Finale Coppa Italia,
spari contro tifosi del Napoli:
uno grave. Fermato ultrà Roma
Altissima tensione nei
pressi dello stadio Olimpico per
la finale: i supporter delle due
squadre sono venuti a contatto.
In azione anche ultras
giallorossi. Sarebbero loro i
responsabili degli spari. La
partita ritardata di 45 minuti
dopo la trattativa tra i capi
ultras del Napoli, il capitano
della squadra Hamsik e le forze
dell'ordine.
Dieci feriti, partita
iniziata con 45 minuti di
ritardo, trattativa della
Questura con un capo ultras per
dare il via alla partita. La
finale di Coppa Italia tra
Napoli e Fiorentina sarà
ricordata soprattutto per
questo. Il bilancio: 10 persone
ferite, quasi tutti tifosi
napoletani, tre dei quali feriti
da colpi di pistola esplosi nel
tragitto verso lo stadio, in
zona Tor di Quinto. Tra questi,
uno è stato ricoverato in codice
rosso: si chiama Ciro Esposito,
30 anni. Un proiettile è entrato
dal torace e arrivato alla
colonna vertebrale. Operato in
serata è stato trasferito
all’ospedale Gemelli. Tutta da
chiarire la dinamica della
sparatoria e degli scontri
successivi, con i tifosi del
Napoli che hanno assediato
alcuni mezzi della polizia,
distruggendone un paio. Fin qui la cronaca del
delirio pre-calcistico.
All’interno dello stadio
situazione simile: tensione alle
stelle e match iniziato con 45
minuti di ritardo solo dopo che
il capitano del Napoli Marek
Hamsik e le autorità hanno quasi
dovuto "concordare" l’avvio
della gara con un capo ultras
partenopeo, visto che la curva
azzurra pretendeva che la
partita non venisse disputata.
Qui, oltre al danno d’immagine,
per la Questura c’è stata anche
la beffa: per evitare di creare
ulteriori problemi di ordine
pubblico, sono stati costretti a
un conciliabolo con un
rappresentante della curva
campana, Gennaro De Tommaso. È
stato lui a dare il "via libera"
all’inizio delle ostilità. Il
suo è un nome noto negli
ambienti da stadio e tra le
forze dell’ordine: "Genny la
carogna" (prima leader del
gruppo Mastiffs e oggi capo
dell’intera Curva A del Napoli)
è figlio di Ciro De Tommaso,
considerato affiliato al clan
Misso. Già destinatario di Daspo
ha alle spalle vari precedenti
giudiziari (fu arrestato per
droga). Non solo. Nella
improvvisata "trattativa" in
diretta tv, non è passata
inosservata la scritta gialla
che campeggiava sulla maglia
nera del capo ultras: "Speziale
libero", in riferimento ad
Antonino Speziale, tifoso
catanese condannato per la morte
del poliziotto Filippo Raciti,
ucciso dopo il derby
Catania-Palermo del 2 febbraio
2007. I dirigenti della
Questura, in pratica, hanno
dovuto concordare con lui il via
alla partita. Tutto in tv,
davanti a 60mila spettatori e
milioni di italiani collegati in
diretta Rai. Non una parola, dai
telecronisti, su quello
"Speziale libero" e sugli agenti
costretti a scendere ad accordi
con chi inneggiava all’assassino
di un loro collega.
La cronaca: dieci
feriti, due gravissimi, fermato
un tifoso della Roma - In
totale, sono dieci le persone
rimaste ferite prima della
finale di Coppa Italia. Di certo
si sa che è stata ritrovata una
pistola in un vivaio a Tor di
Quinto e che in serata è stato
fermato un tifoso giallorosso.
Ma le circostanze degli scontri
sono ancora da chiarire. Tra le
ipotesi, si parla di una lite
tra alcuni tifosi del Napoli e
ultras della Roma degenerata
come una delle possibili cause
del ferimento dei tre giovani
napoletani, anche se l’esatta
ricostruzione è ancora al vaglio
degli investigatori. Un gruppo
di tifosi partenopei si sarebbe
avvicinato a un’area verde -
dove c’è il "Ciak", un ex locale
- vicino allo stadio Olimpico,
dove si trovava Daniele De
Santis, l’ultrà della Roma
interrogato e successivamente
fermato in serata in ospedale
dove era stato ricoverato con
una gamba rotta. L’uomo,
riconosciuto da alcuni tatuaggi
avrebbe provocato gli ultras
partenopei e sarebbe stato
aggredito, quindi avrebbe
esploso i colpi di pistola. Al
vaglio della polizia c’è però
anche un’altra versione, quella
secondo cui l’ultrà della Roma
avrebbe esploso i colpi di arma
da fuoco prima e che poi sia
stato colpito dai tifosi
napoletani, che avrebbero
reagito picchiandolo.
Gli altri scontri - Le
tensioni erano cominciate alcune
ore prima dell’inizio della
partita. Prima alcuni ultras
hanno lanciato bottiglie e
oggetti contro le forze
dell’ordine, nei pressi di Ponte
Milvio. Poi altri momenti di
tensione lungo la pista
ciclabile che costeggia il
Tevere sotto ponte Duca d’Aosta:
due gruppi di tifosi di Napoli e
Fiorentina si sono fronteggiati,
con brevi tafferugli. Scontri
anche in un autogrill vicino a
Rieti. Almeno 3 tifosi
napoletani che stavano per
raggiungere la capitale, sono
rimasti feriti nel corso di
alcuni tafferugli tra opposte
tifoserie nell’area di servizio
di Pongiano, in provincia di
Rieti. Il pullman con i tifosi
napoletani, secondo quanto
accertato fino ad ora, sarebbe
stato aggredito da tifosi della
Fiorentina. Al temine dei
tafferugli tre tifosi del Napoli
sono stati medicati dal 118.
Dalla violenza fuori dallo
stadio al teatrino del confronto
con gli ultras dentro
l’Olimpico. I supporter del
Napoli, infatti, hanno a lungo
chiesto al club di De Laurentiis
di non scendere in campo. In
tribuna ad assistere anche il
premier Matteo Renzi e il
presidente del Senato Pietro
Grasso. Non è servito l’appello
del presidente della Lega di
serie A Maurizio Beretta:
"Chiedo a tutti di avere un
atteggiamento di
responsabilità". Mentre
Alessandra Amoroso eseguiva
l’Inno di Mameli sono piovuti
fischi, in particolar modo dal
settore occupato dai supporter
partenopei.
Grasso: "Delinquenti".
Beretta: "Appello alla
responsabilità" - Il primo
commento è stato quello di
Pietro Grasso, presidente del
Senato: "Sto andando
all’Olimpico per premiare
#FiorentinaNapoli. Scontri con
feriti gravi. Questi non sono
tifosi ma solo delinquenti !". E
ha aggiunto arrivando allo
stadio: "Una partita di calcio
non si può trasformare in una
guerra tra bande. Veniamo qua
per vedere uno spettacolo e
gioire per chi vince in maniera
sportiva. Questo dev’essere lo
scopo di queste manifestazioni.
Qualsiasi altra cosa è fuori
dallo sport. Ci indigna che ci
siano ancora queste
manifestazioni di violenza".
3 maggio 2014
Fonte:
Ilfattoquotidiano.it
© Fotografia:
Roma.repubblica.it
Coppa Italia, scontri
all'Olimpico
Tifoso del Napoli
gravissimo, fermo in ospedale
per ultrà della Roma
di Federica Angeli e
Lorenzo D'albergo
È stato sottoposto a
provvedimento restrittivo
Daniele De Santis. Secondo gli
inquirenti sarebbe lui ad aver
fatto fuoco contro i 3
partenopei, uno dei quali in fin
di vita. Dieci le persone ferite
negli scontri. In tribuna il
premier Renzi. Dopo attimi di
tensione anche all'interno dello
stadio, la decisione di giocare
la partita dopo l'ok dei tifosi.
Il sindaco: "Roma non merita di
essere oltraggiata".
Colpi di pistola,
feriti, lanci di petardi e
scontri. A poca distanza
dall'inizio della finale di
Coppa Italia Fiorentina Napoli,
allo stadio Olimpico è
guerriglia. Tre tifosi del
Napoli sono stati raggiunti da
colpi di pistola, in viale di
Tor di Quinto, uno è molto
grave. Ritrovata la pistola e 9
bossoli. In totale negli scontri
sono rimaste ferite una decina
di persone. Ma per i tre feriti
da colpi di arma da fuoco le
attenzioni degli inquirenti si
sono concentrate su un ultrà
della Roma, Daniele De Santis
ricoverato all'ospedale Gemelli
per frattura. L'uomo è stato
interrogato dalla polizia ed è
poi stato sottoposto a
provvedimento restrittivo. De
Santis, noto come "Gastone", era
uno dei tifosi che entrò in
campo e impedì lo svolgimento
del derby di Roma del 2004, dopo
che era stata diffusa la falsa
notizia di un bambino investito
da un'auto della polizia. È
proprietario di un chiosco
vicino all'Olimpico che sarebbe
stato preso d'assalto dai tifosi
del Napoli. E nello stesso
ospedale è stato trasportato,
dopo un intervento di urgenza
Ciro Esposito, 27 anni, il
supporter partenopeo ferito
gravemente, colpito alla colonna
vertebrale. È stato ricoverato
in codice rosso all'ospedale
Villa San Pietro, operato,
stabilizzato e poi trasferito al
policlinico Gemelli. Qui le
condizioni sanitarie, fanno
sapere i familiari, non
consentono però ancora
l'intervento. Gli altri
coinvolti sono Alfredo Esposito
di 43 anni, colpito alla mano
destra e Gennaro Fioretti di 32
anni, colpito ad un braccio e ad
una mano.
Gli scontri - Roma è
stata "invasa" da decine di
migliaia di tifosi giunti da
Napoli e Firenze. La giornata è
stata caratterizzata da
incidenti tra i tifosi e
tafferugli. La tensione è salita
nel tardo pomeriggio, quando
sono cominciati gli scontri tra
i supporters delle due squadre,
cui avrebbero partecipato anche
ultras della Roma, e tra questi
e le forze dell'ordine. Contro
gli agenti che scortavano le
tifoserie perché non venissero a
contatto, nei pressi di Ponte
Milvio, sono stati lanciati
bottiglie ed oggetti vari.
Tafferugli tra i gruppi di
sostenitori si sono verificati
in altre zone vicino
all'Olimpico. Anche nello
stadio, poi, ci sono stati lanci
di petardi e bombe carta. Poco
prima delle 19 gli spari, nei
pressi di un vivaio. All'altezza
del Ponte della Musica gli ultrà
di Fiorentina e Napoli si sono
fronteggiati per qualche minuto
lanciando petardi contro le
tifoserie avversarie e la
polizia schierata in assetto
antisommossa. I due gruppi di
tifosi, incappucciati, erano
anche armati di bastoni.
Tensione nello stadio -
Episodi drammatici che hanno
rischiato di far saltare il
fischio di inizio della finale
di Coppa. Dopo una lunga
trattativa, con lanci di
fumogeni anche all'interno dello
stadio Olimpico, le due società
e le tifoserie hanno deciso di
giocare la partita, vinta dal
Napoli, seguendo il match in
silenzio. Qualche minuto prima
dell'inizio della partita, allo
stadio Olimpico è arrivato anche
il premier Matteo Renzi con la
moglie e i figli, scortato da un
picchetto di polizia e
carabinieri. Tensione nelle
curve, i tifosi del Napoli
chiedono di non giocare. Il
centrocampista del Napoli Marek
Hamsik è andato sotto la curva
nord per parlare con i tifosi,
mentre venivano esplosi grossi
petardi. Un vigile del fuoco è
stato colpito da un petardo ed è
rimasto stordito. Prima della
partita, poco dopo l'ingresso
delle squadre in campo, il
pubblico ha fischiato l'Inno
d'Italia cantato dal vivo da
Alessandra Amoroso. E in serata
il sindaco di Roma, Ignazio
Marino, ha commentato: "Le
violenze che si sono verificate
nei pressi dello stadio Olimpico
sono vergognose e intollerabili.
Hanno rovinato il clima di festa
che dovrebbe caratterizzare
questi eventi. Roma e il Paese
non meritano di essere
oltraggiati da chi approfitta di
una partita di calcio per dare
libero sfogo alla propria
aggressività. In attesa che si
faccia piena chiarezza
sull'accaduto e si individuino i
responsabili di questo gesto
criminale, assicurandoli alla
giustizia, il mio augurio è che
questo evento sportivo possa
immediatamente tornare al suo
giusto spirito".
3 maggio 2014
Fonte:
Roma.repubblica.it
Coppa Italia,
Fiorentina-Napoli: scontri tra
tifosi. 10 feriti: uno è grave
Agguato a tifosi del
Napoli (forse da ultrà romani)
nella zona dell'Olimpico.
Incidenti anche tra sostenitori
azzurri e viola. Trasportato al
Gemelli il tifoso colpito alla
spina dorsale.
Dieci persone, una in
condizioni gravissime, sono
state ferite nel corso di
scontri tra ultrà a Roma, prima
della finale di Coppa Italia tra
Fiorentina e Napoli. Tra i
feriti anche cinque appartenenti
alle Forze dell'Ordine, oltre a
due steward, che hanno tentato
di impedire che le opposte
tifoserie venissero a contatto.
Nella notte, poi, è stato
eseguito un arresto per tentato
omicidio. In manette è finito
Daniele De Santis, un 48enne
romano con precedenti, titolare
di un esercizio commerciale. La
polizia sta valutando le
posizioni di altri individui che
avrebbero partecipato agli
scontri. Secondo una prima
ricostruzione degli inquirenti,
sembra che Daniele De Santis
abbia provocato i tifosi
napoletani lanciando loro dei
fumogeni. Alla reazione di
questi l'uomo avrebbe esploso
alcuni colpi d'arma da fuoco. Un
tifoso napoletano 33enne è stato
arrestato per resistenza
violenza e lesioni a pubblico
ufficiale. Nei loro confronti è
stato emesso un Daspo per cinque
anni, mentre altri due
supporters del Napoli sono stati
denunciati, uno per resistenza a
P.U. L'altro per possesso di
petardo. Anche per loro è
scattato il Daspo.
L'EPISODIO PIÙ GRAVE -
Secondo le prime ricostruzioni
due tifosi del Napoli erano in
auto e sono stati accerchiati
nella zona di Tor di Quinto da
un gruppo di ultrà dall'accento
romani: i due sono scesi dalla
vettura e sono stati aggrediti
vicino a un vivaio. Sarebbe
stato il titolare, o comunque
una persona che lavora
nell'esercizio commerciale, ad
aver sparato (in una dinamica
ancora da chiarire) e a subire
successivamente il pestaggio ad
opera dei tifosi presenti che
l'avrebbero ferito alla testa.
La pistola sarebbe stata
ritrovata nella zona della
sparatoria e l'uomo. Uno dei due
uomini feriti (Alfonso Esposito)
è stato colpito alla mano destra
ed è ricoverato al Santo
Spirito, l'altro (Ciro Esposito,
30 anni) è stato colpito al
petto, ed è stato ricoverato
prima a Villa San Pietro e poi
trasferito al Gemelli dov'è
stato operato nella notte: la
pallottola, sparata da distanza
ravvicinata, gli si è conficcata
nella spina dorsale. Ora è in
rianimazione, ha perso molto
sangue e le sue condizioni
restano gravi. Entrambi sono di
Secondigliano, quartiere alla
periferia di Napoli. Una quarta
persona di 31 anni (Gennaro
Fioretti di Mugnano), ferita da
colpo di arma da fuoco a braccio
e polso, è ricoverata al Santo
Spirito. "Al momento - è la nota
della questura - il triplice
ferimento non sembra essere
collegato agli scontri tra
tifosi, ma avrebbe cause
occasionali".
|
PRIME RICOSTRUZIONI -
Secondo una prima ricostruzione
della questura il ferimento non
sarebbe "collegato a scontri tra
tifosi, ma avrebbe cause
occasionali". Ma con il passar
del tempo si è concretizzata la
pista della lite tra ultrà che è
poi drammaticamente degenerata.
In particolare, secondo una
delle versioni che si stanno
verificando, alcuni tifosi
partenopei si sarebbero
avvicinati a un'area verde -
dove c'è il "Ciak", un ex locale
- vicino allo stadio Olimpico.
Qui avrebbero riconosciuto un
ultrà della Roma da alcuni
tatuaggi e lo avrebbero prima
offeso, poi aggredito. L'uomo
avrebbe quindi sparato. Al
vaglio della polizia c'è però
anche un'altra versione, quella
secondo cui l'ultrà della Roma
avrebbe prima esploso i colpi di
arma da fuoco e poi sarebbe
stato colpito dai tifosi
napoletani, che avrebbero
reagito picchiandolo. Quindi
un'ultima ipotesi: un ultrà
della Roma sarebbe stato
accerchiato e picchiato e un
altro sarebbe intervenuto
sparando, forse per difenderlo.
L'ultrà è stato interrogato a
lungo nell'ospedale dove è
ricoverato e per lui, a notte,
veniva dato per imminente un
provvedimento di fermo. Gli
investigatori, infatti,
ritengono di aver raccolto
elementi sufficienti per
indiziarlo del triplice
ferimento. L'uomo non è
sconosciuto alle forze di
polizia. Fu infatti coinvolto,
secondo quanto si è appreso, in
una vicenda giudiziaria, poi
prescritta, sulla sospensione
del derby Lazio-Roma del 21
marzo 2004. La partita venne
fermata in seguito alle
pressanti richieste dei leader
delle curve per le voci, poi
rivelatesi infondate, della
morte di un bambino investito da
un'auto della polizia. L'ultrà
avrebbe scavalcato, con altre
persone, il recinto di gioco.
TENSIONE - Sono
complessivamente dieci le
persone rimaste ferite negli
scontri, compreso le tre colpite
da arma da fuoco. Ci sono state
cariche della polizia nella zona
di Tor di Quinto, nei pressi
dello stadio Olimpico: i tifosi
della Fiorentina non avrebbero
partecipato agli scontri nel
pre-partita, mentre ci sarebbero
infiltrati tifosi di Roma e
Lazio, i primi accesi dalla
rivalità con i napoletani, i
secondi da quella con i viola.
Nel pomeriggio, però, i
sostenitori di Fiorentina e
Napoli erano venuti a contatto
in alcune aree di servizio.
Almeno 3 tifosi partenopei che
stavano per raggiungere la
capitale sono rimasti feriti nel
corso di alcuni tafferugli tra
opposte tifoserie nell'area di
servizio di Pongiano, in
provincia di Rieti. Il pullman
con i tifosi napoletani, secondo
quanto accertato sarebbe stato
aggredito da tifosi della
Fiorentina. Al temine dei
tafferugli tre tifosi del Napoli
sono stati medicati dal 118.
Scaramucce anche nell'area di
servizio di Badia al Pino Ovest
(Arezzo), lungo la corsia Sud
dell'Autosole, la stessa in cui
partì il colpo esploso
dall'agente di polizia Luigi
Spaccarotella che uccise il
tifoso laziale Gabriele Sandri.
Alcuni sostenitori viola sono
stati avvicinati da supporter
partenopei: ci sono state offese
e minacce, ma niente di più,
grazie anche all'intervento
della polizia stradale di
Arezzo. I tifosi del Napoli
hanno ritirato alcuni striscioni
in segno di solidarietà nei
confronti delle persone rimaste
ferite.
3 maggio 2014
Fonte: Gazzetta.it
(Testo © Fotografia)
Follia ultrà, spari
fuori dallo stadio
Scontri e tafferugli a
Roma prima della finale di Coppa
Italia, dieci feriti
Tre feriti per colpi di
pistola a Roma, prima della
finale di Coppa Italia tra
Napoli e Fiorentina, in una
giornata segnata da incidenti e
caos. Un ultrà della Roma,
Daniele De Santis, anche lui
ferito e ricoverato in ospedale
con una gamba rotta, accusato di
aver fatto fuoco: per lui in
nottata è scattato un
provvedimento restrittivo.
Gli spari nel
pomeriggio, nei pressi di Viale
Tor di Quinto, vicino allo
stadio Olimpico. Vittime tre
tifosi napoletani: uno dei tre,
Ciro Esposito, trentenne, è
gravissimo. Un proiettile ha
raggiunto la colonna vertebrale
ed è stato estratto durante un
delicato intervento chirurgico.
La sua situazione è definita dai
medici "stabile, ma critica".
Gli altri coinvolti sono un uomo
di 43 anni, colpito alla mano
destra ed uno di 32 anni,
colpito ad un braccio e ad una
mano. I feriti sono stati
soccorsi dalla polizia, che ha
anche recuperato la pistola che
ha sparato. A notte non era
ancora del tutto chiara la
dinamica. La questura in un
primo momento aveva fatto sapere
che il ferimento non sarebbe da
"collegare a scontri tra tifosi,
ma avrebbe cause occasionali",
però, con il passar del tempo,
ha preso piede e si è
concretizzata la pista della
lite tra ultrà che è poi
drammaticamente degenerata. I
fatti si sono verificati nei
pressi di un’area verde - dove
c’è il "Ciak", un ex locale -
vicino allo stadio Olimpico.
Qui, secondo la dinamica al
momento più accreditata, De
Santis avrebbe prima provocato
alcuni tifosi partenopei e poi,
dopo la loro reazione violenta,
avrebbe fatto fuoco.
L’ultrà è stato
interrogato a lungo
nell’ospedale dove è ricoverato
e per lui, a notte, è scattato
il fermo. Gli investigatori,
infatti, ritengono di aver
raccolto elementi sufficienti
per indiziarlo del triplice
ferimento. L’uomo non è
sconosciuto alle forze di
polizia. Fu infatti coinvolto,
secondo quanto si è appreso, in
una vicenda giudiziaria, poi
prescritta, sulla sospensione
del derby Lazio-Roma del 21
marzo 2004. La partita venne
fermata in seguito alle
pressanti richieste dei leader
delle curve per le voci, poi
rivelatesi infondate, della
morte di un bambino investito da
un’auto della polizia. L’ultrà
avrebbe scavalcato, con altre
persone, il recinto di gioco.
Stasera allo stadio
c’era anche il premier Matteo
Renzi, con moglie e figli,
scortato da polizia e
carabinieri. La partita è poi
iniziata con 45 minuti di
ritardo in un clima surreale.
"Una partita di calcio non si
può trasformare in una guerra
tra bande con episodi di
violenza", ha commentato il
presidente del Senato, Pietro
Grasso, all’arrivo allo stadio
Olimpico. Roma è stata "invasa"
da decine di migliaia di tifosi
giunti da Napoli e Firenze. La
giornata è stata caratterizzata
da incidenti tra i tifosi e
tafferugli: una decina
complessivamente i feriti. La
tensione è salita nel tardo
pomeriggio, quando sono
cominciati gli scontri tra i
supporter delle due squadre, cui
avrebbero partecipato anche
ultras della Roma, e tra questi
e le forze dell’ordine. Contro
gli agenti che scortavano le
tifoserie perché non venissero a
contatto, nei pressi di Ponte
Milvio, sono stati lanciati
bottiglie ed oggetti vari.
Tafferugli tra i gruppi di
sostenitori si sono verificati
in altre zone vicino
all’Olimpico. Anche nello
stadio, poi, ci sono stati lanci
di petardi e bombe carta.
Naturalmente la partita si è poi
giocata in un clima di palpabile
tensione sugli spalti. Un capo
tifoso del Napoli, seduto su una
grata della curva Nord, ha
partecipato alla convulsa
trattativa che ha preceduto
l’inizio dell’incontro. È stato
lui, riconoscibile per un
vistoso tatuaggio su tutto il
braccio destro, che ha parlato
col capitano del Napoli Hamsik,
scendendo sul campo di gioco; ed
è stato ancora lui, con ampi
gesti, prima a chiedere il
ritorno della calma in curva da
cui erano state lanciate alcune
bombe carta, e poi a dare
l’assenso all’inizio della
partita quando i funzionari
delle forze dell’ordine sono
andati sotto gli spalti per
comunicare la decisione di
giocare.
3 maggio 2014
Fonte: Lastampa.it
Colpi di pistola contro
tre tifosi del Napoli: uno grave
in ospedale
di Dario Del Porto
Lorenzo, la casacca
azzurra sulle spalle, che segna
due gol in una notte che segnava
diversa e si consuma invece in
un clima surreale, con il
pubblico in silenzio, dopo una
giornata di caos e violenza.
Sono le tre istantanee della
finale dell'Olimpico, bagnata di
sangue da un gesto di follia:
tre sostenitori azzurri sono
stati feriti a colpi di pistola
nei pressi di un vivaio in zona
Saxa Rubra. Ad avere la peggio è
stato Ciro Esposito, 30 anni, di
Secondigliano, ricoverato in
gravi condizioni all'ospedale
Gemelli di Roma. Feriti, ma in
maniera più lieve, il padre
Alfonso e il 32enne Gennaro
Fioretti. Secondo una prima
ricostruzione, a sparare sarebbe
stato un vivaista romano che è
uscito dal proprio locale,
armato di pistola, a seguito del
lancio di fumogeni partiti da un
bus di tifosi napoletani. In
serata viene interrogato un
ultrà della Roma. La notizia
infiamma il clima teso sin dalle
prime ore della giornata che
avrebbe dovuto essere dedicata
solo allo sport. L'unica
certezza, secondo la questura
della capitale, è che l'episodio
non aveva alcun collegamento con
l'evento calcistico. Ma tutta la
vigilia gara dell'Olimpico era
stata accompagnata da gravi
incidenti, tafferugli con le
forze dell'ordine e un bilancio
finale di 10 feriti. Quando la
notizia della sparatoria si è
diffusa sugli spalti, fra gli
ultrà del Napoli si è fatta
strada l'intenzione di non far
disputare la partita. A
indossare i panni del portavoce
della Curva A è stato Gennaro Di
Tommaso, Genny ‘a carogna,
indicato come esponente di una
famiglia malavitosa della
Sanità. La Digos diretta da
Luigi Bonagura ha mediato fra le
due tifoserie propiziando un
incontro fra i leader delle
Curve. La gara svolta in un
clima surreale, con i tifosi
napoletani in silenzio per tutti
i novanta minuti. Ma al terzo
gol di Mertens, anche lo stadio
si è sciolto in un coro
liberatorio. Al 90', Ciro è
ancora in ospedale, dove decine
di amici si avvicendano per
chiedere notizie. Il presidente
De Laurentiis gli dedica la
vittoria. Lorenzo Insigne, che
prima di uscire aveva pure
indossato la fascia di capitano,
può alzare la coppa in una notte
che doveva essere diversa, e
lascia invece un retrogusto
amaro.
4 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
COPPA ITALIA
Spari alla finale,
arrestato ultrà Roma
Il tifoso più grave è
stato operato
di Rinaldo Frignani
Fermati per rissa tre
napoletani e Daniele De Santis,
48 anni, che è accusato anche di
tentato omicidio. I familiari di
Ciro Esposito: "Speriamo nel
miracolo". L’ira di Abete.
Ciro Esposito, il tifoso
del Napoli ferito, è cosciente,
intubato, e domenica pomeriggio
è stato sottoposto ad un lungo e
delicato intervento chirurgico
al policlinico Gemelli. I
sanitari fanno sapere che
l’operazione è riuscita e che
sono ottimisti per il recupero
del giovane. Il 31enne è stato
colpito dai proiettili esplosi
dal romanista Daniele De Santis
- il 48enne ultrà della Roma già
noto alle cronache e conosciuto
in curva sud col nome di
"Gastone" - durante la rissa di
sabato sera a Tor di Quinto, a
circa due chilometri dallo
stadio Olimpico prima della
finale Fiorentina-Napoli di
Coppa Italia.
I familiari - Ricoverato
all’ospedale San Pietro dove è
stato già operato una volta, e
poi trasferito nella notte al
Gemelli, Esposito è molto grave:
uno dei proiettili lo ha colpito
al torace provocandogli lesioni
alla colonna vertebrale. "È in
coma farmacologico, ha avuto tre
arresti cardiaci: speriamo in un
miracolo" dicono i familiari del
giovane che lavora in un
autolavaggio a Scampia. "Non è
un ultrà, vive a casa con me,
mia moglie e due fratelli" dice
il padre Giovanni Esposito.
Quattro arresti - "La
dinamica è folle e semplice -
dice Diego Parente, dirigente
della Digos durante la
conferenza stampa in Questura -
De Santis lavorava in un circolo
ricreativo vicino a Tor Di
Quinto. Da lì ha deciso
avvicinarsi ai tifosi in
transito verso lo stadio e ha
lanciato petardi. I napoletani,
purtroppo, hanno risposto alle
sue provocazioni e ne è nata una
rissa. Mentre scappava, De
Santis è scivolato, sentendosi
minacciato da un bel gruppo di
tifosi che lo inseguivano a viso
coperto e armati di bastoni, ha
esploso quattro colpi di arma da
fuoco. Dopo l’arma si è
inceppata ed è stato malmenato
dai tifosi napoletani. La
dinamica è questa: lo abbiamo
arrestato per rissa e per
tentato omicidio". Arrestati
anche i tre tifosi feriti,
sempre per rissa. Ma De Santis
era solo ? "Lo stiamo
ricostruendo, dalle immagini in
nostro possesso si vede che è
solo. Che fosse solo o con altri
due, l’unico ad aver agito è
lui".
Gli altri feriti -
Stazionarie e meno gravi le
condizioni di altri due
napoletani - Carmine Fioretti
(26 anni) e Alfonso Esposito (43
anni) - feriti alle mani e alle
spalle. Saranno interrogati
domenica dalla polizia che sta
ricostruendo l’accaduto.
Nega le accuse - De
Santis è stato arrestato per
rissa e per tentato omicidio, ma
nega di aver sparato. Accanto a
lui, nella discoteca sequestrata
ed ex vivaio, c’era la pistola
7.65 clandestina con matricola
abrasa sequestrata dagli agenti.
L’ultrà, molto conosciuto negli
ambienti del tifo giallorosso, è
stato trovato a terra privo di
sensi, con trauma cranico e una
gamba rotta. Anche lui è al
Gemelli.
Non è stato un agguato -
Polizia e carabinieri indagano
per accertare se fosse da solo,
ma escludono l’agguato. "Non è
stato un attacco organizzato, ma
il gesto di un unico tifoso e
non della tifoseria della Roma.
De Santis non frequentava da
tempo lo stadio" dice il
questore di Roma, Massimo Mazza.
"Non possiamo entrare nella
testa di De Santis. Nei video lo
abbiamo visto costeggiare
pullman, inveire e lanciare
petardi. Quando è arrivato in
ospedale è stato sedato. Uno che
provoca e aggredisce, viene
rincorso, poi cade e spara. È
una cosa senza precedenti, non
solo in Italia. Pensare di poter
prevedere un evento del genere,
dal punto di vista dell’ordine
pubblico, è impossibile. Questo
è stato l’unico episodio di
scontro, un gesto folle e
isolato".
Mai pensato di
sospendere la partita - "Mai
nessuno ha pensato di non far
giocare la partita - aggiunge il
questore - Il Napoli ci ha
chiesto se avevamo niente in
contrario se il capitano squadra
Hamsik parlasse con i tifosi,
perché si stava spargendo
notizia il tifoso fosse morto.
Si era diffusa anche la voce
falsa di un bambino morto, come
l’altra volta. Non c’è stata
trattativa con gli ultrà:
società, Federazione e forze
dell’ordine erano d’accordo a
far giocare la finale perché
nello stadio la situazione era
tranquilla".
15 feriti - Fra i
feriti, 15 in tutto, della
drammatica serata anche cinque
poliziotti, due steward e un
caposquadra dei pompieri. In un
altro episodio non legato alla
sparatoria, un napoletano è
stato arrestato, due denunciati.
Nel settore distinti nord
centinaia di ultrà partenopei
hanno assalito gli agenti ai
varchi prefiltraggio per
sfondare i cancelli ed entrare
all’Olimpico. A Ponte Duca
d’Aosta altri sono venuti a
contatto con i viola, sfidandosi
a bastonate e a cinghiate, come
al Ponte della Musica e a Ponte
Milvio. E anche su questi
episodi sono in corso indagini
con l’ausilio dei filmati girati
dall’elicottero e dalle
telecamere di sorveglianza.
L’ira di Abete - "Il
calcio è vittima di situazioni
che vanno oltre: gli ultrà
utilizzano gli stadi per
manifestazioni di potere". Per
Giancarlo Abete, presidente
Figc, è il giorno dell’ira e
della riflessione. "E un dato di
fatto: in alcuni stadi gli ultrà
hanno un ruolo inaccettabile"
dice.
4 maggio 2014
Fonte: Roma.corriere.it
© Fotografia:
Roma.repubblica.it
"Aspettavo Ciro allo
stadio mio cugino non deve
morire"
di Luca Monaco
"Io non c'ero, non mi
rompete". Sono le 19,20 quando
il cugino di Ciro Esposito, il
tifoso partenopeo ferito da un
colpo di pistola al torace in
viale di Tor di Quinto, varca la
soglia del pronto soccorso
dell'Ospedale San Pietro. Urla.
Prende a testate le pareti
dell'ospedale non appena i
medici lo informano delle gravi
condizioni del parente. Stringe
tra le mani il cellulare del
cugino. "Io non so nulla, ero
già in curva quando è successo
tutto - grida ai cronisti che lo
accerchiano - Ho chiamato Ciro
per sapere che fine aveva fatto
e mi ha risposto un nostro
compagno: mi ha detto di correre
in ospedale. "Ciro sta male, mi
ha detto, gli hanno sparato".
Poi il ragazzo allontana tutti.
"Sta arrivando mio zio da
Napoli", si lascia sfuggire
prima di dileguarsi. Lui, Ciro,
l'hanno visto scendere
dall'ambulanza al San Pietro
"alle 18,45 con il torace rosso
di sangue" ricorda Sandro
Massenzi, 50 anni.
4 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
Notte di follia. La
mamma di Ciro: non doveva
succedere
LE REAZIONI - La signora
Antonella: mio figlio non è
andato per essere ucciso. La
Digos: ecco com'è successo. La
vedova dell'agente Raciti: mi
sento umiliata anch'io. Abete
(Figc): radiare a vita gli
ultrà. Lo sdegno della stampa
straniera.
"Io come mamma voglio
dire innanzitutto che per nessun
motivo si deve usare la violenza
perché mio figlio ama la vita,
ama lo sport e non è andato lì
per essere ucciso. Non doveva
succedere, è una follia" dice
Antonella Leardi, la madre di
Ciro Esposito, il tifoso del
Napoli ferito gravemente sabato.
"Ciro lavora in un lavaggio auto
a Scampia. Mio figlio è un
tifoso da quando era bambino,
andava allo stadio di nascosto,
l'ho scoperto tardi. Ha seguito
il Napoli quando era in serie C.
Mi sento offesa, oltre che
arrabbiata, per le bugie che
hanno detto in televisione circa
l'agguato camorristico. Noi
siamo persone perbene, veniamo
da Scampia ma Scampia al 99% è
fatta da persone".
"Ha sparato perché
inseguito" - La dinamica di
quanto accaduto a Roma "è tanto
semplice quanto folle". A
sparare contro i tifosi
napoletani è stato l'ultras
della Roma, Davide De Santis,
che ha prima provocato i
supporter partenopei, poi,
vistosi circondato ha sparato
contro di loro 4 colpi di arma
da fuoco ha spiegato intanto in
conferenza stampa Diego Parente,
il capo della Digos. De Santis,
ha spiegato Parente, "si è
portato sul posto da un circolo
ricreativo dove lavorava e ha
inteso lanciare artifizi
pirotecnici e sfidare i tifosi
napoletani che passavano di lì.
Questi ultimi hanno raccolto la
sfida, lo hanno inseguito. Lui è
scivolato, si è visto circondato
e ha esploso i colpi di
pistola".
Il papà di Ciro: un
ragazzo perbene - "E' un ragazzo
perbene che lavora dalla mattina
alla sera in un autolavaggio a
Scampia. Non è un ultrà. Vive
con me, mia moglie e due
fratelli". A parlare così, in
un'intervista a Repubblica.it, è
Giovanni Esposito, padre di
Ciro, il tifoso 30nne ferito
gravemente a Roma. L'uomo, 52
anni, aiuto infermiere,
intervistato all'esterno del
pronto soccorso del Policlinico
Gemelli di Roma, ha spiegato
come ha saputo del ferimento:
"Mi ha telefonato un cugino" e
ha poi concluso: "E' uno
schifo".
La vedova Raciti: io
umiliata - "E' una vergogna": lo
stadio "in mano ai violenti" e
lo "Stato che non reagisce,
impotente e quindi ha perso". È
ancora sconvolta e stanca per
"non avere potuto dormire"
Marisa Grasso, la vedova
dell'ispettore capo Filippo
Raciti, morto il 2 febbraio del
2007 nello stadio di Catania. Il
capo ultras Genny detto 'a
Carogna' portava una t-shirt con
la scritta "Speziale libero".
Antonino Speziale sta scontando
una condanna definitiva a 8 anni
di reclusione per omicidio
preterintenzionale. "Ieri sera -
aggiunge Marisa Grasso - mi sono
sentita umiliata perché è stata
offesa la memoria di mio marito:
è stata indossata una maglietta
che inneggia all'assassino di un
poliziotto. Io, dopo avere
seppellito mio marito, che ha
lasciato una moglie e due figli,
non voglio vedere altri
servitori dello Stato cadere
vittima della violenza. È ora
che qualcuno ponga fine a tutto
questo, ma non a parole...".
Figc, Abete: radiare a
vita - "Il calcio è vittima di
situazioni che vanno oltre: gli
ultrà utilizzano gli stadi per
manifestazioni di potere. Siamo
pronti a fare la nostra parte
per invertire la tendenza, senza
se e senza ma" dice Giancarlo
Abete, presidente Figc,
all'indomani delle violenze di
Roma. "Riflettiamo ad esempio
sull’idea di dare ai club il
potere di vietare a vita lo
stadio a certi tifosi, come il
Villareal con chi ha lanciato la
banana a Dani Alves".
Stampa straniera: la
Coppa della vergogna - "Il
Napoli alza la coppa della
vergogna". È il titolo del
giornale spagnolo Marca, dopo
gli incidenti in occasione della
finale della Coppa Italia.
All'estero la stampa dà grande
risalto ai fatti di Roma. Mundo
deportivo punta l'accento
sull'arresto del "tifoso della
Roma noto alle forze
dell'ordine", scrive il
giornale, "accusato di avere
sparato su tre tifosi del
Napoli". As, invece, si limita a
porre l'accento sulla quinta
Coppa Italia conquistata dal
Napoli allenato dallo spagnolo
Benitez, parlando però di "festa
rovinata". Un lungo video
pubblicato sul sito
dell'emittente inglese Bbc
ripropone gli scontri che hanno
provocato il ferimento di tre
tifosi napoletani. Grande
spazio, con tanto di servizio
fotografico, viene dato dal
Daily Mail agli scontri di Roma:
la sequenza video-fotografica
ripropone tutte le fasi dei
tafferugli. Solo poche foto, e
qualche commento, vengono
riservate alla partita. "I
tifosi del Napoli sono stati
feriti da alcuni colpi di
pistola", titola il Sunday
Times.
Il Sap polemico, ora chi
si indignerà ? - "Il vero
cretino si trovava ieri allo
stadio Olimpico di Roma,
indossava una maglietta
inneggiante all'assassino di un
poliziotto, è stato in passato
soggetto a Daspo e addirittura
risulta essere figlio di un boss
della camorra" afferma Gianni
Tonelli, segretario generale del
sindacato di polizia Sap.
"Vogliamo vedere adesso - chiede
Tonelli - la stessa indignazione
dei vertici della nostra
Amministrazione e del Viminale,
vogliamo capire se per le
autorità dello Stato i morti
sono tutti uguali o se qualcuno
è più uguale di un altro,
vogliamo comprendere se in
questo nostro strano Paese chi
si è affrettato a crocifiggere i
poliziotti per un applauso
"tarocco" oggi riesce a
condannare senza se e senza ma
le sceneggiate dell'Olimpico
dove a godersi lo spettacolo
c'erano anche il premier Renzi e
il presidente del Senato
Grasso".
4 maggio 2014
Fonte: Sport.sky.it
Coppa Italia choc, spari
a Roma: feriti 3 tifosi Napoli,
uno gravissimo
È stato arrestato dalla
polizia per tentato omicidio
Daniele De Santis, 48enne tifoso
della Roma con precedenti di
polizia e titolare di un
esercizio commerciale, per il
ferimento di tre tifosi del
Napoli prima della finale di
Coppa Italia. Dalla
ricostruzione effettuata dagli
uomini della questura di Roma
sembra che De Santis abbia
provocato i tifosi napoletani
lanciando fumogeni verso di
loro. Alla loro violenta
reazione l'uomo avrebbe risposto
esplodendo dei colpi d'arma da
fuoco. Un trentatreenne tifoso
napoletano è stato arrestato:
l'accusa è di resistenza,
violenza e lesioni a pubblico
ufficiale. Il giovane è stato
sanzionato con un Daspo per
cinque anni. Altri due supporter
partenopei sono stati denunciati
rispettivamente per resistenza a
pubblico ufficiale e possesso di
petardo, entrambi sono stati
sanzionati anche con Daspo.
Violenza e paura - Sono
tre i tifosi del Napoli rimasti
feriti ieri da colpi di arma da
fuoco in viale di Tor Quinto,
prima della finale di Coppa
Italia Fiorentina-Napoli. Uno di
loro, centrato al torace, è
stato ricoverato in ospedale in
gravissime condizioni. La
sparatoria è arrivata al culmine
di una rissa tra tifosi
(smentita, quindi, l'ipotesi che
non ci fosse relazione con le
rivalità tra tifoserie). È
avvenuta poco distante dal luogo
di ritrovo dei supporter
partenopei, arrivati nella
Capitale per seguire la finale
di Coppa Italia.
Tifoso napoletano
gravissimo - Restano gravissime
le condizioni del tifoso
napoletano ferito e ricoverato
al Policlinico Gemelli. Il
proiettile, che era poi stato
estratto ieri all'ospedale Villa
San Pietro, aveva trapassato il
polmone e si era fermato alla
colonna vertebrale. Fonti
mediche definiscono la
situazione "disperata. Saranno
determinanti le prossime 24
ore".
Dieci feriti - Sono
complessivamente dieci le
persone rimaste ferite. Oltre ai
tre tifosi napoletani feriti da
arma da fuoco, c'è una persona
con una gamba fratturata
trasportata al policlinico
Gemelli. Inoltre, tre feriti
sono stati ricoverati in codice
verde all'ospedale Sant'Andrea,
mentre altri tre hanno rifiutato
le cure in ospedale.
La ricostruzione - Tutto
sarebbe nato da un pestaggio ad
opera di decine di supporter
napoletani scatenato contro un
ultrà della Roma riconosciuto
dai tatuaggi. Si sarebbero
accaniti contro di lui
all'interno del Ciak Village
Roma, una discoteca in viale di
Tor di Quinto. Lo sparatore,
amico del tifoso accerchiato dai
supporter azzurri, avrebbe
quindi estratto la pistola
facendo fuoco.
L'ultrà romanista -
L'uomo è stato interrogato in
ospedale in tarda serata.
Daniele De Santis è ricoverato
al Gemelli con una gamba rotta.
È scattato il fermo dell'ultrà.
Fu coinvolto in una vicenda
giudiziaria, poi prescritta,
sulla sospensione del derby
Lazio-Roma del 21 marzo 2004. La
partita venne fermata in seguito
alle pressanti richieste dei
leader delle curve per le voci,
poi rivelatesi infondate, della
morte di un bambino investito da
un'auto della polizia. L'ultrà
avrebbe scavalcato, con altre
persone, il recinto di gioco.
Nessun agente ferito -
Smentita la notizia del
ferimento di un agente di
polizia. Il ferito più grave si
chiama Ciro Esposito e ha 31
anni. Il proiettile ha raggiunto
la colonna vertebrale. Il
giovane, ricoverato all'ospedale
Villa San Pietro, è stato
rianimato, stabilizzato e
drenato. È stata chiesta una
consulenza a un neurochirurgo
per valutare eventuali problemi
alla colonna vertebrale. La
situazione è definita dai medici
"stabile, ma critica".
All'ospedale Villa San Pietro si
trova ricoverato anche un altro
tifoso del Napoli, di 43 anni,
ferito alla mano destra. Il
terzo supporter partenopeo, 32
anni, ferito da colpo di arma da
fuoco a braccio e polso, è
ricoverato al Santo Spirito.
La pistola - È stata
trovata una pistola, all'interno
del luogo della sparatoria in
cui sono rimasti feriti i tre
tifosi. È presumibilmente l'arma
utilizzata per ferire le tre
persone. Lo fa sapere una nota
della questura di Roma. Ancora
non è chiara la dinamica degli
spari. I due tifosi feriti in
grado di parlare e altri
testimoni sono stati ascoltati
dalla polizia.
Grasso e Renzi in
tribuna - Allo stadio anche il
premier Matteo Renzi, con moglie
e figli, scortato da polizia e
carabinieri. La partita è poi
iniziata con 45 minuti di
ritardo in un clima surreale.
"Una partita di calcio non si
può trasformare in una guerra
tra bande con episodi di
violenza" ha commentato il
presidente del Senato, Pietro
Grasso, all'arrivo allo stadio
Olimpico.
4 maggio 2014
Fonte: Ilmessaggero.it
© Fotografia:
Ilfattoquotidiano
Tifoso ferito,
intervento ok.
Arrestato ultrà della Roma. La polizia: "Ha
provocato e poi sparato"
Secondo la ricostruzione
degli inquirenti, fondata su
testimonianze e su un video,
Daniele De Santis ha agito da
solo: avrebbe provocato un
gruppo di tifosi del Napoli e
davanti alla loro reazione
violenta ha estratto la pistola
e fatto fuoco. Nel 2004 fu tra i
capi ultrà coinvolti nel
"blocco" del derby. La madre di
Ciro Esposito: "Vivo per
miracolo. Perdono l'aggressore".
ROMA - È stato arrestato
stamattina dalla polizia con
l'accusa di tentato omicidio.
Daniele De Santis, 48 anni,
ultrà della Roma,
conosciutissimo in curva Sud col
soprannome di "Gastone", è
ritenuto il responsabile del
ferimento a colpi di pistola di
tre tifosi del Napoli, avvenuto
ieri sera prima della finale di
Coppa Italia allo stadio
Olimpico. A motivare il
provvedimento della magistratura
sono state le indagini della
polizia, basate su immagini e
testimonianze univoche raccolte
tra passanti e coinvolti nello
scontro: tutto, secondo gli
investigatori, inchioda De
Santis.
La ricostruzione dei
fatti - Nel corso della
conferenza stampa, i
responsabili della Questura
hanno precisato che le accuse
per De Santis sono di tentato
omicidio, rissa e porto abusivo
di armi: "Dalle immagini
registrate e dalle testimonianze
univoche di passanti e tifosi,
risulta che l'unico a sparare e
a lanciare bombe carta è stato
De Santis", ha detto Diego
Parente, dirigente della Digos
che insieme al questore Massimo
Maria Mazza e al colonnello
Salvatore Longo ha incontrato i
giornalisti. La dinamica, ha
aggiunto, "è tanto semplice
quanto folle": "De Santis è
uscito dal circolo ricreativo di
Tor di Quinto nel quale lavora,
il Ciak - ha spiegato Parente -
e si è diretto verso i tifosi
del Napoli insultandoli e
lanciando fumogeni. È stato un
vero e proprio atto di sfida, ha
fatto tutto da solo. Quando i
tifosi, alcune decine, anche
armati di spranghe e bastoni, lo
hanno inseguito lungo la strada
che conduce al circolo, De
Santis è scivolato e vistosi a
mal partito ha sparato".
La battaglia - "Adesso
vi ammazzo tutti", avrebbe
urlato De Santis mentre faceva
fuoco. Quattro i colpi sparati
dalla sua 7,65, che al quinto si
è inceppata. "La pistola gli è
caduta - ha proseguito Parente -
ed è stato aggredito, riportando
diverse fratture. È dopo la
sparatoria, non prima, che si è
creata una situazione di
fortissima tensione, con gli
amici dei feriti che, sconvolti
per l'accaduto, lamentavano la
scarsa tempestività dei
soccorsi. Ed è in questi momenti
che ultrà e forze dell'ordine
sono venuti a contatto. Ma sulla
scena non si sono mai
materializzati ultrà romanisti e
laziali". Tre tifosi del Napoli
sono stati colpiti dai
proiettili. Uno di loro, Ciro
Esposito, 31 anni, in maniera
gravissima. La pistola è stata
ritrovata nei pressi del teatro
dello scontro, nascosta dietro
un vaso.
"Aiuto, mi hanno sparato
in petto" - "Siamo arrivati nel
parcheggio e ci siamo
incamminati verso l'Olimpico.
Appena siamo usciti dal
parcheggio siamo stati assaltati
dai fumogeni e bombe carta", ha
raccontato un testimone oculare
a Sky. "A un certo punto abbiamo
sentito degli spari e abbiamo
visto Ciro che si accasciava a
terra. Gridava "aiuto mi hanno
sparato in petto". Ci hanno
assalito, erano incappucciati o
con caschi e passamontagna, ci
hanno caricati e poi sono
scappati". Poi il soccorso
all'amico Ciro: "Ci ha
raccontato che uno gli aveva
detto "fermo che ti sparo". Noi
ci siamo salvati perché lui
cadendo si è sparato da solo
nella gamba ed è stato assaltato
e aggredito. Ciro è stato lì in
terra agonizzante minimo un'ora
eppure l'ambulanza stava
all'Olimpico".
I precedenti - De Santis
è titolare di una licenza
commerciale per un chiosco che
gestisce nei pressi del Ciak, un
circolo frequentato in passato
da giovani di estrema destra.
Tempo fa il circolo fu chiuso
perché legato ad attività
neofasciste, ma poi è stato
riaperto e non risulta che ora
ci siano legami tra De Santis e
il circolo. L'ultrà ha
precedenti di polizia e fu tra i
capi della curva giallorossa che
bloccarono il derby nel 2004. Al
processo per quei fatti tutti
gli accusati se la cavarono con
la prescrizione. Alla Digos,
inoltre, risulta che De Santis
da anni non frequenti più lo
stadio anche dopo essere stato
destinatario di un Daspo. Al
vaglio della polizia sono le
posizioni di tutte le persone
coinvolte nello scontro: anche i
feriti sarebbero sottoposti a
fermo con l'accusa di rissa.
Tifoso ferito,
intervento ok - "L'intervento è
concluso. I medici ci hanno
detto che è andato benissimo.
Ovviamente Ciro torna in
rianimazione". Lo ha annunciato
in serata Antonella Leardi, la
madre del giovane tifoso del
Napoli ferito ieri, Ciro
Esposito, che resta comunque in
condizioni gravi. Il giovane, 31
anni, che lavora in un
autolavaggio nel quartiere
napoletano di Scampia, è
ricoverato in rianimazione al
Policlinico Gemelli, lo stesso
ospedale in cui si trova, con
diverse fratture, l'uomo che gli
ha sparato. Il proiettile che lo
ha colpito ha trapassato un
polmone e si è fermato alla
colonna vertebrale. "E' un
miracolo", ha detto uno zio del
giovane, dopo l'intervento
chirurgico.
La madre: "Perdono" -
"Ciro è vigile, l'ho visto, ha
annuito anche con la testa
all'intervento. A breve lo
operano. Ci hanno detto che è un
intervento molto rischioso di
circa otto ore. Sono in ansia
peggio di prima", aveva detto il
padre del giovane, Giovanni
Esposito, prima dell'operazione.
Fonti mediche dicono che
"saranno determinanti le
prossime 24 ore". Antonella
Leardi, la mamma di Ciro
Esposito, non si dà pace: "Io
come mamma voglio dire
innanzitutto che per nessun
motivo si deve usare la violenza
perché mio figlio ama la vita,
ama lo sport e non è andato lì
per essere ucciso. Non doveva
succedere, è una follia". "Non
ho parole, perché per me è una
mostruosità quella che ha
fatto", ha detto la Leardi,
riferendosi all'aggressore del
figlio, "io nel mio cuore già
l'ho perdonato ma non riesco a
capire quello che ha fatto.
Forse sono sbagliata ma io non
lo odio. Siamo fratelli
d'Italia, che sono queste cose
?".
Altri arresti e feriti -
Nella serata di ieri, anche un
tifoso napoletano di 33 anni è
stato arrestato con l'accusa di
resistenza, violenza e lesioni a
pubblico ufficiale. Il giovane è
stato sanzionato con un Daspo
per cinque anni. Altri due
supporter partenopei sono stati
denunciati rispettivamente per
resistenza a pubblico ufficiale
e possesso di petardi, entrambi
sono stati sanzionati anche con
Daspo. Nel complesso sono cinque
gli agenti delle forze
dell'ordine e due gli steward
rimasti lievemente feriti ieri
durante l'afflusso di tifosi
allo stadio Olimpico, nel
tentativo di impedire che le
opposte tifoserie venissero a
contatto.
4 maggio 2014
Fonte: Repubblica.it
Spari all'Olimpico:
Donatella Baglivo racconta il
pestaggio di Daniele De Santis
davanti al Ciak Village.
Spari all'Olimpico:
"Ecco come ho salvato Daniele De
Santis dal pestaggio"
di Mauro Cifelli
Il racconto di Donatella
Baglivo, la regista dirigente
del Ciak Village che ha soccorso
"Gastone" dalle ire dei tifosi
che lo inseguivano. "Ho buttato
la pistola per evitare guai più
grandi".
Se mi trovassi un'altra
volta in quella situazione
rifarei quello che ho fatto. A
raccontare a Roma Today gli
attimi successivi al caos creato
a viale di Tor di Quinto in
seguito all'esplosione dei colpi
di pistola che hanno ferito tre
tifosi del Napoli, in trasferta
a Roma per la finale di Coppa
Italia tra i partenopei e la
Fiorentina, Donatella Baglivo,
regista e tra i gestori del Ciak
Village, il teatro dove Daniele
"Gastone" De Santis, è stato
pestato dopo essere stato
inseguito da un gruppo di oltre
50 persone. La testimonianza
della signora subito dopo il
ferimento di Ciro Esposito, poi
trasportato e operato d'urgenza
al Policlinico Gemelli dove si
trova ancora adesso.
BOMBE E FUMO A TOR DI
QUINTO - Donatella Baglivo
ricorda con precisione gli
attimi concitati di quanto
accaduto: "Eravamo fuori dal
teatro in quanto impauriti dal
rumore di bombe carte e dal fumo
che arrivava da viale di Tor di
Quinto, quando siamo stati
travolti da un gruppo di ragazzi
che correva verso il cortile
esterno del locale, in una via
privata. Poi li ho visti che si
sono fermati davanti al nostro
cancello ed hanno cominciato a
massacrare di botte una persona
in terra".
FUGA DENTRO AL CIAK
VILLAGE - Attimi di terrore nei
quali Donatella Baglivo era in
compagnia di un'amica 80enne
"venuta in teatro per prendere
un lavoro su papa Roncalli. La
donna che era con me ha
cominciato a sentirsi male e per
evitare guai siamo entrati nel
teatro chiudendo il cancello".
UOMO A TERRA - Regista
teatrale da 40 anni, Donatella
Baglivo si è poi resa conto che
l'uomo vittima del pestaggio era
Daniele De Santis, "che
conosciamo in quanto residente
in zona e gestore di un chiosco
bar qui vicino. L'ho sentito che
strillava da terra "salvatemi mi
vogliono ammazzare" ed allora ho
cominciato ad urlare contro ai
suoi aggressori, una cinquantina
di persone con i volti travisati
dai passamontagna ed armati di
bastone, di andare via perché
avevo chiamato la polizia. Non
ho capito bene cosa stava
succedendo, inizialmente pensavo
che fosse una lite legata alle
partite".
SECONDO AGGUATO - Sempre
secondo il racconto della
gestrice del Ciak Village, la
donna è poi riuscita a
trascinare De Santis dentro al
teatro con il gruppo che lo
inseguiva fuggito dopo aver
sentito che stava arrivando la
polizia. "Una volta portato
dentro non senza difficoltà è
arrivato un secondo gruppo di
persone ancora più numeroso e
dopo aver scavalcato il cancello
è riuscito ad entrare nel locale
continuando il pestaggio di
Daniele che era già privo di
sensi ed in una pozza di
sangue".
ACQUA PER ALLONTANARLI -
Una situazione di massima
tensione con Donatella Baglivo
che ha quindi cercato di
rimandare indietro il secondo
gruppo di tifosi: "Ero
terrorizzata da quanto stava
accadendo, ho provato ad urlare
per cacciarli via ma ho
rischiato di essere travolta
anche io. Quindi ho preso un
tubo dell'acqua ed ho cominciato
ad utilizzarlo con l'obiettivo
di fare qualcosa per evitare il
peggio".
PISTOLA NEL SECCHIO -
Nel frattempo, sempre secondo la
testimonianza di Donatella
Baglivo è arrivato un terzo
gruppo di persone mentre altri
continuavano il pestaggio di De
Santis nel cortile del Ciak
Village. "Ad un certo punto ho
visto una pistola dentro il
locale, e senza pensare alle
conseguenze di quello che facevo
l'ho presa e l'ho buttata in un
cestino dell'immondizia
approfittando del fatto che
nessuno mi stesse guardando.
L'ho fatto perché ho temuto che
qualcuno potesse vederla e si
potesse verificare una
tragedia".
ARRIVO DELLA DIGOS -
Degli attimi lunghissimi, un
caos indescrivibile, terminato
nel momento dell'arrivo delle
forze dell'ordine. "Quando è
arrivata la polizia i tifosi che
avevano pestato Daniele si sono
dileguati velocemente. Sono
stata io a dire agli agenti
della Digos dove era la pistola
e che ero stata io stessa a
toccarla e a nasconderla, non
pensando in quel momento che
avrei potuto intralciare le
indagini e le analisi della
polizia". "Non so chi ha portato
la pistola dove l'ho trovata, ho
solamente agito d'istinto senza
pensare alle conseguenze, con
l'obiettivo, ripeto di evitare
dei guai ancora più grandi -
conclude Donatella Baglivo - Su
di me ha prevalso la paura".
5 maggio 2014
Fonte: Romatoday.it
© Fotografia:
ilfattoquotidiano
IL CASO
"Non è stato un raid, ha
sparato solo lui"
di Massimo Lugli
È un day after di
polemiche in crescendo quello
che inizia ieri mattina con un
incontro a San Vitale. Il
questore mette i puntini sulle
"i" e, per prima cosa, come farà
più tardi il prefetto, nega con
decisione che gli ultrà
napoletani, al comando di "Genny
'a carogna", abbiano avuto voce
in capitolo nella decisione di
non annullare la finale.
"La partita poteva e
doveva essere giocata" scandisce
il questore "non c'è stata
alcuna trattativa con gli ultrà,
la decisione è stata nostra.
L'incontro è iniziato in ritardo
su richiesta delle due società
che volevano un po' di tempo per
far scaldare i giocatori. Il
Napoli ha chiesto che il
capitano incontrasse i tifosi e
abbiamo acconsentito anche
perché allo stadio si stavano
diffondendo voci allarmanti. Si
parlava di un morto e di un
bambino coinvolto negli scontri.
Ma questo non ha influito su una
decisione già presa". La
ricostruzione delle drammatiche
sequenze, finite con una
sparatoria e quattro persone a
terra in un lago di sangue, è
affidata al capo della Digos,
Diego Parente. "Daniele De
Santis è uscito dalla stradina
dove si trovano il circolo
"Ciak" e i campi sportivi dove
lavora e ha iniziato a provocare
i tifosi napoletani urlando
insulti e scagliando petardi. La
reazione è stata prevedibile:
l'uomo è stato inseguito da un
gruppo di napoletani e si è dato
alla fuga, tornando sui suoi
passi. Correndo, è scivolato, è
stato raggiunto e picchiato e a
questo punto ha estratto l'arma
e ha sparato quattro colpi. Tre
persone sono state colpite, una
delle quali due volte, alla mano
e al braccio. De Santis è stato
a sua volta picchiato
selvaggiamente picchiato dagli
amici dei feriti e ha riportato
diverse fratture". Tutto da
solo? Neanche un complice?
Eppure diversi supporter
biancoazzurri, intervistati dal
nostro giornale, hanno parlato
di almeno dieci provocatori,
armati di spranghe e petardi. Il
questore nega recisamente. "Dai
filmati e dalle testimonianze in
nostro possesso non risulta la
partecipazione attiva di altre
persone. In alcune immagini si
vedono due uomini vicini a De
Santis ma, a quanto ci risulta,
non hanno avuto alcun ruolo: non
hanno partecipato agli scontri e
non hanno lanciato oggetti". Un
uomo solo contro un'intera
tifoseria insomma, possibile ?
"Si è trattato di un gesto
isolato e imprevedibile, il
gesto di un folle" ribadisce il
questore "sulla pistola stiamo
ancora lavorando. Si tratta di
una "Beretta" calibro 7,65 di
cui stiamo cercando di
ricostruire i numeri di
matricola che sono stati
punzonati. La pistola
probabilmente si è inceppata al
quinto colpo: l'abbiamo trovata
in hold open dentro un vaso dove
l'aveva messa una persona che
abbiamo identificato. A terra
c'erano quattro bossoli e un
proiettile inesploso". Subito
dopo, siamo ancora alla
ricostruzione della questura,
accanto ai corpi insanguinati
dei feriti si riaccende la
battaglia, stavolta a sprangate,
con la polizia. "Alcuni tifosi
napoletani hanno cominciato a
protestare per il ritardo dei
soccorsi ma l'ambulanza è stata
rallentata dal traffico e gli
ultrà si sono scagliati contro
agenti e funzionari". In questa
fase, il dirigente del
commissariato di Ponte Milvio,
Massimo Improta, che ha
affrontato da solo un gruppo di
teppisti per soccorrere una
collega, è stato colpito
duramente a una mano. I feriti,
in totale sono nove: cinque
agenti (uno dei quali col setto
nasale fratturato), due
carabinieri e due steward.
Quanto agli arresti, oltre a
Daniele De Santis, "Gastone",
accusato di tentato omicidio e
porto abusivo di arma
clandestina, anche i tre feriti
napoletani, compreso Ciro
Esposito, che rischia di restare
sulla sedia a rotelle per tutta
la vita, dovranno rispondere di
rissa aggravata. "Il servizio
d'ordine, a parte l'episodio
imprevedibile, ha funzionato
perfettamente", sottolinea
Massimo Mazza. "Non do un 10 e
lode perché non siamo secchioni
ma non ho alcun appunto da fare.
I contatti tra le tifoserie sono
stati minimi e gli incidenti
trascurabili, ordinaria
amministrazione in casi simili.
Senza il gesto isolato di un
folle, la giornata sarebbe
andata benissimo".
5 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
La madre di Ciro
Esposito, il ragazzo ferito a
Roma:
"Perdono chi ha sparato,
ma non capisco perché lo ha
fatto"
La famiglia del
trentenne ferito prima di
Roma-Fiorentina: "Io a questo
punto posso solo pregare. Forse
sono sbagliata ma io non lo
odio. Siamo fratelli d’Italia,
che sono queste cose ?".
Le notizie su quanto
accaduto prima e durante la
finale di Coppa Italia tra
Napoli e Fiorentina rischiano di
oscurare la piccola e grande
testimonianza della famiglia di
Ciro Esposito, il tifoso ferito
sabato da un colpo di pistola.
Operato alla colonna vertebrale
al Policlinico Gemelli di Roma,
il ragazzo è in condizioni
stabili. Senza voler sminuire la
gravità dei fatti o eventuali
responsabilità da appurare (il
ragazzo è stato arrestato con
l’accusa di rissa), è però
interessante mettere in rilievo
le parole dei suoi familiari,
innanzitutto preoccupati delle
condizioni del trentenne.
TRIPLO MIRACOLO - "È
stato un triplo miracolo", ha
detto uno zio. "Mio nipote è
arrivato al San Pietro
tecnicamente morto e l’hanno
ricondotto alla vita. È arrivato
al Gemelli in coma e i medici
hanno detto "se riusciamo ad
operarlo è un miracolo". Poi
hanno detto che l’operazione era
molto rischiosa e che lo stato
clinico di Ciro non deponeva a
favore della sua riuscita.
Adesso, le parole del medico
sono state: "Intervento
perfetto". Ieri San Gennaro ha
sciolto il sangue - conclude -
oggi ha salvato mio nipote".
Anche la madre, la signora
Antonella Leardi, ha detto: "Io
a questo punto posso solo
pregare. Lo avevo detto a mio
figlio: stai attento, è
pericoloso. Ma non pensavo fino
a questo punto, non potevo
immaginare che si arrivasse a
sparare. E proprio al mio Ciro.
Scrivetelo che è stato un
agguato, che hanno colpito un
povero innocente". La donna ha
usato anche una parola
importante e non scontata: "Non
ho parole, perché per me è una
mostruosità quella che ha fatto.
Io nel mio cuore già l’ho
perdonato ma non riesco a capire
quello che ha fatto. Forse sono
sbagliata ma io non lo odio.
Siamo fratelli d’Italia, che
sono queste cose ?".
"UN RAGAZZO COME TANTI"
- Secondo la ricostruzione di
Repubblica, la donna ha voluto
anche puntualizzare la natura
della sua famiglia, che è assai
diversa da quella dipinta nelle
prime ore dai media: "Ci hanno
definito camorristi, ma a
Scampia c’è tanta gente che
lavora, che la mattina si
sveglia presto e si spacca la
schiena fino a sera. Mio figlio
è una persona così". Un ragazzo
che non fa parte degli ultrà,
"non ha neppure l’abbonamento -
ha detto il padre, che di lavoro
fa l’aiuto infermiere
all’ospedale Nostra Signora di
Lourdes di Massa di Somma - è
solo un ragazzo come tanti, con
la passione per il Napoli e la
voglia di lavorare. Lo hanno
colpito mentre andava allo
stadio, ma lui non ha fatto
niente, non ha provocato
nessuno". L’intervento è andato
bene perché "il Signore ha messo
la sua mano". A Scampia, Ciro,
dopo aver lavorato in una ditta
di insegne luminose, ha messo da
parte un po’ di soldi e ha
rilevato un garage con
autolavaggio nei pressi della
metropolitana di Scampia. Un
rifugio per tossici della zona è
stato riqualificato assieme
all’aiuto di alcuni parenti.
"Lava le macchine per 7 euro".
5 maggio 2014
Fonte: Tempi.it
La madre del ferito
"Ma io nel mio cuore ho
già perdonato"
ROMA - "È una
mostruosità quello che ha fatto,
ma in cuor mio, l'aggressore
l'ho già perdonato". Non porta
rancore Antonella Nardi. Seduta
sul muretto all'esterno del
pronto soccorso del policlinico
Gemelli di Roma, mentre il
figlio è sotto i ferri da
quattro ore, la madre di Ciro
Esposito trova la forza di
parlare ai giornalisti. Dopo
potrà sorridere, almeno per un
attimo: "L'intervento è
riuscito". Lei è la prima tra i
familiari del 30enne, ferito dal
proiettile che gli ha perforato
un polmone e spezzato la quinta
vertebra della colonna, a
trovare il coraggio di dire
"perdono". "Perché siamo tutti
fratelli d'Italia - aggiunge -
sarò sbagliata, ma io non lo
odio". L'unica cosa che le
interessa è difendere la
reputazione di Ciro. Dare un
senso ai sacrifici fatti per
crescere i suoi tre ragazzi nel
migliore dei modi. "Ci hanno
definiti camorristi, ma a
Scampia - assicura la casalinga
- c'è tanta gente che lavora,
che la mattina si sveglia presto
e si spacca la schiena fino a
sera. Mio figlio è una persona
così". Ciro sogna un futuro
onesto nel suo quartiere e
coltiva diverse passioni: la
musica, la pallacanestro, i
viaggi e il suo Napoli. "Ma non
è un ultrà, non ha neppure
l'abbonamento - racconta il
padre, Giovanni, aiuto
infermiere all'ospedale Nostra
signora di Lourdes di Massa di
Somma - compra i biglietti
quando se lo può permettere e se
ne va con gli amici in curva B.
Segue gli azzurri in trasferta,
armato di pizze e casatielli,
non è un esagitato". Dopo aver
abbandonato a 16 anni gli studi
all'istituto tecnico Galileo
Ferraris di Scampia, ha iniziato
a lavorare per una ditta di
insegne luminose. "Guadagnava
300 euro al mese. Con i soldi
messi da parte è riuscito a
rilevare un garage con
autolavaggio - afferma lo zio,
Rosario Esposito, 51 anni - Si
tratta di una delle vecchie
uscite fantasma della
metropolitana di Scampia, in via
Ghisleri. Era il rifugio dei
tossici della zona, ma assieme
ai fratelli Michele, 24 anni e
Pasquale, 32, l'ha bonificato,
ha chiesto i permessi in Comune
e ha avviato l'attività. Lava le
macchine per 7 euro, ecco chi è
Ciro. Uno che paga le tasse".
Adora il calcio, ma ha un
passato come cestista nella
Stella Azzurra: "Ci ha giocato
dai 7 ai 16 anni", rivela
Simona, la fidanzata 26enne.
Ciro vive a casa dei genitori ma
quando può si allontana alla
scoperta del mondo. "Adora
viaggiare - sussurra la madre,
passandosi una mano sulle
occhiaie che raccontano la notte
trascorsa in piedi al pronto
soccorso - a dicembre era stato
ad Amsterdam". Ovviamente il
Napoli è un'ottima scusa per
conciliare le due passioni.
"Questa malattia gliel'ho
trasmessa io - ammette un altro
zio, Giuseppe Esposito, un
ferroviere di 42 anni - perché
in casa sua nessuno ha questa
passione così forte. Lui ama il
tifo, non la violenza".
5 maggio 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Messaggero.it
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