Chapecoense, la squadra
scomparsa prima di diventare
famosa
di Giulia Zonca
Promossi nella serie A
brasiliana solo nel 2014, erano
un esempio dentro a un
campionato che non segue le
regole. L'aereo che si è
schiantato li portava alla
partita più importante della
loro storia, la finale di Copa
Sudamericana. Due i
sopravvissuti, il portiere è
morto in ospedale.
La Chapecoense è
scomparsa alle porte del
successo. Nessuno, o quasi,
conosceva il nome di questa
squadra brasiliana che ha
scalato le graduatorie dalla
seconda serie, dove stava fino a
due anni fa, ed è arrivata a una
finale internazionale: la
partita che doveva renderli
famosi e che non giocheranno
mai. La loro storia, almeno
quella preparata da questo
gruppo, finisce sul British
Aerospace 146 e da oggi la
Chape, come veniva chiamata,
sarà legato alla tragedia che si
è portata via quasi tutti i
giocatori, proprio nel viaggio
che doveva renderli famosi.
Erano diretti a Medellin, in
Colombia, per la Copa
Sudamericana (l'equivalente
dell'Europa League), pronti alla
doppia sfida contro il
l'Atletico. Il ritorno era
previsto il 7 dicembre e nemmeno
in casa loro, neppure dentro al
loro Stato, Santa Caterina,
perché avevano deciso di fare le
cose in grande e trasferirsi
dentro all'impianto di Curtiba
dove sono passati i Mondiali
2014. Sapevano di aver raggiunto
un nuovo livello e lo volevano
sfoggiare davanti a 40 mila
spettatori. Ora la Copa America
si ferma e invece di svelare
nuovi protagonisti è costretta a
piangerli. L'intero calcio
brasiliano resterà in lutto per
tre giorni. Tre giocatori
risultavano nella lista dei
sopravvissuti, un foglio che si
aggiorna dietro telefonate e
tweet, speranze fragili tradotte
in lettere a volte purtroppo
provvisorie. Da quell'elenco
escono solo due nomi: il
portiere di riserva Jakson
Follmann e il difensore Alan
Ruschel che stava seduto vicino
al portiere titolare, Danilo, il
più malconcio tra quelli ancora
in vita dopo lo schianto, è
morto qualche ora dopo in
ospedale. Era l'eroe dei tifosi:
un suo salvataggio, a tempo
scaduto, nella semifinale della
Copa Sudamericana, ha permesso
ai suoi di qualificarsi al sogno
che si è trasformato in
disastro. Ruschel e Danilo hanno
inviato un selfie prima della
partenza, con un promettente
segno di vittoria che ora è
difficile da guardare. Le ultime
immagini all'imbarco raccontano
di uomini orgogliosi e
soddisfatti, fieri di essere
parte di una formazione unita
che non seguiva affatto le
logiche del calcio brasiliano.
La Chapecoense aveva scelto una
gestione molto diversa. Dal 2010
hanno azzerato i debiti e
iniziato a programmare. Non
cercavano una stagione
folgorante, ma un cammino che li
portasse tra i club importanti e
lo avevano impostato con
attenzione, investimenti e
pazienza. Nati solo nel 1973, in
questi ultimi anni sono passati
dalla serie C alla A brasiliana
in rapida successione. Hanno
sperimentato la prima sfida
internazionale proprio nel 2016
ed eliminato due rivali
argentini di tutto rispetto:
l'Independiente e i campioni
della Libertadores, il San
Lorenzo, la squadra del Papa. Il
50 per cento della rosa aveva
rinnovi a lungo raggio per
garantire stabilità, una visione
inedita per quelle latitudini,
soprattutto per chi vede la fama
a portata e di solito ha fretta
di saltargli sopra. Il giocatore
più famoso era Cleber Santana
che è stato all'Atletico Madrid
e ha girato per diverse squadre
della Liga, il suo nome risulta
tra quelli dei deceduti come
quello di Felipe Machado,
terzino, passato dalla
Salernitana nel 2009. Claudio
Winck, ex del Verona, con cui ha
esordito in A nel 2013, non era
sul volo: escluso dal gruppo per
scelta tecnica, una bocciatura
che gli ha salvato la vita.
Avevano un coach preparato, Caio
Junior, che dopo aver transitato
per le panchine di Botafogo e
Flamengo si è fatto le ossa tra
Giappone e Qatar. Lavorava a
stretto contatto con la
dirigenza e sapeva motivare il
piccolo mondo in espansione
della Chape, nell'ultima
intervista prima della finale ha
detto: "Se morissi oggi, morirei
felice". Il club era diventato
un esempio di come pure in
Brasile si può essere
lungimiranti e vincenti insieme.
Un esempio che resterà solo un
ricordo.
29 novembre 2016
Fonte: Lastampa.it
© Fotografie: Pbs.twimg.com
Chapecoense, favola dal
finale tragico
Chi sono le
vittime e i sopravvissuti
di Valerio Clari
Filipe Machado giocò
nella Salernitana. In nove non
sono partiti perché non
convocati: fra loro anche l'ex
veronese Winck. Prima finale
della storia, alla seconda
partecipazione internazionale.
Mai una favola aveva
avuto un finale tanto tragico.
La Chapecoense in queste ultime
settimane era stata protagonista
di varie feste. La prima per il
raggiungimento della prima
finale della propria storia.
L'ultima, solo ieri, da
spettatori: erano i rivali del
Palmeiras quando il club di San
Paolo ha vinto il titolo
brasiliano.
LA FAVOLA - La "Chape",
come viene comunemente chiamata,
è un club giovane, nato nel
1973. È la formazione della
città di Chapecò, un polo
industriale da 200mila abitanti
dello stato di Santa Catarina,
nel sud del Paese. Solo nel 2009
giocava nella serie D
brasiliana, dopo una crisi
seguita a primi anni di gloria,
fra gli anni 90 e il 2000.
Un'ascesa verticale e continua
lo ha portato nella prima
divisione brasiliana nel 2014,
nel 2015 la prima partecipazione
internazionale. La prima
qualificazione in Sudamericana
arrivò con un buon piazzamento
in Coppa del Brasile, la corsa
internazionale si fermò ai
quarti contro il River Plate,
che avrebbe vinto la
competizione. Quella che avrebbe
dovuto giocare domani era
sicuramente la gara più
importante della propria storia:
si era guadagnata l'accesso alla
finale della Sudamericana
(corrispondente della nostra
Europa League), con
l'eliminazione in semifinale
degli argentini del San Lorenzo
(1-1 in trasferta, 0-0 in casa).
Prima aveva eliminato negli
ottavi un'altra argentina,
l'Independiente di Gabi Milito,
grazie a un rigore parato da
Danilo, morto in clinica; nei
quarti aveva invece fatto fuori
lo Junior colombiano, con 3-0
casalingo che ribaltava la
sconfitta dell'andata.
LE VITTIME - Non ci sono
vere star, nella rosa della
Chape: la squadra era stata
costruita a basso costo, la
forza era il collettivo. I
giocatori più noti erano
l’attaccante Bruno Rangel, di
ritorno da un’esperienza in
Qatar, il terzino Dener, il
mediano Gil, oltre al
centrocampista Cleber Santana,
che nella stagione 2009-2010
giocò nell'Atletico Madrid. Il
portiere Danilo era stato fra i
"recuperati", ma portato in
ospedale, è morto per la gravità
delle ferite rimediate. Fra le
vittime anche un giocatore
passato in Italia: si tratta di
Filipe Machado, difensore, 7
presenze con la Salernitana nel
campionato di serie B 2009-2010:
aveva 32 anni. L’allenatore era
Caio Junior, 51 anni, una lunga
esperienza in panchina, anche in
piazze nobili come Flamengo,
Palmeiras, Botafogo.
I SOPRAVVISSUTI - I
sopravvissuti allo schianto al
momento sono tre: il terzino
sinistro Alan Ruschel (27 anni,
vittima di una "frattura della
10ª vertebra e di una lesione
spinale") il difensore Helio
Zampier Neto (31, che versa in
condizioni molto gravi, a causa
di "un trauma cerebrale e
fratture esposte degli arti") e
il secondo portiere Jackson
Follman (24, sulle cui
condizioni non si hanno
comunicazioni ufficiali). Oltre
a loro, in nove della rosa non
era partiti perché non
convocati: sono Nemen, Demerson,
Boeck (in permesso per
festeggiare il compleanno con la
famiglia), Andrei, Hyoran,
Winck, Martinuccio, Moises e
Nivaldo. Il più noto è Alejandro
Martinuccio, passato anche dal
Villarreal ("L'infortunio mi ha
salvato la vita" ha detto), ma
fra loro anche Claudio Winck,
difensore che arrivò in prestito
per nove mesi al Verona, dal
luglio 2015 a marzo, esordendo e
segnando un gol in Coppa Italia.
Fra i "miracolati" c'è Matheus
Saroli, figlio del d.t. del
club, che sarebbe dovuto essere
sul volo ma non è partito da San
Paolo perché aveva dimenticato
il passaporto. Anche l'ex
Fiorentina e Napoli, Edmundo,
che avrebbe dovuto essere su
quel volo, in qualità di
commentatore per Fox Sport
Brasil, ma è rimasto in patria
per motivi familiari.
29 novembre 2016
Fonte: Gazzetta.it
© Fotografia:
Foxsports.it
Chapecoense, dal rischio
fallimento al sogno finito in
tragedia
Atletico Nacional:
"Diamogli la coppa"
Non ha avuto un lieto
fine la favola del piccolo club
brasiliano che a sorpresa aveva
conquistato la finale di Copa
Sudamericana. Sull'orlo del
precipizio economico nel 2003, i
biancoverdi avevano scalato
tutte le categorie sino alla
prima promozione nel massimo
campionato nel 2014 conquistando
in questa stagione la storica
finale internazionale.
MEDELLIN - Domani sera
lo Chapecoense sarebbe dovuto
scendere in campo a Medellin, in
Colombia, contro l'Atletico
Nacional per quello che per la
piccola squadra brasiliana era
il sogno di una vita, l'andata
della finale di Copa
Sudamericana, l'equivalente
della nostra Europa League. E,
invece, il nome della rosa
biancoverde è passata alla
storia e vi resterà per sempre
per ben altri motivi che nelle
menti di tutti rievocano la
tragedia del Grande Torino del
1949 o quella, più recente, che
nel 2011 cancellò la squadra di
hockey del Lokomotiv Yarslavl.
SULL'ORLO DEL FALLIMENTO
- Una favola senza lieto fine.
La tragedia aerea che ha
coinvolto la squadra della
Chapecoense è lo scherzo
peggiore che il destino potesse
giocare. Chapecò è una città
dello Stato brasiliano di Santa
Catarina da poco più di 200 mila
abitanti, a oltre mille
chilometri dalla capitale, che
vive di calcio e lavoro. Lo
Chapecoense non ha una grande
tradizione alle spalle, anzi,
nulla a che vedere con gli altri
club brasiliani più blasonati.
Nata nel 1973 dalla fusione di
Atletico Chapecó e
Independiente, a sessant'anni di
distanza dalla fondazione della
città, la piccola squadra
brasiliana ha navigato nelle
serie inferiori fino a rischiare
di sparire dal mappamondo
calcistico per problemi
economici nel 2003. In soccorso
del club due aziende, la
Mastervet, che opera in ambito
veterinario, e la Kindermann,
impresa specializzata in
tecnologia. Intanto l'Atletico
Nacional di Medellin ha chiesto
formalmente alla Conmebol di
assegnare la Copa Sudamericana
al Chapecoense. UNA STORICA FINALE - E
dai momenti difficili si è
arrivati al sogno. In quarta
divisione nel 2009, la
Chapecoense, forte anche di un
impianto come l'Arena Condà, fra
i più importanti e moderni della
regione, è arrivato nel massimo
campionato brasiliano per la
prima volta nel 2014 e lo scorso
anno si era spinto fino ai
quarti di finale della Copa
Sudamericana, arrendendosi solo
al River Plate pur battendolo in
casa 2-1. Quest'anno la
formazione santacatarinense si
era spinta oltre, eliminando
corazzate come Independiente e
San Lorenzo fino a conquistare
la finale contro ogni
previsione.
Ma il
destino si è messo di traverso.
29 novembre 2016
Fonte: Repubblica.it
© Fotografia:
Besthqwallpapers.com
Chapecoense, il Santa Fe
dona la Coppa Sudamericana
conquistata nel 2015
I vincitori di un anno
fa: "Vogliamo che questa coppa
resti per sempre nella loro
bacheca". E l'Atletico Mineiro
non andrà a Chapecò a giocare
l'ultima gara per rispetto della
tragedia.
ROMA - La tragedia della
Chapecoense continua a
commuovere. E a raccogliere
messaggi solidali, dopo il
disastro aereo in cui hanno
perso la vita 71 persone tra cui
diversi membri della "Chape"
mentre andavano a Medellin per
giocare la finale di Coppa
Sudamericana contro l'Atletico
Nacional. L'Independiente Santa
Fe, che quella coppa l'ha vinta
un anno fa, ha donato alla
Chapecoense la replica del
trofeo conquistato nel 2015. È
stato un atto di cuore. Abbiamo
provato dolore, tristezza e
sgomento", ha spiegato Cesar
Pastrana, il presidente
dell'Independiente. "Un anno fa
partimmo con lo stesso
entusiasmo che avevano loro, per
questo vogliamo che questa coppa
resti per sempre nella loro
bacheca. È un gesto del club,
dei giocatori e dei tifosi per i
nostri fratelli", ha spiegato
Pastrana dopo l'incontro a
Medellin con il dirigente della
Chapecoense, Marcel Zolet. Ma
non è l'unico: l'Atletico
Mineiro non giocherà l'ultima
partita del campionato
brasiliano con la Chapecoense in
segno di rispetto per la
tragedia che ha colpito il club.
"Voglio comunicare - ha
dichiarato il presidente Daniel
Nepomuceno - che l'Atletico
Mineiro non andrà a Chapecò a
giocare l'ultima gara. Noi
crediamo nello sport e nel
rispetto del dolore. Ho già
riferito a Marco Polo Del Nero
(presidente della Federcalcio
brasiliano, ndr) la nostra
decisione. È il minimo che
possiamo fare per le famiglie,
la città e il paese. Tutti
stanno soffrendo". Nel frattempo
comincerà il rimpatrio delle
salme, già dalla serata di
venerdì e attese in Brasile
sabato. Le autorità speravano di
anticipare il rientro ma come ha
spiegato l'ambasciatore
brasiliano in Colombia, Julio
Bitelli, davanti alla
complessità dell'operazione,
dovuta all'elevato numero di
vittime, è stato necessario far
slittare tutto di qualche ora.
Le 64 salme di cittadini
brasiliani verranno caricate su
30 vetture e da lì portate a Rio
Negro, vicino Medellin, dove ha
sede la Forza Aerea Colombiana.
Ad attenderli tre aerei
brasiliani che li porteranno a
Chapecò: il viaggio durerà 12
ore, con sosta di un'ora a
Manaus. L'Arena Condà, stadio
della sfortunata squadra
santacatarinense, ospiterà i
funerali delle vittime ed è già
annunciata la presenza, fra gli
altri, del presidente della
Fifa, Gianni Infantino. Si
prevedono almeno 100 mila
persone alla funzione prima che
ciascuna vittima venga
seppellita nella sua città
natale.
2 dicembre 2016
Fonte: Repubblica.it
© Fotografia: Ansa.it
La Conmebol ha deciso:
alla Chapecoense la Coppa
Sudamerica
A sei giorni dalla
tragedia aerea del 28 novembre
costata la vita alla maggioranza
dei giocatori della squadra
brasiliana, l'assegnazione del
trofeo. Lo avevano chiesto i
rivali dell'Atletico Nacional
per onorare le vittime.
ROMA - L'intento era
noto da qualche ora. Alla fine
la confederazione degli stati
sudamericani, ha deciso di
renderla ufficiale: la Coppa
Sudamericana andrà alla
Chapecoense. A sei giorni dalla
tragedia aerea del 28 novembre
costata la vita alla maggioranza
dei giocatori della squadra
brasiliana proprio alla vigilia
della finale di andata, quel
trofeo le è stato assegnato di
diritto. Curioso che l'idea sia
venuta non dalla stessa Conmebol
(la confederazione sudamericana)
ma dall'Atletico Nacional, che
avrebbe dovuto contendere
proprio alla Chapecoense la
finale della Coppa, e che ha
scelto invece di proporre
l'assegnazione ai suoi stessi
avversari colpiti dalla sciagura
per onorare le vittime del
disastro. Mentre non arrivano
buone notizie sulla salute del
portiere della "Chape" Neto
(un'infezione polmonare ha
complicato il quadro clinico),
uno dei sopravvissuti alla
catastrofe, da tutto il mondo
continuano ad arrivare richieste
di giocatori che si offrono per
giocare per la Chapecoense. Il
primo era stato Ronaldinho, il
fuoriclasse brasiliano che s'era
fatto avanti nell'immediatezza
dei fatti. Subito dopo si era
parlato anche di Riquelme. Ora è
il turno dell'islandese ex Barça
Gudjonsen: "Con tutto il
rispetto vorrei giocare per la
Chapecoense se hanno un posto
per me ! Se non altro per
giocare di nuovo con
Ronaldinho", ha scritto
Gudjohnsen su Twitter.
5 dicembre 2016
Fonte: Repubblica.it
© Fotografia:
Calcioefinanza.it
Che farà ora il
Chapecoense ?
Nonostante i rinvii,
prima o poi dovrà ricominciare a
giocare: all'inizio con i
giovani e con chi non era
partito, poi forse con qualche
grande nome.
Da un giorno all’altro,
una squadra di calcio della
prima divisione brasiliana che
stava andando in Colombia per
giocarsi la partita più
importante della sua storia,
contro la squadra detentrice
della Coppa Libertadores - la
competizione calcistica più
importante del Sud America - non
esiste più. A bordo dell’aereo
di linea che lunedì si è
schiantato in Colombia con a
bordo 81 persone c’erano anche i
giocatori, i dirigenti e lo
staff del Chapecoense, squadra
che negli ultimi anni era
riuscita ad arrivare ai vertici
della Serie A brasiliana. Solo
sei persone sono sopravvissute
allo schianto, fra cui tre
giocatori del Chapecoense: tutti
gli altri membri del club sono
morti. Per il Chapecoense quella
contro l’Atletico Nacional
sarebbe stata una partita
storica: non aveva mai disputato
una finale internazionale e meno
di dieci anni fa giocava nella
Serie D brasiliana.
Le ultime notizie
sull’incidente aereo -
L’autorità per la sicurezza del
volo colombiana ha diffuso la
notizia secondo cui l’aereo è
probabilmente caduto per una
totale mancanza di carburante
poco prima di tentare un
atterraggio di emergenza.
L’autorità, che sta continuando
a indagare, ha indirettamente
confermato il contenuto di un
audio fatto circolare da fonti
non ufficiali in cui si sente
una conversazione tra i piloti e
i controllori di volo, dove
viene comunicata la mancanza di
carburante e lo spegnimento dei
sistemi elettrici. Alfredo
Bocanegra, responsabile
dell’aviazione civile in
Colombia, ha detto in una
conferenza stampa: "Dopo essere
stati sulla scena dell’incidente
e avere ispezionato tutti i
resti e i rottami dell’aereo,
possiamo dire, chiaramente, che
l’aeroplano non aveva carburante
al momento dell’impatto. Di
conseguenza, abbiamo avviato
un’indagine per capire i motivi
per cui non ci fosse più
carburante poco prima
dell’incidente". Durante lo
stesso incontro con i
giornalisti, un altro
funzionario dell’aviazione
civile ha spiegato che i
regolamenti prevedono che ogni
aereo sia dotato di carburante
in più, per garantire almeno 30
minuti di autonomia aggiuntiva,
in modo da poter raggiungere un
aeroporto alternativo in caso di
emergenza: "In questo caso
l’aereo non aveva carburante per
raggiungere un altro aeroporto.
I motori sono la principale
risorsa per l’energia elettrica
a bordo, quindi senza carburante
i sistemi elettrici erano
completamente persi".
Ciò che resta del
Chapecoense - Ieri, con un
comunicato pubblicato sul sito
del club, la dirigenza del
Chapecoense ha diffuso le ultime
notizie riguardanti i membri
sopravvissuti della squadra. Al
portiere brasiliano Jakson
Ragnar Follmann è stata amputata
una gamba e potrebbe essere
necessaria anche l’amputazione
del piede. Follmann è ancora in
terapia intensiva ma le sue
condizioni sono stabili. Il
terzino Allan Ruschel è stato
sottoposto a un intervento alla
spina dorsale ma i suoi arti
inferiori non hanno subito gravi
danni e avrà ancora la
possibilità di muoverli.
Nonostante le sue numerose
ferite, le sue condizioni sono
stabili e i medici sostengono
che potrà migliorare nei
prossimi giorni. L’ultimo
giocatore a essere stato
recuperato - in condizioni
critiche - è il difensore
brasiliano Neto, che ora è in
condizioni stabili e mostra
buoni segnali di miglioramento.
A bordo dell’aereo precipitato
c’era anche il giornalista
brasiliano Rafael Henzel, che ha
subito un trauma toracico e la
frattura di una gamba. Le sue
condizioni sono ancora critiche
ma anche per lui i medici
prevedono miglioramenti nei
prossimi giorni. Per i medici
dell’ospedale in cui sono
ricoverati i giocatori tuttavia,
la maggior preoccupazione al
momento è l’alto rischio di
infezioni che potrebbero
verificarsi nelle prossime ore,
considerando la forte
contaminazione delle ferite
riportate dai superstiti. A
bordo dell’aereo c’erano in
tutto ventidue giocatori, 19 dei
quali sono stati dichiarati
morti: i loro nomi sono Danilo,
Gimenez, Dener, Caramelo,
Marcelo, Filipe Machado, Thiego,
Josimar, Gil, Sérgio Manoel,
Matheus Biteco, Cleber Santana,
Arthur Maia, Kempes, Ananias,
Lucas Gomes, Tiaguinho, Bruno
Rangel, Canela. I membri del
club morti nell’incidente,
compresi gli ex calciatori a
seguito della squadra, in
carriera avevano giocato in 14
diversi paesi per 188 club, tra
cui Italia (Filipe Machado, alla
Salernitana nel 2009), Spagna e
Svizzera. Ieri notte la squadra
avrebbe dovuto giocare la
semifinale della Coppa
Sudamericana a Medellin, in
Colombia, contro l’Atletico
Nacional. Al posto della
partita, il club colombiano ha
organizzato una commemorazione
per i morti nell’incidente, a
cui hanno partecipato più di
sessantamila persone. A Chapecó
invece, città di circa 180mila
abitanti in cui ha sede il club,
è da giorni che migliaia di
persone vanno a lasciare fiori e
altri oggetti nei pressi
dell’Arena Condá, lo stadio
della squadra.
Cosa succederà da qui in
avanti - Dalla notizia
dell’incidente, decine e decine
di club da tutto il mondo hanno
promesso aiuto al Chapecoense.
Il Club Libertad di Asunción,
per esempio, ha offerto al
Chapecoense la sua intera
squadra; l’AFA, la federazione
calcistica argentina, ha
garantito che tutti i club del
paese offriranno giocatori in
prestito a titolo gratuito. Lo
stesso hanno fatto i portoghesi
del Benfica. Già lunedì, invece,
la federazione brasiliana ha
annunciato che tutti i club del
paese potranno mandare i propri
giocatori in prestito a titolo
gratuito al Chapecoense e
inoltre ha annunciato che per
tre anni il club non potrà
essere retrocesso. La squadra,
considerando che i tre giocatori
sopravvissuti non torneranno più
a giocare a calcio, è rimasta
con dieci giocatori, cioè quelli
che non erano partiti per la
Colombia. Sono Alejandro
Martinuccio, Nenem, Demerson,
Marcelo Boeck, Andrei, Hyoran,
Nivaldo, Matheus Saroli, Moises
e Rafael Lima. Uno di questi, il
portiere di riserva Nivaldo,
dopo l’incidente ha annunciato
il suo ritiro. Durante la
commemorazione di ieri all’Arena
Condá, i giocatori rimasti in
Brasile sono entrati in campo
mano nella mano. Dopo la partita
con l’Atletico Nacional, il
Chapecoense avrebbe dovuto
giocare l’ultima partita della
Serie A brasiliana contro
l’Atletico Mineiro, in casa, il
prossimo 11 dicembre. La partita
è stata rinviata in via
precauzionale ma dovrà essere
giocata, e potrebbe anche
disputarsi ugualmente l’11
dicembre. Il presidente ad
interim del club infatti ha
confermato al presidente della
federazione brasiliana Marco
Polo Del Nero la volontà del
club di giocare l’ultima partita
di campionato con i giocatori
delle giovanili (come fece il
Torino dopo la tragedia di
Superga o il Manchester United
dopo il disastro aereo di
Monaco), anche se dei giornali
brasiliani sostengono che alcuni
di loro preferirebbero non
giocare. Intanto, molti
giocatori svincolati o non più
in attività si sono resi
disponibili per la prossima
stagione. In Argentina alcuni
giornali sportivi sostengono che
Juan Roman Riquelme, uno dei più
noti calciatori argentini degli
ultimi due decenni ritiratosi
nel 2015, starebbe valutando la
possibilità di giocare
gratuitamente per il
Chapecoense. Oltre a Riquelme,
molti tifosi brasiliani stanno
chiedendo a Ronaldinho,
attualmente svincolato, di
posticipare il ritiro e giocare
almeno qualche mese con la
squadra.
1 dicembre 2016
Fonte: Ilpost.it
(Testo © Fotografia)
ESTERO / LA DECISIONE
Chapecoense, è
ufficiale: la Conmebol assegna
la Copa Sudamericana
di Adriano Seu
Dopo la richiesta
dell'Atletico Nacional e le
valutazioni della federazione è
arrivato il comunicato: il
titolo va alla Chape, colpita
dalla tragedia.
Milano - La Conmebol ha
deciso di non attendere il
consiglio direttivo del 21
dicembre e, confermando le
indiscrezioni dei giorni scorsi,
ha consegnato il titolo della
Sudamericana 2016 alla
Chapecoense. La decisione di
assegnare il titolo al club
brasiliano quasi interamente
cancellato dall’incidente aereo
di lunedì scorso, proprio mentre
si recava in Colombia per
disputare la finale d’andata
contro l’Atletico Nacional, è
stata resa ufficiale un’ora fa
con un comunicato sul sito della
federazione
sudamericana immediatamente
rilanciato su twitter.
All’Atletico Nacional, che ha
ufficialmente proposto
l’assegnazione del titolo alla
Chapecoense, andrà uno speciale
riconoscimento al fair play.
FAIR PLAY - I brasiliani
conquistano anche l’accesso alla
Recopa (da disputare proprio
contro l’Atletico Nacional) e
alla prossima coppa Libertadores
(i colombiani sono già
qualificati in quanto
detentori). Per il club
brasiliano, impegnato adesso
nella difficile fase della
ricostruzione, significa la
certezza d’incassare in tutto un
minimo di 3,5 milioni di euro.
L'Atletico Nacional riceve la
medaglia d'argento (e tutto ciò
che ne consegue) e allo stesso
tempo il "Premio del Centenario
della Conmebol al Fair Play",
proprio per il gesto nei
confronti della Chapecoense. Il
premio consiste in un milione di
dollari.
IL COMUNICATO -
"Mercoledì 30 novembre - si
legge nella nota - la
federazione ha ricevuto un
documento dal Club Atletico
Nacional (omissis) invitando la
Conmebol ad "assegnare il titolo
della Copa Sudamericana alla
Associação Chapecoense de
Futebol come tributo alla grande
perdita". (omissis) Per la
Conmebol non vi è maggior mostra
dello spirito della nostra
federazione (omissis) della
solidarietà, considerazione e
rispetto mostrata dall'Atletico
Nacional".
5 dicembre 2016
Fonte: Gazzetta.it
© Fotografia:
Foxsports
Alla Chape la Coppa
Sudamericana, Gudjohnsen
e
l'arbitro olandese commuovono il
mondo
Il mondo piange ancora
la Chape ma esulta con quel
gruppo di ragazzi che inseguiva
un sogno e che ha visto finire
la propria vita proprio a un
passo dall'obiettivo. La
Conmebol (la Confederazione
sudamericana di calcio) ha
dichiarato oggi la Chapecoense
campione della Coppa
Sudamericana a sei giorni dalla
tragedia aerea che ha visto
coinvolto il club brasiliano e
che è costato la vita alla
maggior parte della squadra. La
Conmebol ha accolto la richiesta
della società colombiana
Atletico Nacional che avrebbe
dovuto sfidare la Chapecoense in
finale. All'Atletico Nacional è
stato riconosciuto un premio per
il fair play e riceverà una
somma di un milione di dollari,
mentre alla Chapecoense andranno
i due milioni che spettano al
vincitore e che serviranno per
iniziare a ricostruire la
società. Martedì 29 novembre
l'aereo che stava portando la
Chapecoense a Medellin dove
avrebbe disputato la prima
finale della sua storia in una
competizione internazionale si è
schiantato al suolo.
Nell'incidente sono morti 19
giocatori, tutto lo staff
tecnico e diversi dirigenti tra
cui il presidente. "Assegnare il
titolo alla Chapecoense ha
dichiarato il presidente del
Conmebol, il paraguayano
Alejandro Dominguez, in una
nota, è un modo per onorare
questa grande perdita, un
omaggio alle vittime di questo
tragico incidente". La tragedia
della Chape ha colpito non solo
i brasiliani, ma tutto il mondo.
Nelle ultime ore si fa sempre
più insistente l'ipotesi di un
approdo di Ronaldinho,
attualmente svincolato, in quel
di Chapecò. E nella nuova
squadra che verrà allestita c'è
anche un'altra candidatura
illustre: quella di Eidur
Gudjohnsen, considerato da tutti
il miglior calciatore islandese
di tutti i tempi. L'attaccante,
38 anni, svincolato dopo gli
Europei in Francia, ha espresso
il desiderio di far parte della
rinascita della squadra: "Con
tutto il rispetto, se ci fosse
posto per me, mi piacerebbe
giocare per la Chapecoense. E
sarebbe bello giocare ancora con
Ronaldinho". Il fantasista
brasiliano e la punta islandese,
infatti, hanno condiviso
l'esperienza al Barcellona.
Intanto, dall'Olanda giunge la
notizia di un arbitro premiato
come miglior giocatore della
settimana dalla Federcalcio
"Orange". Jochem Kamphuis,
infatti, ha ricevuto il plauso
generale per non aver ammonito
il brasiliano Nathan, che dopo
un gol si era tolto la maglia
del Vitesse per mostrare quella
con lo stemma dello Chape. Dopo
la gara, il direttore di gara
aveva spiegato: "Sapevo che era
molto scosso, alcuni di quei
calciatori erano suoi amici. Ho
semplicemente fatto finta di
niente, mi è sembrato giusto".
6 dicembre 2016
Fonte: Leggo.it
© Fotografia: Mondiali.it
Chapecoense: il nuovo
logo è commovente
Dopo il terribile
incidente aereo il club ha
aggiunto dei dettagli nel logo.
Sono passati solo pochi
giorni e il ricordo delle
immagini dell’aereo precipitato
sulle montagne sono ancora
nitide, purtroppo, nelle menti
di tutti gli appassionati di
calcio. Il bilancio finale del
terribile incidente aereo è di
71 morti, una squadra di calcio,
la Chapecoense, decimata e già 3
arresti (per ora) per
inadempienze nel momento dello
scalo in Bolivia, compreso il
mancato rifornimento di
carburante, ovvero la causa
scatenante dell’accaduto.
Tuttavia dopo il dramma
bisognerà pure ricominciare e
quei 6 sopravvissuti sono un
ottimo inizio. Jakson Follmann,
secondo portiere, ha perso una
gamba e non potrà più giocare a
calcio, ma è sicuramente meglio
che perdere la vita. Il terzino
sinistro Alan Ruschel,
addirittura, nonostante le
fratture multiple riportate
nell’impatto, ha già ripreso a
camminare e ha posato con il
pollice alzato per le prime foto
dopo l’incidente. E dopo i
tantissimi attestati di
solidarietà ricevuti dalla
Chapecoense, tra i quali
l’assegnazione del titolo della
Coppa Sudamericana che stava per
andarsi a giocare in Colombia
proprio quando l’aereo è caduto,
un altro segnale commovente
arriva direttamente dal club
colpito. Tramite il profilo
Twitter ufficiale, infatti, la
Chapecoense ha mostrato al mondo
il nuovo logo della società. In
realtà non differisce molto dal
precedente, la trama è la
stessa. La forma tonda c’è
ancora, lo sfondo verde anche e
le lettere ACF (iniziali di
Associação Chapecoense de
Futebol) in bianco pure. Oltre a
tutto questo, però, sono state
aggiunte due stelle: una più
grossa, bianca, sopra al logo,
fuori dal cerchio; l’altra
invece, più piccola, all’interno
della F. Tramite Twitter il club
brasiliano ha spiegato anche il
significato delle due stelle:
una, quella grossa, simboleggia
la pace e "celebra" la conquista
(a tavolino) della Coppa
Sudamericana; l’altra, quella
dentro la F, per ricordare le
vittime dell’incidente aereo.
"Per rendere eterni tutti coloro
che hanno dato la vita per
questi colori", come ha scritto
la Chapecoense nel comunicato.
9 dicembre 2016
Fonte: Supereva.it
(Testo © Fotografia)
La Chapecoense rifiuta
il blocco della retrocessione:
"Non sarebbe giusto"
Lo ha dichiarato il
presidente Tozzo: "Moralmente
inadeguato, non è necessario che
ci facciano un favore del
genere". Il numero uno ad
interim aggiunge: "Attualmente
sono gli aiuti economici quelli
di cui abbiamo bisogno".
ROMA - "La battaglia
sportiva riguarda solo il campo,
per questo non accetteremo".
Ivan Tozzo, presidente ad
interim della Chapecoense, in
un'intervista al quotidiano
"Folha de S. Paulo" fa sapere
che verrà rifiutata la proposta
degli altri club di bloccare la
retrocessione della sfortunata
squadra brasiliana per i
prossimi tre anni. "Non sarebbe
moralmente adeguato esigere
dalle altre squadre che ci
mantengano in serie A senza
competere, non è arroganza ma
semplicemente riconosciamo che
le altre squadre non hanno
l'obbligo di salvarci, non è
necessario che ci facciano
questo favore. Se perderemo,
retrocederemo, se vinceremo,
resteremo in serie A. Il posto
si conquista sul campo". Il
presidente si concentra su un
altro aspetto: "Quello di cui
abbiamo bisogno è un aiuto
economico", aggiunge Tozzo, che
apre all'arrivo in prestito
gratuito dei giocatori delle
altre formazioni brasiliane.
"Analizzeremo la lista ma
ringraziamo già la Federazione e
i club per questa solidarietà"
conclude.
10 dicembre 2016
Fonte: Repubblica.it
Dopo la tragedia
vergogna brasiliana: Chapecoense
multata
La Federcalcio
brasiliana ha multato la
Chapecoense (nel 2017 sarà
allenata da Vagner Mancini) per
non essersi presentata
all'ultima di campionato: 0-3 a
tavolino, -2 punti e multa di
circa 30 mila euro (punito anche
l'Atletico Mineiro suo
avversario). Andrà comunque in
Copa Libertadores.
13 dicembre 2016
Fonte: La Repubblica
CAMPIONATI ESTERI / LA
TRAGEDIA
Chape, la montagna della
tragedia cambia nome...
"El Gordo" diventerà
"Cerro Chapecoense". La
decisione delle autorità
colombiane in memoria delle 71
vittime dell'incidente aereo.
Milano - Non più "Cerro
El Gordo". La montagna del
tragico incidente aereo che il
28 novembre scorso ha provocato
a Medellin la morte di 71
persone cambia nome. Si chiamerà
"Cerro Chapecoense", in memoria
della squadra brasiliana
scomparsa in volo mentre era
diretta in Colombia per
disputare la finale della Coppa
Sudamericana. Così hanno deciso
oggi le autorità della località
colombiana de La Union. Un
omaggio alle vittime e un monito
per tutti per non dimenticare la
tragedia che ha colpito il mondo
intero. NETO - Intanto Helio
Neto, uno dei tre giocatori
sopravvissuti, ha lasciato
l'ospedale di San Vicente e
rientrerà nelle prossime ore
nella città brasiliana di
Chapecò. Il club della
Chapecoense sta lavorando alla
ricostruzione della squadra: il
primo rinforzo è stato il
difensore Douglas Grolli. in
prestito dal Cruzeiro Esporte
Club, che nel 2008 ha iniziato
la sua carriera proprio alla
Chapecoense.
15 dicembre 2016
Fonte: Gazzetta.it
© Fotografia:Premiumsporthd.it
Chapecoense, la montagna
dello schianto intitolata al
club
Il Consiglio Municipale
del comune colombiano de La
Union ha deliberato di cambiare
il nome dell'area "per rendere
omaggio alle vittime".
MEDELLIN - La montagna
dello schianto alla memoria
delle vittime della Chapecoense.
Il Consiglio Municipale del
comune colombiano de La Union ha
deliberato di cambiare il nome
della montagna dove a fine
novembre si è abbattuto l'aereo
che trasportava la squadra
brasiliana della Chapecoense e
in cui hanno perso la vita 71
persone, tra cui la stragrande
maggioranza di calciatori e
addetti del club: il luogo non
sarà più "Cerro El Gordo": d'ora
in avanti si chiamerà "Cerro
Chapecoense". "Vogliamo in
questo modo rendere omaggio con
questa montagna a tutti coloro
che morirono tragicamente. Il
Cerro Chapecoense diventerà
anche un luogo di
pellegrinaggio, un luogo per i
turisti che vogliono venire a
vedere dove avvenne
l'incidente", ha detto il
governatore del dipartimento di
Antioquia, Luis Pérez.
15 dicembre 2016
Fonte: Repubblica.it
Dopo la tragedia aerea
la Chapecoense torna in campo,
il 29 gennaio
La Chapecoense sarà di
nuovo in campo. La Conmebol ha
annunciato che il 29 gennaio,
due mesi dopo la tragedia aerea,
il club giocherà contro
l'Internacional de Lages per un
match del campionato regionale
catarinense. La società ha già
affidato la panchina a Vagner
Mancini.
15 dicembre 2016
Fonte: La Repubblica
Consegnata la coppa alla
Chapecoense: "Trofeo da dividere
col Nacional"
Il presidente del club,
colpito dalla sciagura aerea del
28 novembre, ha ricevuto la Copa
Sudamericana, assegnata su
richiesta dell'altra finalista:
"Quello della squadra colombiana
è stato un gesto di umanità,
dignità e amore". Il n.1 della
Conmebol: "Serata emozionante,
il calcio ha ancora il potere di
unire".
LUQUE - La serata in cui
il calcio sudamericano si è
ritrovato, per il sorteggio
della prossima Copa
Libertadores, è stata,
soprattutto, quella
dell'abbraccio alla Chapecoense.
Plinio David De Nes Filho,
presidente del club, ha ricevuto
il trofeo della Copa
Sudamericana dalle mani di
Alejandro Dominguez, presidente
della Conmebol: la finale non si
è mai disputata, dopo il
disastro aereo che ha portato
alla morte di 71 persone, lo
scorso 28 novembre in Colombia,
ma la coppa è stata assegnata
alla sfortunata squadra
brasiliana, su richiesta
dell'altra finalista, l'Atletico
Nacional di Medellin.
IL PRESIDENTE DELLA
CHAPE: "DA NACIONAL GESTO DI
GRANDE UMANITÀ" - "Voglio
dividere questo trofeo con
l'Atletico Nacional - ha detto
con la voce rotta dalla
commozione De Nes Filho - e per
questo invito sul palco Daniel
Jimenez (presidente del club
colombiano, ndr) per alzare
insieme a me il trofeo. Voglio
ringraziare tutti per la grande
solidarietà, per l'affetto che
abbiamo ricevuto da ogni parte
del mondo, ma voglio soprattutto
ringraziare il Nacional e
dividere con loro questo trofeo.
Quello della società colombiana
è stato un gesto di grande
umanità, dignità e amore".
DOMINGUEZ: "IL CALCIO
POSSIEDE LA FORZA DI UNIRE" -
Alejandro Dominguez, n.1 del
calcio sudamericano, ha ammesso:
"È una notte di forti sentimenti
- le sue parole - Il mese scorso
abbiamo perso 71 vite umane e
questo dolore ce lo porteremo
sempre dentro le nostre anime.
Nel calcio le rivalità sono
forti, ma la tragedia del 28
novembre ha dimostrato che
questo sport possiede anche una
grande forza, quella di unire e
di permetterci di dare il meglio
di noi quando serve".
22 dicembre 2016
Fonte: Repubblica.it
© Fotografia:
Calcio.fanpage.it
Chapecoense, è il giorno
del raduno: "Noi siamo la
speranza"
La squadra brasiliana
"cancellata" dal disastro aereo
dello scorso 29 novembre torna
al lavoro. Presente anche Neto,
scampato alla tragedia. Il
presidente De Nes: "Questi
signori che sono qui saranno i
rappresentanti dei nostri
guerrieri".
ROMA - La rinascita dopo
la tragedia. Oggi è stato il
giorno del raduno della
Chapecoense, la squadra
brasiliana "cancellata" dal
disastro aereo dello scorso 29
novembre, ma che ha trovato la
forza di rinascere fra nuovi
acquisti, qualche prestito e
promozioni dal settore
giovanile. Nello stadio Arena
Condà, negli spogliatoi e sotto
allo striscione con la scritta
"La forza immensa della tua
fedele tifoseria", si sono
radunati in trenta, una "rosa"
anche più ampia del previsto,
tra i quali il difensore Neto
che ha voluto esserci nonostante
per camminare abbia bisogno
delle stampelle.
IL PRESIDENTE: "UN NUOVO
CAMMINO" - Neto è uno dei
superstiti, e spera di tornare
in campo anche se non sa ancora
bene quando. Ha abbracciato,
commuovendosi, i vecchi compagni
Nenem, Martinuccio e Moises,
scampati alla tragedia di
Medellin in quanto infortunati,
poi tutti quelli nuovi, ai quali
ha tenuto un discorso. Non
poteva che parlare anche il
presidente, quel Plinio David De
Nes che ha preso il posto di
Sandro Pallaoro, morto
nell’incidente aereo. Per lui,
De Nes, quello cominciato in
queste ore dalla "Chape" è "un
nuovo cammino di speranza.
Cominciamo oggi - ha aggiunto il
presidente - e mi auguro sia
pieno anche di ottimismo, lotta
e molta solidarietà. Questi
signori che sono qui saranno i
rappresentanti dei nostri
guerrieri".
DIMOSTRARSI "GUERRIERI"
- Il compito che attende la
squadra allenata da Vagner
Mancini, presente oggi assieme
al "secondo" Regis Angeli e al
preparatore dei portieri Marcelo
Schroeder, sarà lungo e
impegnativo: la Chapecoense
giocherà il campionato
"estadual", ovvero quello
catarinense, la Coppa
Libertadores, il "Brasilerao" e
la Coppa Sudamericana, quella di
cui, nell’anno appena trascorso,
avrebbe dovuto giocare la doppia
finale contro l’Atletico
Nacional Medellin. L’obiettivo
è, appunto, dimostrarsi sempre
"guerrieri" e dare tutto.
"NIENTE REGALI" - Per
questo motivo la Chapecoense non
ha voluto che passasse la
proposta degli altri club del
campionato nazionale di evitarle
la retrocessione per tre anni.
Niente regali, la "Chape" tutto
ciò che verrà vuole
conquistarselo sul campo. "Per
questo siamo un team differente
- ha spiegato oggi De Nes - La
nostra è una squadra che prova a
essere di nuovo felice e che
vive come fossimo tutti davvero
una famiglia". Della quale per
ora non fa parte l’ex oggetto
misterioso del Palermo Tulio de
Melo: non si è presentato al
raduno perché, pur essendo
d’accordo su tutto, non ha
ancora firmato il contratto.
6 gennaio 2017
Fonte: Repubblica.it
Il tempo di una nuova
vita bentornata Chapecoense
"A testa alta, ce la
faremo"
di Daniele Mastrogiacomo
CHAPECÒ - Il momento è
arrivato. Quello della verità,
tra speranza e futuro. La nuova
"Chape" si presenta al pubblico,
ai suoi tifosi, al Brasile, al
mondo. Lo vedi nello sguardo
della gente che passeggia lenta
e silenziosa. Nell'attesa che si
fa pesante, carica di dubbi e
insieme piena di certezze. Nei
colori del verdâo che illuminano
la città. Bandiere, striscioni,
gagliardetti scendono dai
palazzi, sventolano autobus,
avvolgono le auto, coprono le
statue degli eroi e persino il
campanile. Lo senti nei
discorsi, sommessi, pronunciati
quasi sotto voce, dei vecchi
seduti all'ombra dei platani.
Nei visi tirati degli juniores
che lo schianto di un aereo
rimasto senza benzina ha
proiettato sul podio dei
titolari. Li incontriamo in
ascensore. Sono in pausa.
Smanettano sui cellulari per
spezzare la tensione. Si
presentano, con un sorriso
appena abbozzato. Arturo,
Marcelo, Fabricio e poi Tulio de
Melo che riconoscono anche i
profani. È il più anziano, 33
anni, ha giocato con il Palermo
e il Lille. Le mani restano
basse, come gli occhi. Imbarazzo
e discrezione. "Ci siamo",
incalziamo per rompere il
silenzio. Il terzetto risponde
in coro: "Sì, ci siamo. E siamo
pronti". Per vincere ? Gli altri
due guardano Tulio come si
guarda ad un fratello maggiore.
Sorridono tutti, ancora una
volta. Scendono al piano.
Fermiamo le porte qualche
secondo. Per tutti parla lui,
l'attaccante: "Non possiamo
permetterci di mollare. Mai. Non
possiamo vacillare. Dobbiamo
avere la forza di ravvivare la
squadra. Soprattutto noi che
siamo arrivati da fuori. Giocare
bene e a testa alta, siamo un
esempio per i ragazzi. Ce la
faremo". Un saluto, il pollice
alzato, una foto ricordo, una
pacca sulla spalla. Sono già
spariti. Inghiottiti dalla
tensione che adesso li stritola
e che oggi, per la prima
amichevole contro il Palmeiras,
di fronte a 20 mila della
torcida ammassati sugli spalti
del Condá, potrebbe tradirli:
incasso alle famiglie delle
vittime. Di nuovo avversaria la
squadra campione, l'ultima
affrontata alla vigilia del
disastro, del buio, della morte
e delle lacrime. Sono passati 53
giorni e sembra ieri. 29
novembre. Una serata fredda e
piovosa. La ricordano tutti. Non
solo qui a Chapecò, 200 mila
anime raccolte in una cittadina
ordinata e pulita, fatta di
contadini e operai, ma in tutto
il Brasile. Lo schianto del volo
LaMia 2933 sui costoni delle
montagne dietro Medellìn, in
Colombia. Settantuno morti, tra
cui 19 giocatori. Oltre al
presidente, all'allenatore, al
direttore sportivo, ai
giornalisti e ai tecnici tv al
seguito. Una strage che ha
trovato finora tre colpevoli, un
capro espiatorio fuggito dalla
Bolivia e una causa che sembra
una barzelletta se non fosse un
vero crimine. L'areo si è
schiantato perché è rimasto
senza benzina. Bisognava
risparmiare. Il pilota aveva
solo rabboccato i serbatoi: il
carico sufficiente a percorrere
la tratta prevista. Sono bastati
il vento contrario e la pioggia
battente per restare a secco a
10 mila metri di altezza.
Si
sono salvati in sei; tre erano
giocatori: il portiere Jakson
Follmann, oggi senza più la
gamba destra che gli hanno
amputato; Alan Ruschel, laterale
di riserva che ha rischiato di
restare paralizzato e il
difensore Hélio Hermito Zampier
Neto, chiamato da tutti solo
"Neto", una gamba massacrata,
oltre alle costole fratturate e
a contusioni varie. I loro
numeri di maglia non sono stati
riassegnati. "Un miracolo
vivente", dicono di Neto vecchi
e bambini. "Il nostro eroe",
aggiungono i nuovi ragazzi della
Chape. È con i nuovi compagni
alla prima partita. Con le
stampelle che lo aiutano a
camminare e gli ricordano che è
ancora qui, tra noi. Solo
l'ostinazione di uno dei
soccorritori, dopo 8 ore di
ricerche, lo ha salvato. Si è
risvegliato due giorni dopo. Non
si era reso conto di niente.
"Allora, come è andata la
partita ?", ha chiesto a chi gli
stava attorno. Gli hanno
nascosto la tragedia per due
settimane. L'Atletico Naciónal
di Medellin, con cui si
giocavano la finale della Copa
Sudamericana, aveva già
rinunciato alla coppa e aveva
proposto di assegnarla alla
Chapecoense. Solo dopo, Neto ha
capito tutto. "Dio mi ha
consentito di restare in vita.
Vuol dire che ho ancora da fare
delle cose qui sulla terra", ha
detto alla sua prima
apparizione. C'era due settimane
fa, ci sarà anche oggi
pomeriggio. La sua è una
presenza essenziale. È il
collante della squadra. Il nuovo
allenatore Vagner Mancini, un
passato al Santos, al Cruzeiro,
al Botafogo e al Vasco da Gama,
lo vuole accanto a sé. Per
sondare la nuova rosa. Una
decina di juniores sono stati
promossi titolari. Sono la base.
Tutti i club hanno offerto
propri giocatori senza pagare un
reais. La Federazione ha
lasciato campo libero. È
prevalso l'orgoglio.
"Ringraziamo ma ce la faremo da
soli", ha declinato la
dirigenza. Nove presi in
prestito, 5 ingaggiati, tra cui
Artur, ex Benfica, Roma e Siena.
Con il difensore Bruno e
l'attaccante Nenen sono la
sintesi del nuovo Chapa:
freschezza nell'esperienza. Dei
dieci che si salvarono perché
non partirono per la Colombia, è
rimasto solo l'argentino
Martinuccio. La città li guarda
con l'orgoglio di sempre. "Per
noi" - dicono nei bar e le
bancarelle del corso principale
- "sono tutto. Noi non abbiamo
il mare e la spiaggia. Abbiamo
la Chape che ci rende fieri".
Passa il bus della squadra
accolto dal frastuono. Urla,
grida, trombe, bandiere e
magliette agitate in aria. La
torcida aspetta. Oggi si
scatena. Per onorare i morti e
sostenere i nuovi. L'OMAGGIO -
L'ultimo allenamento della Chape
in vista dell'amichevole odierna
contro il Palmeiras. Prima della
partita le vedove delle 19
vittime verranno premiate con la
medaglia a ricordo della
vittoria nella Copa Sudamericana
2016. Ci sarà anche la sfilata
d'onore del trofeo.
21 gennaio 2017
Fonte: La Repubblica
© Fotografie: Ansa.it
- Corriere.it
Brasile, emozione e
lacrime per il ritorno in campo
della Chapecoense
di Daniele Mastrogiacomo
Prima uscita della
squadra dopo la tragedia che ha
portato la morte di 71 persone:
i sopravvissuti mostrano la
Coppa Sudamericana, premiate
anche le vedove. Poi in campo è
2-2 con il Palmeiras: e al 71'
il saluto con applausi e
campane.
CHAPECÒ - Piange Jackson
Follmann, il portiere senza più
la gamba destra, mentre solleva
la coppa Sudamericana. Le
braccia di Helío Hermito Zampier
Neto, il difensore che si regge
sulle grucce, stringono la sedia
a rotelle. Alan Ruschel, l'altro
mediano, allunga solo una mano.
È travolto dall'emozione.
Ventimila tifosi si alzano in
piedi e applaudono come un
boato. È il momento culminante
di una giornata unica, speciale.
Piena di tensioni, di paure, di
attesa e di speranze. La nuova
Chape scende in campo. Per la
prima volta dopo la tragedia del
29 novembre scorso. Partita
amichevole. Con i campioni in
carica, gli undici del
Palmeiras. Gli stessi che la
squadra scomparsa nell'assurdo
incidente aereo della LaMia
avevano affrontato nell'ultima
giornata. Una sconfitta di
misura (1-0) che adesso i
ragazzi della Chape vogliono
riscattare. L'appuntamento
contagia una città vestita a
festa. Le nuove magliette,
tracciate da sfumature del
verdâo, vanno a ruba. I prezzi
sono contenuti. Non ci saranno
speculazioni. Anche perché tutto
quello che viene raccolto sarà
devoluto. Metà ai familiari,
metà per ricostruire il club. Il
presidente ha tirato fuori un
sacco di quattrini, ci crede e
si è impegnato. Aiutato da
tutti: contadini e industriali.
I tifosi arrivano a frotte. Ci
sono vecchi, bambini, giovani,
donne. Chi non ha la maglietta
della squadra indossa comunque
qualcosa di verde. Un
fazzoletto, un cappello, un
braccialetto, una cintura, una
collana. Un'ora prima del
fischio d'inizio scatta la
cerimonia. Una grande pedana
spicca al centro del campo.
Ospita i familiari delle
vittime: donne, soprattutto.
Sono le mogli, le sorelle, le
madri dei giocatori, dei
dirigenti, assistenti, dei
giornalisti e dei tecnici tv che
ora non ci sono più. Il
presidente della Chape le
abbraccia, una ad una, consegna
loro la medaglia dei campioni.
Tra le lacrime di chi rivive
ancora una volta la tragedia, le
mani sollevate al cielo. Gioia e
disperazione. Per l'affetto che
un'intera città, come una grande
famiglia, continua a
trasmettere. E per il ricordo di
un dramma che appare ancora
assurdo, quasi impossibile. I
grandi schermi posti sopra le
curve ripropongono le immagini
più forti mentre lo stadio torna
a commuoversi, a piangere, a
straziarsi. Poi tocca alla
squadra, sfila in campo, viene
presentata: volti giovani, forze
fresche, con tre acquisti
importanti che daranno forza e
esperienza. La torcida batte sui
tamburi, soffia sulle trombe,
agita bandiere. Contagia il
resto dello stadio che non
smette di urlare, di incitare,
di soffrire e di amare. Al 71',
l'altro momento di nuova
emozione. La Chape è avanti 2-1,
dopo essere andata sotto al 10'
del primo tempo. Si fermano
tutti: il Condé esplode in un
altro lungo applauso che scuote
le case attorno. La cattedrale
suona le campane a festa, le
rare auto di passaggio i
clacson. È il momento del
ricordo: 71 come le vittime del
volo 2933. Accadrà sempre, ad
ogni partita che la Chapecoense
giocherà in casa. I mega schermi
inquadrano la postazione della
radio locale, Radio Oeste
Capital. C'è Rafael Henzel,
anche lui tra i miracolati.
Piange, mentre continua a
commentare la partita. Si
asciuga le lacrime con il dorso
della mano, tira su con il naso.
Si rammarica quando il Palmeiras
attacca e riesce a segnare il
gol del pareggio. Ma lo fa con
la professionalità di sempre,
urlando quel grido che lancia
ogni volta che la palla finisce
in rete. La partita è bella,
intensa, senza brutti falli.
Finisce pari, 2-2. Come forse
doveva finire. Con quattro gol.
E con la certezza che la nuova
Chape merita l'orgoglio di chi
non c'è più.
21 gennaio 2017
Fonte: Repubblica.it
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