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Calciatore
F.C. Juventus
(In
campo allo Stadio Heysel il
29.05.1985) |
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Cabrini e la tragedia dell'Heysel: ''La
Coppa ? La vittoria fu regolare..."
di Antonio Prisco
L'ex terzino bianconero in esclusiva a
Ilgiornale.it: ''La finale col Liverpool resta
una macchia nera indelebile ma fu giocata come
una partita vera''.
Sono passati 35 anni dalla tragica notte
dell'Heysel, qual è il suo ricordo dopo tanti
anni ?
''Sempre il solito ricordo, non importa il
giorno di quella tragedia. È un ricordo negativo
del mondo che ho vissuto per tanti anni, una
macchia nera indelebile che rimarrà per sempre
scritta nel mondo del calcio e mi auguro venga
ricordata come esempio negativo''.
All'epoca ci furono molte polemiche per la
partita con il Liverpool, quale significato
assume quella coppa rispetto agli altri titoli
vinti in carriera ?
''La partita è stata vinta correttamente. Fu una
partita regolare, giocata come una partita vera.
Quanto accaduto fu una cosa a sé stante, l'unica
rimasta in quel quadro pessimo della serata''.
29 maggio 2020
Fonte:
IIgiornale.it
Cabrini al BN: "Allegri ha superato
Conte. Sull'Heysel..."
di Mattia Carapelli
Tredici trofei conquistati con la maglia della
Juventus, uno - la Coppa del Mondo del 1982 -
con quella della Nazionale: alle spalle di
Antonio Cabrini c’è la carriera di uno dei
giocatori più vincenti del nostro calcio. Dal
2012, l’ex terzino bianconero si è reinventato
come c.t. dell’Italia femminile, contribuendo
alla crescita di un movimento finora
colpevolmente "dimenticato". Di questo e di
molti altri temi, Cabrini ha parlato in
esclusiva a ilBiancoNero.com. Tra Allegri in
versione Trapattoni e il ricordo, sempre vivo,
dello stadio Heysel.
… (Omissis)
Lunedì saranno trascorsi 32 anni dagli
eventi dello stadio Heysel. Cosa si ricorda di
quella sera ?
Purtroppo è stata una sconfitta del calcio in
generale. Non si è tenuto conto di situazioni,
violente, che sulla carta potevano compromettere
la partita, come in effetti è accaduto.
Il suo ex compagno di squadra Marco
Tardelli ha più volte detto che quella Coppa
quasi non la sente sua. Qual è la sua opinione ?
Bisogna considerare che la partita è stata
giocata sia da noi che dal Liverpool senza
essere condizionati. Poi è chiaro che il
risultato passa in secondo piano vedendo quello
che è successo. Però penso che i due aspetti
debbano essere tenuti separati.
26 maggio 2017
Fonte: Ilbianconero.com
Cabrini: "Fu giusto restare in campo e alla fine
esultai per la vittoria"
di Roberto Perrone
Antonio Cabrini non aveva ancora 28 anni la sera
del 29 maggio 1985. Era il terzino sinistro più
forte del mondo, era l'idolo delle ragazzine che
tenevano in camera il suo poster accanto a
quello di Simon Le Bon. Mescolava forza a
spensieratezza. La forza gli rimase ancora per
molti anni, la spensieratezza sfiorì quella
notte. "Fu una sera difficile per tutti: la
partita fu giocata regolarmente anche se il
pensiero andava a quello che era successo sulle
tribune".
E ancora dieci anni dopo ci si domanda: fu
giusto andare in campo ?
"Rilievi assurdi. Noi, inizialmente, ci eravamo
rifiutati di giocare. Poi l'Uefa decise di far
disputare la partita. Fu la scelta giusta. Se
avessero annullato Juve-Liverpool sarebbe stato
peggio. Quella notte in città ci sarebbe stata
una guerra civile. Invece, giocando, abbiamo
circoscritto la tragedia, abbiamo riportato la
gente a una realtà sportiva, facendola ragionare
il meno possibile".
Altra accusa: perché esultare alla fine ? Ce
n'era ragione ?
"Era il modo di dedicare quella Coppa a tutti
quelli che erano venuti lì a vederci facendo
grandi sacrifici. Fu un modo di risarcirli".
Vale quella Coppa ?
"La partita fu regolare, il valore sportivo c'è
tutto. Non vale sotto l'aspetto umano, che poi è
il più importante".
Molte le domande, terribili i ricordi personali.
"Mi restano impressi quegli spogliatoi dove
entravano decine di persone, alcune stravolte,
altre insanguinate. Il padre che cercava il
figlio, l'amico che chiedeva dell'amico.
Leggevamo nei loro occhi la disperazione, la
speranza delusa". Dieci anni dopo, oltre il
ricordo va ricercato l'insegnamento".
Che cosa ha cambiato l'Heysel ?
"Poco. Ma almeno ora certe finali, certe partite
a rischio vengono disputate in stadi sicuri,
protetti. Non disorganizzati come l'Heysel.
Però, come fatti recenti hanno dimostrato, non
si debella la violenza nello sport senza
l'educazione civica e sportiva e questa la deve
dare la scuola, fin dalle elementari. Se dieci
anni fa avessimo preso i bambini di 6, 7, 10
anni, li avessimo educati, adesso i ventenni
ragionerebbero in modo diverso. La legge, da
sola, non basta".
28 maggio 1995
Fonte: Il Corriere della Sera
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