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Custode
SaladellamemoriaHeysel.it
(Autore del Museo Virtuale Multimediale
dal 2008)
(Webmaster
Associazionefamiliarivittimeheysel.it) |
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Memoria storica
Il sito che
ricorda il dramma dell'85 allo stadio Heysel
"L’etica è
la cura"
di Marco Ortelli
Un
sito per non dimenticare. Si chiama Sala della
Memoria Heysel www.saladellamemoriaheysel.it ed
è stato creato nel 2009 da Domenico Laudadio.
Torinese (NDR: barese) tifoso della Juventus,
58enne, ha ancora stampate nella mente le
immagini TV della finale di Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool del 29 maggio 1985:
tifosi disposti dagli organizzatori
"sciaguratamente" nella stessa curva, una carica
degli hooligans inglesi, vie di fuga
inaccessibili: 39 morti e oltre 600 feriti.
"Quella sera ero davanti alla televisione, a
casa di amici. Un evento drammatico di
proporzioni così gigantesche da non poter essere
comprensibile nella sua profondità. Io stesso
rimasi come ipnotizzato da qualcosa che ho
rimosso subito d'istinto". Dopo 24 anni da
quella tragedia, perché una Sala Virtuale
Multimediale ? "Per due ragioni. Il pentimento
di aver esultato anche solo un istante levando
un pugno al cielo, incrociando una macchina
strombazzante con la bandiera bianconera (non me
lo sono mai perdonato). In secondo luogo,
davanti al fallimento di una petizione popolare
nel 2008 che proponeva alla Juventus Football
Club (presidenze Cobolli Gigli-Blanc) una sala
museo della Memoria nel nuovo stadio in
costruzione a Torino". E dopo 37 anni, come vede
la situazione italiana delle "curve" ? "Ci
dovrebbero essere canali aperti di dialogo fra
gruppi delle curve, società sportive e
Federazione. Due vizi capitali lo impediscono:
quello delle istituzioni del calcio che non
hanno mai voluto legittimare istituzionalmente
il riconoscimento di questi gruppi della
tifoseria organizzata e quello degli stessi
ultras che rivendicano una propria ideologia
identitaria dello scontro fisico fra le fazioni
anteponendolo all'amore per la propria squadra".
Quali gli antidoti alla violenza ? Per Domenico
Laudadio occorre partire da lontano. "La
violenza è concepita nel momento in cui i
genitori iscrivono i bambini alle scuole calcio
e li incitano ad un tipo di sport
esasperatamente cinico e competitivo. Non si
picchiano fra loro soltanto gli ultras, ma anche
i genitori nei campetti di periferia. Il "virus"
parte da molto lontano. L'etica dell'educazione
civico-sportiva è la medicina che lo
stroncherà...".
14 Novembre
2022
Fonte:
Corriere del Ticino (La Domenica)
©
Fotografia:
Saladellamemoriaheysel.it
Heysel: rispetto e memoria
Nel giorno dell’anniversario della
tragedia dell’Heysel, abbiamo intervistato
Domenico Laudadio, tifoso juventino e creatore
della "Sala della Memoria Heysel" il museo
virtuale e multimediale sulla tragedia del 29
maggio 1985.
Domenico, in questi giorni si fa più
vivo il ricordo della tragedia. Vivo eppure
sembra poco nitido, avendo molti dimenticato - i
più giovani non lo hanno mai saputo - cosa sia
realmente successo all'Heysel e il perché. Come
si dissipa la foschia che col tempo si posa su
un ricordo consapevole ?
"Questa foschia è pregna di una componente
predominante sulle altre: l’ignoranza, nel senso
etimologico del termine, quindi, la non
conoscenza dell’evento e delle sue implicazioni
con la storia del calcio e della società del
tempo. Ad essa si è unita la malafede di quanti
hanno usato la cortina fumogena dell’oblio per
ottenebrare la verità e la memoria dei fatti
storici. Devo dire che è stato fatto niente nei
primi vent’anni, molto poco fino al 25°.
L’avvento di Andrea Agnelli alla presidenza
della Juventus ha rischiarato in più di una
occasione con ampio merito queste lugubri
tenebre, ma in generale fa ancora paura la luce…
Quella pura dei martiri innocenti e di chi
ancora li piange, così sfolgorante che qualcuno
potrebbe restarne accecato… Non c’è memoria
senza verità e senza verità non c’è giustizia.
La rotta è semplice, ma ci si incaglia nel
proprio tornaconto personale a vari livelli. In
questi giorni l’Heysel è sulla bocca di tutti,
ma qualcuno farebbe bene prima a sciacquarsela.
Per il trentennale sto leggendo un mucchio di
belle parole, qualche volta figlie di morali
spicciole, poi trascorsa la ricorrenza tornerà
tutto nella soffitta del dimenticatoio come
fosse l’Albero di Natale".
È appurato che i maggiori responsabili
del dramma occorso a Bruxelles furono gli
organizzatori dell'evento e della pubblica
sicurezza. Ci furono altri responsabili, secondo
te ?
"Beh, molti ignorano il fenomeno incontrollato
del bagarinaggio effettuato a scopo di lucro da
molti privati e dalle agenzie turistiche
italiane che hanno comprato e rivenduto i
biglietti del famigerato settore Z, destinati ad
un pubblico neutrale, ai tifosi della Juventus.
Il dio denaro ha chiesto sull’ara in sacrificio
39 vittime e circa 600 feriti. Anche il vertice
della politica nazionale belga ha completamente
ignorato i pericoli insiti nell’evento, salvo
poi schierare i carri armati intorno allo stadio
durante la partita di calcio. Nessuno di loro ha
pagato per questo"…
Si è parlato molto spesso
dell'opportunità di disputare quella partita e
dei festeggiamenti successivi. Cosa ne pensi ?
|
"Lo
svolgimento della partita ha evitato molto
probabilmente una guerra senza quartiere dentro
e fuori lo stadio, ma certamente l’Uefa ha
voluto in questo modo offrire in mondovisione
una parvenza di regolarità alla sua
manifestazione, pur non essendo ancora
direttamente responsabile della organizzazione
di nessun evento calcistico. Sarà quella storica
sentenza del tribunale di Bruxelles che "ha
fatto giurisprudenza", grazie alla caparbia
volontà di Otello Lorentini, Presidente
dell’Associazione tra i familiari delle vittime
dell’Heysel", di citare l’Uefa in giudizio, ad
inaugurare una nuova era per il calcio europeo.
Quei festeggiamenti oggi a rivederli sembrano
puerili. A metà fra l’incoscienza e l’auto
rimozione. Alcuni giocatori hanno chiesto scusa.
I caroselli delle auto dei tifosi, invece, mi
fanno ancora molto schifo". "Lo svolgimento
della partita ha evitato molto probabilmente una
guerra senza quartiere dentro e fuori lo stadio,
ma certamente l’Uefa ha voluto in questo modo
offrire in mondovisione una parvenza di
regolarità alla sua manifestazione, pur non
essendo ancora direttamente responsabile della
organizzazione di nessun evento calcistico. Sarà
quella storica sentenza del tribunale di
Bruxelles che "ha fatto giurisprudenza", grazie
alla caparbia volontà di Otello Lorentini,
Presidente dell’Associazione tra i familiari
delle vittime dell’Heysel", di citare l’Uefa in
giudizio, ad inaugurare una nuova era per il
calcio europeo. Quei festeggiamenti oggi a
rivederli sembrano puerili. A metà fra
l’incoscienza e l’auto rimozione. Alcuni
giocatori hanno chiesto scusa. I caroselli delle
auto dei tifosi, invece, mi fanno ancora molto
schifo".
Il ricordo a volte si è scontrato con la
sovraesposizione delle immagini di quella sera.
A tuo avviso qual è il punto oltre il quale non
si deve andare ?
"Al di là dei media, a me danno molto fastidio i
privati che usano le foto più dure, in
particolare quelle con i cadaveri in primo piano
e con molta naturalezza. Il dolore umano non è
uno zoo ! Facebook e altri social
spettacolarizzano senza ritegno e controllo
quanto sarebbe straziante per chiunque dei loro
familiari o assolutamente non adatto per
soggetti facilmente impressionabili. Mio figlio
ha dieci anni, non ha mai visto quelle foto. C’è
un tempo, un luogo e una età per ogni cosa".
Qualche
mese fa hai scritto che il sangue versato per
quella coppa non appartiene a nessuno se non ai
parenti di chi in Belgio ha perso i propri cari.
C'è o c'è stata un'appropriazione del dolore che
ti dà o ti ha dato particolarmente fastidio ?
"Quella frase infelice del Presidente della
Juventus nel 1985, Giampiero Boniperti, che
rivendicava quasi la proprietà delle vittime
dell’Heysel per difendere il valore sportivo di
quella coppa ha fatto male a molti familiari dei
caduti. Alcune delle vittime erano anche tifosi
di altre squadre o semplici turisti… Il rischio
è comunque altrettanto latente per chiunque si
accosti all’argomento. Quando l’Heysel si
trasforma in una pedana su cui elevarsi in una
ribalta squallida al fine di celebrare prima di
tutto se stessi con il pretesto della memoria ci
si impadronisce di quel sangue… Io stesso ho
sfiorato talvolta gli scalini di quel
palcoscenico, soprattutto nel fervore dei primi
anni d’impegno, ma sono riuscito sempre a
rimanere con i piedi per terra".
Credi che la Juve avrebbe dovuto
restituire la coppa, come qualcuno le chiese di
fare ?
"Non l’avrei restituita, perché non l’avrei
proprio ritirata quella sera stessa. Fu
consegnata in una cassa di legno da un addetto
Uefa negli spogliatoi, poi prevalse l’aspetto
ludico e fu portata sotto la curva da Platini.
Si potevano incidere almeno i nomi delle
vittime, listarla a lutto… Niente di tutto
questo. Marcarne la differenza in qualche modo,
perché non può essere un trofeo come tutti gli
altri, resterà sempre un problema per la società
e la maggior parte dei tifosi bianconeri. Fino a
quando il rispetto e la memoria non intaccano il
valore di quella competizione va tutto bene, in
caso contrario meglio la smemoratezza"…
In questi giorni dopo mille "problemi"
va in scena il monologo sulla tragedia di cui
sei uno degli autori. Davvero parlare e rendere
note le colpe di UEFA e istituzioni, crea
problemi ? Colpe che tra l'altro appaiono
storicamente intangibili.
"Questa rappresentazione è la semplice lettura
di un testo tratto, per gentile concessione di
Novantico editrice, da un libro di Beppe Franzo
sulla storia del tifo organizzato juventino
negli anni 80. L’autore sono soltanto io. Il
monologo a cui fai riferimento che avevo
composto con l’attore teatrale Omar Rottoli fu
completamente "rivisitato" e stravolto nella
forma e nel contenuto da un gruppo di lavoro
della Juventus al quale non ho voluto
partecipare. Pur essendo di indiscutibile
qualità artistica, il nuovo copione non è stato
accettato all’unanimità dall’Associazione dei
Familiari delle Vittime dell’Heysel. La distanza
fra le parti è proprio in quello che mi stai
domandando: la denuncia delle verità storiche e
processuali. Sono banalmente alla portata di
tutti, ma evidentemente creano pruriti ancora a
qualcuno. Un vero peccato per tutti, ma non
credo vi siano ulteriori commenti da fare,
ognuno ha la sua coscienza. Evidentemente
trent’anni non sono bastati a condividere una
sola Memoria. Vediamo quanti ne passeranno
ancora"…
Nei
mesi scorsi per merito di Andrea Lorentini, che
in quella serata perse il padre Roberto, è
rinata l'Associazione del Familiari delle
vittime dell'Heysel. Il nonno di Andrea, Otello,
ha concretamente fatto tanto affinché non
cadesse l'oblio su quella tragedia. A volte
(sempre) abbiamo l'impressione che insieme alla
Sala della Memoria siate le uniche sentinelle
del rispetto. Voi come vi sentite, soli ?
"Fortunatamente ci sono anche altre persone che
onorano nell’anonimato o solennemente questa
memoria, vedi su tutti il generoso Comitato "Per
non dimenticare Heysel" di Reggio Emilia. Un
grazie va rivolto alla tifoseria organizzata che
in trent’anni non ha mai dimenticato questa
tragedia. Qualche volta, però, è più di una
sensazione. Proprio in questi giorni ci è
capitato di rischiare di non avere un luogo
fisico a Torino dove celebrare la nostra
commemorazione solenne nonostante le promesse
del Comune. Fortunatamente ci ha pensato la
Regione Piemonte… Evidentemente è nel dna di
questa Associazione, ma chi le sbarra la strada
sappia che abbiamo ereditato nello spirito il
piglio indomabile di Otello Lorentini"…
Cosa provi quando durante una partita si
infama troppo facilmente la memoria delle
trentanove vittime dell'Heysel ?
"Quello che io posso provare è nulla rispetto a
quello di un familiare, ma non è meno di quanto
per l’offesa gratuita e infame verso altri
innocenti morti a causa della violenza nel
calcio o per incidenti".
In questi anni, abbiamo assistito a
ripetute offese alla memoria delle 39 vittime
dell'Heysel. Pensi che sarebbe giusto perseguire
penalmente gli artefici di queste nefandezze ?
Se sì, hai mai pensato di intervenire, per
segnalarli alle autorità ?
"L’indignazione è trabocchevole… Poi mi calmo e
penso che la vita prima o poi restituisce sempre
al male il male. Chi inquina la sua fonte muore
avvelenato. Andrà così".
A trent'anni dall'Heysel, leggiamo
cronache di partite che sembrano bollettini di
guerra: contusi, feriti, talvolta morti. Da dove
dovrebbe partire il cambiamento ?
"Dalle istituzioni del calcio, spesso in mano a
certi loschi figuri con troppi poteri che
bonariamente definiamo "personaggi"… Dallo Stato
che non è in grado di affrontare la problematica
confrontandosi con i tifosi stessi e di
riscrivere regole ferree, ma non ipocrite,
facendo applicare in tribunale semplicemente il
codice penale. Dalle società di calcio che
dialogano a corrente alternata con la tifoseria
organizzata non riuscendo ad essere leali,
autorevoli e credibili nei comportamenti e
usandoli per puri fini commerciali al punto di
riuscire persino a farsi ricattare. Ma il male
supremo su tutti è nella assenza di etica
sportiva dei padri che inculcano il primato
della superiorità ad ogni costo ai figli che si
accostano al "gioco" del calcio nei campetti di
periferia. Il cancro è questo".
29 maggio 2015
Fonte: Giulemanidallajuve.com
ESCLUSIVA
SALADELLAMEMORIAHEYSEL.IT
Intervista esclusiva per il nuovo libro
di Peter Grønlund sul fenomeno hooligans
6 domande sull'Heysel a Domenico
Laudadio
di Peter Grønlund
Peter Grønlund è un autore danese
specializzato in sottoculture, sito web
www.petergronlund.dk. Questa intervista,
rilasciata da Domenico Laudadio, ideatore e
custode dal febbraio 2008 del sito museo
virtuale multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it, è stata
realizzata per un libro sul teppismo inglese
pubblicato all’inizio del 2013 in Danimarca.
What is your opinion on the match not
being called off ?
"A
detta di tutti quelli che erano all’Heysel, ed
anche secondo il mio parere, la partita era da
disputare assolutamente. In caso contrario
sarebbe scoppiata una guerra senza quartiere fra
le tifoserie dentro e fuori lo stadio di
Bruxelles. Andava giocata a qualunque costo e
con qualunque spirito, agonistico o amichevole
non aveva importanza, ma si doveva giocare
soltanto per ragioni di ordine pubblico. Non
c’erano alternative, per il bene di tutti.
Quello che si doveva invece evitare è avvenuto
soltanto al termine dell’incontro, non durante.
Mi riferisco all’esultanza irriverente della
squadra con e senza la Coppa in mostra".
There was
fighting and stabbings in the city before the
match. Did you see any of the violence ? Some of
the english people I have talked to didn’t know
about the tragedy untill next day. Were you
aware that a lot of people had died when the
match was played ?
"Scontri violenti fra alcuni gruppetti di tifosi
avversari erano già avvenuti nelle ore
precedenti il match in vari punti della capitale
belga. Anche nella "Grand Place" erano state
infrante molte vetrine dei negozi. Pare fosse
stato accoltellato un tifoso inglese che le
cronache avevano subito dato erroneamente per
morto. Quindi, le avvisaglie per la polizia
c’erano state tutte, ma a dividere i tifosi,
presunti "neutrali", del blocco Z dagli inglesi
erano al massimo 7, 8, poliziotti, muniti di
radio con le batterie scariche. Io non ero
presente allo stadio Heysel, ma in Italia,
davanti alla televisione. Ovviamente conoscevo i
numeri e la verità. Chi era allo stadio, non
poteva sapere i dettagli precisi, ma neanche
ignorare che qualcosa di grave fosse veramente
successo. Gli inglesi che erano in curva Z non
potevano non aver visto i cadaveri portati via
sulle transenne di ferro, improvvisate come
barelle di fortuna. Gli spettatori nei settori
più distanti dello stadio, invece, possono aver
misconosciuto la realtà rimuovendo il dramma per
paura, per l’assurdità dell’evento, per
ignoranza dei particolari, o per l’attesa
prioritaria dell’imminente incontro calcistico".
Do
you think the players knew what had happened
when they played ?
"Per anni lo hanno negato in tanti. Alcuni di
loro ancora lo fanno dopo 27 anni da quella
sera. Sapevano tutti, nessuno escluso, dei
morti, magari non bene di quanti fossero, ma lo
sapevano. Glielo avevano detto i tifosi scappati
dalla curva ed incontrati sul campo, quelli che
erano scesi negli spogliatoi a farsi medicare
anche dal medico sociale della Juventus.
Sapevano tutto e non volevano più giocare quella
finale. Si erano persino fatti la doccia e si
erano cambiati d’abito. Boniperti, il Presidente
della Juventus, voleva ritirare la squadra,
portarla via da lì, ma furono costretti a
scendere in campo dalle autorità politiche e
militari belghe e naturalmente dall’Uefa.
Allora, Trapattoni, l’allenatore, negli
spogliatoi prima della partita li ricaricò
psicologicamente alla meglio spronandoli a
vincere per "vendicare i caduti". Quindi...".
Is there today in the Juventus/italian
fanbase a feeling of forgiveness towards
Liverpool ?
"Il perdono è impossibile da parte della
tifoseria juventina, perché appartiene soltanto
ai familiari delle vittime ed ai feriti. Spesso
vengono dimenticati, ma ci sono persone che
portano danni permanenti nel corpo e nello
spirito a causa della barbarie della tifoseria
dei reds. Io credo sia una ferita molto profonda
ed ancora infetta. Nel 2005, ad Anfield Road, in
occasione dell’andata dei quarti di finale della
Champions League fra Juventus e Liverpool, di
nuovo avversarie in campo a vent’anni dalla
finale di Bruxelles, fu organizzata una
manifestazione di accoglienza alla tifoseria
bianconera e in "Kop" apparve gigantesca la
parola "Amicizia", all’ingresso delle squadre in
campo. Il sito del Liverpool ha da qualche anno
una pagina commemorativa dedicata alle 39
vittime, con i loro nomi e cognomi, a differenza
di quello della Juventus che non ha nulla di
simile sul suo... Ci sono due targhe
commemorative a Liverpool, una dentro il museo
dello stadio e l’altra fuori, sul muro di
Anfield, inaugurata per il 25° anniversario
della strage, alla presenza di Neal e Brio. Ma
ciò non è bastato a riconciliare i tifosi.
Secondo me, comunque, resta l’ombra di un grave
vizio di fondo, nonostante tutte queste lodevoli
iniziative: la società e la tifoseria del
Liverpool non hanno mai ammesso la
responsabilità diretta per il reato di omicidio
dei loro infami hooligans. Hanno scaricato tutte
le colpe sul muretto caduto, dimenticando
l’aggressione vile consumata da parte loro,
attraverso cariche di stampo militare, il lancio
di pietre, bulloni, mazze, bottiglie di vetro,
gli accoltellamenti, i "pugni di ferro"
scagliati sui tifosi inermi, il vilipendio dei
cadaveri, derubati e derisi... La tifoseria
juventina non può dimenticare queste cose...
"L’amicizia" è impossibile, si può condividere
insieme soltanto la memoria e la preghiera, ma
senza ipocrisie. Ognuno a casa sua".
Tickets for block Z were sold to
neutrals which ment a lot of italien people got
them. Were bad planning by football authorities
part of the disaster ?
"Chi
ha "bagarinato" singolarmente o come azienda i
biglietti del settore Z ai tifosi juventini è
moralmente colpevole. Nessuno è stato penalmente
condannato per questo nei tre procedimenti
giudiziari, ma resta sulla coscienza di queste
persone la colpa di un’azione irresponsabile.
Certo, l’UEFA aveva pensato a vendere ogni
centimetro dello stadio per lucrare sull’incasso
più alto possibile. E’ certamente la prima
responsabile anche su questo aspetto. Conosceva
perfettamente il pericolo di quella tifoseria a
livello internazionale. C’erano stati già
precedenti di violenza e scontri nella finale di
Coppa dei Campioni a Roma, l’anno precedente,
contro i tifosi romanisti e la polizia italiana.
Quello spicchio di curva andava assegnato
soltanto alla tifoseria inglese, fra l’altro,
numerosissima. Infatti, il fine dello
sfondamento da parte degli hooligans era proprio
quello di prendersi tutta la curva, tipico
rituale nella cultura ultrà inglese degli anni
’80".
How did and do fans from rival clubs in
Italy react ? Respect, abussive ?
"Ci sono state tifoserie che hanno taciuto
davanti ai morti dell’Heysel per rispetto o per
indifferenza, altre che hanno invece profanato
spesso la memoria dei caduti e delle loro
famiglie. Molti non sanno e non immaginano che
all’Heysel i morti non erano tutti tifosi
accaniti della Juventus... Ad esempio, c’erano
certamente due tifosi interisti fra di loro, in
vacanza al seguito dei loro amici bianconeri. La
tifoseria italiana che ha perpetuato l’uso di
cori e canzoncine ignobili da subito fino
all’ultima domenica del campionato scorso è
sempre stata quella della Fiorentina.
Addirittura hanno cercato un gemellaggio con i
tifosi del Liverpool, mascherandolo per nobili
ragioni sportive, ma è stato smascherato e
interrotto proprio dai reds su accorata
segnalazione via web della tifoseria "nemica" di
Torino. E’ stato l’unico contatto ufficiale
dall’Heysel ad oggi fra loro, ma la strada della
riconciliazione è davvero impraticabile, penso
che dovranno passare alcune generazioni...".
2 agosto 2012
Fonte: Dal Libro di Peter Grønlund "Fodboldhæren"
NDR: Intervista in esclusiva concessa da
Domenico Laudadio a Peter Grønlund per il suo
libro "Fodboldhæren". E' vietata la
pubblicazione. Per ulteriori informazioni:
postmaster@saladellamemoriaheysel.it
Intervista a Domenico Laudadio
di Benedetto Croce
Oggi
intervistiamo per il
BLOG DI ALESSANDRO MAGNO Domenico Laudadio
tifoso Juventino conosciuto soprattutto per
essere il creatore della "sala della memoria
Heysel" un vero museo virtuale e multimediale
sulla tragedia che il 29 maggio 1985 si verificò
allo stadio Heysel in occasione della finale di
Coppa dei Campioni fra Liverpool e Juventus.
Prima di chiederti notizie sulle cose a te più
congeniali facciamo una piccola presentazione.
Chi è Domenico Laudadio ?
"Non è facile rispondere seriamente a questa
domanda, soprattutto se hai già 47 anni ed il
primo tempo della vita alle spalle. Facciamo
così: un uomo sensibilmente creativo, di
professione libraio, con un decennio di teatro
amatoriale alle spalle, come autore, regista e
attore, padre di un meraviglioso cucciolo. La
parte oscura la lasciamo all'oscuro...".
Ti interessi ancora, oggi, alle partite,
al calcio giocato, alla Juventus che scende in
campo la domenica ?
"Certamente, ma con moltissimo più disincanto
per i suoi protagonisti. Questa generazione di
calciatori è lontana dalle Juventus e dagli
uomini che mi hanno cresciuto... Mi è rimasto il
batticuore quando vedo la maglia esposta in un
negozio, quando sento gli inni e leggo le poesie
che la riguardano o rivedo i vecchi filmati di
repertorio. L'emozione più grande resta sempre
quella del goal abbracciando forte mio figlio
che mi cerca puntualmente e mi butta le braccia
al collo appena mi sente esultare".
Cosa ne pensi della attuale squadra
guidata da Conte e di Conte medesimo ?
"Una scelta "politica" di Andrea Agnelli, ma
condivisibile. Conte è un allenatore giusto per
la Juventus in questo momento storico. Perché
senza il recupero della mentalità juventina non
si può diventare una grande squadra neanche
acquistando i grandi giocatori. Farà benissimo,
perché ha il crisma della Signora sul cuore...
L'ho amato molto da giocatore. Da allenatore ha
vinto in serie B due campionati e non è affatto
semplice, da sempre. Ha idee, gioco, e sta
dimostrando anche una discreta duttilità sugli
schemi. Certo, la squadra è una incompiuta...
Bisognerà lavorare molto tatticamente, ma
soprattutto sulla testa dei giocatori. Bisogna
innestare in futuro altri tre o quattro
giocatori di spessore internazionale superiore.
Nella mediocrità di fondo del campionato
nazionale e senza le coppe la Juventus potrebbe
anche lottare per lo scudetto. Purtroppo, penso
che la difesa così sguarnita ed insicura ci
costerà carissima fino a Gennaio. E' il tallone
d'Achille della squadra. Ci vogliono subito due
grandi difensori centrali per ritornare
competitivi ai massimi livelli e Chiellini deve
tornare alle sue origini tattiche...".
Sei
venuto al nuovo Stadio conti di venirci ? Che te
ne pare ?
"E' una vera meraviglia, davvero. Commovente la
cerimonia d'inaugurazione. Indimenticabile.
Balich ha fatto un capolavoro, pur in qualche
fraseggio della manifestazione rasentando
l'ermetismo a scanso della retorica nella
rappresentazione dei simboli. In primavera conto
di fare un salto su a vederlo. A Torino ho tanti
amici...".
Siamo pronti in Italia agli stadi senza
barriere ?
"Assolutamente no, ma tu dimmi in cosa siamo
veramente pronti in Italia ? Viviamo una
situazione economica, ma soprattutto sociale e
politica deleteria. Non mi è più tanto difficile
essere d'accordo con la parte sana degli ultras.
Abbiamo bisogno di esempi, non di prediche. E da
chi, poi ? Quella ipocrita tessera del tifoso,
per carità... Viviamo uno dei periodi etici più
squallidi della società civile di questo
meraviglioso paese. Ed il mio è un discorso
politico a 360°... Non partitico. Viene in mente
quella canzone di Franco Battiato: "Povera
patria ! Schiacciata dagli abusi del potere...
Di gente infame, che non sa cos'è il pudore...
Si credono potenti e gli va bene... Quello che
fanno; e tutto gli appartiene... Tra i
governanti, quanti perfetti e inutili buffoni !
Questo paese è devastato dal dolore"...
Stai seguendo le vicende relative a
Moggi cosa pensi accadrà ? Ci sarà un Moggi bis
alla Juve o finirà tutto alla "...scordammoci o
passato" ?
"Calciopoli è stato lo stupro scientifico della
vecchia Signora, altro che farsa. Lacrime
amarissime, non risa. Sinceramente, io non mi
sono mai sentito rappresentato nella mia
juventinità da Luciano Moggi. E non l'ho mai
ritenuto un modello di stile per i suoi
comportamenti in tal senso. Farsopoli, però me
lo ha reso addirittura più simpatico, quasi
subito... Lo ritengo un grandissimo dirigente
calcistico e gli riconosco senza dubbio il
merito di aver reso imperiale la rosa della
Juventus durante la sua gestione, ma allo stesso
tempo non condivido questo "processo" di
beatificazione al quale lo stiamo elevando un
po' tutti. Alcuni suoi atteggiamenti pubblici e
nei confronti della nostra tifoseria, in
passato, mi hanno anche molto irritato. Ne'
santo, né demone, un uomo di calcio... La
Juventus può imparare a vincere anche senza
Luciano Moggi, a condizione che recuperi la
cattiveria e la fame della tigre a digiuno. In
campo ci vanno calciatori e allenatore... Per
quanto riguarda la vicenda giudiziaria mi sembra
veramente una barzelletta il procedimento penale
a suo carico. Auguro al direttore di essere
assolto con formula piena e di tornare ad una
scrivania di un club prestigioso. Se fosse la
Juventus, nessun problema. Sarà il benvenuto e,
nonostante la sua bella età, sarebbe ancora in
grado di fare la differenza...".
Bene
Domenico, veniamo alle domande che più mi
incuriosiscono su di te e che penso
incuriosiscano i nostri lettori. Come è nata
l’idea di realizzare una sala della memoria
sull’Heysel e perché è nata ? Hai forse perso
qualcuno di caro in quella tragedia ?
"Non in quella partita, ma già tre anni prima,
nel 1982 sono rimasto orfano di mia madre,
stroncata a 53 anni da un tumore maligno in
quattro mesi. Questa esperienza mi ha reso
particolarmente sensibile al tema della morte,
al distacco e alla memoria come forma d'amore
perpetuato attraverso la rievocazione dei
ricordi. Il sito nasce per chiedere perdono ai
caduti ed alle loro famiglie di aver esultato
anche solo con un pugno al cielo, incrociando
una macchina con la bandiera fuori dal
finestrino che strombazzava per Bari, come se
nulla fosse successo. Non me lo sono mai
perdonato. L'idea è venuta impellentemente
davanti al muro di gomma che mi si è presentato
negli ultimi cinque anni proponendo alla società
una Sala della Memoria nel nuovo stadio di
Torino e rivendicando una pagina in memoria sul
sito ufficiale della Juventus. Ho pensato,
allora: "La faccio io !." La capa tosta e
l'orgoglio pugliese hanno fatto il resto. Conte
viene dalla terra degli ulivi come me...".
E’ stato difficile realizzare il sito,
sei stato aiutato da qualcuno ? Al tuo sito si
sono interessate anche le famiglie delle vittime
o hai fatto tutto da solo ?
"A digiuno di conoscenze di linguaggi di
programmazione, ho chiesto aiuto alla mia
compagna che ha realizzato la pagina sommario.
Da quel momento in poi è nata una operazione
forsennata di artigianato informatico
individuale. Un lavoro non difficile di per sé,
ma esigente in termini di tempo e attenzioni. Il
sito museo ha subito due ristrutturazioni. La
prima nel 2010. Ora è in completamento la
seconda, quella probabilmente definitiva. Le
famiglie delle vittime non hanno mai ispirato
questa iniziativa. Ovviamente nel tempo,
scoprendola, se ne sono compiaciuti".
Mi hai detto spesso in passato che il
libro che si avvicina di più alla verità su
quella tragedia è "HEYSEL storia di una strage
annunciata" di Francesco Caremani. Mi sapresti
dire perché ti sei fatto questa idea se ci sono
altri libri che non conosco che meritano di
essere letti e perché invece altri libri non
sono particolarmente veritieri ?
"Sono tutti buoni e utili i libri che sono stati
scritti sulla tragedia dello stadio Heysel.
Ognuno ha un taglio diverso nella narrazione. La
verità non è mai stata lontana dal campo, ma non
si è voluta guardarla con gli occhi. Troppo
dolore e troppa vergogna. Francesco Caremani
oltre ad essere un valente giornalista è
coinvolto direttamente nel dramma. Roberto
Lorentini, il medico morto a Bruxelles nel
tentativo di rianimare un bambino, era un caro
amico della sua famiglia. Credo fosse costretto
a dare emotivamente un tributo più umano alla
causa. Francesco ha raccontato le vicende
scomode prima, durante e dopo il processo, ma il
suo merito più grande è quello di aver diluito
nell'inchiostro la prorompente energia e il
grido orgoglioso di giustizia di Otello
Lorentini, il Presidente fondatore
dell'"Associazione fra i familiari delle
vittime", sciolta al termine dell'ultimo
processo nel 1991. Per questo il libro di
Francesco resterà sempre "La Bibbia dell'Heysel"
come lo ha definito Emanuela Casùla, sorella di
Andrea e figlia di Giovanni, caduti insieme a
Bruxelles. Francesco ci ha anche molto pianto
scrivendolo. Sono quelle lacrime a fare la
differenza e si avverte nel sottotesto,
leggendolo...".
Sei in contatto con le famiglie delle
vittime ?
"I miei rapporti con alcune di loro sono
rigorosamente e volontariamente ispirati al
rispetto e ad un sano e consapevole pudore. Non
ho mai varcato questo confine e credo sia giusto
così... C'è molta dolcezza, sicuramente...".
Si è parlato (e abbiamo fatto una
raccolta firme insieme) di realizzare una sala
della memoria vera nel nuovo stadio della Juve.
Sai dirmi in proposito a che punto siamo ?
"Ci
sarà certamente un "angolo della memoria" nelle
sale del museo del club attualmente in
allestimento. Penso sia pronto per la primavera
del 2012. E' l'unica certezza di cui dispongo al
momento. Sento di dividere con altri il successo
dell'iniziativa. Il forum vecchiasignora.com che
è stata l'incubatrice della petizione popolare e
del mio sogno sin da subito. La spinta
affettuosamente mediatica dell'amico Nicola de
Bonis e della sua trasmissione "Stile Juventus"
ha costruito virtualmente molti dei mattoni
necessari a erigere quella benedetta "Sala". Ma
senza la discesa in campo di Beppe Franzo e di
Annamaria Licata, la cara Miss RadioJuveWeb del
gruppo Orgogliogobbo, senza il loro aiuto
concreto, disinteressato e appassionato alla
causa, compattando nella medesima lettera
inviata alla società tutti i gruppi Ultras delle
due Curve, i principali Siti e forum bianconeri
sul web, senza il prezioso aiuto dietro le
quinte di Claudio "Il Rosso", e di alcuni
familiari delle vittime, non credo ci sarei mai
riuscito. Un soldato senza esercito non vince
mai le battaglie da solo, ma anche i comandanti
sono importanti... A onor del vero è risaputo
che la Juventus Football Club a me personalmente
non ha mai risposto in privato, neanche
formalmente, alla proposta della Sala, dal 2008
ad oggi... Ma va benissimo anche così"...
Hai fiducia a riguardo, nella nuova
dirigenza e nel Presidente Andrea Agnelli ?
"Il Presidente Andrea fino ad ora sta mantenendo
tutte le promesse riguardanti l'Heysel. Per il
25° ha scritto ai familiari delle vittime ed ha
officiato una cerimonia di commemorazione in
sede a Torino, purtroppo parallela a quella
della tifoseria. Mi aspetto da lui che si
mescoli al popolo bianconero in futuro e che ci
sia "un unico giorno della memoria" da celebrare
insieme, familiari delle vittime, tifosi, ultras
e società. Certo, dopo 25 anni di semi
indifferenza e irritante distacco e silenzi
della Juventus, di tutte le dirigenze da
Boniperti a Blanc, non è poco... Sta crescendo
insieme alla sua Signora. Lasciamolo lavorare
serenamente. Ha il sangue giusto per impalmare
la Signora e farla felice...".
Hai mai parlato con Andrea Agnelli ? Che
impressione ti ha fatto ? Ho saputo che ha
invitato le famiglie delle vittime
all’inaugurazione del nuovo stadio e durante
l’intervallo è andato a trovarle personalmente e
lontano dalle telecamere, gesto che hanno
particolarmente apprezzato. Ma ho saputo che
l’invito pare non sia arrivato a tutti tu sai se
è cosi e perché ?
"Una volta è entrato in libreria, dove lavoro.
Qualche settimana prima dell'elezione a
Presidente. Si aggirava da solo a curiosare fra
gli espositori, non l'ho disturbato... Il suo
sguardo durante la cerimonia d'inaugurazione del
nuovo stadio, mentre i 39 palloncini bianchi
salivano in cielo, era specchio fedele del suo
animo sensibile. Ho saputo dell'incontro con i
familiari in tribuna. Gesto bello perché lontano
dalle telecamere, ma indubbiamente doveroso...
Gli inviti sono stati generosi nelle intenzioni,
ma purtroppo la macchina organizzativa dello
staff ha commesso degli errori, per dirla alla
Moratti "antippatici", ma certamente in buona
fede... Un errore simile, a sensazione, non
credo che il Presidente Andrea lo permetterà mai
più in futuro, ma è un argomento troppo delicato
e non sono io la persona giusta per affrontarlo.
Il passato colpevolmente "manchevole" della
società nei rapporti con le famiglie dei caduti
ha alimentato in alcuni casi specifici molta
diffidenza e rancore...".
C'è stato un lungo processo dopo
l’Heysel, forse più di uno, puoi dirmi come sono
andati a finire, se ci sono state delle condanne
?
"6
anni e 3 gradi di giudizio. Molto in sintesi, in
cassazione questo il verdetto finale: 9
hooligans condannati a 4 anni, con la
condizionale e 60.000 franchi di ammenda. Altri
3 condannati a 5 anni con la condizionale e
60.000 franchi d'ammenda. Ad Hans Bangerter,
Segretario dell' Uefa, 3 mesi con la
condizionale e 30.000 franchi di ammenda.
Assolto il Presidente Jaques Georges. 3 mesi con
la condizionale e 500 franchi di multa al
maggiore Michel Kensier della Gendarmeria.
Assoluzione per il capitano Mahieu della
Gendarmeria, Hervè Brouhon, Sindaco di
Bruxelles, Vivianne Baro, Assessore allo sport,
Albert Roosens, Segretario dell'Unione Calcio
belga. Secondo il reddito dichiarato le somme di
risarcimento delle famiglie delle vittime dei
feriti variarono da 14 a 400 milioni in lire,
ripartite fra Stato e Federazione belga e Uefa.
L'aspetto più eclatante è l'inaspettata condanna
della UEFA, in cassazione. Per merito di un
anziano signore aretino, che risponde al nome di
Otello Lorentini, ferito nel cuore dalla morte
precoce e assurda di un figlio, dal 1991 l’UEFA
è responsabile della sicurezza degli impianti
sportivi durante le competizioni internazionali
di calcio... Per la sicurezza degli stadi la
comunità europea ed il calcio devono questo alla
tenacia ed alla disperazione di un piccolo
grande uomo, così...".
Boniek, in polemica per la mancata
assegnazione della stella nello stadio, ha detto
che lui è l’unico che ha devoluto il premio di
quella sera alle famiglie delle vittime. Ti
risulta? Altri giocatori si son mai interessati
alla vittime di quella tragedia ?
"Boniek dice sempre tante cose, a volte anche
troppe. Non ci sono affatto prove documentali a
riguardo e comunque sia ciò non toglie e non
aggiunge nulla al fatto che lui come tutti i
suoi compagni ha festeggiato indecorosamente in
campo una coppa dei campioni che rispetto alle
vite dei poveri tifosi caduti valeva in quel
momento quanto un portaombrelli... I calciatori
di quella Juventus sono sempre restati a debita
distanza e hanno rimosso, chi prima, chi dopo,
l'evento. Un lutto mai elaborato, si direbbe in
psicologia. Bisogna allo stesso modo menzionare
il gesto molto bello di Michel Platini e di
Stefano Tacconi, ritornati a Bruxelles due
giorni dopo la finale a trovare i feriti in
ospedale. Rosalina Vannini, vedova di Giancarlo
Gonnelli, morto all'Heysel, quel giorno era a
Bruxelles al capezzale della figlia Carla,
salvata miracolosamente dalla morte dalla
respirazione artificiale di un tifoso del
Liverpool. Mi ha scritto di "abbracciarli" da
parte sua, nel caso li avessi incontrati al 25°
a Torino...".
La Juventus si è mai interessata alle
vittime di quella tragedia. E il Liverpool ?
"In un primo momento ci fu subito una raccolta
di denaro dei calciatori e della Fiat. Poi è
calato il lungo inverno. Qualche messa in
suffragio, qua e là. Una stele "bonsai" in sede,
voluta da Giampiero Boniperti con un epitaffio
di Giovanni Arpino. A parte il 2005, per la
partita con il Liverpool, il ritorno della
Juventus ad una cerimonia di commemorazione
pubblica lo si deve al presidente Giovanni
Cobolli Gigli, intervenuto ad Arezzo durante
l'intitolazione del Piazzale antistante lo
stadio comunale alla memoria di Roberto
Lorentini. Pensa che al ventennale di Bruxelles
la Juventus inviò a rappresentarla Riccardo, il
figlio di Gaetano Scirea, ma dimenticò d'inviare
una corona di fiori... Per quanto riguarda il
Liverpool, solo cose positive. Il sito ufficiale
del Liverpool ha una pagina di commemorazione
con i 39 nomi delle vittime mentre quello della
Juve no... Due targhe ad Anfield Road, una
dentro al museo, l'altra sul muro dello stadio.
Un tentativo di riappacificazione nel 2005, in
occasione della partita di andata dei quarti di
finale di Champions League fra Liverpool e
Juventus, a vent'anni esatti dalla tragedia, con
la cerimonia voluta sottobanco dall'Uefa e con
la consegna di una targa in memoria che ora è
integrata al monumentino in sede. Ricordiamo
nella medesima sera la scritta "Amicizia"
composta da tasselli bianchi e rossi apparsa in
Kop prima del minuto di raccoglimento.
Ricordiamo la rinuncia al gemellaggio con la
Fiorentina ad Anfield per "rispetto" della
tifoseria bianconera... C'è, però, un grande
equivoco di fondo. Il Liverpool, società e
tifosi, ha sempre dato la colpa al muro che è
crollato. Non ha mai riconosciuto la causa reale
della tragedia nell'aggressione criminosa degli
hooligans. Qualcuno timidamente sostiene che vi
furono provocazioni prima dello sfondamento, si
parla di accoltellamenti fuori allo stadio, di
un bambino inglese picchiato a cui fu sottratta
una bandiera. Leggende metropolitane e realtà si
mescolano da ventisei anni. Ad ogni modo la
verità inconfutabile è che la tecnica adottata
dalla massa dei reds per occupare il settore Z
fu di tipo militare e comandata da un ufficiale
reduce dalla guerra delle Falkland... Di
cos'altro dobbiamo parlare ? Hanno aggredito
selvaggiamente persone innocenti, deboli ed
inermi, questa è l'unica verità storica
incontrovertibile. E non ci sarà mai pace e
amicizia con loro se non lo vorranno prima i
familiari delle vittime che sono gli unici a
poterli perdonare. E secondo me loro dovrebbero
chiedere perdono, in modo solenne. Magari, in
ginocchio, o faccia a terra, davanti a loro.
Ovviamente, nel mio sito, mi farò garante sempre
del dialogo con vecchi e nuovi reds, ma senza
ipocrisia"...
Che tu sai le famiglie hanno mai avuto
un risarcimento. Dallo stato italiano, dalla
Juve, dallo stato belga o dal Liverpool ecc… Da
qualcuno insomma ?
"Dai testi che ho consultato risulterebbero: 6
milioni di contributo CEE, 5000 sterline dal
governo britannico, 3 milioni dal Governo
italiano e altri milioni dalla fondazione
"Edoardo Agnelli" che raccolse 18.078.000 lire
dalla Juventus Football Club. 100 milioni a
testa versati alle vittime dalla Fiat e
dall'Ifil. 7 milioni a testa da ciascuno dei
calciatori della Juventus. 639 milioni da
privati e gruppi juventini. 0 lire dalla Lega e
0 lire dalla Federcalcio italiana".
C’è una figura direi poco chiara dietro
a questa tragedia ed è Giampiero Boniperti.
Sapresti spiegarmi il perché è vista cosi ?
"Io sono molto legato a Giampiero Boniperti e
gli voglio bene. Devo purtroppo lamentare che
avrebbe dovuto ritirare la squadra negli
spogliatoi al termine della partita ed impedire
quei festeggiamenti prolungati. Vietare il
rientro in campo e sotto gli spalti con la coppa
in mano a Michel Platini. Lui non aveva giocato,
doveva mantenere lucidità... Quella coppa poteva
restare in quella cassetta di legno nella quale
giaceva al momento della consegna alla
chetichella da parte di un dirigente Uefa alla
Juventus negli spogliatoi. Per sempre nella sua
bara di legno. Come i nostri poveri angeli
dell'Heysel. E l'errore più imperdonabile fu
commesso dal Presidente a Caselle. La coppa non
andava mostrata alla discesa dall'aereo in segno
di lutto. Cannavò aveva ragione... A mio parere,
la macchia più grave della nostra cara storia
juventina fu scritta proprio quella mattina
infausta. Altro che calciopoli... In seguito,
con l'avanzare dell'età, Boniperti ha rilasciato
sempre dichiarazioni lievemente farneticanti sul
significato di quel trofeo. "Quel sangue"
appartiene solo ai familiari delle vittime, caro
Presidente... Bisogna comunque concedergli come
attenuante l'assurdità e la drammaticità di
quanto vissuto in meno di un giorno".
Sento dire spesso da amici miei della
curva che han fatto più loro per le famiglie che
chiunque altro. E’ una frase fatta o è vero ?
"Certe storie di solidarietà non le metto certo
in piazza. L'unica verità è che effettivamente
gli Ultras sono stati d'esempio sull'Heysel, gli
unici a non tradire mai la memoria delle vittime
e la solidarietà alle loro famiglie".
Cosa ti spinge a continuare questo
impegno a distanza di 25 anni ?
"Amore".
C’è qualcosa che non sai che ti sfugge e
che vorresti assolutamente sapere su quella
tragedia ?
"E' un mosaico di cui abbiamo recuperato oramai
quasi tutte le tessere, qualcuna magari è un
pochino scheggiata... L'immagine che ne risulta
è inequivocabile. Quelle poche mancanti sono
irrecuperabili perché giacciono in fondo alla
coscienza degli uomini di quel 29 maggio 1985.
Solo Dio conosce tutta la verità. Che vuoi che
ne sappia, io, sono solo il custode di un
museo...".
Concludo con una domanda che faccio a
tutti prima di salutarci. C’è qualcosa di cui
avresti voluto parlare e che non ti ho chiesto ?
E se sì, dimmi pure ?
"No, va benissimo così... Sull'Heysel bisogna
imparare a parlarne mai a vanvera e sempre nelle
occasioni giuste. Tutto il resto è memoria,
preghiera e silenzio"...
Grazie Domenico alla prossima allora.
"Di nulla, un onore per me. Grazie a te e onore
ai 39 angeli dell'Heysel".
Benedetto Croce e Domenico Laudadio
5 ottobre 2011
Fonte: Ilblogdialessandromagno.it
NDR:
Intervista in esclusiva concessa da Domenico
Laudadio al blogger Benedetto Croce per il suo
dominio "Ilblogdialessandromagno.it". Si prega
pertanto chiunque voglia utilizzarne i contenuti
di citarne cortesemente la fonte.
Intervista esclusiva di Giacomo Aricò a
Domenico Laudadio
"Juventus: dalla Z alla Arena"
Intervista per la stesura della mia tesi
di laurea all' ideatore e custode del museo
virtuale multimediale dedicato alle 39 vittime
dello stadio Heysel di Bruxelles.
Giacomo Aricò: La memoria è un atto
etico, un legame che ci unisce ai morti. C’è il
pericolo di attribuire troppo valore alla
memoria e poco al pensiero ?
Domenico Laudadio: "La memoria nel nostro paese
spesso è come un involucro di plastica, svuotato
della spontaneità e del sentimento, osservata
come un precetto da chi vuole lavarsi la
coscienza di perbenista ipocrita, avulsa
acriticamente dal giudizio impietoso della
storia. Come se davvero la morte cancelli le
responsabilità dei carnefici assieme alla
presenza fisica delle loro vittime. Assistiamo
tante volte durante l'anno a cerimoniali spenti,
a fredde recite di parole disincantate. Mi viene
in mente, ad esempio, la giornata del 25 Aprile
che divide gli italiani, anziché riunirli, nel
rispetto delle ragioni storiche, da vincitori e
vinti. Il ricordo serve più ai vivi che ai
morti. In questa visione tutt'altro che
passivamente vittimistica si colloca il mio
personale modo di celebrare la memoria, una
palestra per i pensieri coraggiosi, non il loro
annichilimento di fronte al dolore rivisitato
con slogan scimmiottati dai media, privandola
della verità dei fatti. I pensieri sull'Heysel,
a circa ventisei anni dalla tragedia, non
leniscono la rabbia verso i responsabili della
strage, non restituiscono i loro cari ai
familiari delle vittime, ma dovrebbero
coagularsi in un sentimento comune, all'interno
di un luogo fisico, una sala della memoria nel
nuovo stadio di Torino, come accade nel mio sito
museo virtuale multimediale. In questo modo la
memoria è la madre dei pensieri attivi che
nutriranno la verità nella testimonianza ai
posteri".
Giacomo Aricò: Sei d’accordo con quanto
afferma Susan Sontang in "Davanti al dolore
degli altri" sul fatto che il problema non è che
ricordiamo grazie alle fotografie ma che
ricordiamo solo quelle ? Il ricordo attraverso
la fotografia può eclissare altre forme di
comprensione e di ricordo ?
Domenico Laudadio: "Penso che siamo dal primo
vagito abili fotografi della realtà circostante.
Le fotografie che ci portiamo dentro sono leve
del motore delle emozioni. Ho fatto teatro per
dieci anni. Conosco le potenzialità evocative
delle voci dell'anima... Le fotografie sono
attimi di vita imbalsamati, le muoviamo noi
nella immaginazione esattamente come un attore
rigurgita il personaggio sulla scena, facendo
verità nella finzione. In realtà certe
fotografie sono come le icone religiose, possono
dire tutto e il contrario di tutto, è una
questione di fede. La memoria delle cose
s'incarna nei lineamenti delle immagini, vive
nello sciame delle nostre passioni consce ed
inconsce, nel turbinio che le ammanta di
simboli".
Giacomo Aricò: Nel libro di Emilio
Targia racconti quella tua esultanza dopo la
partita, istintiva e rabbiosa: "aggiunse
vergogna alla vergogna". Eri però un tifoso.
Cosa ne pensi delle esultanze dei giocatori ?
Quanto è credibile spiegare certe esultanze,
giocatori e tifosi, come espressioni di
disperazione e rabbia profonda ?
Domenico Laudadio: "Penso sia l'unica vera
macchia indelebile della storia della Juventus.
Non li condanno per il dopo partita perché credo
abbiano vissuto, in una sorta di trance
collettiva assieme ai loro tifosi, una
situazione paradossale nella quale la vita e la
morte si contraddicevano a vicenda,
autogiustificandosi. Trovo molto più vergognoso
aver alzato il trofeo all'aeroporto di Caselle,
la mattina dopo, un pugno al cuore per i
familiari delle vittime. Non credo ci possano
essere giustificazioni per questo da parte della
Juventus. La vergogna è un dato, inconfutabile,
la memoria affettiva verso le vittime ed i loro
familiari la sublimi. Io chiedo perdono alle
vittime ed ai loro familiari attraverso il mio
sito soprattutto da juventino".
Giacomo Aricò: Dopo anni di silenzi e di
commemorazioni molto formali quasi obbligate
esclusivamente dal calendario, la Juventus
costruisce il suo stadio e all’interno dedica un
luogo (Blanc parla di un monumento) alle vittime
dell’Heysel. Nemmeno nel sito ufficiale c’è uno
spazio ben visibile (solo una sottosezione in
"Storia" che comunque carica un file esterno in
cui c’è giusto l’elenco dei morti e la frase "La
Juventus e i tifosi non dimenticheranno mai").
Quanto è importante che la Juventus ricordi
questo fatto nella sua nuova "casa", rendendolo
parte portante delle proprie mura accendendo il
ricordo ogni giorno (tenendo conto che sarà uno
stadio che "vive" sette giorni su sette) ?
Domenico
Laudadio: "E' un atto dovuto, colpevolmente
tardivo, ma tengo a precisare che i migliori in
campo in tutti questi anni sono stati soltanto
gli Ultras della Juventus e pochissimi altri. La
loro memoria è stata sempre puntuale e
sinceramente affettuosa. La maggior parte di
essi rinnegano quel trofeo e mi sono stati
sempre vicini e solidali nella costruzione del
sito, fornendomi reperti, ringraziandomi, pur
non militando in gruppi del loro tifo
organizzato. La Juventus Football Club, invece,
mi ha sempre snobbato, mai mi ha degnato di una
lettera di risposta formale alla mia ripetuta
proposta di intitolare una sala della memoria
all'interno della nuova struttura di Torino.
Nessuno dei tre Presidenti che si sono succeduti
dal 2006 ad oggi. Nessuno degli addetti alla
comunicazione. Trovo questo atteggiamento nei
miei confronti una mancanza del proverbiale
"stile" e più concretamente di buona educazione,
ma è praticamente nulla rispetto
all'indifferenza verso le famiglie delle vittime
dei decenni trascorsi. Io vorrei che il
monumento ai caduti fosse vivo, non di bronzo.
E' un fatto di cuore, non di materia".
Giacomo Aricò: Il tema della stella
regna nel nuovo impianto: 50 campioni-stelle
della Juve e le stelline riservate ai tifosi.
Sembra che la Juventus dopo Calciopoli voglia
ricordare il passato per scrivere il futuro e
farlo insieme ai suoi tifosi, sempre più
stakeholder attivi nella crescita (anche e
soprattutto economica) della società. Fare un
passo indietro per farne due avanti. Il ricordo
dell’Heysel, dopo 26 anni, come si può leggere ?
Una sconfitta o una vittoria ? Vale la frase
"non è mai troppo tardi" ? Trovi che sia un
tentativo per pulirsi un po’ la coscienza ?
Domenico Laudadio: "La memoria non è mai una
sconfitta, anche se postuma, ed è la vittoria di
tutti, vincitori e vinti, vittime e carnefici
che possono espiare la colpa solo attraverso il
riconoscimento del proprio misfatto nel ricordo.
Apprezzo molto la volontà della nuova dirigenza
ed in particolare del Dottor Andrea Agnelli di
rielaborare finalmente in un modo visibile il
lutto della società per i caduti. Resta amaro,
ad ogni modo, il disappunto per le omissioni
societarie dei decenni precedenti".
Giacomo
Aricò: L’Heysel, su cui si è scritto e parlato
molto, è un simbolo, una lezione. Qual era e
quale può essere ancora oggi la forma e il modo
giusto per ricordarlo e per insegnarlo alle
generazioni future ? Un monumento pubblico ha
una forma e un significato maggiore rispetto
alla lapide nascosta e più intima fatta mettere
da Boniperti nel cortile interno della sede
della società ?
Domenico Laudadio: "L'Heysel è un fatto storico
unico nel suo genere. Non il primo caso in cui
si muore di calca in uno stadio. Ma è la prima
ed unica volta in cui si assiste ad una serie di
cariche armate di tipo militare su spettatori
avversari inermi, indisturbate
dall'impreparazione non solo tattica, ma mentale
dalla polizia belga. Un'aggressione omicida dal
sapore etnico e barbarico che non è paragonabile
a nessuno scontro fra ultrà avversari dentro e
fuori gli stadi. Il monumento è un'opera d'arte,
l'Heysel ha bisogno di spazio nel cuore di un
giovane che si accosta allo sport. L'idea di una
sala museo nel nuovo stadio potrebbe
didascalicamente fornire un corredo di nozioni
ed emozioni maggiormente consoni alla dignità di
questa dolorosa memoria rispetto ad un
pachiderma di pietra o di ferro. Non è tanto una
questione di visibilità, ma di profondità del
messaggio contro la violenza nello sport di ogni
ordine e grado".
Giacomo Aricò: Provando a fantasticare,
come la faresti tu la "Sala della memoria" nel
nuovo stadio ? Quale significato avrebbe, quale
valore, quale simbolo dovrebbe rappresentare ?
Domenico Laudadio: "Immagino un salone molto
ampio, semibuio, in sottofondo l'audio della
diretta del pre-partita di Bruno Pizzul, un
enorme schermo panoramico su cui proiettare le
immagini dell'evento, un corredo multimediale di
fotografie ed articoli di stampa sui muri
perimetrali ed una grande bacheca a forma di
numero trentanove con cimeli e reperti della
partita. Un museo della memoria a tutti gli
effetti. Sarebbe fortemente simbolico porre il
monumento commemorativo al centro di questa
sala, circondato in un fossato, ove deporre
fiori, dalle foto dei trentanove "angeli".
Riposta in una cassetta di legno,
imballata così come era stata consegnata
furtivamente alla Juventus negli spogliatoi, la
Coppa dei Campioni ai suoi piedi. Si potrebbe
rimettere le cose a posto moralmente. Quella
coppa ai piedi di chi è morto innocentemente
senza poterla festeggiare e nel legno di una
cassa come le bare che hanno accolto i loro
corpi violati. Qualcuno vorrebbe restituirla.
Questo sarebbe un modo di ridimensionarla allo
stato dell'acciaio, di ristabilire un po' le
cose eticamente. Nella sala dei trofei della
Juventus Football Club accanto alla meravigliosa
Champions League vinta in Italia allo stadio
Olimpico di Roma, sarebbe più giusto posare una
targa dorata con i 39 nomi delle vittime.
Possiamo anche conteggiarla come vinta, ma
sappiamo molto bene che quella Coppa di fronte
ai trentanove tifosi morti non può contare
niente".
18 aprile 2011
Giacomo Aricò e Domenico Laudadio
Fonte: Dalla Tesi di Laurea di Giacomo
Aricò : "Juventus: dalla Z all'Arena"
NDR:
Intervista in esclusiva concessa da Domenico
Laudadio a Giacomo Aricò per la
sua Tesi di Laurea in Scienze delle
Comunicazioni. Si prega chiunque voglia
utilizzarne i contenuti di citarne cortesemente
la fonte. Per ulteriori
informazioni potete scrivere a
postmaster@saladellamemoriaheysel.it
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