In un attimo
l’inferno…
"Entrò in campo Grobbelaar,
afferrai la macchina fotografica e cominciai a scattare.
Vidi che erano le 18.50, la strage si consumò poco
dopo".
Che cosa ricorda ?
"Grida e rumore. Paura e
affanno. Gli hooligans entrarono tutti insieme nel
nostro settore, l’onda rossa tracimò e travolse tutto:
mi mancava l’aria, non avevo voce per gridare aiuto, mi
sentii spinto in avanti e sballottato, calca e dolore,
poi soltanto buio".
Si risvegliò in
ospedale ?
"Aprii gli occhi nella
penombra, c’era odore di medicine e disinfettante,
un’infermiera mi spiegò in breve cos’era successo. Io
però ero sotto choc, non mi rendevo conto di quello che
avevo rischiato e ignoravo le dimensioni della tragedia.
Chiesi il risultato della partita. Solo più tardi
realizzai che a casa potevano essere in pensiero e
cercai disperatamente un telefono: mia moglie, per
fortuna, non aveva seguito la partita in tv e non
sapeva, mi emozionai sentendo la voce di mio figlio che
aveva appena quattro anni".
C’erano altri italiani
feriti ?
"Sembrava di attraversare un
sentiero di guerra. In quella corsia come sull’aereo che
ci riportò a casa. Vedevo persone bendate e ingessate,
visi gonfi di lividi e vestiti insanguinati. Rimasi di
pietra vedendomi allo specchio: avevo il volto tumefatto
e continuavo a domandarmi se ero io. I dolori erano
forti, ma la voglia di tornare a casa superiore, così mi
misi in processione con altri sopravvissuti: tornai in
Italia con un paio di pantofole di plastica che mi
avevano dato in ospedale".
Guardando l’immagine
scattata allo stadio, si sente un miracolato ?
"Vidi quella foto per la prima
volta sull’aereo che mi riportava a casa, era in prima
pagina, enorme, su un giornale che raccontava la
tragedia: tremavo e ringraziavo il cielo, le persone
attorno mi additavano. Oggi, rivedendola, penso che la
seconda metà della mia vita è un regalo: avevo trentasei
anni, ne sono passati ancora trentacinque. Sono tornato
allo stadio infinite volte, per fare il mio mestiere di
fotografo e per ubbidire alla mia passione di tifoso, ma
quella notte è un ricordo incancellabile: ci penso
spesso, e penso a chi non ha avuto la mia fortuna".
Fonte: Lastampa.it
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29 maggio 2020
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