I
sopravvissuti dell’Heysel ricordano la strage:
Scoperta una targa allo Juventus Club
"Valle dei Templi"
Da piazzale Rosselli
salirono sul pullman portandosi uno striscione
con la scritta "Agrigento presente". Qualcuno di
loro non arrivò neppure a vederla la finale di
Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool e
quel lenzuolo fu usato per coprire i cadaveri.
I sopravvissuti agrigentini alla strage
dell’Heysel non hanno perso la loro passione ma
non hanno nemmeno dimenticato l’orrore di quella
sera e di sicuro non lo faranno mai. La vittoria
della prima "Coppa dalle grandi orecchie" passò
decisamente in secondo piano. Di quella sera si
ricorda solo dolore e morte. Sabato pomeriggio,
in occasione del trentesimo anniversario della
tragedia, allo Juventus Club Valle dei Templi di
via XXV aprile, ad Agrigento, è stata inaugurata
una targa in ricordo delle trentanove vittime.
Quaranta in realtà, perché non tutti sanno che
il favarese Giuseppe Vullo, che quella sera
restò gravemente ferito, di recente è morto
proprio a causa dei trami riportati che resero
precarie le sue condizioni di vita. Alcuni dei
reduci dell’Heysel, invitati dal presidente
dello Juventus Club Valle dei Templi, Salvatore Capraro, hanno ricordato quei momenti con rabbia
e dolore ma anche con la consapevolezza di
essere vivi per miracolo. Fra loro c’è Settimio
Cantone, molto noto in città anche per il suo
impegno in politica, gli imprenditori Mario
Altieri e Marcello Graceffa; Gaspare Campagna e
Gino Platamone. C’è, pure, chi non ha potuto
essere presente come il giornalista agrigentino
Michele Scimè, il ristoratore Paolo Callà nonché
Giuseppe Lazzano, Carmelo Salamone, Giulio
Brugnera e Totò Catalano. Tutti erano nel
famigerato settore Z dove restarono uccisi
trentanove tifosi della Juve, schiacciati dalla
ressa provocata dagli hooligans inglesi che
volevano scontrarsi con loro mentre la polizia
di Bruxelles mostrava enormi limiti operativi
nella gestione dell’emergenza. Lo sport era la
loro passione – ha ricordato don Mario Sorce,
juventinissimo parroco del quartiere che ha
benedetto la targa – e purtroppo è stata anche
la causa della loro morte assurda". "Oggi che
gioiamo per i prestigiosi risultati della nostra
Juve – ha detto il presidente del club Valle dei
Templi Salvatore Capraro – non possiamo
dimenticare chi per la nostra stessa fede
calcistica ha perso la vita. È stata una
tragedia assurda che abbiamo il dovere di non
dimenticare". "Hanno messo una rete da cantiere
in mezzo a una curva di uno stadio fatiscente
per dividere le due tifoserie, – ha ricordato
Mario Altieri – in quelle condizioni la strage
era inevitabile. L’organizzazione è stata
pessima in tutto. Ogni cosa era inadeguata.
L’impianto, la collocazione delle tifoserie e il
servizio d’ordine". Settimio Cantone quella sera
restò gravemente ferito alla testa e la partita
la vide in ospedale insieme a un hooligan
inglese con una gamba fratturata. "Scappò
dall’ospedale quando segnò la Juve – racconta –
perché voleva andare allo stadio a dare una mano
al Liverpool". Cantone ricorda che i suoi
compagni di viaggio pensarono che fosse morto.
"Ci eravamo persi, non c’erano telefonini e
nessuno sapeva dove fossi. Un funzionario
dell’ambasciata italiana fece in modo che io
rientrassi con l’aereo insieme ai miei amici".
Cantone ricorda un aneddoto particolare. "Crollò
il muro e scappammo, io mi rifugiai nella
panchina della Juve. Avevo un’enorme ferita alla
testa, c’era sangue ovunque. Si avvicinò il
direttore sportivo di allora della Juve,
Francesco Morini, che chiamò un’ambulanza. Io
gli dissi che non volevo andare in ospedale
perché volevo seguire la partita, lui mi disse
di stare tranquillo perché la gara non si
sarebbe giocata".
Fonte: Agrigentoweb.it © 31 maggio 2015
Fotografie © Banner:
Juventus Club Valle dei Templi ©
Video: Sicilia TV (Agrigento Oggi) ©
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