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Ciro Esposito 3.05.2014 Corte di Appello
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Omicidio Esposito per De Santis si riapre il processo

Dopo la condanna a 26 anni di carcere per Daniele De Santis, accusato di aver ucciso, il 4 maggio 2014, a poche ore dalla finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina, il 29enne di Scampia, Ciro Esposito si riapre il processo in Appello. La Corte ha accolto in pieno le richieste della difesa degli avvocati Tommaso Politi e David Terracina, difensori di De Santis, e dichiarato inutilizzabili 3 testimonianze cardini dell'accusa: fra queste quella dell'ultras napoletano Raffaele Puzone, e di altre due persone che avevano attribuito a De Santis il possesso della pistola prima degli scontri. I giudici hanno ordinato la citazione di 4 testimoni. Si tratta del colonnello del Racis Paolo Fratini, che nel corso dell'inchiesta fece una perizia che avvalorava la tesi della legittima difesa per De Santis (ovvero che l'ultras romanista avesse sparato solo dopo essere stato aggredito); dell'ispettore di polizia Franco Fratini; e di due tifosi del Napoli club "Milano Partenopeo" Salvatore Ferrante e Aquilino Palma. (f.s.)

10 marzo 2017

Fonte: La Repubblica

Processo Esposito, urla in aula di De Santis e del papà di Ciro

di Adriano Stabile

Tensione durante il processo d’appello per gli spari mortali del 2014: l’ex ultras romanista insulta un testimone, il padre del tifoso ucciso allontanato dall’aula.

Tensione in aula ieri a Roma, nel tribunale di piazzale Clodio, durante la seconda lunghissima udienza del processo di appello per l’uccisione del tifoso del Napoli Ciro Esposito. L’imputato Daniele De Santis, condannato in primo grado a 26 anni di carcere per omicidio volontario, ha insultato Salvatore Ferrante, testimone oculare e tifoso del Napoli, che stava ricostruendo in aula quanto visto negli attimi precedenti ai colpi sparati dall’ex ultras romanista contro Esposito.

DE SANTIS SI SCAGLIA CONTRO UN TESTIMONE - "Bugiardone, sei proprio un bugiardo, pezzo di merda" ha detto ad alta voce De Santis al testimone, che in quel tragico 3 maggio 2014 era sul pullman preso di mira dallo stesso De Santis prima del sopraggiungere di Ciro e degli spari fatali. Il principale imputato del processo (gli altri sono Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti condannati in primo grado a 8 mesi per rissa), che indossava una tuta della Roma, si è poi rivolto all’avvocato Alfonso Tatarano, difensore di Fioretti, gridando "sono tre anni che sto così e ancora parlate, mi avete ammazzato da tre anni e ancora parlate". In pochi secondi è stato riportato alla calma, senza essere allontanato dall’aula, grazie all’intervento deciso del presidente della Corte d’Assise d’Appello, Andrea Calabria, e di uno dei legali stessi di De Santis, David Terracina.

LA RABBIA DEL PAPÀ DI CIRO, ALLONTANATO DALL’AULA - Più tardi, nel corso della deposizione di Franco Fratini, ispettore di polizia che sorvegliava il cavalcavia sopra Tor di Quinto durante gli scontri del 3 maggio 2014, è stato il padre del defunto Ciro Esposito a dare in escandescenza. Giovanni Esposito si è alzato in piedi accusando ad alta voce l’ispettore Fratini di non aver svolto correttamente il proprio lavoro, altrimenti il figlio Ciro non sarebbe stato ucciso. Il presidente della corte, Calabria, ha immediatamente ordinato ai carabinieri di allontanare l’uomo dall’aula, salvo poi farlo rientrare dopo una ventina di minuti, ad acque tornate calme.

ALFONSO ESPOSITO AFFERRÒ LA PISTOLA DI DE SANTIS - Il resto della lunga udienza, durata otto ore, è servita ad ascoltare quattro testimoni già interrogati nel processo di primo grado: il colonnello Paolo Fratini, autore di una perizia molto contestata dalle parti civili, il quasi omonimo Franco Fratini e i due tifosi del Napoli, Salvatore Ferrante e Aquilino Palma, che si trovavano sul pullman preso d’assalto da De Santis, prima dell’entrata in scena di Ciro Esposito e di altri napoletani. Secondo Paolo Fratini, colonnello del Ris di Roma, è probabile che Alfonso Esposito, che si trovava con Ciro, abbia afferrato o tentato di afferrare la pistola di De Santis, per impedirgli di continuare a sparare. Si è poi a lungo dibattuto sulla possibilità che De Santis indossasse dei guanti, elemento che avrebbe un peso nell’eventuale premeditazione della sua aggressione. La perizia di Fratini propende decisamente per il no: l’ex ultras della Roma non indossava i guanti, che peraltro gli sarebbero stati di impaccio nel premere il grilletto.

IL RAPPORTO TRA IL PERITO FRATINI E UN CONSULENTE DI DE SANTIS - Durante l’udienza è stata chiesta al colonnello Fratini la conferma del fatto che in passato, in quanto membro del Ris, abbia lavorato alle dipendenze del generale Luciano Garofano, presente ieri in aula e perito della difesa di Daniele De Santis. Fratini, nel confermare la circostanza, ha comunque tenuto a sottolineare l’onestà della propria perizia, nonostante il legame professionale passato con una delle parti in causa. A rendere ulteriormente tesa l’udienza, oltre a due brevi black-out elettrici intorno alle 11.35, c’è stata la minaccia di querela nei confronti dello stesso Paolo Fratini da parte dell’avvocato Angelo Pisani, legale della madre di Ciro Esposito, quando il colonnello del Ris ha parlato di "ignoranza in scienze forensi" a proposito di alcune domande poste dai legali in aula.

IL MISTERO DEL COMUNICATO FANTASMA - Aquilino Palma e Salvatore Ferrante, membri del Club Napoli Milano Partenopea, hanno negato di aver redatto e pubblicato alcun comunicato stampa, pochi giorni dopo gli spari contro Ciro Esposito. Secondo la difesa di De Santis invece ci sarebbe traccia su internet di un comunicato del club di tifosi, poi rimosso, che raccontava una verità diversa rispetto a quanto emerso nel dibattimento di primo grado, soprattutto relativamente all’aggressione subita dal De Santis, forse iniziata già prima degli spari. La circostanza potrebbe alleggerire molto la posizione dell’imputato, che avrebbe fatto fuoco dopo i primi calci e pugni da parte dei napoletani. A conclusione della lunga giornata processuale il presidente Calabria, assistito dal consigliere Giancarlo De Cataldo, ha fissato la prossima udienza per l’11 maggio alle 9.30. In quell’occasione sono previste le conclusioni del procuratore generale Vincenzo Saveriano, delle parti civili e delle difese. Una ulteriore data di riserva è stata individuata per il 27 giugno.

14 aprile 2017

Fonte: Ilposticipo.it

Il video: Ciro Esposito fu ucciso a pochi metri dalla polizia

di Adriano Stabile

Un filmato e un testimone smontano l’idea che il luogo dove fu ferito a morte il tifoso del Napoli fosse senza presidio. L’avvocato Pisani contesta la ricostruzione.

Ciro Esposito è stato ferito a morte a pochi metri da un automezzo blindato e da un’autocivetta della polizia. È la verità sotto gli occhi di tutti, ma finora trascurata, emersa nel processo d’appello per l’uccisione del tifoso napoletano, colpito dagli spari della pistola Benelli in mano al romanista Daniele De Santis, il 3 maggio 2014 a Roma. La conferma viene dalla testimonianza dell’ispettore di polizia Franco Fratini e da un video agli atti del processo, denominato "Azzarelli", al cui inizio si vede per qualche istante il blindato blu, poco oltre l’ingresso del Ciak Village, dove De Santis ha esploso i quattro colpi fatali, ferendo Ciro Esposito (morto dopo 53 giorni in ospedale), Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti.

LA TESTIMONIANZA DI UN ISPETTORE DI POLIZIA - Nell’udienza dello scorso 13 aprile a Roma, davanti alla prima sezione della Corte d’Assise d’Appello, la testimonianza dell’ispettore Fratini, che ha raccontato di aver visto il blindato della polizia e un’autocivetta al momento degli scontri, è stata fortemente contestata dai legali di parte civile della famiglia Esposito, gli avvocati Angelo e Sergio Pisani, e dallo stesso padre del tifoso napoletano ucciso, Giovanni Esposito. Quest’ultimo, che ha accusato ad alta voce Fratini di non aver svolto correttamente il proprio compito (causando indirettamente la morte del figlio), è stato allontanato dall’aula a forza dai carabinieri, salvo poi rientrare dopo una ventina di minuti, ad acque calme.

"C’ERANO UNA PUNTO IN BORGHESE E UN BLINDATO" - L’ispettore Fratini quel 3 maggio 2014 si trovava a presidiare il cavalcavia di via del Foro Italico (conosciuta anche come via Olimpica), sopra a viale Tor di Quinto, a poche decine di metri dal luogo in cui Ciro Esposito è stato ucciso. "C’era una macchina della polizia (una Punto) in borghese, un blindato e poi tra i 15 e i 20 pullman (pieni di tifosi del Napoli, n.d.r.)" - ha raccontato Fratini otto giorni fa alla Corte d’Assise d’Appello di Roma, nel descrivere lo scenario davanti ai suoi occhi tre anni fa. "Tutti i video che abbiamo visto testimoniano che non c’erano auto della polizia nel raggio di 100-150 metri dal posto" - ha replicato stizzito l’avvocato Angelo Pisani, legale della madre di Ciro Esposito, mentre lo stava interrogando. "La macchina era all’inizio della carovana dei pullman, che si è fermata là davanti (al luogo degli spari, n.d.r.) - ha insistito deciso Fratini - era la scorta (dei pullman, n.d.r.). Non scherziamo, ero là e glielo dico io cosa è successo".

PROSSIMA UDIENZA L’11 MAGGIO A ROMA - Nella Punto in borghese della polizia c’era il vicequestore Irene Di Emidio che, subito dopo gli spari, ha soccorso Alfonso Esposito, ferito alla mano destra da un proiettile esploso da De Santis. La Di Emidio e due agenti in servizio sul blindato erano stati ascoltati come testimoni durante il processo di primo grado a Rebibbia, ma evidentemente non era ancora emersa la vicinanza temporale (e fisica) tra blindato, Punto della polizia e spari. Alla luce della testimonianza dell’ispettore Fratini e del video "Azzarelli" cade quindi l’idea che quel 3 maggio 2014 la zona di Tor di Quinto fosse priva di controllo da parte delle forze dell’ordine. Il processo d’appello per la morte di Ciro Esposito riprenderà l’11 maggio, a Roma, nelle aule della città giudiziaria di piazzale Clodio. Sarà il momento delle conclusioni delle parti (accusa, parti civili e difese) e sicuramente si tornerà a parlare della presenza o meno delle forze dell’ordine in quel maledetto giorno di tre anni fa.

21 aprile 2017

Fonte: Ilposticipo.it

Omicidio Ciro Esposito, chiesto sconto di pena per Daniele De Santis

di Ginevra Spina

Davanti alla Corte d'Appello, il pg ha chiesto una condanna a vent'anni di reclusione per l'ultrà romanista Daniele De Santis, accusato di omicidio volontario: sparò al tifoso napoletano Ciro Esposito.

Il procuratore generale Vincenzo Saveriano ha chiesto che Daniele De Santis, l'ultrà romanista accusato dell'omicidio di Ciro Esposito, venga condannato a 20 anni di reclusione. Esposito, tifoso napoletano, era stato ferito mortalmente durante gli scontri a Roma che precedettero, il 3 maggio del 2014, la finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina. De Santis sparò contro il giovane: il proiettile ferì Ciro a un polmone e arrivò alla colonna vertebrale. Le condizioni del trentenne apparvero subito disperate. Ricoverato al Policlinico Agostino Gemelli di Roma, il tifoso napoletano morì dopo 53 giorni di agonia. Per la sua morte, nel maggio dello scorso anno, la Corte di Assise di Roma aveva condannato De Santis a 26 anni. Nel processo in corte D'Assise d'Appello, invece, è stata sollecitata una condanna a vent'anni, sei in meno rispetto alla condanna di primo grado. Il pg ha ribadito nei confronti del tifoso giallorosso l'accusa di omicidio volontario, ma ha chiesto che non venga riconosciuta l'aggravante dei futili motivi e di assolvere l'imputato dall'accusa di rissa "perché il fatto non sussiste". È stata sollecitata, inoltre, l'assoluzione per gli altri due imputati: Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, tifosi del Napoli nonché amici di Ciro Esposito. In primo grado i due furono condannati a 8 mesi di reclusione ciascuno per rissa e lesioni al volto riportate dallo stesso De Santis nel pestaggio avvenuto davanti al Ciak in viale Tor di Quinto. Erano stati ritenuti parte del gruppo che provocò gli scontri durante i quali Ciro venne ferito a morte. L'uomo ha assistito in aula alla requisitoria del pg, adagiato su una barella con la quale viene portato in aula durante tutte le udienze del processo a causa delle ferite riportate negli scontri di tre anni fa.

11 maggio 2017

Fonte: Ilgiornale.it

Chiesto lo sconto di pena per l'assassino di Ciro Esposito.

La madre: "Ora resta solo la legge di Dio"

Il pg Saveriano: vent'anni anziché 26 per Daniele De Santis.

Venti anni di reclusione, sei in meno rispetto alla condanna di primo grado. Questa la richiesta formulata oggi dal pg Vincenzo Saveriano nel corso dell'udienza del processo d'appello a carico di Daniele De Santis, l'ultrà romanista accusato e condannato a 26 anni in primo grado per la morte di Ciro Esposito, il giovane napoletano ferito poco prima della finale di coppa Italia Fiorentina-Napoli il 3 maggio del 2014 e morto dopo 53 giorni di agonia. Il procuratore generale ha ribadito nei confronti di De Santis l'accusa di omicidio volontario ma ha chiesto di non riconoscere l'aggravante dei futili motivi e di assolvere "Gastone" dall'accusa di rissa "perché il fatto non sussiste". Chiesta, invece, l'assoluzione per gli altri due imputati, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, tifosi del Napoli. In primo grado furono condannati a otto mesi di reclusione ciascuno per rissa e lesioni al volto dello stesso De Santis. "Ho veramente poco da dire. Finora pensavo di potermi affidare alla legge degli uomini, adesso ho capito che posso affidarmi solo a quella di Dio". Questa la reazione di Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito. "Da tutti i video e dall' audio registrato emerge con evidenza un omicidio assurdo, senza giustificazioni, con cui è stata stroncata la vita di un ragazzo di 29 anni - ha aggiunto - non capisco come si possa chiedere uno sconto".

11 maggio 2017

Fonte: Napoli.repubblica.it

Processo Ciro Esposito, De Santis verso uno sconto di pena

di Adriano Stabile

L’accusa in appello chiede 20 anni per l’ex ultras romanista, condannato in primo grado a 26. Vicini all’assoluzione i due tifosi napoletani sotto processo.

Va verso un probabile sconto di pena Daniele De Santis, l’ex ultras romanista condannato in primo grado a 26 anni di reclusione per l’assassinio di Ciro Esposito, tifoso del Napoli ferito a morte dai suoi spari il 3 maggio 2014 a Roma, prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina. Stamattina, nella terza udienza del processo davanti alla prima sezione della Corte d’Assise d’Appello di Roma, il procuratore generale Vincenzo Saveriano ha chiesto per De Santis una condanna a 20 anni per omicidio volontario, chiedendo anche di non riconoscere, rispetto alla più pesante sentenza di primo grado, l’aggravante dei futili motivi e di assolvere l’imputato dall’accusa di rissa "perché il fatto non sussiste". Chiesta inoltre l’assoluzione per gli altri due imputati, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, tifosi del Napoli, che in primo grado erano stati condannati a 8 mesi di reclusione ciascuno per rissa e lesioni nei confronti dello stesso De Santis.

COCAINA E PROSTITUTE PRIMA DEGLI SPARI A CIRO ESPOSITO - Nella sua conclusione il procuratore generale Saveriano ha ricordato i precedenti da stadio di De Santis (tra i quali c’è una pena patteggiata) e come l’ex esponente della Curva Sud della Roma avesse fatto uso di cocaina insieme a due prostitute la notte precedente all’omicidio di Ciro Esposito. Il magistrato della pubblica accusa ha poi sottolineato il fatto, provato da un video (il cosiddetto "video Azzarelli" negli atti di indagine), che Ciro Esposito non ha avuto il tempo materiale per aggredire realmente De Santis, essendo entrato nella scena del delitto per soli 8 secondi (prima di essere ferito a morte) di cui alcuni impiegati per percorrere i 51 metri che lo separavano da De Santis stesso.

L’AGGRESSIONE AL PULLMAN NAPOLETANO CON DUE PETARDI - La ricostruzione del p.g. Saveriano di quanto accaduto a Tor di Quinto in quel maledetto 3 maggio 2014 è analoga a quella scritta nelle motivazioni della sentenza di primo grado: De Santis avrebbe assaltato, lanciando due petardi, un pullman bloccato nel traffico, pieno di napoletani diretti allo Stadio Olimpico, prima di essere fermato dal gruppo di tifosi di cui faceva parte Ciro Esposito. Le testimonianze raccolte durante il processo di primo grado e in quello d’appello sembrano dimostrare come De Santis abbia tentato di scappare correndo, elemento che escluderebbe una precedente e violenta aggressione da parte di altri napoletani e quindi la "scriminante" per l’imputato della legittima difesa al momento degli spari. Soltanto dopo i colpi di arma da fuoco, secondo l’accusa, De Santis è stato selvaggiamente aggredito da altri tifosi del Napoli tanto da riportare la quasi amputazione della caviglia destra e altre gravi ferite.

NON CI FURONO COMPLICI NÉ PREMEDITAZIONE - Nell’escludere l’aggravante della premeditazione dell’omicidio, il p.g. Saveriano ha sottolineato come non ci siano tracce di telefonate di De Santis, nei giorni precedenti, per organizzare un agguato ai napoletani e come è probabile che non abbia avuto spalleggiatori né complici. Le persone che erano intorno a lui, viste da svariati testimoni, erano probabilmente soltanto curiosi provenienti dal vicino circolo sportivo, la Boreale, dove viveva De Santis. L’assenza degli spalleggiatori farebbe cadere così l’accusa di rissa. Esclusi dall’accusa anche i futili motivi. Parzialmente soddisfatti i legali di De Santis, gli avvocati Tommaso Politi e David Terracina, che, alla luce di quanto esposto dall’accusa, si sarebbero aspettati una richiesta intorno ai 14 anni di reclusione per omicidio volontario, comprese le attenuanti generiche già concesse in primo grado. Felici, ma ancora prudenti, gli avvocati difensori di Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti, ormai a un passo dall’assoluzione. La sentenza d’appello per i tre imputati è prevista per il 27 giugno, verosimilmente nel tardo pomeriggio, dopo le conclusioni degli avvocati di parti civile di Pasquale Esposito, Alfonso Esposito, Gennaro Fioretti e dei due legali a difesa di De Santis.

11 maggio 2017

Fonte: Ilposticipo.it

In corteo contro lo sconto di pena

"Verità e giustizia per Ciro Esposito"

di Pasquale Tina

Quattrocento persone hanno chiesto "verità e giustizia per Ciro" partecipando al corteo organizzato da Antonella Leardi e dalla famiglia Esposito per dire no alla riduzione di pena per Daniele De Santis, condannato in primo grado a 26 anni per l'omicidio del tifoso del Napoli morto a causa delle ferite riportate negli scontri prima della finale di Coppa Italia tra gli azzurri e la Fiorentina il 3 maggio 2014. Il pg di Roma, Vincenzo Saveriano, ha chiesto una pena di 20 anni nel processo di appello (che riprenderà il 27 giugno) a De Santis, e contro questa richiesta l'associazione "Ciro Vive" ha organizzato la marcia pacifica partita ieri intorno alle 11,30 nei pressi della stazione Toledo della metropolitana. Tante persone hanno indossato la maglia bianca con l'hashtag #Io-SonoCiroEsposito. La manifestazione si è conclusa in piazza Plebiscito, dove Antonella Leardi ha consegnato una lettera al prefetto Carmela Pagano. "Non mi sento sola, mi sento sbandata ha detto Antonella Leardi - perché una mamma che si sente dire dopo tre anni che non sussistono futili motivi per l'omicidio del proprio figlio è ovvio che si senta così. Ora vedremo cosa accadrà il 27 giugno, quando riprenderà il processo d'appello. Quello di mio figlio è stato un omicidio orribile e non dobbiamo mai dimenticare quanto accaduto. Non ci sarebbe dovuta essere alcuna marcia. Oggi chiediamo quello che abbiamo sempre chiesto con grande umiltà - ha concluso - Giustizia e verità. Una giustizia che non vuole arrivare, che ora vuole essere cambiata, e una verità che è stata sempre occultata. Lo chiediamo come genitori, come cittadini italiani".

18 giugno 2017

Fonte: La Repubblica

Momenti di tensione durante il processo di appello

per Daniele De Santis, ripreso martedì mattina a Roma

La madre dell’ultras giallorosso ha iniziato a criticare gli interventi degli avvocati delle difese e delle parti civili sul passato violento di suo figlio. Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, l'ha invitata con insistenza al silenzio. La Leardi, poi accompagnata da alcuni partenti fuori dall’aula, ha ricordato in maniera veemente che ad uccidere Ciro Esposito è stato Daniele De Santis.  Oggi sono in programma le arringhe delle parti civili e dei difensori dell'imputato.  Probabile che, in serata, ci sia la sentenza. Il pg Vincenzo Saveriano ha chiesto per De Santis, accusato di omicidio volontario, una riduzione di pena con condanna a 20 anni di reclusione.

27 giugno 2017

Fonte: Napoli.repubblica.it

Tensione tra la madre di Ciro Esposito e i genitori

di Daniele De Santis in aula: attesa la sentenza

di Valerio Renzi

Momenti di tensione in aula a Roma tra i genitori di Daniele De Santis e la mamma di Ciro Esposito, Antonella Leardi. Attesa per oggi la sentenza bis per l’omicidio del tifoso napoletano: chiesto uno sconto di pena per De Santis, già condannato in primo grado a 26 anni per omicidio volontario.

Tensione in aula a Roma questa mattina, durante l'udienza del processo di appello che vede imputato l'ultras giallorosso Daniele De Santis per l'omicidio di Ciro Esposito. La madre di De Santis, presente durante gli interventi della difesa e delle parti civili, ha interrotto più volte i legali, fino alla reazione della madre di Ciro Esposito Antonella Leardi, che l'ha invitata al silenzio fino a che non è stata accompagnata fuori da alcuni parenti presenti. Per oggi è attesa la sentenza di secondo grado. De Santis è stato già condannato a 26 anni, essendo stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario per aver sparato al giovane tifoso azzurro il 3 maggio 2014 nei pressi dello stadio Olimpico, dove si disputava la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Ciro Esposito sarebbe morto dopo 53 giorni di agonia. Il pg Vincenzo Saveriano ha chiesto una riduzione della pena per De Santis da 26 a 20 anni. Chiesta per i due tifosi napoletani che erano accusati di rissa, già condannati a 8 mesi. Ai microfoni di Fanpage.it Antonella Leardi aveva usato parole durissime per commentare la richiesta dello sconto di pena: "Sospetto che questo signore sia protetto in qualche modo. Io non mi so spiegare questo sconto di pena, io non mi sento protetta dallo Stato. Lo Stato ha fallito tre anni fa quando Ciro è stato ucciso e fallisce ancora oggi".

27 giugno 2017

Fonte: Roma.fanpage.it

Ridotta la pena a De Santis, il tifoso che uccise Ciro Esposito

16 anni in appello, in primo grado era stato condannato a 26 anni

ANSA - Sedici anni di reclusione, a fronte dei 26 inflittigli in primo grado. Questa la pena comminata in appello, a Roma, a Daniele De Santis, l'ex ultras giallorosso che uccise il napoletano Ciro Esposito poche ore prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli il 3 maggio 2014. La sentenza è stata emessa dalla prima Corte d'assise d'appello di Roma, presieduta da Andrea Calabria con Giancarlo De Cataldo. La riduzione della condanna a De Santis è motivata dall'assoluzione dall'ulteriore reato di rissa contestato, nonché dall'esclusione dell'aggravante dei futili motivi e della recidiva. "Incredibile... 10 anni di sconto per chi uccide un ragazzo. È tutto assurdo anche se, in ogni caso, ha retto l'impostazione della sentenza di primo grado. È un minimo di giustizia anche se l'assassino di Ciro Esposito dovrà scontare solo 16 anni di carcere". Lo ha affermato l'avvocato Angelo Pisani che, assieme al fratello Sergio, tutela gli interessi della famiglia di Ciro. I giudici d'appello hanno assolto gli altri due imputati, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, tifosi del Napoli, in primo grado condannati a 8 mesi di reclusione ciascuno per rissa e lesioni al volto dello stesso De Santis. "Siamo convinti che Daniele De Santis abbia agito per legittima difesa. Per questo, al di là della parziale soddisfazione legata alla riduzione della pena inflitta (dai 26 anni del primo grado ai 16 anni in appello, ndr), faremo ricorso in Cassazione, una volta lette le motivazioni della sentenza". È il primo commento dell'avvocato Tommaso Politi, difensore dell'ex ultrà della Roma Daniele De Santis. (Ansa)

27 giugno 2017

Fonte: Huffingtonpost.it

Morte Ciro Esposito, ridotta in appello la pena per De Santis: 16 anni

L’ultrà romanista era stato condannato in primo grado a 26 anni per aver ucciso il tifoso del Napoli. La famiglia della vittima: "Sconto assurdo". La difesa: "Soddisfazione parziale".

MILANO - Da 26 a 16 anni. È stata ridotta in appello la pena per Daniele De Santis, l’ex ultrà della Roma che prima della finale di Coppa Italia del 3 maggio 2014 uccise nella capitale il tifoso del Napoli Ciro Esposito. De Santis era in aula al momento della lettura della sentenza della Corte d’assise d’appello di Roma. Il procuratore generale Vincenzo Saveriano aveva chiesto per il tifoso giallorosso una condanna a 20 anni di reclusione per omicidio volontario. Lo sconto di pena è dipeso dall’assoluzione dal reato di rissa e dall’esclusione dell’aggravante per futili motivi e recidiva. Assolti gli altri due imputati, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, tifosi del Napoli, condannati in primo grado a 8 mesi ciascuno, per rissa e lesioni al volto dello stesso De Santis. LA FAMIGLIA ESPOSITO - "Assurdo". In un aggettivo, ripetuto più volte, c'è tutto il dolore e la delusione della famiglia di Ciro Esposito, per voce dei legali di fiducia: "Incredibile, è uno sconto di pena assurdo", è il commento degli avvocati Angelo e Sergio Pisani. "Dieci anni di sconto per chi uccide un ragazzo è assurdo. Comunque ha retto l'impostazione della sentenza di primo grado e abbiamo un minimo di giustizia". I LEGALI DI DE SANTIS - "La nostra è una soddisfazione molto parziale", spiegano invece i legali di De Santis, Tommaso Politi e David Terracina: "Un minimo di chiarezza è stato fatto attorno a questa vicenda molto condizionata dal clamore mediatico". Annunciato il ricorso in Cassazione: "La nostra tesi permane quella della legittima difesa".

27 giugno 2017

Fonte: Gazzetta.it

Omicidio Ciro Esposito, pena ridotta in appello per De Santis

di Viviana Lanza

Sentenza di condanna ma pena ridotta di dieci anni, da 26 anni a 16 anni di reclusione, rispetto alla sentenza di primo grado. È questo il verdetto dei giudici d'appello che hanno riconosciuto l'ex ultrà romanista Daniele De Santis colpevole per l'omicidio di Ciro Esposito, il giovane napoletano ucciso a Roma poco prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli del maggio 2014. La prima Corte d'assise d'appello lo ha condannato a 16 anni di reclusione per omicidio volontario, così riformando di dieci anni la sentenza che il 24 maggio 2016, a poco più di due anni da quell'episodio, era stata pronunciata in primo grado. Chiaro il perché della riduzione della condanna (già il Procuratore generale aveva sollecitato 20 anni di reclusione): i giudici hanno assolto De Santis dal reato satellite di rissa e nei suoi confronti hanno escluso l'aggravante dei futili motivi contestata e la recidiva. In più, il processo di oggi riguardava anche due ulteriori imputati, accusati entrambi di rissa e lesioni in danno dello stesso De Santis. Condannati in primo grado a 8 mesi di reclusione ciascuno, oggi sono stati mandati assolti "perché il fatto non sussiste". Ciro Esposito fu ferito gravemente con un colpo di pistola al torace nel corso di un assalto al pullman di tifosi del Napoli scoppiato nella zona di viale di Tor di Quinto durante il pre-partita della finale di Coppa Italia del 2014. Morì al Policlinico Gemelli dopo un'agonia di 53 giorni. De Santis oggi era l'unico degli imputati presenti in aula. Prima adagiato su una barella (porta ancora su una gamba i segni terribili di quell'episodio), poi ha seguito le arringhe dei suoi avvocati seduto accanto a loro, e alla fine ha assistito alla lettura del dispositivo della sentenza in piedi sostenuto da due stampelle senza manifestare alcuna reazione. I difensori di De Santis, Tommaso Politi e David Terracina, a fine udienza, hanno manifestato una "soddisfazione molto parziale, per un principio di chiarezza che è stato fatto attorno a questa vicenda molto condizionata dal clamore mediatico". "La nostra tesi permane quella della legittima difesa - hanno annunciato gli avvocati - Faremo ricorso per Cassazione". "Incredibile, uno sconto di pena assurdo - hanno invece commentato gli avvocati Angelo e Sergio Pisani, legali della famiglia Esposito - Dieci anni di sconto per chi uccide un ragazzo è assurdo. Comunque ha retto l'impostazione della sentenza di primo grado e abbiamo un minimo di giustizia, anche se l'assassino di Ciro Esposito dovrà scontare solo 16 anni di detenzione".

27 giugno 2017

Fonte: Ilmessaggero.it

Ciro Esposito, la Corte d'appello riduce la pena a De Santis: 16 anni

di Pasquale Tina

In primo grado l'ultrà era stato condannato a 26 anni. I legali della famiglia del tifoso azzurro: "Incredibile" Momenti di tensione tra Antonella Leardi e i genitori di De Santis.

È stata ridotta a 16 anni nel processo d’appello la condanna a Daniele De Santis, l’ultras colpevole della morte di Ciro Esposito, scomparso al Policlinico Gemelli dopo 53 giorni di agonia, a seguito delle ferite riportate il 3 maggio 2014 prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. De Santis in primo grado era stato condannato a 26 anni. La famiglia Esposito è pronta a ricorrere in Cassazione. La riduzione della condanna a De Santis è motivata, secondo la prima Corte d'assise d'appello di Roma, presieduta da Andrea Calabria con Giancarlo De Cataldo, dalla dall'assoluzione dall'ulteriore reato di rissa contestato, nonché dall'esclusione dell'aggravante dei futili motivi e della recidiva. I giudici d'appello hanno assolto gli altri due imputati, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, tifosi del Napoli, in primo grado condannati a 8 mesi di reclusione ciascuno per rissa e lesioni al volto dello stesso De Santis. "Incredibile... 10 anni di sconto per chi uccide un ragazzo. È tutto assurdo anche se, in ogni caso, ha retto l'impostazione della sentenza di primo grado. È un minimo di giustizia anche se l'assassino di Ciro Esposito dovrà scontare solo 16 anni di carcere". Lo ha affermato l'avvocato Angelo Pisani che, assieme al fratello Sergio, tutela gli interessi della famiglia di Ciro. "La nostra è una soddisfazione molto parziale, per un principio di chiarezza che è stato fatto attorno a questa vicenda molto condizionata dal clamore mediatico". Così i legali di Daniele De Santis, avvocati Tommaso Politi e David Terracina, commentano la sentenza di oggi dei giudici d'appello nel processo per la morte di Ciro Esposito. "La nostra tesi permane quella della legittima difesa - hanno aggiunto - Faremo ricorso per Cassazione".

27 giugno 2017

Fonte: Napoli.repubblica.it

Ciro Esposito, per Daniele De Santis pena ridotta in appello da 26 a 16 anni

Per gli avvocati della famiglia Esposito è "uno sconto di pena assurdo". I legali dell'ex ultras giallorosso sostengono la legittima difesa e annunciano il ricorso in Cassazione.

Sedici anni di reclusione, dieci in meno rispetto alla condanna di primo grado. Si è concluso il processo di appello di Daniele "Gastone" De Santis, l’ex ultras romanista che sparò al tifoso napoletano Ciro Esposito il 3 maggio 2014, poche ore prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, e poi morto dopo 53 giorni al policlinico Gemelli per le conseguenze di quelle ferite. Sono state escluse le aggravanti di futili motivi e di recidiva, ed è stato assolto dal reato di rissa: così la pena è stata ridotta da 26 a 16 anni. "Uno sconto di pena assurdo", hanno commentato gli avvocati Angelo e Sergio Pisani, legali della famiglia Esposito. Lo scorso 24 maggio De Santis era stato condannato dalla Terza Corte d’assise di Roma a 26 anni. Per il processo di appello era stata chiesta la riduzione della pena a 20 anni: l’associazione "Ciro Vive" era scesa in piazza per protestare, in una marcia per le vie di Napoli, dove aveva partecipato anche la madre di Ciro, Antonella Leardi. I giudici d’appello oggi hanno anche assolto gli altri due imputati, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, i due tifosi del Napoli entrambi condannati in primo grado a 8 mesi di reclusione per rissa e lesioni al volto dello stesso De Santis. La sentenza è stata emessa dalla prima Corte d’assise d’appello di Roma, presieduta da Andrea Calabria con Giancarlo De Cataldo. "Dieci anni di sconto per chi uccide un ragazzo è assurdo" hanno dichiarato gli avvocati della famiglia Esposito. "Comunque ha retto l’impostazione della sentenza di primo grado e abbiamo un minimo di giustizia, anche se l’assassino di Ciro Esposito dovrà scontare solo 16 anni di detenzione". I legali di De Santis, Tommaso Politi e David Terracina, hanno parlato di "soddisfazione molto parziale" per aver fatto "chiarezza che è stato fatto attorno a questa vicenda molto condizionata dal clamore mediatico". Tuttavia ricordano che la loro tesi "rimane quella della legittima difesa. Faremo ricorso per Cassazione".

27 giugno 2017

Fonte: Ifattoquotidiano.it

Omicidio Ciro Esposito, De Santis condannato a 16 anni

di Gianni Carotenuto

Condanna in secondo grado a 16 anni di carcere per Daniele De Santis, l'ultrà giallorosso accusato dell'omicidio del tifoso napoletano Ciro Esposito.

La Corte d'assise d'appello di Roma ha condannato a 16 anni di carcere per omicidio volontario Daniele De Santis, l'ex ultrà della Roma accusato di avere ucciso Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito il 3 maggio del 2014 alla vigilia della finale di Coppa Italia negli incidenti scoppiati a Tor di Quinto e deceduto all'ospedale Gemelli dopo 53 giorni di agonia. Dunque la Corte ha accolto solo in parte la richiesta dell'accusa - rappresentata dal procuratore generale Vincenzo Saveriano - che chiedeva per l'imputato una condanna a 20 anni di reclusione. De Santis, che in primo grado era stato condannato a 26 anni, ha così ottenuto uno sconto di 6 anni tra primo e secondo grado, mentre sono stati assolti i due co-imputati e amici della vittima Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito. Erano stati processati per rissa e in primo grado avevano subito una condanna a 8 mesi. Lo sconto di pena concesso a De Santis si spiega con l'assoluzione dal reato di rissa e con l'esclusione dell'aggravante dei futili motivi e della recidiva. L'imputato era in aula quando la corte d'assise d'appello di Roma ha letto la sentenza. La sera del 3 maggio 2014 si giocava allo stadio Olimpico di Roma la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina e l'ultrà giallorosso De Santis, 48 anni, aveva aspettato l'arrivo dei tifosi napoletani per tirare un colpo di pistola a un rivale: la sfortunata vittima fu il 30enne Ciro Esposito, che morì un mese e mezzo dopo il trasporto in ospedale. "Siamo convinti che Daniele De Santis abbia agito per legittima difesa - le parole dell'avvocato di De Santis subito dopo la lettura della sentenza di secondo grado - Per questo, al di là della parziale soddisfazione legata alla riduzione della pena inflitta, faremo ricorso in Cassazione, una volta lette le motivazioni della sentenza". Costernazione invece è stata espressa dal legale della famiglia di Ciro Esposito. "Incredibile... Dieci anni di sconto per chi uccide un ragazzo, assurdo", il commento di Angelo Pisano. "C'erano i video, prove inconfutabili, ma la giustizia ? Comunque ha retto l'impostazione della sentenza di primo grado e un minimo di giustizia con l'assassino di Ciro Esposito che dovrà scontare, solo, sedici anni di detenzione", il commento dell'avvocato. Ben più lapidarie le parole di Antonella Leardi, madre di Ciro: "Non mi rimane che rimettermi nelle mani di Dio e aspettare la giustizia divina".

27 giugno 2017

Fonte: Ilgiornale.it

LA SENTENZA / PENA RIDOTTA IN APPELLO, L'IRA DEI PARENTI DI CIRO

Sconto per De Santis: 16 anni per la morte di Esposito

di Francesco Salvatore

ROMA - Sconto di pena in secondo grado per Daniele De Santis, l'ex ultras romanista accusato di omicidio volontario per aver sparato e ucciso il tifoso napoletano Ciro Esposito nel pre-partita della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina del 4 maggio 2014. La Corte d'Appello ha condannato De Santis a 16 anni di reclusione, a fronte dei 26 ricevuti dalla Corte d'Assise. Il procuratore generale Vincenzo Saveriano aveva chiesto una condanna a 20 anni di carcere. A influire sul quantum della pena l'assoluzione dall'accusa di rissa e l'esclusione dell'aggravante dei futili motivi, legati alla rivalità sportiva, oltre che della recidiva. Secondo il pg, infatti, De Santis avrebbe agito da solo senza un movente preordinato legato ad antagonismi fra tifoserie. "Grazie" ha sussurrato ai propri difensori l'imputato, al termine della lettura del dispositivo. Composta, al termine dell'udienza, la reazione della mamma di Esposito: "Questa non è giustizia. L'importante, però, è che abbiano confermato che è un assassino". "Sono soddisfatto dello sconto, che è già qualcosa - ha detto il papà di De Santis - ma secondo noi è stata legittima difesa".

28 giugno 2017

Fonte: La Repubblica

Per l'ultrà del Napoli ucciso sconto di 10

anni a De Santis escluse rissa e aggravanti

di Francesco Salvatore

Nessun agguato preordinato. Nessuna rissa e aggressione legata a rivalità sportive. Sconto di pena in Appello per Daniele De Santis, l'ex ultras romanista accusato di aver ucciso a colpi di pistola Ciro Esposito, il 29enne di Scampia colpito da due proiettili nei pressi dello stadio Olimpico nel prepartita della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina del 4 maggio 2014, e poi morto quasi due mesi dopo all'ospedale Gemelli. La prima sezione della Corte d'Appello ha condannato De Santis alla pena di 16 anni di reclusione per omicidio volontario. Scontandogli 10 anni di pena rispetto alla sentenza di primo grado, in cui aveva ricevuto una condanna a 26 anni. "Grazie", ha sussurrato ai suoi difensori, subito dopo la lettura del dispositivo. I giudici lo hanno assolto dall'accusa di rissa e hanno escluso l'aggravante dei futili motivi, contestata nella formula della rivalità sportiva, oltre che la recidiva. Lo stesso procuratore generale Vincenzo Saveriano, nell'ambito della sua requisitoria, aveva chiesto uno sconto a 20 anni di carcere. In sostanza il magistrato ha sostenuto che quanto commesso da De Santis non sia frutto di un agguato pianificato con altre persone, legato a faide di tipo sportivo, quanto un'aggressione gratuita e isolata. La Corte d'Appello ha assolto anche gli altri due tifosi napoletani che erano presenti nei drammatici momenti in cui la vittima veniva colpita: per Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito sono cadute le accuse di rissa e lesioni. Composta, al termine della lettura della sentenza, la reazione di Antonella Leardi, mamma di Ciro: "L'importante è che abbiano confermato che De Santis è un assassino - ha detto delusa - c'è poco altro da aggiungere rispetto a quanto detto nell'aula processuale. Questa non è giustizia. È la conferma che la giustizia non esiste". Interdetto l'avvocato Angelo Pisani, difensore della famiglia Esposito: "Ha retto l'impostazione della sentenza di primo grado. Incredibile però lo sconto di 10 anni". Diversa la reazione dei parenti dell'imputato: "Sono soddisfatto dello sconto, che è già qualcosa - ha detto il papà di De Santis - Daniele voleva solo difendersi". Dello stesso tenore le dichiarazioni del difensore dell'imputato: "La nostra è una soddisfazione parziale - ha detto l'avvocato Tommaso Politi che difende De Santis insieme all'avvocato David Terracina - la nostra tesi è quella della legittima difesa e per questo faremo ricorso in Cassazione". Nel suo esame in Corte d'Assise, ma anche in precedenza con una lettera scritta di suo pugno, De Santis aveva confessato di aver sparato dopo essere stato rincorso e aggredito a più riprese da un gruppo di tifosi: "La pistola non era mia. Avevo una marea di gente addosso e uno mi ha colpito con il calcio della pistola alla testa, ma con un tira e molla sono riuscito a strappargliela. Avevo la vista offuscata dal sangue, ho sparato alla cieca".

28 giugno 2017

Fonte: La Repubblica

LA MADRE ANTONELLA LEARDI: "SOLO DIO MI DARÀ GIUSTIZIA".

Ciro, sconto di 10 anni all'assassino

di Irene De Arcangelis

Tre anni di dolore per la perdita del figlio, unico lenitivo per andare avanti quella condanna a ventisei anni di carcere per l'uomo che l'aveva ucciso. Ieri la ferita di mamma Antonella si è riaperta di nuovo. Quella condanna in primo grado è stata ridotta in appello di dieci anni. Dieci anni di carcere in meno per Daniele De Santis, l'assassino di Ciro Esposito, ragazzo di Scampia ammazzato a Roma prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli del 3 maggio 2014. L'ex ultras romanista sconterà solo dieci anni. "Magari li avessero regalati a mio figlio, quei 10 anni, sarebbe ancora qui - sono le parole amare di Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito - Che poteva fare Ciro con dieci anni di vita in più ? Intanto sarebbe morto a quarant'anni. Sarebbe stata un'altra storia. Forse sarebbe diventato padre, e forse avrebbe visto qualcosa di più della vita. Gli anni di pena sicuramente non ci riportano indietro nostro figlio - continua - ma abbiamo sempre sperato che la pena fosse un monito esemplare affinché queste cose non avvengano più. Si vede che la legge italiana tutela i suoi cittadini così". Dolore e ora rassegnazione per un incubo che non finisce. E che, anzi, per la famiglia del ragazzo ucciso trova nuova linfa vitale nella promessa dei legali di De Santis, Tommaso Politi e David Terracina: "È una soddisfazione parziale. La nostra tesi permane quella della legittima difesa, faremo ricorso in Cassazione". Dieci anni di meno per chi ha ucciso, un delitto prima della finale di Coppa Italia avvenuto durante i tafferugli tra tifosi. Poi De Santis che spunta dal nulla e ferisce a morte Ciro. Non lo ammazza, lo riduce però in agonia per cinquantatré giorni. De Santis viene arrestato qualche giorno dopo l'aggressione, mentre la vicenda si arricchisce di episodi raccapriccianti come le scritte sui muri di Roma contro Ciro: "Ciro boom", "De Santis libero". Il 25 giugno 2014, esattamente tre anni e due giorni fa, Ciro muore. Intanto De Santis è inchiodato dalle perizie della polizia scientifica: c'era polvere da sparo sui suoi guanti. L'accusa chiede l'ergastolo per l'ultras romanista che, con gravi problemi di deambulazione, compare in aula in Assise su una sedia a rotelle. Il 26 maggio 2016 viene condannato a ventisei anni di carcere. Quindi l'appello - il procuratore generale aveva chiesto vent'anni di reclusione - e ieri la sentenza con il forte sconto di pena. Motivo: è caduta l'accusa di rissa e soprattutto è caduta l'aggravante dell'omicidio per futili motivi. Il processo di ieri riguardava anche due ulteriori imputati, accusati entrambi di rissa e lesioni in danno dello stesso De Santis. Condannati in primo grado a otto mesi di reclusione ciascuno, ieri sono stati mandati assolti "perché il fatto non sussiste". "Non so cosa faremo a questo punto, non ne abbiamo ancora parlato con i nostri legali". Antonella Leardi sta tornando da Roma con il marito, non ha mancato una sola udienza. "Anche oggi lui (De Santis) era lì. Stavolta era in piedi e in prima linea. Non so se mi ha guardato, ma stavolta non mi sono girata per incontrare il suo sguardo". E suo marito ? "È con me, ma almeno io parlo, cerco di metabolizzare. Invece lui non dice più una parola. Era un po' quello che abbiamo sempre temuto, il fatto di non avere giustizia. Ora non mi rimane che rimettermi nelle mani di Dio e aspettare la giustizia divina... Ma mi chiedo una cosa: uccidere come è stato ucciso mio figlio, non è un omicidio per motivi futili ? Una violenza come quella prima di una partita, quali motivi può nascondere se non quelli futili ?".

28 giugno 2017

Fonte: La Repubblica

Delitto Ciro Esposito, per la Corte d'Appello "una bravata". La madre: "Ucciso una seconda volta"

Per i magistrati non fu un agguato, ma "una scomposta azione dimostrativa"

"Con questa sentenza hanno ucciso mio figlio un'altra volta". Così la madre di Ciro Esposito, Antonella Leardi, ha commentato con il suo avvocato, secondo una nota, le motivazioni della sentenza d'appello per l'omicidio del tifoso del Napoli. "Una bravata" secondo i giudici della Corte d'Appello di Roma quella di Daniele De Santis, detto Gastone, l'ultrà della Roma condannato a 16 anni in secondo grado dopo averne avuti 26 in primo grado. Per i magistrati l'azione di De Santis non fu un agguato, ma "una scomposta azione dimostrativa". Esposito fu ucciso da un colpo di pistola sparato da "Gastone" il 3 maggio 2014 prima della finale di Coppa Italia a Roma tra Napoli e Fiorentina. "Le ho spiegato che non c'è alcuna azione che si può fare né rimedio giuridico contro questa cosa - ha detto l'avvocato della madre del giovane, Angelo Pisani - Questa è la giustizia italiana. L'unica cosa che possiamo fare è scrivere in un libro quanta amarezza ha subìto una vittima innocente. Come non hanno rispettato la sua memoria".

9 settembre 2017

Fonte: Napoli.repubblica.it

Le motivazioni della sentenza

Omicidio Esposito, il tifoso ucciso da "una bravata" di De Santis

La mamma: è morto due volte

di Titti Beneduce

I giudici d’Appello spiegano la riduzione della pena da 26 a 16 anni: "Non ci fu un agguato ai bus dei napoletani, compì una scomposta azione dimostrativa". L’avvocato Pisani: "Lettera a Mattarella". De Magistris: "Si sminuisce barbaro omicidio".

"Una bravata": questo, secondo i giudici della Corte d’assise d’appello di Roma, fece il tifoso giallorosso Daniele De Santis quel 3 maggio 2014, prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, quando fu ferito Ciro Esposito. Le sorprendenti motivazioni della sentenza con cui i giudici lo scorso giugno ridussero la condanna nei suoi confronti da 26 a 16 anni (e che indussero la mamma di Ciro a gridare tutta la sua rabbia) sono state depositate in cancelleria e pubblicate dal Corriere della Sera. L’agguato ai danni dei tifosi napoletani, di cui hanno riferito numerosi testimoni, è solo "presunto": "Dei botti, delle bombe carta, dei fumogeni, dei sassi dai quali i napoletani sarebbero stati bersagliati - si legge nelle motivazioni - non si è rinvenuta alcuna traccia. E la ragione è comprensibile: quei botti e quelle bombe sono il frutto della suggestione collettiva, di una ricostruzione ex post". Secondo i giudici (presidente Andrea Calabria, a latere Giancarlo De Cataldo, l’autore del best seller Romanzo criminale, che è anche estensore delle motivazioni) Ciro Esposito, che sarebbe morto dopo lunghi giorni di sofferenza, se la andò a cercare. De Santis non fece da esca: "La predisposizione di un agguato impone la certezza o quantomeno l’elevata probabilità che l’esca possa attirare le vittime nel luogo prestabilito. Ma se i tifosi napoletani si posero all’inseguimento di Daniele De Santis ciò accadde per la decisione repentina di Ciro Esposito e di chi si trovava con lui: decisione, come riferito da Alfonso Esposito (altro tifoso napoletano, ndr), di regolare i conti". "Con questa sentenza hanno ucciso mio figlio un’altra volta". Così la madre di Ciro Esposito, Antonella Leardi, ha commentato con il suo avvocato, secondo una nota, le motivazioni della sentenza d’appello per l’omicidio del tifoso del Napoli. "Una bravata" secondo i giudici della Corte d’Appello di Roma quella di Daniele De Santis, l’ultrà della Roma condannato a 16 anni in secondo grado dopo averne avuti 26 in primo grado. Le motivazioni dell’appello sono sintetizzate oggi in un articolo nelle pagine locali del Corriere della Sera. Per i magistrati l’azione di De Santis non fu un agguato, ma "una scomposta azione dimostrativa". Esposito fu ucciso da un colpo di pistola sparato da "Gastone" il 3 maggio 2014 prima della finale di Coppa Italia a Roma tra Napoli e Fiorentina. "Le ho spiegato che non c’è alcuna azione che si può fare né rimedio giuridico contro questa cosa - ha detto l’avvocato della madre del giovane, Angelo Pisani - Questa è la giustizia italiana. L’unica cosa che possiamo fare è scrivere in un libro quanta amarezza ha subito una vittima innocente. Come non hanno rispettato la sua memoria".

9 settembre 2017

Fonte: Corrieredelmezzogiorno.corriere.it

Omicidio Ciro Esposito, i giudici: tifoso del Napoli ucciso da bravata

Secondo i giudici della Corte d’assise d’appello di Roma, fu "una bravata" quella del tifoso giallorosso Daniele De Santis, il 3 maggio 2014, prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, quando fu ferito Ciro Esposito, il tifoso napoletano che poi morì dopo giorni di agonia.

Le motivazioni della sentenza con cui i giudici lo scorso giugno ridussero la condanna nei suoi confronti da 26 a 16 anni (e che indussero la mamma di Ciro a gridare tutta la sua rabbia) sono state depositate in cancelleria e pubblicate dal Corriere della Sera. L’agguato ai danni dei tifosi napoletani, di cui hanno riferito numerosi testimoni, è solo "presunto": "Dei botti, delle bombe carta, dei fumogeni, dei sassi dai quali i napoletani sarebbero stati bersagliati - si legge nelle motivazioni - non si è rinvenuta alcuna traccia. E la ragione è comprensibile: quei botti e quelle bombe sono il frutto della suggestione collettiva, di una ricostruzione ex post".

9 settembre 2017

Fonte: Ilmattino.it

Ciro Esposito La mamma: "Che bravata così me lo hanno ucciso di nuovo"

Napoli - "Con questa sentenza hanno ucciso mio figlio un'altra volta". Così la madre di Ciro Esposito, Antonella Leardi, ha commentato con il suo avvocato, secondo una nota, le motivazioni della sentenza d'appello per l'omicidio del tifoso del Napoli. "Una bravata" secondo i giudici della Corte d'Appello di Roma quella di Daniele De Santis, l'ultrà della Roma condannato a 16 anni in secondo grado dopo averne avuti 26 in primo grado. Le motivazioni dell'appello sono sintetizzate oggi in un articolo nelle pagine locali del Corriere della Sera. Per i magistrati l'azione di De Santis non fu un agguato, ma "una scomposta azione dimostrativa". Esposito fu ucciso da un colpo di pistola sparato da "Gastone" il 3 maggio 2014 prima della finale di Coppa Italia a Roma tra Napoli e Fiorentina. "Le ho spiegato che non c'è alcuna azione che si può fare né rimedio giuridico contro questa cosa - ha detto l'avvocato della madre del giovane, Angelo Pisani -. Questa è la giustizia italiana. L'unica cosa che possiamo fare è scrivere in un libro quanta amarezza ha subìto una vittima innocente. Come non hanno rispettato la sua memoria".

9 settembre 2017

Fonte: Ilmattino.it

Sentenza Ciro Esposito le parole che stupiscono

di Vittorio Del Tufo

Le sentenze si rispettano e non si giudicano: è un principio che vale sempre e deve valere anche stavolta. Tuttavia desta un certo stupore veder ribaltata, a distanza di tre anni dall’omicidio di Ciro Esposito, la ricostruzione di quanto avvenne quella maledetta sera del 3 maggio 2014. Desta un certo stupore, al di là della riduzione della pena da 26 a 16 anni per il balordo che tirò il grilletto, Daniele De Santis, veder ribaltato il ruolo dei protagonisti e scoprire che l’agguato contro il bus dei napoletani fu una "suggestione collettiva". E desta stupore che si sia scelto di accostare il termine "bravata" all’azione scellerata del capo ultrà romanista che affrontò, armato, le carovane di tifosi napoletani in trasferta nella Capitale per assistere alla finale di Coppa Italia tra il Napoli e la Fiorentina. Quel termine - bravata - non viene utilizzato certo per giustificare l’omicidio, ma per descrivere la "scomposta azione dimostrativa" di De Santis che volle affrontare i tifosi azzurri. E che, dopo averli affrontati come uno spaccone in vena di sceneggiate, avrebbe tirato il grilletto, esplodendo più colpi in rapida successione, dopo essere stato colpito da Ciro "con un pugno alla testa, mentre era già in fuga". Una bravata è una bravata, un omicidio è un omicidio e una sentenza è una sentenza. Quella, di appello, della prima corte d’Assise di Roma riscrive completamente la verità giudiziaria su una tragedia che ha toccato il sangue vivo di un’intera città. E riapre una ferita che non ha mai smesso, certo, di sanguinare, ma che sembrava parzialmente lenita da una giustizia riparatrice. Oggi l’immagine di Ciro viene sporcata, l’aggredito diventa aggressore e questo cozza con tutte le ricostruzioni fin qui fornite. Una diversa qualificazione giuridica del reato tra primo e secondo grado ci può stare; ciò che sorprende, e non poco, è il ribaltamento totale della ricostruzione dei fatti. Nessun raid, nessun agguato premeditato, nessun complice per "Gastone" De Santis. E nessuna traccia dei botti, delle bombe carta e dei sassi con i quali sarebbero stati bersagliati i napoletani. Ma è soprattutto l’immagine di Ciro Esposito che da vittima diventa provocatore a cozza con tutte le ricostruzioni fatte in sede investigativa e fin qui note. E con la memoria che la famiglia, e una città intera, hanno il diritto di difendere.

9 settembre 2017

Fonte: Ilmattino.it

Omicidio Ciro Esposito, la sentenza choc:

"Tifoso del Napoli ucciso da bravata"

di Giuseppe Crimaldi

Non ci fu agguato. Non ci fu alcuna rissa. Le bombe carta ? Una "suggestione collettiva". L'atto è stato appena depositato in cancelleria ma fa già discutere. Parliamo delle motivazioni della sentenza di appello dei giudici della prima Corte di Assise di Roma, i quali - pur confermando la sentenza di condanna per l'imputato - hanno ridotto la pena inflitta a Daniele De Santis per l'omicidio di Ciro Esposito. I 26 anni comminati in primo grado si sono così ridotti a 16. Ma è su alcuni passaggi di tali motivazioni che si alimenta il fuoco delle polemiche con le dichiarazioni dei difensori di parte civile e dei familiari di Ciro Esposito. Una "bravata". Per tre volte il giudice estensore della sentenza usa questa parola per definire l'assurdo comportamento dell'ex capo ultrà romanista che la sera del 3 maggio del 2014 decise di armarsi per affrontare le carovane di tifosi napoletani in trasferta nella Capitale per assistere alla finale di Coppa Italia tra il Napoli e la Fiorentina. Su quel termine - "bravata" - si addensano già critiche e sottolineature. Ma c'è di più. Per i giudici dell'appello non vi fu alcun raid, nessun agguato premeditato teso contro le carovane di tifosi azzurri da parte degli ultrà romanisti. "Dei botti - scrivono i magistrati riferendosi alle fasi immediatamente precedenti al dramma - delle bombe carta e dei sassi con i quali sarebbero stati bersagliati i napoletani non si è rinvenuta traccia. Quei botti e quelle bombe sono il frutto della suggestione collettiva, di una ricostruzione ex post". Ed ancora: "Se i tifosi napoletani si posero all'inseguimento di De Santis ciò accadde per la decisione repentina di Ciro Esposito e di chi si trovava con lui: decisione finalizzata a regolare i conti". Ma quali conti ? Trentadue pagine per riscrivere la verità giudiziaria di una tragedia. Nessun dubbio sulla circostanza che fu "Gastone" a sparare a Ciro. Perché prima di sparare - si legge nella sentenza - fu De Santis, autore della "bravata contro i pullman", ad affrontare e insultare le carovane di supporter azzurri per poi essere aggredito dai napoletani. Dalla ricostruzione emerge che Ciro insieme ad altri amici si accorge di De Santis e lo insegue. "Esposito - si legge ancora - colpì De Santis con un pugno alla testa quando Gastone era già in fuga. Poi i colpi di pistola esplosi in rapida successione". Respinta anche l'ipotesi della legittima difesa: "De Santis aveva posto le condizioni obiettive che provocarono la sequenza di eventi destinati a culminare nell'omicidio di Ciro. Egli provocò una situazione di oggettivo pericolo scagliando oggetti contro il pullman dei napoletani, dandosi poi alla fuga dopo la scomposta azione dimostrativa". Non ci fu, insomma, nessuna imboscata, De Santis non agì da "esca" in quanto sarebbe stato da solo, e nemmeno seguì alcuna rissa (sono infatti stati assolti dal reato gli altri due imputati, entrambi napoletani). Chiuso anche il capitolo sui presunti complici che avrebbero spalleggiato l'imputato che, avendo agito a volto scoperto e nei pressi del luogo in cui viveva, non può considerarsi responsabile di aver premeditato alcun raid. De Santis agì dunque senza complici. Ce n'è anche per gli stessi tifosi azzurri che quel pomeriggio di tre anni fa confluivano nella zona di Tor di Quinto per poi raggiungere lo stadio Olimpico: "Alcuni gioiosamente, altri meno", scrivono i magistrati, sottolineando come quello stesso tragitto fu percorso dal capo ultrà azzurro "Genny 'a carogna" e da altri facinorosi. De Santis cercò riparo dietro una palizzata e dopo essere stato colpito con un pugno da Ciro Esposito estrasse la pistola sparando "poiché ben consapevole del potenziale rischio che egli stesso correva". Di qui la conclusione: "De Santis non si limitò ad esibire la pistola o a sparare in aria a scopo intimidatorio e nemmeno mirò a parti non vitali del corpo dei suoi contendenti. Esplose ben cinque colpi ad altezza uomo, quattro dei quali andarono a segno. La ripetizione dei colpi è indice di volontarietà di ferire".

10 settembre 2017

Fonte: Ilmattino.it

Sentenza d'appello per Ciro Esposito, la mamma

e gli amici: "Ci sentiamo oltraggiati e presi in giro"

di Oscar De Simone

Nel corso di una riunione nella sede dell'associazione "Ciro Vive" a Scampia, questo pomeriggio, si è discusso dei nuovi progetti per il prossimo futuro e della sentenza d'appello per l'omicidio del giovane tifoso. "Siamo tutti indignati da questa sentenza" dichiara Claudio, "siamo ancora fiduciosi nella magistratura ma nel frattempo siamo sconvolti ed increduli dalle notizie che ci arrivano da Roma". Anche Antonella Leardi, la madre di Ciro, è incredula è in nasconde il suo rammarico. "L'uso di questa terminologia è fuori luogo ed è oltraggioso. Mi sento scandalizzata da questa sentenza è da questa bravata. C'è la testimonianza dello stesso Ciro ed i video di cui non tiene conto. Adesso speriamo nella cassazione e nella giustizia divina da cui nessuno potrà sottrarsi".

10 settembre 2017

Fonte: Ilmattino.it

"La Corte d'appello Ciro fu ucciso per una bravata"

di Dario Del Porto

"Insofferente della presenza dei tifosi napoletani in quello che considera il proprio territorio di ultrà, De Santis attua una "bravata" lanciando oggetti contro un pullman" di sostenitori azzurri. Comincia così, nella ricostruzione della Corte di Appello di Roma, il pomeriggio di follia che il 3 maggio del 2014, nella zona di Tor di Quinto, alla vigilia della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina sfociò nell'omicidio di Ciro Esposito. Il giovane tifoso del Napoli fu assassinato dai colpi di pistola esplosi da Daniele De Santis detto Gastone, ultrà romanista. In primo grado, l'imputato era stato condannato a 26 anni. In appello, la pena è stata ridotta a 16 anni, con l'assoluzione per il reato di rissa e l'esclusione dell'aggravante dei futili motivi oltre che della recidiva. Nelle motivazioni della sentenza, il collegio (presidente Andrea Calabria, estensore Giancarlo De Cataldo, il giudice - scrittore autore di "Romanzo Criminale") usa più volte, sia pure fra virgolette, il termine "bravata" per definire il gesto compiuto da De Santis nei confronti degli autobus che stavano trasportando i tifosi del Napoli allo stadio. Ma questa espressione, al di là delle argomentazioni giuridiche, amareggia la mamma di Ciro, Antonella Leardi. "La signora Leardi - afferma l'avvocato Angelo Pisani, legale di parte civile con l'avvocato Sergio Pisani - mi ha detto che, con questa sentenza, le hanno ucciso il figlio per la seconda volta. Le ho spiegato che non c'è alcuna azione che si possa fare né rimedio giuridico. Questa è la giustizia italiana. L'unica cosa che possiamo fare è scrivere in un libro quanta amarezza ha subìto una vittima innocente. Come non hanno rispettato la sua memoria". Nella ricostruzione della Corte, non ci fu alcuna "imboscata" ai danni dei tifosi azzurri, come sostenuto invece da alcuni testimoni. Non furono lanciate bombe carta e De Santis non fu "esca" di alcun agguato. "Questa tesi appare frutto di una suggestione successiva ai fatti, prodotto di un'elaborazione collettiva", scrivono i giudici. Al tempo stesso, chiarisce la Corte, non vi fu neppure un agguato dei napoletani ai danni di Gastone. Argomentazione, quest'ultima, ritenuta semplicemente "insostenibile" e "inverosimile". Tutto sarebbe iniziato invece con la "bravata" di De Santis, in un passaggio definita "tragica", in altri etichettata come "scomposta azione dimostrativa" oppure come "evidente e sgradevole provocazione". L'ultrà romanista, che aveva trascorso la notte con due prostitute ed era armato di pistola, lancia oggetti contro il bus, prima di scappare verso il vicino circolo tentando, senza riuscirci, di chiudersi alle spalle il cancello. A questo punto, secondo la Corte d'Assise di Appello, De Santis sarebbe stato raggiunto "da uno sparuto drappello di giovani a mani nude". Ciro sarebbe stato il primo a colpire Gastone, probabilmente con un pugno. "Il testimoniale è univoco", sottolineano i giudici. De Santis cade, si rompe una gamba. Ma in quel momento "è già armato". E nel giro di pochissimi secondi, spara. La Corte d'Appello ha assolto Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti, i due tifosi del Napoli, a loro volta rimasti feriti, che in primo grado erano stati condannati a otto mesi per rissa e per una sola delle lesioni riportate da De Santis. "Se non ci fu agguato, non si può parlare di rissa", si legge nella sentenza. Per i giudici, De Santis ha mentito quando ha raccontato di essere stato aggredito alle spalle da una trentina di napoletani e di essere stato accoltellato prima di sparare. Non si può parlare di legittima difesa perché Gastone "provocò deliberatamente una situazione di obiettivo pericolo". L'uomo "si avvicinò armato al pullman perché ben consapevole del potenziale rischio che correva". Inoltre, "non si limitò a esibire la pistola o a sparare in aria a scopo intimidatorio, nemmeno mirò a parti non vitali del corpo, non cercò di causare la fuga dei giovani che erano a mani nude, ma esplose ben 5 colpi, 4 dei quali andarono a segno". La Corte esclude i futili motivi, perché l'omicidio fu una conseguenza "del precipitare degli eventi". Una "bravata", secondo i giudici. Costata la vita a un ragazzo di diciannove anni".

10 settembre 2017

Fonte: La Repubblica

La mamma di Ciro Esposito scrive a Mattarella: "Ci dia un segno di giustizia"

Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, il giovane ucciso prima della finale di Coppa Italia 2014 tra Napoli e Fiorentina a Roma, ha scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo aver esaminato le motivazioni della sentenza con cui la corte d'appello di Roma ha ridotto da 26 a 16 anni di reclusione la pena per Daniele De Santis, l'assassino di Esposito. La lettera è stata pubblicata e i genitori di Esposito chiedono di condividerla perché diventi una petizione al Capo dello Stato. Nella lettera la madre di Ciro si appella a Mattarella anche come presidente del Consiglio superiore della Magistratura, spiegando di essere "disgustata indignata, furiosa per come non la Giustizia, ma l'interpretazione della legge abbia offeso la memoria di mio figlio, Ciro Esposito, e irriso il dolore e l'attesa di giustizia di noi e degli italiani. Quasi non volevamo credere che un tribunale avesse ridotto da 26 a solo 16 anni, la pena. Aspettavamo le motivazioni di quella incomprensibile sentenza, per capire. E ora le abbiamo. No, Signor Presidente, non accetto, non posso consentire che la tragedia che ha distrutto la nostra famiglia sia definita "una bravata" dal tribunale che doveva renderci conto del crimine e del dolore che ha cambiato le nostre vite, è un insulto che un omicidio sia ridotto a malaugurata azione "dimostrativa". Dimostrativa di che ? Di quanto si può sopravvivere dopo essere stati sparati con una pistola ? La logica e la decenza si ribellano all'idea che si cerchi di giustificare l'assassino, "insofferente per la presenza di tanti tifosi napoletani".  Leardi fa riferimento anche all'omicidio di Piersanti Mattarella, fratello del Capo dello stato, ucciso dalla mafia nel 1980: "Le hanno ucciso un fratello, Presidente. Lei riesce a dimenticarsene ? Riesce a svegliarsi la mattina senza pensare: lui non c'è ? Riuscirebbe a tollerare che nelle motivazioni per l'omicidio di suo fratello si potesse leggere la banalizzazione della sua tragedia e della vita soppressa con termini quali "bravata", azione dimostrativa ? Se la legge consente questo, la legge è sbagliata. Se la legge non lo consente, è sbagliata l'interpretazione della legge". "Se non dovessi avere nemmeno da Lei un segno di maggiore giustizia - conclude la sinora Leardi - quando scatterete ritti dinanzi al tricolore o per l'inno nazionale, non si sorprenda se io mi girerò di spalle".

27 Settembre 2017

Fonte: Ilmattino.it

Delitto Ciro Esposito, la madre del tifoso morto

a Mattarella: "Offesa la memoria di mio figlio"

Antonella Leardi: "Come madre sono avvilita, come cittadina sono disgustata, indignata, furiosa per come non la giustizia, ma l'interpretazione della legge abbia offeso la memoria di mio figlio".

"Come madre sono avvilita, come cittadina sono disgustata, indignata, furiosa per come non la giustizia, ma l'interpretazione della legge abbia offeso la memoria di mio figlio, Ciro Esposito, e irriso il dolore e l'attesa di giustizia di noi, suoi parenti, e degli italiani". Così scrive Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, tifoso del Napoli morto dopo 50 giorni di agonia in ospedale per le ferite riportate negli scontri che hanno preceduto la finale di Coppa Italia 2015 a Roma, in una lettera rivolta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in qualità di "presidente del Consiglio superiore della Magistratura". Ricordando la sentenza d'appello per Daniele De Santis, tifoso romanista riconosciuto colpevole dell'omicidio di Ciro Esposito, "quasi non volevamo credere - scrive Antonella Leardi - che un tribunale avesse ridotto da 26 a solo 16 anni la pena per l'assassino di mio figlio. Aspettavamo le motivazioni di quella incomprensibile sentenza, per capire. E ora le abbiamo. No, signor Presidente, non accetto, non posso consentire che la tragedia che ha distrutto la nostra famiglia sia definita "una bravata" dal tribunale che doveva renderci conto del crimine e del dolore che ha cambiato le nostre vite; è un insulto che un omicidio sia ridotto a malaugurata azione "dimostrativa'".

27 settembre 2017

Fonte: Napoli.repubblica.it

La madre di Ciro Esposito accusa: "Processo corrotto, lo Stato è colpevole"

di Francesco Gregorace

Caso Ciro Esposito, la madre Antonella Leardi torna a parlare di un processo che non l'ha convinta affatto: duro attacco allo Stato.

Parole dure quelle della madre di Ciro Esposito, il tifoso azzurro ucciso da Daniele De Santis il 3 maggio 2014, che è tornata a parlare del processo in merito alla morte del figlio. Un processo che a dir poco non l’ha convinta, come rivelato all’interno di un’intervista ad Hangover Entertainment: "La mancanza di sicurezza di quel giorno e la colpevolezza dello Stato sta facendo sì che venga sminuito questo processo. Ciro mi raccontò che due anni prima, per la finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus, c’erano tantissimi controlli. Quel giorno, invece, di polizia non ce n’era. Proprio dove abitava un delinquente, un assassino e un pregiudicato come Daniele De Santis. Lo Stato è colpevole e vuole sminuire questo omicidio". Parole forti quelle di Antonella Leardi, la quale si appella a Mattarella: "Come mamma e cittadina italiana chiedo al Presidente della Repubblica di revisionare questo processo malato e corrotto. Io non accetto che la giustizia e la legge vengano meno. Quello di mio figlio è stato un delitto orribile, futile, che non doveva esserci in un giorno di gioia. Non accetto che mio figlio, uscito di casa con la gioia nel cuore e l’amore per la sua squadra, sia tornato nella sua città in una bara". La Leardi prosegue spiegando ciò che non è andato per il verso giusto all’interno del processo: "Nel primo grado sembrava si potesse arrivare alla luce di quanto successo. Hanno sparato a Ciro in meno di otto secondi, è stato vittima di un agguato, come mi ha raccontato lui stesso. I pubblici ministeri avevano chiesto l’ergastolo. Nel secondo grado siamo passati da 26 a 16 anni, ma la cosa più brutta sono state le motivazioni. Sono stati tolti i futili motivi, il termine "bravata" è stato usato da De Santis. Non si può accettare un omicidio così assurdo, che doveva e deve essere punito come monito per i delinquenti che si vogliono fregiare del nome di ultras o tifosi". Non proprio una bravata insomma.

12 ottobre 2017

Fonte: Calcioweb.eu

"Un giorno in Pretura": DANIELE DE SANTIS

Processo per la morte di Ciro Esposito: la riduzione della pena

di Emanuela Longo

Daniele De Santis, processo all’ex ultra giallorosso accusato di aver ucciso con un colpo di pistola il tifoso napoletano Ciro Esposito nella finale di Coppa Italia del 2014.

La morte di Ciro Esposito e il processo a Daniele De Santis che ne è seguito, sono i temi principali della puntata di "Un Giorno in Pretura" in onda questa sera su Rai Tre. I familiari del giovane tifoso del Napoli, ucciso il 3 maggio 2014 non si capacitano ancora del fatto che la pena iniziale per "Gastone" De Santis sia scesa da 26 a 16 anni. Come riportato da Il Mattino, nelle motivazioni della sentenza si parla ripetutamente di "bravata": "Dei botti - scrivono i magistrati in merito alle fasi immediatamente precedenti al dramma - delle bombe carta e dei sassi con i quali sarebbero stati bersagliati i napoletani non si è rinvenuta traccia. Quei botti e quelle bombe sono il frutto della suggestione collettiva, di una ricostruzione ex post". Esposito - secondo i giudici - "colpì De Santis con un pugno alla testa quando Gastone era già in fuga. Poi i colpi di pistola esplosi in rapida successione".

DANIELE DE SANTIS E CIRO ESPOSITO: I FATTI

La trasmissione "Un giorno in Pretura", in programma nella terza serata di RaiTre di oggi, sabato 25 novembre, riaccende i riflettori sul processo a carico di Daniele De Santis, l’ex ultra romanista accusato di aver ucciso con un colpo di pistola il tifoso napoletano Ciro Esposito. Nella seconda puntata dedicata al caso, la trasmissione di RaiTre si concentrerà sul processo di primo grado e sulla decisione della corte d’assise di Roma, chiamata a decretare quale ruolo avrebbe realmente avuto De Santis in questa triste vicenda. Era il 3 maggio 2014 quando allo stadio Olimpico di Roma era in programma l’attesa finale di Coppa Italia tra il Napoli e la Fiorentina. Mentre le Forze dell’Ordine erano impegnate a mettere a freno numerosi scontri, in via Tor di Quinto, zona poco distante dallo stadio, le tifoserie si avvicinavano per assistere all’incontro. Qualcosa però sarebbe andato storto poiché, in pochi attimi, tafferugli, calci e pugni fecero da contorno all’esplosione di quattro colpi di pistola. Tre tifosi napoletani rimasero feriti e tra questi c’era anche Ciro Esposito, il più grave, trasportato d’urgenza al Policlinico Gemelli e sottoposto ad una delicata operazione nel tentativo di estrarre il proiettile. Il ragazzo rimase per oltre 50 giorni appeso ad un filo, tra la vita e la morte, ma dopo una lunga agonia si spense presso lo stesso ospedale capitolino. Ad esplodere quei colpi di pistola, uno dei quali si rivelò mortale per Ciro Esposito, fu proprio Daniele De Santis, ex ultrà giallorosso ma con un curriculum ricco di scontri consumatisi tutti nello stadio.

DANIELE DE SANTIS, LA SUA VERSIONE RACCONTATA AI MAGISTRATI

Fu descritto come una vera e propria guerriglia ciò che accadde poco prima della finale di Coppa Italia di tre anni fa. In quegli scontri violenti perse la vita il 29enne Ciro Esposito, mentre il 48enne De Santis fu arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Secondo la versione dell’uomo, sarebbe stato lui vittima di una vera e propria aggressione e per salvarsi avrebbe deciso di premere il grilletto sparando alla cieca ma senza la volontà di uccidere. Alla vigilia del processo di primo grado, Panorama aveva intervistato in esclusiva De Santis. "Penso sempre a quel maledetto giorno" - aveva detto, aggiungendo - "A volte mi domando: se per salvarmi la vita, oltre alle sofferenze fisiche, devo veder soffrire tanto, non era meglio che mi avessero ammazzato ?". Poi aveva descritto i momenti drammatici dell’aggressione: "Sono stato aggredito, ho cominciato a fuggire e ho preso bastonate e le prime coltellate". "Ero convinto di vivere gli ultimi momenti della mia vita" - aveva aggiunto e, a sua detta, se non avesse premuto quel grilletto sarebbe sicuramente morto. "Comunque l’ho detto ai magistrati, non ho mirato, non volevo uccidere nessuno", ribadiva nel corso dell’intervista. La sua versione, però, andrebbe a scontrarsi con quella dei tifosi napoletani e la Corte d’Assise ha avuto il compito di giudicare se realmente De Santis avrebbe avuto il ruolo di attaccante o difensore.

DUE CONDANNE: RIDUZIONE DI PENA IN APPELLO

A carico dell’ex ultra, ad oggi sono già giunte due condanne, l’ultima lo scorso giugno, al termine del processo di secondo grado che ha rappresentato una riduzione della pena rispetto alla sentenza di primo grado. Se, infatti, in precedenza il 48enne era stato condannato a 26 anni di carcere, in Appello la pena gli fu ridotta di 10 anni. Una riduzione importante ed ovviamente contestata dalla famiglia della vittima, giustificata dall’esclusione delle aggravanti dei futili motivi e di recidiva, ma anche dall’assoluzione del reato di rissa. Gli avvocati Angelo e Sergio Pisani, legali della famiglia Esposito, hanno così commentato la decisione dei giudici dell’Appello: "Uno sconto di pena assurdo". Per il secondo grado era stata chiesta una riduzione della pena a 20 anni, poi di fatto scesi a 16. "Dieci anni di sconto per chi uccide un ragazzo è assurdo", avevano ribadito i due avvocati, come riporta Il Fatto Quotidiano, aggiungendo, "Comunque ha retto l’impostazione della sentenza di primo grado e abbiamo un minimo di giustizia, anche se l’assassino di Ciro Esposito dovrà scontare solo 16 anni di detenzione". Soddisfazione, invece, da parte dei legali di De Santis che però continuano a sostenere la tesi della legittima difesa annunciando ricorso in Cassazione.

25 novembre 2017

Fonte: Ilsussidiario.net

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