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PRESENTAZIONI LIBRO
2010
francesco caremani |
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Heysel: le verità di una strage annunciata
Francesco Caremani ai "Martedì Letterari" di
Ostuni
"L'Heysel
è una memoria e un'eredità insieme, qualcosa che non
tutti riescono a comprendere. L'Heysel è tutti gli anni,
tutto l'anno, non solo negli anniversari "pari".
L'Heysel sono i colleghi arrabbiati quanto te e a parte
Vincenzo Murgolo non ne conosco altri. L'Heysel è una
serata a Rosa Marina (Ostuni) nella quale i più grandi
ti fanno i complimenti e i più giovani ti ringraziano
per avergli raccontato una storia che non conoscevano,
perché non erano nati. Una serata nata grazie a una
persona unica come Vito Plantamura e Angeli senza
frontiere OdV. Sono passati 37 anni, ne passeranno
ancora, e mentre alcuni si stanno preparando al
quarantennale... "noi siamo ancora qua eh già", cit.
Soprattutto Andrea Lorentini e l'Associazione fra i
Familiari delle Vittime dell'Heysel".
Francesco Caremani
Fonte: Facebook (Pagina Autore) © 8 luglio 2022
Fotografie: Bradipolibri
© Francesco Caremani
© Radionorba.it
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Lo scrittore
Caremani presenta
il libro sull’Heysel alla Ubik di
Cesena
di Marco Cavini
Una serata per
ricordare una delle più drammatiche pagine del calcio
europeo. Venerdì 24 maggio, alle 18.30, il giornalista e
scrittore Francesco Caremani sarà alla libreria Ubik di
Cesena in piazza del Popolo per presentare il suo libro
"Heysel, le verità di una strage annunciata",
addentrandosi nelle scomode verità celate da una
tragedia che ha turbato il mondo del calcio e le singole
coscienze. L’appuntamento permetterà di approfondire i
fatti che hanno preceduto la finale di Coppa dei
Campioni del 1985 tra Liverpool e Juventus quando nel
settore Z morirono trentanove persone che furono
schiacciate e soffocate dalla calca sotto i colpi degli
hooligans inglesi instupiditi dall’alcool, con la
decisiva incapacità di prevedere e di intervenire delle
autorità belghe, della polizia locale e delle
istituzioni calcistiche. "L’Heysel", ricorda il
giornalista Roberto Beccantini nell’introduzione,
"rimane una ferita immane che riga la memoria e sfigura
molte coscienze che, non solo in Italia, sanno di averla
fatta sporca. Ritornarci sopra significa scacciare la
tentazione indecente di metterci una pietra sopra.
Trentaquattro anni e trentanove morti dopo". "Heysel, le
verità di una strage annunciata", edito da Bradipolibri, rappresenta un atto dovuto alla memoria e alla
dignità di persone che hanno perso la vita per assistere
ad una partita. In questo senso, il valore della
testimonianza dell’opera è testimoniato dal fatto che si
tratta dell’unico libro ufficialmente riconosciuto
dall’Associazione fra i Familiari delle Vittime
dell’Heysel per ricordare cosa è stata la strage di
Bruxelles, quale eredità ha consegnato e continua a
lasciare. Nel corso della serata alla libreria Ubik sarà
possibile riscoprire questa vicenda proprio attraverso
l’incontro e il confronto tra Giovanna Prati e l’autore
del libro, il giornalista aretino Caremani che da sempre
scrive di sport e che collabora, tra gli altri, con i
quotidiani Il Foglio e Tuttosport. Autore di oltre dieci
libri, con un articolo dedicato all’Heysel e pubblicato
su Il Foglio ha meritato il terzo posto nella categoria
"Writing Best Column" degli Sport Media Pearl Award, gli
oscar del giornalismo sportivo mondiale tenutosi nel
2015 ad Abu Dhabi. "Questo libro è prezioso e
bellissimo" - ha scritto Walter Veltroni nella
prefazione - "Lo è perché ci ammonisce a non
dimenticare, e perché narra puntualmente e con notizie
verificate tutto ciò che è accaduto; ma lo è anche
perché è un libro d’inchiesta che ha dentro la passione
del diario, della pagina biografica".
Fonte:
Informazione.it
© 20 maggio 2019
Fotografia:
Francesco Caremani
©
Icona: Itcleanpng.com ©
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Quella notte
all’Heysel vista da Todi
di Gilberto Santucci
L'inaugurazione
dello Juventus Club intitolato a Franco Martelli con la
presentazione del libro di Francesco Caremani ha
permesso di raccogliere testimonianze dirette inedite.
Dopo tanto tempo si
è tornati a parlare di Heysel a Todi con la
presentazione del libro di Francesco Caremani, ospite
dello Juventus Club intitolato alla memoria di Franco
Martelli, tuderte, una delle 39 vittime di quella
tragedia, un volume che ha squarciato il silenzio su una
materia dura, difficile, dolorosa e che testimonia
quanto sia complicato in Italia coltivare in alcuni casi
la memoria, che è materia complessa e che non può
ridursi ad una targa, ad una messa, ad una cerimonia
commemorativa di faccia. Serve ricordare per non
dimenticare, ricordare per capire e perché non accada
mai più: altrimenti la memoria diventa solo un feticcio
da stadio. È lo spirito che ha animato la serata di
venerdì all’Hotel Villaluisa, caratterizzata non solo
dagli interventi del Sindaco Ruggiano, che ha portato il
saluto dell’avvocato Vedovatto che si è occupato del
processo a Bruxelles, e dell’assessore allo sport
Ranchicchio, ma anche di alcuni testimoni di quella
notte, compagni del viaggio di andata con Franco
Martelli. Dopo un’appassionata ricostruzione di
Francesco Caremani, al tavolo sono stati invitati a
parlare uno dopo l’altro Vittorio Spazzoni, Massimo
Mosca e Giampiero Sargeni, i quali hanno raccontato il
loro Heysel, aggiungendo aneddoti che, a 33 anni di
distanza, hanno procurato profonda partecipazione nella
platea. Particolarmente toccante quello di Sbarra, che
ha accettato di parlare per la prima volta in pubblico
di quanto vissuto nella notte del 29 maggio 1985. "La
memoria è un lavoro quotidiano - ha detto Caremani - è
soffermarsi a ripensare a Franco Martelli e agli altri
non solo il 29 maggio. La memoria è andare nelle scuole,
parlare con i giovani, fargli capire cos’è stato
l’Heysel per il calcio contemporaneo, iniziando a
ripulire l’argomento dai luoghi comuni trovati in Rete e
dalle falsità prorogate/propagate nel tempo, spesso in
malafede, in Italia e all’estero. E dopo questo lavoro
di ripulitura raccontare le verità (non la Verità !), le
tante piccole, a volta minuscole, verità di ciò che è
accaduto, del perché, di come poteva essere evitato, del
processo, delle responsabilità e poi di chi si è
comportato bene e chi male con le vittime e i loro
familiari". Una scelta difficile e non scontata quella
di intitolare lo Juventus Club a Franco Martelli, in una
città che ha saputo comunque dedicargli anche lo stadio
di calcio di Pontenaia. Una scelta in parte sofferta
anche quella di inaugurare il nuovo corso del Club con
un argomento tanto delicato e controverso, ma che alla
fine si è confermata preziosa per riflettere sullo sport
di ieri e di oggi e per ribadire che il focus di quella
tragedia sono soltanto i 39 morti e nient’altro.
"Esistono verità fattuali e processuali inequivocabili e
per un discorso serio sull’Heysel, per una memoria
compiuta, si parte da qui", ha concluso Caremani.
Fonte:
Iltamtam.it
© 25 novembre 2018
Fotografia:
Francesco Caremani
©
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Domani si parla
della strage dell'Heysel:
ospite a Todi Francesco
Caremani
di Antonello Menconi
Al via le attività
del neonato Juventus Club Todi intitolato a "Franco
Martelli", il giovane tifoso tuderte che perse la vita
nel 1985 allo stadio dell’Heysel. E proprio a Martelli e
al ricordo di quella tragedia sarà dedicata la giornata
di presentazione ufficiale del club fissata per domani,
venerdì, alle ore 21, presso la sala convegni dell’Hotel Villaluisa. Nell'occasione si rivivranno emozioni e
ricordi di una serata che mai verrà dimenticata. "La
nostra volontà - dice il presidente del Club Daniele
Caporali - è quella di promuovere momenti di incontro e
di promozione della cultura sportiva che possano andare
oltre le trasferte e, i pur importanti, momenti di
ritrovo per vedere insieme alle partite. L’obiettivo è
di stimolare occasioni di riflessione e di aggregazione
utili soprattutto ai tifosi più giovani". Nella serata
di domani, venerdì, sarà ospite a Todi il giornalista e
scrittore Francesco Caremani, vincitore di vari premi ed
autore di una decina di libri, tra cui "Heysel, le
verità di una strage annunciata", che sarà presentato e
dibattuto a 33 anni da quella notte di sangue e di
dolore per lo sport tutto, che rappresenta una ferita
mai del tutto rimarginata. Il 16 dicembre, sempre al
Villaluisa, si terrà invece la cena di Natale del club,
con in programma una tombola con premi bianconeri ed
un’asta finale sempre in salsa juventina. Entro la fine
dell’anno, il 29 dicembre, è in programma infine la
prima trasferta per assistere alla partita
Juventus-Sampdoria, con trasferimento in autobus,
ingresso allo stadio e visita al museo. Nel frattempo,
in attesa del taglio del nastro, il Club tuderte ha
preso parte ad un contest fotografico promosso dalla
società torinese, iniziativa che ha fatto maturare
l’idea della realizzazione di un calendario tuderte
bianconero.
Fonte:
Perugia24.net
© 22 novembre 2018
Fotografia: Juventus
Official Fan Club Todi
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La verità
sull’Heysel dove morì Franco Martelli
di Gilberto Santucci
A Todi, venerdì 23
novembre, alle 21, all'Hotel Villaluisa presentazione
del libro di Francesco Caremani promossa dal rinnovato
Juventus Club.
Sono trascorsi più
di 33 anni da quella notte del 29 maggio 1985 quando a
Bruxelles, durante la finale di Coppa di Campioni, perse
la vita anche il giovane tifoso tuderte Franco Martelli
(a cui la città ha intitolato lo stadio di calcio di
Pontenaia). I più giovani non ricordano o magari
addirittura non sono a conoscenza che anche Todi fu
toccata da quella tragedia che vide morire 39 persone.
Non lo hanno però dimenticato gli amici e i tifosi
bianconeri che a Franco Martelli hanno intitolato il fan
club, di recente rinnovato con alla guida il neo
presidente Daniele Caporali. All’insegna della passione,
la stessa che animava Franco, ma anche della memoria e
dell’impegno, lo Juventus Club inaugura il suo nuovo
corso venerdì 23 novembre con un incontro di festa ma
anche di rispettosa riflessione. All’Hotel Villaluisa,
infatti, si terrà, alle ore 21, aperta a soci,
simpatizzanti e quanti altri interessati, la
presentazione del libro "Heysel: le verità di una strage
annunciata" scritto dal giornalista juventino Francesco
Caremani, autore di numerosi saggi sportivi ed oggi
firma del Fatto Quotidiano, del Corriere Fiorentino
(edizione toscana del Corriere della Sera), de "Il
Calcio Illustrato" e di Radio Vaticana. Pubblicato per
la prima volta nel 2003, riproposto poi in edizione
aggiornata e disponibile anche in lingua inglese, è
l’unica opera riconosciuta dall’associazione dei
familiari delle vittime. Il libro ricostruisce quanto
successo in quelle drammatiche ore ma soprattutto quello
che accadde dopo, nei lunghi anni del processo che ha
portato alla condanna di una dozzina di hooligan del
Liverpool, per pene dai 4 ai 5 anni di reclusione,
aprendo uno squarcio anche sull’accertamento delle
responsabilità indirette di Uefa e polizia belga, delle
quali in Italia si è scritto poco o nulla. Dura ma
sempre rispettosa nei confronti di ciascuno dei morti
italiani, è una lettura che non può mancare sugli
scaffali di un tifoso doc, sia esso bianconero o meno.
Per l’occasione il Club ha ritrovato anche la
pubblicazione che, un anno dopo la tragedia, fu
realizzata dagli amici e dalla famiglia Martelli per
ricordare Franco. Un opuscolo dove il dolore e il
rimpianto per la prematura scomparsa si accompagna ai
ricordi per l’amore sconfinato per la sua squadra del
cuore. Lo stesso con il quale lo Juventus Club ha
organizzato la serata del 23 novembre.
Fonte:
Iltamtam.it
© 21 novembre 2018
Fotografie: Gazzetta dello Sport
© Francesco Caremani
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Heysel, a Viterbo la
tragedia del 1985
raccontata da Francesco Caremani
L’aretino Francesco
Caremani, giornalista e scrittore, autore di "Heysel. La
verità di una strage annunciata", sarà a Viterbo giovedì
10 novembre nella sede della Ssd Il Signorino (Strada
Signorino) per raccontare una delle storie più assurde
del calcio moderno, la finale di coppa dei Campioni del
1985, Juventus-Liverpool, che portò in dote trentanove
morti, lacrime e sangue. Caremani, da sempre in prima
linea per la ricerca della verità e dei colpevoli,
proprio grazie al suo libro è riuscito ad aprire le
menti di molti, all’oscuro di una storia vissuta senza
internet, nell’era in cui i telefonini e la tecnologia
moderna erano progetti futuribili. "L’Heysel non è
successo per caso - sottolinea Francesco Caremani - nel
mio libro racconto le verità di quella strage che troppo
spesso in Italia si è voluto cancellare e dimenticare
perché scomode. Gli hooligans sono gli assassini
materiali e con le loro cariche provocano il panico e la
morte nel settore Z, ma Uefa e autorità belghe sono i
mandanti morali di quella strage. Nel libro sono
spiegate tutte le negligenze commesse e che hanno
portato alla carneficina". La serata viterbese tornerà
utile per ascoltare una storia di vita vissuta e per
poter colloquiare in maniera amabile con l’autore.
Fonte:
Olimpopress.it
© 3 novembre 2016
Fotografia:
Francesco Caremani
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GORGONZOLA LA SERATA
ORGANIZZATA DA EXLIBRIS
A distanza di 31
anni, cosa resta dell’Heysel ?
Il lascito della
serata con lo scrittore Francesco Caremani e col
presidente dell‘ associazione dei familiari delle
vittime Andrea Lorentini.
Il 29 maggio 1985
allo stadio Heysel di Bruxelles morirono 39 persone che
si erano recate in Belgio per vedere la finale di Coppa
dei Campioni, la "partita del secolo" tra Liverpool e
Juventus. Il background storico era chiaro ai più, ma la
serata di venerdì 14 ottobre organizzata da Exlibris con
lo scrittore Francesco Caremani, autore del libro
"Heysel, le verità di una strage annunciata", e con il
giornalista e presidente dell’associazione dei familiari
delle vittime Andrea Lorentini, è stata un’ottima
occasione per approfondire quello che è veramente
successo quella sera e quelli che sono stati gli
sviluppi successivi. Caremani ha presentato il suo libro
grazie a delle slide dove si ripercorrevano i punti
principali della vicenda. La scelta dello stadio, mai
così miope da parte della Uefa, la volontà di creare un
nuovo settore, il famigerato settore Z, separandolo
dalla curva degli hooligans inglesi solo con una rete di
metallo. Poi l’assalto, secondo la tecnica del "take an
end" (prendi la curva), conosciuta dagli inglesi ma non
dalle famiglie che popolavano il settore Z. Quindi il
drammatico tentativo di fuga e il muretto che cade,
creando una calca mortale che toglierà la vita a 39
persone, di cui 32 italiane. "Questi sono i fatti ha
chiarito Caremani dopo aver raccontato lo svolgimento
della vicenda si dicono tante cose e spesso mi trovo a
parlare con tifosi che sbandierano verità false e
ideologiche". C’è stato anche un post Heysel, ovviamente
molto duro per tutte le famiglie coinvolte. Il
protagonista della vicenda è stato Otello Lorentini che
il 29 maggio 1985 si recò allo stadio con il figlio
Roberto e i nipoti. Nella tragedia perse la vita
Roberto, medico aretino che stava provando a salvare la
vita ad un ragazzo nel settore Z. La volontà di Otello
non è mai stata quella di cercare la vendetta contro
qualcuno, ma bensì quella di ottenere giustizia per il
figlio e per le altre vittime. Ci riuscì, visto che il
processo andato in scena in terra belga vide la storica
condanna della Uefa, l’organizzatrice dell’evento. Cosa
fa l'associazione ? Il lavoro dell’associazione non è
stato mai facile, Caremani durante la serata ha
ricordato come il processo fosse snobbato dai media
italiani e Otello dovesse telefonare alle redazioni dei
quotidiani nazionali per comunicare l’andamento del
processo. Incredibilmente nessuno seguiva il
procedimento contro la Uefa con l’attenzione dovuta.
Incredibile sì, ma fino a un certo punto se si pensa che
la stessa Juventus ha sempre avuto difficoltà a trattare
il tema. "Per noi dell’associazione la Juve ha perso
l’ultima opportunità lo scorso anno in occasione del
trentennale - ha spiegato Andrea Lorentini, figlio di
Roberto e nipote di Otello che ha preso le redini
dell’associazione dopo la morte del nonno -, ora
collaboriamo con il Coni e con la Federazione, ma con la
società bianconera no". Il percorso non è stato facile.
Nel 2000, durante gli Europei, la delegazione italiana
portò una targa di ricordo delle vittime allo stadio,
nel frattempo diventato "Re Baldovino". Nel 2005 invece
dall’urna dei sorteggi di Champions League uscì il
quarto di finale tra Liverpool e Juventus. Ad Anfield
andò in scena una pietosa commemorazione posticcia. "Il
miglioramento è avvenuto nel 2015. A novembre c’è stata
l’amichevole tra Belgio e Italia a Bruxelles e noi
dell’associazione eravamo in tribuna - ha spiegato
Lorentini - ora siamo pronti a collaborare".
IL mancato dialogo
con la Juventus -
Già, ma allora
perché con la Juve non si riesce proprio ? Il
comportamento della società torinese da quel 29 maggio
in poi è sempre stato oggetto di polemiche. I giocatori
sapevano ? Perché giocarono nonostante i 39 cadaveri
sdraiati nel parcheggio dello stadio? Perché
festeggiarono il gol su rigore di Platini ? Perché
esposero trionfalmente la coppa appena arrivati a
Caselle ? "E’ stato detto tanto - ha raccontato Caremani
- la verità è che i giocatori sapevano quello che era
successo prima di entrare in campo. Poi successe che il
presidente Giampiero Boniperti impose loro di dire che
erano all’oscuro di tutto, perché temeva che la vittoria
della squadra potesse perdere valore sportivo". Su
questo punto Boniperti e Lorentini hanno litigato per
anni. Fu giusto giocare ? "Si giocò per una questione di
ordine pubblico, ciò che fu insopportabile fu
l’esultanza di Platini e la coppa mostrata all’arrivo a
Torino". Non ci si è mai riavvicinati: "Ho parlato per
due ore con Andrea Agnelli un giorno - spiega Andrea
Lorentini - e speravamo che con lui si potesse fare
qualcosa. Poi l’anno scorso ci hanno proposto un
monologo teatrale sulla vicenda, con un testo riveduto
dalla società dove Platini piange sotto il settore Z
dopo aver segnato il rigore decisivo. Per noi è finita
lì". Il pubblico, molto interessato, tant’è che al
termine della serata Caremani e Lorentini si sono dovuti
fermare per quasi un’ora a rispondere alle molte
curiosità, ha partecipato al dibattito sollevando alcune
questioni interessanti. Particolarmente importante è
stata anche la testimonianza di un tifoso che nel 1985
si trovava a Bruxelles ma, per sua fortuna, non nel
settore Z ma nella curva del tifo organizzato juventino.
Se ora le finali organizzate dalla Uefa sono eventi da
sogno lo si deve anche alla battaglia, fatta con
grandissima dignità, di Otello Lorentini. Non voleva
vendetta, voleva solo giustizia per il figlio che aveva
visto morire per una partita di calcio, e ha dato il suo
contributo per un calcio migliore.
D.F.
Fonte: Radar N.38
(Settimanale di Gorgonzola)
© 18 ottobre 2016
Fotografie: Exlibris
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Presentazione di un
libro-inchiesta
"Heysel Le verità di
una strage annunciata"
di Ivan Cuconato
Il 26 maggio scorso
si è tenuta, presso la Sala Giunta di Piazza Europa,
un'interessante serata cultural-sportiva organizzata
dalla Bradipolibri in collaborazione con l’Assessorato
allo Sport del Comune di Caselle Torinese. L'editore
torinese Luca Turolla ha portato nella nostra cittadina
lo scrittore aretino, e giornalista sportivo, Francesco
Caremani, autore del libro-inchiesta "Heysel Le verità
di una strage annunciata", nell'occasione del
trentennale di quella maledetta serata, 29 maggio 1985,
che da festa dello sport e potenziale gioia per il
popolo bianconero si trasformò in un girone dantesco.
L'impegno e la passione dell'autore avrebbero meritato
un pubblico numericamente più degno, mentre i presenti
erano solo una decina: peccato. I casellesi hanno perso
un'occasione. Ad aprire l'appuntamento l'assessore allo
Sport Angela Grimaldi "Quella serata mi colpì molto e mi
è rimasta impressa nella mente. Ero una ragazzina e la
mia famiglia si era riunita per assistere ad un evento
sportivo gioioso che si è invece trasformata in
un'assurda tragedia". Dopodiché, la parola è passata
all'autore Francesco Caremani: "lo quella sera dovevo
essere a Bruxelles per assistere alla partita. Ero un
ragazzo, tifoso della Juventus, e sarei dovuto partire
in compagnia di amici di famiglia: dovetti rinunciare
alla finale perché persi una scommessa scolastica con
mio padre. Invece Giuseppina Conti, una mia concittadina
ed una ragazza anche lei, all'Heysel ci andò proprio per
premio e morirà avvolta nella bandiera juventina come
sudario. Questo libro quindi, oltre ad essere un lavoro
ovviamente professionale, per me è anche un lavoro
personale. Due furono le vittime aretine di quella
serata di lucida follia: l’altro ragazzo ucciso era
Roberto Lorentini medaglia d'argento al valor civile ed
un amico di famiglia. Quella sera all'Heysel non ci fu
sport: ben 39 persone persero la vita. Sono passati
trent'anni e si rischia di perdere la memoria di ciò che
successe in quella bolgia. Di quelle vittime, 32 erano
italiane: perché non si parla mai con i loro familiari,
prima che sia troppo tardi ? Forse la stiamo già
perdendo la memoria. Il calcio inglese è cambiato,
perché quello italiano no ? In realtà le cose nel Regno
Unito sono cambiate non proprio dopo I'Heysel ma dopo le
96 vittime di Hillsborough e che vide coinvolto ancora
il Liverpool ed i suoi tifosi. Le similitudini con la
tragedia di Bruxelles sono imbarazzanti. Ora Liverpool
ha il suo Memory Day, mentre a Torino perché non si può
commemorare l'Heysel o la tragedia di Superga con il
rispetto dovuto ?". Il giornalista passa quindi ad
analizzare le cause di quella tragedia: "I colpevoli di
quella strage sono molteplici. Partiamo con l’Uefa che
ha scelto uno stadio sbagliato, fatiscente, un cantiere
aperto. La disorganizzazione regnò sovrana: nel
famigerato Settore Z non ci dovevano essere tifosi
italiani invece i bagarini vendettero i biglietti a
famiglie italiane che si ritrovarono a stretto contatto
con gli hooligans inglesi ubriachi: a dividere i settori
cinque o sei poliziotti. I tifosi del Liverpool
trovarono nel cantiere dello stadio spranghe, bastoni,
pietre, mattoni. Fu un massacro. Molti morirono per
soffocamento o schiacciamento causato dal panico
generato dall'attacco. La polizia belga numericamente
insufficiente ed impreparata, i soccorsi lentissimi,
autopsie farsa. Al processo di 1° grado tutti assolti,
poi le condanne a, solo, 14 hooligans: una farsa. Otello
Lorentini, papà di Roberto, fondatore dell'associazione
dei familiari delle vittime, decide con i legali di
citare l’Uefa per responsabilità nell'accaduto: una
scommessa, rischiosissima, ma vinta. Allora l’Uefa non
era responsabile della sicurezza degli eventi che
organizzava: se i tifosi bianconeri potranno andare a
Berlino per assistere alla finale con il Barcellona con
i biglietti nominativi, lo devono alla tenacia di
Otello". Caremani chiude la serata con una critica alla
Juventus: "Nel trentennale della tragedia, i parenti, la
gente, i tifosi, si aspettavano qualcosa di più dalla
società".
Fonte:
Cose Nostre
(Mensile)
© 1 Luglio 2015
Fotografie:
Francesco Caremani
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Bradipolibri
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Quei 39 morti
dell’Heysel hanno ancora molto da dirci
di Alfio Quarello
Bollengo, sulla
tragedia della finale di Coppa campioni il libro bibbia
di Caremani. Dalle responsabilità della dirigenza
juventina alle zone d’ombra del settore Z.
BOLLENGO - Nel
trentennale della tragedia dell’Heysel, dove morirono 39
persone poco prima dell’inizio della finale di Coppa
campioni tra il Liverpool e la Juventus, alcune
istituzioni del Canavese, tra cui il Comune di Bollengo,
hanno ospitato in questi giorni Francesco Caremani,
scrittore e giornalista aretino, autore del libro
Heysel: una strage annunciata, edito da Bradipolibri.
Libro definito dall’associazione delle famiglie delle
vittime la bibbia dell’Heysel, per la minuziosa
ricostruzione di quanto accaduto in quella notte. La
vita di Caremani è legata a doppio filo a quel 29 maggio
1985 che non lo vide spettatore solo per un caso
fortuito. "Dovevo andare anch’io a Bruxelles insieme a
un amico, ma presi un brutto voto in latino e per
punizione i miei genitori mi fecero rimanere a casa".
Dall’opera di Caremani, un libro che non fa sconti a
nessuno e che l’autore consiglia di "non leggere prima
di andare a dormire", la dirigenza juventina dell’epoca
non ne esce molto bene. "La cosa che imputo maggiormente
alla società è di aver ostentato troppo quella Coppa e
di non essere stata presente a fianco dei familiari
delle vittime durante gli anni del processo". Processo
dove venne fatta una giustizia sommaria. Gli hooligans
la fecero franca così come il Belgio che non poteva
condannare le proprie istituzioni (pagò solo il capo
della polizia) mentre fu condannata la Uefa. In verità,
una zona d’ombra nel libro è rimasta e riguarda i
biglietti del settore Z, quello incriminato. Vista la
divisione dello stadio che, parole di Caremani "oggi non
sarebbe omologato neanche per partite di Terza
categoria", quel settore era destinato a un pubblico
neutrale. E allora perché quei biglietti sono finiti ai
sostenitori della Juventus ? Bagarinaggio ? Molto
probabile. Ma quella partita si doveva proprio giocare
dopo quello che era successo ? "A posteriori - dice
ancora Caremani - va affermato che far giocare la
partita fu necessario per ragioni di sicurezza, e che
una volta in campo, le due squadre giocarono per
davvero, con il Liverpool che, se avesse vinto, avrebbe
tranquillamente festeggiato. D’altra parte è ormai
assodato, dalle parole di Tacconi e Rossi, che i
giocatori della Juventus fossero al corrente della
tragedia prima di scendere in campo". Oggi, vista la
violenza negli stadi, si può presumere che l’Heysel non
abbia insegnato niente. "A ben guardare è così ma io
continuo ad avere un minimo di speranza che quei 39
morti possano ancora insegnarci molto".
Fonte:
Lasentinella.gelocal.it
© 8 giugno 2015
Fotografie: Francesco Caremani
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30 ANNI FA LA TRAGEDIA
DELL' HEYSEL
A Rivarolo e Caselle
in tanti ricordano il 29 maggio
Caremani: "Teniamo
viva la memoria di quei 39 angeli di Bruxelles"
di Bruno Bili
Rivarolo e Caselle
hanno ospitato lunedì e martedì scorso i ricordi della
tragedia dell’Heysel, la sera del 29 maggio 1985 in cui
39 tifosi (32 italiani, di cui tre interisti, 4 belgi,
due francesi e un nord irlandese) persero la vita prima
dell’incontro di finale di Coppa dei Campioni di calcio
tra la Juventus e il Liverpool.
Lunedì sera presso
il municipio di Rivarolo si sono ritrovate una trentina
di persone interessate all'argomento, e dopo una breve
introduzione da parte del sindaco Alberto Rostagno,
Francesco Caremani, autore del libro "Heysel. Le verità
di una strage annunciata", ha tenuto la sua relazione.
Al termine c'è stata subito una pronta verifica di
quanto esposto in maniera semplice e chiara: Alberto
Cappella di Castellamonte, che all’epoca era un ragazzo
di 17 anni, anche lui era quella sera nel maledetto
Settore Z salvato dalla prontezza di riflessi del padre,
che dopo la prima carica degli hooligans inglesi
prendeva per braccio il figlio e lo trascinava verso
l’unica porta che dava verso l'esterno, quel budello di
80 cm dal quale tutti erano entrati a fatica dopo molti
controlli, e attraverso cui in pochi erano riusciti a
guadagnare la fuga poi, nella calca e nella ressa dopo
le ondate delle cariche. Una sorta di "reduce" Alberto,
che ha confermato quanto quella sera molto sia stato
mosso dal caso, ma che molto si sarebbe dovuto fare in
fase di prevenzione. Da parte dell’Uefa ad esempio, che
fino ad allora non era responsabile di ciò che succedeva
negli eventi da essa organizzati e che solo dopo la
sentenza emessa nei suoi confronti ha iniziato a pensare
diversamente sulle grandi manifestazioni allestite. Da
parte della polizia locale, presente con poche centinaia
di unità allo stadio, la maggior parte all’esterno,
mentre tra gli inglesi e le famiglie ospitate dal
"Settore Z" ce n'erano solo 5, per presidiare una rete
da pollaio subito divelta. Martedì mattina, un gruppo di
studenti dell'Istituto tecnico di Rivarolo ha
partecipato all'incontro con Francesco Caremani presso
il salone comunale di via Montenero, incontro voluto
dall'amministrazione con in testa la giovanissima
assessore allo Sport, Costanza Conta Canova, che ha già
lanciato l’appuntamento con la nuova iniziativa a cui il
Comune ha aderito sempre sullo stesso argomento, i
"Settanta angeli in un unico cielo" dal 5 al 7 giugno
dove sono unite Heysel e Superga, tragedie sorelle,
presso la Villa Vallero in corso Indipendenza 68 a
Rivarolo (inaugurazione alle 20,45 di venerdì 5), per
iniziativa della Saladellamemoriaheysel.it di Domenico
Laudadio e del Museo dei Grande Torino e della Leggenda
Granata di Domenico Beccaria. Alla serata di Caselle,
incontro voluto fortemente martedì sera anche in questo
caso da un assessore allo sport donna, Angela Grimaldi,
altri interessanti spunti di riflessione da pubblico e
giornalisti presenti in sala, che hanno sottolineato
quanto poco bastasse per evitare una strage annunciata,
ma che poi specialmente per noi in Italia, non è servita
a cambiare molto i nostri atteggiamenti, visto il derby
di Roma di lunedì.
Fonte:
Il Risveglio
© 29 maggio 2015
(Testo
© Fotografia)
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30 ANNI FA LA
TRAGEDIA DELL'HEYSEL30 ANNI FA LA TRAGEDIA DELL'HEYSEL
Lunedì 25 e martedì
26 incontri col giornalista Francesco Caremani
A Rivarolo e Caselle
si ricorda uno dei
momenti più tragici del calcio, il 29
maggio
di Bruno Bili
Trent’anni sono
passati da quel mercoledì 29 maggio 1985, serata nella
quale lo stadio Heysel di Bruxelles ospitava la finale
di Coppa del Campioni di calcio Va Liverpool e Juventus.
Una serata finita malissimo, non solo per le 39 vittime
di un'assurda guerriglia innescata dai tifosi ubriachi
inglesi che inscenavano una carica su inermi spettatori
italiani, distruggendo la fragile barriera che li
divideva, una rete metallica da recinzione. L’improvvisa
ritirata della folla verso il muro di cinta degli spalti
causava il crollo, fatale ad un altro gruppo di
spettatori, cosi tutto il settore Z dello stadio,
adibito inizialmente al neutro pubblico belga di casa,
ma riempito all'ultimo momento con i biglietti invenduti
ritornati da più parti e riciclati senza molte
attenzioni (con aumenti da 9.600 lire fino anche a
70-80mila) nonostante la vicinanza con il settore degli
hooligans anche ai tifosi italiani, diventava in un
attimo una sorta di campo di battaglia. Le autorità
locali non avevano predisposto alcun piano di
prevenzione per quel settore, i bianconeri organizzati
erano dall'altra parte dello stadio, erano completamente
impreparati e non capirono per tempo cosa stava
succedendo (la centrale operativa era in città, non allo
stadio), respingendo persino con le botte chi cercava
scampo scendendo in campo per farsi medicare. Man mano
però che le cose prendevano la loro vera fisionomia, si
capiva che la priorità assoluta era far giocare la
partita per evitare altri incidenti e non fare esaltare
ulteriormente gli animi. Così fu, e in un clima surreale
per una partita di calcio di quelle dimensioni, una
finale europea, Scirea lesse un comunicato al microfono
dello stadio per invitare alla calma e al tifo
tranquillo i suoi. Si giocò e la Juve vinse, con un
rigore fischiato nonostante il fallo su Boniek lanciato
a rete fosse avvenuto ben fuori dell'area. Rete di
Platini e alla fine ci fu anche il giro del campo dei
giocatori con la coppa sollevata al cielo, e mostrata
con enfasi anche il giorno dopo scendendo dall'aereo a
Caselle. Tutto questo fece indignare molti, la coppa
insanguinata secondo una fetta dell'opinione pubblica
doveva essere riconsegnata all' Uefa, altra parte
colpevole della pessima gestione dell'evento. I
famigliari delle vittime si costituirono in associazione
e faticosamente con lunghe battaglie ottennero il
riconoscimento dei fatti e i risarcimenti, superando le
ostilità dei belgi che volevano scaricare le colpe sui
nostri e degli inglesi che avevano mandato il meglio del
Foro londinese a cercare di far ricadere la colpa degli
attacchi hooligans sugli inermi italiani. Poco sensibile
la dirigenza juventina di allora, Boniperti in testa,
che chiese anche che tre anni di interdizione al
Liverpool dalle coppe, oltre i 5 anni di stop per le
squadre inglesi inflitti dall'Uefa, erano troppo. Su
tutto questo e soprattutto sulle 39 vittime di quella
sera, 7 i non italiani, non deve mai calare il silenzio.
Rivarolo e Caselle sono inserite in un ampio programma
che vede il giornalista aretino Francesco Caremani,
autore del libro "Le verità sull'Heysel", ricordare i
trent'anni di una "strage annunciata". A Rivarolo,
lunedì 25 alle 20,45 in sala Consiliare nel municipio in
via Ivrea 60 incontro col pubblico, martedì 26 alle 10
incontro con gli studenti del liceo dell'Istituto
Santissima Annunziata presso il salone comunale di via
Montenero 12. A Caselle incontro con il pubblico presso
la sala della Giunta di Palazzo Civico in piazza Europa
martedì 26 alle 20,45.
Fonte:
Il Risveglio
© 21 maggio 2015
(Testo
© Fotografia)
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Francesco Caremani
presenta:
"Heysel, le verità
di una strage annunciata"
di Massimo Righi
Il giornalista
Francesco Caremani, sarà a Bologna giovedì e venerdì
26-27 marzo, per presentare il suo libro "Heysel, le
verità di una strage annunciata", sui fatti accaduti a
Bruxelles il 29 maggio 1985.
La strage
dell’Heysel di cui proprio quest’anno ricorre il
trentennale, rappresenta una delle pagine più nere della
storia del calcio e dello sport. Per non dimenticare ma
anzi rilanciare e tenere viva la memoria dei fatti,
battendosi e raccontando la verità, si è ricostituita
l’Associazione Familiari delle vittime dell’Heysel,
grazie all’impegno dei parenti delle vittime, fra cui il
presidente Andrea Lorentini che ha perso il papà in quel
29 maggio 1985, prima della finale di Coppa dei Campioni
fra Liverpool e Juventus. Ma Andrea e i membri
dell’Associazione non sono soli nel cercare di far
giustizia riguardo a quella tragedia in cui persero la
vita 39 persone, ma ci sono tanti altri che ricercano la
verità sugli eventi accaduti all’Heysel, fra i quali
Francesco Caremani giornalista professionista free
lance, che collabora con importanti testate italiane e
straniere. Scrittore e tifoso juventino, Caremani è già
noto al pubblico per il suo impegno riguardo la ricerca
della verità sulla triste vicenda dell’Heysel che ancora
oggi richiede chiarezza. Domani, giovedì 26 marzo 2015,
Francesco Caremani sarà presente alla Polisportiva Antal
Pallavicini, insieme con Roberto Beccantini e Matteo
Marani, per presentare il suo libro: "Heysel, le verità
di una strage annunciata", a partire dalle 20.45. Il
giorno dopo, venerdì 27 marzo, Caremani sarà invece al
Liceo Augusto Righi a partire dalle ore 11 per parlare
della sua pubblicazione, assieme al presidente dello
Juventus Club Bologna "Gaetano Scirea", Franco Febbo.
Sono due appuntamenti interessanti per chi ama il calcio
a prescindere dalla fede e per chi ha vissuto quel
giorno da semplice spettatore davanti alla tv o da
tifoso: un ulteriore modo per tenere viva la memoria del
29 maggio 1985, grazie all’impegno di Francesco e di
tutti coloro che non hanno mai smesso di cercare e
documentare quanto successo all’Heysel ormai 30 anni fa.
"Heysel, le verità di una strage annunciata" - Il 29
maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, prima della
finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool, nel
settore Z, muoiono 39 tifosi bianconeri, schiacciati e
soffocati dalla calca, sotto la furia degli hooligans
inglesi, con la connivenza delle autorità e della
polizia belghe, incapaci di prevedere e d’intervenire.
Una tragedia annunciata che si abbatte con drammaticità
sul calcio come sport e sulle coscienze di tutti noi
come uomini prima che come sportivi. Una ferita aperta e
mai rimarginata, perché non si può e non si deve morire
di calcio. Tutti hanno raccontato quello che è successo
prima di Juventus-Liverpool, molti hanno raccontato il
durante e il dopo, anche il proprio, ma nessuno s’è mai
veramente addentrato nelle scomode verità. Gli effetti
personali rubati, l’arroganza delle autorità, la lunga,
faticosa e snobbata battaglia legale portata avanti
dall’Associazione delle vittime, che fu presieduta da
Otello Lorentini prima del nipote Andrea, che in Belgio
hanno perso il padre-figlio Roberto. Questo libro è un
atto dovuto alla memoria e alla dignità di 39 persone
che hanno perso la vita per assistere a una partita.
Fonte:
Ilpallonegonfiato.com
© 25 marzo 2015
Fotografie:
Bradipolibri
© Francesco Caremani
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Tanta emozione
ricordando l’Heysel
di Benedetta
Montagnoli
Pubblico numeroso ad
ascoltare lo scrittore Caremani, Pizzul e Vignola.
MANTOVA - Le verità
di una strage annunciata. L’autore del libro, Francesco
Caremani, ci tiene al plurale "perché ci sono tante
piccole verità che riguardano la gestione del prima e
del dopo la partita". Sala degli Stemmi gremita ieri
sera e momenti da brividi durante il ricordo narrato e
la visione dei filmati della strage dell’Heysel del 29
maggio 1985 a Bruxelles. Una tragedia che si tende a
dimenticare e che si riannoda col presente relativamente
agli stadi non all’altezza della situazione e della
cultura sportiva poco presente nel nostro paese.
L’autore aretino non era all’Heysel, ma vi morì un amico
di famiglia e la vicenda l’ha segnato profondamente. Il
popolare telecronista Bruno Pizzul e l’ex calciatore
Beniamino Vignola parlano di una preparazione alla
partita inadeguata e di un’atmosfera che già al
pomeriggio lasciava presagire qualcosa di brutto. Alla
serata presenti personalità del calcio dilettantistico
mantovano, come i delegati Figc Rasori e Bertazzoni.
L’assessore Tonghini ha portato il suo saluto.
Fonte:
Gazzettadimantova.it © 5 febbraio 2013
(Testo
© Fotografie)
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Francesco Caremani
ricorda a Bruxelles la tragedia dell'Heysel
"HEYSEL, le verità
di una strage annunciata", il libro scritto da Francesco
Caremani (Bradipolibri editore), con la voce narrante di
Otello Lorentini, la prefazione di Walter Veltroni e
l’introduzione di Roberto Beccantini, è stato presentato
a Bruxelles, martedì 9 ottobre, presso l’Espace Banca
Monte Paschi Belgio, in Avenue d’Auderghem. Davanti a un
centinaio di spettatori, alle autorità belghe e
italiane, insieme con l’autore erano presenti l’On.
Gianni Pittella, membro della Commissione cultura e
istruzione presso il Parlamento europeo, Carolina Morace,
opinionista e grande ex del calcio femminile italiano, e
l’avvocato italo-belga Daniel Vedovatto, già legale
dell’Associazione dei familiari delle vittime di
Bruxelles; ha moderato l’incontro Enrico Tibuzzi,
responsabile ANSA ufficio di Bruxelles. Ospite d’onore
Antonio Tajani, vice presidente della Commissione
europea. Il 29 maggio sono passati 27 anni dalla strage
dell’Heysel, dove morirono 39 persone, di cui 32
italiani, prima di assistere alla finale di Coppa dei
Campioni Juventus-Liverpool. Il libro, presentato per la
prima volta in Belgio, è stato quindi l’occasione per
ricordare ciò che è accaduto e anche per parlare di
sicurezza nello sport e relativa legislazione, in Italia
e in Europa. Dimostrazione anche di quanta strada è
stata fatta dalla pubblicazione di "HEYSEL, le verità di
una strage annunciata", attraverso un percorso di
memoria, troppo spesso bistrattata, e dignità dei
familiari delle vittime, che grazie a Otello Lorentini e
all’avvocato Daniel Vedovatto hanno ottenuto giustizia
facendo condannare l’Uefa, in un processo lungo,
estenuante e anch’esso dimenticato troppo presto e
troppo in fretta. Una condanna che ha fatto
giurisprudenza, poiché da quel momento il massimo
organismo di calcio europeo è diventato responsabile
delle manifestazioni che organizza.
Fonte:
Sporteconomy.it © 12 ottobre 2012
Fotografia: Francesco Caremani
©
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Assurdo Heysel: 39
morti per una partita di pallone
di Massimiliano
Morelli
Ci sono storie che
un giornalista mai e poi mai vorrebbe raccontare. Ma ci
sono storie, le stesse, che devono essere raccontate.
Siamo schietti, spieghiamo subito che in questo caso,
diventa ancor più difficile l’impresa per il cronista in
questione, perché l’autore del libro Heysel, le verità
di una strage annunciata (Bradipolibri, 15,00 euro, pp.
248), è un giornalista sportivo. Dunque tutto avrebbe
immaginato, tranne che un giorno si sarebbe trovato a
descrivere una finale di coppa dei campioni che si
trasformò in massacro. Francesco Caremani, aretino,
classe 1969, s’è servito della voce narrante di Otello
Lorentini, della prefazione di Walter Veltroni e
dell’introduzione di Roberto Beccantini per descrivere
uno dei giorni più tristi del football, la partita
Juventus - Liverpool datata 29 maggio 1985. Ecco, sono
trascorsi 27 anni dalla strage dello stadio belga dove
morirono 39 persone. Trentadue erano tifosi italiani. Il
libro in questione sarà presentato a Bruxelles, martedì
9 ottobre. Davanti agli invitati, alle autorità belghe e
italiane, insieme con l’autore saranno presenti Antonio
Tajani, vice presidente della Commissione europea;
Gianni Pittella, membro della Commissione cultura e
istruzione presso il Parlamento europeo e Carolina
Morace, opinionista e grande ex del calcio femminile
italiano; e con loro l’avvocato italo-belga Daniel
Vedovatto, già legale dell’Associazione dei familiari
delle vittime di Bruxelles. Il libro, presentato per la
prima volta in Belgio, si trasforma in una occasione
utile per ricordare ciò che è accaduto; e permetterà
anche di parlare nel merito della sicurezza nello sport
e delle relative legislazioni, in Italia e in Europa.
Una vera e propria dimostrazione anche di quanta strada
è stata fatta grazie alla pubblicazione del libro,
realizzato attraverso un percorso di memoria, troppo
spesso bistrattata, e di dignità dei familiari delle
vittime, che grazie a Lorentini e Vedovatto hanno
ottenuto giustizia facendo condannare l’Uefa, in un
processo lungo, estenuante e anch’esso dimenticato
troppo presto e in fretta. Una condanna che ha fatto
giurisprudenza, poiché da quel momento il massimo
organismo di calcio europeo è diventato responsabile
delle manifestazioni che organizza.
Fonte:
Ilpuntonto.com © 9 Ottobre 2012
Fotografia:
Radar © 18 ottobre 2016
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Libri - Sarà
presentato a Bruxelles
"HEYSEL, le verità di una strage
annunciata"
"HEYSEL, le verità
di una strage annunciata", il libro scritto da Francesco
Caremani (Bradipolibri editore), con la voce narrante di
Otello Lorentini, la prefazione di Walter Veltroni e
l’introduzione di Roberto Beccantini, sarà presentato a
Bruxelles, martedì 9 ottobre. Davanti agli invitati,
alle autorità belghe e italiane, insieme con l’autore
saranno presenti l’On. Gianni Pittella, membro della
Commissione cultura e istruzione presso il Parlamento
europeo, Carolina Morace, opinionista e grande ex del
calcio femminile italiano, e l’avvocato italo belga
Daniel Vedovatto, già legale dell’Associazione dei
familiari delle vittime di Bruxelles; modera l’incontro
Enrico Tibuzzi, responsabile ANSA ufficio di Bruxelles.
Ospite d’onore sarà Antonio Tajani, vice presidente
della Commissione europea. Il 29 maggio sono passati 27
anni dalla strage dell’Heysel, dove morirono 39 persone,
di cui 32 italiani, prima di assistere alla finale di
Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool. Il libro,
presentato per la prima volta in Belgio, è quindi
l’occasione per ricordare ciò che è accaduto e anche per
parlare di sicurezza nello sport e relativa
legislazione, in Italia e in Europa. Dimostrazione anche
di quanta strada è stata fatta dalla pubblicazione di
"HEYSEL, le verità di una strage annunciata", attraverso
un percorso di memoria, troppo spesso bistrattata, e
dignità dei familiari delle vittime, che grazie a Otello
Lorentini e all’avvocato Daniel Vedovatto hanno ottenuto
giustizia facendo condannare l’Uefa, in un processo
lungo, estenuante e anch’esso dimenticato troppo presto
e troppo in fretta. Una condanna che ha fatto
giurisprudenza, poiché da quel momento il massimo
organismo di calcio europeo è diventato responsabile
delle manifestazioni che organizza. L’appuntamento è per
martedì 9 ottobre 2012, ore 18.30, all’Espace Banca
Monte Paschi Belgio, Avenue d’Auderghem 22/28, B-1040
Bruxelles; seguirà un ricevimento ...
(NdR: omissis Mail
Banca)
Fonte:
Sporteconomy.it © 21 settembre 2012
Fotografia: Francesco
Caremani
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Caremani: "Heysel
tragedia immensa da non dimenticare mai"
Ospite in radio di
"Tutti pazzi per la Juve" è questa volta Francesco
Caremani, autore del libro edito da Bradipolibri
"HEYSEL, le verità di una strage annunciata". Caro
Francesco, benvenuto su RADIO POWER STATION. Tu sei
l'autore del libro "Heysel, la verità di una strage
annunciata". "Sì, in verità può sembrare un titolo
presuntuoso, ma sono tante piccole verità messe insieme
che raccontano quella immane tragedia" Francesco, facci
un sunto del libro. "Sinteticamente: come ho scritto,
l'incapacità delle autorità del Belgio e dell'UEFA di
organizzare una finale di Coppa dei Campioni, non ci
dimentichiamo che in quel momento Juventus e Liverpool
erano le squadre più forti del mondo. Poche finali
infatti sono paragonabili a quella, era stata definita
infatti la finale del secolo. Tutto questo però era
stato organizzato in uno stadio assolutamente
inadeguato, oltretutto in ristrutturazione, infatti gli
inglesi hanno potuto trovare diversi calcinacci di ogni
tipo. Oltretutto loro non erano nemmeno stati perquisiti
all'ingresso dello stadio, cosa che invece è avvenuta
per i tifosi italiani. Quel settore poi doveva essere
neutro, ma in qualche modo dei biglietti erano arrivati
in Italia, in circostanze ancora oggi misteriose. Io ero
andato col gruppo di Arezzo
(NdR: Francesco Caremani
non è stato all’Heysel, si tratta di una trascrizione o
interpretazione errata dell’autore dell’articolo
nell’intervista) che insieme a quello di Bassano del
Grappa e Cagliari è stato l'unico ad avere dei morti.
Uno di questi ha ricevuto poi la medaglia d'argento al
valor civile per essere morto tentando di salvare un
connazionale". C'è ci dice malignamente che gliel'hanno
data d'argento e non d'oro per non pagare la pensione
alla famiglia... "Guarda, io ho scritto il libro a
quattro mani con Lorentini, che ha un significato molto
profondo per me, è una cosa che da un grande valore al
libro. Infatti Lorentini è stato il presidente
dell'associazione delle famiglie dei caduti dell'Heysel,
ed è l'unico che ha seguito direttamente i processi,
riferendo poi agli altri. E proprio lui mi ha confermato
che qualcuno molto discretamente gli aveva detto che la
medaglia era stata data d'argento e non d'oro proprio
per questo. Le famiglie infatti non hanno mai chiesto
nulla, sono state lasciate da sole, e questo libro spero
serva non a consolarle, ma a rafforzarne la memoria. Il
mio libro è diverso da tutti gli altri che sono usciti
sull'argomento: oltre a raccontare l'evento, racconta
anche il dopo, perché infatti è il dopo che secondo me
ha creato questo vuoto durato quasi 20 anni. Infatti è
solo dopo 20 anni che qui ad Arezzo siamo riusciti a far
intitolare due piazze ai caduti, a far tenere
un'amichevole in loro memoria tra le primavere di
Juventus e Liverpool, e a far erigere una lapide". Non
so se c'eri lo scorso Maggio alla giornata della memoria
a Torino. "No, non c'ero, ma grazie ai racconti che mi
sono stati fatti e ai video che ho potuto vedere, ho
capito che è stata una giornata incentrata molto sulla
memoria e non sull'orgoglio Juventino, e di questo vi
ringrazio. Non sarà mai troppo quello che faremo per
ricordare 39 angeli innocenti".
Fonte:
Juvenews.net
© 29 Novembre 2010
Fotografie: La Gazzetta
dello Sport
© Bradipolibri
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Heysel, con Veltroni e
Caremani
Presso la Sala delle
Feste del Consiglio regionale della Toscana, in Via
Cavour 18 a Firenze, Walter Veltroni e Francesco
Caremani presentano i loro libri: "Quando cade
l’acrobata, entrano i clown" e "HEYSEL le verità di una
strage annunciata", 25 anni dopo la strage di Bruxelles,
prima della finale di Coppa dei Campioni
Juventus-Liverpool. Sarà presente Andrea Lorentini,
giornalista e figlio di Roberto, vittima della curva Z e
medaglia d’argento al valor civile, per essere morto
mentre tentava di salvare un connazionale. Coordinerà il
Consigliere regionale Enzo Brogi. Il 29 maggio 1985 allo
stadio Heysel di Bruxelles, prima della finale di Coppa
dei Campioni Juventus-Liverpool, sono morte 39 persone.
Muoiono nel settore Z, schiacciate e soffocate dalla
calca, sotto i colpi degli hooligans inglesi instupiditi
dall’alcool, con la connivenza decisiva delle autorità
belghe, della polizia locale e dell’Uefa, incapaci di
prevedere e d’intervenire. Una tragedia annunciata che
si è abbattuta con disperante drammaticità sul calcio
come sport e sulle coscienze di tutti noi come uomini
prim’ancora che come sportivi. Una ferita aperta e mai
rimarginata, perché non si può e non si deve morire di
calcio. Quattro le vittime toscane: Bruno Balli di
Prato, Giuseppina Conti di Arezzo, Giancarlo Gonnelli di
Ponsacco e Roberto Lorentini di Arezzo. Da quei
drammatici ricordi sono nati due libri, quello di
Francesco Caremani, giornalista aretino, che ha
ripercorso la cronaca del durante e, soprattutto, del
dopo Heysel, e l’altro dell’Onorevole Walter Veltroni,
scritto come monologo teatrale, in onore alla memoria
delle 39 vittime. Per ricordare ciò che l’ambiente
calcio ha cercato troppo spesso e troppo in fretta di
dimenticare.
Fonte:
Magazine.enzobrogi.it © 31 Maggio 2010
Fotografie:
Francesco Caremani ©
Bradipolibri ©
GETTY IMAGES
© (Not
for Commercial Use)
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