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Calciatore
F.C.
Liverpool
(In
campo allo Stadio Heysel il
29.05.1985)
(Dal 1987 al 1988 Calciatore della
Juventus) |
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Heysel, venticinque anni dopo
"Il calcio cambiò per sempre"
di Enrico Sisti
Il ricordo di Ian Rush: "Noi del
Liverpool volevamo scappare. Quella sera non
giocammo: facemmo solo il nostro lavoro. Non so
se fu una gara vera. Dovevano punire l'UEFA che
ci fece giocare in una baracca decrepita".
ROMA - La sera del 29 maggio 1985 l'orrore colpì
il calcio. Due lettere, la Z e la Y, furono i
cromosomi di quella tragedia. In teoria la zona
Z dell'Heysel sarebbe dovuta essere quasi
deserta: "Era destinata ai belgi neutrali",
balbettò l’UEFA. Una specie di cuscino di
seggiolini vuoti e aria fra juventini
organizzati e tifosi inglesi del settore Y. Ci
finirono gli ultimi arrivati. "Mi vergogno di
essere inglese", urlò Bobby Charlton. Gli
hooligans invasero la zona Z e schiacciarono gli
juventini dei settori O, N e M*.
La partita si giocò con i fantasmi
intorno. Morì anche lei. Senza nascere:
"E io sono ancora qui che penso: cosa ci passò
per la testa ?".
Cosa
vi passò per la testa, Ian Rush ?
"Non conoscevamo l'entità della tragedia, il che
paradossalmente era anche peggio. Qualcuno di
noi voleva scappare, altri incoraggiavano i più
spaventati. C'era anche chi temeva per i suoi
cari, con cui era impossibile comunicare. La
tragedia si svolse in una zona dove non era
possibile che ci fossero anche le nostre
famiglie, ma ripeto: noi non sapevamo
esattamente quello che era successo né dove".
Dopo vi sentiste un po' carnefici, con
quella teppaglia assassina al seguito ? .
"No. Credo che quel giorno fummo tutti vittime.
Quel giorno il calcio cambiò per sempre".
Per prendere quale direzione ?
"Da quel momento fu chiaro che prima viene il
pubblico e poi lo spettacolo. L’UEFA fece una
pessima figura. Sia i nostri che i dirigenti
della Juve implorarono un cambio di sede.
L'Heysel era una baracca, privo di qualunque
sbarramento per dividere le tifoserie. Non
poteva reggere alcun peso, figuriamoci una
follia collettiva. Il nostro A. D. spedì missive
di fuoco: "È uno stadio decrepito, inadatto !
Non lo ascoltarono".
Aveste la sensazione di una partita
"finta" ?
"Forse sì, forse no. Ma tutto quello che posso
dirle ora, con tanto spazio in mezzo, è una
sorta di abuso di potere sulla verità. Diciamo
che ci sentimmo in dovere di continuare a fare
il nostro lavoro".
Approvò la sanzione contro l'intero
calcio inglese ?
"No. Allora anche l’UEFA avrebbe dovuto
sanzionare se stessa. La tragedia fu anche
provocata dalla sconvolgente assenza di
strutture e di controllo".
Alcuni
tifosi del Liverpool continuano a dire: "Li
odiavamo". Ci sono ancora dei blog in cui manca
sempre l'elemento chiave: il pentimento.
"Non si può sradicare la follia. Anche intorno
alla Kop, come nelle altre curve, c'è chi
propaganda l'odio, il male, teorie devastanti.
Estremisti".
Lei fu un cardine della riconciliazione
fra Juventus e Liverpool.
"Quando andai alla Juve, nel 1987, i rapporti
fra i due club migliorarono. I tifosi bianconeri
mi accolsero comunque benissimo. Non ricordo
alcuna allusione all'Heysel".
Heysel: forse sarebbe stato più corretto
lasciarlo in piedi come monito imperituro.
"Forse. O forse basta ciò che abbiamo vissuto
per non tornare al medioevo del pallone. La
speranza di essere migliori, quella volta, costò
tante vite".
Ma senza speranza, come recita l'inno
del Liverpool, non si vive ("walk on with hope
in your heart").
"È l'inno del genere umano, You'll never walk
alone (scritta nel '45 da Rodgers & Hammerstein
II, ndr), non del Liverpool".
28 maggio 2010
Fonte: La Repubblica
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NDR:
Errato ! Essi costituivano la curva opposta
che ospitava la tifoseria organizzata
bianconera
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