Ecco chi è Ciro, il
ragazzo ferito: lavoro,
fidanzata e la passione per
il Napoli
di Claudia
Procentese
Solare, scherzoso, dal cuore
buono. Ciro Esposito, il
tifoso ferito ieri a Roma
nel pre-partita della finale
di Coppa Italia, è descritto
così da tutti quelli che lo
conoscono a Scampia. Insieme
ai due fratelli, Pasquale e
Michele, lavora in un
autolavaggio a gestione
familiare nei pressi del
Parco Lucrezia in via
Ghisleri.
È il papà, Giovanni,
aiuto infermiere presso la
clinica Lourdes a San
Sebastiano al Vesuvio, che,
messo qualche risparmio da
parte, ha aiutato i suoi
ragazzi nell’avvio di
quest’attività, in un
quartiere che non dà
prospettive di lavoro se non
quelle offerte dalla
malavita. "Siamo una
famiglia unita, di onesti
lavoratori, non ci piace
apparire, soprattutto in
questo momento - spiega Pino
Esposito, zio di Ciro, ex
consigliere circoscrizionale
- ma non vogliamo che mio
nipote passi come il
camorrista di Scampia. A
Roma ha subìto un vero e
proprio agguato premeditato,
lui che è contro la
violenza, per nulla rissoso.
L’ho visto venerdì che
preparava i casatielli che
avrebbe portato alla
partita, è un ragazzo buono,
di famiglia". Ha lasciato la
scuola dopo la terza media,
Ciro. Subito si è rimboccato
le maniche per trovare
lavoro. "Le macchine le lava
lui personalmente - dice lo
zio - non ha mai disprezzato
la fatica". Fidanzato da
tempo con Simona, commessa,
si parla anche di mettere su
famiglia. "Noi cugini siamo
molto affiatati - racconta
commossa Anita Pinto -
andiamo spesso nei locali
insieme. È un ragazzo
divertente, sempre con la
battuta pronta. Adesso
preghiamo tutti per lui,
deve farcela". Due passioni,
quelle di Ciro, la sua
squadra di calcio ed i
viaggi, spesso unite durante
le trasferte del Napoli. "È
così che ha viaggiato per
tutta Europa,
dall’Inghilterra alla
Spagna, tifosissimo ma non
appartiene ad alcun gruppo
organizzato" precisa lo zio.
Un ragazzo che vive il
quartiere, legato alla sua
nonna che ora non c’è più.
"Spesso l’andava a trovare
in via Hugo Pratt - ricorda
Peppe Cioffi, un amico - io
abito lì vicino. È un
giovane tranquillo,
frequenta anche la nostra
associazione "I pollici
verdi" che sta al parco
Corto Maltese. Si passa il
tempo in maniera sana, ci si
diverte come in una normale
comitiva. Noi adesso siamo
stretti a lui e alla sua
famiglia. Lo aspettiamo a
Scampia".
4 maggio 2014
Fonte:
Ilmessaggero.it
© Fotografia:
Roma.repubblica.it
Ciro Esposito
Ecco chi è il tifoso del
Napoli che ha
subito l'agguato prima della
finale di Coppa Italia
di Stefano Capasso
La storia di Ciro
Esposito, il tifoso del
Napoli ferito gravemente con
un colpo di pistola prima
della finale di Coppa Italia
da Daniele De Santis, ultrà
della Roma di estrema
destra.
Un
ragazzo generoso, solare e,
soprattutto, perbene. Così
viene descritto da amici e
parenti Ciro Esposito, il
tifoso del Napoli ferito
gravemente con un colpo
d'arma da fuoco prima della
finale di Coppa Italia. Sul
suo conto inizialmente se ne
sono dette (e scritte) di
tutti i colori, in parte
perché al momento
dell'aggressione si trovava
insieme a diversi ultrà del
Napoli, ed un po' anche per
uno sciocco ed ingiusto
pregiudizio secondo il quale
chi viene da Scampia debba
necessariamente essere un
delinquente e/o un
camorrista. In realtà Ciro è
semplicemente un grande
tifoso della sua squadra,
che segue da vicino con
passione senza far parte di
alcun gruppo organizzato.
Rispettando le indicazioni
del "piano sicurezza"
predisposto dalla Questura
di Roma, Ciro ed i suoi
amici sabato pomeriggio sono
arrivati all'area di sosta a
Saxa Rubra, dove avrebbero
dovuto lasciare la macchina
per prendere una Navetta
dell'Atac per lo Stadio
Olimpico. Nell'area di sosta
però non c'erano più posti
per parcheggiare e così sono
stati costretti a proseguire
fino in zona Tor di Quinto,
seguendo il percorso dei
pullman del tifo
organizzato. Per questo
motivo Ciro ed i suoi amici
al momento dell'agguato
stavano camminando verso lo
stadio insieme agli ultrà.
Solo per caso insomma.
Sempre per caso è stato
proprio lui ad essere
colpito dalla mano armata di
Daniele De Santis, l'ultrà
romanista (qualcuno dice
"ex") che prima ha provocato
lanciando petardi e fumogeni
e poi ha anche sparato. Se
la sua pistola non si fosse
inceppata dopo aver esploso
quattro colpi il bilancio
sarebbe potuto essere ancora
peggiore. Dopo aver subito
due operazioni questo
sfortunato tifoso del Napoli
pare sia finalmente fuori
pericolo di vita, anche se
ancora non è chiaro quale
sarà il prezzo che dovrà
pagare a causa di questo
folle agguato. Quando si è
svegliato dopo la prima
operazione non riusciva a
muovere le gambe e il
rischio di una paralisi a
causa di una lesione alla
colonna vertebrale è ancora
concreto. A Scampia Ciro
conduce una vita tranquilla.
Lavora in un autolavaggio
insieme ai fratelli Pasquale
e Michele in un'impresa a
gestione familiare, avviata
anche grazie agli sforzi
economici del padre
Giovanni, aiuto infermiere
in una clinica di San
Sebastiano al Vesuvio. La
scuola l'ha lasciata dopo la
terza media, cercando subito
un lavoro per aiutare la sua
famiglia prima di dedicarsi
a questa "avventura"
dell'autolavaggio. È
fidanzato con una ragazza di
nome Simona che lavora come
commessa in un negozio di
abbigliamento, con la quale
ha in programma di creare
una famiglia. Un ragazzo
anche impegnato, che dedica
una parte del proprio tempo
libero all'associazione "i
pollici verdi" di Scampia,
che si preoccupa di curare
il Parco Corto Maltese con
grande senso civico, allo
scopo di (utilizzando le
stesse parole del sito
dell'associazione) "porre
rimedio allo stato
d'abbandono al quale era
stato destinato dalle
istituzioni". In bocca al
lupo Ciro.
5 maggio 2014
Fonte: Calcioblog.it
© Fotografia: Iamnaples.it
Chi è Ciro, tre
passioni: la fidanzata, il
lavoro e il Napoli
di Claudia
Procentese
"Ciro ha due grandi
passioni: il Napoli e i
viaggi - racconta lo zio
Pino Esposito, ex
consigliere circoscrizionale
- È stato a Londra, in
Spagna, ovunque per stare
dietro ad Hamsik ed Insigne.
Non è un ultrà, ma un
ragazzo che ama il calcio,
un lavoratore onesto, non
vogliamo che passi per il
camorrista di Scampia".
Insieme ai tre fratelli,
Pasquale e Michele, lava le
auto in via Ghisleri, nel
garage che il papà Giovanni,
aiuto infermiere alla
clinica Lourdes di San
Sebastiano al Vesuvio, ha
messo su con i suoi
risparmi. "Giovanni ha
creato questo futuro per i
figli, in un quartiere dove
non c’è lavoro e rischia di
dartelo la malavita -
aggiunge Lucio Acciavatti,
consigliere dell’VIII
municipalità, suo vicino di
casa al lotto U isolato 5 -
Ciro è un giovane sano e
molto sveglio". Un ragazzo
con la testa sulle spalle
che, dopo la licenza media,
si è dato subito da fare per
trovare un’occupazione. Con
la fidanzata Simona,
commessa, pensa già ad una
famiglia. "Molto spesso le
trasferte le fa con il bus
che si organizza da Scampia
- racconta Laura Russo di
RadioSca - C’è un’iniziativa
promossa dalla nostra radio,
con la collaborazione di una
tabaccheria del posto,
rivenditore autorizzato di
biglietti del Calcio Napoli.
Tutto coordinato con la
questura che sa a che ora
parte il mezzo ed indica
quali sono le soste durante
il percorso per evitare, ad
esempio, gruppi pericolosi
di tifoserie avversarie.
Tutto è nato dai tifosi del
quartiere che prima
raggiungevano le località
delle trasferte con le auto
personali, poi hanno deciso
di mettersi d’accordo
prenotando il pullman".
25 Giugno 2014
Fonte:
Corriereadriatico.it
© Fotografia: Ansa.it
"Gli diedi un
lavoro, divenne mio amico"
di Antonio Di
Costanzo
"Ciro era un grande
lavoratore. Un ragazzo
valido e di grande
affidabilità, Ed era un mio
grande amico". Per i
funerali di Ciro Esposito è
arrivato a Scampia,
accompagnato dalla moglie,
anche Luca Taviani
(omissis), 52 anni,
imprenditore romagnolo
trapiantato a Milano. "Sono
imprenditore nel settore
delle farmacie, mi occupo
delle insegne e delle
bacheche nelle farmacie -
racconta - ho una ditta con
sede in provincia di Milano
che lavora in tutta Italia.
Avevo bisogno di qualcuno di
valido in questa zona. Mi
hanno detto che la famiglia
giusta era quella Esposito".
Nel consigliargli la
famiglia di Ciro, però,
sottolinearono
all'imprenditore anche il
luogo di provenienza, come
se volessero mettere le mani
in avanti. "Lo ricordo
benissimo - aggiunge Taviani
- mi dissero non ti devi
preoccupare, però gli
Esposito sono di Scampia.
Loro iniziarono a lavorare
con noi. L'autolavaggio che
oggi hanno è arrivato dopo,
grazie a tutti i sacrifici
che hanno fatto vendendo
anche il materiale che gli
fornivo io dopo le fiere, e,
in particolare, dei pali
verdi, alcuni dei quali sono
davanti al loro
autolavaggio. Giovanni
Esposito, il papà di Ciro,
ha sempre tentato di dare un
lavoro onesto ai figli. Non
è stato semplice ma c'è
riuscito e piano piano hanno
costruito la loro azienda e
un pezzo del garage.
Giovanni voleva dare un
futuro a tutti i suoi figli
e non si fermava mai. Quando
dovevo fare dei lavori in
giro per l'Italia mi
affidavo sempre a Ciro. Era
un ragazzo affidabile,
faceva di tutto per lavorare
al meglio. Ciro amava in
maniera viscerale Scampia e
il suo Napoli, di cui era un
grandissimo tifoso, ma non
un ultrà. Io sono del Milan
e ci prendevamo
continuamente in giro. Mi ha
chiesto sempre di andare a
vedere la partita con lui.
"Tanto ormai non avete
speranze, vi distruggiamo",
mi diceva. Scherzavamo, non
eravamo due tifosi opposti
ma due amici che sostenevano
due squadre diverse e ci
divertivamo a scherzarci
su". L'imprenditore non si
dà pace per quello che è
avvenuto a Roma. "Appresi la
notizia del tifoso ferito in
televisione - ricorda -
chiamai subito a Ciro ma
nessuno mi rispondeva.
Riprovai più volte, alla
fine, rispose uno zio. "Sì,
è proprio il nostro Ciro, è
ferito ed è ricoverato in
ospedale", mi disse. Non ci
potevo credere. È un dolore
troppo forte,
indescrivibile. Penso al
papà, alla mamma Antonella,
ai fratelli. Abitano a
Scampia e come la maggior
parte dei residenti sono
persone per bene di grande
umanità".
28 giugno 2014
Fonte: La Repubblica
© Fotografie: Ansa.it