La squadra
della Chapecoense doveva
viaggiare con un altro
aereo: le
autorità aeronautiche hanno
cambiato piano di volo
Per una
decisione dell’autorità
aeronautica brasiliana, la
delegazione della Chapecoense ha
dovuto imbarcarsi su un aereo di
linea commerciale.
Un aereo
che trasportava i giocatori di
una squadra di calcio
brasiliana, il Chapecoense, si è
schiantato nella notte mentre si
avvicinava all’aeroporto José
Maria Cordoba della città
colombiana di Medellín. Ma
secondo quanto rivela il portale
"infobae.com", la delegazione
del club sudamericano ha dovuto
cambiare il suo piano di volo
per una decisione presa dalle
autorità dell’aviazione
brasiliana, che ha impedito alla
squadra di viaggiare su un volo
charter. Cambiare aereo e
partire da San Paolo due ore
dopo l’orario previsto, è stato
l’inizio di una tragedia.
29 novembre
2016
Fonte:
Itasportpress.it
© Fotografia: Flightradar24.com
(Jetphotos.net)
Chapecoense: la catena di errori
che ha provocato il disastro
di Marco
Ercole
Tra quella
pericolosissima prassi dei
viaggi al limite di carburante e
i guasti elettrici, ecco che
cominciano a emergere le prime
teorie sui motivi della
tragedia.
Sono
sconcertanti le notizie che
arrivano direttamente dal
Brasile, secondo le quali il
disastro aereo che ha portato
alla morte di 71 persone, tra
cui praticamente l'intera
squadra brasiliana della
Chapecoense, si sarebbe potuto
evitare. Ma andiamo per gradi:
tutto è cominciato già al
momento della partenza da San
Paolo, quando l'Agenzia di
Aviazione Civile (Anac), cioè la
principale autorità aeronautica
locale, non ha autorizzato il
volo diretto dell'Airbus 320
(aereo quasi sempre destinato a
spostamenti di selezioni
calcistiche) fino a Medellín,
dal momento che quel tipo
velivolo ha un’autonomia di non
più di 7 ore di volo. Così, dopo
questo divieto, la squadra è
salita comunque su quell'aereo,
ma in direzione di Santa Cruz de
la Sierra, in Bolivia.
DALLA
BOLIVIA - Arrivati
all'Aeropuerto Internacional
"Viru Viru", è stato cambiato
anche il volo e l'intero gruppo
si è trasferito su quel
maledetto charter RJ85 della
compagnia Linea Aerea Merida
Internacional de Aviación
(LaMia), che avrebbe dovuto
portarli da Santa Cruz a
Medellín in 4 ore. Nel corso di
questo secondo viaggio, però, si
è venuta a creare un'altra
concomitante emergenza aerea,
riguardante l'atterraggio
d'emergenza richiesto di un
airbus 320 della compagnia Viva
Colombia proveniente da Panama,
con la motivazione di una
perdita di combustibile. A quel
punto altri quattro velivoli
sono rimasti in volo sopra i
cieli di Medellín a varie
altezze per seguire il
protocollo di sicurezza e
lasciare campo libero al Viva
Colombia. Al mezzo della LaMia
con a bordo la squadra della
Chapecoense era stata affidata
l'altitudine di 21mila piedi e
secondo l'ordine stabilito
sarebbe stato il terzo o il
quarto a poter usufruire della
pista d'atterraggio.
COMUNICAZIONE TARDIVA - Fino a
che - dopo pochi minuti - anche
i piloti di quel volo hanno
chiesto alla torre di controllo
di Medellín la procedura
d'emergenza. Secondo le prime
ricostruzioni l'autorizzazione è
stata concessa poco dopo, ma non
è stata consegnata per via di
una falla elettrica e l'aereo si
è andato a schiantare. Sul luogo
dell'impatto, successivamente,
non è stato rinvenuto alcun
segno di incendio, sintomo
evidente dell'esaurimento totale
del carburante. Ma perché allora
la richiesta del LaMia è
arrivata così in ritardo se la
situazione era così disperata ?
In attesa di analizzare la
scatola nera, tra le teorie più
accreditate in questo momento
c'è quella secondo la quale il
pilota avrebbe evitato fino
all'ultimo di comunicare come
motivazione la mancanza di
carburante, perché quando si
verificano queste situazioni si
va incontro a una multa
milionaria.
CARBURANTE
AL LIMITE - Sotto la lente
d'ingrandimento anche la scelta
delle autorità boliviane che
hanno autorizzato il volo, dal
momento che l'aereo aveva
un'autonomia fino a 2965
chilometri contro i poco più di
3000 che separano la Bolivia
dalla Colombia: in questo caso
c'è chi ipotizza che il capitano
abbia mentito sul volo indicando
nel tragitto un atterraggio
tecnico per il rifornimento, per
arrivare all'aeroporto,
richiedere la priorità di
atterraggio e consumare così
meno carburante possibile
eludendo il traffico aereo
nell'aeroporto di destinazione.
Purtroppo una sorta di prassi
delle compagnie aeree medio
piccole. È doveroso sottolineare
che al momento si tratta solo di
ipotesi da parte dei media
brasiliani, solo la scatola nera
(forse) chiarirà una volta per
tutte i motivi della tragedia.
30 novembre
2016
Fonte:
Foxsports.it
ESTERO/ LE
IPOTESI
Tragedia
Chapecoense, ritrovate le
scatole nere. Mancava la benzina
?
di Adriano
Seu
Si cercano
le cause dello schianto, due le
ipotesi: un guasto elettrico o,
con più probabilità,
l'esaurimento del carburante.
Intanto, l'ex calciatore del
Livorno Miguel Borja rivela
dettagli inquietanti, mentre i
tifosi della Chape rendono
omaggio alle vittime.
Shock e
commozione si mescolano e
aumentano col passare delle ore.
Il mistero sull’incidente aereo
che ieri ha tragicamente posto
fine alla favola della
Chapecoense potrebbe invece
essere svelato presto. Nel tardo
pomeriggio di ieri, le squadre
di soccorso impegnate sul luogo
del disastro hanno ritrovato le
due scatole nere del velivolo
precipitato a pochi chilometri
da Medellìn. Il saldo definitivo
è di 71 morti (tra cui 20
giornalisti, 8 dirigenti, 17
membri dello staff tecnico e 19
giocatori) e 6 sopravvissuti (2
membri dell’equipaggio, 3
giocatori e un giornalista). LE IPOTESI
- Adesso, però, ci sono da
capire le ragioni della
tragedia. Due le ipotesi al
momento: un guasto elettrico o,
con più probabilità,
l'esaurimento del carburante.
Forse, addirittura una
concatenazione di cause, perché,
in base alle informazioni e ai
dati raccolti finora, si sa che,
dopo aver lanciato un segnale
d’emergenza per problemi
all’impianto elettrico, il volo
2933 della compagnia Lamia si è
visto rifiutare la richiesta di
atterraggio prioritario. Il
velivolo che trasportava la
Chapecoense potrebbe quindi aver
esaurito il combustibile
nell’attesa di ricevere l'ok per
l’atterraggio. La prolungata
rotta circolare effettuata dal
velivolo prima dello schianto,
la bassa velocità registrata
dalla torre di controllo di
Medellìn prima di perdere i
contatti e la mancata esplosione
al momento dell'impatto
rafforzano ulteriormente
l’ipotesi. L'esame delle scatole
nere, comunque, dovrebbe fare
chiarezza sulla dinamica della
tragedia.
LE
POLEMICHE - Intanto, c'è chi ha
sollevato dubbi sull'adeguatezza
dello stesso velivolo, un
piccolo quadrimotore con
capacità appena sufficiente per
coprire la tratta rivelatasi
fatale. L'ex calciatore del
Livorno Miguel Borja, oggi punta
di diamante dell'Atletico
Nacional, ad esempio, ieri ha
rivelato di aver viaggiato su
quell'aeromobile, ma di aver
vissuto "un autentico incubo.
Avevamo paura perché si tratta
di un aereo minuscolo, obbligato
a continui scali per il
rifornimento di carburante".
L'OMAGGIO
DEI TIFOSI - Nel frattempo, una
Chapecó in lutto ha reso omaggio
alle vittime: sul monumento
simbolo della città, la statua
del "Movimento do Desbravador",
è stato apposto un grande drappo
nero, mentre migliaia di tifosi
si sono riversati per strada
scandendo cori e canti per i
giocatori scomparsi, prima di
riunirsi per una veglia in
un'Arena Condá gremita. La
federazione argentina e i club,
infine, hanno annunciato di aver
messo a disposizione la cessione
di calciatori per "contribuire
alla ricostruzione di una
squadra che sarà onorata dalla
memoria di tutti".
LE
TESTIMONIANZE - In attesa che
venga svelato il contenuto delle
scatole nere, Radio Caracol e il
quotidiano El Espectador
riportano la testimonianza di un
pilota che era a bordo di un
terzo aereo transitato vicino
alla zona del disastro poco
prima dello schianto. Secondo
quest’ultimo, ai comandi di un
volo Avianca, dal velivolo su
cui viaggiava la Chapecoense è
stato lanciato un "mayday" per
mancanza di carburante. Abbiamo
chiaramente sentito il pilota
segnalare problemi di carburante
e chiedere priorità per
l’atterraggio. Poco dopo si è
sentita una seconda richiesta di
emergenza per problemi
elettrici". L’ipotesi che la
tragedia sia stata causata da
una combinazione di problemi
prende corpo anche alla luce
della testimonianza di uno dei
sopravvissuti, l’assistente di
volo Ximena Suarez, secondo cui
le luci del velivolo si
sarebbero gradualmente spente
"fino al blackout totale circa
40-50 secondi prima dello
schianto". Nel frattempo, il
direttore generale della LaMia,
Gustavo Vargas, ha assicurato
che "il velivolo era in grado di
compiere la tratta prevista. Nel
caso si fosse reso necessario un
rifornimento, l’aereo avrebbe
potuto effettuare un secondo
scalo a Cobija (Bolivia) o a
Bogotà (Colombia). Il pilota
(Miguel Alejandro Murakami, che
era pure co-proprietario della
compagnia, ndr) era esperto e
sapeva il fatto suo. Se dopo il
decollo da Santa Cruz ha deciso
di puntare dritto su Medellìn -
ha concluso Vargas - significa
che poteva farlo".
ALMENO SEI
MESI - Secondo il direttore
dell’Aeronautica Civile
colombiana, Alfredo Bocanegra,
c'è il rischio che passi anche
un anno prima di poter fare
chiarezza sulle cause che hanno
determinato il disastro aereo.
"Considerata la gravità
dell’accaduto e la necessità di
individuare con precisione le
cause che hanno provocato una
simile tragedia - ha dichiarato
Bocanegra a Radio Blu -
l’esperienza m'insegna che
difficilmente si potranno
ottenere risposte prima di un
periodo che va dai sei mesi a un
anno. È il tempo minimo
necessario per svolgere le
indagini in modo esaustivo".
30 novembre
2016
Fonte:
Gazzetta.it
© Fotografia:
Globoesporte.globo.com
Aereo precipitato in
Colombia, il pilota ha cambiato piano di volo.
"È rimasto senza
carburante"
"Signorina, Lima May
India è in avaria totale, avaria
elettrica totale, senza
carburante". Sono le parole del
comandante Miguel Quiroga, alla
cloche del volo della LaMia poi
precipitato in Colombia. Lo
riferiscono i media colombiani
citando una registrazione audio
tra la cabina di pilotaggio e la
torre di controllo dello scalo
di Medellìn. Il controllore di
volo, dopo aver informato che la
pista "è libera e operativa" e
che i vigili del fuoco sono
"avvisati", avrebbe chiesto la
posizione e l'altezza dell'aereo
non ottenendo più risposta. A
quanto confermato da fonti
colombiane, l'aereo precipitato
è effettivamente rimasto senza
combustibile: "Possiamo dire che
era senza carburante al momento
dell'impatto. Una delle ipotesi
su cui lavoriamo è che il
carburante sia finito spegnendo
i motori, provocando una avaria
elettrica", ha detto il capo
della sicurezza aerea in
Colombia. Per il Ceo della
compagnia LaMia il pilota ha
cambiato il piano di volo, che
prevedeva un rifornimento a
Bogotà. Per i media il pilota
non avrebbe detto di essere
rimasto a secco temendo la
revoca della licenza di volo.
"Possiamo affermare chiaramente
che l'aereo era senza carburante
al momento dell'impatto. Una
delle ipotesi su cui lavoriamo è
che il carburante sia finito e
abbia fatto spegnere i motori,
provocando una avaria", ha detto
Freddy Bonilla, responsabile per
la sicurezza aerea in Colombia.
A bordo del volo LaMia 2933
c'erano 76 persone, tra cui
giocatori, tecnici e dirigenti
della squadra di calcio
brasiliana della Chapecoense. I
superstiti sono sei. Secondo il
Ceo della compagnia boliviana di
charter, Gustavo Vargas, il
comandante Miguel Quiroga, che
era anche proprietario della
LaMia, ha modificato il piano di
volo stabilito, che prevedeva un
rifornimento di carburante a
Bogotà. La stampa colombiana
avanza anche l'ipotesi che il
pilota non abbia voluto
dichiarare in tempo utile alla
torre di controllo
dell'aeroporto di Medellin di
essere rimasto senza carburante
nel timore della revoca della
licenza di volo. "Ma si può
rischiare la vita per la
sospensione o il ritiro della
licenza ?", si è chiesto il
responsabile dell'aviazione
civile colombiana, Alfredo
Bocanegra.
30 novembre
2016
Fonte:
Quotidianodipuglia.it
© Fotografia:
Siciliafan.it
Incidente
Aereo Colombia: ecco com’è
avvenuto e le possibili cause
di
Antonella Petris
Continuano
le indagini riguardo l'incidente
aereo in Colombia che ha causato
71 morti, tra cui quasi tutta la
squadra di calcio brasiliana del
Chapecoense.
Per il
momento non sono state fornite
spiegazioni ufficiali delle
autorità aeronautiche di Bogotà
sulla causa dell’incidente aereo
che lunedì notte ha causato 71
morti, tra cui sedici giocatori
e l’allenatore della squadra di
calcio brasiliana del
Chapecoense. Tra le ipotesi, la
più probabile risulta per il
momento l’insufficienza del
carburante. Un’altra ipotesi è
che l’aereo non fosse adatto a
volare su una rotta così lunga,
quasi 3.000 chilometri. L’aereo
si è schiantato nella notte di
lunedì in una remota zona a
3.300 metri di altitudine,
mentre cercava di arrivare
all’aeroporto di Rionegro alle
porte di Medellin. I rottami del
velivolo, un RJ-85 della
compagnia privata boliviana
"LaMia" proveniente da Santa
Cruz de la Sierra, non
presentano la minima traccia di
bruciatura. "E’ molto sospetto
che, malgrado lo schianto, non
sia esploso", ha detto una fonte
militare. "Questo rafforza la
teoria della mancanza di
carburante a bordo
dell’apparecchio". Anche
l’assistente di volo
sopravvissuta sembrerebbe aver
detto alle autorità che i
serbatoi dell’aereo sarebbero
rimasti quasi a secco. Sei,
delle 77 persone a bordo, sono
sopravvissute quasi
miracolosamente: tre giocatori,
due membri dell’equipaggio e un
giornalista. La tragedia ha
spazzato via la squadra di
calcio brasiliana che, contro
tutti i pronostici, era riuscita
ad approdare alla finale della
Coppa Sudamericana,
l’equivalente continentale
dell’Europa League. Secondo
fonti aeroportuali al quotidiano
El Colombiano, alle 21.45 il
velivolo ha segnalato alla torre
di controllo di disporre di poco
carburante, ed è stata chiesta
la priorità all’atterraggio.
Pochi minuti prima però un altro
volo, l’FC8170 di "Viva
Colombia" che copriva la rotta
Bogotà-San Andres, era stato
dirottato a Rionegro per
un’emergenza riguardante la
strumentazione di bordo, quindi
quando l’aereo della "LaMia" ha
chiesto priorità si trovava a
una quota di 21.000 piedi,
troppo per poter cominciare ad
avvicinarsi, ed in ogni caso più
in alto rispetto a quello di "Viva Colombia". Ecco perché il
controllo, secondo le fonti, ha
scelto di dare priorità
all’atterraggio al volo
nazionale, ordinando al 2933 di
fare manovre circolatorie e
intanto cominciare a scendere. A
quel punto, mentre stava
abbassandosi, il pilota
dell’Avro J85 ha comunicato
un’emergenza "per un problema
elettrico". Secondo il
quotidiano "El Tiempo", il
capitano Miguel Alejandro
Quiroga Murakami ha cominciato
persino a urlare che lo
lasciassero atterrare per
problemi di combustibile, e ha
puntato verso la pista. Alle
21.53, mentre l’aereo tentava di
avvicinarsi a terra e si trovava
allineato alla pista, la torre
di controllo dell’aeroporto ha
perso i contatti con la cabina
di pilotaggio: qualche secondo
dopo è avvenuto lo schianto sul
Cerro Gordo. Sono diversi i
fattori che possono portare un
aereo a rimanere privo del
carburante necessario ai motori:
una perdita, problemi di
ghiaccio, una rottura della
pompa o anche un errore
dell’equipaggio. L’inchiesta
partirà dall’analisi delle
scatole nere, che sono state
recuperate poche ore dopo sul
luogo del disastro e che
contengono tanto le
registrazioni di tutte le
comunicazioni dell’equipaggio
quanto le registrazioni
elettroniche delle principali
strumentazioni di volo. Riguardo
l’altra ipotesi, ossia che
l’aereo non fosse idoneo a
volare su lunghe distanze: il
presidente dell’Associazione
Colombiana Aviatori Civili,
Jaimie Hernandez, ha tuttavia
assicurato che "poteva volare
per oltre 4.000 chilometri,
mentre la rotta era meno di
3.000″. Quindi, sempre secondo
Hernandez, "era in grado di
percorrerla" per intero.
30 novembre
2016
Fonte:
Meteoweb.it
"Tragedia
Chapecoense, "l'aereo aveva
finito il carburante"
L'aereo che
lunedì trasportava la squadra di
calcio brasiliana della
Chapecoense potrebbe essersi
schiantato al suolo perché aveva
terminato il carburante durante
la fase di atterraggio. Ne sono
sempre più convinte le autorità
colombiane che stanno indagando
sulle cause dell'incidente. Da
un'ispezione sul luogo del
disastro, ha riferito il capo
dell'Aviazione civile colombiana
Alfredo Bocanegra, è emerso che
l'aereo "al momento dell'impatto
non aveva carburante". La
scoperta sembra confermare
quanto indicato da una
registrazione emersa nella
serata di ieri, nella quale il
pilota dell'aereo chiedeva ai
controllori di volo il permesso
di atterrare a causa di un
guasto elettrico e della
mancanza di carburante. "Abbiamo
avviato un'indagine per chiarire
come mai l'aereo era privo di
carburante al momento
dell'impatto", ha riferito
Bocanegra nel corso di una
conferenza stampa. Secondo i
regolamenti, è stato spiegato
nel corso della stessa
conferenza stampa, gli aerei
devono sempre avere una riserva
di carburante di 30 minuti per
poter raggiungere una
destinazione alternativa in caso
di emergenza in fase di
atterraggio. "In questo caso,
l'aereo non aveva il carburante
per raggiungere un aeroporto
alternativo", ha spiegato il
funzionario dell'aviazione
civile colombiana Freddy
Bonilla. "La fonte di
elettricità sono i motori - ha
aggiunto - ma ovviamente senza
carburante la fonte di
elettricità verrebbe
completamente persa". Nella
registrazione delle
comunicazioni tra l'aereo e la
torre di controllo, si sente il
comandante lanciare l'allarme
per un "guasto elettrico totale"
e "mancanza di carburante". Poco
prima che la registrazione si
interrompa, il comandante
afferma di volare ad
un'altitudine di 9mila piedi
(2.745 metri). L'aereo si è
schiantato sul fianco di una
montagna nei pressi di Medellin.
Le due scatole nere recuperate
dal luogo del disastro verranno
inviate nel Regno Unito per
essere esaminate dal
costruttore, l'azienda
britannica Bae. Solamente sei
delle 77 persone a bordo sono
sopravvissute all'incidente. La
squadra di calcio brasiliana
della Chapecoense ha perso 19
giocatori. Nello schianto sono
morti anche 20 giornalisti al
seguito della squadra.
1 dicembre
2016
Fonte:
Adnkronos.com
© Fotografia:
Panamatoday.com
Non c’è
solo la mancanza di carburante
tra le cause del disastro della
Chapecoense
di Maurizio
Stefanini
La storia
della compagnia aerea LaMia, su
cui viaggiava la squadra di
calcio brasiliana, ha molti lati
oscuri fatti di carenze
tecniche, manageriali e sospetti
di corruzione.
Un
gravissimo scandalo politico sta
emergendo in seguito alla
tragedia della Chapecoense, un
disastro che ha commosso il
mondo del calcio, e che ha
spinto il Torino a giocare col
lutto al braccio anche in
ricordo dell’altra tragedia di
Superga. Al dramma si mescola
però la farsa, con la scoperta
che l’aereo è precipitato per
mancanza di carburante in
prossimità dell’aeroporto di
Medellín, semplicemente per aver
saltato la tappa in cui avrebbe
dovuto fare rifornimento. E
dietro la clamorosa inefficienza
c’è la storia di una aviolinea
che era stata costituita nel
2010 in Venezuela, a opera di un
ex deputato amico di Chávez alla
ricerca dei finanziamenti di un
fondo cinese costituito apposta
per sviluppare tecnologia nella
Repubblica bolivariana. Insomma,
era stata creata come startup,
per ottenere le agevolazioni
previste. Nella notte tra lunedì
e martedì, un aereo partito
dalla Bolivia e diretto in
Colombia si è schiantato sulle
montagne vicino a Medellín, dove
avrebbe dovuto atterrare.
Ricardo Albacete Vidal, è questo
il nome dell’imprenditore, per
tre anni ha avuto il problema di
ottenere i permessi di volo. E
anche dopo è rimasto senza i
soldi in cui aveva sperato: un
po’ per la crisi economica in
cui il Venezuela chavista era
sprofondato, un po’ per via di
qualche regolamento di conti
all’interno della nomenklatura
bolivariana. Nel gennaio del
2015 l’aviolinea LaMia è stata
trasferita in Bolivia, dove il
suocero del pilota morto
nell’incidente era stato
senatore. Per chiarire meglio il
contesto: il 36enne Miguel
Quiroga era anche socio di
Albacete Vidal, nonché l’unico
pilota di una compagnia con un
solo aereo in condizioni di
volare, su una flotta di tre
velivoli. Ma l’accordo tra Cina
e Venezuela da cui la compagnia
era nata aveva certificato ben
12 aerei. Non si sa che fine
abbiano fatto, così come non si
sa che fine abbiano fatto i 170
milioni che i cinesi avevano
destinato all’aerolinea. Nel
frattempo Albacete era andato in
Spagna, dove si era messo a fare
lobbying per la Sonangol, una
società petrolifera cinese con
sede in Angola, appartenente a
un Tycoon di nome Xu Jinghua,
nome d’arte Sam Pa. Dopo aver
creato una compagnia aerea in
Venezuela e aver estratto
petrolio in Angola, Sam Pa si è
messo a trafficare diamanti
nello Zimbabwe, in cambio di un
milione di dollari in
finanziamenti all’intelligence
dell’autoritario presidente
Robert Mugabe. Per questo è
finito sotto embargo americano,
fin quando nell’ottobre del 2015
non è finito in galera proprio
in Cina, vittima delle campagne
anti-corruzione di Xi Jinping.
Insomma, un management non
proprio trasparente. Eppure
LaMia era utilizzata
assiduamente dalle squadre di
calcio latinoamericane per le
loro trasferte, non è chiaro se
per raccomandazioni particolari
o semplicemente perché quel
mercato nella regione non è ben
coperto e LaMia era piuttosto a
buon mercato. Anche la nazionale
argentina aveva viaggiato con
uno dei loro aerei ma una volta
arrivati i giocatori si erano
lamentati per le condizioni del
velivolo. Adesso le autorità
colombiane affermano che,
esaurimento del carburante a
parte, l’aereo non aveva seguito
il piano di volo previsto, e
neanche aveva comunicato i suoi
problemi alla torre di controllo
in modo corretto.
1 Dicembre
2016
Fonte:
Ilfoglio.it
Tragedia
Chapecoense: 20 corpi
identificati, ecco le condizioni
dei superstiti
di Rita
Caridi
20, al
momento, i corpi identificati
dopo lo schianto aereo di
Medellin. Le autorità stanno
lavorando senza sosta.
Il dolore è
ancora forte ma in Colombia le
autorità locali e quelle
brasiliane lavorano senza sosta
per recuperare i corpi dai
rottami dell’aereo precipitato
ieri su cui viaggiava la
Chapecoense. Già 20 dei 71 corpi
sono stati identificati e si
stanno già programmando le
operazioni per il rimpatrio
delle salme. Da capire se
verranno tutti portati a Chapecò
dove il club ha manifestato la
volontà di allestire una camera
ardente collettiva nel proprio
stadio, l’Arena Condà, o se
saranno trasportati ognuno nella
propria città d’appartenenza.
L’ultima parola spetterà ai
familiari. Per quanto riguarda i
sei superstiti, il difensore
Neto - l’ultimo a essere salvato
- è stato operato d’urgenza a
Medellin e le sue condizioni
restano gravi ma stabili: le
prossime 48 ore saranno
decisive. Al portiere Follmann
hanno invece dovuto amputare la
gamba destra. Stabile infine
l’esterno Ruschel, operato alla
colonna vertebrale: sembra
scongiurato il rischio paralisi.
Il giornalista Rafael Henzel,
che ha riportato la frattura di
diverse vertebre, sarà
sottoposto a intervento una
volta migliorati i problemi al
polmone. Buone notizie sulla
hostess Ximena Suarez, che ha
riportato una frattura (tibia e
perone) alla gamba destra e una
al braccio. Intanto emergono
nuovi dettagli sull’incidente.
Juan Sebastian Upegui, copilota
dell’aereo Avianca 9253, che in
quel momento stava sorvolando
Medellin in attesa
dell’autorizzazione per
atterrare, ha raccontato
l’ultima conversazione fra la
torre di controllo e il pilota
del volo boliviano, che ha prima
lamentato un problema di
carburante e poi un black-out
elettrico. "Aiutateci,
aiutateci, coordinate,
coordinate per raggiungere la
pista, coordinat…". E lì la
comunicazione si interruppe - le
sue parole - E la torre di
controllo: "Rispondete,
rispondete". La situazione era
pesante e la torre di controllo
capì che si era messa male. Noi
ci siamo messi a piangere
nell’aereo". "Globoesporte",
invece, ha rivelato che altre
dieci persone erano
sopravvissute allo schianto, fra
cui il portiere Danilo, ma
nessuna di loro è riuscita a
resistere alle ferite. Dopo
quelle brasiliane, intanto,
anche le squadre argentine hanno
dato la propria disponibilità a
cedere in prestito i propri
giocatori per aiutare la
Chapecoense a rimettere in piedi
un nuovo gruppo. Del quale però
non farà parte il terzo portiere
Nivaldo, 42 anni e in forza al
club dal 2006: sarebbe dovuto
partire col resto della squadra
ma il cambio di programma
(partenza da San Paolo e non da
Chapecò) aveva spinto
l’allenatore a lasciarlo a casa
per fargli giocare domenica la
sua 300esima gara nel club
contro l’Atletico Mineiro prima
di appendere i guantoni al
chiodo. Ma Nivaldo ha preferito
smettere subito. Troppo forte il
dolore per la perdita dei suoi
amici. (ITALPRESS).
1 Dicembre
2016
Fonte:
Sportfair.it
© Fotografia:
Globalist.it
IN COLOMBIA
L'inchiesta
conferma: l'aereo caduto senza
carburante
Nuovo
intervento per il portiere del
Chapecoense
Il portiere
del club brasiliano Jackson
Follman, uno dei sei
sopravvissuti allo schianto
aereo avvenuto lunedì in
Colombia, sarà sottoposto a un
nuovo intervento chirurgico agli
arti inferiori. Lo riferisce il
direttore dell'Hospital San
Vicente Fundación, Ferney
Rodríguez, spiegando che il
giocatore, a cui è già stata
amputata la gamba destra, sarà
operato oggi con
l'autorizzazione dei familiari e
dello staff medico del
Chapecoense. Il centro medico
sottolinea che il portiere
brasiliano è ancora ricoverato
nell'unità di terapia intensiva
e, nonostante la situazione
critica, si può parlare di
"evoluzione positiva". Intanto,
secondo quanto riferisce il
direttore dell'Istituto
nazionale di medicina legale e
scienze forensi, Carlos Eduardo
Valdés, fino ad ora sono state
identificate 59 vittime
dell'incidente, tra cui 52
brasiliani, cinque boliviani, un
paraguayano e un venezuelano.
Per quel che riguarda
l'inchiesta sulle cause della
tragedia, "possiamo affermare
chiaramente che l'aereo non
aveva carburante al momento
dell'impatto, per questo
iniziamo un processo di indagine
per poter stabilire il motivo",
ha confermato il segretario
della sicurezza dell'Aeronautica
civile della Colombia, Fredy
Bonilla. La mancanza di
combustibile è una delle ipotesi
al vaglio per cercare di
spiegare le cause dell'incidente
avvenuto nel Cerro Gordo, nei
pressi di La Unión. Bonilla ha
ricordato che le norme
internazionali stabiliscono che
un aereo deve poter contare sul
carburante sufficiente per
coprire la rotta e avere una
riserva aggiuntiva, oltre a
poter contare su un aeroporto
alternativo per poter atterrare
in caso di necessità. La
riserva, ha aggiunto, deve poter
garantire al velivolo
un’autonomia aggiuntiva di 30
minuti. Ha poi sottolineato che
le condizioni meteo su Medellín
al momento dello schianto erano
"ottime". Intanto ieri migliaia
di persone si sono riversate
nella notte nello stadio
Atanasio Girardot di Medellín,
in Colombia, per rendere omaggio
alla squadra brasiliana del
Chapecoense. All'inizio del
tributo sono state liberate al
centro del campo 71 colombe a
ricordare le vittime del
disastro, da cui si sono salvate
solo sei persone. La folla ha
osservato un minuto di silenzio
in memoria "dell'eterno
Chapecoense". Poi, tra le
lacrime, i presenti hanno rotto
il silenzio e hanno iniziato a
gridare "Vamos, vamos Chape".
Sugli spalti campeggiavano
alcuni striscioni con scritte
come "Siamo con te Chape" o
"Siamo tutti Chapecoense".
1 Dicembre
2016
Fonte:
Iltempo.it
Chapecoense, un solo aereo e una
compagnia fantasma
di Federico
Giustini
La LaMia
trasportava con il suo unico jet
funzionante molte squadre
sudamericane, compresa
l’Argentina di Messi. Il
fondatore e proprietario dei
mezzi è un controverso
imprenditore venezuelano che ora
però si smarca.
Costi
bassi, un solo aereo (datato
1999) a disposizione per
trasportare le migliori squadre
del Sudamerica e una proprietà
non proprio chiarissima. Stiamo
parlando della Lamia, la
compagnia sul cui charter
viaggiava la Chapecoense, la
squadra brasiliana vittima del
disastro aereo in Colombia. Due
giorni dopo la tragedia, il
mondo (sportivo e non) continua
a piangere la squadra
rivelazione dell’ultima Copa
Sudamericana, giunta a una
storica finale che mai si
disputerà. Alla commozione però
va aggiungendosi, ora dopo ora,
la rabbia. Nella notte di
mercoledì il colonnello Freddy
Coronel, segretario della
sicurezza aerea colombiana, non
ha usato giri di parole:
"Purtroppo l’aereo non aveva il
carburante sufficiente, quella
stabilito della normativa (…)
nel momento dell’impatto non ce
n’era più". LaMia aereo L’avrò
RJ85 schiantatosi a Cerro Gordo
de La Unión (30 km a sud-est di
Medellín) era l’unico aereo a
disposizione della LaMia,
compagnia boliviana di voli
charter. Gli altri due mezzi
posseduti sono in manutenzione
negli hangar presso Cochabamba,
a 500 km circa dagli uffici
della compagnia di Santa Cruz de
la Sierra. I viaggi delle
squadre di calcio rappresentano
il core business della
compagnia. Costi bassi e orari
flessibili, questa la formula
vincente attraverso cui LaMia
era riuscita a trasportare sul
proprio jet la nazionale
argentina in occasione della
trasferta in Brasile di tre
settimane fa, valida per le
qualificazioni ai Mondiali del
2018. Ma anche le nazionali di
Bolivia e Venezuela, l’Olimpia
de Paraguay, i boliviani The
Strongest, Blooming e
Wilstermann.
La Chapecoense
aveva già avuto a che fare con
Lamia in occasione della
fortunata trasferta a
Barranquilla (quarti di finale,
sfida allo Junior), tant’è che
era considerata dai dirigenti
brasiliani una sorta di
portafortuna. Il quotidiano
sportivo boliviano Diez
riferisce che la società
brasiliana ha pagato 100 mila
dollari per il charter che
doveva condurli da Santa Cruz de
la Sierra a Medellín, e che con
50-70 mila dollari in più
avrebbero potuto viaggiare con
un’altra compagnia aerea, magari
in grado di portare la squadra
in Colombia direttamente dal
Brasile, senza passare per la
Bolivia. Anche l’Atletico
Nacional aveva avuto modo di
viaggiare a bordo dello stesso
aereo, lo ha confermato
l’attaccante colombiano Miguel
Borja, il giocatore più atteso
del doppio confronto. Con la
voce rotta dall’emozione, Borja
(per lui 8 presenze con la
maglia del Livorno nel 2013/14)
ha detto: "Sarebbe potuto
succedere anche a noi, perché
era lo stesso aereo e lo stesso
capitano, avevamo paura anche
noi perché è un aereo molto
piccolo e molte volte è stato
necessario fare delle soste per
fare rifornimento di carburante,
dato che non bastava per
arrivare a destinazione.
Bisognerà investigare". Borja
poi si è rivolto ai club e alla
Conmebol (Confederazione
calcistica del Sudamerica) con
un appello: "È giunto il momento
che ci diano più soldi per
viaggiare più comodi e con più
sicurezza". Sfugge al momento
chi sia il reale proprietario
della compagnia aerea. Il
direttore generale della
Aeronautica civile boliviana
César Varela ha ammesso che "si
tratta di un consorzio di
persone di cui non saprei
spiegare quanti sono i
proprietari".
Di certo c’è che
l’imprenditore venezuelano
Ricardo Albacete ha fondato
LaMia nel 2009 in Venezuela
affinché realizzasse
esclusivamente voli interni.
Lamia è l’acronimo di Linea
Aerea Merida Internacional de
Aviación: Merida è lo stato del
Venezuela di cui avrebbe dovuto
supportare "lo sviluppo
regionale", il cui governatore
chavista Marcos Diaz Orellana
diede ampio appoggio ai progetti
di Albacete. Progetti che però
rimasero solo su carta visto che
nessun volo commerciale riuscì a
partire dall’aeroporto Alberto
Carnevalli di Merida. Albacete
decise allora di spostare la
compagnia presso l’isola di
Margarita, nello stato di Nueva
Esparta, forte della fiducia del
governatore Carlos Mata
Figueroa. Il cambio di nome in
Linea Aerea Margarita
Internacional de Aviación non
fece mutare l’acronimo, ma
probabilmente l’aggravarsi della
crisi economica in Venezuela
rese necessario per gli affari
di Albacete richiedere la
licenza per operare in Bolivia.
Qualcuno in Venezuela sosteneva
che Albacete fosse solo un
prestanome del controverso
imprenditore cinese San Pa dal
2014 nella lista nera del
Dipartimento del Tesoro degli
Stati Uniti per la
collaborazione con il regime di
Mugabe nello Zimbabwe, al quale
avrebbe dato sostegno
finanziario e logistico. In ogni
caso gli investimenti promessi
da Mata Figueroa non arrivarono.
Nel novembre 2015 LaMia
Corporation ottenne la licenza
come "piccolo operatore" in
Bolivia. Albacete trasferì i
mezzi a Cochabamba. La nuova
compagnia ha come proprietari
due persone: Marco Antonio Rocha
e Miguel Quiroga. Quest’ultimo
era il pilota dell’aereo che
nella notte tra lunedì e martedì
si è schiantato a pochi
chilometri da Medellin. Genero
di un ex senatore boliviano
oppositore del presidente Evo
Morales, Quiroga è morto nello
stesso modo di suo padre: alla
guida di un aereo. Lo stadio di
Caranavi (150 km dalla capitale
La Paz) porta il nome proprio di
Orlando Quiroga, nativo della
cittadina. Gustavo Vargas
Gamboa, direttore generale di
LaMia Corporation ha precisato
che "l’azienda è boliviana al
100%", confermando quanto
riferito da Albacete al
quotidiano spagnolo El
Confidencial: "Non sono
azionista, né impiegato di LaMia
Bolivia, ma di LaMia Venezuela;
noi affittiamo gli aerei a loro,
ma sono loro a gestirli". Solo
che a domanda specifica su quali
pensava fossero le cause della
sciagura, Albacete ha dato la
colpa a "una tempesta (…)
potrebbe essere stato un
fulmine". Vargas Gamboa ha
spiegato che nell’itinerario era
prevista una tappa a Bogotà per
fare rifornimento di carburante,
aggiungendo che "è stato il
pilota a decidere di non
fermarsi e andare direttamente a
Medellin", e che "c’era anche
l’opzione Cobija (in Bolivia) a
inizio volo", scartata
probabilmente perché l’aeroporto
sarebbe sprovvisto di
illuminazione.
1 dicembre
2016
Fonte:
Reporternuovo.it
© Fotografia:
Elheraldo.co
Chapecoense, il pilota non
rivelò l’emergenza
carburante
per paura del ritiro della
licenza
Dietro la
tragedia aerea in Colombia ci
sarebbe la decisione del
comandante di cambiare il piano
di volo.
Manca solo
l’ufficialità ma sembra ormai
quasi certo che la tragedia
aerea di Medellin sia stata
causata dalla mancanza di
carburante e dalla decisione del
comandante del volo LaMia 2933
di cambiare all’ultimo momento
il piano di volo, saltando il
previsto scalo a Bogotà per fare
rifornimento. "Possiamo
affermare chiaramente che
l’aereo era senza carburante al
momento dell’impatto. Una delle
ipotesi su cui lavoriamo è che
il carburante sia finito in volo
e abbia fatto spegnere i motori,
provocando un’avaria elettrica"
ha detto Freddy Bonilla,
responsabile colombiano per la
sicurezza aerea. Dalla torre di
controllo si precisa intanto che
"è stato fatto il possibile".
Tutto quello che "umanamente è
possibile e tecnicamente
obbligatorio, ma sfortunatamente
i miei sforzi sono stati
infruttuosi", ha spiegato Yaneth
Molina, la donna che nella notte
della sciagura era in contatto
con il comandante del volo,
Miguel Quiroga. E che ora, come
prevede la procedura, è stata
sospesa e sarà sottoposta ad un
percorso di psicoterapia. A
bordo dell’Avro Regional Jet 85,
l’unico velivolo in grado di
viaggiare della piccola
compagnia di charter boliviana
la cui licenza di volo è stata
sospesa oggi a tempo
indeterminato, c’erano 76
persone, tra cui giocatori,
tecnici e dirigenti della
squadra di calcio brasiliana
della Chapecoense. Solo sei sono
sopravvissuti, tutti ricoverati
in ospedale ma fuori pericolo.
Secondo il Ceo della LaMia,
Gustavo Vargas, il comandante
Miguel Quiroga, che era anche
proprietario della compagnia
aerea, ha modificato il piano di
volo stabilito, che prevedeva un
rifornimento di carburante a
Bogotà. La stampa colombiana
avanza anche l’ipotesi che il
pilota non abbia voluto
dichiarare in tempo utile alla
torre di controllo
dell’aeroporto di Medellin di
essere rimasto senza carburante
nel timore della revoca della
licenza di volo, in quanto stava
violando le norme internazionali
sulle scorte di carburante. "Ma
si può rischiare la propria vita
e quella degli altri per paura
della sospensione o del ritiro
della licenza ?", si è chiesto
il responsabile dell’aviazione
civile colombiana, Alfredo
Bocanegra. Le vere cause della
tragedia si conosceranno solo al
termine dell’esame delle due
scatole nere del quadrimotore di
fabbricazione britannica, in
servizio da 17 anni, ma intanto
in Brasile è scoppiata la
polemica dopo che un sito ha
rivelato che la Confederazione
di calcio sudamericana
(Conmebol) avrebbe fatto
pressioni sulle società di
calcio affinché viaggiassero con
la LaMia per gli spostamenti in
Sudamerica. A bordo dell’aereo
precipitato hanno volato di
recente anche le nazionali di
Bolivia, Venezuela e Argentina. Si è
intanto concluso oggi il
riconoscimento di tutte le 71
vittime e quelle brasiliane
saranno rimpatriate tra venerdì
e sabato a bordo di aerei
dell’aeronautica militare. I
funerali saranno celebrati
nell’Arena Condà, lo stadio
della Chapecoense, alla presenza
del capo dello stato, Michel
Temer, del presidente della
Fifa, Gianni Infantino, del ct
della Selecao, Tite, e di
numerose stelle del calcio
brasiliano. Nello
stadio della "Chape" e in quello
del Nacional di Medellin, dove
era presente una delegazione
brasiliana guidata dal ministro
degli Esteri, José Serra’, si
sono svolte ieri sera cerimonie
in memoria delle vittime alla
stessa ora in cui si sarebbe
dovuta disputare la finale di
andata della Coppa Sudamericana.
Grande commozione in entrambi
gli stadi, con Serra che non è
riuscito a trattenere le lacrime
ed ha ringraziato i tifosi
colombiani per la solidarietà e
l’affetto.
2 dicembre
2016
Fonte:
Lastampa.it
© Fotografia:
Repubblica.it
"Il pilota
del disastro aereo in Colombia
non fece rifornimento"
di Lucio Di
Marzo
Per la
compagnia scelse di non
fermarsi. "Ma non era un
novellino. Indaghiamo".
A tre
giorni dalla tragedia aerea che
ha portato alla morte di 71
persone nello schianto di un
aereo che era diretto a
Medellin, con a bordo anche il
team brasiliano della
Chapecoense, si continua a
lavorare per ricostruire la
vicenda e la voce della
compagnia aerea si unisce al
brusio che circonda la realtà. A
parlare è Gustavo Vargas,
rappresentante della LaMia, che
al quotidiano boliviano Pagina
Siete parla di responsabilità
del comandante dell'aereo,
sostenendo che sia stata sua la
scelta di saltare la sosta per
il rifornimento a Bogotà, per
volare direttamente su Medellin.
Ad otto miglia dall'aeroporto,
quando l'aereo della LaMia stava
sorvolando le Ande, l'aereo è
rimasto senza carburante e senza
elettricità. In un audio
pubblicato dalla stampa
sudamericana gli ultimi
drammatici messaggi con il
controllo aereo, in cui il
pilota annuncia la condizione
estremamente critica in cui si
trova il velivolo che sta
portando. La Chapecoense, che
era attesa a Medellin per
partecipare alle finali di Coppa
America, non ce l'ha mai fatta.
Solo sei persone sono uscite
vive dal disastro aereo, per una
responsabilità che secondo la
compagnia è del pilota. La
stessa compagnia ricorda però
che non si sta parlando di un
novellino, ma piuttosto di un
uomo "con molta esperienza, che
si era addestrato in Svizzera".
Da capire, ora, è perché abbia
preso quella decisione di volare
direttamente su Medellin. Una
valutazione sbagliata ? Forse. O
forse qualcos'altro.
2 dicembre
2016
Fonte:
Ilgiornale.it
Disastro
aereo in Colombia: "Cambiato
piano volo, senza carburante"
Lo dicono
Autorità colombiane. Media,
"pilota temeva per licenza".
"I campioni
sono tornati". I tifosi della
Chapecoense hanno cantato in
coro all'ingresso delle bare
delle vittime della sciagura
aerea di lunedì scorso in
Colombia. Le 50 bare di
calciatori, tecnici, dirigenti e
accompagnatori, più quelle dei
giornalisti locali che seguivano
la squadra, sono trasportate a
spalla da militari e disposte
sotto una tettoia per ripararle
dalla forte pioggia. Al fianco
delle bare trovano posto
familiari, amici e compagni di
squadra delle vittime,
confortati da psicologi e
personale della Chapecoense.
Momenti di forte commozione tra
i tifosi, in piedi ad applaudire
in silenzio con la pioggia che
si mescola alle lacrime. L'aereo
precipitato in Colombia è
rimasto senza combustibile. Lo
confermano fonti colombiane.
"Possiamo dire che era senza
carburante al momento
dell'impatto. Una delle ipotesi
su cui lavoriamo è che il
carburante sia finito spegnendo
i motori, provocando una avaria
elettrica", ha detto il capo
della sicurezza aerea in
Colombia. Per il Ceo della
compagnia LaMia il pilota ha
cambiato il piano di volo, che
prevedeva un rifornimento a
Bogotà. Per i media il pilota
non avrebbe detto di essere
rimasto a secco temendo la
revoca della licenza di volo.
L'ente dell'aviazione civile
boliviana ha intanto sospeso "a
tempo indeterminato" la licenza
di volo alla compagnia aerea
LaMia dopo il disastro aereo in
Colombia.
L'omaggio
alle vittime - Migliaia di
persone hanno reso omaggio nello
stadio "Atanasio Girardot" di
Medellin alle 71 persone che
hanno perso la vita nella
sciagura aerea vicino alla città
colombiana, molti dei quali
giocatori, dirigenti e
simpatizzanti della squadra
brasiliana Chapecoense. "Forza
Chape" è stato l'urlo che ha
fatto vibrare lo stadio, dove
all'inizio della cerimonia sono
stati liberati 71 piccioni
proprio quale omaggio alle
persone a bordo del volo della
compagnia aerea Lamia. Proprio
nello stadio Girardot, dove
erano presenti tra gli altri i
familiari delle vittime, era in
programma per questa serata la
partita di andata della Coppa
Sudamericana tra il Chapecoense
e l'Atletico Nacional. Alla
cerimonia hanno preso parte i
ministri brasiliani degli affari
esteri, José Serra, e della
cultura, Roberto Freire. Senza
nascondere la propria
commozione, Serra ha ringraziato
"i tifosi e cittadini presenti,
è una luce nel buio". "La cosa
peggiore che può capitare ad una
società è l'indifferenza", ha
sua volta sottolineato il
sindaco di Medellin, Federico
Gutierrez.
Audio del
pilota, "Siamo senza carburante"
- "Signorina, Lima May India è
in avaria totale, avaria
elettrica totale, senza
carburante". Sono le parole del
comandante Miguel Quiroga, alla
cloche del volo della LaMia poi
precipitato in Colombia. Lo
riferiscono i media colombiani
citando una registrazione audio
tra la cabina di pilotaggio e la
torre di controllo dello scalo
di Medellin. Il controllore di
volo, dopo aver informato che la
pista "è libera e operativa" e
che i vigili del fuoco sono
"avvisati", avrebbe chiesto la
posizione e l'altezza dell'aereo
non ottenendo più risposta.
"Più che
una squadra, era una famiglia":
sono le parole della giornalista
e tifosa Juliana Dal Piva a
riassumere sul quotidiano online
O Dia il dolore abbattutosi su
Chapecò, nel sud del Brasile,
per la tragedia che ha colpito i
giocatori della squadra locale.
Da quando la notizia dell'aereo
caduto in Colombia è piombata
sulla cittadina di meno di 200
mila abitanti, considerata la
capitale brasiliana
dell'agroindustria, centinaia di
sostenitori del "Chape" si sono
ritrovati e stretti attorno
all'Arena Condà, lo stadio del
giovane e quasi sconosciuto
club, giunto dai campionati
minori fino alla serie A. Sin
dal mattino le lacrime
scorrevano sui volti di molta
gente accorsa davanti
all'impianto sportivo, mentre
altri si prendevano per mano e
pregavano per i parenti delle
vittime. "Il sogno della
Chapecoense è finito stanotte",
ha detto, piangendo, il
direttore della società, Plinio
David de Nes Filho. Sui social
durante tutto il giorno sono
stati migliaia i messaggi di
cordoglio con l'hashtag
#ForcaChape. Tra i più
significativi quello di Neymar:
"Oggi il mondo piange, ma il
cielo si rallegra di ricevere
campioni", ha scritto il
fuoriclasse della nazionale di
calcio verde-oro e del
Barcellona. Anche 'O Rei' Pelé
ha twittato commosso: "Riposate
in pace, miei giovani fratelli",
mentre il capitano della "Selecao" e difensore
dell'Inter, Joao de Sousa Filho
Miranda, ha dichiarato: "Iddio
ci conforti". Dimostrazioni di
solidarietà sono arrivate poi
anche da importanti club
internazionali, come Milan,
Fiorentina, Barcellona e Real
Madrid, tutti uniti da profonda
commozione. Il Comune di Chapecò
ha nel frattempo decretato 30
giorni di lutto ufficiale,
cancellando persino gli eventi
legati alle festività di Natale
e Capodanno. In seguito alla
sciagura, la Federcalcio locale
(Cbf) ha deciso di rinviare la
finale della Copa do Brasil tra
Gremio e Atletico-MG, che
avrebbe dovuto giocarsi domani a
Porto Alegre, e l'ultima
giornata del campionato, in
programma nel prossimo fine
settimana. I club della serie A
brasiliana si sono spinti anche
oltre, proponendo di prestare
gratuitamente loro giocatori
alla Chapecoense per i prossimi
tornei e di evitare la
retrocessione del team per le
prossime tre stagioni. È la
peggior sciagura del futebol
brasiliano, che ha provocato
profonda commozione in tutto il
Paese. Il presidente Michel
Temer ha decretato tre giorni di
lutto nazionale e la Federcalcio
ha rinviato tutte le partite,
compresa la finale di Coppa
nazionale in programma domani
tra Gremio e Atletico MG.
''Ancora non riusciamo a
crederci, speriamo che accada un
miracolo'', ha detto in lacrime
il fratello del centrocampista
Matheus Biteco dalla sua casa di
Chapecò, la cittadina di appena
200 mila abitanti nello stato
meridionale di Santa Caterina,
che su quasi sei milioni di
abitanti conta 2,8 milioni di
oriundi italiani, dove è
cominciata la favola sportiva
della squadra annientata dal
disastro aereo.
Incerte, al
momento, le cause dello
schianto. Secondo le autorità
colombiane, l'aereo della
compagnia charter boliviana
"LaMia" avrebbe lanciato un
segnale d'emergenza alla torre
di controllo dell'aeroporto "Josè Maria Cordova" di
Medellin. Secondo le prime
ipotesi, l'aereo sarebbe rimasto
senza carburante. Ma la stampa
colombiana, riportando la
dichiarazione di un responsabile
dell'aviazione civile, parla di
un probabile guasto elettrico e
sostiene che il pilota avrebbe
svuotato i serbatoi prima
dell'impatto per scongiurare
un'esplosione. Secondo la tv
colombiana Caracol, l'aereo
sarebbe scomparso dai radar tra
le località di La Ceja e
Abejorral, poco prima dello
scalo di Medellin. I primi
soccorritori sono stati
ostacolati dalla zona impervia,
dove gli elicotteri di soccorso
non sono riusciti ad atterrare,
e dalle forti piogge. Il
calciatore Alan Ruscher è stata
la prima vittima recuperata.
Sull'aereo precipitato, un
BAE-146, aveva viaggiato tre
settimane fa anche la nazionale
argentina, in occasione della
trasferta in Brasile per le
qualificazioni ai Mondiali del
2018. La sciagura ha suscitato
enorme emozione negli
appassionati di calcio di tutto
il mondo ed ha unito idealmente
la Chapecoense ad altre
formazioni decimate da tragedie
aeree, come il Grande Torino.
''E' un destino che ci lega
indissolubilmente, vi siamo
fraternamente vicini'', ha
scritto sul proprio sito
internet la società granata.
Messaggi di cordoglio sono
giunti anche da Milan, Real
Madrid, Barcellona, Pelè,
Maradona, Messi, dal presidente
della Fifa, Gianni Infantino, e
dalla Salernitana, dove ha
militato in passato una delle
vittime, Filipe Machado. La
tragedia ha unito anche i tifosi
di tutte le altre squadre
brasiliane, che sui social hanno
lanciato l'hashtag #ForzaChape.
Molto toccante anche il
messaggio dell'Atletico
Nacional, che domani avrebbe
dovuto sfidare la Chapecoense:
''Sono venuti per un sogno, se
ne vanno come leggenda''.
Giocatori e dirigenti
dell'Atletico hanno anche
proposto che la Coppa
Sudamericana venga assegnata
alla Chapecoense. Il fair play
dei colombiani ha trovato
immediata sponda nella
Federcalcio brasiliana, che ha
chiesto ai vertici del calcio
sudamericano di assegnare la
vittoria ad entrambe le squadre.
4 dicembre
2016
Fonte:
Ansa.it
© Fotografia:
Sport.sky.it -
Wikimapia.org
Chapecoense, arrestato direttore
LaMia,
la compagnia aerea del
volo precipitato in Colombia
Proseguono
le indagini sulle ragioni che
hanno portato allo schianto
dell'aereo con a bordo la
squadra di calcio brasiliana,
che ha provocato 71 vittime.
Sono finiti in manette anche
altri due dirigenti, mentre si è
scoperto che il pilota
dell'aereo era un disertore. La
giustizia boliviana ha chiesto
all’Interpol di arrestare la
funzionaria che ha autorizzato
il piano di volo, malgrado
l'aereo non disponesse del
carico di carburante previsto
dai regolamenti. Proseguono le
indagini sullo schianto
dell’aereo Avro Regional Jet 85
con a bordo la squadra di calcio
brasiliana Chapecoense che ha
provocato la morte di 71
persone. In Bolivia è stato
arrestato Gustavo Vargas,
direttore generale della LaMia,
la compagnia aerea del volo
precipitato lunedì 28 novembre
vicino a Medellin, in Colombia.
Vargas era già ricercato a La
Paz per diserzione. Insieme a
lui sono finiti in manette anche
altri due dirigenti. Inoltre è
stato scoperto che il pilota
dell’aereo, il boliviano Miguel
Quiroga morto anche lui nello
schianto, stava affrontando un
procedimento disciplinare
davanti alla giustizia militare
per aver disertato
dall’aviazione del suo Paese. Il
direttore Vargas, che in passato
è stato pilota del presidente
boliviano Evo Morales, è stato
arrestato insieme al
responsabile della manutenzione
dei velivoli e un’impiegata
amministrativa della LaMia. Il
ministro per i Lavori Pubblici,
Milton Claros, ha spiegato che
esistono indizi riguardo a un
traffico di influenze per
l’ottenimento dei permessi di
volo da parte della compagnia
aerea. La giustizia boliviana ha
chiesto all’Interpol di
arrestare anche Celia Castanedo
Monasterio, la funzionaria
dell’amministrazione nazionale
degli aeroporti che ha
autorizzato il piano di volo
dell’aereo in cui viaggiava la
Chapecoense, malgrado non
disponesse del carico di
carburante previsto dai
regolamenti. La donna è fuggita
in Brasile, dove ha chiesto
asilo, sostenendo di essere
vittima di una persecuzione
politica nel suo paese. "Il
capitano Quiroga, il pilota
dell’aereo che è caduto, era a
giudizio davanti alla Forza
aerea boliviana, e aveva avuto a
suo carico un mandato
d’arresto", ha annunciato il
ministro della Difesa boliviano,
Reymi Ferreira, come riporta
l’agenzia di stampa Abi. In
conferenza stampa ha anche
spiegato che Quiroga, insieme ad
altri piloti che avevano
lasciato la Forza aerea
boliviana, aveva invocato tutele
costituzionali per evitare
l’arresto. "Hanno ricevuto una
formazione professionale, in cui
lo Stato investe, ma
improvvisamente a metà corso,
invece di rispettare l’accordo e
restituire le conoscenze e le
competenze acquisite a favore
dell’aviazione boliviana e dello
Stato, hanno preferito
rinunciare e chiedere le
dimissioni", ha spiegato il
ministro.
7 dicembre
2016
Fonte:
Ilfattoquotidiano
Aereo
caduto in Colombia: arrestato
direttore, fugge una funzionaria
La
dirigente aeroportuale boliviana
che autorizzò il piano di volo
del Lamia, nonostante
probabilmente si fosse accorta
dei problemi di penuria di
carburante, ha chiesto rifugio
in Brasile.
LA PAZ - Le
autorità boliviane hanno
arrestato Gustavo Vargas Gamboa,
il direttore generale della
compagnia aerea Lamia, il cui
aereo si è schiantato a fine
novembre in Colombia annientando
la gran parte della squadra di
calcio brasiliana Chapecoense,
che era a bordo. E intanto la
funzionaria che aveva
autorizzato il piano di volo ha
chiesto rifugio in Brasile. La
LaMia è indagata per le presunte
responsabilità nello schianto
dell'aereo, in cui sono morte 71
persone delle 77 che erano a
bordo, tra cui i giocatori e lo
staff dirigenziale del
Chapecoense, insieme a un folto
gruppo di giornalisti. La
squadra brasiliana che aveva
raggiunto la finale della Coppa
Sudamericana, viaggiava verso
Medellin per giocare l'andata
della sua prima finale
continentale. Tra le ipotesi più
accreditate dalla tragedia c'è
quella che l'aereo sia
precipitato a terra perché
rimasto senza combustibile poco
prima di arrivare all'aeroporto
di Rionegro, che serve Medellin.
Lo stesso Vargas ha ammesso
alcuni giorni fa al quotidiano
Pagina Siete che l'aereo, un
BA-146 modello RJ85 decollato da
Santa Cruz, doveva rifornirsi di
combustibile nella cittadina
boliviana di Cobija,
nell'estremo nord del paese,
prima di continuare la rotta
verso Medellin. Vargas Gamboa è
un ex militare dell'aeronautica
boliviana che, tra il 2001 e il
2007, è stato il pilota di vari
presidenti brasiliani, tra cui
l'attuale presidente, Evo
Morales. Ed è il padre di
Gustavo Vargas Villegas, fino
alla settimana scorsa ai vertici
della Direzione generale
dell'aeronautica civile
boliviana e che è stato sospeso
dalle sue funzioni a causa
dell'inchiesta. L'arresto di
Vargas Gamboa, seguito all'esame
dei documenti e dei computer
sequestrati alla compagnia, è
avvenuto poche ore prima di una
riunione a Santa Cruz tra i
procuratori di Bolivia, Brasile
e Colombia, che condurranno
l'inchiesta sulla tragedia.
Intanto la funzionaria
aeroportuale boliviana che
autorizzò il piano di volo del
Lamia, nonostante probabilmente
si fosse accorta dei problemi di
penuria di carburante, ha
chiesto rifugio in Brasile.
7 dicembre
2016
Fonte:
Repubblica.it
© Fotografia:
Elcooperante.com
Tragedia
Chapecoense: Ritenuti colpevoli
pilota aereo e compagnia
boliviana
di Stefano
Grandi
Le indagini
sull'incidente aereo in cui
viaggiavano i calciatori del
club brasiliano del Chapecoense,
giornalisti e altri passeggeri
si avviano alla conclusione. Il
Ministero dei servizi pubblici
della Bolivia ha giudicato
colpevoli della tragedia del 29
novembre scorso, in cui sono
morte 71 persone, il pilota
dell'aereo Miguel Quiroga e la
compagnia aerea boliviana Lamia.
L'ad della Lamia, Gustavo Vargas
Gamboa, è stato incarcerato e
sarà processato per omicidio
colposo, così come il figlio, un
ex ufficiale dell'aeronautica,
accusato di uso indebito di beni
di stato per la licenza
dell'aereo. La polizia cerca
altri due responsabili della
compagnia di volo: Antonio Rocha
di cui non si trovano tracce e
Celia Castaldo, che approvò il
piano di volo e che sembra abbia
chiesto asilo in Brasile.
21 dicembre
2016
Fonte:
Sportevai.it
Chapecoense, aereo caduto perché
era finita la benzina
Gli
investigatori colombiani
confermano la causa della
tragedia.
BOGOTÀ -
L'aereo aveva finito la benzina.
È questa la causa della tragedia
del 28 novembre, quando un
velivolo con a bordo la squadra
di calcio brasiliana della
Chapecoense è precipitato in
Colombia. Lo hanno accertato gli
investigatori colombiani. I PILOTI -
Le autorità hanno stabilito che
non ci sono stati problemi
tecnici, ma soltanto errori
umani. Il velivolo, oltre che
con carburante non sufficiente,
viaggiava con un peso eccessivo.
Le registrazioni della cabina
dimostrano che pilota e
co-pilota avevano discusso della
possibilità di fare uno scalo
per rifornire, ma alla fine
hanno deciso di proseguire.
Erano quindi consapevoli, dicono
le autorità colombiane, che il
carburante imbarcato non era
adeguato. I FATTI -
Secondo l'aeronautica civile
colombiana un'indagine
preliminare ha permesso di
accertare che l'aereo era senza
carburante in base all'esame
delle scatole nere e ad altre
prove. Il fatto che una delle
cause dello schianto potesse
essere la mancanza di carburante
era stata del resto una delle
prime ipotesi formulate dagli
investigatori. L'aereo si è
infatti schiantato mentre
cercava di avvicinarsi
all'aeroporto di Medellin, in
Colombia. Era in volo da quattro
ore e 20 minuti quando i
controllori di volo
dell'aeroporto di Medellin lo
hanno messo in attesa perché
c'era un altro volo con una
perdita di carburante sospetta
al quale è stata data la
priorità. Da un messaggio audio
registrato si sente la voce del
pilota che chiede di poter
atterrare per mancanza di
carburante e un "black out
elettrico". Il fatto poi che non
ci sia stata alcuna esplosione
al momento dell'impatto
confermerebbe la carenza di
carburante a bordo. Nell'impatto
sono morte 71 persone, mentre
sei sono sopravvissute.
26 dicembre
2016
Fonte:
Corrieredellosport.it
© Fotografia: Ansa.it
Chapecoense, l’aereo precipitato
in Colombia "aveva finito la
benzina"
Secondo gli
investigatori il British
Aerospace 146 viaggiava con poco
carburante e in sovrappeso. A
bordo c'era la squadra di calcio
brasiliana. Il disastro è
avvenuto lo scorso 28 novembre.
Aveva
finito la benzina. È questa la
causa dietro il disastro aereo
del British Aerospace 146,
precipitato lo scorso 28
novembre nel centro della
Colombia con a bordo la squadra
di calcio brasiliana della
Chapecoense. Ad accertare le
cause sono stati gli
investigatori colombiani. La
compagnia aerea LaMia coinvolta
nell’incidente aereo a Medellín,
in cui sono morte 71 persone
compresa la maggior parte della
squadra di calcio Chapecoense,
viaggiava con il carburante al
limite e in sovrappeso. È quanto
emerge dalla relazione
preliminare presentata oggi
dall’aeronautica civile della
Colombia (Aerocivil). Secondo il
Segretario della sicurezza aerea
Aerocivil, colonnello Freddy
Bonilla, le registrazioni della
cabina mostrano che il pilota e
il co-pilota hanno discusso
sulla possibilità di fare uno
scalo a Leticia (Colombia) o
Bogotà "perché il carburante era
al limite", ma alla fine hanno
proseguito. "Erano consapevoli
del fatto che il carburante che
avevano non era adeguato o non
sarebbe stato sufficiente", ha
detto il funzionario,
aggiungendo che inoltre l’aereo
"conteneva un peso maggiore
rispetto a quello prescritto".
26 dicembre
2016
Fonte:
Ilfattoquotidiano.it
LA TRAGEDIA
DELLA CHAPECOENSE
Colombia,
aereo precipitato: "Caduto
perché era finita la benzina"
di Annalisa
Grandi
Resi noti i
primi risultati dell’indagine
dell’aeronautica civile
colombiana: il volo, con a bordo
la squadra della Chapecoense,
aveva finito la benzina. In un
messaggio audio il pilota chiede
di poter atterrare proprio per
mancanza di carburante.
È
precipitato perché era finita la
benzina. Per questo sono morti,
il 28 novembre scorso, 71 dei 77
passeggeri a bordo del volo
della compagnia charter
boliviana LaMia diretto a
Medellin, che trasportava anche
la squadra di calcio brasiliana
della Chapecoense. Ad accertare
le cause del disastro gli
investigatori colombiani. L'indagine
- Le risposte sulla tragedia
costata la vita a 71 delle 77
persone a bordo di quel volo,
sono arrivate un mese dopo:
secondo i primi risultati
dell’indagine dell’aeronautica
civile colombiana, l’aereo è
precipitato perché era finito il
carburante. E d’altronde già
nelle prime fasi dell’inchiesta
si era ipotizzato che proprio
questa potesse essere una delle
cause del disastro. Le conferme
sarebbero arrivate dall’analisi
innanzitutto delle scatole nere. Il
carburante - L’aereo, con a
bordo i giocatori della
Chapecoense che in Colombia
avrebbero dovuto disputare la
finale della Coppa sudamericana,
era in volo da 4 ore e 20
minuti, era in fase di
avvicinamento all’aeroporto di
Medellin quando era stato messo
in attesa perché ai controllori
di volo risultava un altro aereo
con una perdita di carburante
sospetta, a cui era stata data
la priorità. Dalle registrazioni
audio si sente il pilota che
chiede di poter atterrare
proprio per "mancanza di
carburante", ma parla anche di
un "black out elettrico", senza
però specificare l'effettiva
gravità della situazione e il
fatto che due motori su quattro
si fossero spenti. Già in
precedenza, stando a quanto
spiegato dal Segretario della
Sicurezza aerea Aerocivil, il
pilota e il co-pilota avrebbero
discusso dell'eventualità di
fare uno scalo a Leticia o a
Bogotà proprio perché "il
carburante era al limite", ma
avrebbero poi deciso di
proseguire il tragitto fino a
destinazione. "Erano consapevoli
del fatto che il carburante che
avevano non era adeguato o non
sarebbe stato sufficiente", ha
detto il funzionario, spiegando
che "conteneva un peso maggiore
rispetto a quello prescritto".
Circa 500 chili in più, rispetto
al peso massimo, si legge nel
rapporto, che però specifica
come questa non sia considerata
una delle cause principali
dell'incidente. Lo schianto
- Sempre a quanto emerge dal
rapporto quattro minuti prima
dello schianto sarebbe avvenuto
lo spegnimento della sala
macchine e black-out di tutti i
sistemi elettrici, è allora che
la torre di controllo si informa
nuovamente sulla distanza del
velivolo dalla pista di
atterraggio: oltre 13
chilometri, l'ultima volta in
cui avviene un contatto radio
tra il velivolo e la torre di
controllo. Poi il silenzio e lo
schianto, avvenuto a circa 230
chilometri orari.
26 dicembre
2016
Fonte:
Corriere.it
© Fotografia:
Elheraldo.com
Chapecoense: mancanza di
carburante, i piloti sapevano
L'indagine
degli investigatori colombiani
ha confermato le tesi iniziali:
il velivolo non ha fatto scalo
per il rifornimento e il vento
contrario ha aggravato la
situazione. L'aereo trasportava
inoltre troppo peso in rapporto
alle sue possibilità. La
relazione finale verrà resa nota
il prossimo aprile.
MEDELLIN -
Carenza di carburante e
sovrappeso del velivolo: queste
le cause accertate che hanno
provocato lo schianto dell'aereo
della LaMia lo scorso 28
novembre nei pressi di Medellin,
in cui sono morte 71 persone tra
cui la quasi totalità della
squadra brasiliana della
Chapecoense e 21 giornalisti. È
quanto emerso da un'indagine
condotta dagli investigatori
colombiani, che hanno così dato
forza alla tesi iniziale che
aveva subito escluso un
attentato o un cedimento
strutturale dell'aereo che
trasportava la Chapecoense verso
la gara di andata della finale
di Coppa Sudamericana contro il
Nacional. La tragedia, alla
quale sono sopravvissute
soltanto sei persone, sarebbe
dunque frutto di una serie di
errori umani, dovuti
innanzitutto alla volontà di
ridurre i costi del volo partito
da Santa Caterina. Le scatole
nere hanno dimostrato che
mancava la riserva di carburante
richiesta dalle normative
internazionali per permettere il
prosieguo del volo per un'ora e
mezzo oltre la sua destinazione.
Le registrazioni vocali dalla
cabina di guida, inoltre, hanno
confermato che il pilota, il
co-proprietario della compagnia,
Miguel Quiroga, e il co-pilota
erano a conoscenza della
mancanza di carburante.
Nonostante ciò, l'aereo non ha
fatto scalo per il rifornimento
a Leticia o Bogotà e il vento
contrario, trovato in territorio
colombiano, ha ulteriormente
aggravato la situazione.
Soltanto otto minuti prima dello
schianto, i piloti hanno chiesto
un atterraggio "prioritario",
senza però invocare una
procedura d'emergenza. A sei
minuti dall'atterraggio
previsto, quattro motori hanno
cominciato a chiudersi uno dopo
l'altro per mancanza di benzina,
il che ha portato ad un guasto
elettrico tre minuti prima dello
schianto. Tuttavia l'equipaggio
non ha fatto cenno della
drammatica situazione al
controllo del traffico aereo di
Medellin e tre minuti più tardi
il velivolo si è schiantato. La
relazione finale verrà resa nota
il prossimo aprile, dopo di che
sarà possibile agire penalmente
per stabilire le responsabilità
di una sciagura che ha segnato
in negativo il 2016.
27 dicembre
2016
Fonte:
Repubblica.it
© Fotografia:
Wikimapia.org
Clamorosa
svolta nel disastro aereo della
Chapecoense
di Danilo
Grimaldi
Il pilota
del volo LaMia 2933, con a bordo
i giocatori della squadra
brasiliana, non rivelò
l'emergenza carburante per paura
del ritiro della licenza.
È passato
poco più di un anno dal disastro
Aereo che ha visto coinvolta la
Chapecoense, squadra brasiliana
militante nel Campeonato
Brasileiro Serie A. Nella notte
tra il 28 e il 29 novembre 2016,
infatti, precipitò il volo LaMia
Airlines 2933 diretto
all'aeroporto Josè Maria
Cordoba, a 50 km da Medellin. Fu
coinvolta tutta la squadra
brasiliana, lo staff, i
giornalisti, con un bilancio di
71 morti e 6 feriti
sopravvissuti miracolosamente
allo schianto. È ormai ufficiale
che in quel giorno, il disastro
aereo sia stato causato da una
mancanza di carburante in volo
con conseguente spegnimento dei
motori e avaria elettrica. Ma
non è tutto. Secondo quanto
dichiarato da Gustavo Vargas,
Ceo della LaMia, il comandante
Miguel Quiroga avrebbe
modificato il piano di volo
stabilito, il quale prevedeva un
rifornimento di carburante a
Bogotà. Sembra infatti che il
pilota non abbia voluto
dichiarare alla torre di
controllo dell'aeroporto di
Medellin di essere a corto di
carburante nel timore di
ricevere la revoca della licenza
di volo poiché egli stesso stava
violando le norme relative alla
scorta di carburante. Le
condizioni dei superstiti allo
schianto aereo - Tra i giocatori
superstiti ci sono il portiere
Jackson Follmann, che è tornato
ad allenarsi nonostante
l'amputazione all'arto destro,
obbligandolo però all'uso di una
protesi; Alan Ruschel, rimasto
illeso nello schianto, continua
a giocare e a fare gol. Segnò
anche nell'amichevole del primo
settembre, giocata allo Stadio
Olimpico contro la Roma, su
calcio di rigore, festeggiando
con gli occhi e le braccia
rivolti al cielo in memoria dei
suoi compagni di squadra
deceduti; per Hèlio Neto invece
il recupero è stato lento dato
che nei giorni successivi al
disastro aveva subito una sorta
di amnesia dovuta ai traumi
riportati. Da allora il
giocatore ha incredibilmente
bruciato le tappe nel percorso
riabilitativo, venendo già
dimesso dall'ospedale dopo un
mese dall'accaduto. Nell'aprile
scorso il difensore 32enne ha
annunciato poi sul proprio
profilo Twitter il ritorno sui
campi di allenamento. Intanto la
Chapecoense è stata ricostruita
con una nuova rosa, grazie anche
ai diciannove prestiti gratuiti
ottenuti dalla società, con la
conseguente salvezza nella
massima serie brasiliana. Tutto
il mando ha parlato del miracolo
Chape, non c'è nessuno ora che
non conosca il nome di una
società che era sconosciuta a
molti, ma quanto è stato alto il
prezzo da pagare al destino.
25 dicembre
2017
Fonte:
It.blastingnews.com
Tragedia
Chapecoense: ecco perché l'aereo
è caduto
Un anno e
mezzo dopo la sciagura aerea di
Medellin, sono stati resi noti i
risultati delle indagini.
Ci sono
voluti esattamente 17 mesi, ma
alla fine la verità su una delle
più grandi sciagure aeree della
storia dello sport mondiale è
venuta a galla. E, se possibile,
fa acuire il dolore per
l’assurda morte delle 71 persone
coinvolte e per la vita
stravolta dei loro familiari. Si
sono concluse le indagini della
commissione d’inchiesta che ha
verificato le cause che, il 28
novembre 2016 nei cieli di
Medellin, hanno portato al
disastro aereo che ha spezzato
le vite della quasi totalità
della rosa della Chapecoense,
formazione brasiliana che si
apprestava a giocare la finale
della Copa Sudamericana contro i
colombiani dell’Atlético
Nacional. La relazione finale,
basata sull’analisi dei dati
vocali della scatola nera del
velivolo registrati durante il
volo fatale, ha evidenziato una
verità atroce: a determinare lo
schianto dell’aereo della
compagnia "LaMia Airlines" è
stata la carenza di carburante.
A renderlo noto il capo della
commissione d’inchiesta, il
colonnello Miguel Camacho: "La
Tragedia è avvenuta per
esaurimento del carburante in
seguito a una inadeguata
gestione del rischio da parte
della Compagnia aerea LaMia".
Nel dettaglio, la relazione ha
evidenziato come l’aereo avesse
2 kg di carburante in meno
rispetto al necessario, cui
aggiungere la riserva
indispensabile per volare per
altri trenta minuti in caso di
emergenze e richiesta dagli
standard internazionali.
Agghiacciante inoltre un altro
particolare che è stato
rivelato, il fatto che l’allarme
per il carburante mancante sul
velivolo fosse scattato già 40’
prima dell’incidente: nonostante
questo, però, l’equipaggio non
ha fatto nulla per impedire la
sciagura. Furono solo 6 i
sopravvissuti, tra i quali tre
giocatori: i difensori Neto e
Ruschel, tuttora di proprietà
del club, e il portiere Follman,
che ha subito l’amputazione di
una gamba e che punta a
partecipare alle Paralimpiadi
2020 come nuotatore.
27 aprile
2018
Fonte:
Sport.virgilio.it
Tragedia
Chapecoense, conclusa
l’inchiesta sul disastro aereo:
l’Aeronautica colombiana svela i
motivi dello schianto
di Ernesto
Branca
L’aeronautica civile colombiana
ha reso note le cause del
disastro aereo costato la vita a
71 persone, tra cui i calciatori
della Chapecoense.
È trascorso
quasi un anno e mezzo dalla
tragedia aerea in cui hanno
perso la vita 71 persone, tra
cui molti giocatori della
Chapecoense. Un disastro
terribile che ha sconvolto il
mondo del calcio, strettosi
attorno al club brasiliano
colpito da un lutto immane. A
distanza di tempo, si sono
concluse le indagini sui motivi
che hanno causato l’incidente,
un’inchiesta portata avanti
dalle autorità di ben cinque
Paesi (Colombia, Bolivia,
Brasile, Stati Uniti e
Inghilterra) riusciti a far luce
sulla vicenda. Secondo quanto
riferito dall’Aeronautica Civile
colombiana, l’aereo si è
schiantato per mancanza di
carburante: "la compagnia aerea
LaMia ha volato da Santa Cruz
(Bolivia) a Rionegro (Colombia)
senza i requisiti di quantità
minima di combustibile richieste
dalle norme internazionali".
Questo il punto principale del
comunicato pubblicato sulla
propria pagina Facebook
dall’Aeronautica, che sottolinea
come l’aereo avrebbe dovuto
avere a bordo 11.603 kg invece
degli effettivi 9.300 kg. "Un
deficit di 2303 kg di carburante
che ha causato il disastro. Né
la società, né l’equipaggio,
anche se erano a conoscenza
della limitata quantità di
carburante per completare il
volo a Rionegro, hanno deciso di
far scalo in un altro aeroporto
per rifornirsi della quantità
minima di carburante per
completare il viaggio in piena
sicurezza. L’equipaggio ha
escluso un atterraggio a Bogotà,
o in un altro aeroporto. C’è
stata una pianificazione e
un’esecuzione inappropriata del
volo da parte della compagnia
aerea, a causa del mancato
rispetto della quantità minima
di carburante per un viaggio
internazionale e un inadeguato
processo decisionale, come
conseguenza della mancanza di
gestione della sicurezza
operativa nei loro processi,
perdita di consapevolezza della
situazione, e di decisioni
sbagliate da parte
dell’equipaggio che ha
continuato "il volo con una
quantità di carburante
estremamente limitata".
28 aprile
2018
Fonte:
Sport.virgilio.it
© Fotografia: Wikimapia.org
Piove
ancora sulla Chapecoense:
l’assicurazione non ha ancora
pagato
Dopo la
tragedia che ha coinvolto la
Chapecoense il 28 novembre 2016,
le famiglie delle vittime non
hanno ancora ricevuto notizie
sui risarcimenti dovuti
dall’assicurazione. Piove sul
bagnato.
Arrivano
brutte notizie dal Brasile. In
questi ultimi due anni scarsi
molte associazioni e società
calcistiche hanno dato il
proprio contributo per aiutare
un club che era stato investito
da una tragedia con pochi
precedenti. Si parla della
Chapecoense e di quel maledetto
28 novembre 2016; di quando quel
volo diretto in Colombia per
affrontare l’Atletico Nacional
si è schiantato contro una
montagna. Gli sfortunati, anzi
tragici, eventi dietro a questa
vicenda sono stati molteplici:
il charter che avrebbe dovuto
trasportare la squadra non aveva
ricevuto il permesso per
decollare dall’aeroporto
brasiliano e la squadra ha
trovato una soluzione
alternativa in quel dannato volo
LaMia 2933. Ad oggi, come
riporta Sport, l’assicurazione
non ha ancora pagato le famiglie
delle vittime.
TROPPO
TEMPO - Sono passati ormai quasi
ventiquattro mesi da quel
terribile incidente e
l’assicurazione della compagnia
aerea boliviana non si è ancora
messa in contatto con
l’associazione di rappresentanza
dei familiari delle vittime per
quanto riguarda il risarcimento.
È molto probabile che alle
famiglie interessi davvero poco
della somma fine a sé stessa,
anche perché non servirà a
restituire ai focolari i propri
cari. Ma quantomeno la somma che
deve essere versata potrebbe
mettere porre una parola fine,
almeno ai risvolti "materiali"
di questa vicenda e lasciare le
famiglie e i (troppo pochi)
sopravvissuti liberi di leccarsi
le ferite senza più
preoccupazioni di questo tipo.
OSTRUZIONISMO - Come riportato
da Sport - Futbol America,
Fabienne Belle, presidente
dell’associazione dei parenti e
amici delle vittime, nonché
moglie del fisiologo della
squadra, ha dichiarato di aver
trovato delle resistenze da
parte dell’assicuratore nella
sua ricerca di risposte
sull’indagine e il risarcimento
che, soprattutto dopo tutto
questo tempo, sarebbero
quantomai dovute. I parenti
delle settantuno vittime e i sei
sopravvissuti, costretti per il
resto della propria vita a fare
i conti con delle assenze
insopportabili meriterebbero più
rispetto da parte dell’ente
assicurativo; lo stesso rispetto
che stanno ricevendo da parte
del Direttore dell’aeronautica
civile, il generale Celier
Aparicio Arispe. L’esperto di
assicurazioni Abel Dias si è
espresso in merito dicendo che
l’assicurazione BISA avrebbe a
disposizione i fondi necessari.
LASCIATELI
GRIDARE ! - Pesanti ma, a questo
punto, fondate sono le
dichiarazioni dell’avvocato
boliviano Romulo Peredo:
"l’assicurazione sta aspettando
la decorrenza della scadenza per
non sborsare un centesimo".
L’avvocato non dovrebbe avere
tutti i torti a serbare questo
sospetto, in quanto la scadenza
del termine assicurativo
dovrebbe essere fissata per
novembre. La BISA, tra l’altro
avrebbe istituito un fondo
umanitario per destinare un non
meglio specificato importo alle
famiglie che però, qualora
accettato, le priverebbe di
proseguire per vie legali in
futuro. Secondo l’avvocato
Peredo, la mossa è finalizzata a
chiudere definitivamente la
bocca a chi invece avrebbe tutto
il diritto di urlare allo
scandalo.
14 ottobre
2018
Fonte:
Ilposticipo.it
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