E la gioia di Platini,
allora ?
"Da fuori è facile parlare. Io
ero là, travolto dalle emozioni. Cercavo mia moglie, in
tribuna con mio figlio Giampaolo, che a sua volta
cercava Alessandro, l’altro figlio che si era spinto
verso la curva maledetta. A Platini dicemmo di non fare
il giro d’onore, di portare la coppa solo dalla parte
dei nostri".
Perché non informaste
i giocatori ?
"Perché, in caso contrario,
credo che molti non avrebbero giocato, mentre ci era
stato imposto di farlo. Ricordo che l’avvocato Chiusano
mi disse che non si doveva giocare, assolutamente. Se
non mi avessero tenuto, gli avrei dato un pugno. Proprio
a me, veniva a dirlo".
La Coppa, almeno
quella, avreste dovuto riconsegnarla. Lo ha ammesso
anche il Trap.
"Per
cinico che possa sembrare, la partita fu vera. Falso,
solo il rigore: Boniek venne falciato nettamente fuori
area ma l’arbitro era nell’altra metà campo, sorpreso
dal lancio di Michel, non molto lontano da lui. E poi il
sangue era nostro. Litigai con Candido Cannavò che non
aveva gradito quella coppa così esposta a Caselle; col
senno di poi può essere che non avesse tutti i torti, ma
in quei momenti eravamo travolti da un dramma immane, da
pulsioni fortissime".
Con i parenti delle
vittime ci sono state delle incomprensioni.
"Ho fatto il possibile, in
tutti questi anni. Il tasto è molto delicato, preferirei
non parlarne".
Boniek ha sempre
dichiarato che non ritirò il premio partita.
"Zibì fece come gli altri.
Nessuno avrebbe voluto giocare, noi per primi: quante
volte devo ripeterglielo ? Ma ci fu ordinato, e
giocammo. E il Liverpool non giocò per finta, anzi".
La lezione dell’Heysel
?
"Molto semplice, molto amara:
gli inglesi sono stati più bravi di noi. Fra l’Heysel e
la tragedia di Hillsborough (1989, semifinale di coppa
d’Inghilterra fra Liverpool e Nottingham Forest, 96
tifosi dei Reds morti per soffocamento), hanno fatto
punto e sono andati a capo. La svolta coinvolse tutti,
dal governo alle autorità sportive alla gente comune:
guerra sistematica agli hooligans, rifondazione degli
stadi e del concetto-stadio, certezza delle pene. Noi,
viceversa, siamo rimasti, come ci capita spesso, a metà
del guado".
Parole, parole,
parole.
"Appunto. Le chiedo: com’è
possibile che Genoa-Milan del 9 maggio 2010 sia stata
disputata a porte chiuse per l’uccisione di un tifoso
genoano (Claudio Vincenzo Spagnolo, accoltellato
dall’ultrà milanista Simone Barbaglia) avvenuta il 29
gennaio 1995, cioè più di quindici anni prima ?".
Fonte: La
Stampa
© 29 maggio 2010
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