|
|
Calciatore
Juventus Football Club
(In campo allo
Stadio Heysel il 29.05.1985)
|
|
|
"Immagini che porterò
dentro di me per sempre"
L'altro urlo di
Tardelli "Fu una sconfitta per tutti"
TORINO - "Quella notte un
gruppo di selvaggi mise in croce decine di poveri
cristi, per questo non ho mai voluto sentir parlare di
quella coppa, io la vivo come se avessimo perso, e
d'altra parte fu una sconfitta per tutti". Marco
Tardelli urla ancora, e stavolta non per un gol
mondiale. Trenta anni dopo la tragedia dell'Heysel,
racconta all'Ansa: "Il dolore e la tristezza restano
fortissimi, come se tutto fosse avvenuto ieri. Insisto:
quella Coppa dei Campioni non l'ha vinta nessuno,
piuttosto in Belgio è stata vissuta una delle peggiori
pagine della storia del calcio".
Ma anche per i
calciatori ? Si disse che non sapevano fino in fondo la
verità ?
"Certo - ricorda Tardelli -
anche per noi: eravamo lì e come potevamo non entrarci
in quella brutta storia ? Comunque sapevamo che c'era
stato un morto, siamo anche usciti a parlare con i
tifosi, avevamo visto qualcosa. Anche se quello che è
accaduto realmente, con le vere dimensioni della
tragedia, io l'ho saputo il giorno dopo, in Messico,
dov'ero volato con la Nazionale. Le immagini del vero
dramma le ho viste lì. Quando la tv messicana ha
mostrato quei corpi per terra, mi sono sentito male di
nuovo: sembravano morti di guerra".
Al tempo si discusse
molto sull'opportunità di giocarla, quella finale.
"Non è che prima della partita non sapessimo proprio
nulla - prosegue Tardelli - dunque certo che ho pensato
che sarebbe stato meglio non giocare: ma questa
decisione non dipendeva da noi, questa è la semplice
verità".
Flash rimasti impressi
nella memoria, Tardelli ne ha molti.
"Ma la faccia terrorizzata di un padre con un bambino
sotto choc in braccio, entrambi riusciti a scappare alla
furia degli hooligans ed approdati chissà come negli
spogliatoi, quelli non li dimenticherò mai. Con i
parenti delle vittime - prosegue Tardelli - invece non
ho mantenuto contatti, non ne ho conosciuti: ma i nostri
tifosi li avevo visti arrivando allo stadio, avevano
volti dolci e felici, li porto tutti dentro di me".
I tifosi inglesi,
invece.
"Ci fecero un'impressione
pessima, al contrario dei giocatori, che erano a loro
volta sconvolti. Grobbelaar il portiere sudafricano del
Liverpool, venne sul nostro pullman a chiedere scusa
alla fine della partita. Ma dopo era tutto inutile,
quella tragedia bisognava prevenirla, l'errore enorme lo
commisero le autorità belghe: non avevano capito il
problema, le strutture dello stadio non erano adeguate,
non si potevano mettere nella stessa curva con i tifosi
italiani gli hooligans, che in quel periodo erano
famigerati per la loro bestialità. Ora restano solo le
lacrime. E una coppa inutile, perché nessuno l'ha
vinta".
Fonte: La
Gazzetta del Mezzogiorno
© 25 maggio 2015
Fotografie:
Salvatore Giglio © Ilmelogranonet.it ©
Icone: Shutterstock.com
©
Pngegg.com
© Gianni Valle
©
|
"Una sconfitta per
tutti. E ora chiedo scusa per la nostra esultanza"
Tardelli: "Penso sempre a chi ha perso un
figlio"
di Massimiliano
Nerozzi
Marco Tardelli il 29
maggio 1985 aveva 31 anni e 90 minuti da giocare per
prendersi quella Coppa dei Campioni che sola mancava in
una bacheca da cinque scudetti e altrettante coppe: che
cosa si ricorda della notte dell’Heysel ?
(Sospiro) ... "Ho cercato di
cancellare tutto, questa è la verità. Ma purtroppo non
si cancella niente di quella serata. In cui tutti hanno
perso e nessuno si è salvato. Nemmeno, e soprattutto,
quei poveretti che ci hanno lasciato la vita. È stata
una delle più brutte cose nella storia del calcio,
insieme a ciò che successe in Inghilterra quattro anni
più tardi, la tragedia di Hillsborough".
Quante volte ci ripensa ?
"Tante. Era l’unica Coppa dei
Campioni che avevamo vinto, ma che non è una vittoria.
Perché, per quel che accadde, non si può dire che
abbiamo vinto. E poi, quando arriva il 29 maggio, tutti
gli anni te la ricordi, quella notte".
Ne ha mai parlato a
suo figlio ?
"Una volta o due, non di più,
oggi ha 24 anni, perché mi fa male. Con lui vorrei
parlare dello sport, invece quella fu immensa stupidità,
neanche violenza. Fatta di scelte della polizia belga
che neppure un bambino avrebbe preso; e di tifosi
inglesi ubriachi".
La domanda che s’è
fatta ossessione: perché avete giocato ?
"Perché non giocare quella
partita non era possibile, o almeno così sembrava quella
sera: la polizia aveva paura della rivolta degli
italiani, che invece si comportarono benissimo. E la
Uefa voleva farla giocare. Inutile dire ora che fu una
cosa abbastanza dura, dopo quel che era successo".
Trent’anni dopo cosa
dice ?
"Che si poteva rinviare".
Quando si accorse
delle dimensioni della tragedia ?
"La verità è che la tragedia
non l’abbiamo valutata bene quella sera, perché non
l’abbiamo vista. Io la vidi il giorno dopo in tv, quando
arrivai in Messico, dove andammo per la tournée con la
Nazionale".
Che effetto le fecero
quelle immagini ?
(Pausa) ... "Bruttissimo.
Bruttissimo".
Quella notte ci fu chi
esultò: che ne pensa ora ?
"Chiedo scusa. Chiedo scusa se
in qualche momento ho esultato per la vittoria: perché
probabilmente l’ho fatto anch’io. Rivedendo il tutto,
chiedo scusa per quello. E per quello che non hanno
fatto gli altri per salvare quelle persone".
Si racconta che
Platini avesse già fatto la doccia prima della partita,
convinto di non giocare: vero ?
"Non lo so. Ma qualcuno aveva
già deciso di non giocare: il problema è che non stava a
noi prendere quella decisione. E non c’era la
possibilità di farlo. Magari giocare fu la cosa giusta,
per timore di altri disordini, peggiori".
|
In campo come ando' ?
"I giocatori del Liverpool
furono eccezionali. E poi ci fu quel rigore: non dubbio,
ma molto, molto dubbio. Un rigore che non c’era. Era
fallo fuori area, ma intendiamoci, può capitare: non
dico che sia stato fatto apposta. Però è capitato".
Gli inglesi vi dissero
qualcosa ?
"Alla fine Grobbelaar, un
portiere vivace, uno che si ricorda, salì sul pullman
mentre ce ne stavamo andando, per scusarsi di quello che
era accaduto, e per i tifosi inglesi. Fu una cosa
carina".
"Quella notte ci
rubarono anche un sogno sportivo", ha detto Antonio
Cabrini, suo compagno: che ne pensa ?
"Che ci hanno tolto la gioia
di una Coppa dei Campioni che cercavamo da sempre. Tutto
rovinato dalla stupidità e, ripeto, dal molto poco saper
fare della polizia belga, che fece errori clamorosi".
La tragedia
dell’Heysel ci ha insegnato qualcosa ?
"In Italia direi proprio di
no: non ci ha insegnato tanto. Ma qui siamo molto bravi
a dire: "Da oggi è finita". Invece mi sembra che siamo
ancora al 1979, quando Paparelli, tifoso della Lazio, fu
ucciso da un razzo. S’è cominciato a dire tolleranza
zero, invece succedono sempre le stesse cose. Non si fa
niente, o poco. Almeno in Inghilterra hanno cancellato
gli hooligans: detto fatto".
Siamo davvero agli
Anni 70 ?
"Guardi il derby di Roma, che
dicono sia andato bene: solo due accoltellati. Solo".
Ha mai parlato con un
tifoso che era all’Heysel ?
"No. Meno ne parlo, meglio è:
è stata una delusione, per me, immaginate per i tifosi
che c’erano e il dramma di chi c’era ed è morto. Ci sono
dei ragazzini che non si sono più avvicinati al calcio.
Ricordo di un bambino con suo padre, choccato".
Quella Coppa dove
dovrebbe stare adesso ?
"Ovunque, non me ne frega
nulla, non mi interessa. I problemi sono altri: un papà
che ha portato un figlio a vedere la partita e ora non
c’è più".
Fonte: La
Stampa
© 29 maggio 2015
Fotografie:
Ilpendolo.it
©
Curvafiladelfia.wordpress.com ©
GETTY IMAGES
© (Not for commercial use)
Icone: Shutterstock.com
©
Pngegg.com
© Gianni Valle
©
|
La partita
Juventus-Liverpool fu giocata a due ore dal massacro
L’ex juventino Marco
Tardelli ricorda quel giorno
Heysel "Difendo quella
Coppa"
Dieci anni dalla
tragedia dell’Heysel, dai trentanove morti della finale
di Coppa Campioni Juventus-Liverpool, ricorda Tardelli ?
(Pausa) ... "Vorrei non
ricordare quella serata, anche perché mi accorsi di
poco. Il dramma lo vissi il giorno dopo, quando partii
con la Nazionale per una tournee in Messico. Vidi tutto
quello che era accaduto nei filmati televisivi".
Marco Tardelli. Il
grande Urlatore del calcio italiano (la sua corsa
gridando a perdifiato dopo la seconda rete segnata alla
Germania nella finale mondiale del 1982 è da cineteca
dello sport), parla dell’Heysel a voce bassa, con un
comprensibile fastidio. Oggi Tardelli compirà quarantuno
anni, di professione fa l’allenatore. Guida il Como, ed
è un’altra cosa che vorrebbe dimenticare, che i lombardi
stanno scivolando in serie C1. Dieci anni fa, invece,
Tardelli giocava nella Juventus e quella sera, a
Bruxelles, l’Urlatore disputò una delle sue ultime
partite in maglia bianconera. Un mese più tardi, fu
ceduto all’Inter. Possibile che giocaste senza sapere
quello che era accaduto ?
"C’era grande confusione.
Sapevamo che era successo qualcosa di grave, ma non
conoscevamo l’entità del dramma".
Dove eravate alle
19.30 quando avvenne la tragedia ?
"Negli spogliatoi".
Non vedeste proprio
nulla ?
"No".
Sapevate che c’erano
stati dei morti ?
"Le notizie erano
frammentarie, però ci avevano detto che c’erano stati
uno o due morti".
Di che cosa parlaste negli spogliatoi ?
"Parlammo della partita,
perché non si capiva se dovevamo giocare o meno.
Aspettavamo la decisione dell’Uefa. (NdR: la federazione
europea del calcio)".
Ci fu qualcuno di voi
che disse "Io non me la sento di giocare" ?
"Non ricordo… Però cosa vuol
dire sentirsela o meno ? Se devi giocare, giochi, non si
discute".
Trapattoni come si
comportò ?
"Agì da allenatore. Cercò di
mantenere alto il livello della concentrazione perché
l’evento sportivo comunque c’era. Si doveva giocare. Poi
c’era anche l’evento, come dire, morale, ma a quello
avremmo pensato dopo".
Nonostante tutto,
quella partita riuscì ad essere regolare ?
"Per forza. O non si faceva,
oppure, se si faceva, e così fu, doveva essere una
partita regolare".
Che cosa ricorda della
partita ?
"Poco, quasi nulla".
|
In
campo parlavate di quello che era accaduto con i
giocatori del Liverpool ?
"No, in campo pensammo solo
alla gara".
Lei come giocò ?
"Mah… (Pausa) Non combinai
niente di eccezionale".
La gara iniziò con
un’ora abbondante di ritardo. Furono l’Uefa e la polizia
belga a decidere che si doveva giocare: dieci anni dopo
come valuta questa scelta ?
"Fu una decisione dolorosa, ma
giusta. Prima della partita mi recai insieme ad altri
compagni di squadra sotto la curva occupata dai tifosi
juventini per cercare di calmarli. Mi resi conto che se
la partita non fosse stata giocata sarebbe successo il
finimondo. Ci sarebbe stata un’autentica caccia
all’uomo. Mi tranquillizzai solo quando fummo avvicinati
da alcuni poliziotti travestiti da ultrà che ci dissero
di star tranquilli, perché la situazione era sotto
controllo".
Il giorno dopo voi
quattro juventini convocati in nazionale, ovvero, lei,
Rossi, Cabrini e Scirea, diramaste un comunicato: perché
assumeste quell’iniziativa ?
"Perché dopo aver rivisto le
immagini della tragedia ci sembrò logico e moralmente
giusto comunicare che avevamo giocato senza sapere che
cosa era accaduto".
Quel comunicato era molto duro. Accusaste la
polizia belga di negligenze e tra le righe si intuiva
che prendevate le distanze dall’Uefa per avervi
obbligato a giocare. Lei, però, oggi approva quella
scelta…
"Non è vero che censurammo
l’operato dell’Uefa. Ci tenevamo solo a precisare che
era stata lei a decidere. Accusammo la polizia belga,
questo sì. Non si accorse subito della gravità della
situazione. Sottovalutò quanto era accaduto in mattinata
a Bruxelles, quando gli hooligans, molti dei quali
ubriachi, avevano provocato disordini nel centro della
città. Allo stadio c’erano pochi agenti, tra l’altro
impreparati ad affrontare una situazione a rischio come
una partita di calcio con gli hooligans in curva. Poi ci
furono gravi errori anche da parte dell’organizzazione,
perché lo stadio non garantiva la sicurezza necessaria e
perché si permise a inglesi e italiani di ritrovarsi
nello stesso settore".
Due giorni dopo la
tragedia una televisione belga, la RTBF, affermò citando
fonti sicure, ma senza precisare quali, che il risultato
della partita fu combinato durante l’intervallo, in una
riunione alla quale prese parte anche l’arbitro Daina…
(Voce infastidita) "Questa
storiella mi ricorda il caso "Camerun". Dissero che nel
mondiale del 1982 avevamo comprato il pareggio. Ma per
favore !".
Però quella partita fu decisa da un episodio
poco chiaro. Un fallo su Boniek forse in area, forse
fuori, forse neppure fallo. L’arbitro assegnò il rigore,
Platini segnò l’1-0 e la Juventus vinse la Coppa dei
campioni…
"Il rigore… Beh, anche quello
lo vidi in televisione, la sera della partita… (Pausa)
Forse c’era, forse non c’era, non ricordo. Sicuramente
in campo non avevo visto molto. Non so dire se c’era o
no. Però, ripeto, non ci fu nessun accordo sottobanco".
|
Come
si fa a giocare a calcio sapendo che dietro o per
quell’evento ci sono stati dei morti ?
"Le rispondo con questa
domanda: riesce un avvocato a difendere un assassino e a
farlo passare per innocente ? Vede, in questi casi la
molla è quella della professionalità. Il calcio è il tuo
lavoro e tu giochi. Sapesse quanti calciatori sono scesi
in campo con un lutto di poche ore nel cuore ?!".
Si criticò il vostro
giro di campo dopo la partita…
"(Voce infastidita) "E’ la
solita storia del voler creare polemiche a tutti i
costi".
Ha mai conosciuto
qualcuno dei sopravvissuti alla tragedia o qualche
parente delle vittime ?
"No".
Platini ha affermato
che l’Heysel aveva cambiato il suo rapporto con il
calcio. Che cosa provò quella sera Tardelli ?
"Una grande amarezza".
Sentì la voglia di
smettere ?
"Questo no, perché il calcio è
sempre stato la mia vita e non per colpa mia o per colpa
nostra sono accadute certe cose".
Ha mai visto la
registrazione di quella partita ?
"No. Mi è solo capitato di
dare uno sguardo a qualche immagine trasmessa alla
televisione".
Fu giusta la decisione
di squalificare per cinque anni i club inglesi ?
"No, fu un provvedimento
sbagliato, perché le squadre inglesi non erano
responsabili del comportamento dei loro tifosi. Potevano
limitarsi a proibire i viaggi all’estero dei tifosi
inglesi, mentre in Inghilterra si sarebbero potuto
giocare a porte chiuse le partite internazionali".
Come si comportarono
dopo la partita i giocatori del Liverpool ?
"Il portiere Grobbelaar salì
sul pullman e chiese scusa da parte di tutta la
squadra".
Ma ci fu imbarazzo a
sollevare quella Coppa ?
"Guardi, noi quella coppa
l’avevamo vinta sul campo, in maniera pulita. Non
dovevamo vergognarci di nulla. Certo, poi… (Pausa)
Subentrarono altre cose... (Pausa) Successe che la
Juventus non era simpatica, successe che se avesse vinto
un’altra squadra non ci sarebbero state quelle
polemiche... (Pausa) O magari ci sarebbero state, ma un
po’ meno".
Si disse, allora, che
sarebbe stato giusto annullare quella finale. Giusto
giocare per motivi di ordine pubblico, giusto però poi
annullarla per motivi di buon gusto…
"La penso come dieci anni fa:
se ci avessero tolto la Coppa, avrebbero commesso una
grave ingiustizia".
Fonte:
L’Unità
© 28 maggio 1995
Fotografie:
GETTY IMAGES
© (Not for commercial use)
Icone: Shutterstock.com
©
Pngegg.com
© Gianni Valle
©
|
|