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"Sala
delle Colonne"
Palazzo di Città
Torino
31.05.2014 |
29° Anniversario Strage
Stadio Heysel Bruxelles |
Giornata
della Memoria per le Vittime dell'Heysel
e di
Otello Lorentini |
Patrocinata dall'Amministrazione
Comunale della Città di Torino |
A Cura dell'Associazione
Culturale Quelli di... Via Filadelfia |
Con la Partecipazione
della Juventus Football Club
Darwin Pastorin |
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Dal Lužniki
all'Heysel, la memoria non ha colori
di Mikhail Sheremetov e Riccardo
Pessarossi
Il 29 maggio del 1985 allo stadio Heysel di
Bruxelles prima della finale di Coppa Campioni
tra Liverpool e Juventus morirono trentanove
persone, schiacciate dalle cariche degli
hooligans inglesi nel settore Z. A 29 anni di
distanza da quella tragica notte, il Comune di
Torino ha istituito la Giornata della Memoria e
della Condanna di ogni forma di violenza in
ambito sportivo. Il tempo passa e cambiano le
generazioni, ma il valore della memoria è la
fiamma che lascia accesa la speranza - talvolta
vana - che simili fatti di cronaca non si
ripetano più e con essi gli spiacevoli episodi
di dileggio delle vittime, tuttora perpetrati
sui gradoni di molti stadi in nome della diversa
appartenenza calcistica. Questo è stato il
messaggio al centro della cerimonia di
commemorazione delle vittime della tragedia
dell'Heysel, organizzata dal gruppo "Via
Filadelfia 88" col patrocinio del Comune di
Torino "Capitale Europea dello Sport 2015" con
la partecipazione di parenti delle vittime,
tifosi e addetti ai lavori presenti a Bruxelles,
e - fatto tanto apprezzato, quanto in
controtendenza col passato - di una delegazione
ufficiale della società Juventus F.C. guidata
dal direttore generale Giuseppe Marotta, che ha
ricordato quanto quel 29 maggio 1985 lo abbia
riguardato molto da vicino: "Quel giorno un mio
amico fraterno, Giancarlo Bruschera, si recò a
Bruxelles per vedere la finale. Dovevo essere
con lui, ma poi non potei andare, al che anche
lui stava per rinunciare. In qualche modo lo
spinsi ad andare, perché la finale era una
partita unica, una festa. Invece è successo quel
che è successo. Oggi, a distanza di 29 anni da
quella notte il valore della memoria si unisce
ad un messaggio da trasmettere: nel gioco del
calcio devono sempre prevalere i valori umani,
lo sport deve restare un'occasione di confronto
sociale. Il 29 maggio del 1985 trentanove angeli
si sono recati a Bruxelles per voler vedere
vincere la propria squadra ed hanno perso la
cosa più importante che avevano: la vita. Non
c’è altro da aggiungere, se non il dovere di
fare profonde riflessioni". Riflessioni che
rimangono tante e aperte, ancora a distanza di
tanto tempo. L' UEFA scelse uno stadio in
condizioni fatiscenti per ospitare una finale
fra due squadre come Liverpool e Juventus, con
un seguito di tifo molto caldo, per di più solo
a un anno di distanza dalla finale di Roma del
1984, quando nella Capitale ci furono già
ripetuti scontri tra Inglesi ed italiani. I
primi assetati di vendetta e ubriachi dalla
mattina di quel 29 maggio 1985 sfogarono la loro
violenza caricando a ripetizione i tifosi
juventini che occupavano il settore Z. La
partita si giocò lo stesso, con i corpi delle
vittime accatastati nell'antistadio, all'insegna
del "the show must go on" e per imposizione
della stessa UEFA e del sindaco della capitale
belga.
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Può sembrare strano,
ma solo nel 2005 una sentenza europea ha
riconosciuto l'UEFA responsabile degli eventi
organizzati sotto la sua egida. Tutto questo al
termine di una lunga causa intentata da Otello
Lorentini, fondatore dell'associazione dei
parenti delle vittime dell'Heysel, che in quella
serata perse il proprio figlio, medico, che
riuscì a mettersi in salvo, ma morì travolto da
una seconda carica mentre era tornato ad aiutare
altri feriti. La sua è stata una battaglia
condotta per anni da solo e conclusa con una
vittoria legale che ha fatto giurisprudenza ed
ha mosso alcune coscienze, comprese quelle della
società Juventus. Solo allora, vent'anni dopo,
nel cortile della sede del sodalizio bianconero
venne posta una stele in memoria di quei tifosi
morti per seguire la propria squadra del cuore.
I 39 di Bruxelles (di cui 32 italiani, 4
francesi, 2 belgi ed un irlandese) purtroppo non
furono gli unici pagare con il prezzo più alto
la loro passione per il calcio. In quegli anni
'80 dove tutto era così diverso da oggi, anche
l'allora Unione Sovietica ebbe il suo "Heysel".
Il 20 ottobre del 1982 al termine dell'incontro
Spartak Mosca-Harlem di Coppa Uefa, giocato
sotto la neve, la polizia lasciò aperta solo
un'uscita per far defluire i 16 mila tifosi
presenti. A cinque minuti dalla fine della
partita la scala era già stracolma, quando il
campo lo Spartak segnò il secondo gol. La spinta
di chi voleva rientrare per vederlo si scontrò
contro il muro umano di persone intente a
(provare) ad uscire. La scala non resse e
calpestati dalla calca persero la vita 66 tifosi
moscoviti. Come tre anni dopo all'Heysel, tra di
loro non c'erano solo uomini, ma anche
giovanissimi e donne. Sia a Mosca, sia a
Bruxelles, le notizie circolavano con difficoltà
e solo nei giorni successivi emerse la reale
portata delle tragedie. C'era chi credeva i
propri cari morti, prima di una provvidenziale
telefonata, come ricorda un tifoso bianconero
presente all'Heysel: "All'epoca non c'erano gli
smartphone e per trovare un telefono, andai in
un bar vicino allo stadio nell'intervallo. La
barista belga non voleva farmi telefonare perché
ce l'aveva con noi italiani, pensava, con un
atteggiamento razzista, che fossimo noi i
colpevoli di tutto ma riuscii lo stesso ad
avvertire i miei, a sentire le urla di mia
madre". Oggi, a distanza di trent'anni, si è
fatta luce su quei tragici eventi ed il valore
della memoria beneficia di un rinnovato, seppur
tardivo, vigore.
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A Mosca ogni anno, il
20 di ottobre un torneo fra le vecchie glorie
dello Spartak e i tifosi di oggi, con presenze
anche straniere, onora il ricordo di chi non c'è
più. Il 20 ottobre del 1982 al termine
dell'incontro Spartak Mosca-Harlem di Coppa Uefa,
giocato sotto la neve, la polizia lasciò aperta
solo un'uscita per far defluire i 16 mila tifosi
presenti. A cinque minuti dalla fine della
partita la scala era già stracolma, quando il
campo lo Spartak segnò il secondo gol. La spinta
di chi voleva rientrare per vederlo si scontrò
contro il muro umano di persone intente a
(provare) ad uscire. La scala non resse e
calpestati dalla calca persero la vita 66 tifosi
moscoviti. Come tre anni dopo all'Heysel, tra di
loro non c'erano solo uomini, ma anche
giovanissimi e donne. Sia a Mosca, sia a
Bruxelles, le notizie circolavano con difficoltà
e solo nei giorni successivi emerse la reale
portata delle tragedie. C'era chi credeva i
propri cari morti, prima di una provvidenziale
telefonata, come ricorda un tifoso bianconero
presente all'Heysel: "All'epoca non c'erano gli
smartphone e per trovare un telefono, andai in
un bar vicino allo stadio nell'intervallo. La
barista belga non voleva farmi telefonare perché
ce l'aveva con noi italiani, pensava, con un
atteggiamento razzista, che fossimo noi i
colpevoli di tutto ma riuscii lo stesso ad
avvertire i miei, a sentire le urla di mia
madre". Oggi, a distanza di trent'anni, si è
fatta luce su quei tragici eventi ed il valore
della memoria beneficia di un rinnovato, seppur
tardivo, vigore. A Mosca ogni anno, il 20 di
ottobre un torneo fra le vecchie glorie dello
Spartak e i tifosi di oggi, con presenze anche
straniere, onora il ricordo di chi non c'è più.
Lo stesso viene fatto il primo weekend di giugno
a Reggio Emilia, città sede dell'Associazione
delle Vittime dell'Heysel
(NdR: l’associazione
fu sciolta da Otello Lorentini alla fine del
processo nel 1992. E’ invece la sede del "Comitato Per Non Dimenticare Heysel"), mentre a Torino nel
nuovo Juventus Stadium, una sala della Memoria è
dedicata ai 39 caduti di Bruxelles
(NdR: c’è una
stele in memoria con i nomi delle vittime nel
museo della Juventus). Nel 2015, a trent'anni
dall'Heysel, il capoluogo piemontese sarà
Capitale Europea dello Sport, e la Giornata
della Memoria contro ogni violenza nell'ambito
sportivo, appena istituita, spera di acquisire
un respiro internazionale, come spiega Beppe Franzo, promotore della giornata insieme al
gruppo "Via Filadelfia 88": "La partecipazione a
questa giornata e l'interesse mostrato anche
dalla Russia testimoniano che il ricordo della
tragedia dell'Heysel è più che mai sentito.
Conosco i fatti dello stadio Lužniki e sarebbe
bello per il prossimo ottobre o magari per il
2015, portare una nostra delegazione a Mosca,
oppure organizzare un momento istituzionale
comune con la parte russa, perché la memoria non
ha confini. La memoria non ha confini, né
colori. Alla vigilia dei Mondiali di calcio
brasiliani, l'auspicio è che, anche grazie a
giornate come questa, la passione per lo sport e
in questo caso il calcio unisca tutti i veri
tifosi al di là dei risultati".
Fonte:
Italian.ruvr.ru © 1 giugno 2014
Fotografie: Signorainrosa.com
© Comune di Torino
© Meer.com ©
Video:
Associazione Quelli di... Via Filadelfia ©
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Le nozze della
Memoria
di Domenico Laudadio
"Un'ultima preghiera, mia dama, prima
della sera. Un bacio ai fratelli dispersi nel
Belgio. Rimboccali meglio, che non sentano più
freddo sotto il manto delle nostre bandiere".
L’immagine delle bandiere sui corpi delle
vittime è un’immagine di struggente tenerezza.
Mi piace paragonare la Memoria ad una bambina
indifesa. Ad una figlia… Va nutrita, educata,
tenuta per mano per le vie del mondo a testa
alta e con l’intimo progetto di farle riscrivere
una storia che altri hanno cancellato perché
molto scomoda. E’ fondamentale insegnare alla
Memoria il rispetto per chi ha sofferto la
crudeltà del destino e per causa di esseri umani
assimilabili alle bestie. E’ altrettanto
importante che la Memoria non si senta mai
figlia unica, ma condivida l’affetto di altre
tragedie sorelle. Così, com’è giusto, che non a
tutte le porte si può bussare e non tutte le
porte spalancate si devono varcare. Si entra
silenziosamente e in punta di piedi in casa del
dolore e non prima di avere chiesto il permesso.
Nel progetto del mio sito museo virtuale
multimediale sarò sempre pronto a fare un passo
indietro se a chiunque, ferito dal lutto e
macerato dal dolore di questi trent’anni, darà
fastidio una immagine, un filmato, una parola di
troppo. I sentimenti per le vittime della strage
e dei loro familiari vengono prima di ogni altra
cosa. Le fondamenta della comunicazione si
poggino sempre sulla pietra angolare del
rispetto. L’onore è il passo successivo, ma è
secondogenito della famiglia nella storia. "La
verità vi renderà liberi" è un pensiero che ha
circa duemila anni, è di Giovanni l'Evangelista,
anche lui martire a causa di una fede. Non è
soltanto l’ideale o lo slogan di un percorso
religioso, ma anche l’imbocco di una scorciatoia
laica. La verità sull’Heysel è una sola. Un
mosaico del quale per incuria o malafede sono
state smarrite negli anni molte tessere,
sbiaditi quei colori accesi. Io, noi, voi, non
arretreremo mai davanti all’oblio scientifico
della dimenticanza, al dileggio dei barbari,
alla mistificazione del racconto. Oggi è il
giorno delle nozze per la Memoria… Siamo riuniti
qui per accompagnare all’altare quella bambina.
Lei, figlia della terra e dell’uomo sarà oggi la
sposa del cielo. E faranno festa anche gli
angeli. Benvenuti e grazie.
(Introduzione alla
"Giornata della Memoria")
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it © 31 maggio
2014
Fotografia:
Signorainrosa.com ©
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La Juventus
partecipa al ricordo dell'Heysel
L’amministratore delegato della Juventus,
Giuseppe Marotta, ha presenziato oggi a nome
della società alla cerimonia in ricordo delle 39
vittime dell’Heysel tenutasi al Comune di
Torino. L’amministratore delegato Giuseppe
Marotta, a nome di tutta la società, ha portato
la sua testimonianza in occasione della
"Giornata della Memoria a ricordo delle 39
vittime dell'Heysel e di condanna di ogni forma
di violenza in ambito sportivo. Grazie Otello",
tenutasi quest’oggi al Palazzo Civico di Torino,
in Piazza Palazzo di Città. "Cerimonie come
quella odierna sono molto significative e
toccanti, le immagini e i titoli dei giornali
qui esposti sono eloquenti: insegnano a noi, ai
nostri figli e ai posteri che queste tragedie
non devono più accadere", sono state le parole
di Marotta, intervenuto in una sala gremita dove
figuravano, esposte, le testimonianze
fotografiche della tragedia e le prime pagine
dei quotidiani di quei giorni. "Nel gioco del
calcio devono sempre prevalere i valori umani.
Trentanove persone si sono recate a Bruxelles
per una partita e hanno perso la cosa più
importante che avevano: la vita. Non c’è altro
da aggiungere, se non il dovere di fare profonde
riflessioni", ha quindi concluso
l’amministratore delegato bianconero. La
cerimonia è stata dedicata alla memoria di
Otello Lorentini, recentemente scomparso, per
anni Presidente dell’associazione dei familiari
delle vittime dell’Heysel e padre di Roberto,
medico Medaglia d’Argento al Valor Civile morto
da eroe nel cercare di prestare soccorso ai
feriti. Nel giorno in cui, nel 1985, ai parenti
è toccato il difficile compito del
riconoscimento dei propri cari - come ricordano
i presenti Angelo e Fabrizio, zio e cugino
(NdR: fratello e nipote) di
Gioacchino Landini, una delle vittime – la
rievocazione delle vittime dell’Heysel,
condivisa nella "casa di tutti i torinesi", si è
snodata attraverso le toccanti parole dei
testimoni oculari e di chi, quella tragedia, ha
avuto la sfortuna di viverla in maniera diretta.
Fonte:
Juventus.com © 31 maggio 2014
Fotografia: Signorainrosa.com ©
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39 angeli rivivono
nella memoria
di Marco Sanfelici
Se arrivate da via Palazzo di Città e volete
entrare in Municipio, prima ancora di imbattersi
nell’ennesima sposa, vi tocca inciampare sul
Conte. No, non Conte Antonio da Lecce,
tricampione d’Italia, ma il Conte Verde in
atteggiamento bellicoso e con la faccia di…
bronzo. Amedeo VI di Savoia, Signore di
Piemonte, Savoia e Maurienne nel 1300, domina la
meravigliosa piazza delle Erbe, nella quale
ultras vecchi e nuovi, addetti all’informazione,
juventini per tutte le stagioni e delegazione
della società si incontrano e si avviano alla
Sala delle Colonne. Il bel Palazzo di Città del
Lanfranchi ci accoglie solenne, suggestivo e…
sabaudo. Ci raduna la prima commemorazione
ufficiale della tragica sera di fine maggio di
29 anni fa, finale di Coppa dei Campioni,
Bruxelles, Belgio. Forse, Europa ! E’ Beppe
Franzo, esponente storico degli "Indians" e uomo
carismatico ad aprire lo scrigno dei ricordi,
invitando l’uditorio ad un minuto di silenzio.
Quanta semplicità ed efficacia nell’affermare
che si è in presenza del dolore di vite
sconvolte irrimediabilmente. 39 vite, di cui 32
italiane, 4 belghe, 2 francesi ed una irlandese
e con esse gli affetti e le famiglie. A
testimoniare del mutato atteggiamento che la
Società Juventus ha adottato nei confronti di
questa pagina così peculiare nella storia
centenaria del sodalizio stesso, soprattutto
dopo l’ascesa di Andrea Agnelli alla presidenza,
la presenza dell’amm.re del.to Giuseppe Marotta,
il capo della comunicazione Claudio Albanese e
del fidatissimo Alessandro D’Angelo. La loro
presenza rafforza la solennità e l’ufficialità
dell’evento, anche in relazione al progetto a
cui si sta lavorando per far diventare la
commemorazione un punto fisso nel calendario
della vita torinese. Beppe Marotta poi
intervenendo di persona, ricorda commosso e con
un senso di rimorso, di avere insistito con
Giancarlo Bruschera, suo amico da lungo tempo,
affinché andasse alla finale di Bruxelles, dalla
quale è tornato in una bara trasportata da un
aereo militare. La città di Torino è degnamente
rappresentata da Stefano Lo Russo, assessore
all’urbanistica (e grande tifoso juventino !) e
dal consigliere di opposizione Maurizio Marrone,
promotori entrambi dell’iniziativa "bipartisan"
che ha portato a questa serata. Attorno al
tavolo dei relatori, Domenico Laudadio,
responsabile del museo itinerante
(NdR:
virtuale) sulla tragedia dell’Heysel; Angelo e
Fabrizio Landini, fratello e nipote del
Giovacchino vittima della criminale carica di
Hooligans ubriachi ed assassini, responsabili
della carneficina; Nereo Ferlat, "reduce"
dall’Heysel e dal suo settore Z, autore del
libro testimonianza "L’ultima curva"; Annamaria
Licata, esponente dei "Vikings" e relatrice di
un ricordo accorato di Otello Lorentini, colui
che con grande coraggio e forza sovrumana ha
vinto la battaglia legale contro l’U.E.F.A.,
facendo autentica giurisprudenza; Salvatore
Giglio, fotografo presente in quel maledetto
stadio e forte assertore inascoltato della
inadeguatezza della struttura in tempi non
sospetti. La sala si riempie fino a traboccare
persone, emotivamente coinvolte dai racconti dei
testimoni, tifosi che non riusciranno mai a
dimenticare una tale immane esperienza di rabbia
ed impotenza, di fronte allo scempio criminale
degli Hooligans, con complice impreparazione e
sospetta connivenza della polizia belga.
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Due i leit Motiv che
emergono: la assoluta necessità della memoria,
su cui insiste particolarmente Annamaria Licata:
ricordare diventa d’obbligo, per trasmettere ai
giovani il messaggio di qualcosa che non deve
più succedere e dell’assurdità sgomenta di vite
spezzate per una partita di calcio. Non si può
morire per avere deciso di partecipare ad una
festa. D’altra parte, da più testimoni viene
fuori il rammarico di non essere stati loro in
quella maledetta curva, forse con lo slancio
ultras che era loro caratteristica, le cose
sarebbero andate diversamente. Soprattutto si
sarebbero salvate vite umane ed innocenti. Già,
perché nel settore Z c’erano tifosi juventini e
non, come dimostra l’elenco dei caduti,
famiglie, padri e figli, inermi, capitati lì per
caso o per disorganizzazione colpevole
dell’U.E.F.A. e delle autorità belghe; tifosi
tranquilli a contatto con autentici "animali" in
preda all’alcool e ad un odio verso gli
italiani, covato a lungo. Un intervento molto
coinvolgente è quello di Domenico Beccaria,
"uomo giusto" dell’altra sponda, che procede da
vero convinto nella missione di far avvicinare
le tifoserie torinesi, passo dopo passo, verso
un virtuale "centrocampo" di incontro e
condivisione delle tragedie che hanno colpito le
compagini della nostra Torino. E da qui
procedere nel ricordo comune dei Capitani,
Gaetano Scirea e Giorgio Ferrini. Conclusione
affidata al sensibile tocco giornalistico del
direttore Darwin Pastorin, sopraggiunto quando
la delegazione della Juventus aveva già lasciato
la sala. Impegni inderogabili, ma presenza
gradita ed apprezzata. Il direttore sottolinea,
come già Ferlat prima di lui, il taglio di
tragedia italiana: pochi Inglesi assassini che
hanno caricato i tifosi juventini perché
italiani. Tragedia nazionale dunque: ciò che fa
accusare di più il becerume anti juventino
dettato da ignoranza della più pura razza e
presente in grande quantità negli stadi
italiani, senza la benché minima sanzione.
Pastorin ha ricordato, trovandosi allora in
Messico per alcune amichevoli della Nazionale in
vista dei mondiali del Messico 1986, lo sgomento
e la vergogna di Trevor Francis, attaccante
inglese allora in forza alla Sampdoria. L’accusa
viene fuori da lì a poco: un testimone ultras
interviene al microfono e dice convintamente di
come lui ed i suoi compagni siano sempre stati
sicuri che l’azione degli Inglesi fosse
premeditata. Essi erano partiti dall’Inghilterra
(non solo tifosi del Liverpool, ma anche
infiltrati del Chelsea, ad avvalorare il
sospetto) per farla pagare agli italiani per le
botte e le violenze subite l’anno prima a Roma,
per la finale vinta ai rigori, ma pagata a caro
prezzo sotto autentiche spedizioni punitive
inscenate dai tifosi di casa. A Liverpool non si
badava tanto per il sottile e Juventus o Roma,
non faceva differenza: tutti italiani, dunque…
Come sempre capita, purtroppo, a pagare sono gli
innocenti. Nella fattispecie, 39 vittime
impotenti, un bambino tra loro, inermi
connazionali, colpevoli solo di essere italiani
e casualmente tifosi juventini. Tanto basta
perché l’informazione di Stato abbia taciuto per
anni e con essa la società Juventus, come per
una sorta di inspiegabile accondiscendenza,
tramutando una tragedia dell’intero Paese in un
fatto privato da ignorare. Ditemi voi se esiste
qualche cosa di più tipicamente italiano ! Bene
si è fatto a non desistere sul ricordo: la
memoria, l’unica ancora di salvezza per non
condannare all’oblio 39 angeli strappati alla
vita dall’assurdità della pazzia umana.
Fonte:
Orgogliobianconero.it © 31 maggio 2014
Fotografie:
Lavocedelpatriota.it
© Comune di Torino
©
Festivalacqua.org
© Signorainrosa.com
©
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Giornata della
memoria
Oggi alle 18
nella Sala delle Colonne a Palazzo di Città a
Torino, si terrà la giornata della Memoria -
indetta dal Comune per ogni 29 maggio - delle 39
vittime dell’Heysel.
TORINO - Ventinove anni dopo, il dolore resta
vivo e il ricordo non cancella quanto accadde in
quel maledetto 29 maggio 1985. Ma la
commemorazione di chi non c’è più va onorata
sempre: così oggi alle 18 nella Sala delle
Colonne a Palazzo di Città a Torino, si terrà la
giornata della Memoria - indetta dal Comune per
ogni 29 maggio - delle 39 vittime dell’Heysel.
Interverranno, tra gli altri, il giornalista
Darwin Pastorin (che leggerà i nomi delle 39
vittime), il fotografo Salvatore Giglio, Angelo
e Fabrizio Landini, fratello e nipote di
Giovacchino (uno dei caduti), Nereo Ferlat
(presente nella Curva Z di Bruxelles), Beppe
Franzo, oltre ad Annamaria Licata, che leggerà
un messaggio di Andrea Lorentini in ricordo di
Otello al quale l’appuntamento è dedicato. "Ad
Andrea - dice Annamaria - abbiamo chiesto di
diventare presidente di una nuova associazione
Vittime dell’Heysel, come suo nonno Otello che
istituì l’associazione Vittime dell’Heysel per
avere giustizia". Il Comune di Torino sarà
rappresentato dagli assessori Gallo e Lo Russo e
dal consigliere Marrone. La Memoria per sempre -
L’obiettivo è creare un gemellaggio fra i Comuni
di Torino e Reggio Emilia, dove si trova l’unico
monumento in ricordo dei caduti dell’Heysel,
anche in vista del trentennale della tragedia
nel 2015: ecco perché sono stati invitati
l’assessore Del Bue e il consigliere Montanari.
"Dopo anni di battaglie per il valore della
Memoria, è un primo piccolo grande passo -
sostiene la Licata -. Il dovere del ricordo e il
monito perché certe tragedie non avvengano più
non hanno colori né bandiere". Nel mirino c’è
l’istituzionalizzazione della Memoria, con il
Comune e la Juventus pronti ad avviare altri
progetti.
Fonte: Tuttosport.com © 31
maggio 2014
Fotografia:
Comune.torino.it
©
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Domani alle
18.00, la Giornata della Memoria per le vittime
dell'Heysel.
Annamaria Licata: "Un piccolo grande
passo"
Domani giornata di commemorazione dell'Heysel.
Si svolgerà a Torino, domani 31 maggio alle
18,00, nella Sala delle Colonne, Piazza Palazzo
di Città a Torino, la Giornata della Memoria in
ricordo delle vittime dell'Heysel. Ci saranno
interventi importanti tra cui Darwin Pastorin,
Angelo Landini, fratello di Giovacchino, Nereo
Ferlat, Salvatore Giglio, Beppe Franzo, Fabrizio
Landini, nipote di Giovacchino, Annamaria
Licata, che leggerà anche messaggio da parte di
Andrea Lorentini, in memoria di Otello Lorentini
recentemente scomparso, e al quale è dedicato
l'Evento di quest'anno. Arrivato anche il
sostegno della Città di Torino 2015 e di Torino
città dello Sport. Saranno presenti anche
l'Assessore allo sport Gallo, l'Assessore
all'Urbanistica Lo Russo e il consigliere
comunale Maurizio Marrone. Abbiamo invitato
anche l'Assessore allo sport del comune di
Reggio Mauro Del Bue e il Consigliere Comunale
Federico Montanari, vorremmo costruire un
gemellaggio tra il Comune di Torino e quello di
Reggio Emilia, sede dell'unico (per ora si
spera) Monumento in Memoria dei Caduti
dell'Heysel, presente in Italia. Domani giornata
di commemorazione dell'Heysel. Si svolgerà a
Torino, domani 31 maggio alle 18,00, nella Sala
delle Colonne, Piazza Palazzo di Città a Torino,
la Giornata della Memoria in ricordo delle
vittime dell'Heysel. Ci saranno interventi
importanti tra cui Darwin Pastorin, Angelo
Landini, fratello di Giovacchino, Nereo Ferlat,
Salvatore Giglio, Beppe Franzo, Fabrizio
Landini, nipote di Giovacchino, Annamaria
Licata, che leggerà anche messaggio da parte di
Andrea Lorentini, in memoria di Otello Lorentini
recentemente scomparso, e al quale è dedicato
l'Evento di quest'anno. Arrivato anche il
sostegno della Città di Torino 2015 e di Torino
città dello Sport. Saranno presenti anche
l'Assessore allo sport Gallo, l'Assessore
all'Urbanistica Lo Russo e il consigliere
comunale Maurizio Marrone. Abbiamo invitato
anche l'Assessore allo sport del comune di
Reggio Mauro Del Bue e il Consigliere Comunale
Federico Montanari, vorremmo costruire un
gemellaggio tra il Comune di Torino e quello di
Reggio Emilia, sede dell'unico (per ora si
spera) Monumento in Memoria dei Caduti
dell'Heysel, presente in Italia. Al fine di
poter organizzare per l'anno prossimo,
trentennale della tragedia, eventi congiunti,
per ricordarla degnamente. "E' un primo piccolo
grande passo - ci dice Annamaria Licata -
ottenuto dopo anni e anni di battaglie per il
valore della Memoria. L'anno scorso il Comune ha
indetto per ogni 29 maggio, la Giornata della
Memoria, dedicata alle vittime dell'Heysel. Devo
ringraziare questa giunta che ci ha prestato
attenzione e insieme a noi ha costruito questo
evento, in nome della Memoria e della non
violenza. Significativo che l'appoggio, sia
arrivato da diversi esponenti del comune, in
modo trasversale, senza colori di partito. Il
dovere del Ricordo e il monito, a che certe
tragedie partorite dalla follia umana e dalle
incapacità delle istituzioni preposte alla
responsabilità di tali eventi non avvengano più,
non hanno colori ne' bandiere. E se lo capisce
la politica, a maggior ragione mi chiedo quando
lo capiranno i tifosi. Questo speriamo sia, solo
un primo piccolo grande passo, perché la Memoria
sia "istituzionalizzata" e non sia lasciata alle
battaglie di pochi intimi. C’è un progetto
insieme al Comune di Torino e alla Juventus di
proseguire in questo importante percorso. L'anno
prossimo sarà il trentennale. Credo che sia
arrivato il momento. A tale scopo, abbiamo
chiesto ad Andrea Lorentini, di essere
Presidente di una nuova Associazione vittime
dell'Heysel, che protegga la Memoria. Come fece
suo Nonno Otello Lorentini che creò
l'Associazione Vittime dell'Heysel per avere
Giustizia. E dopo vent'anni ci riuscì. Ora è
arrivato il momento dopo la Giustizia, di avere
preservata la Memoria. E Andrea Lorentini, è il
naturale erede, noi crediamo, per portare avanti
il lavoro grandioso e incommensurabile di suo
nonno".
Fonte:
Tuttojuve.com © 30 maggio 2014
Fotografia:
Signorainrosa.com
©
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L'Heysel, da
Torino a Reggio Emilia
A Torino e a Reggio Emilia, due eventi
strettamente collegati tra loro, entrambi
dedicati al ricordo delle 39 vittime
dell'Heysel. Per celebrarne la commemorazione,
per onorarne degnamente la memoria e per
auspicare che qualunque forma di violenza
scompaia definitivamente dalle manifestazioni
sportive.
Torino, sabato 31 maggio 2014 - ore 18,00.
Presso "Sala delle Colonne", piazza Palazzo di
Città, Torino. Giornata della memoria (con il
patrocinio del Comune di Torino). In ricordo
delle 39 vittime dell’Heysel e per la condanna
di ogni forma di violenza in ambito sportivo.
Partecipanti al dibattito: Darwin Pastorin
(giornalista e scrittore, direttore Quartarete
TV). Domenico Laudadio (custode Museo virtuale
multimediale www.saladellamemoriaheysel.it). Angelo e Fabrizio Landini (fratello e nipote di
Giovacchino Landini, vittima Heysel). Nereo Ferlat (reduce curva Z Heysel, autore del libro
"L’ultima Curva"). Salvatore Giglio (fotografo
storico Juventus, testimone della strage).
Annamaria Licata (promotrice Memoria Heysel e
petizione pro monumento Bruxelles). Moderatore
del dibattito: Beppe Franzo (scrittore, autore
del libro "Via Filadelfia 88"). Ingresso libero
Torino, sabato 31 maggio 2014 - ore 18,00.
Presso "Sala delle Colonne", piazza Palazzo di
Città, Torino. Giornata della memoria (con il
patrocinio del Comune di Torino). In ricordo
delle 39 vittime dell’Heysel e per la condanna
di ogni forma di violenza in ambito sportivo.
Partecipanti al dibattito: Darwin Pastorin
(giornalista e scrittore, direttore Quartarete
TV). Domenico Laudadio (custode Museo virtuale
multimediale www.saladellamemoriaheysel.it).
Angelo e Fabrizio Landini (fratello e nipote di
Giovacchino Landini, vittima Heysel). Nereo
Ferlat (reduce curva Z Heysel, autore del libro
"L’ultima Curva"). Salvatore Giglio (fotografo
storico Juventus, testimone della strage).
Annamaria Licata (promotrice Memoria Heysel e
petizione pro monumento Bruxelles). Moderatore
del dibattito: Beppe Franzo (scrittore, autore
del libro "Via Filadelfia 88"). Ingresso
libero ...
(NdR: omissis)
Fonte: Juventinovero.com © 28 maggio 2014
Fotografia:
Torinorete.it
©
|
Giornata della
memoria 31/5/2014
ESCLUSIVA TJ -
Beppe Franzo ci racconta l'evento del 31 maggio
a Torino in ricordo delle vittime dell'Heysel.
Beppe Franzo,
già noto ai lettori di TuttoJuve per la sua vena
di tifoso-scrittore, ci illustri il significato
dell'iniziativa che ti vede tra i promotori il
31 maggio a Torino in ricordo delle vittime
dell'Heysel ?
"La Giornata della Memoria in ricordo delle 39
vittime dell'Heysel e di ogni forma di violenza
in ambito sportivo" è stata indetta dal Comune
di Torino nel 2013, con mozione presentata da
Stefano Lo Russo, Maurizio Marrone, Salvatore
Sbriglio. Approvata pochi giorni prima della
commemorazione della tragedia dell'Heysel,
l'anno scorso è stato simbolicamente osservato
un minuto di silenzio in consiglio comunale,
rinviando l'organizzazione degli eventi agli
anni successivi. Non avendo però riscontrato la
volontà da parte delle istituzioni, salvo alcuni
sporadici casi, di dar luogo a qualsivoglia
forma di commemorazione, abbiamo sottoposto una
bozza di progetto all'attenzione dei vari
consiglieri e assessori. Dopo un travaglio non
facile, si è pianificato la serata-evento con
interventi che reputo di indubbio interesse. Lo
scopo è di dichiarare ufficialmente aperto
l'anno che porta al trentennale
dell'anniversario dell'infausta notte di
Bruxelles, auspicando per il prossimo evento il
giusto interesse attorno ad un anniversario che
è una pagina nera non solo per i tifosi
juventini, ma per l'Italia tutta e, oserei dire,
per l'intera Europa, corresponsabile delle
negligenze delle allora autorità calcistiche ed
istituzionali".
Per te, per molti di voi, soliti a
bazzicare le gradinate della Curva, cosa ha
rappresentato e rappresentato oggi l'Heysel ?
"Per Noi che potremmo definirci 'i ragazzi
dell’85' (allora avevo vent'anni), l'Heysel è
una ferita aperta che mai, credo, si potrà
rimarginare. Una stilettata all'altezza del
cuore, che ha dato un duro colpo alla nostra
passione, che ha fatto vacillare per molto tempo
le nostre certezze, le consapevolezze, il senso
d'appartenenza, la nostra voglia di far tifo.
Noi, ultras, ci trovammo in quel contesto per la
prima volta di fronte ad un punto di non
ritorno, prendendo consapevolezza che di calcio
si può anche morire. Una morte orrenda, una fine
da non augurare neanche al peggiore nemico. Non
il triste epilogo di uno scontro tra fazioni,
tra gruppi rivali, ma una bieca e assurda
aggressione contro tifosi che, fuggendo dallo
scontro, autoproclamavano la loro resa. Una
simile aggressione sfugge ad ogni canone di
logica ultras, rifugge da ogni 'morale ed etica'
di scontro che, comprensibile o meno, animava ed
anima la contrapposizione tra gruppi rivali.
L'hooliganismo mostrò, in quel contesto, il suo
vero volto: scelleratezza, ubriachezza molesta,
totale assenza di dignità. L'appellativo di
animali non apparve in quel contesto
fuorviante".
Sarai mai disposto a perdonare ?
"Sono cattolico, conosco le ragioni del perdono.
Se umanamente posso perdonare chi si è
dimostrato pentito dimostrandolo coi fatti negli
anni a seguire, non posso accettare il perdono
collettivo, istituzionale. Ritenere l'Heysel una
pagina chiusa, sigillata con un abbraccio tra le
parti, reputo sia piena ipocrisia. Mi attengo
comunque ai voleri degli allora famigliari delle
vittime, gli unici che possono aver diritto di
parola sulla questione. Non sono uno che si
prodiga a distribuire odio e diffondere
zizzania, e credo sia doveroso lasciare ai
posteri una decisione che andrà presa
estraniando la passionalità. Chi non ha vissuto
gli eventi, potrà forse fare delle valutazioni
più ponderate delle nostre. Noi non possiamo
dimenticare".
Qualcosa per concludere ?
"Siamo pronti a festeggiare e, giustamente, a
gioire degli eventi vittoriosi. L'essere
juventini, vuole dire anche stringersi
fraternamente nei momenti delle difficoltà e del
dolore. Questo è uno degli eventi più nefasti
della storia bianconera, per proporzioni il più
tragico. Quella coppa insanguinata, per quanto
costi sacrificio farlo, sia finalmente, dopo
tanti anni, non un momento da rimuovere dalla
nostra storia, ma parte integrante della stessa.
Seppur negativa, seppur drammatica, quella
triste sera deve continuare ad essere ricordata.
In Onore e nel ricordo di chi non c'è più e che
quella coppa non ha mai potuto vedere alzarsi in
cielo. Là, dove oggi sono i nostri magnifici 39
Angeli bianconeri. Vi aspettiamo, sabato 31
maggio alle 18, alla 'Sala delle Colonne' del
Comune di Torino (piazza Palazzo di Città)".
Fonte: Tuttojuve.com © 25 maggio 2014
Fotografia:
Associazione Quelli di... Via Filadelfia ©
|
Sabato in
Comune
La
commemorazione della tragedia dell'Heysel
TORINO - Tra dodici
mesi saranno trascorsi 30 anni dalla tragedia
dell'Heysel, e a Torino sponda bianconera già si
pensa a una commemorazione speciale, a una stele
da inaugurare nella zona della Continassa. Un
luogo dove i tifosi possano recarsi per
rivolgere un pensiero o una preghiera alle 39
persone morte nello stadio di Bruxelles. Anche
quest'anno, comunque, presso la Sala delle
Colonne del comune di Torino (piazza Palazzo di
Città), sarà onorata la memoria delle vittime
dell'Heysel. L'appuntamento è per sabato alle
ore 18: gli ospiti animeranno un dibattito
moderati da Beppe Franzo (responsabile del
gruppo Facebook "Via Filadelfia 88). Tra gli
altri interventi si ascolterà quello di Darwin
Pastorin, direttore di Quartarete Tv nonché
editorialista di Tuttosport. Assieme al popolare
giornalista discuteranno Domenico Laudadio
(custode del museo multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it), Angelo e
Fabrizio Landini (fratello e nipote della
vittima dell'Heysel Giovacchino), Nereo Ferlat
(autore del libro "l'ultima Curva), il fotografo
Salvatore Giglio e la promotrice della "Memoria
Heysel" Annamaria Licata.
Fonte:
Tuttosport © 25 maggio 2014
(Testo
© Fotografia)
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Per non
dimenticare mai
di Stefania Camilla Caretto
Cari amici bianconeri, proprio nel giorno della
finale - derby di Champions League, il nostro
pensiero non può che volare a ventinove anni fa,
alla nostra prima Coppa dei Campioni e
soprattutto a quella serata di follia
britannica, serata che nessun juventino potrà e
dovrà mai dimenticare. Bruxelles, stadio Heysel,
29 maggio 1985. All’epoca ero già tifosa e con
papà, quella sera, ero pronta davanti alla tv a
tifare per la mia Juve. Beh, di quell’evento,
sinceramente, ricordo tutto meno che la partita.
Nessun tifoso vero, secondo me, ricorda il
match, la vittoria della Coppa. Io avevo
soltanto sette anni ma non ho mai dimenticato le
immagini dei feriti, dello stramaledetto settore
Z, della carica di quelle carogne. Per noi il 29
maggio 1985 è e sarà sempre un giorno di lutto,
di dolore, di lacrime. Per noi sarà sempre il
giorno in cui morirono trentanove innocenti.
Sarà sempre il giorno dei nostri trentanove
angeli. Pochi giorni fa ci ha lasciato Otello
Lorentini, già Presidente dell’associazione dei
familiari delle vittime dell’Heysel nonché padre
di uno di loro, Roberto, medico aretino
trentunenne, che morì mentre soccorreva un altro
tifoso. Roberto fu insignito della Medaglia
d’Argento al Valor Civile. Lorentini, dal giorno
in cui perse il figlio, iniziò a combattere
contro la violenza nel calcio, cercando, tra le
altre cose, di far emergere la verità su quella
sera: grazie al suo impegno e a quello
dell’Associazione di cui era Presidente, riuscì
ad ottenere, nel 1990, la condanna dell’Uefa per
la pessima gestione di quella finale tra
Liverpool e Juventus. Pochi giorni fa ci ha
lasciato Otello Lorentini, già Presidente
dell’associazione dei familiari delle vittime
dell’Heysel nonché padre di uno di loro,
Roberto, medico aretino trentunenne, che morì
mentre soccorreva un altro tifoso. Roberto fu
insignito della Medaglia d’Argento al Valor
Civile. Lorentini, dal giorno in cui perse il
figlio, iniziò a combattere contro la violenza
nel calcio, cercando, tra le altre cose, di far
emergere la verità su quella sera: grazie al suo
impegno e a quello dell’Associazione di cui era
Presidente, riuscì ad ottenere, nel 1990, la
condanna dell’Uefa per la pessima gestione di
quella finale tra Liverpool e Juventus.
Nonostante l’ottimo contributo di Otello
Lorentini e di tutti coloro che ne hanno seguito
l’esempio, gli stadi sono ancora pieni di
imbecilli che espongono striscioni su quella
tragedia, che ci sventolano in faccia la Union
Jack o le sciarpe del Liverpool. E’ così, lo
fanno per attaccare la Juve, per prenderci per i
fondelli. A proposito della tragedia di
Bruxelles e dell’ignoranza di chi continua a
sbeffeggiare i 39 morti, tempo fa chiesi
all’amico Beppe Franzo, presente all’Heysel,
perché nessuno capisca (o ricordi) che gli
Inglesi non ce l’avevano con gli juventini in
quanto tali, ma in quanto italiani. Avrebbe
potuto esserci chiunque nel famigerato settore
Z. "Innanzitutto, praticamente tutti ti chiedono
cos’è successo a Bruxelles, segno che nonostante
i molti libri scritti e le trasmissioni
sull’argomento, ciò che successe non è ancora
così evidente e chiaro. In realtà alcuni
compresero l’identificazione tra juventini e
italiani. La prima partita, dopo la tragedia, fu
Milan - Juve di Coppa Italia. Un gruppo di
tifosi rossoneri (forse i Commandos Tigre) ci
accerchiarono per parlarci, per capire. Prima
della partita, portarono uno striscione in campo
in segno di solidarietà per i caduti
dell’Heysel. Ci furono anche molti ultrà del
Toro che ci aspettarono al ritorno da Bruxelles,
per cercare di capire cos’era successo e
dimostrare la loro solidarietà. […] E’ triste,
comunque, che ancora oggi molti non abbiano
capito che poteva esserci qualsiasi altra
squadra italiana, lì, e sarebbe successa la
stessa identica cosa. L’odio, come hai
sottolineato tu, era radicato nei confronti dei
tifosi in quanto italiani, non in quanto
juventini". (Due parole con… Beppe Franzo –
prima parte). A distanza di ventinove anni, il
ricordo dei 39 angeli non può e non deve
sfumare. Dopo la toccante mostra "Settanta
angeli in un unico cielo: Heysel e Superga,
tragedie sorelle", un’altra iniziativa onorerà
le vittime di Bruxelles. Proprio Beppe Franzo ed
altri amici bianconeri, in occasione della
Giornata della memoria, istituita dal Comune di
Torino, nel 2013, dibatteranno di calcio e
condanna di ogni forma di violenza in ambito
sportivo, proprio in ricordo di chi morì
all’Heysel. Invito tutti i miei amici a
partecipare a questa importante commemorazione
che si terrà sabato 31 maggio, alle ore 18,
presso la Sala delle Colonne a Palazzo Civico
(Piazza Palazzo di Città – Torino). Tutti uniti
per non dimenticare mai.
Fonte:
Signorainrosa.com © 24 maggio 2014
Fotografie: Signorainrosa.com
©
Associazione Quelli di... Via Filadelfia ©
Torino.corriere.it ©
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