte di un bambino investito da un'auto della polizia. L'ultrà avrebbe scavalcato, con altre persone, il recinto di gioco.

TENSIONE - Sono complessivamente dieci le persone rimaste ferite negli scontri, compreso le tre colpite da arma da fuoco. Ci sono state cariche della polizia nella zona di Tor di Quinto, nei pressi dello stadio Olimpico: i tifosi della Fiorentina non avrebbero partecipato agli scontri nel pre-partita, mentre ci sarebbero infiltrati tifosi di Roma e Lazio, i primi accesi dalla rivalità con i napoletani, i secondi da quella con i viola. Nel pomeriggio, però, i sostenitori di Fiorentina e Napoli erano venuti a contatto in alcune aree di servizio. Almeno 3 tifosi partenopei che stavano per raggiungere la capitale sono rimasti feriti nel corso di alcuni tafferugli tra opposte tifoserie nell'area di servizio di Pongiano, in provincia di Rieti. Il pullman con i tifosi napoletani, secondo quanto accertato sarebbe stato aggredito da tifosi della Fiorentina. Al temine dei tafferugli tre tifosi del Napoli sono stati medicati dal 118. Scaramucce anche nell'area di servizio di Badia al Pino Ovest (Arezzo), lungo la corsia Sud dell'Autosole, la stessa in cui partì il colpo esploso dall'agente di polizia Luigi Spaccarotella che uccise il tifoso laziale Gabriele Sandri. Alcuni sostenitori viola sono stati avvicinati da supporter partenopei: ci sono state offese e minacce, ma niente di più, grazie anche all'intervento della polizia stradale di Arezzo. I tifosi del Napoli hanno ritirato alcuni striscioni in segno di solidarietà nei confronti delle persone rimaste ferite.

3 maggio 2014

Fonte: Gazzetta.it (Testo © Fotografia)

Follia ultrà, spari fuori dallo stadio

Scontri e tafferugli a Roma prima della finale di Coppa Italia, dieci feriti

Tre feriti per colpi di pistola a Roma, prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, in una giornata segnata da incidenti e caos. Un ultrà della Roma, Daniele De Santis, anche lui ferito e ricoverato in ospedale con una gamba rotta, accusato di aver fatto fuoco: per lui in nottata è scattato un provvedimento restrittivo.

Gli spari nel pomeriggio, nei pressi di Viale Tor di Quinto, vicino allo stadio Olimpico. Vittime tre tifosi napoletani: uno dei tre, Ciro Esposito, trentenne, è gravissimo. Un proiettile ha raggiunto la colonna vertebrale ed è stato estratto durante un delicato intervento chirurgico. La sua situazione è definita dai medici "stabile, ma critica". Gli altri coinvolti sono un uomo di 43 anni, colpito alla mano destra ed uno di 32 anni, colpito ad un braccio e ad una mano. I feriti sono stati soccorsi dalla polizia, che ha anche recuperato la pistola che ha sparato. A notte non era ancora del tutto chiara la dinamica. La questura in un primo momento aveva fatto sapere che il ferimento non sarebbe da "collegare a scontri tra tifosi, ma avrebbe cause occasionali", però, con il passar del tempo, ha preso piede e si è concretizzata la pista della lite tra ultrà che è poi drammaticamente degenerata. I fatti si sono verificati nei pressi di un’area verde - dove c’è il "Ciak", un ex locale - vicino allo stadio Olimpico. Qui, secondo la dinamica al momento più accreditata, De Santis avrebbe prima provocato alcuni tifosi partenopei e poi, dopo la loro reazione violenta, avrebbe fatto fuoco.

L’ultrà è stato interrogato a lungo nell’ospedale dove è ricoverato e per lui, a notte, è scattato il fermo. Gli investigatori, infatti, ritengono di aver raccolto elementi sufficienti per indiziarlo del triplice ferimento. L’uomo non è sconosciuto alle forze di polizia. Fu infatti coinvolto, secondo quanto si è appreso, in una vicenda giudiziaria, poi prescritta, sulla sospensione del derby Lazio-Roma del 21 marzo 2004. La partita venne fermata in seguito alle pressanti richieste dei leader delle curve per le voci, poi rivelatesi infondate, della morte di un bambino investito da un’auto della polizia. L’ultrà avrebbe scavalcato, con altre persone, il recinto di gioco.

Stasera allo stadio c’era anche il premier Matteo Renzi, con moglie e figli, scortato da polizia e carabinieri. La partita è poi iniziata con 45 minuti di ritardo in un clima surreale. "Una partita di calcio non si può trasformare in una guerra tra bande con episodi di violenza", ha commentato il presidente del Senato, Pietro Grasso, all’arrivo allo stadio Olimpico. Roma è stata "invasa" da decine di migliaia di tifosi giunti da Napoli e Firenze. La giornata è stata caratterizzata da incidenti tra i tifosi e tafferugli: una decina complessivamente i feriti. La tensione è salita nel tardo pomeriggio, quando sono cominciati gli scontri tra i supporter delle due squadre, cui avrebbero partecipato anche ultras della Roma, e tra questi e le forze dell’ordine. Contro gli agenti che scortavano le tifoserie perché non venissero a contatto, nei pressi di Ponte Milvio, sono stati lanciati bottiglie ed oggetti vari. Tafferugli tra i gruppi di sostenitori si sono verificati in altre zone vicino all’Olimpico. Anche nello stadio, poi, ci sono stati lanci di petardi e bombe carta. Naturalmente la partita si è poi giocata in un clima di palpabile tensione sugli spalti. Un capo tifoso del Napoli, seduto su una grata della curva Nord, ha partecipato alla convulsa trattativa che ha preceduto l’inizio dell’incontro. È stato lui, riconoscibile per un vistoso tatuaggio su tutto il braccio destro, che ha parlato col capitano del Napoli Hamsik, scendendo sul campo di gioco; ed è stato ancora lui, con ampi gesti, prima a chiedere il ritorno della calma in curva da cui erano state lanciate alcune bombe carta, e poi a dare l’assenso all’inizio della partita quando i funzionari delle forze dell’ordine sono andati sotto gli spalti per comunicare la decisione di giocare.

3 maggio 2014

Fonte: Lastampa.it

Colpi di pistola contro tre tifosi del Napoli: uno grave in ospedale

di Dario Del Porto

Lorenzo, la casacca azzurra sulle spalle, che segna due gol in una notte che segnava diversa e si consuma invece in un clima surreale, con il pubblico in silenzio, dopo una giornata di caos e violenza. Sono le tre istantanee della finale dell'Olimpico, bagnata di sangue da un gesto di follia: tre sostenitori azzurri sono stati feriti a colpi di pistola nei pressi di un vivaio in zona Saxa Rubra. Ad avere la peggio è stato Ciro Esposito, 30 anni, di Secondigliano, ricoverato in gravi condizioni all'ospedale Gemelli di Roma. Feriti, ma in maniera più lieve, il padre Alfonso e il 32enne Gennaro Fioretti. Secondo una prima ricostruzione, a sparare sarebbe stato un vivaista romano che è uscito dal proprio locale, armato di pistola, a seguito del lancio di fumogeni partiti da un bus di tifosi napoletani. In serata viene interrogato un ultrà della Roma. La notizia infiamma il clima teso sin dalle prime ore della giornata che avrebbe dovuto essere dedicata solo allo sport. L'unica certezza, secondo la questura della capitale, è che l'episodio non aveva alcun collegamento con l'evento calcistico. Ma tutta la vigilia gara dell'Olimpico era stata accompagnata da gravi incidenti, tafferugli con le forze dell'ordine e un bilancio finale di 10 feriti. Quando la notizia della sparatoria si è diffusa sugli spalti, fra gli ultrà del Napoli si è fatta strada l'intenzione di non far disputare la partita. A indossare i panni del portavoce della Curva A è stato Gennaro Di Tommaso, Genny ‘a carogna, indicato come esponente di una famiglia malavitosa della Sanità. La Digos diretta da Luigi Bonagura ha mediato fra le due tifoserie propiziando un incontro fra i leader delle Curve. La gara svolta in un clima surreale, con i tifosi napoletani in silenzio per tutti i novanta minuti. Ma al terzo gol di Mertens, anche lo stadio si è sciolto in un coro liberatorio. Al 90', Ciro è ancora in ospedale, dove decine di amici si avvicendano per chiedere notizie. Il presidente De Laurentiis gli dedica la vittoria. Lorenzo Insigne, che prima di uscire aveva pure indossato la fascia di capitano, può alzare la coppa in una notte che doveva essere diversa, e lascia invece un retrogusto amaro.

4 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

COPPA ITALIA

Spari alla finale, arrestato ultrà Roma

Il tifoso più grave è stato operato

di Rinaldo Frignani

Fermati per rissa tre napoletani e Daniele De Santis, 48 anni, che è accusato anche di tentato omicidio. I familiari di Ciro Esposito: "Speriamo nel miracolo". L’ira di Abete.

Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito, è cosciente, intubato, e domenica pomeriggio è stato sottoposto ad un lungo e delicato intervento chirurgico al policlinico Gemelli. I sanitari fanno sapere che l’operazione è riuscita e che sono ottimisti per il recupero del giovane. Il 31enne è stato colpito dai proiettili esplosi dal romanista Daniele De Santis - il 48enne ultrà della Roma già noto alle cronache e conosciuto in curva sud col nome di "Gastone" - durante la rissa di sabato sera a Tor di Quinto, a circa due chilometri dallo stadio Olimpico prima della finale Fiorentina-Napoli di Coppa Italia.

I familiari - Ricoverato all’ospedale San Pietro dove è stato già operato una volta, e poi trasferito nella notte al Gemelli, Esposito è molto grave: uno dei proiettili lo ha colpito al torace provocandogli lesioni alla colonna vertebrale. "È in coma farmacologico, ha avuto tre arresti cardiaci: speriamo in un miracolo" dicono i familiari del giovane che lavora in un autolavaggio a Scampia. "Non è un ultrà, vive a casa con me, mia moglie e due fratelli" dice il padre Giovanni Esposito.

Quattro arresti - "La dinamica è folle e semplice - dice Diego Parente, dirigente della Digos durante la conferenza stampa in Questura - De Santis lavorava in un circolo ricreativo vicino a Tor Di Quinto. Da lì ha deciso avvicinarsi ai tifosi in transito verso lo stadio e ha lanciato petardi. I napoletani, purtroppo, hanno risposto alle sue provocazioni e ne è nata una rissa. Mentre scappava, De Santis è scivolato, sentendosi minacciato da un bel gruppo di tifosi che lo inseguivano a viso coperto e armati di bastoni, ha esploso quattro colpi di arma da fuoco. Dopo l’arma si è inceppata ed è stato malmenato dai tifosi napoletani. La dinamica è questa: lo abbiamo arrestato per rissa e per tentato omicidio". Arrestati anche i tre tifosi feriti, sempre per rissa. Ma De Santis era solo ? "Lo stiamo ricostruendo, dalle immagini in nostro possesso si vede che è solo. Che fosse solo o con altri due, l’unico ad aver agito è lui".

Gli altri feriti - Stazionarie e meno gravi le condizioni di altri due napoletani - Carmine Fioretti (26 anni) e Alfonso Esposito (43 anni) - feriti alle mani e alle spalle. Saranno interrogati domenica dalla polizia che sta ricostruendo l’accaduto.

Nega le accuse - De Santis è stato arrestato per rissa e per tentato omicidio, ma nega di aver sparato. Accanto a lui, nella discoteca sequestrata ed ex vivaio, c’era la pistola 7.65 clandestina con matricola abrasa sequestrata dagli agenti. L’ultrà, molto conosciuto negli ambienti del tifo giallorosso, è stato trovato a terra privo di sensi, con trauma cranico e una gamba rotta. Anche lui è al Gemelli.

Non è stato un agguato - Polizia e carabinieri indagano per accertare se fosse da solo, ma escludono l’agguato. "Non è stato un attacco organizzato, ma il gesto di un unico tifoso e non della tifoseria della Roma. De Santis non frequentava da tempo lo stadio" dice il questore di Roma, Massimo Mazza. "Non possiamo entrare nella testa di De Santis. Nei video lo abbiamo visto costeggiare pullman, inveire e lanciare petardi. Quando è arrivato in ospedale è stato sedato. Uno che provoca e aggredisce, viene rincorso, poi cade e spara. È una cosa senza precedenti, non solo in Italia. Pensare di poter prevedere un evento del genere, dal punto di vista dell’ordine pubblico, è impossibile. Questo è stato l’unico episodio di scontro, un gesto folle e isolato".

Mai pensato di sospendere la partita - "Mai nessuno ha pensato di non far giocare la partita - aggiunge il questore - Il Napoli ci ha chiesto se avevamo niente in contrario se il capitano squadra Hamsik parlasse con i tifosi, perché si stava spargendo notizia il tifoso fosse morto. Si era diffusa anche la voce falsa di un bambino morto, come l’altra volta. Non c’è stata trattativa con gli ultrà: società, Federazione e forze dell’ordine erano d’accordo a far giocare la finale perché nello stadio la situazione era tranquilla".

15 feriti - Fra i feriti, 15 in tutto, della drammatica serata anche cinque poliziotti, due steward e un caposquadra dei pompieri. In un altro episodio non legato alla sparatoria, un napoletano è stato arrestato, due denunciati. Nel settore distinti nord centinaia di ultrà partenopei hanno assalito gli agenti ai varchi prefiltraggio per sfondare i cancelli ed entrare all’Olimpico. A Ponte Duca d’Aosta altri sono venuti a contatto con i viola, sfidandosi a bastonate e a cinghiate, come al Ponte della Musica e a Ponte Milvio. E anche su questi episodi sono in corso indagini con l’ausilio dei filmati girati dall’elicottero e dalle telecamere di sorveglianza.

L’ira di Abete - "Il calcio è vittima di situazioni che vanno oltre: gli ultrà utilizzano gli stadi per manifestazioni di potere". Per Giancarlo Abete, presidente Figc, è il giorno dell’ira e della riflessione. "E un dato di fatto: in alcuni stadi gli ultrà hanno un ruolo inaccettabile" dice.

4 maggio 2014

Fonte: Roma.corriere.it

© Fotografia: Roma.repubblica.it

"Aspettavo Ciro allo stadio mio cugino non deve morire"

di Luca Monaco

"Io non c'ero, non mi rompete". Sono le 19,20 quando il cugino di Ciro Esposito, il tifoso partenopeo ferito da un colpo di pistola al torace in viale di Tor di Quinto, varca la soglia del pronto soccorso dell'Ospedale San Pietro. Urla. Prende a testate le pareti dell'ospedale non appena i medici lo informano delle gravi condizioni del parente. Stringe tra le mani il cellulare del cugino. "Io non so nulla, ero già in curva quando è successo tutto - grida ai cronisti che lo accerchiano - Ho chiamato Ciro per sapere che fine aveva fatto e mi ha risposto un nostro compagno: mi ha detto di correre in ospedale. "Ciro sta male, mi ha detto, gli hanno sparato". Poi il ragazzo allontana tutti. "Sta arrivando mio zio da Napoli", si lascia sfuggire prima di dileguarsi. Lui, Ciro, l'hanno visto scendere dall'ambulanza al San Pietro "alle 18,45 con il torace rosso di sangue" ricorda Sandro Massenzi, 50 anni.

4 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

Notte di follia. La mamma di Ciro: non doveva succedere

LE REAZIONI - La signora Antonella: mio figlio non è andato per essere ucciso. La Digos: ecco com'è successo. La vedova dell'agente Raciti: mi sento umiliata anch'io. Abete (Figc): radiare a vita gli ultrà. Lo sdegno della stampa straniera.

"Io come mamma voglio dire innanzitutto che per nessun motivo si deve usare la violenza perché mio figlio ama la vita, ama lo sport e non è andato lì per essere ucciso. Non doveva succedere, è una follia" dice Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito gravemente sabato. "Ciro lavora in un lavaggio auto a Scampia. Mio figlio è un tifoso da quando era bambino, andava allo stadio di nascosto, l'ho scoperto tardi. Ha seguito il Napoli quando era in serie C. Mi sento offesa, oltre che arrabbiata, per le bugie che hanno detto in televisione circa l'agguato camorristico. Noi siamo persone perbene, veniamo da Scampia ma Scampia al 99% è fatta da persone".

"Ha sparato perché inseguito" - La dinamica di quanto accaduto a Roma "è tanto semplice quanto folle". A sparare contro i tifosi napoletani è stato l'ultras della Roma, Davide De Santis, che ha prima provocato i supporter partenopei, poi, vistosi circondato ha sparato contro di loro 4 colpi di arma da fuoco ha spiegato intanto in conferenza stampa Diego Parente, il capo della Digos. De Santis, ha spiegato Parente, "si è portato sul posto da un circolo ricreativo dove lavorava e ha inteso lanciare artifizi pirotecnici e sfidare i tifosi napoletani che passavano di lì. Questi ultimi hanno raccolto la sfida, lo hanno inseguito. Lui è scivolato, si è visto circondato e ha esploso i colpi di pistola".

Il papà di Ciro: un ragazzo perbene - "E' un ragazzo perbene che lavora dalla mattina alla sera in un autolavaggio a Scampia. Non è un ultrà. Vive con me, mia moglie e due fratelli". A parlare così, in un'intervista a Repubblica.it, è Giovanni Esposito, padre di Ciro, il tifoso 30nne ferito gravemente a Roma. L'uomo, 52 anni, aiuto infermiere, intervistato all'esterno del pronto soccorso del Policlinico Gemelli di Roma, ha spiegato come ha saputo del ferimento: "Mi ha telefonato un cugino" e ha poi concluso: "E' uno schifo".

La vedova Raciti: io umiliata - "E' una vergogna": lo stadio "in mano ai violenti" e lo "Stato che non reagisce, impotente e quindi ha perso". È ancora sconvolta e stanca per "non avere potuto dormire" Marisa Grasso, la vedova dell'ispettore capo Filippo Raciti, morto il 2 febbraio del 2007 nello stadio di Catania. Il capo ultras Genny detto 'a Carogna' portava una t-shirt con la scritta "Speziale libero". Antonino Speziale sta scontando una condanna definitiva a 8 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. "Ieri sera - aggiunge Marisa Grasso - mi sono sentita umiliata perché è stata offesa la memoria di mio marito: è stata indossata una maglietta che inneggia all'assassino di un poliziotto. Io, dopo avere seppellito mio marito, che ha lasciato una moglie e due figli, non voglio vedere altri servitori dello Stato cadere vittima della violenza. È ora che qualcuno ponga fine a tutto questo, ma non a parole...".

Figc, Abete: radiare a vita - "Il calcio è vittima di situazioni che vanno oltre: gli ultrà utilizzano gli stadi per manifestazioni di potere. Siamo pronti a fare la nostra parte per invertire la tendenza, senza se e senza ma" dice Giancarlo Abete, presidente Figc, all'indomani delle violenze di Roma. "Riflettiamo ad esempio sull’idea di dare ai club il potere di vietare a vita lo stadio a certi tifosi, come il Villareal con chi ha lanciato la banana a Dani Alves".

Stampa straniera: la Coppa della vergogna - "Il Napoli alza la coppa della vergogna". È il titolo del giornale spagnolo Marca, dopo gli incidenti in occasione della finale della Coppa Italia. All'estero la stampa dà grande risalto ai fatti di Roma. Mundo deportivo punta l'accento sull'arresto del "tifoso della Roma noto alle forze dell'ordine", scrive il giornale, "accusato di avere sparato su tre tifosi del Napoli". As, invece, si limita a porre l'accento sulla quinta Coppa Italia conquistata dal Napoli allenato dallo spagnolo Benitez, parlando però di "festa rovinata". Un lungo video pubblicato sul sito dell'emittente inglese Bbc ripropone gli scontri che hanno provocato il ferimento di tre tifosi napoletani. Grande spazio, con tanto di servizio fotografico, viene dato dal Daily Mail agli scontri di Roma: la sequenza video-fotografica ripropone tutte le fasi dei tafferugli. Solo poche foto, e qualche commento, vengono riservate alla partita. "I tifosi del Napoli sono stati feriti da alcuni colpi di pistola", titola il Sunday Times.

Il Sap polemico, ora chi si indignerà ? - "Il vero cretino si trovava ieri allo stadio Olimpico di Roma, indossava una maglietta inneggiante all'assassino di un poliziotto, è stato in passato soggetto a Daspo e addirittura risulta essere figlio di un boss della camorra" afferma Gianni Tonelli, segretario generale del sindacato di polizia Sap. "Vogliamo vedere adesso - chiede Tonelli - la stessa indignazione dei vertici della nostra Amministrazione e del Viminale, vogliamo capire se per le autorità dello Stato i morti sono tutti uguali o se qualcuno è più uguale di un altro, vogliamo comprendere se in questo nostro strano Paese chi si è affrettato a crocifiggere i poliziotti per un applauso "tarocco" oggi riesce a condannare senza se e senza ma le sceneggiate dell'Olimpico dove a godersi lo spettacolo c'erano anche il premier Renzi e il presidente del Senato Grasso".

4 maggio 2014

Fonte: Sport.sky.it

Coppa Italia choc, spari a Roma: feriti 3 tifosi Napoli, uno gravissimo

È stato arrestato dalla polizia per tentato omicidio Daniele De Santis, 48enne tifoso della Roma con precedenti di polizia e titolare di un esercizio commerciale, per il ferimento di tre tifosi del Napoli prima della finale di Coppa Italia. Dalla ricostruzione effettuata dagli uomini della questura di Roma sembra che De Santis abbia provocato i tifosi napoletani lanciando fumogeni verso di loro. Alla loro violenta reazione l'uomo avrebbe risposto esplodendo dei colpi d'arma da fuoco. Un trentatreenne tifoso napoletano è stato arrestato: l'accusa è di resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Il giovane è stato sanzionato con un Daspo per cinque anni. Altri due supporter partenopei sono stati denunciati rispettivamente per resistenza a pubblico ufficiale e possesso di petardo, entrambi sono stati sanzionati anche con Daspo.

Violenza e paura - Sono tre i tifosi del Napoli rimasti feriti ieri da colpi di arma da fuoco in viale di Tor Quinto, prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli. Uno di loro, centrato al torace, è stato ricoverato in ospedale in gravissime condizioni. La sparatoria è arrivata al culmine di una rissa tra tifosi (smentita, quindi, l'ipotesi che non ci fosse relazione con le rivalità tra tifoserie). È avvenuta poco distante dal luogo di ritrovo dei supporter partenopei, arrivati nella Capitale per seguire la finale di Coppa Italia.

Tifoso napoletano gravissimo - Restano gravissime le condizioni del tifoso napoletano ferito e ricoverato al Policlinico Gemelli. Il proiettile, che era poi stato estratto ieri all'ospedale Villa San Pietro, aveva trapassato il polmone e si era fermato alla colonna vertebrale. Fonti mediche definiscono la situazione "disperata. Saranno determinanti le prossime 24 ore".

Dieci feriti - Sono complessivamente dieci le persone rimaste ferite. Oltre ai tre tifosi napoletani feriti da arma da fuoco, c'è una persona con una gamba fratturata trasportata al policlinico Gemelli. Inoltre, tre feriti sono stati ricoverati in codice verde all'ospedale Sant'Andrea, mentre altri tre hanno rifiutato le cure in ospedale.

La ricostruzione - Tutto sarebbe nato da un pestaggio ad opera di decine di supporter napoletani scatenato contro un ultrà della Roma riconosciuto dai tatuaggi. Si sarebbero accaniti contro di lui all'interno del Ciak Village Roma, una discoteca in viale di Tor di Quinto. Lo sparatore, amico del tifoso accerchiato dai supporter azzurri, avrebbe quindi estratto la pistola facendo fuoco.

L'ultrà romanista - L'uomo è stato interrogato in ospedale in tarda serata. Daniele De Santis è ricoverato al Gemelli con una gamba rotta. È scattato il fermo dell'ultrà. Fu coinvolto in una vicenda giudiziaria, poi prescritta, sulla sospensione del derby Lazio-Roma del 21 marzo 2004. La partita venne fermata in seguito alle pressanti richieste dei leader delle curve per le voci, poi rivelatesi infondate, della morte di un bambino investito da un'auto della polizia. L'ultrà avrebbe scavalcato, con altre persone, il recinto di gioco.

Nessun agente ferito - Smentita la notizia del ferimento di un agente di polizia. Il ferito più grave si chiama Ciro Esposito e ha 31 anni. Il proiettile ha raggiunto la colonna vertebrale. Il giovane, ricoverato all'ospedale Villa San Pietro, è stato rianimato, stabilizzato e drenato. È stata chiesta una consulenza a un neurochirurgo per valutare eventuali problemi alla colonna vertebrale. La situazione è definita dai medici "stabile, ma critica". All'ospedale Villa San Pietro si trova ricoverato anche un altro tifoso del Napoli, di 43 anni, ferito alla mano destra. Il terzo supporter partenopeo, 32 anni, ferito da colpo di arma da fuoco a braccio e polso, è ricoverato al Santo Spirito.

La pistola - È stata trovata una pistola, all'interno del luogo della sparatoria in cui sono rimasti feriti i tre tifosi. È presumibilmente l'arma utilizzata per ferire le tre persone. Lo fa sapere una nota della questura di Roma. Ancora non è chiara la dinamica degli spari. I due tifosi feriti in grado di parlare e altri testimoni sono stati ascoltati dalla polizia.

Grasso e Renzi in tribuna - Allo stadio anche il premier Matteo Renzi, con moglie e figli, scortato da polizia e carabinieri. La partita è poi iniziata con 45 minuti di ritardo in un clima surreale. "Una partita di calcio non si può trasformare in una guerra tra bande con episodi di violenza" ha commentato il presidente del Senato, Pietro Grasso, all'arrivo allo stadio Olimpico.

4 maggio 2014

Fonte: Ilmessaggero.it

© Fotografia: Ilfattoquotidiano

Tifoso ferito, intervento ok.

Arrestato ultrà della Roma. La polizia: "Ha provocato e poi sparato"

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, fondata su testimonianze e su un video, Daniele De Santis ha agito da solo: avrebbe provocato un gruppo di tifosi del Napoli e davanti alla loro reazione violenta ha estratto la pistola e fatto fuoco. Nel 2004 fu tra i capi ultrà coinvolti nel "blocco" del derby. La madre di Ciro Esposito: "Vivo per miracolo. Perdono l'aggressore".

ROMA - È stato arrestato stamattina dalla polizia con l'accusa di tentato omicidio. Daniele De Santis, 48 anni, ultrà della Roma, conosciutissimo in curva Sud col soprannome di "Gastone", è ritenuto il responsabile del ferimento a colpi di pistola di tre tifosi del Napoli, avvenuto ieri sera prima della finale di Coppa Italia allo stadio Olimpico. A motivare il provvedimento della magistratura sono state le indagini della polizia, basate su immagini e testimonianze univoche raccolte tra passanti e coinvolti nello scontro: tutto, secondo gli investigatori, inchioda De Santis.

La ricostruzione dei fatti - Nel corso della conferenza stampa, i responsabili della Questura hanno precisato che le accuse per De Santis sono di tentato omicidio, rissa e porto abusivo di armi: "Dalle immagini registrate e dalle testimonianze univoche di passanti e tifosi, risulta che l'unico a sparare e a lanciare bombe carta è stato De Santis", ha detto Diego Parente, dirigente della Digos che insieme al questore Massimo Maria Mazza e al colonnello Salvatore Longo ha incontrato i giornalisti. La dinamica, ha aggiunto, "è tanto semplice quanto folle": "De Santis è uscito dal circolo ricreativo di Tor di Quinto nel quale lavora, il Ciak - ha spiegato Parente - e si è diretto verso i tifosi del Napoli insultandoli e lanciando fumogeni. È stato un vero e proprio atto di sfida, ha fatto tutto da solo. Quando i tifosi, alcune decine, anche armati di spranghe e bastoni, lo hanno inseguito lungo la strada che conduce al circolo, De Santis è scivolato e vistosi a mal partito ha sparato".

La battaglia - "Adesso vi ammazzo tutti", avrebbe urlato De Santis mentre faceva fuoco. Quattro i colpi sparati dalla sua 7,65, che al quinto si è inceppata. "La pistola gli è caduta - ha proseguito Parente - ed è stato aggredito, riportando diverse fratture. È dopo la sparatoria, non prima, che si è creata una situazione di fortissima tensione, con gli amici dei feriti che, sconvolti per l'accaduto, lamentavano la scarsa tempestività dei soccorsi. Ed è in questi momenti che ultrà e forze dell'ordine sono venuti a contatto. Ma sulla scena non si sono mai materializzati ultrà romanisti e laziali". Tre tifosi del Napoli sono stati colpiti dai proiettili. Uno di loro, Ciro Esposito, 31 anni, in maniera gravissima. La pistola è stata ritrovata nei pressi del teatro dello scontro, nascosta dietro un vaso.

"Aiuto, mi hanno sparato in petto" - "Siamo arrivati nel parcheggio e ci siamo incamminati verso l'Olimpico. Appena siamo usciti dal parcheggio siamo stati assaltati dai fumogeni e bombe carta", ha raccontato un testimone oculare a Sky. "A un certo punto abbiamo sentito degli spari e abbiamo visto Ciro che si accasciava a terra. Gridava "aiuto mi hanno sparato in petto". Ci hanno assalito, erano incappucciati o con caschi e passamontagna, ci hanno caricati e poi sono scappati". Poi il soccorso all'amico Ciro: "Ci ha raccontato che uno gli aveva detto "fermo che ti sparo". Noi ci siamo salvati perché lui cadendo si è sparato da solo nella gamba ed è stato assaltato e aggredito. Ciro è stato lì in terra agonizzante minimo un'ora eppure l'ambulanza stava all'Olimpico".

I precedenti - De Santis è titolare di una licenza commerciale per un chiosco che gestisce nei pressi del Ciak, un circolo frequentato in passato da giovani di estrema destra. Tempo fa il circolo fu chiuso perché legato ad attività neofasciste, ma poi è stato riaperto e non risulta che ora ci siano legami tra De Santis e il circolo. L'ultrà ha precedenti di polizia e fu tra i capi della curva giallorossa che bloccarono il derby nel 2004. Al processo per quei fatti tutti gli accusati se la cavarono con la prescrizione. Alla Digos, inoltre, risulta che De Santis da anni non frequenti più lo stadio anche dopo essere stato destinatario di un Daspo. Al vaglio della polizia sono le posizioni di tutte le persone coinvolte nello scontro: anche i feriti sarebbero sottoposti a fermo con l'accusa di rissa.

Tifoso ferito, intervento ok - "L'intervento è concluso. I medici ci hanno detto che è andato benissimo. Ovviamente Ciro torna in rianimazione". Lo ha annunciato in serata Antonella Leardi, la madre del giovane tifoso del Napoli ferito ieri, Ciro Esposito, che resta comunque in condizioni gravi. Il giovane, 31 anni, che lavora in un autolavaggio nel quartiere napoletano di Scampia, è ricoverato in rianimazione al Policlinico Gemelli, lo stesso ospedale in cui si trova, con diverse fratture, l'uomo che gli ha sparato. Il proiettile che lo ha colpito ha trapassato un polmone e si è fermato alla colonna vertebrale. "E' un miracolo", ha detto uno zio del giovane, dopo l'intervento chirurgico.

La madre: "Perdono" - "Ciro è vigile, l'ho visto, ha annuito anche con la testa all'intervento. A breve lo operano. Ci hanno detto che è un intervento molto rischioso di circa otto ore. Sono in ansia peggio di prima", aveva detto il padre del giovane, Giovanni Esposito, prima dell'operazione. Fonti mediche dicono che "saranno determinanti le prossime 24 ore". Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito, non si dà pace: "Io come mamma voglio dire innanzitutto che per nessun motivo si deve usare la violenza perché mio figlio ama la vita, ama lo sport e non è andato lì per essere ucciso. Non doveva succedere, è una follia". "Non ho parole, perché per me è una mostruosità quella che ha fatto", ha detto la Leardi, riferendosi all'aggressore del figlio, "io nel mio cuore già l'ho perdonato ma non riesco a capire quello che ha fatto. Forse sono sbagliata ma io non lo odio. Siamo fratelli d'Italia, che sono queste cose ?".

Altri arresti e feriti - Nella serata di ieri, anche un tifoso napoletano di 33 anni è stato arrestato con l'accusa di resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Il giovane è stato sanzionato con un Daspo per cinque anni. Altri due supporter partenopei sono stati denunciati rispettivamente per resistenza a pubblico ufficiale e possesso di petardi, entrambi sono stati sanzionati anche con Daspo. Nel complesso sono cinque gli agenti delle forze dell'ordine e due gli steward rimasti lievemente feriti ieri durante l'afflusso di tifosi allo stadio Olimpico, nel tentativo di impedire che le opposte tifoserie venissero a contatto.

4 maggio 2014

Fonte: Repubblica.it

Spari all'Olimpico: Donatella Baglivo racconta il pestaggio di Daniele De Santis davanti al Ciak Village.

Spari all'Olimpico: "Ecco come ho salvato Daniele De Santis dal pestaggio"

di Mauro Cifelli

Il racconto di Donatella Baglivo, la regista dirigente del Ciak Village che ha soccorso "Gastone" dalle ire dei tifosi che lo inseguivano. "Ho buttato la pistola per evitare guai più grandi".

Se mi trovassi un'altra volta in quella situazione rifarei quello che ho fatto. A raccontare a Roma Today gli attimi successivi al caos creato a viale di Tor di Quinto in seguito all'esplosione dei colpi di pistola che hanno ferito tre tifosi del Napoli, in trasferta a Roma per la finale di Coppa Italia tra i partenopei e la Fiorentina, Donatella Baglivo, regista e tra i gestori del Ciak Village, il teatro dove Daniele "Gastone" De Santis, è stato pestato dopo essere stato inseguito da un gruppo di oltre 50 persone. La testimonianza della signora subito dopo il ferimento di Ciro Esposito, poi trasportato e operato d'urgenza al Policlinico Gemelli dove si trova ancora adesso.

BOMBE E FUMO A TOR DI QUINTO - Donatella Baglivo ricorda con precisione gli attimi concitati di quanto accaduto: "Eravamo fuori dal teatro in quanto impauriti dal rumore di bombe carte e dal fumo che arrivava da viale di Tor di Quinto, quando siamo stati travolti da un gruppo di ragazzi che correva verso il cortile esterno del locale, in una via privata. Poi li ho visti che si sono fermati davanti al nostro cancello ed hanno cominciato a massacrare di botte una persona in terra".

FUGA DENTRO AL CIAK VILLAGE - Attimi di terrore nei quali Donatella Baglivo era in compagnia di un'amica 80enne "venuta in teatro per prendere un lavoro su papa Roncalli. La donna che era con me ha cominciato a sentirsi male e per evitare guai siamo entrati nel teatro chiudendo il cancello".

UOMO A TERRA - Regista teatrale da 40 anni, Donatella Baglivo si è poi resa conto che l'uomo vittima del pestaggio era Daniele De Santis, "che conosciamo in quanto residente in zona e gestore di un chiosco bar qui vicino. L'ho sentito che strillava da terra "salvatemi mi vogliono ammazzare" ed allora ho cominciato ad urlare contro ai suoi aggressori, una cinquantina di persone con i volti travisati dai passamontagna ed armati di bastone, di andare via perché avevo chiamato la polizia. Non ho capito bene cosa stava succedendo, inizialmente pensavo che fosse una lite legata alle partite".

SECONDO AGGUATO - Sempre secondo il racconto della gestrice del Ciak Village, la donna è poi riuscita a trascinare De Santis dentro al teatro con il gruppo che lo inseguiva fuggito dopo aver sentito che stava arrivando la polizia. "Una volta portato dentro non senza difficoltà è arrivato un secondo gruppo di persone ancora più numeroso e dopo aver scavalcato il cancello è riuscito ad entrare nel locale continuando il pestaggio di Daniele che era già privo di sensi ed in una pozza di sangue".

ACQUA PER ALLONTANARLI - Una situazione di massima tensione con Donatella Baglivo che ha quindi cercato di rimandare indietro il secondo gruppo di tifosi: "Ero terrorizzata da quanto stava accadendo, ho provato ad urlare per cacciarli via ma ho rischiato di essere travolta anche io. Quindi ho preso un tubo dell'acqua ed ho cominciato ad utilizzarlo con l'obiettivo di fare qualcosa per evitare il peggio".

PISTOLA NEL SECCHIO - Nel frattempo, sempre secondo la testimonianza di Donatella Baglivo è arrivato un terzo gruppo di persone mentre altri continuavano il pestaggio di De Santis nel cortile del Ciak Village. "Ad un certo punto ho visto una pistola dentro il locale, e senza pensare alle conseguenze di quello che facevo l'ho presa e l'ho buttata in un cestino dell'immondizia approfittando del fatto che nessuno mi stesse guardando. L'ho fatto perché ho temuto che qualcuno potesse vederla e si potesse verificare una tragedia".

ARRIVO DELLA DIGOS - Degli attimi lunghissimi, un caos indescrivibile, terminato nel momento dell'arrivo delle forze dell'ordine. "Quando è arrivata la polizia i tifosi che avevano pestato Daniele si sono dileguati velocemente. Sono stata io a dire agli agenti della Digos dove era la pistola e che ero stata io stessa a toccarla e a nasconderla, non pensando in quel momento che avrei potuto intralciare le indagini e le analisi della polizia". "Non so chi ha portato la pistola dove l'ho trovata, ho solamente agito d'istinto senza pensare alle conseguenze, con l'obiettivo, ripeto di evitare dei guai ancora più grandi - conclude Donatella Baglivo - Su di me ha prevalso la paura".

5 maggio 2014

Fonte: Romatoday.it

© Fotografia: ilfattoquotidiano

IL CASO

"Non è stato un raid, ha sparato solo lui"

di Massimo Lugli

È un day after di polemiche in crescendo quello che inizia ieri mattina con un incontro a San Vitale. Il questore mette i puntini sulle "i" e, per prima cosa, come farà più tardi il prefetto, nega con decisione che gli ultrà napoletani, al comando di "Genny 'a carogna", abbiano avuto voce in capitolo nella decisione di non annullare la finale.

"La partita poteva e doveva essere giocata" scandisce il questore "non c'è stata alcuna trattativa con gli ultrà, la decisione è stata nostra. L'incontro è iniziato in ritardo su richiesta delle due società che volevano un po' di tempo per far scaldare i giocatori. Il Napoli ha chiesto che il capitano incontrasse i tifosi e abbiamo acconsentito anche perché allo stadio si stavano diffondendo voci allarmanti. Si parlava di un morto e di un bambino coinvolto negli scontri. Ma questo non ha influito su una decisione già presa". La ricostruzione delle drammatiche sequenze, finite con una sparatoria e quattro persone a terra in un lago di sangue, è affidata al capo della Digos, Diego Parente. "Daniele De Santis è uscito dalla stradina dove si trovano il circolo "Ciak" e i campi sportivi dove lavora e ha iniziato a provocare i tifosi napoletani urlando insulti e scagliando petardi. La reazione è stata prevedibile: l'uomo è stato inseguito da un gruppo di napoletani e si è dato alla fuga, tornando sui suoi passi. Correndo, è scivolato, è stato raggiunto e picchiato e a questo punto ha estratto l'arma e ha sparato quattro colpi. Tre persone sono state colpite, una delle quali due volte, alla mano e al braccio. De Santis è stato a sua volta picchiato selvaggiamente picchiato dagli amici dei feriti e ha riportato diverse fratture". Tutto da solo? Neanche un complice? Eppure diversi supporter biancoazzurri, intervistati dal nostro giornale, hanno parlato di almeno dieci provocatori, armati di spranghe e petardi. Il questore nega recisamente. "Dai filmati e dalle testimonianze in nostro possesso non risulta la partecipazione attiva di altre persone. In alcune immagini si vedono due uomini vicini a De Santis ma, a quanto ci risulta, non hanno avuto alcun ruolo: non hanno partecipato agli scontri e non hanno lanciato oggetti". Un uomo solo contro un'intera tifoseria insomma, possibile ? "Si è trattato di un gesto isolato e imprevedibile, il gesto di un folle" ribadisce il questore "sulla pistola stiamo ancora lavorando. Si tratta di una "Beretta" calibro 7,65 di cui stiamo cercando di ricostruire i numeri di matricola che sono stati punzonati. La pistola probabilmente si è inceppata al quinto colpo: l'abbiamo trovata in hold open dentro un vaso dove l'aveva messa una persona che abbiamo identificato. A terra c'erano quattro bossoli e un proiettile inesploso". Subito dopo, siamo ancora alla ricostruzione della questura, accanto ai corpi insanguinati dei feriti si riaccende la battaglia, stavolta a sprangate, con la polizia. "Alcuni tifosi napoletani hanno cominciato a protestare per il ritardo dei soccorsi ma l'ambulanza è stata rallentata dal traffico e gli ultrà si sono scagliati contro agenti e funzionari". In questa fase, il dirigente del commissariato di Ponte Milvio, Massimo Improta, che ha affrontato da solo un gruppo di teppisti per soccorrere una collega, è stato colpito duramente a una mano. I feriti, in totale sono nove: cinque agenti (uno dei quali col setto nasale fratturato), due carabinieri e due steward. Quanto agli arresti, oltre a Daniele De Santis, "Gastone", accusato di tentato omicidio e porto abusivo di arma clandestina, anche i tre feriti napoletani, compreso Ciro Esposito, che rischia di restare sulla sedia a rotelle per tutta la vita, dovranno rispondere di rissa aggravata. "Il servizio d'ordine, a parte l'episodio imprevedibile, ha funzionato perfettamente", sottolinea Massimo Mazza. "Non do un 10 e lode perché non siamo secchioni ma non ho alcun appunto da fare. I contatti tra le tifoserie sono stati minimi e gli incidenti trascurabili, ordinaria amministrazione in casi simili. Senza il gesto isolato di un folle, la giornata sarebbe andata benissimo".

5 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

La madre di Ciro Esposito, il ragazzo ferito a Roma:

"Perdono chi ha sparato, ma non capisco perché lo ha fatto"

La famiglia del trentenne ferito prima di Roma-Fiorentina: "Io a questo punto posso solo pregare. Forse sono sbagliata ma io non lo odio. Siamo fratelli d’Italia, che sono queste cose ?".

Le notizie su quanto accaduto prima e durante la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina rischiano di oscurare la piccola e grande testimonianza della famiglia di Ciro Esposito, il tifoso ferito sabato da un colpo di pistola. Operato alla colonna vertebrale al Policlinico Gemelli di Roma, il ragazzo è in condizioni stabili. Senza voler sminuire la gravità dei fatti o eventuali responsabilità da appurare (il ragazzo è stato arrestato con l’accusa di rissa), è però interessante mettere in rilievo le parole dei suoi familiari, innanzitutto preoccupati delle condizioni del trentenne.

TRIPLO MIRACOLO - "È stato un triplo miracolo", ha detto uno zio. "Mio nipote è arrivato al San Pietro tecnicamente morto e l’hanno ricondotto alla vita. È arrivato al Gemelli in coma e i medici hanno detto "se riusciamo ad operarlo è un miracolo". Poi hanno detto che l’operazione era molto rischiosa e che lo stato clinico di Ciro non deponeva a favore della sua riuscita. Adesso, le parole del medico sono state: "Intervento perfetto". Ieri San Gennaro ha sciolto il sangue - conclude - oggi ha salvato mio nipote". Anche la madre, la signora Antonella Leardi, ha detto: "Io a questo punto posso solo pregare. Lo avevo detto a mio figlio: stai attento, è pericoloso. Ma non pensavo fino a questo punto, non potevo immaginare che si arrivasse a sparare. E proprio al mio Ciro. Scrivetelo che è stato un agguato, che hanno colpito un povero innocente". La donna ha usato anche una parola importante e non scontata: "Non ho parole, perché per me è una mostruosità quella che ha fatto. Io nel mio cuore già l’ho perdonato ma non riesco a capire quello che ha fatto. Forse sono sbagliata ma io non lo odio. Siamo fratelli d’Italia, che sono queste cose ?".

"UN RAGAZZO COME TANTI" - Secondo la ricostruzione di Repubblica, la donna ha voluto anche puntualizzare la natura della sua famiglia, che è assai diversa da quella dipinta nelle prime ore dai media: "Ci hanno definito camorristi, ma a Scampia c’è tanta gente che lavora, che la mattina si sveglia presto e si spacca la schiena fino a sera. Mio figlio è una persona così". Un ragazzo che non fa parte degli ultrà, "non ha neppure l’abbonamento - ha detto il padre, che di lavoro fa l’aiuto infermiere all’ospedale Nostra Signora di Lourdes di Massa di Somma - è solo un ragazzo come tanti, con la passione per il Napoli e la voglia di lavorare. Lo hanno colpito mentre andava allo stadio, ma lui non ha fatto niente, non ha provocato nessuno". L’intervento è andato bene perché "il Signore ha messo la sua mano". A Scampia, Ciro, dopo aver lavorato in una ditta di insegne luminose, ha messo da parte un po’ di soldi e ha rilevato un garage con autolavaggio nei pressi della metropolitana di Scampia. Un rifugio per tossici della zona è stato riqualificato assieme all’aiuto di alcuni parenti. "Lava le macchine per 7 euro".

5 maggio 2014

Fonte: Tempi.it

La madre del ferito

"Ma io nel mio cuore ho già perdonato"

ROMA - "È una mostruosità quello che ha fatto, ma in cuor mio, l'aggressore l'ho già perdonato". Non porta rancore Antonella Nardi. Seduta sul muretto all'esterno del pronto soccorso del policlinico Gemelli di Roma, mentre il figlio è sotto i ferri da quattro ore, la madre di Ciro Esposito trova la forza di parlare ai giornalisti. Dopo potrà sorridere, almeno per un attimo: "L'intervento è riuscito". Lei è la prima tra i familiari del 30enne, ferito dal proiettile che gli ha perforato un polmone e spezzato la quinta vertebra della colonna, a trovare il coraggio di dire "perdono". "Perché siamo tutti fratelli d'Italia - aggiunge - sarò sbagliata, ma io non lo odio". L'unica cosa che le interessa è difendere la reputazione di Ciro. Dare un senso ai sacrifici fatti per crescere i suoi tre ragazzi nel migliore dei modi. "Ci hanno definiti camorristi, ma a Scampia - assicura la casalinga - c'è tanta gente che lavora, che la mattina si sveglia presto e si spacca la schiena fino a sera. Mio figlio è una persona così". Ciro sogna un futuro onesto nel suo quartiere e coltiva diverse passioni: la musica, la pallacanestro, i viaggi e il suo Napoli. "Ma non è un ultrà, non ha neppure l'abbonamento - racconta il padre, Giovanni, aiuto infermiere all'ospedale Nostra signora di Lourdes di Massa di Somma - compra i biglietti quando se lo può permettere e se ne va con gli amici in curva B. Segue gli azzurri in trasferta, armato di pizze e casatielli, non è un esagitato". Dopo aver abbandonato a 16 anni gli studi all'istituto tecnico Galileo Ferraris di Scampia, ha iniziato a lavorare per una ditta di insegne luminose. "Guadagnava 300 euro al mese. Con i soldi messi da parte è riuscito a rilevare un garage con autolavaggio - afferma lo zio, Rosario Esposito, 51 anni - Si tratta di una delle vecchie uscite fantasma della metropolitana di Scampia, in via Ghisleri. Era il rifugio dei tossici della zona, ma assieme ai fratelli Michele, 24 anni e Pasquale, 32, l'ha bonificato, ha chiesto i permessi in Comune e ha avviato l'attività. Lava le macchine per 7 euro, ecco chi è Ciro. Uno che paga le tasse". Adora il calcio, ma ha un passato come cestista nella Stella Azzurra: "Ci ha giocato dai 7 ai 16 anni", rivela Simona, la fidanzata 26enne. Ciro vive a casa dei genitori ma quando può si allontana alla scoperta del mondo. "Adora viaggiare - sussurra la madre, passandosi una mano sulle occhiaie che raccontano la notte trascorsa in piedi al pronto soccorso - a dicembre era stato ad Amsterdam". Ovviamente il Napoli è un'ottima scusa per conciliare le due passioni. "Questa malattia gliel'ho trasmessa io - ammette un altro zio, Giuseppe Esposito, un ferroviere di 42 anni - perché in casa sua nessuno ha questa passione così forte. Lui ama il tifo, non la violenza".

5 maggio 2014

Fonte: La Repubblica

© Fotografia: Messaggero.it
 
 
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