Schianto
aereo Chapecoense, il
sopravvissuto
Ruschel: "Trovate la mia fede
nuziale"
MEDELLIN
(COLOMBIA) - Ritrovare la fede
di nozze: è stato questo il
primo pensiero di Alan Ruschel,
il difensore della squadra di
calcio brasiliana Chapecoense
sopravvissuto allo schianto
dell’aereo sul quale viaggiava
insieme ai suoi compagni, ad
alcuni tifosi e giornalisti. Lui
è uno dei sei superstiti (su 81
passeggeri ed equipaggio)
insieme alla hostess Ximena
Suarez, al tecnico Erwin Tumiri,
al giornalista Rafael Valmorbida
e ai suoi compagni Jakson
Follmann e Helio Zampier. Nello
schianto se l’è cavata con
un’anca semi rotta e qualche
ferita. Ma appena ha potuto
abbracciare i vigili del fuoco
che lo hanno estratto dalle
lamiere ha chiesto una cosa: di
ritrovare la sua fede di nozze e
di avvertire la moglie che era
vivo. I dettagli arrivano mentre
si fa luce sulla dinamica
dell’incidente che ha coinvolto
l’aereo British Aerospace 146
operato dalla LaMia e diretto a
Medellin, schiantandosi in volo
a cinque minuti dalla pista di
atterraggio. Le prime
informazioni diffuse dai media
brasiliani parlavano di un
guasto elettrico, ma man mano
che passa il tempo si propende
per una perdita di carburante.
Alla Chapecoense sono arrivate
le condoglianze del Torino, che
subì una sorte simile il 4
maggio del 1949, quando un aereo
con a bordo la squadra si
schiantò contro la collina di
Superga. In quel caso, però,
nessuno sopravvisse all’impatto.
La Chapecoense ha vissuto,
calcisticamente parlando, una
favola. Nel 2009 era la discreta
squadra di serie D di una
cittadina brasiliana con 200mila
abitanti. Nel 2014 è arrivata
alla prima divisione, e
quest’anno si giocava la Copa
Sudamericana, equivalente
all’Europa League. Mercoledì 30
novembre avrebbero dovuto
affrontare nella finale di
andata l’Atletico Nacional di
Medellin. Ma martedì notte la
favola è diventata una tragedia.
29 novembre
2016
Fonte:
Blitzquotidiano.it
© Fotografie:
Metro.co.uk - Supereva.it -
Calciozz.it - Panrotas.com.br
- Pleno.news - Tnh1.com.br
Tragedia
aereo Chapecoense, i racconti
dei sopravvissuti
di Giacomo
Talignani
Erwin
Tumiri: "Ho seguito le
procedure, mi sono messo in
posizione fetale e ora sono
salvo".
"Sono
sopravvissuto perché ho seguito
il protocollo di sicurezza. Ho
messo la testa fra le gambe e mi
sono messo in posizione fetale".
La prima testimonianza di cosa è
successo al volo LaMia che
trasportava 77 persone a bordo,
tra cui molti membri della
squadra Chapecoense, arriva da
un tecnico di volo, il giovane
Erwin Tumiri. Secondo
informazioni dei media locali
colombiani Tumiri si trovava
nella parte posteriore
dell'aereo, insieme a un'altra
sopravvissuta, la hostess Ximena
Suarez, che ricorda solo che "le
luci si sono spente e poi il
caos, non ricordo nulla". Con
loro si sono salvati anche i
calciatori Ruschel, Follman (al
portiere è stata amputata una
gamba), Helio Neto e il
giornalista Rafael Valmorbida
Henzel, tutti ricoverati negli
ospedali di Medellin. In attesa
di chiarire le esatte cause
dell'incidente aereo in cui sono
morte 71 persone (guasto
elettrico o carburante esaurito
tra le ipotesi più probabili),
il boliviano Tumiri ha
raccontato a Radio Caracol come
"molti hanno lasciato il loro
posti e iniziato a gridare, io
ho solo cercato di seguire la
procedura di emergenza per gli
incidenti".
30 novembre
2016
Fonte:
Huffingtonpost.it
Il terzo
portiere si ritira: "Non è un
caso"
Il giorno
dopo lo schianto aereo che ha
tolto la vita a 71 persone,
tutto il mondo si stringe
attorno alla Chapecoense, la
squadra che viaggiava a bordo
del volo diretto a Medellin per
giocare contro l'Atletico
Nacional, nella prima tappa
della finale di Copa
Sudamericana. Follman, amputata
la gamba destra. Ruschel a
rischio paralisi. Insufficienze
del carburante o inadeguatezza
dell'aereo, le ipotesi dello
schianto. Il terzo portiere
Nivaldo si ritira tra le
lacrime: "Certe cose non
succedono per caso". Il Papa:
"Una tragedia che ci ricorda
Superga". Il Nacional scenderà
in campo con il logo della
Chapecoense sulla maglia.
L'urlo del
pilota: "Siamo senza carburante"
- Non c’è ancora alcuna
spiegazione ufficiale delle
autorità aeronautiche di Bogotà
sulla causa dell'incidente
aereo. L'insufficienza del
carburante guida la lista delle
ipotesi seguite nell'inchiesta.
Un'altra ipotesi è che l'aereo
non fosse adatto a volare su una
rotta così lunga, quasi 3mila
chilometri. Intanto nuove
rivelazioni rilanciate dai media
colombiani rafforzano le prime,
inquietanti ipotesi sulla
sciagura: l'aereo con a bordo la
squadra di calcio brasiliana
sarebbe precipitato per mancanza
di carburante. La registrazione
di una conversazione tra il
pilota del volo LaMia 2933 con a
bordo giocatori, tecnici e
dirigenti della squadra e la
torre di controllo
dell'aeroporto di Medellin
dimostrerebbe che a far
schiantare l'aereo contro la
montagna non è stata un'avaria
elettrica ma la mancanza di
carburante nei serbatoi.
"Signorina, Lima May India è in
avaria totale, avaria elettrica
totale, senza carburante", sono
le parole pronunciate da quello
che la stampa colombiana indica
come il comandante Miguel
Quiroga. Il controllore di volo,
dopo aver informato che la pista
"è libera e operativa" e che i
vigili del fuoco sono
"avvisati", chiede la posizione
e l'altezza dell'aereo ma non
ottiene risposta. Solo un lungo
silenzio.
Veglia
funebre allo stadio - Migliaia
di tifosi si sono intanto
radunati oggi nell'Arena Condà,
lo stadio di Chapecò, per una
veglia funebre in ricordo delle
71 vittime. Il vice presidente
della Chapecoense, Ivan Tozzo,
che si è trovato a capo della
società dopo la morte del
presidente Sandro Pallaoro, ha
offerto lo stadio per
commemorare i funerali delle
vittime brasiliane, che
dovrebbero far ritorno in patria
venerdì a bordo di aerei
dell'aeronautica militare.
"I corpi
dovrebbero rientrare venerdì, al
massimo sabato. Poi si
decideranno le scelte
logistiche", ha detto il
presidente del parlamento di
Santa Catarina, Gelson Merisio,
che doveva trovarsi a bordo del
volo della morte assieme al
sindaco Luciano Buligon e che
invece all'ultimo minuto hanno
deciso di prendere un volo
successivo. Buligon ha decretato
il lutto cittadino di un mese ed
ha assicurato sostegno ai
familiari delle vittime e dei
feriti, le cui condizioni sono
ancora gravi.
Le
condizioni dei sopravvissuti -
Il giorno dopo il disastro, i
medici fanno di tutto per
prestare soccorso ai sei
sopravvissuti allo schianto. Tre
sono i giocatori della
Chapecoense: il difensore Alan
Ruschel, che ha subito lesioni
spinali, il difensore Helio
Zampier Neto, che ha lesioni al
cranio e al torace, e il
portiere Jakson Follman, a cui è
stata amputata la gamba destra.
Le altre tre persone ancora in
vita sono due membri
dell'equipaggio, Ximena Suarez e
Erwin Tumiri, e il giornalista
Rafael Valmorbida. Il sindaco di
Chapeco e il figlio del manager
della squadra sono tra le
quattro persone che erano nella
lista dei passeggeri, ma che
alla fine non si sono imbarcati. "Certe cose
non succedono per caso" -
Intanto il terzo portiere
Nivaldo (42 anni), ha comunicato
la decisione di abbandonare il
calcio tra le lacrime.
30 novembre
2016
Fonte:
Sport.sky.it
© Fotografia:
Globoesporte.globo.com (Diego
Madruga)
Chapecoense, al portiere
Follmann amputata la gamba
destra
Il portiere
sopravvissuto alla tragedia
aerea si trova in terapia
intensiva ma le sue condizioni
sono stabili. Il suo compagno di
squadra Ruschel rischia la
paralisi.
ROMA -
Lotta in terapia intensiva
dell'ospedale Ximena Suarez
(NDR: errata attribuzione del
nome e cognome della hostess
sopravvissuta) in Colombia
Jakson Follmann, uno dei tre
giocatori della Chapecoense
sopravvissuti alla tragedia
aerea di ieri. Al portiere della
squadra è stata amputata la
gamba destra ma i medici fanno
sapere che le sue condizioni
sono stabili.
GLI ALTRI
SOPRAVVISSUTI - Gli altri
compagni scampati allo schianto
sono il terzino sinistro Alan
Ruschel che è stato ricoverato
con varie fratture agli arti e
una lesione alla colonna
vertebrale: rischia di diventare
paraplegico. È giunto in
ospedale in stato di shock e
chiedeva della sua famiglia",
hanno rivelato fonti mediche ad
una tv brasiliana. E il
difensore Helio Zampier Neto,
trovato sotto i rottami
dell'aereo, che versa in
condizioni molto gravi, a causa
di un trauma cerebrale e
fratture esposte degli arti. Un
quarto giocatore, Marcos Danilo,
primo portiere della
Chapecoense, era sopravvissuto
all'impatto, ma è morto in
ospedale. Gli altri superstiti
sono la hostess Ximena Suarez,
il tecnico Erwin Tumiri e il
giornalista Rafael Valmorbida.
30 novembre
2016
Fonte:
Corrieredellosport.it
Aereo precipitato in
Colombia, i superstiti:
"Buio e panico prima
dello schianto"
Parlano i
superstiti del volo della morte
in Colombia, costato la vita a
71 persone tra cui calciatori,
dirigenti e accompagnatori della
Chapecoense, squadra brasiliana
di serie A. "Le luci si sono
spente poco prima dell'impatto.
Poi non ricordo altro": è questo
il flebile ricordo di Ximena
Suarez, l'assistente di volo
boliviana sopravvissuta allo
schianto dell'Avro RJ 85 della
compagnia LaMia, che dispone di
soli tre aerei, due dei quali
bloccati a terra per
manutenzione. Ximena, 28 anni, è
stata trovata dai soccorritori
all'interno della fusoliera
dell'aereo schiantatosi contro "El Gordo", la montagna che
sovrasta Medellin. La hostess è
ricoverata in ospedale con
fratture alle gambe e alle
braccia ma i medici la
considerano fuori pericolo. Il
suo collega boliviano Erwin
Tumiri, tecnico di bordo della
LaMia ma fuori servizio su volo
per Medellin, ha raccontato di
essersi salvato per aver
rispettato le procedure di
emergenza. "Molti si sono alzati
dai loro posti in preda al
panico, gridando. Io sono vivo
perché mi sono messo in
posizione fetale, con una
valigia tra le gambe, come
prevede il protocollo di
sicurezza in caso di incidenti",
ha raccontato. Oltre ai due
componenti dell'equipaggio della
piccola compagnia aerea
boliviana, sono sopravvissuti
anche i calciatori della
Chapecoense Alan Ruschel, 23
anni, Jackson Follmann, 24, e
Hélio Neto, 31, tutti ricoverati
in gravi condizioni con fratture
multiple e traumi cranici. A
bordo c'erano anche 22
giornalisti e l'unico
sopravvissuto è Rafael Henzel,
43 anni, di Radio Oeste,
ricoverato per fratture ad una
gamba e al torace. Prima di
entrare in sala operatoria per
ridurre la frattura alla gamba,
Henzel ha chiesto ai medici di
telefonare a sua moglie per
avvisarla che era vivo. Più
gravi le condizioni di Follman,
secondo portiere della squadra,
che ha subito l'amputazione
della gamba destra e i medici
sperano di riuscire a salvargli
la sinistra. "È un miracolo che
sia ancora vivo, ringrazio Dio",
ha detto suo padre Paulo. Oggi
sono previste cerimonie in
memoria delle vittime all'Arena
Condà, lo stadio di Chapecò,
nello stato brasiliano di Santa
Catarina, all'ora in cui si
sarebbe dovuta giocare la finale
di andata della Coppa
Sudamericana a Medellin, contro
i colombiani dell'Atletico
Nacional. Anche la squadra
colombiana ha in programma una
analoga manifestazione.
30 novembre
2016
Fonte:
Ilmessaggero.it
© Fotografia:
Comunitacristianadss.it
Chapecoense, il racconto del
tecnico di
volo sopravvissuto:
"Così mi sono salvato"
di Anna
Rossi
Le
dinamiche dell'incidente nei
cieli colombiani che è costato
la vita a 71 persone è ancora
avvolto nell'ombra. Ora, parla
il tecnico di volo che è
riuscito a sopravvivere.
Mentre gli
inquirenti indagano per capire
cosa è successo poco prima dello
schianto del charter su cui
viaggiava la squadra brasiliana
del Chapecoense, il tecnico di
volo spiega come ha fatto a
sopravvivere. "Sono
sopravvissuto perché ho seguito
il protocollo di sicurezza. Ho
messo la testa fra le gambe e mi
sono messo in posizione fetale"
- dice Erwin Tumiri, il giovane
tecnico di volo rimasto soltanto
ferito dall'incidente aereo. La
prima testimonianza di cosa è
successo al volo Lumia che
trasportava 77 persone a bordo è
proprio la sua. Secondo quanto
riportano i media locali
colombiani, Tumiri si trovava
nella parte posteriore
dell'aereo, insieme ad un'altra
sopravvissuta, la hostess Ximena
Suarez, e ricorda soltanto che
"le luci si sono spente e poi il
caos". Il tecnico di volo è tra
i sei sopravvissuti, con lui e
la hostess si sono salvati anche
i calciatori Alan Ruschel,
Jackson Follman (gli è stata
amputata una gamba ndr), Helio
Neto e il giornalista Rafael
Valmorbida Henzel. Il tecnico di
volo Tumiri, secondo quanto
scrive Huffingtonpost, ha
raccontato a Radio Caracol gli
ultimi istanti prima dello
schianto: "Molti hanno lasciato
i loro posti e hanno iniziato a
gridare, io ho solo cercato di
seguire la procedura di
emergenza per gli incidenti.
Così sono riuscito a salvarmi".
30 novembre
2016
Fonte:
Ilgiornale.it
Aereo
precipitato, le prime
testimonianze
dei sopravvissuti:
"Le luci si sono spente"
Un disastro
aereo che verrà ricordato per
sempre quello che ha coinvolto
la squadra di calcio brasiliana
Chapecoense, nel quale hanno
perso la vita 71 persone tra
membri dello staff, calciatori e
giornalisti a bordo dell'aereo.
Nel dramma ci sono 6 piccoli
miracoli: sei persone che,
nonostante la brutalità
dell'impatto, sono riuscite a
sopravvivere seppur in maniera
più o meno drammatica. Tra di
loro c'è il tecnico di volo
brasiliano Erwin Tumiri che ha
parlato ai giornalisti, dicendo:
"Sono sopravvissuto perché ho
seguito i protocolli di
sicurezza. Di fronte a quel che
accadeva, molti si sono alzati
dai seggiolini e hanno
cominciato a gridare. Io ho
messo le valigie in mezzo alle
gambe per formare la posizione
fetale che si raccomanda negli
incidenti". Tra coloro che ce
l'hanno fatta, rimediando
soltanto una frattura della
tibia e del perone della gamba
destra, c'è anche la hostess
Ximena Suarez che ha raccontato:
"Le luci si sono spente poco
prima dell’impatto. Non mi
ricordo altro". Alan Ruschel è
un altro sopravvissuto: prima di
decollare si è scattato un
selfie e ha registrato qualche
video insieme ai compagni.
Ruschel è arrivato in condizioni
gravissime all'ospedale San Juan
de Dios. In un momento di
semi-lucidità avrebbe sussurrato
ai medici: "La mia famiglia, i
miei amici, dove sono ?". Helio
Zampier Neto è stato l'ultimo
sopravvissuto trovato tra i
rottami dell'aereo dilaniato
dallo schianto. Ora si trova
nell'ospedale di Medellin e le
sue condizioni sono gravissime:
ha un trauma cerebrale e
fratture esposte degli arti. A
trarlo in salvo è stato il
capitano del corpo dei pompieri
del Perù, Teobaldo Garay, che
era in visita in Colombia: "Mi
sono preso cura della testa e
del collo, visto che il paziente
aveva subito un grave trauma
cranico e in stato quasi di
incoscienza", ha ammesso
Teobaldo Garay. Il portiere
24enne, Jakson Follmann, è
sopravvissuto ma, durante il
ricovero, gli è stata amputata
la gamba destra: ora rischia
anche l'amputazione della
sinistra. Rafael Valmorbida è
l'unico dei 22 giornalisti
sopravvissuti al disastro aereo:
lavora per Radio Oeste Capital.
30 novembre
2016
Fonte:
Ilfatto.it
© Fotografia:
Chile.as.com
LA TRAGEDIA
IN COLOMBIA
Aereo
precipitato, i sopravvissuti:
"Ho seguito le procedure"..."Tutte le luci spente"
di
Antonella De Gregorio
Le prime
testimonianze del tecnico di
volo boliviano e della hostess,
Ximena. Operati in ospedale a
Medellin il portiere della
Chapecoense, Follman, e il
difensore Ruschel.
ERWIN TURIN
- Nella tragedia dell’aereo
precipitato lunedì notte in
Colombia e costato la vita a 71
persone, ci sono sei piccoli
miracoli: i sopravvissuti allo
schianto. Erwin Turin, tecnico
di volo boliviano, ha parlato ai
giornalisti: "Sono sopravvissuto
perché ho seguito i protocolli
di sicurezza. Di fronte a quel
che accadeva, molti si sono
alzati dai seggiolini e hanno
cominciato a gridare. Io ho
messo le valigie in mezzo alle
gambe per formare la posizione
fetale che si raccomanda negli
incidenti", ha raccontato.
XIMENA
SUAREZ - In attesa che vengano
decifrate le scatole nere, le
prime testimonianze di cosa è
successo al volo LaMia 2933 -
che trasportava 77 persone, tra
cui molti membri della squadra
Chapecoense, e che si è
schiantato contro "El Gordo", la
montagna che sovrasta Medellin,
forse perché l’aereo era rimasto
a corto di carburante - arrivano
dai due membri dell’equipaggio
che si sono salvati. Oltre al
tecnico di volo, Erwin Tumiti,
la hostess Ximena Suarez, che ha
raccontato: "Le luci si sono
spente poco prima dell’impatto.
Non mi ricordo altro".
L’assistente di volo ha
riportato la frattura alla tibia
e al perone della gamba destra.
ALAN
RUSCHEL - Prima del volo i
giocatori si erano scattati
alcuni selfie sull’aereo. In un
video esultavano: "Andiamo
ragazzi, comincia il viaggio.
Alla grande !" Ma ad uscirne
vivi sono stati solo Alan
Ruschel, difensore del
Chapecoense, Jackson Follmann e
Helio Neto, rinvenuto sotto i
rottami dell’aereo. Ruschel, 27
anni, è arrivato in condizioni
gravissime all’ospedale San Juan
de Dios, con traumi multipli,
una frattura della decima
vertebra e una lesione spinale.
Ai soccorritori avrebbe
sussurrato: "La mia famiglia, i
miei amici, dove sono ?".
Trasportato in un altro
ospedale, è stato operato. La
moglie Amanda ha scritto su
Instagram: "Grazie a Dio è in
ospedale in condizioni stabili.
Stiamo pregando per tutti quelli
che ancora non sono stati
salvati". L’agenzia di stampa
spagnola Efe ha raccolto
testimonianze dei primi
soccorritori giunti sul luogo
del disastro. Tra di loro c’era
anche un bambino di dieci anni,
che ha aiutato a individuare il
punto della carcassa da cui è
stato estratto Ruschel.
HELIO
ZAMPIER NETO - Helio Hermito
Zampier, Neto, ultimo
sopravvissuto trovato nei resti
dell’aereo, è stato tratto in
salvo dal capitano del corpo dei
pompieri del Perù, Teobaldo
Garay, che era in visita in
Colombia. "Mi sono preso cura
della testa e del collo, visto
che il paziente aveva subito un
grave trauma cranico e in stato
quasi di incoscienza", ha
spiegato Garay, sottolineando
che il giocatore è stato trovato
con addosso i documenti sotto la
fusoliera. Zampier è in un
ospedale di Medellin, in
condizioni molto gravi, con un
trauma cerebrale e fratture
esposte degli arti.
JAKSON
FOLLMANN - Jakson Follman,
portiere, 24 anni, è uno dei sei
sopravvissuti al disastro aereo.
Ricoverato in gravi condizioni
in un ospedale di Medellin, dove
gli è stata amputata la gamba
destra, rischia l’amputazione
anche della sinistra. È
ricoverato in terapia intensiva.
Il vice presidente della
Chapecoense, Ivan Tozzo, che si
è trovato a capo della società
dopo la morte del presidente
Sandro Pallaoro, ha offerto lo
stadio per commemorare i
funerali delle vittime
brasiliane, che dovrebbero far
ritorno in patria venerdì a
bordo di quattro aerei
dell’aeronautica militare.
RAFAEL
VALMORBIDA - A bordo del volo
precipitato c’erano anche 22
giornalisti. L’unico
sopravvissuto, attualmente in
prognosi riservata, è un
cronista di Radio Oeste Capital,
Rafael Henzel Valmorbida.
30 novembre
2016
Fonte:
Corriere.it
© Fotografia:
Cosmopolitan.com
Aereo
caduto, il sopravvissuto: "Salvo
perché mi sono accucciato"
di Enrica
Iacono
Il tecnico
di volo si è salvato dopo aver
seguito i protocolli di
sicurezza. Il vice presidente
della squadra offre lo stadio
per i funerali.
Sono sei i
sopravvissuti alla tragedia
dell'aereo precipitato lunedì
notte in Colombia. Settantuno
persone morte, un'intera squadra
di calcio sterminata, con loro
giornalisti, staff tecnico ed
equipaggio. I sopravvissuti
iniziano adesso a parlare,
ancora evidentemente scossi e
raccontano le prime dinamiche
dello schianto. Erwin Turin è
uno di questi, tecnico di volo
boliviano che racconta ai
giornalisti di aver seguito i
protocolli di sicurezza e di
essersi salvato perché è
riuscito a non alzarsi in piedi
per chiedere aiuto: "Sono
sopravvissuto perché ho seguito
i protocolli di sicurezza. Di
fronte a quel che accadeva,
molti si sono alzati dai
seggiolini e hanno cominciato a
gridare. Io ho messo le valigie
in mezzo alle gambe per formare
la posizione fetale che si
raccomanda negli incidenti".
Anche la hostess Ximena Suarez è
riuscita a mettersi in salvo
riportando una frattura alla
tibia e al perone della gamba
destra: "Le luci si sono spente
poco prima dell’impatto. Non mi
ricordo altro", racconta
l'assistente di volo. Tre sono i
giocatori sopravvissuti al
disastro, il portiere Danilo
invece, arrivato in ospedale
ancora vivo, è morto per le
gravi complicazioni riportate.
Il difensore del Chapecoense
Alan Ruschel è stato individuato
da un bambino di dieci anni
durante i soccorsi, ha riportato
traumi multipli, una frattura
della decima vertebra e una
lesione spinale. Al portiere
ventiquattrenne Jackson Follman
è stata amputata la gamba destra
e rischia adesso anche
l'amputazione della sinistra
mentre il difensore Neto, ultimo
sopravvissuto trovato nei resti
dell'aereo è stato trasportato
in ospedale con un trauma
cerebrale e fratture esposte
agli arti. Tra i superstiti
anche il giornalista di Radio
Oeste Capital, Rafael Henzel
Valmorbida ricoverato in
prognosi riservata. Secondo
alcune fonti Ivan Tozzo, vice
presidente della Chapecoense, ha
offerto lo stadio per
commemorale i funerali delle
vittime che torneranno con molta
probabilità in Brasile venerdì a
bordo di quattro aerei
dell'aeronautica militare come
riporta il Corriere della Sera.
1 dicembre
2016
Fonte:
Ilgiornale.it
© Fotografia: Bbc.com
Il bimbo
che salvò il difensore la Chape
e i suoi tre superstiti
di Cosimo
Cito
Le
diciannove bare saranno
schierate in campo con la maglia
verde, tutt'intorno ci sarà il
popolo della Chape, come fosse
una partita. Il dolore sarà
interrotto dai canti della
Torcida raça verde e dai
Guerreiros do Verdão, forse dai
pugni alzati come fu per
Socrates, nel giorno dell'ultimo
saluto al Doutor. Chapecó
aspetta i suoi eroi, non sa
ancora quando potrà riaverli, e
piange. Lo stadio ieri era già
pieno di gente, e i nomi
scanditi erano una litania,
Danilo, Caramelo, Thiego, Dener,
Tiaguinho che tra pochi mesi
sarebbe diventato padre, tutti i
morti, tutti lassù a raccogliere
l'aureola da San Pietro, come
nella vignetta pubblicata sulla
pagina Facebook del club, col
collo piegato come si fa dopo
una finale, in attesa della
medaglia. Tre nomi mancano alla
lista dei morti, tre volte ieri
la gente ha urlato più forte.
Jakson Follmann. Allan Ruschel,
Helio Neto. Sono i sopravvissuti
del Cerro Gordo, i salvati della
Superga brasiliana. Li hanno
tirati fuori che ancora
respiravano.
Follmann ha
perso la gamba destra a causa
delle lesioni riportate, ora
rischia di perdere anche il
piede sinistro ed è in
condizioni critiche. Ha 24 anni,
dal 2011 aveva cambiato cinque
squadre e giocato in tutto 23
partite, gli spiccioli di gloria
che in genere toccano a un
portiere di riserva. Con la
maglia della Chape ha toccato il
campo una sola volta, ad agosto,
in Copa Sudamericana, il torneo
costato la vita ai suoi
compagni. Alle sue spalle, nelle
gerarchie dell'allenatore Caio
Junior, c'era Nivaldo. "Sarei
dovuto partire anch'io" ha
spiegato ieri, "ma il cambio del
piano di volo, con la partenza
da San Paolo, ha suggerito
all'allenatore di non portarmi.
Nella vita tutto ha una ragione.
Non giocherò più a calcio ma
lavorerò per il futuro della
Chapecoense".
Allan
Ruschel, difensore, ha la
colonna vertebrale rotta in più
punti ma muove le gambe. A fine
anno sarebbe tornato
all'Internacional, dopo tanta
panchina domenica scorsa era al
suo posto contro il Palmeiras,
ventiquattr'ore esatte prima
dello schianto. La fidanzata di
Allan si chiama Marina e ieri,
affogata nel pianto, ha detto
"non vedo l'ora di sposarlo, lui
è tutto per me". Il Palmeiras
giocherà la sua prossima
partita, l'ultima del
Brasileirão, con la maglia della
Chape. Tutti i club brasiliani
giocheranno col lutto sullo
stemma. In tutto il mondo ci
sarà un minuto di silenzio.
Helio Neto
ha un trauma cranico, ha subito
un devastante schiacciamento
toracico che gli ha compromesso
i polmoni, ma ha buone
possibilità di sopravvivere. La
vita salva la deve a un bambino
di 10 anni, un abitante del
luogo. "Era lì, ci ha detto che
alcuni feriti erano dall'altra
parte dell'aereo, ci siamo
fidati" ha raccontato uno dei
primi soccorritori.
Intanto
dalle scatole nere emergono le
ultime conversazioni e i
dettagli di ciò che è accaduto
nel cielo colombiano. L'aereo
avrebbe chiesto l'atterraggio
alla torre di controllo di
Rionegro. "Aiuto, il carburante
è finito" ha urlato il pilota.
Il diniego (è stata data la
precedenza all'atterraggio di un
altro aereo) ha costretto il
velivolo a una insistita rotta
circolare che avrebbe causato la
fine del combustibile e lo
spegnimento dei generatori. I
primi soccorritori non hanno
trovato tracce di cherosene, e
questo particolare spiegherebbe
anche la mancata esplosione del
mezzo al contatto col suolo.
Alcuni aerei delle forze
militari brasiliane sono in
attesa di un segnale, una data
non c'è, i medici del club
stanno lavorando per dare un
nome ai poveri resti. "È un
lavoro straziante. Pregate anche
per noi".
1 dicembre
2016
Fonte: La
Repubblica
© Fotografia:
Dailymail.co.uk
Disastro
aereo Chapecoense: le
drammatiche
immagini del
recupero dei sopravvissuti
di Antonio
Palma
La polizia
colombiana ha diffuso le prime
immagini dell’arrivo dei
soccorsi su luogo dell’incidente
aereo i cui hanno persone la
vita 71 persone e del recupero
di uno dei sopravvissuti: il
tecnico di volo Erwin Tumiri.
"Dov'è il
mio equipaggio ? Dove sono i
miei colleghi ? - è la voce
disperata di Erwin Tumiri, uno
dei sopravvissuti al terribile
disastro aereo di quattro giorni
fa nei pressi di Medellin,
ripreso in un video dai primi
soccorritori che sono giunti sul
luogo dell'incidente costato la
vita a 71 persone tra cui quasi
l'intera squadra di calcio
brasiliana del Chapecoense. Le
terribili immagini sono state
diffuse oggi da parte delle
autorità di polizia colombiane
che stanno indagando sul
terrificante schianto del
velivolo sulle colline nei
pressi dell'aeroporto di
Medellin. Nel filmato, che
mostra i drammatici momenti dei
soccorsi al buio in una zona
impervia, è possibile vedere la
disperazione del tecnico di volo
boliviano Erwin Tumiri che
continua a cercare
disperatamente i suoi colleghi
chiedendo ai soccorritori che
cercano di tranquillizzarlo.
"Le fa male lo stomaco ?", gli
chiede l'agente colombiano
Willingtong Rodriguez, uno dei
primi a giungere sul posto, "No,
solo le braccia e la schiena",
risponde l'uomo che però appare
confuso. Dopo essere stato
coperto e rassicurato, Tumiri
continua a chiedere degli altri.
"Dove sono ? Alex, Angel, David
?" - urla cercando le loro voci,
i soccorsi tentano di calmarlo,
lui sembra capire e scoppia in
lacrime: "Il mio equipaggio…".
"Quando lo abbiamo trovato
nonostante fosse confuso e
sconvolto dal forte impatto
sembrava consapevole di quanto
avvenuto" - ha raccontato
l'agente Rodriguez ai media
locali. "Lui e altri quattro
superstiti siamo riusciti a
salvarli in prima persona,
Tumiri è riuscito a fare
segnalazioni con una torcia
elettrica per guidare i
soccorritori" - ha rivelato
l'agente, confermando: "Nella
sua disperazione, nel dolore, ha
iniziato a chiamare e chiamare i
compagni, piangendo, la scena
era straziante". Il tecnico è
ora ricoverato in Colombia ma le
sue condizioni non destano
preoccupazioni.
2 dicembre
2016
Fonte:
Fanpage.it
(Testo © Fotografia)
L'aereo
caduto in Colombia
Dramma
Chapecoense, il miracolo di
Ruschel:
il calciatore scampato
allo schianto torna a camminare
"Presto in
Brasile, grazie a tutti per il
sostegno e per l'affetto" dice
ai tifosi in un video. È uno dei
6 sopravvissuti al disastro
aereo della compagnia LaMia del
28 novembre in cui sono morte 72
persone. Tra loro, la quasi
totalità della squadra di calcio
del Chapecoense.
Il
calciatore della Chapecoense
Alan Ruschel, scampato al
disastro aereo dello scorso 28
novembre in Colombia, ha
registrato un video
nell'ospedale di Medellin per
mostrare che le sue condizioni
stanno rapidamente migliorando e
per ringraziare per il sostegno
ricevuto. ''Ciao amici in
Brasile e nel mondo intero, sto
recuperando molto bene. Tra poco
farò rientro in Brasile dove
terminerò la riabilitazione.
Volevo ringraziarvi tutti per la
forza che mi avete trasmesso e
per l'affetto che mi avete
dimostrato. Vi ringrazio tutti,
tante grazie'', ha detto
Ruschel, che nel video compie
alcuni passi sostenuto dal
medico della Chapecoense, Marcos
Andre' Sonagli, e poi si siede
su una sedia a rotelle. Ruschel
è uno dei sei sopravvissuti al
disastro aereo della compagnia
LaMia e ha lasciato ieri il
reparto di terapia intensiva.
Nella sciagura hanno perso la
vita 71 persone, tra cui 19
giocatori della squadra
brasiliana che si stava recando
in Colombia per la finale della
Coppa Sudamericana contro il
Nacional di Medellin. La
Confederazione di calcio
sudamericana ha deciso di
assegnare la Coppa alla squadra
brasiliana, come avevano anche
raccomandato i rivali
colombiani.
8 dicembre
2016
Fonte:
Rainews.it
© Fotografia: Eurosport.it
Chapecoense, come stanno i tre
calciatori sopravvissuti
di Adriano
Stabile
È difficile
affermare che possa esserci un
lieto fine per i tre calciatori
sopravvissuti alla tragedia
aerea della Chapecoense. Alan
Ruschel, Helio Neto e Jakson
Follmann hanno salva la vita, ma
porteranno con sé per sempre
incubi luttuosi e terribili
ferite sul proprio corpo. Tra le
71 vittime del volo LaMia 2933,
caduto il 28 novembre scorso in
Colombia, c’erano 19 loro
compagni di squadra e
l’allenatore della formazione
brasiliana, poi dichiarata
vincitrice alla memoria della
Coppa Sudamericana.
Chapecoense, timidi progressi
per i superstiti - Follmann,
portiere di 24 anni, non
giocherà più a calcio,
quantomeno ad alti livelli: a
causa dell’incidente gli è stata
amputata la gamba destra, sotto
al ginocchio, mentre è riuscito
a salvare la sinistra, dopo un
provvidenziale intervento
chirurgico. Miracolosamente ha
evitato la paralisi nonostante
una frattura alla colonna
vertebrale. Da qualche giorno
sta un po’ meglio, pur essendo
ricoverato ancora in terapia
intensiva. Secondo i medici
Follmann avrebbe accettato la
perdita della gamba: "Meglio
questo che perdere la vita", è
stata la sua reazione. Lunedì "Globoesporte" ha pubblicato un
messaggio del giovane
calciatore, indirizzato agli
amici in apprensione: "Sono qui
per mandare un abbraccio a tutti
voi - le parole di Follmann - e
per dirvi che tutto va bene e
che ne uscirò presto. State
tranquilli". Purtroppo però,
poche ore dopo l’invio del
messaggio, Follmann ha dovuto
subire un’ulteriore amputazione
di tre centimetri della gamba
destra, sempre sotto al
ginocchio, a causa di una
pericolosa necrosi nella zona
già operata.
DUE ATLETI
PARALIMPICI BRASILIANI
INCORAGGIANO FOLLMANN - Ieri il
portiere, che nella Chapecoense
era la riserva del defunto
Danilo Padilha, ha ricevuto i
messaggi di incoraggiamento
degli atleti paralimpici
brasiliani Ymanitu Silva,
tennista, e Caio Ribeiro, bronzo
nella canoa a Rio 2016: "Lo
sport paralimpico ti aspetta a
braccia aperte per una nuova
esperienza", il senso del
messaggio. Caio Ribeiro,
sottoposto ad amputazione sopra
al ginocchio dopo un incidente
in moto, ha spiegato a "Globoesporte" come in seguito
alla sua disavventura sia
diventato molto più competitivo:
"Ho sempre dato il meglio di me,
ma non avevo avuto grandi
risultati nello sport prima
dell’incidente. Ho pensato che
fosse tutto finito, ma poi ho
avuto l’idea di riprovare: il
mio incidente è stata
l’occasione per reinventarmi
qualcosa di migliore per essere
nuovamente felice". Sulla stessa
lunghezza d’onda anche Ymanitu
Silva, atleta tetraplegico:
"Quando abbiamo una seconda
possibilità lo sport torna ad
accendersi in noi - le parole
del tennista paralimpico nella
categoria Quad - Follmann
dovrebbe trovare uno sport che
gli è congeniale perché sono
sicuro che lo spirito
dell’atleta sarà sempre presente
in lui".
NETO, AMICO
DI FELIPE ANDERSON, HA PROBLEMI
RESPIRATORI - Qualche speranza
di tornare a giocare ce l’ha
Neto, difensore 31enne ed ex
compagno di squadra del laziale
Felipe Anderson nel Santos,
ricoverato per un trauma cranico
e alcune fratture esposte. "Mio
figlio sta sempre meglio, è
stato operato alla gamba e
secondo i medici tornerà a
giocare" ha detto il padre una
settimana fa. Il giocatore però
è stato poi vittima di alcune
complicazioni, a causa di
un’infezione polmonare che lo
costringe tuttora alla
respirazione assistita.
Mercoledì inoltre è stato
sottoposto a un intervento
chirurgico alla gamba sinistra
per il drenaggio delle ferite.
Attualmente le sue condizioni
sono in leggero miglioramento:
ricoverato in terapia intensiva,
Neto è ancora sedato
farmacologicamente a causa dei
problemi respiratori, ma i
medici hanno iniziato da ieri a
ridurre la sedazione.
PRIMI PASSI
DOPO IL DRAMMA PER RUSCHEL - Ha
invece lasciato la terapia
intensiva Ruschel, difensore di
27 anni, che tra il 2014 e il
2015 ha militato
nell’Internacional di Porto
Alegre, società ancora
proprietaria del suo cartellino.
Lo sfortunato calciatore
è rimasto vittima della frattura
della decima vertebra della
schiena, ma non rischia di
rimanere paraplegico. Da un paio
di giorni ha iniziato a
camminare per pochi metri,
facendosi riprendere su Youtube,
ma i medici non si pronunciano
sulle sue possibilità di giocare
nuovamente a calcio e su quando
potrà rientrare in Brasile dalla
Colombia. "Mi ha detto che vuole
tornare a giocare - ha
raccontato in televisione la
fidanzata Marina Storchi - è la
cosa che gli piace più al mondo.
Io cerco di non creargli troppe
illusioni". Il cammino verso la
normalità sarà lungo e tortuoso:
per Follmann, Neto e Ruschel c’è
l’ennesima partita da vincere.
9 dicembre
2016
Fonte:
Ilposticipo.it
© Fotografia:
Quotidiano.net
Chapecoense, Neto si sveglia e
chiede: "Com'è finita la partita
?"
Il
difensore del piccolo club
brasiliano vittima della
tragedia aerea di fine novembre,
ha ripreso i sensi ma non
ricorda: "Perché sono in
ospedale coperto di ferite ?"
ROMA - La
storia sua e dei suoi compagni
ha commosso il mondo, non solo
quello del calcio. L'unico a non
conoscerla, paradossalmente, era
proprio lui. E così,
svegliandosi dal coma, il
difensore della Chapecoense,
Neto, s'è guardato intorno,
sconvolto, e ha chiesto: "Com'è
finita la partita contro
l'Atletico Nacional ? E perché
mi trovo in un letto di ospedale
con tutte queste ferite ?". Il
24enne è uno dei pochissimi
superstiti della tragedia aerea
in Colombia in cui hanno perso
la vita 71 persone, tra cui la
stragrande maggioranza della
squadra. Cancellando il sogno di
quel club brasiliano di
provincia, di andarsi a prendere
la Coppa Sudamericana: l'aereo
avrebbe dovuto portare la
"Chape" a Medellin per la finale
di andata: una finale che non ha
mai potuto giocare. Ma Neto non
poteva saperlo: di quel viaggio
finito nel dramma non ricorda
nulla. E ora che è di nuovo
cosciente (anche se la vertebra
lombare fratturata rende ancora
complicata la sua situazione) e
ha ripreso anche a respirare da
solo, senza l'ausilio di
macchinari, si guarda intorno
sconcertato, continuando a
ripetere quelle domande. A cui
nessuno ha il coraggio di
rispondere. Nemmeno quando,
invaso dai dolori, chiede: "Cosa
mi sono fatto ? Perché sono in
ospedale ?". Come dirgli che il
trofeo è finito nella bacheca
della società per volontà degli
avversari, l'Atletico Nacional,
senza che però nessuno di loro
potesse giocare quella partita
tanto attesa.
A monitorare
quotidianamente la sua
situazione, oltre allo staff
dell'ospedale di Medellin, è uno
dei medici della Chapecoense,
Carlos Mendonca, che si è
trasferito in Colombia e assiste
anche gli altri superstiti. È a
lui, uno dei colleghi con cui ha
diviso le gioie del cammino
nella Coppa, che Neto rivolge i
suoi quesiti. Ma la psicologa
che segue il recupero del
portiere, soprattutto quello
della sfera emotiva e
psicologica, ha chiesto di
prendere tempo, di aspettare a
comunicare che della Chapecoense
oggi resta soltanto la leggenda,
oltre a pochissimi fortunati
sopravvissuti. E così Mendoca,
ai cronisti di mezzo mondo che
gli chiedono perché nessuno
risponda a Neto raccontandogli
la tragedia che s'è portata via
i suoi compagni, i suoi amici,
risponde: "L'esperta si è
raccomandata di non dire nulla,
per evitare che possa generarsi
uno choc emozionale che in
questo momento potrebbe
pregiudicare il recupero clinico
del ragazzo. Io devo darle
retta, è una cosa troppo
delicata e lei ha più elementi
di me per giudicare".
Se Neto non
riesce a ricordare nulla, ma sta
lentamente uscendo dal tunnel,
c'è chi continua a lottare. È il
secondo portiere, Jackson
Follmann, a cui è già stata
amputata una parte della gamba
destra: in queste ore è stata
scongiurata la necessità di un
nuovo intervento chirurgico nei
suoi confronti. Migliora anche
un altro dei sopravvissuti, il
giornalista Rafael Henzel: ha
lasciato il reparto di terapia
intensiva e si sta sottoponendo
a una serie di controlli perché
presto potrebbe tornare a
Chapecò, per continuare la
riabilitazione in patria.
Intanto la
Chapecoense deve anche
asciugarsi le lacrime e pensare
al futuro: la società sta
formando la squadra per la
prossima stagione, con i nove
giocatori rimasti a casa e
scampati alla tragedia perché
infortunati, le migliori
promesse del vivaio - che
verranno promosse in blocco - e
i calciatori che arriveranno
dalle altre squadre e che si
stanno proponendo. Alcuni anche
a titolo gratuito, come l'ex
Barcellona Gudjohnsen, e pure
Ronaldinho (lo ha confermato il
fratello-agente Assis) sta
valutando se proporsi
ufficialmente. La nuova
dirigenza ha già scelto Vagner
Mancini come nuovo allenatore e
Rui Costa, omonimo dell'ex
viola, come direttore generale.
È tornato a casa il preparatore
fisico Marcos Chezar, che mesi
fa aveva lasciato la "Chape" per
trasferirsi al Bahia, "ma ora
non potevo far altro che
ritornare". Chissà se anche Neto
potrà far parte della squadra
della prossima stagione: presto
per dirlo. Lui, probabilmente,
nemmeno ci pensa. Ma solo, nella
sua stanza, continua a chiedersi
perché. Senza nessuno che sappia
cosa dirgli.
11 dicembre
2016
Fonte:
Repubblica.it
© Fotografia: Today.it
Chapecoense, Neto si sveglia dal
coma: "Come è finita la
partita ?"
Il
difensore brasiliano è uno dei
sei superstiti del disastro
aereo in Colombia in cui sono
morte 71 persone.
"Com’è
finita la partita contro
l’Atletico Nacional ? E come mai
mi trovo a letto in ospedale con
tutte queste ferite ?". Sono
domande a cui finora nessuno ha
avuto il coraggio di rispondere.
A farle dal letto in cui si è
risvegliato dal coma è stato
Neto, 24enne difensore della
Chapecoense, uno dei sei
superstiti del tragico incidente
aereo in Colombia nel quale sono
morte 71 persone. Ed è stato
spazzato via il sogno della
piccola squadra brasiliana. Da
quasi 24 ore - riportano "Globoesporte" on line e Rete
Globo nei suoi notiziari - il
ragazzo è di nuovo cosciente e
anche se la sua situazione
continua ad essere preoccupante
(ha una vertebra lombare
fratturata), riesce a respirare
da solo, senza l’ausilio di
macchinari. Ma non ricorda
nulla. Continua a chiedere il
risultato di quella finale di
Coppa Sudamericana alla quale i
suoi compagni di squadra erano
diretti, e che non si è mai
giocata. Vuole sapere come siano
andati quei 90’ e dove siano i
suoi compagni. "E cosa mi sono
fatto ? - aggiunge - Perché sono
in ospedale ?". A seguirlo
costantemente, oltre allo staff
dell’ospedale di Medellin dove
si trova il ragazzo, c’è uno dei
medici della Chapecoense, Carlos
Mendonca, che si è trasferito in
Colombia e assiste anche gli
altri superstiti. Non ha ancora
trovato la forza di raccontare a
Neto la tragedia che ha commosso
il mondo, perché la psicologa
che segue il recupero, anche
emotivo, dei sopravvissuti gli
ha detto di non farlo.
"L’esperta si è raccomandata -
racconta Mendonca - di non dire
nulla, per evitare che possa
generarsi uno choc emozionale
che in questo momento potrebbe
pregiudicare il recupero clinico
del ragazzo. Io devo darle
retta, è una cosa troppo
delicata e lei ha più elementi
di me per giudicare". Intanto è
stata evitata un’altra
operazione a Jackson Follmann,
il secondo portiere al quale è
stata amputata una parte della
gamba destra, mentre un altro
dei sopravvissuti, il
giornalista Rafael Henzel, sta
migliorando al punto che ha
lasciato il reparto di terapia
intensiva e si sta sottoponendo
a una serie di controlli perché
presto potrebbe tornare a
Chapecò, per continuare la
riabilitazione in patria. Ma con Neto
nessuno ha la forza di parlare.
Impossibile spiegargli che il
sogno della Chapecoense è finito
nel modo più tragico. Si sta
formando un’altra squadra per la
prossima stagione, con i nove
giocatori rimasti a casa e
salvatisi perché infortunati, le
migliori promesse del vivaio che
verranno promosse in prima
squadra e i calciatori che
arriveranno dalle altre squadre.
C’è anche chi si è offerto a
titolo gratuito, come il
veterano islandese Gudjohnsen,
ex Chelsea e Barcellona, mentre
Ronaldinho secondo il
fratello-agente Assis ci
starebbe pensando. La nuova
dirigenza ha già scelto Vagner
Mancini come nuovo allenatore e
Rui Costa, omonimo dell’ex
viola, come direttore generale.
È tornato a casa il preparatore
fisico Marcos Chezar, che mesi
fa aveva lasciato la "Chape" per
trasferirsi al Bahia, "ma ora
non potevo far altro che
ritornare". Intanto oggi contro
l’Atletico Mineiro, per l’ultima
giornata del "Brasilerao", non
si gioca. Il sogno è che un
giorno possa tornare in squadra
anche Neto, il difensore che
ancora non sa e che non vedeva
l’ora di giocare contro
l’Atletico Nacional. La Coppa è
stata assegnata alla "Chape", ma
nessuno gli chiederà mai di
sollevarla.
11 dicembre
2016
Fonte: La
Stampa
© Fotografia: Bbc.com
Incidente
Aereo Colombia, parla un
superstite:
"Nessuno immaginava lo
schianto"
di
Antonella Petris
Emergono
nuovi particolari sulla sciagura
dell’aereo precipitato il 28
novembre in Colombia con a bordo
la squadra di calcio brasiliana
della Chapecoense.
La notte
scorsa durante la trasmissione
"Fantastico" uno dei uno dei
superstiti del volo, il
giornalista brasiliano Rafael
Henzel, ha raccontato che "in
nessun momento qualcuno dalla
cabina o un commissario di bordo
ci ha avvisato di allacciare le
cinture perché stavamo correndo
dei rischi. Abbiamo continuato a
volare senza sapere
assolutamente niente su quello
che sarebbe successo", ha
spiegato Henzel. "Chiedevamo ai
commissari quanto tempo restava
all’atterraggio. Poi
all’improvviso si sono spente le
luci e i motori. Ci siamo tutti
allarmati, ma nessuno avrebbe
immaginato che avremmo sbattuto
contro quella montagna", ha
aggiunto il giornalista.
12 dicembre
2016
Fonte:
Meteoweb.eu
Chape, il
risveglio del sopravvissuto
"Come è finita la nostra partita
?"
di Cosimo
Cito
La vita è
ripiombata addosso a Helio Neto
due domeniche prima di Natale,
due domeniche dopo il dramma
della Chape, lui vivo tra i
compagni morti. Ma non lo sa,
Neto. La sua memoria, raccontano
Globoesporte e Rete Globo, si
sarebbe riaccesa ieri, con un
buco enorme. Ha chiesto: "Com'è
finita la partita con l'Atletico
Nacional ? E perché mi trovo in
ospedale con queste ferite ?"
Chi oserà ora raccontargli tutto
? Ha 24 anni Helio Neto, è un
difensore, a Medellin avrebbe
giocato la partita più
importante della sua vita. Dal
29 novembre ne sta giocando
un'altra, più cruda ed
essenziale, ha una vertebra
lombare fratturata, forse non
tornerà a camminare e le sue
condizioni non sono del tutto
stabilizzate. Però può parlare e
respira senza ausilio meccanico.
È uno dei tre sopravvissuti,
insieme a Jackson Follmann, il
secondo portiere, e Alan
Ruschel, l'altro difensore,
salvatosi, forse, perché aveva
scambiato il suo posto con
quello di un compagno. Accanto a
lui i soccorritori hanno trovato
una Bibbia aperta. La stava
leggendo, mentre l'aereo cercava
invano una superficie piana su
cui posare il carrello, e prima
che i piloti trovassero una
soluzione sono finiti il
carburante e le vite di
settantuno persone. Diciannove
di loro erano calciatori,
giocavano nella Chapecoense.
Helio Neto
non sa nulla. Non deve.
"L'esperta si è raccomandata -
racconta il medico del club,
Carlos Mendonça, citato dai
media brasiliani - di non dire
nulla, per evitare che possa
generarsi uno shock emozionale
che in questo momento potrebbe
pregiudicare il recupero clinico
del ragazzo. Io devo darle
retta, è una cosa troppo
delicata e lei ha più elementi
di me per giudicare". Non
tornerà in pari questa storia,
per Helio, che rischia di
restare su una sedia a rotelle,
come Follmann, a cui è stata
amputata una gamba. Sta meglio
Ruschel, il primo a rimettersi
in piedi, il primo a sapere.
Neppure gli altri tre feriti, il
giornalista Rafael Henzel e i
due membri dell'equipaggio,
hanno ancora lasciato l'ospedale
di Medellin. La città è in
fermento e forse arriverà
all'orecchio dei sopravvissuti
il tifo, mercoledì, per
l'Atletico Nacional, impegnato
in una delle semifinali del
Mondiale per club contro il
Kashima Antlers (ieri i
giapponesi hanno battuto 2-0 i
sudafricani del Mamelo di
Sundowns). Sarà la prima volta
in campo per i colombiani dopo
la tragedia della Chape, alla
quale avrebbero dovuto
contendere la Copa Sudamericana,
se quell'aereo non fosse caduto.
A Chapecó
però è anche iniziato il futuro.
La società non chiederà il
blocco triennale della
retrocessione, come proposto
dagli altri club del
Brasileirão: "Non sarebbe
giusto, dobbiamo guadagnarci la
salvezza sul campo, non
chiediamo privilegi, ma soltanto
un aiuto economico", ha
raccontato il presidente Ivan
Tozzo. Arriveranno giocatori in
prestito gratuito. C'è già un
allenatore, Vagner Mancini. A
disposizione potrebbe trovarsi
almeno un paio di personaggi
notevoli. Uno è l'islandese
Gudjohnsen, ex Chelsea e
Barcellona. L'altro è
Ronaldinho.
12 dicembre
2016
Fonte: La
Repubblica
Chapecoense, Neto sa
dell'incidente:
"La notte prima
aveva sognato la tragedia''
Al
difensore miracolosamente
sopravvissuto e svegliatosi dal
coma è stata raccontata la
verità. Poi l'incredibile
rivelazione al medico della
squadra brasiliana: ''Aveva
detto alla moglie di aver paura,
l'incubo è diventato realtà''.
Il portiere Danilo, scomparso
nello schianto, premiato come
Mvp del Brasilerao.
MEDELLIN -
"Il giorno prima della partenza
avevo sognato che l'aereo su cui
stavamo viaggiando sarebbe
caduto". È l'incredibile
rivelazione di Neto, 24enne
difensore della Chapecoense, uno
dei pochissimi superstiti
dell'incidente aereo del 29
novembre scorso alle porte di
Medellin, in cui sono morte 71
persone, tra cui 19 calciatori
del club brasiliano.
INCUBO
DIVENTATO REALTA’ - Dopo il
risveglio dal coma, Neto non
ricordava nulla e anzi
continuava a chiedere del
risultato della finale della
Copa Sudamericana contro
l'Atletico Nacional e dei suoi
compagni. Con tutte le
precauzioni del caso, è stato
deciso di raccontargli tutto.
"Continuava a fare domande alla
moglie, ma lei non poteva
parlare - spiega Carlos
Mendonca, medico della
Chapecoense - questo generava
una tensione troppo grande.
Quindi abbiamo deciso di
dirglielo e ora lui è molto
triste. Ma è un ragazzo forte, e
si riprenderà". Poi la
rivelazione del sogno:
"Probabilmente, quando potrà, ve
lo dirà lo stesso Neto: lui ha
fatto un sogno il giorno prima
della partenza. Ha sognato che
l'aereo su cui si trovava stava
cadendo, una cosa drammatica, al
punto che poi ha detto alla
moglie che non voleva più
viaggiare. E adesso non fa che
ripensarci, perché l'incubo è
diventato realtà".
DANILO MVP
DEL BRASILERAO - Dopo l'elezione
di Gabriel Jesus a Pallone d'Oro
del campionato brasiliano, anche
Danilo è stato premiato. Il
portiere della Chapecoense,
deceduto come quasi tutti i suoi
compagni di squadra nel tragico
incidente aereo dello scorso 29
novembre, è stato eletto Mvp del
"Brasileirao", grazie al voto
degli internauti, davanti a
Diego (Flamengo) e Dudu
(Palmeiras).
13 dicembre
2016
Fonte:
Repubblica.it
© Fotografia: Esportesdc
ESTERO / LA
TRAGEDIA
Chapecoense, Neto ora sa. "E aveva
sognato l'incidente il giorno
prima"
Il
giornalista sopravvissuto
rivela: "Non ci hanno mai detto
nemmeno di allacciare le
cinture". Il difensore aveva
avuto una tragica premonizione.
Il portiere Danilo Mvp postumo
del Brasileirao.
Milano -
Era rimasto l'ultimo a non
sapere cosa era successo alla
Chapecoense. Adesso anche Helio
Hermito Zampier Neto, per tutti
Neto, difensore del club
brasiliano e ultimo
sopravvissuto recuperato dal
luogo dell'incidente lo scorso
29 novembre, sa cos'è successo
quel giorno. E alla
consapevolezza ha aggiunto un
tragico retroscena.
IL SOGNO
DELLA VIGILIA - "Aveva sognato
il giorno prima che l'aereo
sarebbe caduto", Carlos
Mendonca, il medico della
Chapecoense che cura i
superstiti della tragedia aerea,
ha raccontato alcuni retroscena
del "risveglio" del difensore di
24 anni. "Nelle ultime ore
abbiamo deciso di raccontargli
la verità, perché aveva troppe
escoriazioni e troppe ferite,
insomma cominciava a sospettare
qualcosa. D'accordo con la
psicologa, gli abbiamo parlato
per due ore", ha aggiunto
Mendonca da Medellin, in
Colombia. "Forse, quando potrà,
ve lo dirà lui stesso: il giorno
prima del disastro, ha fatto un
sogno. L'aereo su cui si trovava
stava cadendo, al punto che ha
detto alla moglie che non voleva
più viaggiare. Il suo incubo si
è rivelato la realtà", ha
concluso il medico della
Chapecoense, garantendo che Neto
"è un ragazzo forte e si
riprenderà".
"NESSUN
AVVERTIMENTO" - Si sta
riprendendo ed è pronto a
tornare in Brasile anche un
altro sopravvissuto della
tragedia, il giornalista Raphael
Henzel, 43 anni, che viaggiava
con la squadra. Henzel ha
raccontato gli ultimi istanti
del volo in una intervista
telefonica a Rede Globo:
"Nessuno ci ha mai detto nemmeno
di allacciare le cinture.
Continuavamo a chiedere quando
saremmo atterrati e ci
rispondevano sempre "ancora
dieci minuti". Poi di colpo si
sono spente le luci e i motori.
Qualcuno è corso a sedersi al
suo posto, io ero fra due
colleghi, dietro di me c'era la
hostess sopravvissuta. Quando ho
visto la sua faccia ho capito
che le cose andavano male. Ma
non c'è stato vero panico, solo
un terribile silenzio. Poi mi
sono svegliato vedendo delle
luci di alcune torce. Ho urlato
perché mi venissero a prendere,
ero bloccato fra due alberi. Lì
mi sono anche reso conto che i
due colleghi fra i quali
viaggiavo erano morti".
DANILO MVP
- Intanto continuano i tributi
postumi ai "guerrieri" della
Chape. Il Brasileirao ha
consegnato i consueti premi di
fine stagione: Gabriel Jesus
prima del trasferimento al City
ha ricevuto il Pallone d'Oro del
campionato. Ma il premio di Mvp,
miglior giocatore del torneo, è
stato assegnato dai tifosi, con
i voti via internet, a Danilo.
Il portiere deceduto nella
tragedia, che era stato
fondamentale anche nella
semifinale contro il San Lorenzo
in Sudamericana, ha preceduto
Diego (Flamengo) e Dudu
(Palmeiras). Il premio è stato
ritirato dalla madre Ilaides
Padilha: "L'augurio è che i
futuri guerrieri della
Chapecoense possano essere come
i guerrieri che ci hanno
lasciato".
13 dicembre
2016
Fonte:
Gazzetta.it
© Fotografia:
Goal.com
"Sei un
guerriero": Neto incontra chi
l'ha salvato
Marlon
Lengua è il poliziotto
colombiano che ha salvato il
difensore della Chapecoense dai
rottami dell'aereo caduto,
quando i soccorritori stavano
per abbandonare il luogo
dell'incidente visto il buio
eccessivo. E il suo desiderio di
incontrare il giocatore è stato
esaudito.
Un incontro
cercato, desiderato, voluto
fortemente. "Neto è un
guerriero, un guerriero di Dio.
Ha combattuto per la sua vita
per più di 10 ore". Marlon
Lengua è un poliziotto
colombiano. Ha salvato il
difensore della Chapecoense nel
buio della notte, sul luogo
dello schianto dell'aereo nei
pressi di Medellin, quando i
primi soccorritori stavano per
lasciare temporaneamente il
luogo del disastro e sospendere
fino all'alba. Solo la sua
perseveranza ha permesso a Neto
di salvarsi. Il fratello del
difensore brasiliano, Leonardo
Zampier, ha postato sul suo
profilo Facebook una foto - la
prima immagine pubblica di Neto
dopo l'incidente - per
ringraziare Lengua. Neto si è
risvegliato dal coma da pochi
giorni, non ricordava
assolutamente nulla e continuava
a chiedere del risultato della
finale contro l'Atletico
Nacional. I medici hanno deciso
poi di dire la verità sulla
tragedia. "Se non fosse stato
per la sua attenzione, la sua
perseveranza e il suo intuito,
non saremmo qui e non staremmo
per ritornare in Brasile con la
missione compiuta", dice
Zampier. Un ringraziamento che
si estende a tutti i medici e
gli infermieri che hanno avuto
in cura Neto nei giorni del
coma: "gli angeli custodi che si
sono presi cura di mio fratello
qui in Colombia". "Neto è un
guerriero di Dio" - Con un post
su Facebook Marlon Lengua aveva
ringraziato tutti quelli che lo
avevano definito un eroe: "Ma
non mi sento un eroe, ho solo
fatto il mio dovere. Sono
felicissimo per tutti i
sopravvissuti, e congratulazioni
speciali a Neto, un guerriero di
Dio".
15 dicembre
2016
Fonte:
Sport.sky.it
(Testo © Fotografia)
L’incidente
in Colombia
Disastro aereo
Chapecoense, Ruschel "Salvo
perché ho cambiato posto"
Il
difensore brasiliano è tra i
calciatori sopravvissuti al
disastro aereo in Colombia. "Il
direttore sportivo mi ha chiesto
di lasciare il posto a un
giornalista".
Sopravvissuto solo perché poco
prima della partenza ha cambiato
posto. Esce dall’ospedale
camminando sulle sue gambe e
racconta come è riuscito a
salvarsi dall’incidente aereo in
Colombia in cui sono morte 71
persone: Alan Ruschel è il
difensore della Chapecoense, la
squadra di calcio brasiliana
praticamente cancellata nel
disastro di fine novembre vicino
a Medellin. Ruschel è vivo. Con
lui, ma in condizioni molto più
gravi, altri due giocatori:
Jackson Follman e Helio Neto. Il
racconto: "Non volevo nemmeno
spostarmi" - Alan Ruschel
racconta: "Il direttore sportivo
della Chapecoense Cadu Gaucho mi
ha chiesto di lasciare il mio
posto a un giornalista. Io
all’inizio ero nella parte
posteriore dell’aereo e non
volevo spostarmi. Poi Jakson
(Follman, altro sopravvissuto,
ndr) mi ha chiesto di mettermi
accanto a lui e così mi sono
spostato". Solo le insistenze
dell’amico e compagno di squadra
Follman (che dopo lo schianto ha
subito l’amputazione di una
gamba) ha permesso a Ruschel di
salvarsi. "Solo Dio può spiegare
perché sono sopravvissuto
all’incidente, lui mi ha
afferrato e mi ha dato una
seconda possibilità". "Non mi
ricordo nulla dell’incidente -
ha raccontato Ruschel - quando
mi hanno raccontato, mi sembrava
un incubo. Poi, ho capito. Cerco
di non parlare dell’incidente,
evito di leggere le notizie, ma
da quel poco che ho visto credo
che la causa sia da attribuire
al pilota". Tra le possibili
cause dello schianto anche la
mancanza di carburante. Ruschel,
27 anni, ha stupito tutti per la
rapidità della sua ripresa. È
andata peggio altri due compagni
sopravvissuti. Il portiere
Follman (grazie al quale Ruschel
si è salvato) è stato per giorni
in terapia intensiva.
Nell’incidente ha riportato
ferite gravi e ha subito
l’amputazione di una gamba.
Helio Hermito Zampier Neto,
invece, al suo risveglio non
ricordava nulla dell’incidente.
Era convinto di aver giocato la
finale di Coppa Sudamericana
(per disputare la quale la
Chapecoense stava volando in
Colombia).
17 dicembre
2016
Fonte:
Corriere.it
Chapecoense, Neto riprende a
camminare: potrà tornare a
giocare
Il
difensore, uno dei superstiti
della tragedia dello scorso 28
novembre, ha mosso i primi passi
e dovrebbe essere dimesso: in
3-4 mesi potrà ricominciare ad
allenarsi.
CHAPECO' -
Soltanto qualche giorno fa
sembrava poco più che una
speranza. Ma le cure hanno dato
risultati straordinari e così
Helio Hermito Zampier Neto, uno
dei tre giocatori della
Chapecoense sopravvissuti al
disastro aereo, potrà presto
tornare a camminare. E a correre
su un campo da calcio. Una
storia quasi commovente quella
del difensore, a cui a lungo è
stato tenuto nascosto quello che
era accaduto all'aereo su cui
viaggiava insieme ai compagni
per raggiungere Medellin
dov'erano attesi dalla finale di
Coppa Sudamericana. Domenica il
difensore, ricoverato
nell'ospedale di Chapecò, è
tornato a muovere i primissimi
passi dopo la catastrofe. Già la
prossima settimana dovrebbe
lasciare la struttura sanitaria,
ma non è tutto: i medici sperano
anche che entro 90-120 giorni
possa persino riprendere gli
allenamenti per poi immaginare
il rientro in campo. Anche
l'esterno Alan Ruschel ha
lasciato l'ospedale: è tornato a
Nova Hartz, la sua città di
nascita nello stato di Porto
Alegre, dove ha trovato ad
attenderlo centinaia di tifosi
con striscioni e messaggi. "Farò
di tutto per tornare a giocare",
ha dichiarato il giocatore, che
nonostante la lesione riportata
alla colonna vertebrale spera di
poter tornare in campo entro
circa sei mesi. Meno fortunato
di lui il secondo portiere della
Chape, Jackson Follmann: al
giocatore è stata amputata una
gamba, la destra, e a breve
dovrà sottoporsi a un nuovo
intervento chirurgico alla
caviglia sinistra.
18 dicembre
2016
Fonte:
Repubblica.it
Chapecoense, Rushel:
"Ecco come mi sono salvato"
di Giuliano
De Matteis
Il
calciatore brasiliano ricorda i
terribili momenti prima del
disastro aereo: "Grazie a
Follman ho cambiato posto".
ROMA - Un
attimo, una decisione
apparentemente insignificante
può cambiare il corso di
un'intera esistenza. Questione
di "sliding doors". E forse
nessuno in questo momento lo sa
bene come Alan Ruschel, uno dei
calciatori sopravvissuti al
terribile disastro aereo che ha
praticamente cancellato dalla
storia la squadra brasiliana
della Chapecoense. A rivelare
come il fato abbia in qualche
modo posato la sua mano su di
lui per salvarlo dalla tragedia
è lo stesso giocatore: "Jackson
Follman mi ha chiamato dicendomi
di andare a sedermi vicino a lui
e io l'ho fatto, perché lo
conoscevo dal 2007 e siamo molto
legati. Così ho lasciato il mio
posto ed è in quel momento che
ho salvato la mia vita", ha
detto durante una partita di
beneficenza a cui ha preso parte
anche Neymar. E come lui in vita
è rimasto anche il portiere
Follman, al quale però è stata
amputata una gamba e al quale la
Chapecoense - che cerca di
risorgere e costruirsi un futuro
- ha offerto un lavoro per
sempre. Ruschel ha poi
raccontato qualche dettaglio dei
terribili momenti vissuti:
"Sembrava un volo tranquillo, ma
improvvisamente la luce è andata
via e si è accesa quella di
emergenza. Ho chiesto a Helio
Neto (altro sopravvissuto, ndr)
se avesse sentito qualcosa dalla
cabina, lui mi ha risposto di no
e si è messo a pregare,
chiedendo a Dio di proteggerci
tutti. Quello che è successo
dopo non lo ricordo".
23 dicembre
2016
Fonte:
Corrieredellosport.it
© Fotografia:
Tribunaonline.com.br
Tragedia
Chapecoense il difensore Neto
dimesso dall'ospedale
Helio Neto,
31 anni, difensore del
Chapecoense, la squadra
brasiliana vittima della
tragedia aerea in Colombia il 28
novembre scorso, è stato dimesso
dall'ospedale: è il quinto
sopravvissuto. A bordo del
velivolo sono morte 71 persone,
tra cui 19 calciatori del club
brasiliano.
23 dicembre
2016
Fonte: La
Repubblica
Chapecoense, Neto esce
dall'ospedale: "Sono vivo, è
stato un miracolo"
Parla uno
dei sopravvissuti alla tragedia
in Colombia: "Tornerò a
giocare".
TRAGEDIA
CHAPECOENSE - Helio Neto, uno
dei tre giocatori della
Chapecoense sopravvissuti alla
tragedia aerea in Colombia dello
scorso 29 novembre, è uscito
dall'ospedale. Il difensore,
dimesso dai medici, ha parlato
così in conferenza stampa, senza
riuscire a reggere l'emozione:
"E' impossibile non parlare di
quelli che ci hanno lasciato, ho
perso molti amici ed ho solo
buoni ricordi di quel gruppo. Vi
ringrazio tutti per il supporto.
Dio permettendo, credo che molto
presto potrò tornare a giocare
alla Conda Arena con la maglia
della Chapecoense. Non mi
ricordo niente della tragedia, i
medici dicono che è un miracolo
se sono ancora vivo perché un
paio di volte sembrava ormai
finita per me". S.F.
26 dicembre
2016
Fonte:
Calciomercato.it
Neto,
l'eroe della Chape
"Voglio
tornare a giocare per
dimenticare la morte"
di Daniele
Mastrogiacomo
CHAPECÒ -
Colpiscono gli occhi: assenti,
persi nel vuoto. Rispecchiano
l'anima. Perché quando sei un
sopravvissuto rimani come
appeso, in un limbo, assediato
dalla sensazione di una morte
che ti ha sfiorato; con i
fantasmi degli altri, meno
fortunati di te, che ti
inseguono. Hélio Hermito Zampier
Neto, per tutti semplicemente
Neto, 32 anni il prossimo 16
agosto e dal 2015 difensore
della Chapecoense, è uno dei sei
scampati alla tragedia di quel
volo LaMia, schiantatosi il 29
novembre scorso sui costoni
delle montagne vicino a
Medellìn, in Colombia. Uno dei
tre giocatori scampati alla
tragedia. "È difficile superare
questa fase della mia vita", ci
dice mentre mangia un boccone
nell'albergo che ospita la
squadra pronta a scendere in
campo nella sua prima partita
ufficiale. Il nostro è un
dialogo interrotto da lunghe
pause e pensieri lontani,
spezzettato dall'arrivo delle
nuove leve della Chape che si
fermano a salutarlo, a
stringergli la mano o solo a
sorridergli. Perché Neto è il
loro eroe, il simbolo della
rinascita di un gruppo che non
c'è più. L'icona di una città
rimasta orfana del proprio
orgoglio. Il collante tra
passato e futuro. "Ho dovuto
imparare di nuovo a mangiare, a
bere, a camminare. Ma anche a
tornare al Condà (lo stadio di
Chapecò, ndr), a essere
circondato dai tifosi, a
sostenere una squadra che non
conosco. Ma che mi vuole e mi
aspetta". Neto si massaggia la
gamba. Gli fa male. Ha bisogno
di continue cure: olii e creme
che i fisioterapisti gli
somministrano più volte al
giorno nella speranza di una
ripresa veloce. Si stira sulla
sedia con una smorfia di dolore
e insieme di sofferenza. Parla
poco e mal volentieri con la
stampa. Gli pesa il ruolo che il
destino gli ha attribuito. Ma lo
sopporta. Come sopporta i
ricordi che affiorano a ogni
istante. Meglio il futuro
allora: "Ho voglia di
ricominciare, davvero. Voglio
tornare a giocare, anche se so
che sarà dura e difficile". Le
pressioni, l'attesa, la paura di
deludere, di non farcela. Le
stesse emozioni, fortissime, che
ha provato quando ha rivisto
mogli e fidanzate dei suoi
compagni morti in quel maledetto
aereo. "Venivano a casa,
portavano i loro figli che si
mettevano a giocare con i miei
gemelli, Chelám ed Elena di 9
anni. Insieme ricordavamo gli
abbracci tra compagni sul campo.
Perché eravamo fortissimi, pieni
di vita. E stavamo vincendo...".
Una sola famiglia, unita dal
dolore, alla ricerca di un senso
da dare a quel che poi è
successo. Per trovare la luce in
fondo al tunnel. Il passato
allora: cosa ricorda ? "Quel
silenzio prima di cadere e poi
tra le lamiere della carlinga.
Ero in coma, mi stavo
congelando. Pensavo di essere
morto ma in fondo e in qualche
modo sapevo di essere vivo". Lo
hanno ritrovato dopo 9 ore. Il
merito va a un poliziotto
colombiano, che non si era
rassegnato. E ha continuato a
cercare. Fino a sentire un
lamento, debolissimo, in mezzo a
quei detriti fumanti, con la
nebbia che avvolgeva tutto. Lo
ha individuato, ha chiamato
aiuto, lo ha portato in salvo.
Per due settimane Neto è rimasto
in coma. Lo hanno restituito
alla vita a fatica. Quando si è
svegliato si è rivolto al medico
e gli ha chiesto: "Come è andata
la partita ?". Non era follia.
Era solo frastornato. Si vedeva
su un letto d'ospedale, ferito,
dolorante. Pensava a un brutto
fallo subito in campo. In quella
finale che non si è mai giocata.
Neto sorride. Ma dura un attimo.
Gli occhi tornano a perdersi nel
vuoto. In ospedale hanno atteso
sette giorni prima di dirgli la
verità. È stato un secondo
trauma. "Un colpo allo stomaco",
ricorda oggi. "Sono stato
malissimo. Ero vivo ma soffrivo
per gli altri che non c'erano
più". Ha pensato al sogno fatto
due giorni prima di quel volo
verso la Colombia: un aereo che
precipita. Lo confessa al
medico, cercando un significato
di premonizione: "Un segnale",
pensa Neto, fedele evangelico
come sua madre che non aveva
smesso di pensare al figlio
vivo, nonostante lo avessero
inserito nella lista delle
vittime. "Sapevo che era ancora
tra noi", disse lei quando fu
ritrovato. Il presente, infine.
Il difensore della Chape si
solleva dalla sedia. A fatica. I
ragazzi lo guardano da lontano
senza intervenire. Vogliono che
ce la faccia da solo. Lo ha
chiesto lui stesso. Questione di
orgoglio: ha bisogno di sentirsi
vivo, di tornare a essere quello
che è stato. "Il processo è
lento", ci spiega il
fisioterapista che è venuto a
prenderlo, "ma si sta
riprendendo più velocemente del
previsto". Neto annuisce. Si
tocca la bocca. In ospedale non
riusciva a masticare. Aveva
perso ogni forza nei muscoli del
viso. "Ero come un bambino
appena nato". Ora è tornato
uomo. Si solleva sulle
stampelle, alza il pollice,
saluta gli altri. E sorride per
la seconda volta, provando a
scacciare i fantasmi che lo
inseguono.
23 gennaio
2017
Fonte: La
Repubblica
© Fotografia:
Calciomercato.it
ESTERO / LA
STORIA
Chapecoense, il sopravvissuto
che non rinuncia al sogno
(paralimpico)
di Simona
Marchetti
Jackson
Follmann, scampato (a costo di
una gamba amputata) al disastro
aereo della Chapecoense, non ha
perso sorriso e voglia di
lottare. E racconta...
Milano -
Che fosse un combattente Jackson
Follmann lo aveva dimostrato già
un mese fa, tornando a camminare
a dispetto della protesi alla
gamba destra, che gli era stata
amputata all'altezza del
ginocchio dopo la tragedia aerea
dello scorso 28 novembre in
Colombia che costò la vita a 71
passeggeri, fra cui 19 giocatori
e l'allenatore Luis Saroli della
squadra brasiliana della
Chapecoense. Ma ora il 24enne
portiere, uno dei sei
sopravvissuti al disastro, si è
posto un nuovo obiettivo, ovvero
partecipare ai Giochi
Paralimpici. Costretto infatti a
dire addio al professionismo a
causa della sua menomazione,
Follmann non ha però perso la
voglia di giocare a calcio né il
suo sorriso (come confermano gli
scatti su Instagram) e, aiutato
e supportato dalla fidanzata
Andressa Perkovski, ha lanciato
la sua sfida al destino: "Sarò
sempre un atleta e sarò sempre
il portiere della Chapecoense",
ha proclamato il coraggioso
Jackson. PICCOLO
EROE - Follmann che, senza
saperlo, ha salvato la vita del
compagno di squadra Alan
Ruschel. "Follman mi ha chiesto
di sedermi vicino a lui in
aereo, ci conosciamo dal 2007 e
siamo amici, così ho cambiato
posto - ha raccontato lo stesso
Ruschel - e quella decisione mi
ha salvato la vita". E un altro
eroe di quel tragico giorno di
novembre è stato anche il 15enne
Johan Alexis Ramirez, che guidò
i soccorritori sul luogo della
sciagura, meritandosi il
soprannome di "angioletto". E
dopo aver ricevuto onori e
gloria sia in Brasile che in
patria per il suo coraggio, il
piccolo colombiano ha coronato
il sogno d'incontrare i suoi
idoli del Real Madrid. Come
riporta il Mirror, il bambino ha
infatti passato un'intera
giornata al campo di allenamento
dei Blancos di Spagna, posando
con Luka Modric, Karim Benzema
e, soprattutto, col connazionale
James Rodriguez, che gli ha poi
regalato la sua maglietta
autografata.
22 febbraio
2017
Fonte:
Gazzetta.it
© Fotografia:
Foxsports.it
Incredibile
Neto: torna ad allenarsi con la
Chapecoense a 5 mesi dal
disastro aereo
Il
difensore, tra i pochi
sopravvissuti alla tragedia, ha
completato la riabilitazione
dopo l'incidente dello scorso
novembre ed è tornato ad
allenarsi in gruppo.
ROMA -
Continua il lento processo di
"ritorno alla normalità" della
Chapecoense, squadra brasiliana
sconvolta lo scorso novembre
dalla tragedia aerea nella quale
sono morte 71 persone. Tra i
pochi superstiti all'incidente
c'era però il difensore Helio
Neto, che nei giorni
immediatamente successivi aveva
anche subito una sorta di
amnesia dovuta ai traumi
riportati, per poi essere
informato solo successivamente
del disastro. Da allora il
giocatore ha incredibilmente
bruciato le tappe nel percorso
riabilitativo, venendo dimesso
dall'ospedale già a fine
dicembre e arrivando addirittura
al clamoroso ritorno in campo.
Proprio oggi infatti la
Chapecoense, che nel frattempo
ha cominciato il nuovo
campionato, ha infatti
annunciato sul proprio profilo
Twitter il ritorno sui campi di
allenamento del difensore
brasiliano a 5 mesi di distanza
dal disastro aereo.
13 aprile
2017
Fonte:
Corrieredellosport.it
La favola
di Alan: sopravvissuto al
disastro
aereo della Chapecoense
ora torna in campo
Nel
novembre 2016 lo schianto che
cancellò la Chapecoense: ora uno
dei tre calciatori sopravvissuti
della squadra brasiliana
giocherà il Trofeo Gamper contro
il Barcellona il prossimo 7
agosto.
Dal
disastro aereo al ritorno
all'attività agonistica, con un
nuovo esordio che difficilmente
dimenticherà. Alan Ruschel, uno
dei tre calciatori della
Chapecoense sopravvissuto alla
tragedia aerea del novembre
2016, è pronto a tornare in
campo. Nove mesi dopo quindi, il
7 agosto, il calciatore tornerà
ad indossare le scarpette contro
il Barcellona nella gara
valevole per il Joan Gamper
Trophy, il torneo estivo a
inviti dei blaugrana. La
Chapecoense ha espresso,
attraverso una nota ufficiale,
gioia per il ritorno in squadra
del difensore di proprietà dello
Sport Club Internacional. "È un
passo importante per il suo
recupero e per la ricostruzione
del club. Considerando poi
l’importanza del match, è
un’occasione ideale per il suo
rientro". Il 28 novembre 2016
l’aereo in cui viaggiava la
Chapecoense (77 persone a bordo
tra passeggeri ed equipaggio),
precipitò a sud di Medellin, in
Colombia, provocando la morte di
71 persone. La squadra
brasiliana era in viaggio per
andare a disputare la finale
della Coppa Sudamericana contro
l’Atletico National. Solo tre
giocatori si salvarono: Ruschel,
Neto (difensore, ha subìto
diverse fratture e un forte
trauma cranico) e Follmann
(portiere, al quale è stata
amputata una gamba a causa delle
profonde ferite.
30 luglio
2017
Fonte:
Today.it
© Fotografia:
Lavanguardia.com
Chapecoense, i sopravvissuti
raccontano la loro commovente
storia
Neto,
Jakson Follman e Alan Ruschel si
aprono in una lunga intervista e
rivelano i terribili momenti del
disastro aereo che ha coinvolto
l'intera squadra brasiliana.Sono gli
ultimi tre fratelli della
famiglia Chapecoense. Sono figli
di un miracolo. Sono Neto,
Jakson Follmann e Alan Ruschel,
gli unici calciatori
sopravvissuti all'incidente
aereo che ha visto coinvolto il
club brasiliano il 28 novembre
2016. Doveva essere il viaggio
dei sogni, quello che li avrebbe
portati a disputare la storica
finale della Copa Sudamericana
contro i colombiani
dell'Atletico Nacional. Si è
trasformato in un incubo, in una
tragedia che ha sconvolto il
mondo dello sport e non solo. 77
passeggeri sul volo LaMia Flight
2933, partito dall'aeroporto di
Santa Cruz de la Sierra
(Bolivia) e mai arrivato a
quello internazionale di José
Maria Cordova, in Colombia. 71
persone con la vita stroncata in
un attimo che per molti
rappresentava l'apice della
carriera: giocatori (dai 21 ai
35 anni), allenatore, staff
tecnico e medico, ospiti,
giornalisti. Soltanto 6
sopravvissuti allo schianto
avvenuto sulle colline di
Medellin. Neto, Jakson Follmann
e Alan Ruschel sono i calciatori
"miracolati" della Chapecoense,
di un disastro indelebile, che
non si può cancellare dalla loro
mente. E che raccontano in una
lunga e commovente intervista
alla trasmissione "The Players'
Tribune".
Neto: "Avevo sognato l'incidente"
Neto è il
primo a parlare, il primo a
raccontare la sua storia. Basta
leggerla per far sì che diventi
la storia di tutti. Il difensore
centrale della Chapecoense
rivela di aver "visto" in
anticipo il disastro aereo.
"L'avevo sognato qualche giorno
prima di partire, avevo avuto un
incubo terribile. Mi sono
svegliato e l'ho raccontato
subito a mia moglie: c'era la
pioggia, le luci dell'aereo che
si spegnevano, la picchiata
verso il suolo. Era tutto buio.
Mi sono portato quell'incubo
dentro l'aereo, mi martellava la
testa, non riuscivo a
dimenticarlo, così decisi di
mandare un sms a mia moglie
direttamente da dentro. Le
chiesi di pregare Dio per
proteggermi da quel sogno. Poi
partimmo. E le cose cominciarono
ad accadere davvero... Le luci
si spensero, ero ancora sveglio,
quello che successe va oltre la
comprensione umana. Cominciai a
pregare senza sosta, l'aereo
stava cadendo veramente, chiesi
un miracolo a Gesù, di aiutare
me e miei compagni. Di aiutare
il pilota... Ma sapevo che
salvarmi in una situazione del
genere sarebbe stato
impossibile, potevo soltanto
pregare. Quando mi sono
svegliato all'ospedale non
ricordavo nulla dell'incidente,
i medici hanno aspettato il mio
recupero prima di informarmi su
cosa fosse realmente successo. I
dottori parlavano in spagnolo,
ero confuso, poi ho visto il
medico della Chapecoense e mi
sono ricordato della finale che
avremmo dovuto giocare. "Com'è
andata ?", gli chiesi. Mi
rispose che avevo rimediato un
bruttissimo infortunio in un
duro scontro di gioco. In quel
momento mi disperai: pensai che
i miei compagni fossero ancora
in campo nel tentativo di
conquistare il trofeo. I miei
fratelli stavano lottando senza
di me, non potevo crederci...
Non ero ancora lucido, un giorno
mi svegliai nell'unità di
terapia intensiva e iniziai a
pormi delle domande. Osservavo
il mio corpo, ero pieno di
tagli, il mio orecchio era
malconcio: o l'avversario che mi
aveva messo ko era veramente
grosso oppure i tifosi avevano
invaso il campo e ci avevano
aggredito. Come potevo
immaginare di essermi salvato da
un incidente aereo ? Poi
finalmente venni a conoscenza
della tragedia. Nella stanza
c'erano tutti i medici, la mia
famiglia, uno psicologo, un
prete. Mio padre mi domandò se
ricordassi di quell'incubo fatto
prima di partire. Risposi di sì,
naturalmente. Lo psicologo
lasciò la camera piangendo,
allora mi rivelarono tutto: il
nostro aereo si era schiantato.
Ho pensato a uno scherzo, poi mi
sono fatto forza: se ero vivo
io, allora anche i miei compagni
stavano bene. Il dottore scosse
la testa, mi disse che soltanto
io, Alan e Follman eravamo
rimasti in vita. Sono qui
soltanto per merito di Dio".
Neto è stato l'ultimo dei tre
calciatori a esser stato
salvato: per 8 ore è rimasto
sotto le macerie dell'aereo.
Dopo la riabilitazione in
ospedale ha potuto riabbracciare
i suoi figli, due gemelli di 10
anni: "Mia moglie li aveva
lasciati in Brasile dopo
l'incidente, quando sono venuti
a trovarmi sono rimasti
sconvolti dal mio aspetto. Ero
magrissimo e avevo ferite
ovunque. Mi abbracciarono senza
dire niente, piangemmo insieme,
è stata l'emozione più grande
della mia vita. Ero al settimo
cielo ma non potevo dimenticare
i miei compagni, pensavo ai loro
figli, loro non li avrebbero più
riabbracciati. La stessa sorte
poteva toccare a me: dovevo
morire quel giorno, nel momento
delle mie ultime preghiere
pronunciate ad alta voce. Dio mi
ha dato una seconda possibilità,
farò del mio meglio per
onorarlo. E naturalmente per
onorare tutti i miei amici che
non ci sono più".
Jakson
Follman: "Ho salvato Ruschel con
un cambio di posto"
Jakson
Follman era il secondo portiere
della Chapecoense. Ha perso un
piede, non potrà più giocare a
calcio. Ma ha avuto in salvo la
vita e per questo non si
lamenta. La sua testimonianza ci
riporta dentro quell'aereo
maledetto. "Tutti stavamo
sentendo la musica o giocando a
carte. Era un volo tranquillo.
Poi si spensero tutte le luci e
ci fu un lungo silenzio. Gli
assistenti di volo non ci davano
informazioni, soltanto un
addetto passò e ci disse di
allacciare le cinture perché
stavamo per atterrare in quel
momento. Cominciammo a cadere,
non ci sono tante persone sulla
terra che possono raccontare di
aver vissuto un momento del
genere. Il secondo prima stai
viaggiando per conquistare un
sogno, l'attimo dopo stai
precipitando dal cielo e non
puoi fare niente: non puoi
correre, non puoi piangere, non
puoi chiedere aiuto, non hai il
tempo di chiederti cosa stia
succedendo. Ti devi solo
affidare a Dio. Mi sono
svegliato nel bosco, ho aperto
gli occhi ma era tutto
completamente buio. Faceva
freddo, sentivo le persone
chiedere aiuto. Ho iniziato a
chiedere aiuto anche io, non
avevo idea di dove fossi. In
quel momento non ricordavo
nulla, cominciai soltanto a
supplicare, non volevo morire. I
miei amici stavano aspettando i
soccorsi, io non potevo alzarmi,
non potevo vedere niente. Ora
ringrazio Dio che fosse così
buio e di non aver visto i miei
compagni soffrire". Follman
ricorda l'arrivo dei soccorsi,
quelle ore interminabili di
angoscia: "Non so quanto tempo
passai in quei boschi dopo
l'impatto. A un certo punto vidi
una torcia, c'erano persone che
gridavano "Policia Nacionaaaal,
Policia Nacionalaal". I miei
compagni non urlavano più, erano
morti, provai una tristezza
infinita. Un sergente di nome
Nelson arrivò da me, mi tenne
per mano, mi rassicurò. Gli
dissi che ero il portiere della
Chape, sentivo un dolore
lancinante: nell'incidente avevo
perso il piede destro, mentre il
sinistro era rimasto attaccato
solo per i tendini. Mi diedero
dell'acqua, mi portarono su una
collina fangosa, c'erano pezzi
di aereo ovunque. Entrai in coma
per 4 giorni, il mio cervello
bloccò i ricordi dello schianto.
Mi ero fatto un'idea di quello
che potesse essere successo, ma
pensavo a un piccolo incidente o
qualcosa del genere. La mia
famiglia mi disse che non avrei
più potuto giocare a calcio, la
mia reazione fu comunque
positiva: meglio perdere una
gamba che la vita".
Involontariamente è stato
Follmann a salvare Ruschel
grazie a un cambio di posto
provvidenziale. "Ho chiamato
Alan per venire a sedersi
accanto a me sull'aereo. Siamo
sempre stati ottimi amici, ci
conosciamo da 10 anni. Quella
volta si era messo agli ultimi
posti per potersi allungare e
dormire comodamente. Non so per
quale motivo, ma insistei e alla
fine mi raggiunse. 30 minuti
dopo accadde il disastro. Ora
sono qui, che cammino di nuovo
(grazie a una protesi, ndr) e
vivo in modo intenso ogni
momento. Non ho perso il gusto
di vivere, non ho dimenticato
come si sorride. Soltanto una
cosa non voglio scordare: i miei
amici, coloro che ci hanno
lasciato. Loro sono degli eroi".
Alan
Ruschel e l'addio a Danilo: "Mi
manca, ora vivo al massimo..."
Infine Alan
Ruschel, salvato appunto dal
cambio di posto. Il suo racconto
è toccante tanto quanto gli
altri. "Ero contento di fare
parte di un gruppo del genere,
stavamo facendo la storia: un
piccolo club brasiliano che era
arrivato alla finale della Copa
Sudamericana, che sogno !
Tuttora cerco di riportare alla
mente quegli attimi, i ricordi
sono offuscati. Ero in ospedale
e mi preoccupavo della finale
che avremmo dovuto giocare il
giorno dopo. I medici mi dissero
all'improvviso che il nostro
aereo si era schiantato, che
eravamo sopravvissuti in 6: io,
Neto, Jakson, un giornalista e
due assistenti di volo. Pensavo
di essere in un incubo, che
prima o poi mi sarei svegliato.
Sono stato vicinissimo alla
paralisi: il mio midollo era
schiacciato dalle altre ossa,
avrei perso l'uso delle gambe al
minimo errore dei soccorritori.
Ma mi hanno salvato e sono stato
operato da uno dei migliori
chirurghi del Sud America.
Fortunatamente in quel momento
era in Colombia, fortunatamente
avevo cambiato posto e mi ero
seduto vicino a Follmann".
Ruschel ha un pensiero per
Danilo, il primo portiere della
Chapecoense che aveva trascinato
la squadra in finale con le sue
parate. Era uno dei suoi
migliori amici. "Eravamo molto
attaccati, conosco bene sua
moglie Leticia, il loro figlio
Lorenzo. Quando ho capito che
Danilo non ce l'avesse fatta è
stato un momento dolorosissimo,
indescrivibile. Era un ragazzo
speciale, mi manca, ci penso
ogni giorno. L'incidente mi ha
insegnato una lezione: nessuno
di noi sa quello che può
accadere nei successivi 10
minuti, per questo bisogna
sempre vivere la vita al massimo
e inseguire con tutta la forza i
propri sogni. Il domani non è
mai una certezza".
26 agosto
2017
Fonte:
Foxsports.it
È morto
d'infarto Rafael Henzel, il
giornalista
sopravvissuto al
disastro aereo della Chape
Aveva 45
anni. È stato colpito da un
infarto mentre giocava una
partita di calcetto con gli
amici.
"A volte il
destino è proprio beffardo". La
frase, detta mentre cercava di
trattenere le lacrime, è stata
detta ieri notte, ora
brasiliana, dal giornalista di
Radio Oeste Marcinho San per
annunciare la morte per infarto,
a 45 anni, del collega Rafael
Henzel mentre giocava una
partita di calcetto con amici.
Il reporter si riferiva al fatto
che Henzel era uno dei sei
superstiti della tragedia
dell'incidente aereo del 28
novembre 2016, quando il
velivolo che trasportava la
squadra della Chapecoense,
diretta a Medellin per giocare
la finale di Coppa Sudamericana
contro l'Atletico Nacional, si
schiantò in Colombia. Ci furono
71 morti, fra i quali tutta la
dirigenza, lo staff tecnico e 19
calciatori del club dello stato
di Santa Catarina, oltre a vari
rappresentanti dei "media".
Henzel era riuscito a
sopravvivere ("non so nemmeno io
come") ed era tornato a lavorare
a un anno di distanza dalla
tragedia, ricominciando a
raccontare le partite della
Chapecoense dopo aver scritto
anche un libro sulla terribile
esperienza di cui era stato
protagonista. Adesso stava per
realizzare uno dei suoi maggiori
desideri, quello di raccontare
il ritorno il campo con la
maglia della Chapè del difensore
Neto ("lo farò anche se si
dovesse giocare in Cina o non so
dove", aveva detto appena tre
giorni fa il reporter), tornato
ad allenarsi con i compagni e
ormai quasi pronto, dopo essere
passato attraverso uno stato di
coma indotto e poi operazioni al
polmone, al ginocchio, al polso
e al cranio. In precedenza anche
il difensore Alan Ruschel,
l'unico ad aver riportato ferite
"minori" nell'incidente, era
riuscito a tornare al calcio
attivo con la Chape, mentre il
secondo portiere Jakson
Follmann, al quale è stata
amputata la gamba destra, ora è
ambasciatore del club e
commentatore per Fox Sports
Brasil, ma sogna un futuro da
atleta paralimpico. La morte di
Henzel ha suscitato profonda
commozione in Brasile, e tutti i
principali club hanno espresso
cordoglio. Fra i primi messaggi
diffusi sul web anche quello
dell'Atletico Nacional di
Medellin. La Chapecoense ha
chiesto di non giocare la
partita di oggi contro il
Criciuma per la Coppa del
Brasile, ma per ora la Cbf
(Federcalcio nazionale) non ha
risposto positivamente alla
richiesta. (Ansa)
27 marzo
2019
Fonte:
Huffingtonpost.it
ESTERO /
BRASILE
Tragedia
Chapecoense, muore il cronista
sopravvissuto allo schianto
Rafael
Henzel aveva 45 anni: a
ucciderlo un arresto cardiaco
mentre giocava a calcio. Nel
2016 fu tra i sei superstiti del
disastro aereo in cui persero la
vita 71 persone tra giocatori,
equipaggio, staff e
rappresentanti dei media. Il
club: "Ha raccontato la nostra
storia".
Milano -
Aveva intitolato il suo libro
"Vivi come se stessimo appena
per cominciare". È amaro il
destino che ha portato via a 45
anni Rafael Henzel, il cronista
che era tra i sei sopravvissuti
al disastro aereo che il 28
novembre 2016 decimò il club
calcistico brasiliano della
Chapecoense. A stroncarlo, ieri,
è stato un attacco cardiaco. IL MALORE
SUL CAMPO - Nonostante i
soccorsi immediati è stato
impossibile salvare Henzel che
si è accasciato durante una
partita con degli amici a
Chapecò: l'uomo è morto in
ospedale. Uno choc per la
Chapecoense che riapre il dolore
per l'incidente del 2016 quando
l'aereo della boliviana LaMia si
schiantò intorno a Medellin, in
Colombia, dove la squadra
avrebbe dovuto affrontare
l'Atletico Nacional nella finale
d'andata della Coppa
Sudamericana. A fronte delle 71
vittime insieme a Henzel erano
riusciti a salvarsi il terzino
Alan Ruschel, il difensore Neto,
il portiere Follmann (che aveva
subito l'amputazione di parte
della gamba destra) e due membri
dell'equipaggio. IL
CORDOGLIO DEL CLUB - Per Henzel,
che lascia la moglie e un
figlio, il ricordo della
Chapecoense, che sul proprio
sito web scrive: "Nel corso
della sua brillante carriera,
Rafael ha raccontato la storia
della Chapecoense. Era un
simbolo della ricostruzione del
club e sarà sempre ricordato
nelle pagine verdi e bianche di
questa istituzione".
27 marzo
2019
Fonte:
Gazzetta.it
© Fotografia:
Lastampa.it
Chapecoense, morto in campo il
radiocronista
Rafael Henzel: era
sopravvissuto a disastro aereo
Uno dei sei
scampati al disastro aereo in
cui morirono 71 persone, fra cui
quasi tutti i giocatori della
squadra brasiliana. Stava
giocando a calcio.
Di sé
diceva che era un "giornalista,
rinato su una collina della
Colombia". Quella collina, alle
porte di Medellin, dove il 28
novembre 2016 si è schiantato
l’aereo che portava i giocatori
della brasiliana Chapecoense a
disputare la storica finale
della Copa Sudamericana contro i
colombiani dell’Atletico
Nacional. Un sogno per la
squadra rivelazione, partita
dalle serie minori e arrivata
fra le grandi. C’erano 77
passeggeri sul volo LaMia Flight
2933, partito dall’aeroporto di
Santa Cruz de la Sierra, in
Bolivia, e mai arrivato a quello
internazionale di José Maria
Cordova, in Colombia.
Calciatori, allenatore, staff
tecnico e medico, ospiti,
giornalisti, equipaggio: 71
vittime. Rafael Henzel era uno
dei sei sopravvissuti. È morto
due anni e mezzo dopo, a 45
anni, ucciso da un arresto
cardiaco mentre giocava a
pallone.
"Non c’è
stato panico, solo un terribile
silenzio" - A uscire vivi dalla
tragedia della Chapecoense erano
stati un tecnico di volo, Erwin
Turin, una hostess, Ximena
Suarez, tre dei giocatori (il
difensore Alan Ruschel, con
traumi multipli, una frattura
della decima vertebra e una
lesione spinale; il portiere
ventiquattrenne Jackson Follman,
che aveva subito l’amputazione
della gamba destra; il difensore
Neto, un trauma cerebrale e
fratture esposte agli arti). E
lui, il giornalista di Radio
Oeste Capital, Rafael Henzel
Valmorbida. Dopo l’incidente era
stato ricoverato in prognosi
riservata, era uscito in sedia a
rotelle con le gambe ingessate,
ma vivo. Il 13 dicembre 2016,
insieme al laterale Alan Rusche,
era tornato a Chapecó e aveva
raccontato quei terribili
istanti, prima dello schianto:
"Nessuno ci ha mai detto nemmeno
di allacciare le cinture.
Continuavamo a chiedere quando
saremmo atterrati e ci
rispondevano sempre "ancora
dieci minuti". Poi di colpo si
sono spente le luci e i motori.
Qualcuno è corso a sedersi al
suo posto, io ero fra due
colleghi, dietro di me c’era la
hostess sopravvissuta. Quando ho
visto la sua faccia ho capito
che le cose andavano male. Ma
non c’è stato vero panico, solo
un terribile silenzio. Poi mi
sono svegliato vedendo delle
luci di alcune torce. Ho urlato
perché mi venissero a prendere,
ero bloccato fra due alberi. Lì
mi sono anche reso conto che i
due colleghi fra i quali
viaggiavo erano morti".
Il libro e
le radiocronache per
ricominciare - Nato a São
Leopoldo, Rio Grande do Sul,
Rafael Henzel aveva iniziato la
sua carriera radiofonica a 15
anni proprio a Radio Oeste
Capital FM, a Chapecó, nella
parte occidentale dello stato.
Aveva lavorato per diverse
emittenti, fino al suo debutto
televisivo nel 1993, come
reporter prima per RCE TV, con
sede a Xanxerê, poi per TV Rio
Sul. Ma aveva scelto di tornare
a Radio Oeste Capital. Della
tragedia aveva scritto nel libro
"Vivi come se fossi in
partenza". Era diventato uno dei
simboli della ricostruzione del
club, che aveva rifiutato la
permanenza automatica in Serie A
per tre stagioni e che
accettando i prestiti gratuiti
da altre squadre e decidendo di
lottare solo con le sue forze
aveva ottenuto una clamorosa
quanto insperata salvezza.
Rafael Henzel, un anno dopo
l’incidente era tornato a
raccontare per la sua radio
quella avventura, una partita
dopo l’altra. Adesso stava per
realizzare uno dei suoi maggiori
desideri, quello di raccontare
il ritorno il campo con la
maglia della "Chape" del
difensore Neto ("lo farò anche
se si dovesse giocare in Cina o
non so dove", aveva detto solo
tre giorni fa), tornato ad
allenarsi con i compagni e quasi
pronto, dopo un lungo stato di
coma indotto e poi operazioni al
polmone, al ginocchio, al polso
e al cranio. Anche Ruschel, era
riuscito a tornare al calcio
attivo con la Chape, mentre il
secondo portiere Jakson Follmann
ora è ambasciatore del club e
commentatore per Fox Sports
Brasil, ma sogna un futuro da
atleta paralimpico. E su un
campo di calcio Rafael Henzel se
ne è andato: ha avuto un infarto
durante una partitella a
calcetto tra amici, a nulla sono
serviti i soccorsi e la corsa
disperata in ospedale. "A volte
il destino è proprio beffardo"
ha annunciato in diretta
giornalista di Radio Oeste
Marcinho San, cercando di
trattenere le lacrime. Commosso
il ricordo del club brasiliano
per Henzel, che lascia la moglie
e un figlio: "La Chapecoense
esprimere il profondo cordoglio
e tutta la costernazione per la
notizia della morte del
giornalista Rafael Henzel". Il
club ha chiesto di posticipare
la partita contro il Criciúma,
prevista per oggi che il
cronista avrebbe dovuto seguire.
"Durante la sua brillante
carriera, Rafael ha raccontato,
in modo eccezionale, la storia
della Chapecoense. Era diventato
un simbolo della ricostruzione
del club e sarà sempre ricordato
nelle pagine verdi e bianche di
questa istituzione. Ci sarà
sempre il ricordo del suo
esempio di superamento e di
tutto ciò che ha fatto, con
amore, per la squadra, per la
città di Chapecó e per tutti
coloro che amano il calcio", ha
aggiunto il club brasiliano su
Twitter.
27 marzo
2019
Fonte:
Lastampa.it
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