Il dramma negli occhi
del campione
Platini: "Per me è
stata la notte dello strappo
Ho giocato per 2 anni
quasi in anestesia"
di Gian Paolo
Ormezzano
Michel Platini,
l'Heysel è di dieci anni fa, il suo addio al calcio di
otto anni fa. Quel giorno, in una stanzetta dello stadio
comunale di Torino, l'Heysel fu messo da lei fra le
ragioni di un ritiro precoce. Ma fra la tragedia e
l'addio c'erano stati due anni...
"E due anni di campionato
italiano, cioè una faccenda tesa, dura, da affrontare
con tutto di se stesso, e intanto assorbente,
anestetizzante. Ma sono anche stati due anni in cui ho
pensato eccome a quel che era accaduto quella sera a
Bruxelles. Dentro lo stadio, dentro il mondo del calcio
e dentro di me. Ho messo l'Heysel con la sua tragedia
immensa accanto al mio se vogliamo piccolo problema
personale, che in quei due anni si era acuito, e ho
trovato non tanto la forza, quanto l'ispirazione per
dire basta".
L'Heysel più cosa ?
"Più voi con le vostre pretese
di giornalisti, di tifosi, e il calcio italiano, e il
calcio tutto, e insomma la fine del ragazzo che si
divertiva a giocare e che, cominciando a fare il
professionista nel Nancy, non si era mai immaginato che
il giocattolo portasse con sé così tanti problemi, tante
complicazioni, anche tante angosce".
Parliamo ancora
dell'Heysel.
"Abbiamo saputo abbastanza
presto, nello spogliatoio, che era successo qualcosa di
grave, di tragico, ma non abbiamo avuto subito tutte le
informazioni, anzi. E si poteva anche pensare ad un
crollo, a un incidente vasto. Ci hanno detto che la
partita si sarebbe giocata comunque. E ci siamo lasciati
prendere da essa. Chiamatela legittima difesa, ecco.
Abbiamo corso, io ho segnato, abbiamo vinto, abbiamo
persino festeggiato la coppa, che ci mancava, e in mezzo
a gente che la voleva e che era felice di averla".
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