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Calciatore
F.C. Juventus
(In
campo allo Stadio Heysel il
29.05.1985) |
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Il dramma negli occhi del campione
Platini: "Per me è stata la notte dello
strappo
Ho giocato per 2 anni quasi in
anestesia"
di Gian Paolo Ormezzano
Michel Platini, l'Heysel è di dieci anni
fa, il suo addio al calcio di otto anni fa. Quel
giorno, in una stanzetta dello stadio comunale
di Torino, l'Heysel fu messo da lei fra le
ragioni di un ritiro precoce. Ma fra la tragedia
e l'addio c'erano stati due anni...
"E
due anni di campionato italiano, cioè una
faccenda tesa, dura, da affrontare con tutto di
se stesso, e intanto assorbente, anestetizzante.
Ma sono anche stati due anni in cui ho pensato
eccome a quel che era accaduto quella sera a
Bruxelles. Dentro lo stadio, dentro il mondo del
calcio e dentro di me. Ho messo l'Heysel con la
sua tragedia immensa accanto al mio se vogliamo
piccolo problema personale, che in quei due anni
si era acuito, e ho trovato non tanto la forza,
quanto l'ispirazione per dire basta".
L'Heysel più cosa ?
"Più voi con le vostre pretese di giornalisti,
di tifosi, e il calcio italiano, e il calcio
tutto, e insomma la fine del ragazzo che si
divertiva a giocare e che, cominciando a fare il
professionista nel Nancy, non si era mai
immaginato che il giocattolo portasse con sé
così tanti problemi, tante complicazioni, anche
tante angosce".
Parliamo ancora dell'Heysel.
"Abbiamo saputo abbastanza presto, nello
spogliatoio, che era successo qualcosa di grave,
di tragico, ma non abbiamo avuto subito tutte le
informazioni, anzi. E si poteva anche pensare ad
un crollo, a un incidente vasto. Ci hanno detto
che la partita si sarebbe giocata comunque. E ci
siamo lasciati prendere da essa. Chiamatela
legittima difesa, ecco. Abbiamo corso, io ho
segnato, abbiamo vinto, abbiamo persino
festeggiato la coppa, che ci mancava, e in mezzo
a gente che la voleva e che era felice di
averla".
Qualcosa da non rifare, pensandoci su ?
"Facile parlare dopo, facile parlare adesso. E'
andata come doveva andare, in fondo quando è
stato deciso di farci giocare egualmente proprio
a certe magie del calcio si pensava, per
calmare, o meglio per distrarre. Abbiamo cercato
di parlare molto della partita, quando si è
capito che si sarebbe giocato, di farci prendere
tutti da quei pensieri. Idem in campo. E lì,
subito dopo la vittoria pensare alla partita è
stato facile. Ma poi...".
Ma poi ?
"Ognuno ha sentito dentro di sé il pensiero che
esplodeva, i punti interrogativi che crescevano.
Io a Bruxelles sono andato a vedere i morti, a
parlare con i parenti, gli amici dei morti. E
come altri ho recuperato il prima, la tragedia.
E due ulteriori anni di calcio sono stati un
anestetico, ma non si va avanti troppo con
l'anestetico".
Mai pensato, comodamente ma lecitamente,
che in fondo la partita era stata proprio un
omaggio, quasi un regalo a quei morti ?
"Sarebbe stato appunto lecito, oltre che facile
e comodo. Ma invece la partita è stata un fatto
molto semplice, direi automatico. Casomai ho
capito, giocandola e vivendola, che il calcio
possiede davvero una forza mostruosa, se ti
permette di fare certe cose, quasi ti costringe
a farle".
Va bene parlare di strappo per l'Heysel,
di stiramento per il progressivo disamoramento
di fronte ad un gioco del calcio sempre più
esigente, sempre più lontano da quello della
gioventù ?
"Può andar bene. Strappo e stiramento insieme, a
un certo punto devi smettere, anche se sei
giovane, anche se ce la faresti a fare ancora
bene quel lavoro, quel mestiere".
28 maggio 1995
Fonte: La Stampa
Fonte
Immagine Fotografica: WIkipedia
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