Ferito ieri allo stadio
di Roma
Colpo di rivoltella in
bocca: è grave il tifoso del
Napoli
di Marco Tosatti
Ha 17 anni - Raggiunto
anche da un altro proiettile -
Il suo aggressore è introvabile.
NOSTRO
SERVIZIO - Roma, 3 dicembre. Due
colpi di pistola calibro 22 in
bocca hanno troncato brutalmente
le grida con le quali Alfredo
Della Corte, 17 anni, garagista,
manifestava la sua gioia per la
vittoria del Napoli sulla Roma
all'Olimpico. Ancora una volta
la passione sportiva è servita
di pretesto e di scusa per dare
via libera a sfoghi e
comportamenti delinquenziali,
con l'aggravante, in questo
caso, di una forma di
premeditazione. Il teppista
responsabile del gesto criminale
aveva cercato, pochi istanti
prima di sparare, di impugnare
un coltello a serramanico e di
lanciarsi contro il rivale.
L'arma gli è caduta per terra,
in mezzo alla folla che defluiva
dallo stadio: allora ha estratto
la pistola ed ha esploso due
colpi. Alfredo Della Corte,
giunto a Roma da Chiaiano,
presso Napoli, con un autobus di
tifosi azzurri, era sceso dalle
gradinate felice. Attorno al
petto teneva avvolta una
bandiera del "ciuccio", ed
un'altra, il manico leggero di
plastica, che non avrebbe mai
potuto essere usato come
un'arma, la sventolava gridando
slogan per la sua squadra. Il
dramma si è svolto in pochi
istanti: un uomo sui 25 anni,
che indossava un giubbetto nero
su pantaloni scuri, in testa un
berretto giallorosso, gli si è
fatto incontro e senza dire una
parola ha prima tentato di
accoltellarlo, poi gli ha
sparato. Alfredo Della Corte si
è accasciato per terra,
appoggiandosi ad un amico,
Vincenzo Del Vecchio, e
sporcandolo di sangue. "Volevo
saltare addosso a quel
mascalzone - ha detto un altro -
ma sono rimasto come gelato:
quando mi sono tornate le forze,
sono fuggito". Nello stesso modo
si sono comportati quelli che
hanno assistito alla scena, ed
il feritore, pistola in pugno,
ha potuto farsi largo tra la
folla e scomparire. C'è voluto
un po' di tempo per trovare
un'ambulanza e portare il
giovane garagista all'ospedale
Santo Spirito. È stato
immediatamente operato. I
chirurghi non sono riusciti ad
estrarre completamente un
proiettile; un frammento è
rimasto conficcato nella
mascella: "Si è fermato a poco
meno di un centimetro dalla vena
giugulare; un molare ha
rallentato la corsa", ha detto
il medico. Nella notte le
condizioni si sono aggravate, ed
è stato deciso di trasferirlo al
San Camillo con prognosi
riservata. Più tardi, se le sue
condizioni miglioreranno, sarà
necessario sottoporlo ad un
intervento di chirurgia plastica
(il labbro è squarciato, nove
denti sono saltati). A vegliarlo
sono rimasti un paio di amici,
gli altri 42 sono tornati in
autobus a Napoli.
3 Dicembre 1973
Fonte: Stampa Sera
© Fotografie:
Asrtalenti.altervista.org -
Corrieredelmezzogiorno.corriere.it
Dopo Roma-Napoli
Spara in bocca a un
napoletano
Roma, 3 dicembre (m. b.)
- Durante i numerosi tafferugli
avvenuti ieri all'Olimpico tra
tifosi romanisti e napoletani,
un giovane partenopeo è rimasto
ferito alla bocca da un colpo di
pistola ad aria compressa
sparato a bruciapelo da un
avversarlo. I medici
dell'ospedale S. Camillo, dove è
stato ricoverato, gli hanno
estratto dalla mandibola un
frammento di piombino.
L'episodio è accaduto dopo la
partita, nei pressi della
tribuna Tevere. Un gruppetto di
tifosi di parte avversa sono
venuti alle mani. L'agente in
borghese Paolo Romani, che tra
l'altro è un atleta delle Fiamme
Oro, è intervenuto per dividere
i contendenti. All'Improvviso,
però, un giovane di circa 20
anni, che indossava un giubbotto
di pelle nera e aveva sul capo
un berretto giallorosso, ha
estratto dalla tasca una pistola
esplodendo un colpo sul viso del
napoletano Alfredo Della Corte
di 17 anni.
4 Dicembre 1973
Fonte: Stampa Sera
© Fotografie: Stampa Sera -
Corrieredelmezzogiorno.corriere.it
Il 2 dicembre di 40 anni
fa l'agguato da parte dei
supporter romanisti.
Tifoso napoletano preso
a pistolettate
Nel '73 il precedente di
Alfredo Della Corte
di Gianluca Abate
Uso di armi negli
scontri tra ultras: l'unico
precedente del calcio italiano è
incredibilmente simile ai fatti
di Tor di Quinto.
NAPOLI
- I colpi di pistola sparati
dall'ultrà della Roma Daniele De
Santis contro il tifoso del
Napoli Ciro Esposito hanno,
nella storia del calcio italiano
e della violenza negli stadi, un
solo precedente. Che, per quelli
che Giambattista Vico chiamava
"corsi e ricorsi storici", si
verificò proprio nella Capitale,
al termine della partita
Roma-Napoli. Anche all'epoca a
sparare fu un ultrà giallorosso.
E anche allora ad essere colpito
fu un tifoso napoletano. Correva
il 2 dicembre del 1973, il
giorno della grande nevicata
sull'Italia e della crisi
petrolifera. La chiamarono la
"domenica austera", e quel
giorno nella Capitale (poche)
bici e carrozzelle presero il
posto delle auto costrette a
restare ferme per la mancanza di
benzina. Camminavano tutti a
piedi, quella mattina. Come il
Presidente della Repubblica
Giovanni Leone, che dal
Quirinale si incamminò verso
Santa Maria della Vittoria per
assistere alla messa. O come il
presidente del Consiglio Mariano
Rumor, che raggiunse
passeggiando Palazzo Chigi dopo
aver preso la metro dall'Eur al
Colosseo. Ma, misteri italiani,
l'emergenza che appiedò il Paese
non fermò né il calcio né i
tifosi. Che, nel giorno in cui
fu vietato l'utilizzo di veicoli
privati, riuscirono a trovare
abbastanza autobus e taxi per
partire da Napoli e raggiungere
la Capitale. Erano in
trentamila, all'Olimpico. E, tra
loro, c'era il diciassettenne
Alfredo Della Corte, arrivato a
Roma a bordo di un pullman
noleggiato insieme con 45 amici,
ottomila lire a persona tutto
compreso: biglietto per la
curva, colazione, pranzo, cena a
Frascati e ritorno a casa a
mezzanotte. C'era da vedere il
Napoli quel giorno, la squadra
allenata da Vinicio, quella di
Carmignani, Bruscolotti, Canè,
Juliano, Clerici. All'Olimpico
arrivava da capolista, e contro
aveva la Roma di Nils Liedholm,
quella con Domenghini e Prati.
Lo chiamavano ancora il "Derby
del Sud", e grazie al gol di
Braglia finì uno a zero per i
partenopei. Quando uscì dallo
stadio - racconta Umberto
Ottolenghi sul Messaggero di
Roma il 3 dicembre del '73 -
Alfredo aveva una bandiera in
mano. Una con il manico leggero,
di quelli da tenere con due mani
che sennò si rompe. E di
plastica, "ché fosse chiaro che
non la voleva usare come arma".
Era quella bandiera che il
ragazzo stava sventolando quando
un tifoso della Roma "tarchiato,
con gli occhiali e rossiccio di
capelli" decise di assalirlo.
Alfredo gridava "Forza Napoli",
e lui voleva ferirlo con un
coltello a serramanico, che però
gli cadde a terra ancora chiuso.
Così decise di tirare fuori
dalla tasca una pistola calibro
22 con proiettili
svedesi
rinforzati e sparò due volte. Un
colpo andò a vuoto. L'altro,
invece, centrò alla bocca
Alfredo, attraversando il
labbro, spezzando nove denti e
fermandosi nella mascella dopo
aver evitato per un centimetro
la giugulare. Il ragazzo si
accasciò su Vincenzo Del
Vecchio, l'amico che aveva
accanto. Un altro, Gigino, 18
anni, rimase impietrito, poi
fuggì alla vista delle forze
dell'ordine che accorrevano
salvo pentirsene subito dopo:
"Ho pianto per la mia
vigliaccheria". Della Corte, nel
frattempo, fu trasportato prima
all'ospedale Santo Spirito, dove
fu sottoposto a un intervento
chirurgico per estrarre il
proiettile dalla mascella, poi
al San Camillo, dove il
professor Lionello Ponti
raccontò ai cronisti: "È vivo
per miracolo, la pallottola è
stata rallentata da un molare".
Era un ragazzo pulito, Alfredo.
Non portava coltelli o pistole.
Anzi, aveva giubbetto e
pantaloni così attillati che
all'inizio identificarlo fu
difficile, ché la carta
d'identità l'aveva consegnata a
Gigino perché in tasca gli dava
fastidio. Quella sera, Alfredo,
non cenò come aveva previsto a
Frascati. Il suo autobus ripartì
nella notte, mentre la polizia
dava la caccia all'ultrà
romanista che intanto era
fuggito con la pistola in pugno
tra la folla che scappava
terrorizzata. Al San Camillo,
accanto ad Alfredo Della Corte,
restarono due tifosi del Napoli,
proprio come è accaduto
quarant'anni dopo a Ciro
Esposito. Le analogie tra i due
casi sono impressionanti.
Entrambi tifosi del Napoli,
entrambi feriti a colpi di
pistola, entrambi colpiti da un
ultrà della Roma. Ciro è di
Scampia, Alfredo viveva a
Chiaiano, un altro quartiere
della periferia nord di Napoli.
Ciro ha un autolavaggio, Alfredo
lavorava come garagista. Quel
che cambia, invece, è il
racconto "ufficiale" delle
autorità di sicurezza.
Quarant'anni fa, per sminuire la
gravità dell'episodio, il
brigadiere di turno disse che
l'agguato ad Alfredo era "solo
una questione di tifo". Sabato
scorso, al contrario, per
evitare problemi è stato
utilizzato lo stratagemma
opposto, dicendo che il
ferimento di Ciro non era
collegato a scontri tra tifosi.
Quelli che, dal 1973,
attraversano la storia di un
calcio sempre più nel pallone.
9 maggio 2014
Fonte:
Corrieredelmezzogiorno.corriere.it
(Testo © Fotografie)
Roma-Napoli, un odio
antico che ha già fatto sparare
di Luca Rocca
È difficile crederci, ma
c’è stato un tempo, non troppo
lontano, in cui le tifoserie di
Roma e Napoli erano gemellate.
Per più di un decennio, infatti,
giallorossi e azzurri, a ogni
inizio partita, si scambiavano
le bandiere sotto le curve,
mentre i tifosi di una squadra
inneggiavano a quella
avversaria. Poi, lentamente, da
metà anni ’80 in poi, le cose
cominciano a cambiare. Partono i
primi sgarbi fra sostenitori,
offese, insulti. E la
"fratellanza" si sgretola. I
primi incidenti si verificano,
però, molti anni prima. È il
1951 quando la cronaca racconta
di scontri fra le due tifoserie.
Durante il campionato 1957-’58,
invece, sostenitori azzurri e
giallorossi si azzuffano
lasciando per terra feriti e
contusi. Nel ’62 una rissa tra
tifosi provoca il ferimento di
diversi poliziotti. Nel 967,
all’Olimpico, il 2-1 della Roma
dà il via agli scontri. I feriti
saranno venti. Il 1972 si
contraddistingue per i cento
feriti provocati dal lancio di
bottiglie e petardi. Nel 1973 si
gioca Roma-Napoli. Un giovane
tifoso azzurro, Alfredo Della
Corte, viene raggiunto da un
colpo di pistola in bocca. Se la
cava per miracolo. Siamo nel
’75. All’Olimpico si scatena la
violenza dei supporter: panchine
incendiate, feriti, scontri con
la polizia. Nel 1982 si
ricomincia. Le due tifoserie
vengono a contatto, poi la
rabbia viene sfogata rompendo i
sedili. Durante il campionato
’86-’87 l’atmosfera da
gemellaggio si è già incrinata.
Si gioca Napoli-Roma. Alla
stazione arriva un treno con 500
giallorossi. Gli "avversari"
sono nei pressi. Gli scontri,
con bastoni, spranghe e bombe
molotov, immediati: 11 arresti,
250 feriti. Nel 1988 una enorme
rissa provoca il ferimento di
vari tifosi. Uno perde la
falange. Stesso anno, azzurri e
giallorossi si scontrano a
Napoli con sassi e molotov: 200
romanisti fermati, 4 agenti
feriti. Nel ’92 un tifoso
giallorosso viene accoltellato.
L’anno dopo le due tifoserie si
accapigliano in un’area di
servizio. Due anni dopo,
all’uscita dallo stadio, un
tifoso giallorosso viene ancora
accoltellato. Lo stesso accade
l’anno successivo. Incidenti
anche nel 1998, quando la
polizia si scontra con entrambe
le tifoserie. Nel 2001 a Napoli
va in scena l’inferno:
accoltellamenti, arresti,
stazioni e treni devastati.
Bilancio: 58 feriti e 18
arresti. Nel 2005 le opposte
tifoserie si ritrovano sullo
stesso treno. Lo scontro è
istantaneo. Nel dicembre dello
stesso anno i supporter del
Napoli si scontrano con la
polizia: 15 feriti. Anche nel
2008 alcuni sostenitori azzurri
fanno scattare la loro violenza
in trasferta. Nel 2010 due
tifosi della Roma vengono
aggrediti. Infine, nel febbraio
scorso, sostenitori del Napoli
aggrediscono la polizia che
impedisce il lancio di pietre e
petardi verso i romanisti. E lo
chiamano sport.
28 giugno 2014
Fonte: Iltempo.it
© Fotografie:
Asromaultras.org
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