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CHAPECOENSE 2016
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Chapecoense 28.11.2016 La "Chape"
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Chapecoense, la squadra scomparsa prima di diventare famosa

di Giulia Zonca

Promossi nella serie A brasiliana solo nel 2014, erano un esempio dentro a un campionato che non segue le regole. L'aereo che si è schiantato li portava alla partita più importante della loro storia, la finale di Copa Sudamericana. Due i sopravvissuti, il portiere è morto in ospedale.

La Chapecoense è scomparsa alle porte del successo. Nessuno, o quasi, conosceva il nome di questa squadra brasiliana che ha scalato le graduatorie dalla seconda serie, dove stava fino a due anni fa, ed è arrivata a una finale internazionale: la partita che doveva renderli famosi e che non giocheranno mai. La loro storia, almeno quella preparata da questo gruppo, finisce sul British Aerospace 146 e da oggi la Chape, come veniva chiamata, sarà legato alla tragedia che si è portata via quasi tutti i giocatori, proprio nel viaggio che doveva renderli famosi. Erano diretti a Medellin, in Colombia, per la Copa Sudamericana (l'equivalente dell'Europa League), pronti alla doppia sfida contro il l'Atletico. Il ritorno era previsto il 7 dicembre e nemmeno in casa loro, neppure dentro al loro Stato, Santa Caterina, perché avevano deciso di fare le cose in grande e trasferirsi dentro all'impianto di Curtiba dove sono passati i Mondiali 2014. Sapevano di aver raggiunto un nuovo livello e lo volevano sfoggiare davanti a 40 mila spettatori. Ora la Copa America si ferma e invece di svelare nuovi protagonisti è costretta a piangerli. L'intero calcio brasiliano resterà in lutto per tre giorni. Tre giocatori risultavano nella lista dei sopravvissuti, un foglio che si aggiorna dietro telefonate e tweet, speranze fragili tradotte in lettere a volte purtroppo provvisorie. Da quell'elenco escono solo due nomi: il portiere di riserva Jakson Follmann e il difensore Alan Ruschel che stava seduto vicino al portiere titolare, Danilo, il più malconcio tra quelli ancora in vita dopo lo schianto, è morto qualche ora dopo in ospedale. Era l'eroe dei tifosi: un suo salvataggio, a tempo scaduto, nella semifinale della Copa Sudamericana, ha permesso ai suoi di qualificarsi al sogno che si è trasformato in disastro. Ruschel e Danilo hanno inviato un selfie prima della partenza, con un promettente segno di vittoria che ora è difficile da guardare. Le ultime immagini all'imbarco raccontano di uomini orgogliosi e soddisfatti, fieri di essere parte di una formazione unita che non seguiva affatto le logiche del calcio brasiliano. La Chapecoense aveva scelto una gestione molto diversa. Dal 2010 hanno azzerato i debiti e iniziato a programmare. Non cercavano una stagione folgorante, ma un cammino che li portasse tra i club importanti e lo avevano impostato con attenzione, investimenti e pazienza. Nati solo nel 1973, in questi ultimi anni sono passati dalla serie C alla A brasiliana in rapida successione. Hanno sperimentato la prima sfida internazionale proprio nel 2016 ed eliminato due rivali argentini di tutto rispetto: l'Independiente e i campioni della Libertadores, il San Lorenzo, la squadra del Papa. Il 50 per cento della rosa aveva rinnovi a lungo raggio per garantire stabilità, una visione inedita per quelle latitudini, soprattutto per chi vede la fama a portata e di solito ha fretta di saltargli sopra. Il giocatore più famoso era Cleber Santana che è stato all'Atletico Madrid e ha girato per diverse squadre della Liga, il suo nome risulta tra quelli dei deceduti come quello di Felipe Machado, terzino, passato dalla Salernitana nel 2009. Claudio Winck, ex del Verona, con cui ha esordito in A nel 2013, non era sul volo: escluso dal gruppo per scelta tecnica, una bocciatura che gli ha salvato la vita. Avevano un coach preparato, Caio Junior, che dopo aver transitato per le panchine di Botafogo e Flamengo si è fatto le ossa tra Giappone e Qatar. Lavorava a stretto contatto con la dirigenza e sapeva motivare il piccolo mondo in espansione della Chape, nell'ultima intervista prima della finale ha detto: "Se morissi oggi, morirei felice". Il club era diventato un esempio di come pure in Brasile si può essere lungimiranti e vincenti insieme. Un esempio che resterà solo un ricordo.

29 novembre 2016

Fonte: Lastampa.it

© Fotografie: Pbs.twimg.com

Chapecoense, favola dal finale tragico

Chi sono le vittime e i sopravvissuti

di Valerio Clari

Filipe Machado giocò nella Salernitana. In nove non sono partiti perché non convocati: fra loro anche l'ex veronese Winck. Prima finale della storia, alla seconda partecipazione internazionale.

Mai una favola aveva avuto un finale tanto tragico. La Chapecoense in queste ultime settimane era stata protagonista di varie feste. La prima per il raggiungimento della prima finale della propria storia. L'ultima, solo ieri, da spettatori: erano i rivali del Palmeiras quando il club di San Paolo ha vinto il titolo brasiliano.

LA FAVOLA - La "Chape", come viene comunemente chiamata, è un club giovane, nato nel 1973. È la formazione della città di Chapecò, un polo industriale da 200mila abitanti dello stato di Santa Catarina, nel sud del Paese. Solo nel 2009 giocava nella serie D brasiliana, dopo una crisi seguita a primi anni di gloria, fra gli anni 90 e il 2000. Un'ascesa verticale e continua lo ha portato nella prima divisione brasiliana nel 2014, nel 2015 la prima partecipazione internazionale. La prima qualificazione in Sudamericana arrivò con un buon piazzamento in Coppa del Brasile, la corsa internazionale si fermò ai quarti contro il River Plate, che avrebbe vinto la competizione. Quella che avrebbe dovuto giocare domani era sicuramente la gara più importante della propria storia: si era guadagnata l'accesso alla finale della Sudamericana (corrispondente della nostra Europa League), con l'eliminazione in semifinale degli argentini del San Lorenzo (1-1 in trasferta, 0-0 in casa). Prima aveva eliminato negli ottavi un'altra argentina, l'Independiente di Gabi Milito, grazie a un rigore parato da Danilo, morto in clinica; nei quarti aveva invece fatto fuori lo Junior colombiano, con 3-0 casalingo che ribaltava la sconfitta dell'andata.

LE VITTIME - Non ci sono vere star, nella rosa della Chape: la squadra era stata costruita a basso costo, la forza era il collettivo. I giocatori più noti erano l’attaccante Bruno Rangel, di ritorno da un’esperienza in Qatar, il terzino Dener, il mediano Gil, oltre al centrocampista Cleber Santana, che nella stagione 2009-2010 giocò nell'Atletico Madrid. Il portiere Danilo era stato fra i "recuperati", ma portato in ospedale, è morto per la gravità delle ferite rimediate. Fra le vittime anche un giocatore passato in Italia: si tratta di Filipe Machado, difensore, 7 presenze con la Salernitana nel campionato di serie B 2009-2010: aveva 32 anni. L’allenatore era Caio Junior, 51 anni, una lunga esperienza in panchina, anche in piazze nobili come Flamengo, Palmeiras, Botafogo.

I SOPRAVVISSUTI - I sopravvissuti allo schianto al momento sono tre: il terzino sinistro Alan Ruschel (27 anni, vittima di una "frattura della 10ª vertebra e di una lesione spinale") il difensore Helio Zampier Neto (31, che versa in condizioni molto gravi, a causa di "un trauma cerebrale e fratture esposte degli arti") e il secondo portiere Jackson Follman (24, sulle cui condizioni non si hanno comunicazioni ufficiali). Oltre a loro, in nove della rosa non era partiti perché non convocati: sono Nemen, Demerson, Boeck (in permesso per festeggiare il compleanno con la famiglia), Andrei, Hyoran, Winck, Martinuccio, Moises e Nivaldo. Il più noto è Alejandro Martinuccio, passato anche dal Villarreal ("L'infortunio mi ha salvato la vita" ha detto), ma fra loro anche Claudio Winck, difensore che arrivò in prestito per nove mesi al Verona, dal luglio 2015 a marzo, esordendo e segnando un gol in Coppa Italia. Fra i "miracolati" c'è Matheus Saroli, figlio del d.t. del club, che sarebbe dovuto essere sul volo ma non è partito da San Paolo perché aveva dimenticato il passaporto. Anche l'ex Fiorentina e Napoli, Edmundo, che avrebbe dovuto essere su quel volo, in qualità di commentatore per Fox Sport Brasil, ma è rimasto in patria per motivi familiari.

29 novembre 2016

Fonte: Gazzetta.it

© Fotografia: Foxsports.it

Chapecoense, dal rischio fallimento al sogno finito in tragedia

Atletico Nacional: "Diamogli la coppa"

Non ha avuto un lieto fine la favola del piccolo club brasiliano che a sorpresa aveva conquistato la finale di Copa Sudamericana. Sull'orlo del precipizio economico nel 2003, i biancoverdi avevano scalato tutte le categorie sino alla prima promozione nel massimo campionato nel 2014 conquistando in questa stagione la storica finale internazionale.

MEDELLIN - Domani sera lo Chapecoense sarebbe dovuto scendere in campo a Medellin, in Colombia, contro l'Atletico Nacional per quello che per la piccola squadra brasiliana era il sogno di una vita, l'andata della finale di Copa Sudamericana, l'equivalente della nostra Europa League. E, invece, il nome della rosa biancoverde è passata alla storia e vi resterà per sempre per ben altri motivi che nelle menti di tutti rievocano la tragedia del Grande Torino del 1949 o quella, più recente, che nel 2011 cancellò la squadra di hockey del Lokomotiv Yarslavl. SULL'ORLO DEL FALLIMENTO - Una favola senza lieto fine. La tragedia aerea che ha coinvolto la squadra della Chapecoense è lo scherzo peggiore che il destino potesse giocare. Chapecò è una città dello Stato brasiliano di Santa Catarina da poco più di 200 mila abitanti, a oltre mille chilometri dalla capitale, che vive di calcio e lavoro. Lo Chapecoense non ha una grande tradizione alle spalle, anzi, nulla a che vedere con gli altri club brasiliani più blasonati. Nata nel 1973 dalla fusione di Atletico Chapecó e Independiente, a sessant'anni di distanza dalla fondazione della città, la piccola squadra brasiliana ha navigato nelle serie inferiori fino a rischiare di sparire dal mappamondo calcistico per problemi economici nel 2003. In soccorso del club due aziende, la Mastervet, che opera in ambito veterinario, e la Kindermann, impresa specializzata in tecnologia. Intanto l'Atletico Nacional di Medellin ha chiesto formalmente alla Conmebol di assegnare la Copa Sudamericana al Chapecoense. UNA STORICA FINALE - E dai momenti difficili si è arrivati al sogno. In quarta divisione nel 2009, la Chapecoense, forte anche di un impianto come l'Arena Condà, fra i più importanti e moderni della regione, è arrivato nel massimo campionato brasiliano per la prima volta nel 2014 e lo scorso anno si era spinto fino ai quarti di finale della Copa Sudamericana, arrendendosi solo al River Plate pur battendolo in casa 2-1. Quest'anno la formazione santacatarinense si era spinta oltre, eliminando corazzate come Independiente e San Lorenzo fino a conquistare la finale contro ogni previsione.  Ma il destino si è messo di traverso.

29 novembre 2016

Fonte: Repubblica.it

© Fotografia: Besthqwallpapers.com

Chapecoense, il Santa Fe dona la Coppa Sudamericana conquistata nel 2015

I vincitori di un anno fa: "Vogliamo che questa coppa resti per sempre nella loro bacheca". E l'Atletico Mineiro non andrà a Chapecò a giocare l'ultima gara per rispetto della tragedia.

ROMA - La tragedia della Chapecoense continua a commuovere. E a raccogliere messaggi solidali, dopo il disastro aereo in cui hanno perso la vita 71 persone tra cui diversi membri della "Chape" mentre andavano a Medellin per giocare la finale di Coppa Sudamericana contro l'Atletico Nacional. L'Independiente Santa Fe, che quella coppa l'ha vinta un anno fa, ha donato alla Chapecoense la replica del trofeo conquistato nel 2015. È stato un atto di cuore. Abbiamo provato dolore, tristezza e sgomento", ha spiegato Cesar Pastrana, il presidente dell'Independiente. "Un anno fa partimmo con lo stesso entusiasmo che avevano loro, per questo vogliamo che questa coppa resti per sempre nella loro bacheca. È un gesto del club, dei giocatori e dei tifosi per i nostri fratelli", ha spiegato Pastrana dopo l'incontro a Medellin con il dirigente della Chapecoense, Marcel Zolet. Ma non è l'unico: l'Atletico Mineiro non giocherà l'ultima partita del campionato brasiliano con la Chapecoense in segno di rispetto per la tragedia che ha colpito il club. "Voglio comunicare - ha dichiarato il presidente Daniel Nepomuceno - che l'Atletico Mineiro non andrà a Chapecò a giocare l'ultima gara. Noi crediamo nello sport e nel rispetto del dolore. Ho già riferito a Marco Polo Del Nero (presidente della Federcalcio brasiliano, ndr) la nostra decisione. È il minimo che possiamo fare per le famiglie, la città e il paese. Tutti stanno soffrendo". Nel frattempo comincerà il rimpatrio delle salme, già dalla serata di venerdì e attese in Brasile sabato. Le autorità speravano di anticipare il rientro ma come ha spiegato l'ambasciatore brasiliano in Colombia, Julio Bitelli, davanti alla complessità dell'operazione, dovuta all'elevato numero di vittime, è stato necessario far slittare tutto di qualche ora. Le 64 salme di cittadini brasiliani verranno caricate su 30 vetture e da lì portate a Rio Negro, vicino Medellin, dove ha sede la Forza Aerea Colombiana. Ad attenderli tre aerei brasiliani che li porteranno a Chapecò: il viaggio durerà 12 ore, con sosta di un'ora a Manaus. L'Arena Condà, stadio della sfortunata squadra santacatarinense, ospiterà i funerali delle vittime ed è già annunciata la presenza, fra gli altri, del presidente della Fifa, Gianni Infantino. Si prevedono almeno 100 mila persone alla funzione prima che ciascuna vittima venga seppellita nella sua città natale.

2 dicembre 2016

Fonte: Repubblica.it

© Fotografia: Ansa.it

La Conmebol ha deciso: alla Chapecoense la Coppa Sudamerica

A sei giorni dalla tragedia aerea del 28 novembre costata la vita alla maggioranza dei giocatori della squadra brasiliana, l'assegnazione del trofeo. Lo avevano chiesto i rivali dell'Atletico Nacional per onorare le vittime.

ROMA - L'intento era noto da qualche ora. Alla fine la confederazione degli stati sudamericani, ha deciso di renderla ufficiale: la Coppa Sudamericana andrà alla Chapecoense. A sei giorni dalla tragedia aerea del 28 novembre costata la vita alla maggioranza dei giocatori della squadra brasiliana proprio alla vigilia della finale di andata, quel trofeo le è stato assegnato di diritto. Curioso che l'idea sia venuta non dalla stessa Conmebol (la confederazione sudamericana) ma dall'Atletico Nacional, che avrebbe dovuto contendere proprio alla Chapecoense la finale della Coppa, e che ha scelto invece di proporre l'assegnazione ai suoi stessi avversari colpiti dalla sciagura per onorare le vittime del disastro. Mentre non arrivano buone notizie sulla salute del portiere della "Chape" Neto (un'infezione polmonare ha complicato il quadro clinico), uno dei sopravvissuti alla catastrofe, da tutto il mondo continuano ad arrivare richieste di giocatori che si offrono per giocare per la Chapecoense. Il primo era stato Ronaldinho, il fuoriclasse brasiliano che s'era fatto avanti nell'immediatezza dei fatti. Subito dopo si era parlato anche di Riquelme. Ora è il turno dell'islandese ex Barça Gudjonsen: "Con tutto il rispetto vorrei giocare per la Chapecoense se hanno un posto per me ! Se non altro per giocare di nuovo con Ronaldinho", ha scritto Gudjohnsen su Twitter.

5 dicembre 2016

Fonte: Repubblica.it

© Fotografia: Calcioefinanza.it

Che farà ora il Chapecoense ?

Nonostante i rinvii, prima o poi dovrà ricominciare a giocare: all'inizio con i giovani e con chi non era partito, poi forse con qualche grande nome.

Da un giorno all’altro, una squadra di calcio della prima divisione brasiliana che stava andando in Colombia per giocarsi la partita più importante della sua storia, contro la squadra detentrice della Coppa Libertadores - la competizione calcistica più importante del Sud America - non esiste più. A bordo dell’aereo di linea che lunedì si è schiantato in Colombia con a bordo 81 persone c’erano anche i giocatori, i dirigenti e lo staff del Chapecoense, squadra che negli ultimi anni era riuscita ad arrivare ai vertici della Serie A brasiliana. Solo sei persone sono sopravvissute allo schianto, fra cui tre giocatori del Chapecoense: tutti gli altri membri del club sono morti. Per il Chapecoense quella contro l’Atletico Nacional sarebbe stata una partita storica: non aveva mai disputato una finale internazionale e meno di dieci anni fa giocava nella Serie D brasiliana.

Le ultime notizie sull’incidente aereo - L’autorità per la sicurezza del volo colombiana ha diffuso la notizia secondo cui l’aereo è probabilmente caduto per una totale mancanza di carburante poco prima di tentare un atterraggio di emergenza. L’autorità, che sta continuando a indagare, ha indirettamente confermato il contenuto di un audio fatto circolare da fonti non ufficiali in cui si sente una conversazione tra i piloti e i controllori di volo, dove viene comunicata la mancanza di carburante e lo spegnimento dei sistemi elettrici. Alfredo Bocanegra, responsabile dell’aviazione civile in Colombia, ha detto in una conferenza stampa: "Dopo essere stati sulla scena dell’incidente e avere ispezionato tutti i resti e i rottami dell’aereo, possiamo dire, chiaramente, che l’aeroplano non aveva carburante al momento dell’impatto. Di conseguenza, abbiamo avviato un’indagine per capire i motivi per cui non ci fosse più carburante poco prima dell’incidente". Durante lo stesso incontro con i giornalisti, un altro funzionario dell’aviazione civile ha spiegato che i regolamenti prevedono che ogni aereo sia dotato di carburante in più, per garantire almeno 30 minuti di autonomia aggiuntiva, in modo da poter raggiungere un aeroporto alternativo in caso di emergenza: "In questo caso l’aereo non aveva carburante per raggiungere un altro aeroporto. I motori sono la principale risorsa per l’energia elettrica a bordo, quindi senza carburante i sistemi elettrici erano completamente persi".

Ciò che resta del Chapecoense - Ieri, con un comunicato pubblicato sul sito del club, la dirigenza del Chapecoense ha diffuso le ultime notizie riguardanti i membri sopravvissuti della squadra. Al portiere brasiliano Jakson Ragnar Follmann è stata amputata una gamba e potrebbe essere necessaria anche l’amputazione del piede. Follmann è ancora in terapia intensiva ma le sue condizioni sono stabili. Il terzino Allan Ruschel è stato sottoposto a un intervento alla spina dorsale ma i suoi arti inferiori non hanno subito gravi danni e avrà ancora la possibilità di muoverli. Nonostante le sue numerose ferite, le sue condizioni sono stabili e i medici sostengono che potrà migliorare nei prossimi giorni. L’ultimo giocatore a essere stato recuperato - in condizioni critiche - è il difensore brasiliano Neto, che ora è in condizioni stabili e mostra buoni segnali di miglioramento. A bordo dell’aereo precipitato c’era anche il giornalista brasiliano Rafael Henzel, che ha subito un trauma toracico e la frattura di una gamba. Le sue condizioni sono ancora critiche ma anche per lui i medici prevedono miglioramenti nei prossimi giorni. Per i medici dell’ospedale in cui sono ricoverati i giocatori tuttavia, la maggior preoccupazione al momento è l’alto rischio di infezioni che potrebbero verificarsi nelle prossime ore, considerando la forte contaminazione delle ferite riportate dai superstiti. A bordo dell’aereo c’erano in tutto ventidue giocatori, 19 dei quali sono stati dichiarati morti: i loro nomi sono Danilo, Gimenez, Dener, Caramelo, Marcelo, Filipe Machado, Thiego, Josimar, Gil, Sérgio Manoel, Matheus Biteco, Cleber Santana, Arthur Maia, Kempes, Ananias, Lucas Gomes, Tiaguinho, Bruno Rangel, Canela. I membri del club morti nell’incidente, compresi gli ex calciatori a seguito della squadra, in carriera avevano giocato in 14 diversi paesi per 188 club, tra cui Italia (Filipe Machado, alla Salernitana nel 2009), Spagna e Svizzera. Ieri notte la squadra avrebbe dovuto giocare la semifinale della Coppa Sudamericana a Medellin, in Colombia, contro l’Atletico Nacional. Al posto della partita, il club colombiano ha organizzato una commemorazione per i morti nell’incidente, a cui hanno partecipato più di sessantamila persone. A Chapecó invece, città di circa 180mila abitanti in cui ha sede il club, è da giorni che migliaia di persone vanno a lasciare fiori e altri oggetti nei pressi dell’Arena Condá, lo stadio della squadra.

Cosa succederà da qui in avanti - Dalla notizia dell’incidente, decine e decine di club da tutto il mondo hanno promesso aiuto al Chapecoense. Il Club Libertad di Asunción, per esempio, ha offerto al Chapecoense la sua intera squadra; l’AFA, la federazione calcistica argentina, ha garantito che tutti i club del paese offriranno giocatori in prestito a titolo gratuito. Lo stesso hanno fatto i portoghesi del Benfica. Già lunedì, invece, la federazione brasiliana ha annunciato che tutti i club del paese potranno mandare i propri giocatori in prestito a titolo gratuito al Chapecoense e inoltre ha annunciato che per tre anni il club non potrà essere retrocesso. La squadra, considerando che i tre giocatori sopravvissuti non torneranno più a giocare a calcio, è rimasta con dieci giocatori, cioè quelli che non erano partiti per la Colombia. Sono Alejandro Martinuccio, Nenem, Demerson, Marcelo Boeck, Andrei, Hyoran, Nivaldo, Matheus Saroli, Moises e Rafael Lima. Uno di questi, il portiere di riserva Nivaldo, dopo l’incidente ha annunciato il suo ritiro. Durante la commemorazione di ieri all’Arena Condá, i giocatori rimasti in Brasile sono entrati in campo mano nella mano. Dopo la partita con l’Atletico Nacional, il Chapecoense avrebbe dovuto giocare l’ultima partita della Serie A brasiliana contro l’Atletico Mineiro, in casa, il prossimo 11 dicembre. La partita è stata rinviata in via precauzionale ma dovrà essere giocata, e potrebbe anche disputarsi ugualmente l’11 dicembre. Il presidente ad interim del club infatti ha confermato al presidente della federazione brasiliana Marco Polo Del Nero la volontà del club di giocare l’ultima partita di campionato con i giocatori delle giovanili (come fece il Torino dopo la tragedia di Superga o il Manchester United dopo il disastro aereo di Monaco), anche se dei giornali brasiliani sostengono che alcuni di loro preferirebbero non giocare. Intanto, molti giocatori svincolati o non più in attività si sono resi disponibili per la prossima stagione. In Argentina alcuni giornali sportivi sostengono che Juan Roman Riquelme, uno dei più noti calciatori argentini degli ultimi due decenni ritiratosi nel 2015, starebbe valutando la possibilità di giocare gratuitamente per il Chapecoense. Oltre a Riquelme, molti tifosi brasiliani stanno chiedendo a Ronaldinho, attualmente svincolato, di posticipare il ritiro e giocare almeno qualche mese con la squadra.

1 dicembre 2016

Fonte: Ilpost.it (Testo © Fotografia)

ESTERO / LA DECISIONE

Chapecoense, è ufficiale: la Conmebol assegna la Copa Sudamericana

di Adriano Seu

Dopo la richiesta dell'Atletico Nacional e le valutazioni della federazione è arrivato il comunicato: il titolo va alla Chape, colpita dalla tragedia.

Milano - La Conmebol ha deciso di non attendere il consiglio direttivo del 21 dicembre e, confermando le indiscrezioni dei giorni scorsi, ha consegnato il titolo della Sudamericana 2016 alla Chapecoense. La decisione di assegnare il titolo al club brasiliano quasi interamente cancellato dall’incidente aereo di lunedì scorso, proprio mentre si recava in Colombia per disputare la finale d’andata contro l’Atletico Nacional, è stata resa ufficiale un’ora fa con un comunicato sul sito della federazione sudamericana immediatamente rilanciato su twitter. All’Atletico Nacional, che ha ufficialmente proposto l’assegnazione del titolo alla Chapecoense, andrà uno speciale riconoscimento al fair play.

FAIR PLAY - I brasiliani conquistano anche l’accesso alla Recopa (da disputare proprio contro l’Atletico Nacional) e alla prossima coppa Libertadores (i colombiani sono già qualificati in quanto detentori). Per il club brasiliano, impegnato adesso nella difficile fase della ricostruzione, significa la certezza d’incassare in tutto un minimo di 3,5 milioni di euro. L'Atletico Nacional riceve la medaglia d'argento (e tutto ciò che ne consegue) e allo stesso tempo il "Premio del Centenario della Conmebol al Fair Play", proprio per il gesto nei confronti della Chapecoense. Il premio consiste in un milione di dollari.

IL COMUNICATO - "Mercoledì 30 novembre - si legge nella nota - la federazione ha ricevuto un documento dal Club Atletico Nacional (omissis) invitando la Conmebol ad "assegnare il titolo della Copa Sudamericana alla Associação Chapecoense de Futebol come tributo alla grande perdita". (omissis) Per la Conmebol non vi è maggior mostra dello spirito della nostra federazione (omissis) della solidarietà, considerazione e rispetto mostrata dall'Atletico Nacional".

5 dicembre 2016

Fonte: Gazzetta.it

© Fotografia: Foxsports

Alla Chape la Coppa Sudamericana, Gudjohnsen

e l'arbitro olandese commuovono il mondo

Il mondo piange ancora la Chape ma esulta con quel gruppo di ragazzi che inseguiva un sogno e che ha visto finire la propria vita proprio a un passo dall'obiettivo. La Conmebol (la Confederazione sudamericana di calcio) ha dichiarato oggi la Chapecoense campione della Coppa Sudamericana a sei giorni dalla tragedia aerea che ha visto coinvolto il club brasiliano e che è costato la vita alla maggior parte della squadra. La Conmebol ha accolto la richiesta della società colombiana Atletico Nacional che avrebbe dovuto sfidare la Chapecoense in finale. All'Atletico Nacional è stato riconosciuto un premio per il fair play e riceverà una somma di un milione di dollari, mentre alla Chapecoense andranno i due milioni che spettano al vincitore e che serviranno per iniziare a ricostruire la società. Martedì 29 novembre l'aereo che stava portando la Chapecoense a Medellin dove avrebbe disputato la prima finale della sua storia in una competizione internazionale si è schiantato al suolo. Nell'incidente sono morti 19 giocatori, tutto lo staff tecnico e diversi dirigenti tra cui il presidente. "Assegnare il titolo alla Chapecoense ha dichiarato il presidente del Conmebol, il paraguayano Alejandro Dominguez, in una nota, è un modo per onorare questa grande perdita, un omaggio alle vittime di questo tragico incidente". La tragedia della Chape ha colpito non solo i brasiliani, ma tutto il mondo. Nelle ultime ore si fa sempre più insistente l'ipotesi di un approdo di Ronaldinho, attualmente svincolato, in quel di Chapecò. E nella nuova squadra che verrà allestita c'è anche un'altra candidatura illustre: quella di Eidur Gudjohnsen, considerato da tutti il miglior calciatore islandese di tutti i tempi. L'attaccante, 38 anni, svincolato dopo gli Europei in Francia, ha espresso il desiderio di far parte della rinascita della squadra: "Con tutto il rispetto, se ci fosse posto per me, mi piacerebbe giocare per la Chapecoense. E sarebbe bello giocare ancora con Ronaldinho". Il fantasista brasiliano e la punta islandese, infatti, hanno condiviso l'esperienza al Barcellona. Intanto, dall'Olanda giunge la notizia di un arbitro premiato come miglior giocatore della settimana dalla Federcalcio "Orange". Jochem Kamphuis, infatti, ha ricevuto il plauso generale per non aver ammonito il brasiliano Nathan, che dopo un gol si era tolto la maglia del Vitesse per mostrare quella con lo stemma dello Chape. Dopo la gara, il direttore di gara aveva spiegato: "Sapevo che era molto scosso, alcuni di quei calciatori erano suoi amici. Ho semplicemente fatto finta di niente, mi è sembrato giusto".

6 dicembre 2016

Fonte: Leggo.it

© Fotografia: Mondiali.it

Chapecoense: il nuovo logo è commovente

Dopo il terribile incidente aereo il club ha aggiunto dei dettagli nel logo.

Sono passati solo pochi giorni e il ricordo delle immagini dell’aereo precipitato sulle montagne sono ancora nitide, purtroppo, nelle menti di tutti gli appassionati di calcio. Il bilancio finale del terribile incidente aereo è di 71 morti, una squadra di calcio, la Chapecoense, decimata e già 3 arresti (per ora) per inadempienze nel momento dello scalo in Bolivia, compreso il mancato rifornimento di carburante, ovvero la causa scatenante dell’accaduto. Tuttavia dopo il dramma bisognerà pure ricominciare e quei 6 sopravvissuti sono un ottimo inizio. Jakson Follmann, secondo portiere, ha perso una gamba e non potrà più giocare a calcio, ma è sicuramente meglio che perdere la vita. Il terzino sinistro Alan Ruschel, addirittura, nonostante le fratture multiple riportate nell’impatto, ha già ripreso a camminare e ha posato con il pollice alzato per le prime foto dopo l’incidente. E dopo i tantissimi attestati di solidarietà ricevuti dalla Chapecoense, tra i quali l’assegnazione del titolo della Coppa Sudamericana che stava per andarsi a giocare in Colombia proprio quando l’aereo è caduto, un altro segnale commovente arriva direttamente dal club colpito. Tramite il profilo Twitter ufficiale, infatti, la Chapecoense ha mostrato al mondo il nuovo logo della società. In realtà non differisce molto dal precedente, la trama è la stessa. La forma tonda c’è ancora, lo sfondo verde anche e le lettere ACF (iniziali di Associação Chapecoense de Futebol) in bianco pure. Oltre a tutto questo, però, sono state aggiunte due stelle: una più grossa, bianca, sopra al logo, fuori dal cerchio; l’altra invece, più piccola, all’interno della F. Tramite Twitter il club brasiliano ha spiegato anche il significato delle due stelle: una, quella grossa, simboleggia la pace e "celebra" la conquista (a tavolino) della Coppa Sudamericana; l’altra, quella dentro la F, per ricordare le vittime dell’incidente aereo. "Per rendere eterni tutti coloro che hanno dato la vita per questi colori", come ha scritto la Chapecoense nel comunicato.

9 dicembre 2016

Fonte: Supereva.it (Testo © Fotografia)

La Chapecoense rifiuta il blocco della retrocessione: "Non sarebbe giusto"

Lo ha dichiarato il presidente Tozzo: "Moralmente inadeguato, non è necessario che ci facciano un favore del genere". Il numero uno ad interim aggiunge: "Attualmente sono gli aiuti economici quelli di cui abbiamo bisogno".

ROMA - "La battaglia sportiva riguarda solo il campo, per questo non accetteremo". Ivan Tozzo, presidente ad interim della Chapecoense, in un'intervista al quotidiano "Folha de S. Paulo" fa sapere che verrà rifiutata la proposta degli altri club di bloccare la retrocessione della sfortunata squadra brasiliana per i prossimi tre anni. "Non sarebbe moralmente adeguato esigere dalle altre squadre che ci mantengano in serie A senza competere, non è arroganza ma semplicemente riconosciamo che le altre squadre non hanno l'obbligo di salvarci, non è necessario che ci facciano questo favore. Se perderemo, retrocederemo, se vinceremo, resteremo in serie A. Il posto si conquista sul campo". Il presidente si concentra su un altro aspetto: "Quello di cui abbiamo bisogno è un aiuto economico", aggiunge Tozzo, che apre all'arrivo in prestito gratuito dei giocatori delle altre formazioni brasiliane. "Analizzeremo la lista ma ringraziamo già la Federazione e i club per questa solidarietà" conclude.

10 dicembre 2016

Fonte: Repubblica.it

Dopo la tragedia vergogna brasiliana: Chapecoense multata

La Federcalcio brasiliana ha multato la Chapecoense (nel 2017 sarà allenata da Vagner Mancini) per non essersi presentata all'ultima di campionato: 0-3 a tavolino, -2 punti e multa di circa 30 mila euro (punito anche l'Atletico Mineiro suo avversario). Andrà comunque in Copa Libertadores.

13 dicembre 2016

Fonte: La Repubblica

CAMPIONATI ESTERI / LA TRAGEDIA

Chape, la montagna della tragedia cambia nome...

"El Gordo" diventerà "Cerro Chapecoense". La decisione delle autorità colombiane in memoria delle 71 vittime dell'incidente aereo.

Milano - Non più "Cerro El Gordo". La montagna del tragico incidente aereo che il 28 novembre scorso ha provocato a Medellin la morte di 71 persone cambia nome. Si chiamerà "Cerro Chapecoense", in memoria della squadra brasiliana scomparsa in volo mentre era diretta in Colombia per disputare la finale della Coppa Sudamericana. Così hanno deciso oggi le autorità della località colombiana de La Union. Un omaggio alle vittime e un monito per tutti per non dimenticare la tragedia che ha colpito il mondo intero. NETO - Intanto Helio Neto, uno dei tre giocatori sopravvissuti, ha lasciato l'ospedale di San Vicente e rientrerà nelle prossime ore nella città brasiliana di Chapecò. Il club della Chapecoense sta lavorando alla ricostruzione della squadra: il primo rinforzo è stato il difensore Douglas Grolli. in prestito dal Cruzeiro Esporte Club, che nel 2008 ha iniziato la sua carriera proprio alla Chapecoense.

15 dicembre 2016

Fonte: Gazzetta.it

© Fotografia:Premiumsporthd.it

Chapecoense, la montagna dello schianto intitolata al club

Il Consiglio Municipale del comune colombiano de La Union ha deliberato di cambiare il nome dell'area "per rendere omaggio alle vittime".

MEDELLIN - La montagna dello schianto alla memoria delle vittime della Chapecoense. Il Consiglio Municipale del comune colombiano de La Union ha deliberato di cambiare il nome della montagna dove a fine novembre si è abbattuto l'aereo che trasportava la squadra brasiliana della Chapecoense e in cui hanno perso la vita 71 persone, tra cui la stragrande maggioranza di calciatori e addetti del club: il luogo non sarà più "Cerro El Gordo": d'ora in avanti si chiamerà "Cerro Chapecoense". "Vogliamo in questo modo rendere omaggio con questa montagna a tutti coloro che morirono tragicamente. Il Cerro Chapecoense diventerà anche un luogo di pellegrinaggio, un luogo per i turisti che vogliono venire a vedere dove avvenne l'incidente", ha detto il governatore del dipartimento di Antioquia, Luis Pérez.

15 dicembre 2016

Fonte: Repubblica.it

Dopo la tragedia aerea la Chapecoense torna in campo, il 29 gennaio

La Chapecoense sarà di nuovo in campo. La Conmebol ha annunciato che il 29 gennaio, due mesi dopo la tragedia aerea, il club giocherà contro l'Internacional de Lages per un match del campionato regionale catarinense. La società ha già affidato la panchina a Vagner Mancini.

15 dicembre 2016

Fonte: La Repubblica

Consegnata la coppa alla Chapecoense: "Trofeo da dividere col Nacional"

Il presidente del club, colpito dalla sciagura aerea del 28 novembre, ha ricevuto la Copa Sudamericana, assegnata su richiesta dell'altra finalista: "Quello della squadra colombiana è stato un gesto di umanità, dignità e amore". Il n.1 della Conmebol: "Serata emozionante, il calcio ha ancora il potere di unire".

LUQUE - La serata in cui il calcio sudamericano si è ritrovato, per il sorteggio della prossima Copa Libertadores, è stata, soprattutto, quella dell'abbraccio alla Chapecoense. Plinio David De Nes Filho, presidente del club, ha ricevuto il trofeo della Copa Sudamericana dalle mani di Alejandro Dominguez, presidente della Conmebol: la finale non si è mai disputata, dopo il disastro aereo che ha portato alla morte di 71 persone, lo scorso 28 novembre in Colombia, ma la coppa è stata assegnata alla sfortunata squadra brasiliana, su richiesta dell'altra finalista, l'Atletico Nacional di Medellin.

IL PRESIDENTE DELLA CHAPE: "DA NACIONAL GESTO DI GRANDE UMANITÀ" - "Voglio dividere questo trofeo con l'Atletico Nacional - ha detto con la voce rotta dalla commozione De Nes Filho - e per questo invito sul palco Daniel Jimenez (presidente del club colombiano, ndr) per alzare insieme a me il trofeo. Voglio ringraziare tutti per la grande solidarietà, per l'affetto che abbiamo ricevuto da ogni parte del mondo, ma voglio soprattutto ringraziare il Nacional e dividere con loro questo trofeo. Quello della società colombiana è stato un gesto di grande umanità, dignità e amore".

DOMINGUEZ: "IL CALCIO POSSIEDE LA FORZA DI UNIRE" - Alejandro Dominguez, n.1 del calcio sudamericano, ha ammesso: "È una notte di forti sentimenti - le sue parole - Il mese scorso abbiamo perso 71 vite umane e questo dolore ce lo porteremo sempre dentro le nostre anime. Nel calcio le rivalità sono forti, ma la tragedia del 28 novembre ha dimostrato che questo sport possiede anche una grande forza, quella di unire e di permetterci di dare il meglio di noi quando serve".

22 dicembre 2016

Fonte: Repubblica.it

© Fotografia: Calcio.fanpage.it

Chapecoense, è il giorno del raduno: "Noi siamo la speranza"

La squadra brasiliana "cancellata" dal disastro aereo dello scorso 29 novembre torna al lavoro. Presente anche Neto, scampato alla tragedia. Il presidente De Nes: "Questi signori che sono qui saranno i rappresentanti dei nostri guerrieri".

ROMA - La rinascita dopo la tragedia. Oggi è stato il giorno del raduno della Chapecoense, la squadra brasiliana "cancellata" dal disastro aereo dello scorso 29 novembre, ma che ha trovato la forza di rinascere fra nuovi acquisti, qualche prestito e promozioni dal settore giovanile. Nello stadio Arena Condà, negli spogliatoi e sotto allo striscione con la scritta "La forza immensa della tua fedele tifoseria", si sono radunati in trenta, una "rosa" anche più ampia del previsto, tra i quali il difensore Neto che ha voluto esserci nonostante per camminare abbia bisogno delle stampelle.

IL PRESIDENTE: "UN NUOVO CAMMINO" - Neto è uno dei superstiti, e spera di tornare in campo anche se non sa ancora bene quando. Ha abbracciato, commuovendosi, i vecchi compagni Nenem, Martinuccio e Moises, scampati alla tragedia di Medellin in quanto infortunati, poi tutti quelli nuovi, ai quali ha tenuto un discorso. Non poteva che parlare anche il presidente, quel Plinio David De Nes che ha preso il posto di Sandro Pallaoro, morto nell’incidente aereo. Per lui, De Nes, quello cominciato in queste ore dalla "Chape" è "un nuovo cammino di speranza. Cominciamo oggi - ha aggiunto il presidente - e mi auguro sia pieno anche di ottimismo, lotta e molta solidarietà. Questi signori che sono qui saranno i rappresentanti dei nostri guerrieri".

DIMOSTRARSI "GUERRIERI" - Il compito che attende la squadra allenata da Vagner Mancini, presente oggi assieme al "secondo" Regis Angeli e al preparatore dei portieri Marcelo Schroeder, sarà lungo e impegnativo: la Chapecoense giocherà il campionato "estadual", ovvero quello catarinense, la Coppa Libertadores, il "Brasilerao" e la Coppa Sudamericana, quella di cui, nell’anno appena trascorso, avrebbe dovuto giocare la doppia finale contro l’Atletico Nacional Medellin. L’obiettivo è, appunto, dimostrarsi sempre "guerrieri" e dare tutto.

"NIENTE REGALI" - Per questo motivo la Chapecoense non ha voluto che passasse la proposta degli altri club del campionato nazionale di evitarle la retrocessione per tre anni. Niente regali, la "Chape" tutto ciò che verrà vuole conquistarselo sul campo. "Per questo siamo un team differente - ha spiegato oggi De Nes - La nostra è una squadra che prova a essere di nuovo felice e che vive come fossimo tutti davvero una famiglia". Della quale per ora non fa parte l’ex oggetto misterioso del Palermo Tulio de Melo: non si è presentato al raduno perché, pur essendo d’accordo su tutto, non ha ancora firmato il contratto.

6 gennaio 2017

Fonte: Repubblica.it

Il tempo di una nuova vita bentornata Chapecoense

"A testa alta, ce la faremo"

di Daniele Mastrogiacomo

CHAPECÒ - Il momento è arrivato. Quello della verità, tra speranza e futuro. La nuova "Chape" si presenta al pubblico, ai suoi tifosi, al Brasile, al mondo. Lo vedi nello sguardo della gente che passeggia lenta e silenziosa. Nell'attesa che si fa pesante, carica di dubbi e insieme piena di certezze. Nei colori del verdâo che illuminano la città. Bandiere, striscioni, gagliardetti scendono dai palazzi, sventolano autobus, avvolgono le auto, coprono le statue degli eroi e persino il campanile. Lo senti nei discorsi, sommessi, pronunciati quasi sotto voce, dei vecchi seduti all'ombra dei platani. Nei visi tirati degli juniores che lo schianto di un aereo rimasto senza benzina ha proiettato sul podio dei titolari. Li incontriamo in ascensore. Sono in pausa. Smanettano sui cellulari per spezzare la tensione. Si presentano, con un sorriso appena abbozzato. Arturo, Marcelo, Fabricio e poi Tulio de Melo che riconoscono anche i profani. È il più anziano, 33 anni, ha giocato con il Palermo e il Lille. Le mani restano basse, come gli occhi. Imbarazzo e discrezione. "Ci siamo", incalziamo per rompere il silenzio. Il terzetto risponde in coro: "Sì, ci siamo. E siamo pronti". Per vincere ? Gli altri due guardano Tulio come si guarda ad un fratello maggiore. Sorridono tutti, ancora una volta. Scendono al piano. Fermiamo le porte qualche secondo. Per tutti parla lui, l'attaccante: "Non possiamo permetterci di mollare. Mai. Non possiamo vacillare. Dobbiamo avere la forza di ravvivare la squadra. Soprattutto noi che siamo arrivati da fuori. Giocare bene e a testa alta, siamo un esempio per i ragazzi. Ce la faremo". Un saluto, il pollice alzato, una foto ricordo, una pacca sulla spalla. Sono già spariti. Inghiottiti dalla tensione che adesso li stritola e che oggi, per la prima amichevole contro il Palmeiras, di fronte a 20 mila della torcida ammassati sugli spalti del Condá, potrebbe tradirli: incasso alle famiglie delle vittime. Di nuovo avversaria la squadra campione, l'ultima affrontata alla vigilia del disastro, del buio, della morte e delle lacrime. Sono passati 53 giorni e sembra ieri. 29 novembre. Una serata fredda e piovosa. La ricordano tutti. Non solo qui a Chapecò, 200 mila anime raccolte in una cittadina ordinata e pulita, fatta di contadini e operai, ma in tutto il Brasile. Lo schianto del volo LaMia 2933 sui costoni delle montagne dietro Medellìn, in Colombia. Settantuno morti, tra cui 19 giocatori. Oltre al presidente, all'allenatore, al direttore sportivo, ai giornalisti e ai tecnici tv al seguito. Una strage che ha trovato finora tre colpevoli, un capro espiatorio fuggito dalla Bolivia e una causa che sembra una barzelletta se non fosse un vero crimine. L'areo si è schiantato perché è rimasto senza benzina. Bisognava risparmiare. Il pilota aveva solo rabboccato i serbatoi: il carico sufficiente a percorrere la tratta prevista. Sono bastati il vento contrario e la pioggia battente per restare a secco a 10 mila metri di altezza.

Si sono salvati in sei; tre erano giocatori: il portiere Jakson Follmann, oggi senza più la gamba destra che gli hanno amputato; Alan Ruschel, laterale di riserva che ha rischiato di restare paralizzato e il difensore Hélio Hermito Zampier Neto, chiamato da tutti solo "Neto", una gamba massacrata, oltre alle costole fratturate e a contusioni varie. I loro numeri di maglia non sono stati riassegnati. "Un miracolo vivente", dicono di Neto vecchi e bambini. "Il nostro eroe", aggiungono i nuovi ragazzi della Chape. È con i nuovi compagni alla prima partita. Con le stampelle che lo aiutano a camminare e gli ricordano che è ancora qui, tra noi. Solo l'ostinazione di uno dei soccorritori, dopo 8 ore di ricerche, lo ha salvato. Si è risvegliato due giorni dopo. Non si era reso conto di niente. "Allora, come è andata la partita ?", ha chiesto a chi gli stava attorno. Gli hanno nascosto la tragedia per due settimane. L'Atletico Naciónal di Medellin, con cui si giocavano la finale della Copa Sudamericana, aveva già rinunciato alla coppa e aveva proposto di assegnarla alla Chapecoense. Solo dopo, Neto ha capito tutto. "Dio mi ha consentito di restare in vita. Vuol dire che ho ancora da fare delle cose qui sulla terra", ha detto alla sua prima apparizione. C'era due settimane fa, ci sarà anche oggi pomeriggio. La sua è una presenza essenziale. È il collante della squadra. Il nuovo allenatore Vagner Mancini, un passato al Santos, al Cruzeiro, al Botafogo e al Vasco da Gama, lo vuole accanto a sé. Per sondare la nuova rosa. Una decina di juniores sono stati promossi titolari. Sono la base. Tutti i club hanno offerto propri giocatori senza pagare un reais. La Federazione ha lasciato campo libero. È prevalso l'orgoglio. "Ringraziamo ma ce la faremo da soli", ha declinato la dirigenza. Nove presi in prestito, 5 ingaggiati, tra cui Artur, ex Benfica, Roma e Siena. Con il difensore Bruno e l'attaccante Nenen sono la sintesi del nuovo Chapa: freschezza nell'esperienza. Dei dieci che si salvarono perché non partirono per la Colombia, è rimasto solo l'argentino Martinuccio. La città li guarda con l'orgoglio di sempre. "Per noi" - dicono nei bar e le bancarelle del corso principale - "sono tutto. Noi non abbiamo il mare e la spiaggia. Abbiamo la Chape che ci rende fieri". Passa il bus della squadra accolto dal frastuono. Urla, grida, trombe, bandiere e magliette agitate in aria. La torcida aspetta. Oggi si scatena. Per onorare i morti e sostenere i nuovi. L'OMAGGIO - L'ultimo allenamento della Chape in vista dell'amichevole odierna contro il Palmeiras. Prima della partita le vedove delle 19 vittime verranno premiate con la medaglia a ricordo della vittoria nella Copa Sudamericana 2016. Ci sarà anche la sfilata d'onore del trofeo.

21 gennaio 2017

Fonte: La Repubblica

© Fotografie: Ansa.it - Corriere.it

Brasile, emozione e lacrime per il ritorno in campo della Chapecoense

di Daniele Mastrogiacomo

Prima uscita della squadra dopo la tragedia che ha portato la morte di 71 persone: i sopravvissuti mostrano la Coppa Sudamericana, premiate anche le vedove. Poi in campo è 2-2 con il Palmeiras: e al 71' il saluto con applausi e campane.

CHAPECÒ - Piange Jackson Follmann, il portiere senza più la gamba destra, mentre solleva la coppa Sudamericana. Le braccia di Helío Hermito Zampier Neto, il difensore che si regge sulle grucce, stringono la sedia a rotelle. Alan Ruschel, l'altro mediano, allunga solo una mano. È travolto dall'emozione. Ventimila tifosi si alzano in piedi e applaudono come un boato. È il momento culminante di una giornata unica, speciale. Piena di tensioni, di paure, di attesa e di speranze. La nuova Chape scende in campo. Per la prima volta dopo la tragedia del 29 novembre scorso. Partita amichevole. Con i campioni in carica, gli undici del Palmeiras. Gli stessi che la squadra scomparsa nell'assurdo incidente aereo della LaMia avevano affrontato nell'ultima giornata. Una sconfitta di misura (1-0) che adesso i ragazzi della Chape vogliono riscattare. L'appuntamento contagia una città vestita a festa. Le nuove magliette, tracciate da sfumature del verdâo, vanno a ruba. I prezzi sono contenuti. Non ci saranno speculazioni. Anche perché tutto quello che viene raccolto sarà devoluto. Metà ai familiari, metà per ricostruire il club. Il presidente ha tirato fuori un sacco di quattrini, ci crede e si è impegnato. Aiutato da tutti: contadini e industriali. I tifosi arrivano a frotte. Ci sono vecchi, bambini, giovani, donne. Chi non ha la maglietta della squadra indossa comunque qualcosa di verde. Un fazzoletto, un cappello, un braccialetto, una cintura, una collana. Un'ora prima del fischio d'inizio scatta la cerimonia. Una grande pedana spicca al centro del campo. Ospita i familiari delle vittime: donne, soprattutto. Sono le mogli, le sorelle, le madri dei giocatori, dei dirigenti, assistenti, dei giornalisti e dei tecnici tv che ora non ci sono più. Il presidente della Chape le abbraccia, una ad una, consegna loro la medaglia dei campioni. Tra le lacrime di chi rivive ancora una volta la tragedia, le mani sollevate al cielo. Gioia e disperazione. Per l'affetto che un'intera città, come una grande famiglia, continua a trasmettere. E per il ricordo di un dramma che appare ancora assurdo, quasi impossibile. I grandi schermi posti sopra le curve ripropongono le immagini più forti mentre lo stadio torna a commuoversi, a piangere, a straziarsi. Poi tocca alla squadra, sfila in campo, viene presentata: volti giovani, forze fresche, con tre acquisti importanti che daranno forza e esperienza. La torcida batte sui tamburi, soffia sulle trombe, agita bandiere. Contagia il resto dello stadio che non smette di urlare, di incitare, di soffrire e di amare. Al 71', l'altro momento di nuova emozione. La Chape è avanti 2-1, dopo essere andata sotto al 10' del primo tempo. Si fermano tutti: il Condé esplode in un altro lungo applauso che scuote le case attorno. La cattedrale suona le campane a festa, le rare auto di passaggio i clacson. È il momento del ricordo: 71 come le vittime del volo 2933. Accadrà sempre, ad ogni partita che la Chapecoense giocherà in casa. I mega schermi inquadrano la postazione della radio locale, Radio Oeste Capital. C'è Rafael Henzel, anche lui tra i miracolati. Piange, mentre continua a commentare la partita. Si asciuga le lacrime con il dorso della mano, tira su con il naso. Si rammarica quando il Palmeiras attacca e riesce a segnare il gol del pareggio. Ma lo fa con la professionalità di sempre, urlando quel grido che lancia ogni volta che la palla finisce in rete. La partita è bella, intensa, senza brutti falli. Finisce pari, 2-2. Come forse doveva finire. Con quattro gol. E con la certezza che la nuova Chape merita l'orgoglio di chi non c'è più.

21 gennaio 2017

Fonte: Repubblica.it
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